ECONOMIA POLITICA
Prima lezione Le scuole dell'economia politica che studieremo sono la neoclassica e la
Keynesiana. Nel 1936 colla nascita della macroeconomia di Keynes, cambiano i fulcri
dell'indagine economica. Lui ritiene classici tutti quelli che lo hanno preceduto, dunque dal
suo punto di vista non c'è nessuna differenza tra classici e neoclassici. Per intenderci la
scuola macroeconomica classica è quella di Adamo Smith. LA scuola sia classica che
neoclassica, sosteneva il liberismo economica in virtù del fatto che i concorrenti non capaci
saranno messi fuori dal mercato per mezzo della concorrenza, questo però significa che i
liberisti comunque devono chiedere allo Stato di intervenire per la difesa delle condizioni
necessarie per la libera concorrenza, creando uno Stato di diritto ed amministrando le
istituzioni di interesse diffuso, giustizio, istruzione, polizia, sanità, etc. Keynes vivendo nel
1900 invece già si trova di fronte uno stato di diritto, per cui il problema è quello di chiedere
un intervento statale a sostegno dell'economia, in contrasto le scuole in particolare perché i
classici ritengono costi e salari variabili indipendenti e variabili del processo produttivo,
mentre i keynesiani considerano questi, ed in particolare i salari, rigidi e predeterminati., ci si
trova di fronte dunque ai sindacati dei colletti blu. Il governo nella politica dei salari entra in
gioco non solo quando il lavoro è svolto dalle PPAA, ma anche con il lavoro privato in quanto
il governo è garante della politica del reddito. La politica dei redditi è una politica economica
che tenta di fare aumentare i salari per categorie al di sotto dell'aumento della produttività
del lavoro ed al di sopra dell'inflazione dei prezzi. Questo ovviamente perché se il costo del
lavoro fosse più elevate del beneficio che questo apporta nel processo produttivo le imprese
non avrebbero profitti, e non reinvestirebbero creando nuova ricchezza, ricchezza che va
divisa tra Stato con le imposte, ai lavoratori diretti dell'impresa, ai collaterali, ai fornitori, etc.
I classici incentravano lo studio dell'economia sull'accumulazione, i neoclassici invece sulla
distribuzione di ricchezza, e questo caposaldo della loro teoria ha portato alla crisi del '29,
crisi su cui Keynes ha fondato le radici delle sue teorie. Da questo momento in poi Keynes
incentrerà lo studio analitico dell'economia sulla disoccupazione. Come si nota dunque gli
studi macroeconomici sono stati di volta in volta incentrati su problematiche diverse: accumulazione di capitali classici - distribuzione degli stessi neoclassici - disoccupazione
keynesiani - inflazione oggi. L'importanza degli studi di Keynes, ed allo stesso tempo la
difficoltà degli stessi è che sono avvenuti in un particolare periodo storico in cui si era spinti a
pensare che l'economia collettivista fosse da preferire a quella del libero mercato. Tornando
ai nostri giorni è evidente che i problemi maggiori dell'economia sono quelli riguardanti la
disoccupazione, anche perché senza ricchezza dovuta al lavoro è più difficile avviare un buon
circolo economico, eppure la macroeconomia odierna si fonda sullo studio dei tassi
d'inflazione, ed essendo questa una scelta, non un risultato analitico, non può essere
studiata e sostenuta da modelli matematici. 14/10/98 CONTABILITA' NAZIONALE. I modelli
per la quantificazione della contabilità nazionale sono:
1) metodo del prodotto
2) metodo del reddito
3) metodo della spesa
METODO DEL PRODOTTO.
Di tutti i modelli le relative rilevazioni sono a cura di istituti quali l'ISTAT, l'ISCO, la BANCA
D'ITALIA. Il valore di mercato di beni e servizi è uguale al valore della spesa per gli
acquistare gli stessi beni e servizi. yS = yD S = supply approvvigioni, offerta globale. D=
domanda globale Ovviamente se non tutta l'offerta viene domandata i prezzi si
aggiusteranno portando ad un equilibrio tra y s e, y D . y S = PIL (prodotto interno lordo) yS
= y = yD Valore dell'offerta totale = valore dei redditi al prezzo di mercato = spesa totale Il
Pil è il valore di mercato dei beni e servizi finali e nuovi, dei nuovi prodotti in un'economia in
un paese in un determinato periodo di tempo , che solitamente è 1 anno. Importanti sono i
requisiti di nuovo, cioè che ora viene preso in considerazione nella quantizzazione del PIL, e
finali per intendere a logorio immediato. IL Pil tiene considerazione dell'inflazione, dunque
nella seria storica dei PIL, per avere i prezzi reali, si adopererà un calcolo relativo ad un anno
campione. Per quantizzare i valori del Pil ed il suo significato è importante ricordare che
entrano solo i valori economici di diretta imputazione, ed inoltre i valori dei servizi sociali
entrano in ragione del costo e non dei prezzi di mercato. Il METODO DELLA SPESA. E' lo
studio di un modello non più basato sull'offerta y S ma sulla domanda di servizi e beni. Y = C
+ I + G + Nx C= domanda di beni di consumo I= domanda di beni d'investimento I= beni
immobili di privati + beni d'impresa. G= domanda di beni da parte governativa, che possono
essere beni C o beni I, G= G C + G I Al G viene pure associata la domanda di beni da parte
di istituti di interesse sociale privati (IsocP) G= G C + G I +IsocP. IsocP= 1.4% di G Nx=
risultato netto fra import ed export Nx= X-M X= export domanda estera di beni nazionali
M=import domanda interna di beni esteri. Y+M= C+I+G+X Alcune definizioni di ECONOMIA
Politica. Secondo Samuelson è l'impiego di particolari prodotti all'uopo degli altri poiché le
risorse sono scarse. Secondo Robbins è l'allocazione delle risorse scarse tra usi alternativi.
Alcuni concetti chiave.
1. autoproduzione: economia basata sugli scambi, ove c'è un'assoluta mancanza di
specializzazione produttiva.
