E d i t o r i a l e
“Ma i veri viaggiatori partono per partire basta:
cuori lievi, simili a palloncini, che solo il caso muove
eternamente, dicono sempre “andiamo”, e non
sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle
nuvole”
-Baudelaire
Se pensiamo veramente alla parola viaggio, a
cosa nasconde, non troveremo mai una singola
parola per descriverlo. Viaggiare significa tante
cose… scoprire luoghi, culture, nuove persone! Ma
il viaggio è anche spirituale.
“ il vero viaggio di scoperta non consiste nel
cercare nuove terre , ma nell’avere nuovi occhi” –M.
Proust
Nuovi occhi per conoscere non solo cosa è
lontano, diverso, ma anche ciò che ha bisogno di
uno spirito audace, libero, per uscire allo scoperto.
“Se sei un uomo libero allora sei pronto a metterti
in cammino” – D. Toureau.
Un cammino la cui meta può essere infinita,
irraggiungibile, perciò dobbiamo avere il coraggio
di viaggiare (in qualsiasi modo) per scoprire
semplicemente cosa ci si aspetta durante tutto il
tragitto e non pensare allo scopo per cui viaggiamo,
poiché esso potrebbe essere sconosciuto anche a
noi stessi.
Viaggiare per vivere.
Vivere è viaggiare.
I n d i c e
1
Editoriale
2-3
Inchiesta
4-5-6 L’angolo del Doc
6-7
Musica
8-9
Recensioni
10-11
Narrativa
12
Dedalo
Stelle sopra Camerino
- Alessio Grain
Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15
1
I n c h i e s t a
VIAGGIO
Per questo trimestre è stata condotta un’indagine
a proposito del viaggio, attraverso l’analisi dei dati
ricavati da un questionario distribuito alla fine di
novembre tra tutti noi 540 studenti dei cinque licei
(Classico, Scientifico, Sportivo, Scienze Umane,
Linguistico).
Facciamo le opportune premesse: per ogni categoria
associata alla domanda del questionario sono esposti
i dati in percentuale delle preferenze; i dati sono
accompagnati da un grafico rappresentativo e da una
speciale classifica (“Fuori dal coro”) che raccoglie le
risposte più originali e stravaganti (sta a voi decidere
quali siano serie quali no).
•
•
•
•
•
•
Senegal
Thailandia
Lucca Comix
Civitanova
Cupi di Visso
Nessuna, per via di incomprensioni
-Mete consigliate?
Varie, curiose e ognuna di queste splendida, tra cui
molte belle mete nel nostro paese che, ahimè, anche
qui sono state assorbite nella fetta maggioritaria
dell’Italia, che detiene un discreto 30% delle
preferenze.
-Ti piace viaggiare?
Praticamente a tutti
piace viaggiare,
in un modo o in
un altro, eccetto
pochissimi che
hanno addotto
motivazioni legate
al disagio che il
viaggio provoca. Qualcosa come il 95% ha risposto sì.
-Mete visitate?
Sotto la voce ampia e stravotata (53%) “Italia” sono
finite moltissime mete incantevoli di ogni genere,
da nord a sud, perciò non prendetevela se “Cortina
D’Ampezzo” non compare: si tratta di un espediente
purtroppo esclusivamente pratico per semplificare la
distinzione.
Da notare i vacanzieri in Inghilterra (17%), paesi di
lingua tedesca (10%) e Francia (4%); sotto la voce
“altro” ci sono anche diversi paesi dei Balcani, visto
che non mancano coloro che ci vanno per visitare i
parenti in patria.
Fuori dal coro
•
Timbuctou
•
Sardegna
•
Est Europa ;-)
•
Avezzano
•
Palermo
•
Quito
•
Lucciano
•
Trinidad e Tobago
•
Appennino
•
Tutto il mondo
-Con chi viaggi?
Fuori dal coro
•
India
•
Svezia
•
Giamaica
•
Honduras
VIAGGIO
I n c h i e s t a
Ancora risultiamo molto dipendenti dai nostri genitori
e parenti per spostarci, ma per fortuna ci sono
coraggiosi che viaggiano con gli amici o i partner o
addirittura da soli. Molto spesso è stata data più di una
preferenza per ogni singolo questionario.
Fuori dal Coro
•
Gruppo folk
•
Fidanzato/a
-Con chi ti piacerebbe viaggiare?
Largo alla fantasia per questa domanda, ci si poteva
aspettare. Tutto sommato, pochi sono davvero “usciti
dalle righe” scrivendo sciocchezze immense o perle di
saggezza. Le scelte multiple fanno questi scherzi.
Fuori dal coro
•
Fidanzato/a
•
Silvio Berlusconi
•
Belèn Rodriguez
•
Michael Jordan
•
Cane magico di Sio
(cartone youtube)
-Parole associate a “viaggio”
Divertimento è la parola d’ordine quando si pensa al
viaggio, ma fondamentali sono lo scoprire novità o
anche semplicemente il trovare tranquillità, lontani dallo
stress della routine quotidiana. Strane, a mio avviso,
le poche preferenze per la fotografia e per la musica,
che sono invece più diffuse e sentite di quanto non sia
emerso da questi dati a volte ambigui.
