ESERCITAZIONE ALPINISTICA NOTE DI INTERESSE

COMANDO
TRUPPE
ALPINE
ESERCITAZIONE ALPINISTICA
NOTE DI INTERESSE
Addestramento alpinistico delle truppe alpine
Nomenclatura alpinistica e scala delle difficoltà
dal diario di Attilio Calvi
« L’alpinista che accarezza
la
roccia,
quasi
a
rabbonirla e poi la
ghermisce, l’afferra con le
unghie, l’avvince con le
braccia, puntellandosi con
i piedi e con la fronte e tenendo tutti i muscoli
come la corda di un arco, che sa i disperati
combattimenti dell’uomo che sale per la
parete di una montagna, che si stringe alla
rupe per sottrarsi al vuoto che gli sottostà e
lo attira irresistibilmente, che si torce e
scivola e sguscia agile e leggero trattenendo
a volte il respiro e con equilibri arditi e
accorgimenti istintivi contende la salvezza
alle leggi fisiche della gravità, quegli,
credete, è temperato a tutte le battaglie della
vita».
Attilio Calvi (1889-1916) esperto alpinista, Capitano del 5°
reggimento alpini, eroe della 1^ Guerra Mondiale decorato con
2 medaglie di Bronzo VM, 3 Medaglie d’Argento VM, Croce
Francese con palme e Croce di Guerra
ADDESTRAMENTO ALPINISTICO
DELLE TRUPPE ALPINE
1.PREMESSA
Il mantenimento della forte connotazione alpina resta uno
degli
obiettivi
primari
delle
Truppe
Alpine.
L’addestramento ad operare in montagna, considerata
anche l’esperienza del Teatro Afgano che ha confermato
quanto l’ambiente montano possa condizionare le
operazioni in termini di mobilità, tempi, efficienza di
personale, mezzi e sistemi d’arma, ecc., deve tendere al
conseguimento della capacità, sia dei singoli individui, sia
delle unità, di vivere, muovere e combattere in condizioni
ambientali esasperate. Tale capacità è una qualità
ulteriore e NON alternativa, quindi un valore aggiunto,
rispetto alle specifiche delle unità non-alpine, raggiunta
attraverso il quotidiano superamento di particolari difficoltà
ambientali, ottenuto mediante una elevata motivazione e
profondamente interiorizzato.
2.SCOPI
Nel quadro esposto, l'addestramento alpinistico persegue
i seguenti scopi:
- formare elementi di elite capaci di salire lungo le "vie
alpinistiche"più difficili e di condurre unità organiche al
completo di armamento ed equipaggiamento;
- preparare i Quadri e la truppa delle minori unità a
muovere lungo vie alpinistiche attrezzate per acquisire
posizioni determinanti ai fini della manovra e del
successo.
3.MODALITA' DI SVOLGIMENTO
L'addestramento alpinistico viene svolto:
- nelle palestre alpine delle sedi stanziali, essenzialmente, ove si acquisisce;
• l'impostazione del corpo per l'arrampicata;
• l'uso degli appigli e degli appoggi;
• l'impiego dei mezzi tecnici per la sicurezza e la
progressione (corde,chiodi,ecc.)
- nei corsi alpinistici di Brigata, nei quali vengono formati
gli elementi, in grado di superare notevoli difficoltà
alpinistiche, destinate a svolgere funzioni di capo
cordata, ed attrezzare le vie di salita e ad impiegare i
mezzi del soccorso alpino;
- nelle escursioni, durante le quali, unità al completo di
armamento ed equipaggiamento, effettuano ascensioni
di reparto quale collaudo ed applicazione di tutta
l'attività specifica precedentemente svolta.
I quadri "istruttori militari di alpinismo", vengono formati
mediante appositi corsi presso il Centro Addestramento
Alpino di Aosta.
NOMENCLATURA ALPINISTICA
Arrampicata:
è un modo di procedere nel quale l'asprezza del terreno
impone l'uso delle mani per il mantenimento dell'equilibrio.
Arrampicata libera:
è quella effettuata con i soli mezzi fisici; l'attrezzatura
(corda, moschettoni, chiodi, ecc.) serve solo a facilitare
la salita e renderla sicura.
Arrampicata con mezzi artificiali:
è quella
nella quale i mezzi della attrezzatura
costituiscono un elemento attivo della salita in quanto
senza di essi non è possibile vincere la forza di gravità e
quindi procedere.
Cordata:
è costituita normalmente da due o tre arrampicatori legati
ad una corda allo scopo di fornire un reciproco aiuto
mediante l'impiego razionale della corda stessa.
Assicurazione:
è l'insieme dei procedimenti e delle manovre di corda,
attuati con i mezzi a disposizione della cordata a scopo di:
- ridurre il margine di rischio;
- neutralizzare e ridurre al minimo sforzo e massima
sicurezza.
Discesa a corda doppia:
è una calata effettuata lungo una corda doppia
opportunamente fissata ad un ancoraggio che consente di
scendere lungo una parete rocciosa anche strapiombante
(che supera la verticalità) con minimo sforzo e massima
sicurezza.
Vie attrezzate:
sono itinerari resi più agevoli e sicuri mediante l'impiego di
corde, scale, chiodi, ecc. allo scopo di facilitare il
passaggio di minori unità al completo di armamento ed
equipaggiamento.
TERMINOLOGIA ALPINISTICA
Parete: versante molto ripido, pros-simo alla verticalità ed
a volte stra-piombante, con struttura uniforme e compatta.
Cresta: linea d'incontro di due versanti con anda-mento
irregolare, generalmente incli-nato
Colle: il punto più basso di una cresta congiungente due
ci-me contigue. quando è molto ampio e per-mette il
transito tra due vallate prende anche il nome di valico,
passo, giogo, sella. quando è difficile e stretto prende i
nome di intaglio, breccia, forcella, forcellina, colletto.
