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NewsEuropa del 14 Luglio 2016
1. Infrastrutture, Trasporti, Appalti e PA
1.1 Sentenza odierna della Corte di Giustizia dell’Ue su demanio marittimo e lacustre
Oggi, la Corte di giustizia dell’UE ha emesso la Sentenza della Corte di giustizia nelle cause
riunite C-458/14 in cui il diritto dell’Unione osta a che le concessioni per l’esercizio delle attività
turistico-ricreative nelle aree demaniali marittime e lacustri siano prorogate in modo
automatico in assenza di qualsiasi procedura di selezione dei potenziali candidati.
1.2 Pubblicazione in GU dell’UE su trasporto con autobus e su servizi pubblici di
trasporto di passeggeri su strada e per ferrovia
Sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE di oggi giovedì 14 luglio è stata pubblicata la Decisione (UE)
2016/1146 del Consiglio, del 27 giugno 2016, relativa alla posizione da adottare, a nome
dell'Unione europea, in sede di comitato misto istituito nel quadro dell'accordo relativo ai
servizi internazionali occasionali di trasporto di viaggiatori effettuati con autobus (accordo
Interbus), riguardo al progetto di decisione n. 1/2016 di tale comitato (Testo rilevante ai fini
del SEE), in cui si indica solo la posizione da adottare, a nome dell'Unione europea, in seno al
comitato misto istituito nel quadro dell'articolo 23 dell'accordo relativo ai servizi internazionali
occasionali di trasporto di viaggiatori effettuati con autobus (accordo Interbus) è basata sul
progetto di decisione del comitato misto accluso alla presente decisione.
Sulla medesima Gazzetta è stata pubblicata la Rettifica della comunicazione della Commissione
sugli orientamenti interpretativi concernenti il regolamento (CE) n. 1370/2007 relativo ai
servizi pubblici di trasporto di passeggeri su strada e per ferrovia, che contiene solo una
modifica formale.
1.3 Petizione su concessioni autostradali tra Livorno e Civitavecchia
Nella seduta di mercoledì 13 luglio della Commissione per le petizioni del Parlamento europeo,
NON è stata trattata la Petizione 1187/2012 presentata da Giuseppe Trinchini (italiano), sui
pedaggi autostradali tra Livorno e Civitavecchia (Italia). La Commissione, si comunica che
tornerà a riunirsi a settembre.
2. Telecomunicazioni
2.1 Presentazione del documento di lavoro su Contratti di fornitura di contenuto
digitale
Giovedì 14 luglio, presso le Commissioni riunite del Parlamento europeo Commissione per la
protezione dei consumatori e Commissione giuridica è stato presentato il documento di lavoro
su Contratti di fornitura di contenuto digitale. Esso stabilisce i principi fondamentali del loro
approccio e fornisce riflessioni sui principali aspetti della proposta. In particolare, il documento
si concentra sulla portata della proposta, la sua relazione con la proposta sulla vendita online
di beni e del regolamento sulla protezione dei dati generali, che regola i contratti in cambio di
dati, le regole di conformità al contratto, onere della prova e il livello di armonizzazione. Per
ulteriori informazioni
 Procedure file
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2.2 Presentazione a cura della Commissione europea su: settore delle TIC;
piattaforme online e sharing economy
Ieri, mercoledì 13 luglio, presso la Commissione per la protezione dei consumatori del
Parlamento europeo vi sono state le seguenti presentazioni:
- Presentazione a cura della Commissione: Politica di standardizzazione europea, compreso il
piano per le norme prioritarie nel settore delle TIC. In realtà sono stati presentati i seguenti
atti Comunitari: 1) COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL
CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI
Priorità per la normazione delle TIC per il mercato unico digitale, con cui la Commissione si
impegna a: - avviare entro il 2017 un regolare dialogo interistituzionale sulla normazione
europea, sottolineando, tra l’altro, le priorità nel settore delle TIC, al fine di fare il punto dei
progressi compiuti sui prodotti della normazione e, se necessario, di adattare le priorità. La
Commissione intende inserire tale dialogo periodico nella prevista iniziativa congiunta sulla
normalizzazione; - collaborare con i soggetti interessati, compresi gli organismi europei di
normazione, l'Ufficio europeo dei brevetti, l'industria e la ricerca, al fine di individuare, entro il
2017, eventuali misure volte a i) migliorare l’accessibilità e l’affidabilità delle informazioni sul
campo di applicazione dei brevetti, comprendendo misure volte ad aumentare la trasparenza e
la qualità delle dichiarazioni sui brevetti essenziali per le norme; ii) precisare gli elementi
essenziali di una metodologia equa, efficace e applicabile per le concessioni delle licenze, sulla
base di condizioni eque, ragionevoli e non discriminatorie e iii) favorire un metodo di
risoluzione delle controversie efficace ed equilibrato; - dalla metà del 2016, studiare le
possibilità di istituire e finanziare meccanismi di sostegno per rafforzare la partecipazione
europea alla definizione di norme a livello mondiale, attraverso il monitoraggio delle attività di
normazione globali nel settore delle TIC, e sostenere una maggiore partecipazione di esperti
europei; 2) COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL
CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI
NORME EUROPEE PER IL XXI SECOLO; 3) COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL
PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO E AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO
Programma di lavoro annuale dell'Unione per la normazione europea, che contiene anche la
Normazione delle TIC.
