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LIBRO
IN ASSAGGIO
BISANZIO
JUDITH HERRIN
BISANZIO
INTRODUZIONE: UNA STORIA DIVERSA DI BISANZIO
Un pomeriggio di qualche anno fa due operai bussarono al mio ufficio del King's College
di Londra. Stavano effettuando delle riparazioni nei vecchi edifici dell'ateneo, e si erano
trovati spesso di fronte alla targhetta sulla mia porta: PROFESSORE DI STORIA BIZANTINA.
Quel giorno avevano deciso di comune accordo di fermarsi e chiedermi cosa fosse la storia
bizantina. Pensavano avesse qualcosa a che fare con la Turchia.
Mi sono cosÌ trovata a tentare di spiegare brevemente cosa sia la storia bizantina a due
operai con tanto di elmetto e scarponi da lavoro. Molti anni di insegnamento non mi avevano
preparato a quella impresa; ho cercato di riassumere una vita di studi in un incontro di dieci
minuti. Alla fine mi hanno ringraziato calorosamente, aggiungendo che Bisanzio era davvero
un argomento curioso e chiedendomi se non avessi intenzione di scriverne per loro. Dato che
per mestiere scrivo libri sulla storia di Bisanzio, stavo per avanzare qualche obiezione. D'altra
parte, avevo capito perfettamente cosa intendevano dire. Vengono pubblicati innu-merevoli
saggi di storia bizantina, perfino troppi, e molti sono eccessivamente lunghi per essere letti.
Spesso questi volumi descrivono senza tregua il susseguirsi di novanta imperatori, più di un
centinaio di patriarchi e un'infinità di battaglie, nelle prevedi-bili categorie dell'attività politica,
militare e religiosa, lungo un periodo di undici secoli. Pochi sono abbastanza avvincenti da
riuscire ad attirare l'attenzione di un operaio, o in ogni caso di un profano qualunque. CosÌ ho
deciso di iniziare a dare una risposta alla domanda: «Cos'è la storia bizantina?»
Mi sono trovata immediatamente in difficoltà: davo troppe cose per scontate, senza
riuscire d'altro canto a resistere alla tentazione di inserire aneddoti poco noti. Ma ero sempre
stata orgo-gliosa della mia capacità di rendere la storia bizantina interessante anche per un
pubblico che avesse scarsa familiarità con la materia. Mentre cercavo ancora un metodo, mi
sono resa conto che un ilI millennio di storia bizantina abbracciava certamente abbastanza
eventi stupefacenti, pittoreschi e tragici da poter interessare chi o fosse alla ricerca di
emozioni: ma questo avrebbe ridotto la narrazione a una sequenza di episodi drammatici che
privavano la e vicenda di qualunque spessore storico. Bisanzio significa anche ricchezza,
dominio del mare, esercizio del potere imperiale. Ho desiderato quindi che i due operai, e voi
lettori, riusciste a intuire E perché Bisanzio sia così difficile da afferrare, ardua da collocare e
persino oscura. Tale difficoltà è accresciuta dall'uso giornalistico odierno del termine «
bizantino» in senso dispregiativo, in frasi come «norme fiscali di complessità bizantina» (ad
esempio in una recente descrizione degli accordi dell'Unione Europea).
Bisanzio evoca un'immagine di opaca duplicità: da una parte le congiure, assassini e
mutilazioni fisiche, dall'altra opulenza, lo splendore dell'oro, i gioielli... Nel corso del
Medioevo, tuttavia, 55 i bizantini non conobbero solo intrighi, tradimenti, ipocrisia, ombre o
ricchezze, ma anche un gran numero di capi intelligenti, brillanti generali e teologi innovativi,
che spesso vengono denigrati ed etichettati con lo stereotipo « bizantino ». Non svilupparono
mai qualcosa di paragonabile alla Santa Inquisizione, e in linea di massima evitarono di
bruciare le persone sul rogo. Ma resta sempre un'ombra di mistero difficile da dissipare
associata a questo mondo « perduto », in parte perché esso non possiede un erede moderno
e rimane nascosto dietro lo splendore della sua la arte medievale: l’oro, i mosaici, le sete e i
palazzi imperiali. Per motivare la mia valutazione positiva della civiltà bizantina ho tentato, per
quanto mi è stato possibile, di evidenziare in modo chiaro e sintetico le sue conquiste più
significative; il tutto al fine di rivelare le strutture materiali e la mentalità che la sostennero. In
questo modo voglio mantenere viva l’attenzione di voi lettori fino alla fine, per darvi la
possibilità di conoscere una nuova civiltà, stranamente simile eppure sostanzialmente diversa
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dalla nostra. Essenziale è farvi capire come il mondo moderno occidentale, nato
dall'esperienza europea, non avrebbe potuto svilupparsi se non fosse stato protetto e ispirato
da ciò che avveniva più a oriente, a Bisanzio. li Vicino Oriente è dunque un importante
elemento storico, così come la relazione di amore e odio che esiste tra il mondo cristiano e
quello dell'Islam musulmano.