2. Economia di mercato: un'economia libera e decentralizzata.
3. Economia pianificata: prestabilita e centralizzata
4. Mercato: luogo in cui avvengono scambi di un dato bene; in generale l'insieme degli
scambi di un bene che avvengono allo stesso prezzo (arbitraggio)
5. Beni: omogenei, i cui mercati facilmente si identificano; differenti di cui si cerca un
compromesso di omogeneità fra teoria ed uso pratico, (Merceologia).
6. Prezzo: rapporto di scambio fra due beni, se uno dei due beni è la moneta si ha un prezzo
assoluto, se i due beni non sono monete si ha un prezzo relativo
7. Numerario, la base di riferimento fra i prezzi (pecunia, conchiglie, lire dollaro, etc.)
8. Domanda: quantità di un bene che si vuole acquistare su un mercato ad un certo prezzo
9. Offerta : quantità che si vuole vendere ad un dato prezzo. Diverse scuole di pensiero In
economia politica esistono scuole di pensiero radicalmente diverse fra loro, sono:
a) neoclassica
b) Keynesiana
c) Marxiana Il ceppo comune è la scuola classica (Smith, Ricardo, Malthus), tra fine `700
inizio `800 S C U O L A C L A S S IC A S m it h , R ic a r d o , M a lt h u s S C U O L A N E O
C L A S S IC A J e v o n s , M a r s h a ll, W a lr a s S C U O L A M A R X IS T A '8 0 0 a d o g
g i M O N E T A R IS T I F r ie d m a n K E Y N E S IA N I K e y n e s , M o d ig lia n i, T o b
in N U O VA M A C R O E C . C L A S S IC A L u c a , S a rg e n t, B a rro N U O V I K E Y N E
S IA N I B la n c h a r d , D ia m o n d , S u m m e r s Domanda e offerta Domanda: quantità
di un bene che un consumatore è disposto ad acquistare ad un determinato prezzo Offerta:
quantità che l'impresa vende ad un prezzo dato Scheda di offerta o funzione di offerta. Il É
una relazione tra quantità prodotta e prezzo: l'offerta del bene aumenta all'aumentare del
prezzo ESEMPIO: PREZZO 2 3 4 5 QUANTITA' 10 15 20 25 prezzo scheda di offerta 6 5 4 3 2
1 0 Linee 1 10 15 20 25 quantità La curva di offerta dipende non solo dal prezzo, ma anche
dai costi di produzione, cioè dalla tecnologia All'aumentare del prezzo: - le imprese già
operanti in mercato aumenteranno la produzione - altre imprese entreranno nel mercato.
Scheda o funzione di domanda E' la relazione tra quantità domandata e prezzo. ESEMPIO:
PREZZO 2 3 4 5 QUANTITA' DOMANDATA 30 15 10 5 All'aumentare del prezzo di un bene la
domanda diminuisce. Graph.2 La domanda non dipende solo dal prezzo, ma anche dai gusti,
dal reddito individuale, e da fattori soggettivi. Le due curve possono essere rappresentate
sullo stesso grafico . L'equilibrio è dato dalla combinazione prezzo quantità in cui imprese e
consumatori realizzano simultaneamente le decisioni loro più convenienti. Esempio numerico:
D=100-20P (domanda) S= 40+10P(supply, offerta) Per equilibrare deve essere D=S, 10020P=40+10P P=2, Con P=2 D=S=60 Graph.3 Esempio algebrico. D=a-bP S=c+dP D=S abP=c+dP dP+bP=a-c P(d+b)=a-c P=(a-c)/d+b Breve e lungo periodo Nel breve alcuni
fattori produttivi non variano Nel lungo possono variare tutti i fattori produttivi Esempio: Nel
breve periodo l'offerta di abitazioni e fissa, nel lungo possono costruirsene delle nuove. Il
Graph.4 Offerta è una relazione crescente: se P conviene aumentare la produzione (nuovi
impianti, altre assunzioni) Domanda è una relazione decrescente: se P D Variabili, modelli,
relazioni tra variabili. Gli strumenti utilizzati dagli economisti sono: fonti statistiche Variabile
Modello (descrizione semplificata dei fatti) Variabile esogena Variabile endogena Una
relazione positiva tra due variabili potrebbe essere la funzione di offerta Una relazione
negativa tra due variabili potrebbe essere la curva di domanda Problema della stazionarietà
L'economia è una scienza che : - analizza i processi economici - formula previsioni Per fare
ciò è necessario che le variabili oggetto di studio devono essere stazionarie, che ci siano cioè
processi ergodici. Come si sposta la curva di domanda in seguito alla variazione di prezzo di
altri beni? - Beni sostituti se all'aumentare del prezzo di un altro bene aumenta il consumo
del bene oggetto di studio, quest'ultimo è un bene sostituto (benzina e gasolio, olio e burro,
etc.) Beni complementarise all'aumentare del prezzo di un bene diminuisce il consumo del
bene oggetto di studio questi sono complementari (caffè e zucchero, benzina e auto)
Variazioni della curva di domanda in seguito all'aumento del reddito del consumatore: Per i
beni normali aumenta la domanda, per i beni poveri diminuisce.
Graph. 6 MOVIMENTI LUNGO CURVA DI DOMANDA E TRASLAZIONE. Ci si muove lungo la
curva per variazioni del prezzo dei beni Si trasla la curva per variazioni di reddito, cambio di
gusti, variazione del prezzo di altri beni. MOVIMENTI LUNGO CURVA DI OFFERTA E
TRASLAZIONI. Graph. 7 Lungo la curva variazione prezzo del bene offerto Trasla la curva
quando variano i prezzi dei fattori produttivi. L'effetto di uno spostamento della curva di
domanda dipende dalla pendenza della curva di offerta. Se l'ultima è molto inclinata le
quantità si muovono poco, e viceversa. Il La teoria dell'impresa. Supponendo che
l'imprenditore agisca in modo da rendere massimo il profitto, subordinatamente ai vincoli di
natura tecnica ed ai prezzi di mercato dei fattori produttivi e dei beni prodotti. Il profitto è la
differenza tra i ricavi ed i costi (R-C). Si utilizzerà il metodo dell'analisi marginale per: calcolare se i profitti aumentano o diminuiscono producendo un'unità in più - calcolare se i
costi aumentano o diminuiscono utilizzando un'unità in più o in meno di un fattore produttivo
(lavoro , capitale). Le tappe dello studio del problema dell'impresa sono:
1) vincoli tecnici all'attività produttiva (funzione di produzione)
2) quali tecnologie adottare
3) vincoli di natura economica (funzione dei costi)
4) quali fattori produttivi utilizzare ed in quale proporzione
5) quale quantità di prodotto deve immettersi nel mercato. La funzione di produzione. E' una
funzione di tipo tecnica che mette in relazione i fattori produttivi e l'ammontare della
produzione. Un metodo di produzione è una combinazione di fattori produttivi necessari per
la produzione di 1 unità di prodotto.