- Presentazione a cura della Commissione sull'approccio alle piattaforme online. In realtà
sono stati presentati i seguenti atti Comunitari: 1) COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL
PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E
AL COMITATO DELLE REGIONI Le piattaforme online e il mercato unico digitale Opportunità e
sfide per l'Europa, che contiene le seguenti Conclusioni: Nella presente comunicazione, la
Commissione ha esposto la sua valutazione complessiva delle piattaforme online nel quadro
della sua strategia per il mercato unico digitale. Queste piattaforme svolgono un ruolo chiave
nell'innovazione e nella crescita in tale mercato. Esse hanno rivoluzionato l'accesso alle
informazioni e reso molti mercati più efficienti, migliorando il collegamento tra acquirenti e
venditori di prodotti e servizi. Benché vi siano alcune piattaforme online che raggiungono
numeri storici in termini di utenti in tutto il mondo e si espandono continuamente in nuovi
settori dell'economia, le condizioni sono ancora buone affinché le piattaforme europee
competitive possano emergere e affermarsi. Stimolare in modo efficace l'innovazione in tali
settori, proteggendo al contempo adeguatamente gli interessi legittimi dei consumatori e degli
altri utenti, rappresenta forse la sfida più importante che l'UE sta affrontando per assicurare la
propria competitività futura nel mondo. La presente valutazione ha inoltre individuato una serie
di settori in cui gli interessi pubblici e privati devono essere vagliati attentamente e in cui
occorre garantire una maggiore osservanza delle norme dell'UE. A tale proposito, questa
comunicazione sottolinea la necessità di adottare approcci strategici e normativi che
rispondano direttamente alle sfide e che siano al contempo flessibili e a prova di futuro. Ove
opportuno, spesso l'auto-regolamentazione e la co-regolamentazione possono conseguire i
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risultati migliori al fine di favorire lo sviluppo in Europa di ecosistemi di piattaforme forti e
possono consolidare o andare ad integrare la normativa esistente che già disciplina
determinate attività delle piattaforme online. Il rispetto da parte dell'industria della legislazione
UE applicabile e l'efficacia delle misure adottate su base volontaria per mantenere la fiducia
della propria base di utenti saranno fondamentali per affrontare le sfide individuate nella
valutazione. Infine, per mantenere la promessa di un'economia digitale per tutti, la
Commissione invita tutte le autorità pubbliche e le parti interessate, in particolare gli Stati
membri e il Parlamento europeo, a sostenere questo approccio affinché l'UE accolga
pienamente il futuro digitale senza rinunciare ai suoi valori comuni; 2) COMMISSION STAFF
WORKING DOCUMENT Online Platforms Accompanying the document Communication on
Online Platforms and the Digital Single Market (disponibile solo in lingua inglese).
- Presentazione a cura della Commissione: agenda europea per l'economia collaborativa.
Nello specifico è stata presentata la Comunicazione “Un’agenda europea per l’economia
collaborativa”, con l’obiettivo di cogliere i benefici della sharing economy rispondendo, al
contempo, all’incertezza su diritti e doveri dei nuovi fornitori di servizi e dei consumatori.
In linea con l’approccio della proposta di legge italiana n. 3564 sull’economia della
condivisione, in esame alla Camera, la Commissione riconosce come l’economia collaborativa
possa fornire un importante contributo alla crescita nell’UE, alla creazione di nuove opportunità
di lavoro - anche più flessibili -, a un uso più efficiente delle risorse e quindi alla transizione
verso l’economia circolare. Secondo uno studio di PwC, del resto, il reddito lordo originato da
piattaforme collaborative nell’UE è stato di circa 28 miliardi di euro nel 2015 e si stima possa
continuare a crescere rapidamente. Solo in Italia, secondo uno studio di Collaboriamo.org e
dell’università Cattolica, le piattaforme collaborative nel 2015 erano 186. Tra i settori più
interessati ci sono il crowfunding (69 piattaforme), i trasporti (22), i servizi di scambio di beni
di consumo (18) e il turismo (17).
In questo contesto, la Comunicazione della Commissione mira a fornire un orientamento
politico alle autorità pubbliche, agli operatori del mercato e ai cittadini interessati per
sostenere lo sviluppo equilibrato e sostenibile dell’economia collaborativa. Tali orientamenti
non vincolanti illustrano anche come applicare il diritto comunitario vigente all’economia
collaborativa su alcune questioni chiave.
Con questa iniziativa la Commissione intende anche fornire un quadro di riferimento
europeo in risposta agli interventi normativi eterogenei che autorità nazionali e locali di alcuni
Stati membri stanno mettendo in campo negli ultimi mesi. Tale approccio frammentato rischia
infatti, secondo la Commissione, di ostacolare l’innovazione, la creazione di posti di lavoro e la
crescita. Al contrario, la Commissione afferma di voler “incoraggiare un contesto normativo che
permetta ai nuovi modelli imprenditoriali di svilupparsi proteggendo i consumatori e
garantendo condizioni eque sia in materia fiscale che di occupazione”. A tal fine, la
Commissione invita anche gli Stati membri a riesaminare le loro normative nazionali alla luce
di tali orientamenti.