Quali sono le caratteristiche fondamentali di questa storia, importante ma poco nota?
Innanzitutto, quella di Bisanzio fu una civiltà millenaria, che influenzò le regioni del
Mediterraneo orientale, i Balcani e la stessa Europa occidentale nel corso di tutto il Medioevo.
Dal VI al XV secolo questo influsso fu più o meno forte, ma comunque costante. La sua civiltà
assorbì elementi pagani, cristiani, greci, romani, antichi e propriamente medievali. Le sue
influenze artistiche e culturali sono spesso riconosciute oggi come eredità durature; oltre a
ciò, a Bisanzio si svilupparono aspetti fondamentali del governo, quali la nascita di una corte
imperiale dotata di un servizio diplomatico e di una burocrazia civile, la cerimonia
d'incoronazione e l'esercizio femminile del potere, come pure aspetti legati al costume, al
comportamento, al gusto.
La magnificenza di Costantinopoli, al centro di un vasto im-pero, con un suo tradizionale
sistema di governo, e la varietà di fonti che lo ispirarono, si unirono per dare enorme fiducia
tanto ai sovrani quanto ai sudditi. È necessario sottolineare questo aspetto di Bisanzio. Già al
tempo dell'imperatore Giustiniano (527-565), le strutture portanti dell'impero erano antiche di
duecento anni, e integrate in modo così saldo da apparire immutabili. Esse avevano creato
una cultura profondamente radicata che traeva origine non solo da fonti greche e precristiane,
ma anche da idee romane e cristiane, sia dal punto di vista pratico che ideologico (ad
esempio, l'argomentazione filosofica e le fortificazioni militari). L'intero sistema veniva
celebrato nella retorica e mostrato nell'arte imperiale, concepite entrambe per innalzarlo a
un'aura di permanenza senza tempo. Per quanto potessero essere vacui i sentimen-ti
espressi, davano tuttavia sicurezza e accrescevano la fiducia in se stessi degli imperatori
bizantini, dei loro cortigiani e persino dei sudditi più umili. Essi costituirono il fondamento
dell'eccezionale abilità bizantina ad affrontare le gravi sfide durante il VII e l'XI secolo, e
soprattutto nel 1204. Ogni volta Bisanzio fu in grado di adattarsi e riformarsi facendo ricorso a
questi elementi strutturali profondamente radicati, che si fondevano in una feconda
consapevolezza del valore delle tradizioni.
In questo senso, la civiltà bizantina incarna la nozione di lon-gue durée di Fernand
Braudel: è costituita soprattutto da ciò che sopravvive alle vicissitudini dei mutamenti di
governo, alle mode passeggere o alle innovazioni tecnologiche un'eredità sempre viva nel
tempo, che può sia imprigionare che ispirare. Se Braudel applicò questo concetto soprattutto
ai fattori geografici che determinarono la storia del Mediterraneo, noi possiamo utilizzarlo per
distinguere la civiltà bizantina da quelle a lei vicine. Infatti, contrariamente ad altre società
medievali occidentali e islamiche, nell'800, ai tempi di Carlo Magno e di Harun al-Rashid,
Bisanzio aveva già una storia di molti secoli, e la struttura della sua civiltà rappresentava sia
una costrizione che una risorsa da cui trarre vigore. Come vedremo, la civiltà bizantina
nacque già vecchia, utilizzando nella stessa capitale, fin dal momento della costruzio-ne,
l'autorità e il prestigio della scultura e dell'architettura antiche. li suo consolidato modello
culturale, condannato da alcuni per il conservatorismo, lodato da altri per il rispetto dei valori
tradizionali, fornÌ un senso di appartenenza condiviso, celebrato in modi originali e mutevoli
ma sempre a maggior gloria di Bisanzio. Questo creò una duttile eredità, che al bisogno si
dimo-strò capace di rispondere con efficacia e determinazione, e di ingrandire, conservare e
sostenere l'impero attraverso molti momenti di crisi.