Fuori dal coro
•
Responsabilità
•
Droga
•
Sbornia
•
Ragazze
•
Sesso
•
Stitichezza
•
Ebola
•
Hangover
•
Favia one love
•
Fabio Pazzelli
MUSICA
Dalle percentuali ricavate dalle nostre inchieste è
emerso che:
il 33% di voi ascolta il POP (Per il piacere di Ariana
Grande che si vede entrare nelle tasche un sacco
di soldi e si allontana da ogni tipo di “Problem” di cui
canta tanto)
il 24.1% di voi ascolta il ROCK (E tutte le sue
sottocategorie. Mi dispiace che molti non potranno mai
andare a un concerto della loro band preferita perché,
beh, i componenti del suddetto gruppo musicale sono
in un posto migliore… Ma rimangono i vinili e i cd)
il 14.3% di voi ascolta il RAP e l’HIP HOP (Yo, fratello,
qua nella strada si rappa, si spacca, non ci interessa
se tuo padre fa l’avvocato, per stare con noi devi
essere un figo patentato. Yo! Ah, non fanno così le hit
più famose?)
il 12.3% di voi Non ascolta musica. (Come riuscite
a sopravvivere in pullman la mattina? Vorrei avere la
vostra tenacia!)
il 5.9% di voi ascolta la musica HOUSE (Tunzunzunz,
paraparatunz, su le mani ragazzi! Tocchiamo il soffitto!)
il 5.5% ascolta la musica LATINA (Ma vi prego, basta
con questa “Bailando”, o Enrique Iglesias conquisterà
il mondo. E magari lo farà anche ballando, alla faccia
vostra. E mia)
il 2.4% di voi ascolta il TRASH (La trilogia di “Rap
Rumeno” va forte, ma anche “la campagnola” non
scherza. Seriamente, ancora non vi sanguinano le
orecchie? Allora gli uomini bionici esistono!)
il 2.1% di voi ascolta la musica CLASSICA (Le note
della “Primavera” di Vivaldi vi cullano e la potenza della
“Cavalcata delle Valchirie” di Wagner vi dà la carica.
Molto bene, peccato che i karaoke con voi siano un
filino complicati.)
lo 0.4% di voi ascolta il BLUES (Pochi e intrepidi. Le
pecore nere di questo sondaggio, che scuotono la
testa a ritmo di Sax)
Il 100% di voi ci ha dato una risposta… più o meno
valida. Ed è stato bello vedere come nella scuola, oltre
alla matematica e l’italiano, anche la musica sia una
parte fondamentale delle vostre giornate e di come i
vostri gusti musicali siano così variegati.
Buon Ascolto!
Sandra Caballina
Matteo Sabbatini
2
Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15
Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15
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L ’ a n g o l o
d e l
VIAGGIARE ... NEL TEMPO
VIAGGIARE ... NEL TEMPO
Come la Scienza potrebbe cambiare l’idea del viaggio,
anche attraverso il tempo
Come abbiamo viaggiato nel corso del tempo?
La storiella sarebbe lunga e anche piena di tappe
interessanti, ma questo non è un libro di storia!
Basta considerare
quanto ci siamo evoluti
nello spostamento,
dal “cavallo di San
Francesco” (i piedi)
ai cavalli, ai carri, alle
barche a vela, a vapore,
a motore, alle bici, alle
moto, alle auto, agli aerei,
ai razzi.
Dal canto suo, l’Uomo
ha sempre cercato di
definire e di superare
limiti sempre maggiori attraverso la ragione, quindi
anche il progresso tecnologico ha seguito questo
percorso con soluzioni sempre nuove.
Per noi contemporanei, tuttavia, scoperte e novità
sembrano ormai solo un ricordo, visto che sappiamo
sempre in diretta tutto su tutti grazie alla TV e a internet
con tutti i social network annessi e connessi;
è per questo che dimentichiamo spesso quante
cose invece non conosciamo nella realtà di tutti i
giorni, magari anche più importanti del gossip o della
formazione perfetta al fantacalcio.
C’è ancora un Universo di cose da vedere e da
scoprire, molte delle quali sono dietro l’angolo.
Oppure fuori dalla finestra. In quel raggio di sole che
filtra dalla tendina ci sono miliardi di fotoni, strane
particelle che secondo alcuni fisici avrebbero la chiave
dei viaggi nel tempo.
Alla fine di Giugno alcuni scienziati dell’Università del
Queensland (Australia) hanno reso noti alcuni dati di
una simulazione su piccolissima scala di un vero e
proprio “viaggio nel tempo”, facendo interagire un
fotone con il se stesso precedente. Questo perché,
per la relatività di Einstein, è permesso in questo caso
un loop (“nodo”), un circuito spazio-temporale chiuso
(vedi foto), ma solo
perché la natura quantistica dei fotoni è ambigua:
contemporaneamente esistono e non esistono, sono
dolci e salati, caldi e freddi, uno e dieci. Per cui,
purtroppo, tale esperimento non potrebbe funzionare
con esseri macroscopici quali siamo noi umani, anche
avendo a disposizione sufficiente energia per creare
una distorsione nel tessuto spazio-tempo. Eppure, non
è completamente impossibile: la relatività di Einstein
potrebbe un giorno essere superata o stravolta e tale
4
d o c
problema andrebbe ricalcolato; inoltre, ci sono regioni
dell’Universo dove spontaneamente si aprono varchi:
i buchi neri. Questi bestioni, invisibili perché tanto
affamati da catturare anche la luce, sono tanto densi
che curvano lo spazio e il tempo in una specie di cono
rovesciato che sbuca a caso in un altro tempo e/o in un
altro spazio. Solo che in tali condizioni, nessun vivente
sopravvive perché viene “spaghettificato” come dice il
geniale fisico inglese Stephen Hawking a proposito.