Nella Comunicazione, la Commissione chiarisce anche cosa si intende per “economia
collaborativa”, identificandola con quei modelli di business in cui le attività sono
facilitate da piattaforme collaborative che creano un mercato aperto per l’utilizzo
temporaneo di beni o servizi, spesso forniti da privati. L’economia di collaborazione
prevede tre categorie di attori: (i) fornitori di servizi che condividono beni, risorse, tempo e / o
competenze; si può trattare di privati che offrono servizi su base occasionale (“pari”) o di
prestatori di servizi che agiscono nell’esercizio della loro professione (“fornitori di servizi
professionali”); (ii) gli utenti di questi servizi; e (iii) gli intermediari che collegano - attraverso
una piattaforma online - fornitori con utenti e che facilitano le transazioni tra di loro
(“piattaforme collaborative”). Infine, secondo quanto riporta la Comunicazione, le transazioni
nell’economia collaborativa non comportano in genere un cambio di proprietà e possono essere
effettuate a scopo di lucro o no-profit.
La Commissione chiarisce inoltre che i fornitori di servizi dovrebbero essere obbligati a
ottenere autorizzazioni o licenze per l’esercizio di impresa solo se strettamente necessario
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a soddisfare certi obiettivi di interesse generale. Interessante soprattutto l’invito della
Commissione a ricorrere ai divieti assoluti solo in ultima istanza.
Gli Stati membri dovrebbero inoltre distinguere tra i privati cittadini che offrono servizi
occasionalmente e i prestatori che agiscono in qualità di professionisti, ad esempio stabilendo
delle soglie basate sul livello di attività. A tal proposito, ricordiamo che la proposta di legge
italiana prevede una tale distinzione, laddove, all’art. 5, prevede un’imposta del 10% fino a
10mila euro di reddito. I redditi eccedenti tale soglia saranno invece cumulati con i redditi
da lavoro dipendente o da lavoro autonomo e ad essi si applicherà l’aliquota corrispondente.
Secondo la Commissione, inoltre, le piattaforme di collaborazione possano essere esonerate
dalla responsabilità per le informazioni che detengono per conto di coloro che offrono un
servizio. Esse tuttavia non dovrebbero essere esonerate dalla responsabilità per qualsiasi
servizio da loro offerto, come i servizi di pagamento. La Commissione incoraggia inoltre le
piattaforme di collaborazione a continuare ad adottare azioni volontarie per la lotta contro i
contenuti illeciti online e per accrescere la fiducia.
Per ulteriori informazioni:
Comunicazione relativa all'agenda europea per l'economia collaborativa
Documento di lavoro dei servizi della Commissione: Agenda europea per l'economia
collaborativa - analisi di supporto
L'economia collaborativa sul sito web della Commissione
Relazione riepilogativa sulla consultazione pubblica relativa all'economia collaborativa
Eurobarometro: l'uso delle piattaforme collaborative
2.3 Antitrust: nuove iniziative contro Google per pratiche pubblicitarie e di acquisto
comparativo
La Commissione ha inviato oggi a Google due comunicazioni degli addebiti. Con una
comunicazione degli addebiti supplementare corrobora la conclusione preliminare secondo cui
Google abusa di posizione dominante favorendo sistematicamente i propri servizi di acquisto
comparativo nelle pagine dei risultati delle ricerche.
Con una comunicazione degli addebiti separata esprime la posizione preliminare
secondo cui la società abusa di posizione dominante limitando artificialmente la
possibilità per i siti internet di terzi di visualizzare i messaggi pubblicitari dei suoi
concorrenti.
Margrethe Vestager, Commissaria responsabile per la Concorrenza, ha dichiarato: “Google ha
creato tanti di quei prodotti innovativi che ci hanno cambiato la vita, ma non può arrogarsi il
diritto di negare a altre imprese la possibilità di competere e di innovare. Con oggi ribadiamo
che Google ha favorito in modo indebito il proprio servizio di acquisti comparativi nelle sue
pagine di ricerche generiche. Ciò implica praticamente che i consumatori rischiano di non
visualizzare i risultati più pertinenti per le loro ricerche. Pensiamo poi che Google ostacoli la
concorrenza limitando la capacità dei concorrenti di inserire pubblicità sui siti internet di terzi,
pratica che soffoca la scelta del consumatore e l’innovazione.
Google adesso ha la possibilità di rispondere alle nostre obiezioni. Ne esaminerò attentamente
le argomentazioni e poi deciderò come procedere nei due casi. Se tuttavia le indagini
concluderanno che Google ha violato le norme antitrust dell’UE, la Commissione avrà il dovere
di agire per tutelare i consumatori e la concorrenza leale sui mercati europei.”
La comunicazione degli addebiti supplementare sugli acquisti comparativi fa seguito a una
comunicazione degli addebiti pubblicata nello stesso caso nell’aprile 2015. Entrambe le
comunicazioni degli addebiti sono rivolte a Google e alla società madre Alphabet. Il loro invio
non incide tuttavia sull’esito dell’indagine.