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L'identità imperiale di Bisanzio venne rafforzata dalla continuità linguistica, che legava i
suoi eruditi medievali all'antica cultura greca, e li spingeva a conservare le opere dei maggiori
filosofi, matematici, astronomi, geografi, storici e dottori attraverso la trascrizione, la
pubblicazione e il commento dei testi. Bisanzio apprezzò soprattutto i poemi di Omero e diede
alla luce le prime edizioni critiche dell'Iliade e dell'Odisseo,. Anche se gli spettacoli teatrali
pubblici vennero abbandonati, le opere di Eschilo, Sofocle, Euripide e Aristofane furono
studiate a fondo, e spesso mandate a memoria da generazioni di scolari, che impararono
anche i discorsi di Demostene e i dialoghi di Platone. Una forte compo-nente dell'antica
saggezza pagana venne cosÌ incorporata nella cultura di Bisanzio.
Questa eredità venne amalgamata alla fede cristiana, che gra-dualmente rimpiazzò il
culto degli dèi pagani. Bisanzio vide nascere le prime tradizioni monastiche cristiane sulle
montagne sacre come il Sinai e l'Athos, dove ancora oggi gli insegnamenti spirituali ispirano
monaci e pellegrini. L'impero intraprese la conversione di' bulgari, serbi e russi al
cristianesimo, motivo per cui vaste aree dei Balcani sono ancora ricche di chiese ortodosse
deeorate con affreschi e icone di epoca medievale; Bisanzio mantenne inoltre i contatti con i
centri cristiani passati sotto il dominio musulmano durante il VII secolo, sostenendo i
patriarchi di Gerusalemme, Alessandria e Antiochia, così come comunità anche più distanti
quali le Chiese di Etiopia e Sudan, Persia, Arme-nia e Georgia.
Mettendo a frutto la tradizione romana in campo tecnologico e ingegneristico, a Bisanzio
si continuarono a costruire acquedotti, fortificazioni, strade e ponti, e imponenti edifici quali la
chiesa dedicata alla Divina Sapienza, Santa Sofia a Costantinopoli, che ancora oggi mostra la
sua monumentale struttura risalente al VI secolo, sormontata dalla cupola più grande mai
realizzata fino alla costruzione di San Pietro a Roma, mille anni più tardi. La cupola bizantina
è stata spesso restaurata, ma rimane sostanziahnente intatta, ed è stata riprodotta in
numerose chiese di dimensioni più modeste in tutto il mondo ortodosso. Essa ispirò anche la
struttura delle moschee coperte, costruite quando gli arabi lasciarono la loro terra d'origine
nel deserto, dove pregavano in cortili all'aperto. L'origine bizantina della Cupola della Roccia
a Geru-salemme, così chiamata per commemorare un episodio della vita di Maometto, è
visibile non solo nel soffitto circolare, ma anche nei vivaci mosaici: all'imperatore Giustiniano
II, nel VII secolo, venne esplicitamente richiesto dal califfo 'Abd al-Malik di inviare artigiani
bizantini per tagliare le tessere di vetro e le pietre colorate, che risplendono ogni volta che
vengono sfiorate dalla luce solare. Proprio questi artigiani furono forse anche gli autori
del-l'iscrizione coranica lunga duecentoquaranta metri che corre attorno alla base della
cupola, che definisce l'Islam la rivelazione finale di Allah (Dio), superiore a tutte le altre.
Da Roma, Bisanzio ereditò inoltre un sistema legale efficiente ed evoluto e una gloriosa
tradizione militare. Entrambi rappresentarono un sostegno per l'impero durante la sua lunga
storia. In teoria, la società bizantina visse secondo le norme del diritto; i giudici venivano
formati, retribuiti e resi responsabili della risoluzione delle controversie. In tutto l'impero, la
popolazione rivol-geva le proprie lagnanze ai tribunali, accettandone poi le senten-ze.