ESEMPIO: I metodo Unità di lavoro (N) 2 Unità di capitale(K) 3 II metodo 3 2 III metodo 1 4
Un metodo di produzione si dice efficiente rispetto ad un altro se:
1- utilizza quantità inferiore di un prodotto
2- utilizza la stessa quantità rendendo di più Isoquanto. Include tutte le combinazioni
produttive efficienti per produrre un'unità di prodotto. LA forma convessa
dell'isoquanto indica che diventa progressivamente più difficile sostituire capitale al
lavoro.
ECONOMIA POLITICA: disciplina che studia le attività dell'uomo rivolte a reperire e
utilizzare le risorse necessarie per soddisfare i suoi bisogni.
BISOGNO ECONOMICO: desiderio che può essere soddisfatto soltanto utilizzando
beni economici.
BENE ECONOMICO: qualunque risorsa disponibile in quantità scarsa o difficilmente
reperibile atta a soddisfare un bisogno.
L'economia è costituita da produzione e consumo, le due attività economiche
principali.
APPUNTI DI MICROECONOMIA (Clicca qui >>)
BENE PRIMARIO: soddisfa i BISOGNI PRIMARI.
BISOGNO PRIMARIO: bisogno vitale come mangiare e bere.
BENE SECONDARIO: soddisfa i BISOGNI SECONDARI.
BISOGNO SECONDARO: bisogno che viene dopo aver soddisfatto quelli primari.
BISOGNO INDIVIDUALE: bisogno che si sente come singolo individuo.
BISOGNO COLLETTIVO: bisogno sentito da una collettività di persone come
informazione o istruzione.
BENI DI CONSUMO: possono essere durevoli o non durevoli.
BENE DUREVOLE O NON CONSUMABILE: bene che può essere oggetto di più
utilizzazioni.
BENE NON DUREVOLE O CONSUMABILE: bene che può essere utilizzato una sola
volta.
APPUNTI DI ECONOMIA SUL MERCATO (Clicca qui >>)
BENI STRUMENTALI O BENI CAPITALE: beni durevoli che vengono utilizzati per
produrre altri beni.
BENI INTERMEDI: beni non durevoli che vengono utilizzati per produrne altri
(durevoli e non). Essi possono perdere la propria utilità (per esempio il mattone dopo
essere stato incollato) oppure cambiano forma (le materie prime che diventano
finite).
LA PRODUZIONE
I beni si rendono reperibili attraverso la produzione.
PRODUZIONE: qualunque attività rivolta a rendere disponibili utilizzando risorse
scarse o difficilmente reperibili beni o servizi per il soddisfacimento dei bisogni
economici.
IMPRESA: centro di produzione di beni e servizi sotto la direzione di un soggetto
individuale o collettivo detto imprenditore finalizzata al conseguimento di un profitto
o almeno al recupero dei costi sostenuti.
I BENI ECONOMIA POLITICA: disciplina che studia le attività dell'uomo rivolte a reperire
e utilizzare le risorse necessarie per soddisfare i suoi bisogni.
BISOGNO ECONOMICO: desiderio che può essere soddisfatto soltanto utilizzando beni
economici.
BENE ECONOMICO: qualunque risorsa disponibile in quantità scarsa o difficilmente reperibile
atta a soddisfare un bisogno. L'economia è costituita da produzione e consumo, le due
attività economiche principali.
BENE PRIMARIO: soddisfa i BISOGNI PRIMARI.
BISOGNO PRIMARIO: bisogno vitale come mangiare e bere.
BENE SECONDARIO: soddisfa i BISOGNI SECONDARI. BISOGNO SECONDARO: bisogno che
viene dopo aver soddisfatto quelli primari.
BISOGNO INDIVIDUALE: bisogno che si sente come singolo individuo.
BISOGNO COLLETTIVO: bisogno sentito da una collettività di persone come informazione o
istruzione.
BENI DI CONSUMO: possono essere durevoli o non durevoli.
BENE DUREVOLE O NON CONSUMABILE: bene che può essere oggetto di più utilizzazioni.
BENE NON DUREVOLE O CONSUMABILE: bene che può essere utilizzato una sola volta.
BENI STRUMENTALI O BENI CAPITALE: beni durevoli che vengono utilizzati per produrre altri
beni.
BENI INTERMEDI: beni non durevoli che vengono utilizzati per produrne altri (durevoli e
non). Essi possono perdere la propria utilità (per esempio il mattone dopo essere stato
incollato) oppure cambiano forma (le materie prime che diventano finite). LA PRODUZIONE I
beni si rendono reperibili attraverso la produzione.
PRODUZIONE: qualunque attività rivolta a rendere disponibili utilizzando risorse scarse o
difficilmente reperibili beni o servizi per il soddisfacimento dei bisogni economici.
IMPRESA: centro di produzione di beni e servizi sotto la direzione di un soggetto individuale
o collettivo detto imprenditore finalizzata al conseguimento di un profitto o almeno al
recupero dei costi sostenuti. L'attività di produzione comporta l'utilizzo di alcuni elementi
indispensabili:
i FATTORI DELLA PRODUZIONE.
1.
2.
3.
4.
FATTORE
FATTORE
FATTORE
FATTORE
LAVORO.
CAPITALE.
TERRA E RISORSE NATURALI.