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Acquisti comparativi
Dopo la comunicazione degli addebiti dell’aprile 2015 e la risposta di Google del
settembre 2015 la Commissione ha proseguito le indagini e con la comunicazione
supplementare odierna espone tutta una serie di nuove prove e dati che ne corroborano
la conclusione preliminare secondo cui Google abusa di posizione dominante in quanto
favorisce sistematicamente i propri prodotti di acquisto comparativo nei risultati delle ricerche
generiche. Le nuove prove riguardano in particolare come Google favorisce i propri prodotti
rispetto ai servizi concorrenti, che impatto ha la visibilità di un sito nei risultati di ricerca
Google sul suo traffico e come evolve il traffico verso il prodotto di acquisti comparativi di
Google rispetto ai concorrenti. La Commissione teme che gli utenti non visualizzino
necessariamente i risultati più pertinenti rispetto alle ricerche, il che va a scapito dei
consumatori e dell’innovazione.
La Commissione poi ha esaminato attentamente la tesi di Google per cui i servizi di acquisto
comparativo non vanno visti separatamente ma considerati in un insieme costituito anche dai
servizi di piattaforme commerciali come Amazon e eBay. La Commissione continua a ritenere
che servizi di acquisto comparativo e piattaforme commerciali appartengano a mercati distinti.
Dalla comunicazione degli addebiti supplementare emerge comunque che, anche includendo le
piattaforme commerciali nel mercato interessato dalle pratiche di Google, i servizi di acquisto
comparativo costituiscono pur sempre una parte importante di quel mercato e che la condotta
di Google ha indebolito o addirittura marginalizzato la competitività dei suoi
concorrenti più diretti.
Avviando una comunicazione degli addebiti supplementare la Commissione rafforza la propria
conclusione preliminare ma garantisce il diritto a difendersi di Google, dando all’azienda
l’opportunità di rispondere formalmente ai nuovi elementi di prova. Google e Alphabet hanno
otto settimane per reagire agli addebiti.
AdSense
La Commissione ha inviato inoltre a Google una comunicazione degli addebiti sulle limitazioni
imposte alla possibilità di alcuni siti internet di terzi di visualizzare la pubblicità dei concorrenti.
Secondo quanto espresso nella comunicazione degli addebiti odierna, la Commissione ritiene
che queste pratiche abbiano consentito a Google di tutelare la propria posizione
dominante nella pubblicità nei motori di ricerca e che abbiano impedito ai concorrenti
attuali e potenziali, compresi altri motori di ricerca e piattaforme pubblicitarie, di inserirsi e
svilupparsi in un settore di importanza commerciale.
Google inserisce le pubblicità collegate alle ricerche direttamente nel sito di ricerca Google, ma
lo fa anche come intermediario in siti terzi attraverso la piattaforma “AdSense for Search”
(“intermediazione pubblicitaria nei motori di ricerca”): si pensi ai siti internet di rivenditori
online, operatori telecom e quotidiani. I siti internet mettono a disposizione degli utenti una
funzionalità di ricerca, tipicamente una casella da cui l’utente lancia la ricerca; oltre ai risultati
però, riceve anche le pubblicità collegate alle ricerche. Se poi l’utente clicca su un messaggio
pubblicitario, tanto Google che la società terza percepiscono una commissione.
In questa fase la Commissione ritiene che Google domini il mercato dell’intermediazione
pubblicitaria nei motori di ricerca nello Spazio economico europeo (SEE), con quote che negli
ultimi dieci anni hanno sfiorato l’80% del mercato. Gran parte delle entrate che Google ricava
dall’intermediazione pubblicitaria nei motori di ricerca proviene da accordi con un manipolo di
terzi, i cosiddetti “partner diretti”. La Commissione ritiene che con questi accordi Google violi le
norme antitrust dell’Unione imponendo le seguenti condizioni.

Esclusiva: obbliga i terzi a non procacciarsi pubblicità collegate alle ricerche dai sui
concorrenti.
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
Posizionamento privilegiato di una quantità minima di pubblicità Google:
vincola i terzi a un numero minimo di sue pubblicità collegate alle ricerche, con obbligo
di riservare lo spazio più favorevole nelle pagine dei risultati. I terzi non possono per
giunta collocare pubblicità dei concorrenti né sopra né accanto alle inserzioni di Google.

Diritto di autorizzare pubblicità concorrenti: i terzi devono ottenere l’approvazione
di Google prima di modificare la visualizzazione delle pubblicità concorrenti collegate
alle ricerche.
La Commissione ritiene in via preliminare che questa pratica ormai decennale ostacoli la
concorrenza in un settore importante sul piano commerciale. La comunicazione degli
addebiti contesta la pratica dell’esclusiva a partire dal 2006, cui sono andati subentrando nella
maggior parte dei contratti conclusi dal 2009 il requisito del posizionamento privilegiato/della
pubblicità minima e il diritto di Google di autorizzare le pubblicità concorrenti. La Commissione
teme che le pratiche in questione abbiano artificialmente ridotto la scelta e soffocato
l’innovazione nel mercato per tutto il periodo riducendo sempre artificialmente le opportunità
dei concorrenti di Google in un settore commercialmente importante e quindi la capacità dei
siti di terzi di investire per offrire ai consumatori scelte e servizi innovativi.
La Commissione prende atto che, nell’ambito della procedura antitrust, Google ha
recentemente deciso di modificare le condizioni nei contratti AdSense con partner diretti per
dare loro maggiore libertà di visualizzare le pubblicità concorrenti collegate alle ricerche. La
Commissione seguirà attentamente tali cambiamenti nelle pratiche di Google per valutare
quanto incideranno sul mercato.