Sebbene le celebri legioni romane non sopravvissero oltre il VII secolo, unità sia di fanteria
che di cavalleria continuarono a essere addestrate secondo i principi dei manuali romani.
Tattiche di combattimento navale e terrestre, armi d'assedio, metodi per la fornitura dei viveri
alle forze in campo, armature e altre protezio-ni, tutti questi elementi vennero adattati
ispirandosi alla tradizione militare più antica. La composizione del « fuoco greco », una
sostanza che brucia anche sull'acqua, rimase un segreto di stato: ancora oggi non
conosciamo la precisa combinazione dei suoi componenti. Sebbene una simile arma fosse
stata poi sviluppata anche dagli arabi, il fuoco greco seminò spesso il terrore tra chi non lo
conosceva, nelle battaglie navali come negli assedi.
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Bisanzio si considerava il centro del mondo, e Costantinopoli l'erede di Roma. Anche se
di lingua greca, si identificò con l'impero romano, e i suoi abitanti vennero chiamati sempre e
solo « romani ». Bisanzio mantenne il proprio ruolo guida nei confronti delle·comunità greche
in Sicilia e nell'Italia meridionale, prodotti dell'antica emigrazione ellenica; inoltre, offrì
protezione e stimolò la crescita delle città costiere italiane, come Amalfi e Venezia, che
prosperarono grazie al commercio internazionale. Al momento opportuno, queste presero il
sopravvento su Bisanzio come centri economici indipendenti, sviluppando capacità navali e
mercantili superiori: ma il loro debito nei confronti dell'impero è comunque chiaro. Le loro
cattedrali, adornate da portali bronzei commissionati a Costantinopoli, sono spesso decorate
con marmi, mosaici e icone in stile bizantino. La loro prosperità nacque sotto l'ala della
protezione imperiale.
Per noi, oggi, la caratteristica più significativa di Bisanzio è rappresentata forse dal suo
storico ruolo di protezione dell'Occi-dente cristiano durante l'Alto Medioevo. Fino al VII secolo
Bisanzio fu davvero l'impero romano. Governò il Nord Africa e l'E-gitto, i granai che
sfamavano Roma e Costantinopoli; e poi l'Italia meridionale, la Terra Santa, l'Asia Minore fino
al monte Ararat, tutta l'odierna Grecia e gran parte dei Balcani. Successivamente le tribù
arabe ispirate dalla nuova religione islamica conquistarono gran parte del Mediterraneo
orientale. Gli arabi combattevano in nome di una rivelazione che si presentava come erede
delle fedi ebraica e cristiana. Bisanzio ne contrastò l'espansione in Asia Minore e difese
efficacemente il passaggio dei Dardanelli, impedendo così l'ingresso degli arabi nei Balcani;
la stessa Costantinopoli resistette a numerosi assedi.
L'obiettivo dei musulmani di occupare Costantinopoli, farne la propria capitale e passare
quindi alla conquista dell'intero mondo romano appariva più che legittimo, oltre che logico: dal
momento che l'Islam affermava la propria superiorità rispetto a cristianesimo ed ebraismo, le
sue forze avrebbero necessariamente rimpiazzato quelle di Roma e sostituito le strutture
politiche del mondo antico. Secondo l'ambiziosa prospettiva delineata nel Corano, l'intero
Mediterraneo avrebbe dovuto essere riunito sotto il con-trollo mussulmano; anche il mondo
persiano di fede zoroastriana doveva soccombere all'Islam. Con una serie di campagne
militari straordinariamente rapide, condotte a termine con successo tra il 634 e il 644, i
guerrieri delle tribù arabe arrivarono vicini al raggiungimento di questo obiettivo, segnando la
prima vera svolta della storia bizantina.