Potrebbe sembrare che vi abbiamo trollato
(=ingannato) con l’illusione che si parlasse di viaggiare
attraverso il tempo come Marty McFly e il pazzoide
Doc Brown sulla DeLorean “strafiga” di Ritorno
al Futuro (film fantascientifico di culto che l’anno
prossimo compie 30 anni).
Invece non tutto è perduto: secondo le ultime teorie,
il passaggio attraverso un buco nero sarebbe
possibile attraversando velocemente l’orizzonte
degli eventi di un buco nero molto vecchio e grosso,
il “punto di non ritorno” dove il tempo si distorce.
Dovremmo però percorrere centinaia di anni-luce per
raggiungere il più vicino di questi varchi “facilitati”,
peraltro comunque rischiosissimi per via della gravità
esagerata e turbolenta. L’alternativa ai bestioni
mangiatutto è affascinante: i “wormhole”, scorciatoie
teoriche che si formano spontaneamente in certi punti
dell’Universo superando le tre dimensioni a cui siamo
abituati. Insomma, teoricamente si potrebbe viaggiare
nel tempo, con i dovuti mezzi ed energie, anche
con la soluzione estrema di trasformarsi in energia
e attraversare indenni qualunque varco pericoloso.
Ma i problemi non mancano: più probabilmente si
può arrivare nel passato piuttosto che nel futuro, e
inoltre, se si riuscisse ad arrivare in qualche modo nel
passato, non sarebbe difficile incappare nel famoso
“Paradosso del nonno”, per il quale se si cambiano gli
eventi passati si rischierebbe di eliminare se stessi, si
creerebbe un paradosso e quindi l’Universo andrebbe
in tilt scomparendo per sempre.
Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15
L ’ a n g o l o
VIAGGAIRE ... NEL TEMPO
Ma state tranquilli, questa è solo fantascienza…
…per ora.
CROCIERE SPAZIALI
“Also Sprach Zarathustra” (“Così parlò Zarathustra”).
Questo è il titolo, sconosciuto ai più, di un brano di
Strauss arcinoto per le squillanti trombe e ritmate
percussioni di sapore epico che aprono il film
capolavoro di Kubrick, “2001: Odissea nello Spazio”.
Questo kolossal, per certi versi lento e difficile da
digerire, ha introdotto elementi sui viaggi spaziali che
sono rimasti nell’immaginario comune sin dall’anno
della sua uscita, il 1968, un anno prima dello sbarco
sulla Luna. Da allora non c’è stata l’evoluzione
tecnologica in campo aerospaziale che il regista
prediceva per il 2000, poiché sono cambiati gli
equilibri politici globali; eppure si stanno facendo
grandi progressi e sempre nuove scoperte grazie
alle attività esplorative di sonde vicine e lontane,
nonché grazie agli astronauti nella Stazione Spaziale
Internazionale. Riguardo a questi, dobbiamo essere
giustamente orgogliosi di avere una donna italiana,
Samantha Cristoforetti, che ci rappresenti nello
scenario internazionale di queste competizioni che
spesso sono la fucina delle invenzioni del futuro.
Viaggiare attraverso lo spazio è complicato, specie
per colpa dei diversi campi magnetici e gravitazionali
che intasano un apparente spazio vuoto. Il primo è
quello non indifferente della Terra, che viene risolto
dagli ingegneri del settore introducendo espedienti
innovativi nell’aerodinamicità e nei propellenti di ultima
generazione. Attraverso i vari fallimenti più o meno
drammatici, ad oggi l’industria aerospaziale ha prodotto
alcuni importantissimi risultati grazie anche a contributi
italiani. L’esempio a noi più noto è quello della sonda
d e l
d o c
CROCIERE SPAZIALI
Rosetta che ha fatto atterrare sulla cometa il lander
Philae alle 17 del 12 novembre, ora in precario standby.
Molti sono stati i successi per alcune sonde su Marte
o intorno ai pianeti gioviani, vere possibili mete umane
di un prossimo futuro (15-30 anni) concentrato sulla
ricerca allo scopo di migliorare la vita sulla Terra.
Dato che non tutti hanno una pazienza tale da
sopportare decenni o secoli prima di provare il
brivido del volo spaziale, di recente è nato il prima
impensabile concetto di crociere spaziali: dei
soggiorni a prezzi…stratosferici che solo pochi ricchi
possono permettersi. Sono nate diverse compagnie
private che si sfidano direttamente o indirettamente
nell’innovativo ambito del turismo spaziale, per ora
limitato a un semplice volo al limite dell’atmosfera, ma
che punta a progetti mirabolanti di stazioni turistiche in
orbita o sul suolo lunare nei prossimi decenni.
Della compagnia Virgin Galactic, tra le più attive nel
settore, ecco alcuni numeri:
-
$ 60 000 000 totale versamenti ricevuti
-
$ 200 000 tariffa di volo singolo
-
$ 20 000 per ogni versamento
-
450 astronauti civili che hanno versato alla
Virgin Galactic
-
6 posti passeggeri nella SpaceShip2
-
6 minuti circa a “gravità zero”
Tuttavia questi soggiorni brevi nello spazio presentano
elevati rischi, oltre che elevati costi, e ultimamente
purtroppo ne abbiamo avuta una prova passata
alla cronaca nera: Il 31 ottobre una navicella della
Virgin Galaxy si è schiantata nel deserto del Nevada
causando la morte delle persone a bordo. Questo
evento e la crisi economica ancora opprimente nel
mondo hanno però pesantemente compromesso la
spericolatezza degli investimenti nel settore, che è tra i
primi trascurati in periodi di difficoltà.