Google e Alphabet hanno dieci settimane di tempo per rispondere alla comunicazione degli
addebiti.
Contesto
Il prodotto di punta di Google è la ricerca generale su internet che oltre risultati fornisce ai
consumatori annunci pubblicitari online rispondenti alle ricerche. Una quota significativa delle
entrate di Google deriva dalla pubblicità collegata alle ricerche. Google ha quindi interesse a
massimizzare il numero di utenti che visualizzano i messaggi pubblicitari inseriti sui suoi siti o
su quelli di terzi.
La Commissione ritiene che Google goda di una posizione dominante nei servizi di ricerca
generale su internet e nelle inserzioni pubblicitarie sui siti internet di terzi in tutto il SEE, con
quote di mercato superiori rispettivamente al 90% e all’80%. Detenere una posizione
dominante non costituisce di per sé un problema per il diritto UE sulla concorrenza, le imprese
dominanti però hanno la responsabilità di non abusare di tale potere limitando la concorrenza
sia nel mercato in cui sono dominanti sia nei mercati contigui.
Nel novembre 2010 la Commissione aveva avviato un procedimento sul trattamento agevolato
di Google a beneficio del proprio servizio di acquisti comparativi e sulle limitazioni poste alla
capacità di alcuni siti internet di terzi di visualizzare i messaggi pubblicitari dei concorrenti di
Google. L’odierna comunicazione degli addebiti espone il parere preliminare della Commissione
secondo cui le modalità con cui Google cerca di massimizzare il traffico verso i propri siti
internet e limita la capacità dei concorrenti di posizionare pubblicità collegate alle ricerche su
siti internet di terzi violano le norme antitrust dell’UE.
Anche all’epoca la Commissione aveva avviato un procedimento e continuerà a indagare sul
trattamento favorevole che Google riserva nelle pagine generali di ricerca ai suoi altri servizi di
ricerca specializzati e sulla presunzione di plagio dei contenuti web dei concorrenti (cosiddetto
“scraping”) e di limitazione degli inserzionisti.
Le comunicazioni degli addebiti odierne sono invece indipendenti dall’indagine antitrust tutt’ora
in corso sul sistema operativo Android e alcune applicazioni mobili di Google. A questo
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proposito la Commissione ha inviato una comunicazione degli addebiti a Google e Alphabet
nell’aprile 2016.
Contesto procedurale
Oggi la Commissione ha deciso di avviare un procedimento anche nei confronti di Alphabet, la
società madre di Google creata dopo l’inizio del procedimento contro Google. Entrambe le
comunicazioni degli addebiti sono indirizzate a Google e Alphabet e ad Alphabet è stata
notificata anche la comunicazione degli addebiti dell’aprile 2015.
L’articolo 102 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) vieta l’abuso di
posizione dominante in quanto pregiudizievole per il commercio tra gli Stati membri e di
ostacolo o limite per la concorrenza. L’attuazione di tale disposizione trova più ampia
definizione nel regolamento antitrust (regolamento n. 1/2003 del Consiglio) che possono
applicare sia Commissione sia le autorità nazionali garanti della concorrenza degli Stati membri
dell’UE.
La comunicazione degli addebiti rappresenta una fase formale delle indagini svolte dalla
Commissione in merito a presunte violazioni delle norme antitrust dell’UE. La Commissione
informa la società interessata degli addebiti mossi nei suoi confronti e questa può esaminare i
documenti contenuti nel fascicolo di indagine, rispondere per iscritto e chiedere un’audizione
per rendere note le proprie osservazioni a rappresentanti della Commissione e delle autorità
nazionali garanti della concorrenza.
Una comunicazione degli addebiti supplementare consente alla Commissione di corroborare le
proprie conclusioni preliminari e replicare alle osservazioni della società in risposta alla prima
comunicazione degli addebiti, oltre a tutelare i diritti alla difesa di questa, dandole l’opportunità
di contestare formalmente le nuove prove addotte.
L’invio di una comunicazione degli addebiti (supplementare) non incide sull’esito dell’indagine,
dato che la Commissione prende la decisione definitiva solo dopo che le parti hanno esercitato
il diritto alla difesa.
La Commissione non è soggetta a scadenze per lo svolgimento di un’indagine antitrust su una
presunta condotta anticoncorrenziale. La durata dell’indagine può dipendere da una serie di
fattori, tra cui la complessità del caso, il grado di cooperazione delle imprese interessate e
l’esercizio del diritto alla difesa.
Maggiori informazioni figurano sulle pagine internet della Commissione relative alla
concorrenza e nel registro pubblico dei casi ai numeri 39740 (acquisti comparativi di Google) e
40411 (Google AdSense).
2.4 Vice-presidente Ansip a Roma
Il Vice-presidente della Commissione europea per il Mercato unico digitale, Andrus Ansip,
incontrerà stamattina, durante la sua visita a Roma, il Ministro dello Sviluppo economico Carlo
Calenda ed il Sottosegretario di Stato del Ministero dello Sviluppo economico Antonello
Giacomelli per discutere sulla strategia nel Mercato unico digitale e del progresso digitale in
Italia. I principali argomenti trattati sono la digitalizzazione del processo produttivo, la
strategia a banda larga dell'Italia, le proposte dell'UE per coordinare l'uso della banda a 700
MHz per i servizi mobili e la portabilità transfrontaliera dei servizi di contenuti online nel
mercato interno.