MANAGEMENT.
PIL: valore complessivo dei beni e servizi prodotti in un sistema economico, sia da operatori
nazionali sia da operatori stranieri, nell'arco di un anno. Un modo per calcolarlo è quello di
considerare i valori aggiunti.
SISTEMA ECONOMICO: insieme di soggetti che esercitano attività economiche in un
quadro di regole comuni (stessa moneta, stesse norme giuridiche, stesso sistema fiscale,
stesse leggi in materia di lavoro, stesso sistema di istruzione professionale, ecc.). In esso
sono molti i ruoli rivestiti dai soggetti che lo compongono ma tali soggetti possono essere
divisi in tre categorie tra le quali intercorrono flussi di beni e servizi e, in senso opposto,
flussi monetari.
MONETA: elemento essenziale per agevolare gli scambi in qualunque sistema economica, in
quanto consente di superare tutte le difficoltà derivanti dal baratto.
PRODOTTO NAZIONALE LORDO: insieme di beni e servizi prodotti sul territorio nazionale o
all'estero da operatori nazionali. Per convenzione nazionale quello che conta è il PIL. VALORE
AGGIUNTO: incremento di valore che le materie prime subiscono nei centri di produzione per
effetto della produzione stessa e in senso più ampio il valore economico creato in qualunque
attività produttiva. Esso è composto dai salari (fattore lavoro), dai fitti passivi (fattore terra.
immobili), dall'ammortamento, dagli interessi passivi, dallo stipendio direzionale (fattore
organizzazione) e dalle imposte dirette.
AMMORTAMENTO: prezzo di macchinario diviso anni di durata diviso quantità)
STIPENDIO DIREZIONALE: esso è il salario del manager, se il manager coincide con
l'imprenditore si chiama profitto normale ma viene calcolato comunque come uscita.
AMMORTAMENTO + INTERESSI PASSIVI = CAPITALE RICAVI COSTI = UTILE =
PROFITTO COSTO MATERIE PRIME + VALORE AGGIUNTO = PREZZO DI VENDITE (=
fatturato se su scala annuale) PREZZO DI VENTITA - COSTI = PROFITTO Il valore aggiunto
comprende imposte e ammortamenti.
VALORE AGGIUNTO LORDO AI PREZZI DI MERCATO IMPOSTE = = VALORE AGGIUNTO
LORDO AL COSTO DEI FATTORI VALORE AGGIUNTO LORDO AL COSTO DEI FATTORI
AMMORTAMENTI = = VALORE AGGIUNTO NETTO AL COSTO DEI FATTORI PIL AI PREZZI
DI MERCATO IMPOSTE = PIL LORDO AL COSTO DEI FATTORI PIL LORDO AL COSTO DEI
FATTORI AMMORTAMENTI = = PIL NETTO AL COSTO DEI FATTORI
Dal punto di vista di chi percepisce il denaro per i servizi durante la produzione, le spese che
deve pagare l'azienda equivalgono al reddito di questi soggetti.
REDDITO NAZIONALE: redditi distribuiti nell'arco di un anno all'interno di un sistema
economico.
REDDITO: flussi monetari percepiti in un anno dal soggetto per la sua partecipazione
all'attività economica.
DISTRIBUZIONE DEL REDDITO: modalità in cui il reddito nazionale è diviso fra le diverse
categorie dei soggetti economici.
RIPARTIZIONE DEL REDDITO: divisione che ogni soggetti fa del proprio reddito in consumi o
risparmi.
L'UTILITA' DEI BENI Teoricamente i beni più utili dovrebbero valere meno di quelli inutili e
dannosi ma spesso avviene il contrario. L'economo Adam Smith immaginava che il valore
delle merci fosse spiegabile con il tempo di lavoro necessario per la loro produzione sommato
al costo del capitale (= beni strumentali) e distingueva tra valore d''uso e valore di scambio.
VALORE D'USO: utilità pratica di un bene.
VALORE DI SCAMBIO: valore commerciale di un bene; Beni con basso valore d'uso potevano
avere alto valore di scambio e questo si giustificava con il costo del capitale e con il tempo
impiegato.
UTILITÀ ECONOMICA: Smith portava un significato razionale ed etico ( più un bene è
salutare più è utile) ora invece è l'idoneità reale o presunta di un bene a soddisfare un
bisogno economico. Vale qualunque tipo di bisogno anche se non etici e salutari, non c'è più
infatti il fondamento etico in tutta l'economia. Per Smith l'homo economicus agisce guidato
dal principio del tornaconto.
PRINCIPIO DEL TORNACONTO: consiste nel conseguire il massimo risultato con il minimo
impiego di merci (= razionalità economica). Il valore dei beni dipende dall'intensità del
bisogno e dalla scarsità di un determinato bene. Dividendo in dosi successive l'intensità di
acquisto di un bene mettendo nell'asse delle x la quantità (q) e nell'asse delle y l'unità (u), la
prima dose ha utilità maggiore, la seconda di meno fino ad arrivare a zero. Più il desiderio è
soddisfatto meno è utile il bene, quindi per il soggetto vale di meno. L'utilità si distingue in
assoluta o totale e utilità marginale.
UTILITÀ ASSOLUTA: somma dell'utilità ad ogni q.
UTILITÀ MARGINALE: utilità data ad un bene all'ultima dose posseduta. Essa è presa in
considerazione dal soggetto per attribuire utilità a tutte le dosi disponibili in quel momento.