Eppure, questi mezzi d’élite, grandi e potenti “
ciuccia-idrogeno” a tradimento, stanno diventando
negli ultimi anni oggetto di profitto per alcune grandi
società miliardarie che organizzano competizioni,
come il Google Lunar X Prize, mirando a stimolare
l’investimento dei privati nell’aerospaziale con succosi
Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15
5
L ’ a n g o l o
d e l
CROCIERE SPAZIALI
premi monetari (dai 20 milioni di dollari alle poche
centinaia di migliaia), oppure servono da trampolino
di lancio per alcuni paesi in via di sviluppo come
India e Cina. Questi due stati asiatici in particolare
hanno impiegato e tutt’ora impiegano molte risorse
per l’innovazione tecnologica/industriale del tessuto
economico, arrivando a risultati assai importanti come
l’allunaggio a dicembre 2013 di Yutu, il “coniglio di
Giada”, che però sfortunatamente (come molti “made in
china”) si è guastato e spento nella notte lunare.
Di fronte a una tanto sfrenata mania di perseguire il
progresso su cose apparentemente inutili o superflue
verrebbe da dire “ Ma viaggiare nello spazio non serve!
Ormai si usano i computer e i telescopi senza spostarsi
da casa”. Viaggiare nello spazio è inutile, se fine a se
stesso; il discorso cambia se si cerca di conciliare il
T h e
6
turismo spaziale con esperimenti e raccolta dati che
possano riguardare moltissime branche del sapere,
specie di aspetto pratico.
Proprio in questa prospettiva il genere umano possiede
grandi potenzialità non completamente espresse grazie
alle quali la ricerca scientifica potrà essere sempre più
finalizzata al benessere della popolazione mondiale
favorendo l’uguaglianza e il rispetto fra culture ed etnie.
Si spera che l’umanità non debba ricorrere come nei
film apocalittici a salpare per una crociera a tempo
indefinito, abbandonando il nostro pianeta, oramai
incapace di ospitare forme di vita a causa dell’incuria
degli inquilini.
Matteo Sabbatini
r o c k
La musica ci accompagna per una vita intera. Ma
sembra che durante l’adolescenza abbia su di noi un
effetto particolare.
Scegliamo la musica che ci piace in base alle nostre
passioni, ai nostri sentimenti o al nostro umore. C’è chi
ascolta pop, chi rock, chi house e chi, come tanti altri,
rap rumeno. (Sì, noi sappiamo tutto).
Ma la musica non è spuntata fuori dal nulla. Ha
compiuto un viaggio molto lungo e faticoso, pieno di
ostacoli, durante il quale è stata bandita, censurata,
cantata da Pupo (senza offesa per i fan).
Anni ‘50
Nonostante gli anni ‘50 siano glorificati come
periodo d’oro dell’estetica (basti pensare a quante
persone ancora oggi siano appassionate di pin up,
Cadillac d’epoca, stampe a pois e gonne larghe) erano
anche un periodo di chiusura mentale, con l’ideale
della donna esclusivamente casalinga, tutta “casa e
chiesa” e dell’uomo diligente e lavoratore, ricolmo di
sessismo e razzismo. Un periodo che non ammetteva
comportamenti fuori dalle convenzioni. Terreno fertile
quindi, per la nascita del rock’n’roll, una musica vivace
e considerata sregolata, con influenze blues e folk, che
si faceva beffe degli schemi imposti.
Tra Bill Haley e i The Platters, esce da un povero
Mississippi Elvis Presley, il “Re del rock n’ roll” che con
la sua chitarra e la sua voce calda e profonda scuote le
folle e fa battere i cuori di milioni di persone, suscitando
le polemiche di molte altre, che lo definiscono un
“Giovanotto selvaggio e volgare”.
d o c
r o a d
Fatto sta che Elvis vende più di 9 milioni di copie di
quella che sarà la canzone più ballata degli anni ‘50 e
una delle più ascoltate in tutta la storia della musica:
“Jailhouse Rock”.
3 Canzoni che vale la pena di ascoltare?
♫ “Jailhouse Rock” – Elvis Presley
♫ “Rock Around the Clock” – Bill Haley
♫ “Only You” – The Platters
Anni ‘60
Vi piacciono le corone di fiori, l’amore libero, le
boy band, la musica pop-rock e gli assolo di chitarra
epici? Se la vostra risposta è un “sì” detto col cuore
allora gli anni ‘60 sono un periodo perfetto per voi! In
questa decade adolescenti urlanti si strappano i capelli
ai concerti di una band appena appena famosa… I
Beatles. 4 ragazzi di Liverpool che guadagnano milioni
di fan (e di sterline) in pochissimo tempo, con le loro
canzoni d’amore e i loro tagli alla moda. Cambiano
tuttavia la loro immagine da bravi ragazzi verso la fine
degli anni ‘60, facendosi crescere la barba e i capelli
e cambiando anche i temi delle loro canzoni. Nel
frattempo, mentre John Lennon e i Fab Four sono sul
punto di sciogliersi e pubblicano uno degli album più
iconici della storia della musica (“Abbey Road” 1969),
a Woodstock tantissimi giovani si riuniscono al suono
della chitarra di Jimi Hendrix o della voce di Janis
Joplin in uno dei festival musicali più conosciuti del
mondo. Gli hippies, con i loro sorrisi inebetiti e le idee
pacifiste si scatenano e ballano nel fango, e il festival
registra un totale di 800.000 persone.
Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15
T h e
r o c k
3 Canzoni che vale la pena di ascoltare?
♫ “Help” – The Beatles
♫ “Get Back”- The Beatles
♫ “Purple Haze” - Jimi Hendrix
Anni ‘70
Nascono i primi sintetizzatori analogici con Moog,
inventore di questi strumenti.
Emergono sulla scena musicale i Pink Floyd, gruppo
britannico che ha ancora sulle classifiche internazionali
il suo capolavoro “The Dark Side of the Moon” (passa
al lato oscuro…noi abbiamo bella musica! Ah, no,
abbiamo sbagliato citazione scusate).
I ragazzacci danno libero sfogo a tutto il loro
desiderio di ribellione e la loro natura anarchica fa
nascere il punk, e i Ramones, i Sex Pistols, e i Clash,
riempiono i pub di tantissimi ragazzi e ragazze, che
hanno le menti piene zeppe di odio contro la società e
le tasche piene di droga.
E come dimenticare gli ABBA! Beh, potremmo anche
dimenticarli, ma anche loro hanno fatto la storia della
musica e le loro canzoni sono immortali, perciò mi
sembra giusto dar loro i propri meriti. Inoltre fa capolino
da un angoletto impolverato di Londra l’uomo delle
stelle, accompagnato dai suoi ragni da Marte. No, non
siamo impazziti, stiamo solo parlando di David Bowie,
la cui band era chiamata proprio The Spiders from
Mars e che cantava sotto lo pseudonimo di Starman.
3 Canzoni che vale la pena di ascoltare?
♫ “Time” – Pink Floyd
♫ “Heroes” – David Bowie
♫ “Blitzkrieg Bop” – Ramones
Anni ‘80
Entriamo nell’epoca dei sintetizzatori, strumenti in
grado di riprodurre suoni…interessanti.
Musica annegata in un mare di Technicolor! Colori
sgargianti e musica altrettanto allegra popolano la
scena degli anni ’80, dove tutto è felice, tutto è nuovo
e tutto sembra andare solo in una direzione: quella
buona.
Questo è il periodo d’oro, o forse, date le mode
del tempo, di plastica colorata e fluorescente della
musica pop e di quella pop-rock e si impadroniscono
dei palcoscenici i Queen, i Culture Club e Madonna.
Capigliature vaporose, orecchini giganteschi e canzoni
che fanno ballare e saltare, senza preoccuparsi troppo
di fare rumore. Lo specchio della società che crea e
consuma.
3 Canzoni che vale la pena di ascoltare?
♫ “Another one bites the dust” – Queen
♫ “Like a Virgin“ – Madonna
♫ “Karma Chamaleon” – Culture Club
Anni ‘90
Questo decennio, oltre ad aver visto l’emergere
del fenomeno delle boy band, e la presenza di tanti
r o a d
grandi artisti pop, rock, e hip-hop, è stato un periodo
d’oro per la musica elettronica. La musica dance anni
‘90 dominava i dancefloor di tutto il mondo, con quel
suo sound inconfondibile, e quel suo spirito libero ed
euforico emblema di un millennio e di una giovinezza
che non volevano finire. Negli anni ‘90 nasce anche il
grunge, il cui stendardo era portato dai Nirvana.
3 Canzoni che vale la pena di ascoltare?
♫ “U can’t touch this” – MC Hammer
♫ “Smells like teen spirit” – Nirvana
♫ “Wonderwall” – Oasis
Anni ’00-oggi
Dopo gli anni ‘90 la musica ha preso una piega
sempre più elettronica, anche grazie all’utilizzo delle
nuove tecnologie ed ha iniziato a diffondersi in modo
meno costoso, come per esempio sul canale musicale
(e non) MTV e sulla piattaforma digitale iTunes. Le
boyband come One Direction e 5 seconds of summer
hanno sempre più successo, così come il rap e la
musica house e gli artisti più popolari sono Niki Minaj
e Eminem, oppure David Guetta e il fenomeno della
rete made in Korea PSY. Siamo messi male? SI! No,
stavo solo scherzando (forse)… questo sta a voi dirlo,
in base ai vostri gusti musicali. Ma siamo sicuri che
se ascolterete le canzoni che abbiamo consigliato
cambierete idea. Oppure le troverete immensamente
noiose. Comunque sia, avrete conosciuto canzoni che
magari non avevate mai sentito prima e allargherete
i vostri orizzonti, aprendo la mente. Nelle parole
del Grande Albert Einstein, “La mente è come un
paracadute, funziona solo quando è aperta.” E quale
miglior modo della musica per aprire un po’ quella cosa
che osiamo chiamare intelletto?