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3. Finanza e Banche
3.1 Audizioni presso la Commissione per i problemi economici del Parlamento
europeo
Mercoledì 13 luglio, si sono svolte varie audizioni presso la Commissione per i problemi
economici e monetari del Parlamento europeo. Nello specifico, si tratta:
- Audizione pubblica con Elke König, presidente del Comitato unico di risoluzione (SRB). Nel
corso dell’audizione quest’ultimo ha presentato la relazione annuale della SRB per il 2015 e a
seguire vi sono state delle domande dei membri su tutti gli aspetti della responsabilità della
SRB. Si ricorda che l'SRB ha assunto i suoi pieni poteri per risolvere le banche nei paesi
dell'Unione Banking (zona euro) all'inizio del 2016. Per ulteriori informazioni
 Briefing
- Scambio di opinioni con Lord Hill. Lord Hill, commissario uscente per la stabilità finanziaria, i
servizi finanziari e l’Unione dei mercati dei capitali, ha fatto semplicemente una “breve
apparizione” presso la Commissione, visto che si è dimesso a seguito dell’esito del referendum
in Gran Bretagna nei giorni scorsi. Ciò precede il periodo di tempo in cui tali dimissioni
diventano effettive.
- Scambio di opinioni con Peter Kazimir, presidente di Ecofin e ministro delle finanze della
Repubblica slovacca. Quest’ultimo ha parlato delle discussioni in corso in seno al Consiglio
ECOFIN in materia di governance macroeconomica e ha poi presentato la sua visione di come
approfondire la UEM. Egli ha poi dato, anche, la sua opinione sui file nel settore dei servizi
finanziari che potrebbero essere all'ordine del giorno per il trilogo nei prossimi mesi, come il
regolamento dei fondi comuni monetari, il regolamento sul prospetto e le proposte sulla
cartolarizzazione. Infine, egli ha commentato l'impatto del Brexit all'ordine del giorno e le
priorità della Presidenza slovacca. Per ulteriori informazioni
 Briefing
3.2 Unione dei mercati dei capitali: nuove regole a sostegno degli investimenti in
capitale di rischio e imprenditoria sociale
Oggi la Commissione europea ha proposto modifiche dei regolamenti sui fondi europei per il
venture capital (EuVECA) e sui fondi europei per l’imprenditoria sociale (EuSEF), segnando un
ulteriore progresso verso la creazione dell’Unione dei mercati dei capitali.
La proposta odierna mira a stimolare gli investimenti in capitale di rischio e progetti sociali e a
rendere più semplice l'investimento in piccole e medie imprese innovative. In particolare, la
Commissione propone di aprire le denominazioni EuVECA e EuSEF ai gestori di fondi di tutte le
dimensioni e di ampliare la gamma delle imprese nelle quali è possibile investire. La
Commissione mira anche a semplificare e rendere meno costosa la commercializzazione
transfrontaliera degli EuVECA e EuSEF con il divieto esplicito di imporre il pagamento di diritti a
livello di Stati membri e con lo snellimento delle procedure di registrazione.
Queste riforme costituiscono uno degli elementi della gamma di misure che la Commissione
europea sta adottando per stimolare il venture capital in Europa, nella quale rientrano anche il
sostegno del bilancio dell'UE per attrarre i capitali dei grandi investitori istituzionali tramite un
fondo di fondi paneuropeo di venture capital e la promozione delle migliori pratiche
d'incentivazione fiscale del capitale di rischio a livello nazionale per favorire gli investimenti
nelle PMI e nelle imprese in fase di avviamento. La Commissione europea offrirà inoltre
assistenza tecnica agli Stati membri desiderosi di sviluppare la raccolta di fondi sui mercati
anche in forma di venture capital.
Queste misure, proposta odierna compresa, s'iscrivono nel piano d'azione per l'Unione dei
mercati dei capitali, volto a sbloccare gli investimenti basati sul mercato aumentando e
diversificando in Europa le fonti di finanziamento per le imprese e i progetti a lungo termine.
La proposta si ricollega anche al piano di investimenti per l’Europa, che delinea una strategia
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globale per ovviare a quella carenza di finanziamenti che frena le potenzialità di crescita
dell’Europa e la sua capacità di creare occupazione per i propri cittadini.
Jyrki Katainen, Vicepresidente responsabile per l'Occupazione, la crescita, gli investimenti e
la competitività, ha dichiarato: "Con la rimozione di un altro ostacolo agli investimenti nell'UE,
proseguiamo oggi nel percorso di avvicinamento a uno degli obiettivi fondamentali del piano
d'investimenti per l'Europa. Le tre modifiche principali dei regolamenti EuVECA e EuSEF
proposte oggi - ampliamento della gamma dei gestori ammissibili, ampliamento dell’elenco
delle attività ammissibili per gli EuVECA e divieto alle autorità competenti d'imporre il
pagamento di diritti - permetteranno a un maggior numero di PMI di accedere alla linfa vitale
dei finanziamenti di cui hanno bisogno per crescere."