FO R CA DO PA M VI RN LC NE AG NO E E GI O 1 10 90 90 80 70 0 2 90 80 80 70 60 3 80
70 70 60 50 4 70 60 60 50 40 5 60 50 50 40 30 Avendo una certa ricchezza a disposizione e
presupponendo che il prezzo sia uguale ci orientiamo nelle scelte secondo il criterio
dell'utilità. PANE 5 1 CARNE 9 FORMAGGIO 10 VINO 8 DOLCE 14 100/5 = 20 90/9 = 10
70/14 = 5 90/10 = 9 80/8 = 10 2 90 80 80 70 60 3 80 70 70 60 50 4 70 60 60 50 40 5 60
50 50 40 30 UTILITÀ PREZZO = UTILITÀ MARGINA LE RAPPORTATA. Gli individui tendono
a livellare l'utilità marginale ponderata. L'utilità è un concetto personale. Se la quantità
offerta di un bene aumenta per ogni possibile prezzo (a causa di una maggiore reperibilità) si
deve fare un'altra curva di offerta spostata verso destra, quindi il punto d'equilibrio si deve
abbassare. Se, per esempio per l'influenza aviaria, un elemento esterno influenza la
domanda facendo diminuire la quantità venduta per ogni possibile prezzo si ha un'altra curva
di domanda spostava verso sinistre però, visto che abbattendo i polli malati diminuisce anche
l'offerta, si ha anche l'offerta verso sinistra e quindi il mercato diminuisce ma il punto
d'equilibrio rimane sempre lo stesso.
LEGGI DI MERCATO LEGGE ECONOMICA: legge non identificabile in modo empirico come
una legge scientifica.
LEGGE DELLA PRODUTTIVITÀ MARGINALE DECRESCENTE: l'utilità marginale è inversamente
proporzionale al numero delle dosi utilizzate o possedute. Di conseguenza l'individuo prima di
acquistare un'unità in più di un bene tende a livellare in numero dei beni (se i prezzi fossero
uguali) considerando l'utilità marginale ponderata. A parità di utilità se il prezzo aumenta
l'utilità marginale diminuisce, sono quindi inversamente proporzionali.
MERCATO: esso non è un luogo fisico ma una dinamica di forze opposte (domanda e offerta)
Il mercato di una merce è l'intrecciarsi delle contrattazione e quindi della domanda e
dell'offerta della merce stessa col risultato della formazione di un unico prezzo. L'utilità del
prezzo ci dà la dimensione del mercato. Ci sono merci in cui esistono mercati locali, per
esempio tra Bergamo e Milano i prezzi cambiano; in alcune merci invece il mercato è
mondiale (oro, petrolio, diamanti).
DOMANDA DI MERCATO: quantità di una merce che i possibili compratori sono disposti ad
acquistare ad un determinato prezzo. La funzione di domanda ci rappresenta graficamente
tutte le possibili quantità domandate in presenza di ogni possibile prezzo. Essa varia in
relazione inversa rispetto al prezzo perché l'utilità marginale ponderata scende se il prezzo
sale. Esistono beni a domanda rigida la cui richiesta è poco reattiva rispetto alla variazione
del prezzo (retta verticale) come beni di lusso, farmaci o beni primari. La flessibilità o meno è
influenzata dalla presenza o meno di beni surrogati/succedanei/sostitutivi.
OFFERTA DI MERCATO: quantità di una merce che i potenziali venditori sono disposti a
mettere sul mercato (= vendere) in presenza di un determinato prezzo. La curva d'offerta
rappresenta la quantità di beni che si è disposti a vendere ad ogni possibile prezzo. Le
imprese non hanno sempre gli stesso costi, infatti le imprese che hanno costi bassi possono
resistere a prezzi bassi anche se producono di meno mentre quelle che hanno costi alti
usciranno dal mercato. Viceversa se i prezzi si alzano qualcuno entra e gli altri producono di
più. La possibilità di un'azienda di aumentare la produzione è vincolata dalla capacità degli
impianti anche se l'imprenditore prova comunque a utilizzare al massimo i propri mezzi. Gli
economisti hanno diviso in periodo lungo quello che consente ad un'impresa di cercare nuovi
macchinari, installarli, insegnare ai dipendenti ad usarlo, ecc. Nel periodo breve tutto questo
non può essere fatto. Nel breve periodo la curva cresce per un po' ma dopo si ferma (al
massimo utilizzo dei macchinari). Finché non si arriva al prezzo d'equilibrio (domanda e
offerta per quel prezzo sono soddisfatte ma non per forza deve essere venduta tutta la
produzione) il mercato non è stabile. Se la domanda e l'offerta sono diverse dal punto di
equilibrio allora qualcuno non rimane soddisfatto e il mercato cercherà stabilità fino ad
arrivare al prezzo d'equilibrio. Quando in economia si parla di costo del lavoro non ci si
riferisce solo al salario ma anche agli oneri contributivi (contributi sociali) che il datore di
lavoro deve versare agli enti mutualistici. Poiché questi contributi sono commisurati in
percentuale sul salario è evidente che un aumento di quest'ultimo comporta anche un
aumento di tali oneri. La misura del salario risulta da una contrattazione che avviene
soprattutto tra i sindacati dei lavoratori e le associazioni degli imprenditori (i quali
impropriamente vengono definiti datori di lavoro). In effetti il salario è dunque un prezzo
come tutti gli altri che scaturisce dall'incontro sul mercato della forza lavoro tra l'offerta, che
viene dai lavoratori disoccupati, e la domanda, che viene da imprenditori ed in genere da
soggetti che abbisognano di nuovi lavoratori. Conseguentemente tutto ciò che si è detto
finora circa la legge della domanda e dell'offerta vale anche per il mercato del lavoro,
tenendo però presente che esso è influenzato anche da variabili di tipo demografico che
condizionano l'offerta di lavoro, nonché la possibilità di movimenti migratori della
manodopera da un paese all'altro. Gli economisti del primo '800 constatarono che il salario
tende nel lungo periodo ad attestarsi su un livello appena sufficiente a garantire la
sopravvivenza del lavoratore e cercarono la spiegazione di tale fenomeno. Malthus, per
esempio, spiegava questo fenomeno con la diversa crescita nel tempo della popolazione e
delle risorse alimentari. La prima tenderebbe a crescere in progressione geometrica (2 * 2 *
2 * 2) mentre la seconda in progressione aritmetica ( 2 + 2 + 2 + 2). Questo comporterebbe
che nelle fasi in cui i salari crescono si innesca (per effetto del miglioramento delle condizioni
di vita, del conseguente invecchiamento della popolazione e dell'anticipazione di matrimoni e
quindi di nascite) un importante incremento della popolazione che però non sarà
assecondato da un proporzionale incremento delle risorse alimentari. Quindi aumenteranno
di prezzo e risulteranno insufficienti. Per conseguenza, nell'arco di una decina d'anni le
condizioni di vita dei lavoratori peggioreranno, mentre la maggiore disponibilità di
manodopera (teniamo conto che all'epoca l'età minima per il lavoro operaio si aggirava sui 9
anni) provocherà una caduta dei salari conseguenti maggiori malattie, sottoalimentazione,
matrimoni tardivi, mortalità in aumento ponendo la premessa di una ripresa del ciclo allo
stesso modo.