Spigolo: l'incontro convesso di due pareti, presentante un
profilo netto e quasi verticale.
Diedro: l'incontro concavo di due pareti; presenta sul
fondo, normalmente, una fessura.
Fessura: frattura stretta, entro cui si riesce ad introdurre,
normalmente, non più di una mano o un piede e che corre
per lo più in senso verticale o obliquo nella parete.
Camino: spazio esistente tra due pareti, entro cui
l’alpinista può arrampicarsi appoggiandosi ai due lati.
Cengia: ripiano con andamento orizzontale che permette
un agevole passaggio; quando si assottiglia prende i nomi
di cengetta, cornice, lista.
Ballatoio o pianerottolo o pulpito: ripiano isolato, come
una corta cengia, presente sulla faccia della parete e, più
spesso, su uno spigolo.
Tetto: strapiombo sporgente, nettamente sul vuoto.
Vetta: apice della montagna.
Cima: uno dei vertici della montagna, più basso delta
vetta.
Guglia: sottile piramide di roccia, lavorata dagli agenti
atmosferici; le guglie si trovano normalmente in gruppi e
danno luogo a figure caratteristiche sulle creste.
Gendarme: piccola guglia isolata; prende, a seconda
delle proporzioni, anche i nomi di pinnacolo, spuntone.
Ometto: cumulo di pietre disposte dall'uomo a guisa di
gendarme; serve a segnalare punti caratteristici di un
percorso alpinistico.
Calatoio: canale dal fondo spesso bagnato o ghiacciato
ove la montagna "scarica" pietre e neve; si presenta
normalmente come un grande diedro molto aperto e
levigato sul fondo e sulle pareti.
Colata: traccia scura lasciata sulla parete o sul fondo di
un diedro dallo scorrere dell'acqua.
Rocce facili: quelle rocce che, per la loro ricchezza e la
varietà ed appigli nonché per la scarsa pendenza,
presentano una facile percorribilità.
SCALA DELLE DIFFICOLTA'
E' un sistema di classificazione delle difficoltà che
soddisfa esigenze di ordine pratico quali:
- eliminare incertezze ed imprecisioni derivanti da
interpretazioni e valutazioni soggettive;
- fornire all'alpinista informazioni precise ed omogenee
sull'entità degli ostacoli che lo attendono in montagna.
1° GRADO
(facile)
Le difficoltà sono elementari.
L'arrampicatore comincia ad
usare le mani per mantenersi in
equilibrio.
2° GRADO
(poco difficile)
L'arrampicata non è ancora
verticale. La parete ha
frequenti posti di sosta, buoni
appigli ed appoggi. La
progressione non è faticosa.
3°GRADO
(abbastanza difficile)
L'arrampicata si avvicina alla
verticale e, nella configurazione
rocciosa diminuiscono gli appigli
e gli appoggi. L'alpinista per
procedere deve conoscere le
tecniche di arrampicata.
4° GRADO
(difficile)
Aumentano le difficoltà della
parete e la sua verticalità.
L'arrampicata è faticosa a
causa degli appigli e degli
appoggi molto piccoli e degli
scarsi posti di sosta. L'alpinista
per procedere deve abbinare
alla conoscenza delle tecniche
d'arrampicata
una
certa
preparazione psicofisica.
5° GRADO
(molto difficile)
L'arrampicata è pressoché
verticale
con
piccoli
strapiombi e richiede l'ausilio
dei chiodi per sicurezza. I
terrazzini di sosta sono rari e
scomodi. E' necessaria una
buona
preparazione
psicofisica ed una completa
conoscenza delle tecniche
d'arrampicata.
6°GRADO
(estremamente difficile)
Arrampicata libera al limite
delle possibilità umane. E'
necessaria una notevole
preparazione psicofisica, un
continuo allenamento, una
esasperata concentrazione.
7°-8°-9°-10° GRADO
(difficoltà eccezionali)
La scala delle difficoltà è stata recentemente aperta verso
l'alto
dall'U.I.A.A.
(Unione
Internazionale
delle
Associazioni Alpinistiche) per adeguarsi alle nuove
prestazioni di arrampicata
sportiva.
L'alpinista
supera queste difficoltà
raramente
al
primo
tentativo,
perché
la
progressione
richiede
continuità
ed
un
dinamismo possibili solo
con
una
minuziosa
conoscenza del terreno
d'arrampicata.
La
preparazione deve essere
esasperata e continua per
tutto il corso dell'anno. La
conoscenza
dello
sfruttamento degli appigli,
delle tecniche di arrampicata e l'uso dei nuovi materiali
debbono essere spinti al massimo grado.
Scala di difficoltà per arrampicata artificiale
Con il diffondersi dell'arrampicata con mezzi artificiali si è
diffusa una classificazione a se stante, per cui si hanno
due distinte scale di difficoltà, per l'arrampicata libera e
l'arrampicata artificiale.
A0 (Artificiale 0)
La progressione è possibile con l'uso dei chiodi come
appigli ed appoggi.
A1 (Artificiale 1)
La progressione è possibile
con l'uso di staffe. La
chiodatura è relativamente
semplice.
A2 (Artificiale 2)
La progressione è possibile
con l'uso di staffe. La
chiodatura è difficile.
A3 (Artificiale 3)
La progressione è difficile anche con l'uso di staffe. La
chiodatura e' molto difficile.
A4 (Artificiale 4)
La progressione è molto difficile anche con l'uso di staffe.
La chiodatura richiede l'uso di chiodi a pressione.
Realizzazione : Comando Truppe Alpine