Il Commissario Jonathan Hill ha dichiarato: "Sono lieto che il mio ultimo atto da Commissario
sia annunciare misure che contribuiranno a rafforzare i mercati europei del capitale di rischio. È
indispensabile che le imprese europee dispongano di una scelta più ampia di fonti di
finanziamento e siano in grado di attrarre gli investimenti di cui hanno bisogno qui, nell’UE.
Segniamo così un ulteriore progresso nella costruzione dell’Unione dei mercati dei capitali."
La proposta odierna è presentata al Parlamento europeo e al Consiglio (che rappresenta gli
Stati membri) per essere adottata secondo la procedura di codecisione.
Contesto
I regolamenti sui fondi europei per il venture capital (EuVECA) e sui fondi europei per
l’imprenditoria sociale (EuSEF) istituiscono due tipi nuovi di fondi di investimento collettivo per
rendere più semplice e più attraente l'investimento nelle PMI non quotate. Entrambi i
regolamenti sono stati adottati il 17 aprile 2013 e sono entrati in vigore il 22 luglio 2013.
Le denominazioni EuVECA e EuSEF permettono ai gestori di commercializzare in tutta l'UE i
corrispondenti fondi sia agli investitori professionali sia agli investitori non professionali in
grado di impegnare un minimo di 100 000 EUR.
Data l’importanza di compiere progressi verso l’Unione dei mercati dei capitali, la Commissione
ha deciso di anticipare il riesame generale originariamente previsto per luglio 2017. Il 30
settembre 2015 la Commissione europea ha avviato una consultazione chiedendo se la
diffusione di questi fondi di investimento potesse essere favorita da modifiche mirate dei
regolamenti. Il riesame ha evidenziato vari fattori che frenano lo sviluppo dei fondi.
Muovendo dai risultati della consultazione la Commissione propone di:

ampliare la gamma dei gestori ammessi a commercializzare e gestire fondi EuVECA e
EuSEF includendovi i gestori di fondi più grandi, ossia quelli le cui attività gestite
superano i 500 milioni di EUR. I gestori dei grandi fondi offrono economie di scala e
marchi affidabili, che per gli investitori costituiscono vantaggi in grado di indurli a
investire di più, il che va in ultima analisi a beneficio del capitale di rischio e
dell'imprenditoria sociale;
 ampliare le attività ammissibili per gli EuVECA consentendo gli investimenti nelle piccole
imprese a media capitalizzazione e nelle PMI quotate sui mercati di crescita per le PMI.
Questo dovrebbe permettere a un maggior numero di imprese di fruire degli
investimenti degli EuVECA e rendere più interessanti gli investimenti grazie alla
maggiore diversificazione del rischio;
 ridurre i costi vietando espressamente alle autorità competenti dello Stato membro
ospitante d'imporre il pagamento di diritti, semplificando le procedure di registrazione e
fissando il capitale minimo che permette di diventare gestore.
Nell'ambito del più ampio pacchetto sull’Unione dei mercati dei capitali volto a stimolare gli
investimenti in capitale di rischio nell’UE, è previsto un fondo di fondi paneuropeo di venture
capital, basato sulla combinazione fra fonti di finanziamento dell’UE e volumi più ingenti di
capitale privato. Il fondo di fondi paneuropeo dovrebbe contribuire a superare la
frammentazione del mercato e ad attrarre gli investitori privati verso la classe di attività del
venture capital nell’UE.
Per ulteriori informazioni:
http://ec.europa.eu/finance/investment/venture_capital/index_en.htm
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4. Lavoro e Pensioni
4.1 Presentazione di interrogazione UE su nuovo studio sul lavoro minorile
In data 28 giugno (visibile online il 13 luglio 2016) è stata presentata l’interrogazione a
risposta scritta n. 005186-16 dall’eurodeputato Alessandra Mussolini (PPE) e riguardante il
nuovo studio sul lavoro minorile.
Per il testo dell’interrogazione:
In occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, una onlus italiana che offre
assistenza agli sfollati e profughi siriani ha pubblicato un rapporto che mira a delineare la
situazione attuale. Secondo lo studio, le organizzazioni che lavorano con i rifugiati siriani in
Libano, Turchia, Giordania e lungo la rotta balcanica, oltre che in Italia, notano un aumento
impressionante del lavoro minorile, anche in mestieri rischiosi, nocivi o traumatici. Cinque
milioni e mezzo di bambini e ragazzi al di sotto dei 18 anni non possono sfuggire alla loro
schiavitù lavorativa. Il lavoro forzato assume mille sfumature diverse e tocca tutti i continenti,
compreso il mondo industrializzato. Ogni anno i profitti tratti dal lavoro forzato sono pari a 150
miliardi di dollari. Le vittime di sfruttamento sessuale sono quelle che consentono il maggiore
guadagno agli sfruttatori: fino a 80.000 dollari l'anno per ognuna di loro, nei paesi più
industrializzati. Il lavoro domestico consente "solo" di far guadagnare 2.300 dollari allo
sfruttatore, dato che le schiave domestiche percepiscono in genere un salario irrisorio.
Può pertanto la Commissione comunicare se è a conoscenza di questo rapporto e informare
sulle modalità con cui intende agire allo scopo di contrastare il fenomeno ormai sempre più in
crescita?