FATTORE LAVORO: capacità di lavoro fornita dalla manodopera. La capacità di lavoro si
manifesta attraverso la qualifica personale ed è oggetto di contrattazioni infatti vi è un vero e
proprio mercato, il mercato del lavoro. Si questo mercato l'offerta è rappresentata dai
lavoratori mentre la domanda di forza lavoro viene dagli imprenditori, dallo stato o
comunque da soggetti che impropriamente vengono definiti datori di lavoro. La particolarità
del mercato del lavoro è che accanto ai contratti individuali (tra datori di lavoro e lavoratori)
ci sono i contratti collettivi di lavoro. Là dove esiste un contratto collettivo, il contratto
individuale per legge deve uniformarsi ad esso. I contratti collettivi sono stipulati dalle
associazioni sindacali dei lavoratori dei diversi settori con le associazioni dei cosiddetti datori
di lavoro. Questi contratti sono divisi in due parti:
PARTE SALARIALE: riguarda la quantificazione del salario che puà essere a tempo ( a
giornata, a cottimo, paga oraria).
PARTE NORMATIVA: regola il comportamento e i diritti e i doveri sul luogo di lavoro ( per
esempio le ferie, i turni, i permessi per studio, ecc.).
COTTIMO: consiste nel correlare la retribuzione al volume di produzione realizzato e può
essere individuale o di reparto. Per legge la retribuzione a cottimo non può essere l'unica
applicata ma va ad aggiungersi alla paga orario o a giornata, una soluzione particolare è il
premio di produzione annuale assegnata alla fine dell'anno. Il salario non è l'unica
componente del costo del lavoro per l'imprenditore. Esso infatti comprende anche per ogni
lavoratore i contributi sociali (= oneri sociali). Per legge i lavoratori sono iscritti ad enti
mutualistici e quindi assicurativi che li proteggono al verificarsi di eventi quali l'invalidità
(INAIL) o la malattia, la disoccupazione e il pensionamento (INPS). Questi enti attivano le
risorse necessarie da contributi obbligatoriamente versati dai lavoratori per tramite dei loro
datori di lavoro che li trattengono sulla busta paga ma anche, per una parte anche maggiore,
dai contributi versati per ogni lavoratore dal datore di lavoro.
LA REDDITIVITA' FATTORE TERRA: esso ha una disponibilità che risulta spesso
oggettivamente limitata ed è costituito soprattutto da terre coltivabili. Questo comporta la
strozzatura dell'offerta che provoca un rialzo del prezzo dei terreni. Le modalità in cui
l'imprenditore può utilizzare il fattore terra sono molteplici e dipendono dalla scelta fra
utilizzo agricolo ed utilizzo industriale. I modi in cui se ne può venire in possesso sono due:
l'acquisto e l'affitto. I valori d'acquisto dei terreni agricoli sono principalmente ricollegabili alla
loro reddittività. All'aumentare di questa aumenta anche il valore d'acquisto.
REDDITIVITÀ: reddito che si può ricavare annualmente. La limitatezza del fattore terra,
soprattutto ad uso agricolo, indusse i primi economisti ad approfondire lo studio di questo
fattore. In particolare l'analisi più importante fu compiuta dall'inglese David Ricardo che è il
continuatore del pensiero di Adam Smith. Egli definisce il reddito dei proprietari terrieri
(rentiers) come rendita fondiaria e la analizza nei dettagli inquadrandolo poi in un più ampio
discorso economico. Si supponga che una popolazione si insedi in un certo territorio nella
quale ha a disposizione terreni di diversa tipologia in quanto di diversa fertilità. Nei terreni di
tipo A, più fertili, un investimento di 1000 ha come risultato un raccolto di 50 col risultato che
il costo unitario sarà 20 nel quale possiamo immaginare che vi sia almeno 5 di profitto
normale (1000 : 50 = 20). Nei terreni di tipo B un capitale di 1000 ha per rendimento 25 e
quindi un costo unitario di 40 di cui 5 di profitto normale (1000 : 25 = 40). Nei terreni di tipo
C investendo 1000 si avrà una resa di 20 quindi un costo unitario di 50 di cui sempre 5 di
profitto normale (1000 : 20 = 50). Vediamo dunque che un medesimo capitale investito in
terreni diversi per fertilità ottiene raccolti diversi. All'aumentare del costo unitario diminuisce
la resa del terreno (= raccolto). È immaginabile che i terreni messi a coltura per primi
saranno quelli di tipo A in quanto più fertili e che il prezzo di vendita di ogni quintale in essi
prodotto non potrà essere inferiore a 20. L'aumento della popolazione però provocherà un
incremento della domanda di cereali e dunque, essendo l'offerta limitata, un aumento del
loro prezzo per quintale. È vero che vi sono altre terre coltivabili ma i terreni di tipo B non
potranno essere messi a coltura fino a quando il prezzo per quintale di grano non sia arrivato
a 40. Quando ciò avviene l'offerta finalmente aumenta ma tutto il grano (sia dei terreni A che
di quelli B) è venduto allo stesso prezzo di 40. Per conseguenza i proprietari dei terreni di
tipo A che già avevano visto aggiungersi al profitto normale di 5 un profitto reale via via
crescente, al crescere del prezzo avranno un profitto nettamente superiore ai proprietari del
terreno di tipo B. Ricardo definisce rendita differenziale il maggiore profitto conseguito dai
proprietari dei terreni più fertili rispetto a quello conseguito dai proprietari dei terreni di
minore.
