Caro Valter, queste parole voglio dire a nome degli amici tuoi di sempre, perché siamo nati e vissuti insieme in questo paese, e molta parte delle nostre vite ci ha accomunato. Noi siamo la generazione venuta al mondo al termine della II guerra mondiale, veniamo tutti da famiglie di modeste condizioni, ma dignitose, oneste, avvezze al sacrificio. Tu, che non hai conosciuto tuo padre, perché eri troppo piccolo quando è venuto a mancare, ti sei lasciato permeare dal profondo affetto che tua madre, tua nonna e tua zia hanno riversato su di te, e non le hai mai deluse, anche se stentavano a contenere la tua vivacità, la tua allegria, la tua originalità. Perché del nostro gruppo eri il più dinamico, ma anche il più profondo interiormente, e il più razionale. La ricerca del senso della vita ha orientato il tuo cammino fin da ragazzo, e la strada iniziata a percorrere non l’hai più abbandonata, neanche quando sei diventato una persona non comune per il ruolo che hai svolto nella società. Abbiamo trascorso gli anni della gioventù alternando lo studio allo sport, al divertimento fatto di iniziative estemporanee, semplici ma gioiose, improvvisate ma oneste, a più riprese incalzati da quella spinta interiore che ci obbligava a fermarci per saperne di più, a incontrarci per approfondire e delineare alcuni contorni di una visione della vita che metteva al centro dell’esistenza l’uomo nel suo rapporto con Dio, nel suo rapporto col prossimo. E in questo, tu ci hai superato di gran lunga, anche perché hai fatto tua, senza tentennamenti, quella frase del Vangelo che dice: chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti agli uomini, anche io mi vergognerò di lui davanti a Dio. Fondamentali, nella tua crescita interiore, sono state due grandi figure di educatori salesiani: don Enrico Da Rold e don Giuseppe Ferri, entrambi dell’Istituto di Loreto, Don Enrico ti chiamava “Valterino d’oro” e quell’estate del 1967 a Loreto segnò una svolta nella nostra crescita. Tu sapevi coinvolgerci nelle tue iniziative e grazie a te abbiamo vissuto gli anni dell’esperienza col Movimento dei Focolari. Affascinati dal loro carisma, dalla loro spiritualità evangelica, non ci stancavamo di correre a Loppiano, a Rocca di Papa, alle Mariapoli. Una stagione che ha segnato la nostra vita e, profondamente, la tua perché tu, molto più di noi, hai saputo trasferire nel rapporto col prossimo alcuni cardini del messaggio evangelico, primo fra tutti : ama il prossimo tuo e: Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Questi principi li hai fatti tuoi, perciò sei rimasto semplice, affabile, generoso anche quando la tua posizione poteva trasformarti in un uomo, di quelli che guardano il prossimo dall’alto delle loro sicurezze economiche. Coerente con i tuoi principi, non hai voluto compromessi, sei rimasto fuori dalle stanze del potere, e se è vero che la Repubblica Italiana assegna onorificenze a quei cittadini che si siano resi particolarmente benemeriti per il contributo che hanno dato alla crescita economica e sociale del Paese, per la loro specchiata condotta civile e sociale… comprendo perché tu ne sei stato tenuto fuori. Non importa, soprattutto a te non importava. Ma questa straordinaria moltitudine di persone commosse, che sono venute da ogni parte a renderti onore, valgono molto più di una croce al merito: stanno a testimoniare quanto sei stato grande, quanta ricchezza di valori ci hai trasmesso, quali rapporti umani hai saputo instaurare con chi ha lavorato con te, con chi ti ha conosciuto, e con noi, che siamo cresciuti insieme a te in questo piccolo e caro paese dal quale non ti sei voluto trasferire, noi, che sentiamo il tuo distacco dalla vita come una parte della nostra esistenza che scivola via, per appartenere purtroppo al mondo dei ricordi. Ma sarà il ricordo di un amico straordinario, di un uomo semplice e di un uomo giusto. Grazie, Valter, della tua amicizia, e grazie anche a te, Mariangela, perché col tuo impegno e la tua collaborazione hai permesso di mantenerla salda, ed hai dato un aiuto non indifferente a che Valter rompesse i molti schemi che caratterizzano i rapporti umani a certi livelli. A te e ai tuoi figli, all’anziana mamma e alla zia, l’abbraccio commosso da parte di tutti noi. Amico carissimo, l’ultima volta che abbiamo potuto parlare eravamo sul terrazzo della tua casa. La malattia aveva preso ad aggredirti senza pietà. Davanti a noi, in lontananza, le colline di Collemancio, verdi e con macchie lucenti dopo tanta pioggia. Il sole si avviava a nascondersi dietro di esse, e tu assaporavi l’aria frizzante quasi a voler respirare la natura e confonderti con essa. “Guarda quant’è bello il tramonto stasera” – dicesti, fissando gli occhi ora più in alto, ora più lontano. E poi: “Sai, l’importante è essere pronti”. Signore, abbraccia questo nostro fratello e conducilo nei prati del cielo, là dove dimorano in eterno le anime belle a te care degli uomini onesti, degli uomini giusti. Ottavio