5. Parlamento italiano e Presidenza UE alla Slovacchia
5.1 Camera, atti Ue su banche ed infrastrutture energetiche
Nella seduta di mercoledì 13 luglio dell’Aula della Camera è stato annunciato:
La Commissione europea, in data 12 luglio 2016, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul
ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti
dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai
sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV
Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'utilizzo delle operazioni
di rifinanziamento a lungo termine e delle misure analoghe di sostegno finanziario concesse
dalle banche centrali del SEBC agli enti creditizi e sui benefìci che questi ne hanno tratto
(COM(2016) 455 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze), che
contiene le seguenti Conclusioni:
L'articolo 161, paragrafo 9, della CRD invita la Commissione a presentare, se opportuno,
unitamente alla presente relazione sull'utilizzo e i benefici delle operazioni di rifinanziamento a
lungo termine e di analoghe misure di sostegno finanziario delle banche centrali del SEBC a
favore degli enti creditizi, una proposta legislativa che consenta di contrastare efficacemente il
possibile uso opportunistico da parte delle banche delle misure di sostegno alla liquidità
concesse dalle banche centrali. Tuttavia, i limiti teorici e pratici imposti dalla "fungibilità" delle
fonti di finanziamento non consentono di stabilire in modo affidabile l'utilizzo delle misure di
sostegno finanziario del SEBC da parte delle banche. Diventa così impossibile individuare e
quantificare con un certo grado di attendibilità i profitti attribuibili a possibili comportamenti
opportunistici da parte degli enti creditizi facilitati dalle misure di sostegno finanziario. Per
concludere, non esiste una solida base empirica che giustifichi la presentazione da parte della
Commissione di una proposta legislativa in materia al Parlamento europeo e al Consiglio.
Infine, la Commissione prende atto e si compiace del fatto che l'ultimo programma di TLTRO
della BCE preveda incentivi alle banche a concedere prestiti al settore privato non finanziario.
Proposta di decisione del Consiglio recante proposta di definizione dell'elenco dei progetti di
infrastrutture energetiche della Comunità dell'energia (COM(2016) 456 final), corredata dai
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relativi allegati (COM(2016) 456 final – Annex 1 e 2), che è assegnata in sede primaria alla X
Commissione (Attività produttive).
5.2 Le priorità della Presidenza Slovacca su sviluppo, industria, agenda urbana,
telecomunicazioni ed energia
Sono continuati, anche ieri, presso varie Commissioni del Parlamento europeo gli incontri per
delineare le priorità della neo Presidenza della Slovacchia.
Sviluppo: l'assistenza umanitaria, in particolare per donne e bambini in aree di crisi
Una questione chiave per la Presidenza è quello di rendere il sistema umanitario internazionale
più efficiente, coordinato e flessibile, utilizzando lo slancio creato dal recente Vertice Mondiale
Umanitario, così ha riferito ieri il Segretario di Stato del Ministero degli Affari esteri ed europei
Lukáš Pařízek presso la Commissione per lo sviluppo del Parlamento europeo. La situazione
delle donne e dei bambini nelle aree di crisi richiede una risposta migliore, ha aggiunto. I
deputati hanno accolto con favore questa agenda e ha esortato il sig Pařízek di assicurarsi che
nessun denaro riguardante lo sviluppo venga deviato per sostenere la sicurezza o per altri
scopi.
Industria, ricerca e l'energia: telecomunicazioni, 5G, Cina, Orizzonte 2020
I pacchetti di telecomunicazioni, tra cui lo spostamento di un sistema di libero roaming entro il
2017 e la rinegoziazione dell’uso dello spettro mobile per il 5G, sono tra le priorità della
Presidenza, così ha riferito ieri il Ministro dell'Economia Peter Žiga presso la Commissione per
l'industria, la ricerca e l'energia. Sulla questione dello status di economia di mercato della Cina,
la Presidenza "ha detto che intende procedere con molta attenzione", ma ci sarà "una
protezione sufficiente per l'industria europea", così ha aggiunto il Ministro per i trasporti,
edilizia e dello sviluppo regionale Brecely. La Presidenza avrà anche lo scopo di promuovere
l'innovazione, utilizzare il programma Horizon 2020 e portare il programma spaziale europeo a
buon fine, ha aggiunto il ministro dell'Istruzione, della Scienza, Ricerca e lo Sport Peter
Plavčan.
Sviluppo regionale: attuazione della nuova politica di coesione dell'UE, Omnibus,
Agenda urbana
La necessità di valutare i benefici delle recenti innovazioni della politica di coesione di riforma
dell'Unione europea e semplificare i meccanismi di attuazione è stato sottolineato dal Vice
Primo Ministro per gli Investimenti e la società dell'informazione Pietro Pellegrini, il 13 luglio, in
un dibattito con la Commissione per lo sviluppo regionale. Sig. Pellegrini ha detto che la
Presidenza si concentrerà sul programma di sostegno della riforma strutturale, il regolamento
Omnibus e l'Agenda urbana. Rispondendo alle domande dei deputati, l'onorevole Pellegrini ha
convenuto sulla necessità di migliorare la reputazione della politica di coesione e di
sensibilizzare i cittadini sui suoi risultati e benefici.
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