fertilità mostrando che essa deriva dalla differenza di costi unitari in presenza di un unico e
comune prezzo di vendita. I terreni di tipo C potranno essere messi a coltura solo quando,
per l'aumento della popolazione e quindi della domanda di cereali, il prezzo per quintale sarà
arrivato a 50. A quel punto la rendita differenziale dei proprietari rispetto a quelli di C sarà
30, quelli di B avranno una rendita differenziale di 10 rispetto a quelli di C e, infine, quelli di
A avranno una rendita differenziale di 20 rispetto a quelli di B. Si noti che Ricardo considera
anche un tipo di rendita più semplice: la cosiddetta rendita assoluta, pari all'affitto che si può
ricavare dando in concessione e la propria terra ad altri. Guardando il nostro esempio
vediamo che i terreni di tipo A potranno essere dati in affitto soltanto quando il prezzo di
ogni quintale sarà cresciuto almeno fino a 25. Naturalmente l'affitto tenderà a crescere via
via che aumenta la redditività dei terreni di tipo A. Vediamo dunque che i due tipi di rendita
crescono contemporaneamente insieme al crescere dei prezzi di vendita dei prodotti agricoli
determinato dall'aumento della popolazione. Quella che abbiamo esaminato è la rendita
derivante da differenti fertilità. Ricardo esamina un altro tipo di rendita derivante dalla
maggiore vicinanza rispetto ai mercati di smercio dei prodotti. Gli agricoltori che coltivano
terreni più vicini ai luoghi di smercio dei prodotti hanno rispetto agli altri il vantaggio di costi
inferiori dovuti alle minori spese di trasporto e perciò si avvantaggeranno di una rendita
differenziale rispetto ai fondi coltivati in un secondo tempo (che saranno certamente quelli
più lontani) e godranno anche, qualora affittassero le loro terre, di una crescente rendita
assoluta.
LA PRODUTTIVITA' PRODUZIONE: attività con la quale si rendono disponibili beni economici
e servizi x il soddisfacimento di bisogni economici. Si svolge con l'utilizzo di diversi fattori
produttivi (lavoro, capitale, ecc.) che si combinano con modalità diverse a seconda dei settori
e del grado di sviluppo tecnologico. Generalmente la combinazione tra i fattori è influenzata
anche dal loro costo. Nei paesi emergenti si possono usare impianti meno avanzati e costosi
perché si può avere molta manodopera a basso costo. Nei paesi più avanzati
tecnologicamente e con redditi alti si tende a puntare sul fattore capitale e sull'automazione
piuttosto che sul numero dei dipendenti. Fatte queste premesse c'è un fattore decisivo
nell'orientare le scelte degli imprenditori nel combinare fattori come il lavoro e il capitale tra
loro parzialmente sostituibili per esempio dovendo effettuare un lavoro di sterro si può
decidere se affittare delle ruspe, se assumere degli scavatori o se combinare le due cose in
base al costo e alla produttività. La produttività si può distinguere in produttività media e
produttività marginale.
PRODUTTIVITÀ MEDIA: semplice media matematica: se 5 persone producono 50 kg di un
bene allora 50 : 5 = 10. In questo caso 10 è la produttività media.
PRODUTTIVITÀ MARGINALE: incremento di produzione totale ottenibile impiegando un'unità
in più di un fattore senza modificare l'impiego degli altri fattori.
PRODUTTIVITÀ MARGINALE DECRESCENTE: la produttività marginale decresce via via che
aumenta il numero di unità impiegate di un fattore. Esso ha un andamento tendenzialmente
decrescente. Dosi crescenti di uno stesso fattore hanno produttività via via decrescenti. Per
esempio un terreno con 3 persone con pala, falce e forcone producono 100. Nel secondo
anno si assume un altro soggetto 120. Nel terzo anno si acquista un sacchetti di fertilizzanti
140 Nel quarto anno si acquista un sacchetti di fertilizzanti 150 Nel quinto anno si acquista
un sacchetti di fertilizzanti 155 Nel sesto anno si acquista un sacchetti di fertilizzanti 158 Nel
settimo anno si acquista un sacchetti di fertilizzanti 159 Nell'ottavo anno si assume un nuovo
dipendente 164 Qui è rappresentato un aumento di diversi fattori di produzione; la
produttività dipende dalla combinazione degli stessi (se si cambiano i macchinari con alcuni
più moderni è possibile aumentare la produttività media anche con lo stesso numero di
lavoratori). La teoria della produttività marginale decrescente è stata estesa dall'agricoltura
all'industria introducendo una distinzione tra periodo breve e periodo lungo. La produttività è
decrescente perché il fattore terra non cambia. Nel periodo lungo l'elemento rigido è
l'impianto (perché non si può sostituire fino a che non è del tutto ammortizzato).
I TIPI DI MERCATO COSTI FISSI: Sono sempre gli stessi e vengono rappresentati da una
retta orizzontale
COSTI VARIABILI: vengono rappresentati con una retta obliqua, aumentano con l'aumentare
della produzione
CONFIGURAZIONE DEI COSTI D'IMPRESA: Consiste nella rappresentazione di costi variabili,
costi unitari e costo marginale unitari. Essa è una rappresentazione inversa della produttività
in quanto se aumenta la produttività i costi variabili (e di conseguenza i costi marginali)
diminuiscono e viceversa.
CONFIGURAZIONE DI EQUILIBRIO DELL'IMPRESA MONOPOLISTICA: Consiste nella
rappresentazione dei costi di un'azienda rapportata al ricavo. In questo grafico sono presenti
sia il ricavo marginale che quello unitario. Il punto in cui si uniscono il ricavo marginale (che
corrisponde all'offerta) ed i costi marginali (che corrispondono alla domanda) è chiamato
punto di Cournou. Per calcolare l'utile si traccia un segmento che unisce ricavi e costi unitari
passando per il punto di svolta (o Cournou). Oltre questo punto i costi unitari sono superiori
dei ricavi unitari e di conseguenza non è vantaggioso continuare la produzione.