SIETE IN VIAGGIO? AVETE IN MENTE DI
VIAGGIARE? O VOLETE SEMPLICEMENTE EVITARE
QUELLA\O NOIOSSISSIMA\O VICINA\O DI POSTO
SUL PULLMAN? Se avete risposto sì ad almeno una
di queste domande vi posso solo consigliare di farlo
in gran stile! Ecco una bella playlist da viaggio, con le
canzoni che fanno più “On the Road” e meno “On the
School Bus”
♫“Roadhouse Blues” – The Doors
♫ “Sweet Home Alabama” – Lynyrd Skynyrd
♫ “Call Me” – Blondie
♫ “Highway to Hell” – AC|DC
♫ “On top of the world” – Imagine Dragons
♫ “Viva La Vida” – Coldplay
♫ “Heroes” – David Bowie
♫ “Locked out of Heaven” - Bruno Mars
♫ “Geronimo” - Sheppard
Buon Ascolto!
Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15
Sandra Caballina.
7
R e c e n s i o n i
R e c e n s i o n i
DOTTORE CHI?
Non siamo soli o almeno così
ci piace pensare. Nonostante
molti di noi abbiano paura
di un’invasione aliena,
coviamo segretamente il
desiderio di vedere dal
vivo un extraterrestre. E
se l’alieno in questione
avesse un aspetto umano
e viaggiasse in una cabina
telefonica blu dei mitici
anni sessanta? Mi
dispiace se avete
avuto un’idea
geniale per
un libro, ma
Steven Moffat
vi ha battuto sul
tempo di circa
nove anni. Infatti
questo genietto ha
creato la versione
moderna dello
show “Doctor
Who”, trasmessa
precedentemente
tra gli anni
sessanta
e gli anni
ottanta.
La rete
inglese
BBC ha
subito messo
in onda la serie TV che ha riscosso
un successo esorbitante. Il “Dottore” è un alieno
proveniente da un lontano pianeta, ormai distrutto e,
accompagnato da un’umana come noi, attraversa
tempo e spazio grazie al mitico TARDIS (Tempo e
Relativa Dimensione Interna allo Spazio), entrando
in contatto con realtà completamente diverse da
quella umana. Lungo il loro viaggio il signore del
tempo e la sua compagna troveranno pericoli
che minacciano il delicatissimo equilibrio
dell’universo, salveranno pianeti e scopriranno
alcuni dei più grandi misteri del passato.
Nonostante la sua veneranda età, il nostro
“Doctor” scoprirà un sentimento del tutto
nuovo, l’amore che condizionerà molto
scelte del suo viaggio, il quale, per ora,
continua da otto stagioni e non sembra
dare segni di fine.
Un motivo in più per vederlo? Ovviamente non capita
tutti i giorni di “intraprendere” un viaggio di questo tipo
dal divano/letto/poltrona/qualsiasi altra cosa serva per
sedersi. Qui il concetto di viaggio si espande e supera
i confini tradizionali. Aldilà della serie TV, della fantasia
ecc. ci si pongono delle domande che mettono in
dubbio la nostra esistenza nell’universo: siamo soli?
Se si, c’è una possibilità di contatto con altre forme di
vita esistenti? A queste domande si possono trovare
centinaia si teorie e risposte, ma io non sono qui per
analizzarle, per cui mettetevi comodi, allacciate le
cinture e buona visione!
Ah, altri due motivi per smettere di fare ciò che state
facendo e incollarvi tutte le domeniche alle 10:45 al
tubo catodico sintonizzato su Rai 4 : David Tennant e
il suo umorismo inglese e frizzante e Matt Smith, un
attore davvero…”interessante”.
8
Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15
Sofia Carducci
LA MISSIONE DI SENNAR
Nel secondo libro de “Le
Cronache del Mondo
Emerso” le strade di Nihal e
Sennar si dividono.
Nihal si unisce all’ordine
cavalleresco più
prestigioso del Mondo
Emerso (i Cavalieri di
Drago) e, nonostante
l’ostilità dei commilitoni,
riesce a completare il suo
addestramento. Al suo
fianco c’è il suo mentore
Ido, uno gnomo determinato
e valoroso, grazie al quale
Nihal comprende che esistono motivi migliori per cui
combattere della semplice sete di vendetta.
Diventata finalmente un cavaliere, è coinvolta nella guerra
contro il Tiranno. Il suo compito è uccidere Dola, uno dei
suoi generali più potenti e fidati, che cavalca un feroce
drago nero ed è a capo di truppe di uomini e Fammin
(creature malvagie plasmate dal Tiranno stesso).
Sennar è ammesso al Consiglio dei Maghi:
un’assemblea che capeggia la resistenza nelle terre
ancora libere. In cerca di aiuto militare, è inviato nel
Mondo Sommerso, un reame sottomarino che forse
non è altro che una leggenda. La sola maniera per
arrivarci è via mare. Sennar ingaggia una ciurma di pirati
e sopravvive al viaggio, ma deve ancora convincere
gli abitanti del Mondo Sommerso ad aiutarlo nella sua
campagna contro il Tiranno. Il compito è reso difficile
dall’ostilità degli abitanti di “Zalenia”, che, per la vita
sottomarina, hanno subito una mutazione del colore
di pelle, occhi e capelli e sono “razzisti” nei confronti
degli abitanti del Mondo Emerso e dei “nuovi arrivati”,
coloro che abitano gli abissi da poche generazioni e
quindi conservano ancora l’aspetto degli abitanti delle
terre “di sopra”. Tra questi c’è Ondine, una ragazza
che, innamorata di Sennar, gli fornisce un aiuto prezioso
per la sua missione, ma a cui lui dovrà dire addio, per
tornare nelle terre emerse, da Nihal.