Se Bisanzio non ne avesse fermato l'espansione nel 678, le armate mussulmane, rese
anche più forti dalle risorse di Costantinopoli,avrebbero diffuso l'Islam attraverso i Balcani, e
di qui in Italia e in Occidente già nd corso dd VII secolo, un periodo in cui la frammentazione
politica riduceva la possibilità di una difesa organizzata. Evitando tale conquista, Bisanzio
permise di fatto la nascita dell'Europa e diede alle forze della cristianità occidentale, allora
divise in piccole entità, il tempo necessario per potersi consolidare e sviluppare. Cento anni
dopo la morte dd profeta Maometto nd 632, Carlo Martello sconfisse gli invasori musulmani
provenienti dalla Spagna nella Francia centrale, nei pressi di Poitiers, costringendoli alla
ritirata oltre i Pirenei. La nascente idea di Europa si sviluppò gradualmente sotto il nipote e
omonimo di Carlo, Carlo Magno. Questi e i suoi successori combatte-rono le loro battaglie, e
furono capaci di creare la loro Europa.
Durante il Medioevo, la maggior parte degli ecclesiastici e dei sovrani occidentali erano
consapevoli, anche se in modo piuttosto vago, dell'esistenza della civiltà cristiana di Bisanzio
in Oriente. Anche se Bisanzio esercitò il suo potere su un impero di dimen-sioni assai minori
rispetto a quello romano nd momento della massima espansione, dal VII al XV secolo fu
comunque in grado di sviluppare nuove forme politiche e culturali, combinando molti diversi
influssi presi dal proprio passato per dare vita a una nuova civiltà medievale, che attirò molte
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tribù settentrionali non cristia-ne. Bulgari, russi e serbi adottarono via via la fede cristiana e
alcuni dementi della civiltà bizantina. Per circa settecento anni Bisanzio rimase un faro di fede
ortodossa e di cultura classica. li periodo delle crociate pose Bisanzio al centro dello sforzo
cristiano per la liberazione dei Luoghi Santi dal dominio musulmano. A partire dall'XI secolo
Bisanzio e l'Occidente impararono a poco a poco a conoscersi, ma spesso con esiti dd tutto
negativi. Malgrado il successo della prima crociata, che portò alla creazio-ne del regno latino
di Gerusalemme, la quarta crociata si rivolse invece contro Costantinopoli, concludendosi con
il saccheggio della città nd 1204, il secondo grande momento di svolta della storia bizantina.
L'impero non fu più in grado di recuperare la sua forza, né di ripristinare l'antica struttura dello
Stato. Anche se riconquistarono la capitale nel 1261, per tenerla fino al 1453, quando
Costantinopoli cadde nelle mani dei turchi, gli imperatori bizantini dell'ultimo periodo
regnarono su quella che, in effetti, era diventata solo una città-stato.
Curiosamente, l'influenza culturale bizantina si diffuse in pro-porzione quasi inversa
rispetto alla reale potenza politica dell'impero. A partire dal 1204, quando numerosi capolavori
vennero trasportati in Europa occidentale, il contributo di Bisanzio alla rinascita dell'arte e
dell'erudizione occidentali fu davvero notevole. Nel XIV secolo insegnanti bizantini di greco
trovarono impiego nelle università italiane, e i loro allievi mossero i primi passi nella
traduzione degli scritti di Platone. Le opere di Aristotele avevano già raggiunto l'Occidente
grazie al mondo musulmano, ma la maggior parte della filosofia platonica era rimasta fino ad
allora sconosciuta. Nel corso dei negoziati di Firenze, che nel 1439 portarono alla
riunificazione della Chiesa orientale e occidentale, le pubbliche lezioni tenute dal celebre
filosofo ed erudito greco Giorgio Gemisto Pletone indussero Cosimo de' Medici a fondare
l'Accademia platonica. Il contributo bizantino al Rinascimento italiano cominciò dunque molto
prima del 1453, quando i turchi conquistarono Costantinopoli e ne fecero la propria capitale.
A seguito della caduta della città, i profughi che si recarono in Italia con i loro manoscritti
diedero poi un forte impulso ai nuovi studi letterari e alle nuove arti; e alcuni decenni più tardi,
quando i riformatori protestanti condannarono l'arte religiosa, sostenendo la necessità di una
forma più spirituale di devozione cristiana, si servirono dei testi patristici e biblici raccolti dagli
iconoclasti bizantini dell'VIII e IX secolo.
[…]
Aggiornata il martedì 5 agosto 2008
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