CONFIGURAZIONE DI EQUILIBRIO DELL'IMPRESA IN CONCORRENZA PERFETTA: In questo
caso c'è solo una funzione dei ricavi perché ricavo unitario e ricavo marginale sono uguali in
quanto anche diminuendo il prezzo, e quindi aumentando la domanda, non si riuscirebbe
comunque a soddifare tutti i clienti con la proprio offerta.
CONFIGURAZIONE DI EQUILIBRIO DELL'IMPRESA IN CONCORRENZA IMPERFETTA: Il
grafico della configurazione di equilibrio dell'impresa in concorrenza imperfetta è simile a
quello del monopolio. Le differenze principali sono che la quantità prodotta è minore e che
l'inclinazione della funzione del ricavo marginale è meno inclinata rispetto al ricavo unitario in
quanto un'azienda di questo genere può prendere clienti dello stesso mercato.
IMPRESA MARGINALE, ULTRAMARGINALE E INFRAMARGINALE: L'impresa inframarginale è
quella che è in grado di sostenere tutte le spese riuscendo anche a trarre un utile dal proprio
lavoro. L'impresa marginale è un'impresa che non riceve utile ma come guadagno ha solo lo
stipendio direzionale. L'impresa ultramarginale è quella che riesce a coprire solo i costi fissi e
che quindi è in perdita. Nel lungo periodo le imprese ultramarginali sono destinate a sparire
dal mercato, le marginali diventeranno ultramarginali e le inframarginali diventeranno
marginali. Inoltre la funzione del ricavo unitario si abbasserà.
TRASFORMAZIONE DI IMPRESA CONCORRENZIALE IN MONOPOLISTICA: Per trasformare un
grafico da concorrenziale a monopolistico si deve aggiungere la funzione di ricavo marginale
e ricalcolare l'utile in base a quello. Si noterà che l'utile sarà maggiore ma il prezzo diminuirà
e la quantità prodotta aumenterà. L'attività produttiva di un'impresa è rivolta alla vendita di
beni e servizi per recuperare tutti i costi (funzione amministrativa, distributiva, gestione
finanziaria, uffici marketing, uffici ricerca) e contrarre un utile.
COSTO PRIMO: costo inerente alla funzione produttiva.
COSTO PIENO: costo inerente a tutte le funzioni.
Esso si divide in: COSTI DIRETTI: funzione produttiva.
COSTI INDIRETTI: imputazione.
COSTO UNITARIO: costo sostenuto per ogni unità di prodotto.
FUNZIONE PRODUTTIVA: quantità delle materie da utilizzare.
PROCEDURA PER IMPUTAZIONE/PER ATTRIBUZIONE: consiste nell'imputare ad ogni unità
prodotta un costo generale determinato attraverso un processo di divisione (ammortamenti).
COSTI FISSI: costi che nell'ammontare complessivo si sostengono una sola volta o che
comunque non sono influenzati nella loro entità dal volume di produzione. Essi sono
ammortamenti degli impianti, costi d'impianto, attrezzature, brevetti, spese per puvvlicità,
spese per ricerca e sviluppo (RES), manodopera indiretta (commercialista), affitti, vigilanza,
manutenzione ordinaria, interesse sul capitale fisso.
COSTI VARIABILI: costi che variano al variare della produzione. Essi sono: materie prime,
semilavorati, materiali accessori, spese per lavorazione di terzi, trasporti, interessi su capitale
circolante, manodopera diretta, consumo di energia.
MONOPOLIO: si ha quando un'azienda controlla tutta l'offerta. CONFIGURAZIONE DI
EQUILIBRIO: uguaglianza tra opposti (domanda e offerta).
RICAVO MARGINALE: incremento di ricavo totale che l'imperatore consegue vendendo
un'unità in più. PUNTO DI SVOLTA/ DI TRADE OFF: punto ne quale produrre un'unità in più
produce un costo uguale al ricavo che si avrebbe (ricavo marginale = costo marginale)
REGIMI DI MERCATO REGIME: modalità di funzionamento di qualcosa.
CONCORRENZA PERFETTA: tanti piccoli venditori più o meno con la stessa capacità
produttiva CONCORRENZA IMPERFETTA (= CONCORRENZA MONOPOLISTICA): minore
numero di imprese rispetto a concorrenza perfetta, di varia dimensione ma mai molto grandi.
OLIGOPOLIO: poche imprese in genere di rilevanti dimensioni.
MONOPOLIO: un'impresa che controlla tutta l'offerta ed ha di fronte tutta la domanda.
OLIGOPOLIO COMPETITIVO: le imprese lottano tra loro per la conquista dei mercati. (cum
ludere = giocare insieme --> oligopolio differenziato).
OLIGOPOLIO COLLUSIVO: si fonda su un accordo che consiste nel dividersi le aree del
mercato oppure concordare i prezzi (a svantaggio dei consumatori) per esempio OPEC per il
petrolio --> oligopolio indifferenziato.
OLIGOPOLIO DIFFERENZIATO: le imprese producono tipi di merce differenti. OLIGOPOLIO
INDIFFERENZIATO: le imprese producono lo stesso tipo di merce.
CONCORRENZA PERFETTA: insieme al monopolio è stato il primo sistema economico studiato
perché queste erano le due principali manifestazioni dei mercati del tempo. Questo sistema
economico ha quattro caratteristiche stilate da Adam Smith.
POLVERIZZAZIONE (di domanda e offerta): non esistono né grandi produttori né grandi
compratori e le imprese sono molte e di piccole dimensioni tutte in concorrenza tra loro. Le
imprese tendono ad assomigliarsi perché quelle con i costi più alti avrebbero chiuso. Le
configurazioni dei costi sono simili.
OMOGENEITA' (del prodotto): gli articoli sono molto simili tra di loro, non esiste (quasi) la
possibilità di differenziare il prodotto.
TRASPARENZA: ogni operatore è in grado di ottenere informazioni per le proprie scelte
economiche.
MOBILITA' (degli operatori all'interno del sistema economico): l'operatore è in grado di
spostarsi da un venditore all'altro, da un datore di lavoro all'altro, da un lavoratore all'altro.
Tutti i soggetti possono spostarsi.