Le cose, rispetto al primo volume della trilogia, sono
migliorate: la storia è più avvincente ed il profilo
psicologico dei protagonisti è più raffinato. Vengono
introdotti nuovi personaggi e si getta nuova luce su
quelli vecchi (la rivelazione, non originalissima, del lato
oscuro di Ido, da un lato e la crescita e maturazione
della protagonista stessa, dall’altro). Non mancano
gli stereotipi del genere (non sempre gradevoli) e
rimangono i difetti del primo libro (la scrittura troppo
semplice e la superficialità nei dettagli scenografici) ma
il miglioramento è netto. Diamo una sufficienza.
MANGIA PREGA AMA
“Mangia, prega, ama”,
uscito nel 2010, è un film
basato sull’ autobiografia
dell’autrice del romanzo
dal quale è tratto,
Elizabeth Gilbert. Il regista
del film è Ryan Murphy.
Elizabeth, la protagonista,
nonostante abbia
tutto quello che si può
desiderare dalla vita sente
il desiderio di allontanarsi
dalla routine quotidiana,
almeno per un po’ di
tempo, per trovare la
vera felicità. In seguito
al divorzio, avvenuto dopo un matrimonio di tre anni,
questo desiderio di scoperta si trasforma in necessità e
lei decide di partire per compiere un viaggio.
Il viaggio sarà costituito da diverse tappe, la prima
delle quali è l’Italia, spesso soprannominata nel film
“la patria del dolce far nulla”, il solito cliché americano
sulla vita di noi italiani: non tanto fatta da sacrifici e
lavoro quanto da divertimento. La seconda tappa è
l’India, nella quale la protagonista svolge un soggiorno
piacevole accompagnata da un anziano signore. La
terza e ultima tappa è Bali, in Indonesia, dove trova
l’amore.
Dopo aver elencato le tre principali tappe del viaggio
della protagonista, si può quindi comprendere il titolo
del film: il mangiare è rappresentato dal viaggio in
Italia, il pregare dal viaggio in India e l’amare dal
viaggio in Indonesia.
La trama del film non si può definire molto avvincente
e attraente. Almeno non lo è per tutti, ma d’altronde
quale film non è considerato interessante e noioso
contemporaneamente da due persone diverse?
A bilanciare quelli che possono essere alcuni aspetti
negativi, si nota perfettamente una grande e particolare
cura nei dettagli delle scene del film, anche per quanto
riguarda il trucco e i costumi. Personalmente consiglio
vivamente a tutti di vedere il film.
Elisabetta Fileni
Lucia Giorgi e Antonio Gassner
Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15
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N a r r a t i v a
LUCKY STRIKE ROSSE
Parte Prima - Ventuno
I. Paolo
L’erba era ricciuta e corta, strisciata di gesso bianco
dov’erano tracciate le linee. La rete pendeva dalla
traversa come un velo sbrindellato di spago che
sollevò, per liberare la palla. Si volse verso il campo di
pallavolo. La rete affettava le ragazze in un milione di
piccoli rombi. Cercò di palleggiare attraverso l’erba. I
bambini giocavano a mondialito nella parte superiore
del campo. Il ragazzo che chiamavano Cippo Panzer
continuava a gridare “fallo!”. A volte pensava che
lo chiamasse (“Paolo!” “Paolo!” “Paolo!”) e voleva
tirargli una sberla. Ma c’era sua sorella grande a
giocare nel campo di pallavolo.
“Ciao Cipollina!”, la salutò.
Salì per la salita ghiaiosa e corse attraverso la strada.
Saltò la staccionata. Bevve alla fontanella ed era nel
cortile della chiesa. Un pezzo di cortile di ghiaia, il
cordolo sbrecciato di un’aiuola, l’aiuola, la staccionata
ed il salto verso la strada erano il loro campo da basket.
Se facevi scappare la palla, le prendevi. E mentre
che tu le prendevi, la palla finiva a Lisio. Avrebbero
giocato a ventuno. La linea degli uno e due punti
tracciata nella polvere con la scarpa - il cordolo
dell’aiuola quella dei tre. Avrebbero danzato
ordinatamente la danza della loro competizione.
Seccato dal “tump!” “tump!” della palla contro
il muro della chiesa, il prete li avrebbe scacciati.
Qualcuno avrebbe fatto un gestaccio e allora si
sarebbero dispersi - qualcuno nel campo di pallavolo,
qualcuno nel campo da calcio: a scacciare i bambini
del mondialito e dividersi in “maglietta” e “senza
maglietta”, improvvisando una partitella.
Nessuno nel campo da tennis. Laggiù non si poteva
cristare. Se sbagliavi non imprecavi: dicevi “bel
colpo...” ed il nome dell’avversario.
E nessuno nel campo da bocce. Laggiù c’era un
vecchio in maglietta bianca che cristava in dialetto
così stretto che potevi spalmartelo sul pane e
mangiartelo.
II. Edoardo
Giocavano a ventuno. Edoardo sedette dentro
l’aiuola, massaggiandosi via dalle gambe i chilometri
percorsi a piedi.
Era magro come un poeta tisico. Biondo come il
manico in legno del proprio coltellino Opinèl - cogli
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occhi grigi e freddi come una lama. Sollevò i fianchi
- puntellandosi sui gomiti - e si frugò in tasca. Fece
uscire un filtro dal tubetto ed estrasse le cartine e
il tabacco dalla giacca sdrucita di jeans - del colore
granuloso, opaco della suola consumata di una
scarpa. Ribaltò una smocking brown spiegazzata e
si girò una sigaretta a bandiera, bruciando la carta in
eccesso.
“Che sbruffone!”, lo avrebbe censurato Leo.
Ah già. Leo.
Si spense un fiammifero tra le dita.
Incastrata nell’angolo del soffitto, la tele sporgeva
su di loro il suo volto luminoso e mutevole. In
fondo alla saletta del bar, sdraiato sul loro divano,
con le gambe unite e ritorte per posare le scarpe
sul pavimento “ci-a o-due” aveva detto “ossido di
calcio”.
Eleonora aveva rotto in un risolino. “ci-a o-due.
Come ciao. Potresti suggerirmelo così” ed aveva
agitato una mano in aria. Edoardo le aveva sorriso.
“Suggerirti il carbonato di calcio, quello sarebbe
divertente”. Dopo un attimo di esitazione, Eleonora
aveva esclamato “Caco-tre!” ed erano scoppiati a
ridere.
Eleonora in fondo era ok. La sua chimica - soltanto non era ok. La sua chimica era o-dio.
Si era offerto di darle ripetizioni. “Se vuoi mi puoi
pagare in erba...”, aveva scherzato, ma lei lo aveva
preso sul serio.
III. Paolo
Avevano giocato a ventuno.
Paolo si sedette dentro l’aiuola, inseguendo colla
fiamma dell’accendino la punta di una lucky strike
rossa.
Seguitavano a tremargli le mani. Il dottore aveva
detto “carenza”. Di calcio o di ferro - non ricordava.
Fumando, si guardò intorno. Seduto a pochi metri da
lui, un ragazzo aveva in bocca la punta fioca di una
paglia sottile, girata a mano. Distrattamente, si passò
una mano tra i capelli, scaricandosi lungo la spalla
una breve processione di cenere. Paolo sorrise, ma la
sua espressione cambiò quando il ragazzo schiacciò la
sigaretta e mise mano ad un biglietto dell’autobus. Ne
strappò una strisciolina sottile, la piegò a fisarmonica per
un tratto e poi l’avvolse strettamente attorno a se stessa.
Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15
N a r r a t i v a
LUCKY STRIKE ROSSE
Un filtro di carta voleva dire una sola cosa. Un filtro di
carta voleva dire erba.
Si portò la sigaretta alle labbra ma gli si era spenta tra
le dita.
“Di’, vuoi scroccarmi una sigaretta?” Il ragazzo
si aprì una mano sul petto e lo fissò con aria
interrogativa. “Sì, proprio tu, di’?” Il ragazzo si tirò
in piedi - era sottile come un tratto di matita. Paolo
saltò in piedi a sua volta e - lesto - quando si fu
avvicinato, gl’infilò una mano in tasca, dove aveva
riposto il filtro. “Di’, ma che ci fai con questo?” Se lo
passò da una mano all’altra. Il ragazzo lo riacchiappò
contrariato. “Ma che diavolo sei, uno sbirro?” Si
squadrarono per un istante.
“No! Volevo solo sapere dov’è che la trovavi l’erba, in
questo buco di culo di posto” “Viola non è il buco
del culo del mondo” protestò Edo “Il buco del culo
del mondo è Lisio. Viola è un po’ più spostata sulla
chiappa sinistra”.
Si sorrisero per la prima volta.
IV. Edoardo
Edoardo lo aveva riconosciuto in quel Paolo, quel
ragazzo nuovo che Eleonora gl’indicava sempre, per
fargli notare quant’era bello. Segretamente, confrontò
il suo corpo con quello del compagno e dovette
convenire che in effetti, così - messi l’uno vicino
all’altro - sembravano una pubblicità con il dopo e il
prima.
Lui era il prima.
Paolo aveva gli occhi neri, misteriosi e scuri come
l’oceano. Un ruvido principio di barba - vezzoso e
spuntato accuratamente - gli segnava la curva del
mento. Era alto. Sottile. Sano nella maniera evidente
che è tipica degli sportivi.
Eleonora avrebbe cagato un mattone se li avesse veduti
insieme.
“Stasera” gli disse in maniera complice.
“Di’, ma ti devo pagare?”
“No ma se puoi farmi un favore...”
VI. Paolo
Il ragazzo (anzi, Edoardo…) gli chiese se aveva dei
soldi. Soldi in banconote, s’intende. Paolo si guardò nel
portafogli e, riluttante, gli mostrò un cinquanta. “La
mamma mi ha dato la mancia. Devo farmeli durare per
un bel po’” ma Edo seguitava a guardarlo - come uno
che tutti quei soldi non li aveva mai visti in vita sua.
Lo guidò fino al piccolo supermercato e lo sfidò: “sta
a guardare”. Poi – con una piccola piroetta – sparì
dietro uno degli scaffali.
VII. Edoardo
Sbucò pochi momenti dopo, con in braccio un
carico di bottiglie. Studiò per un secondo le casse e
si accodò di fronte a quella più affollata. Fuori dal
negozio, Paolo fece ballare una gamba nervosamente.
Edoardo gli mostrò il pollice.
Il ragazzo seduto alla cassa fece scorrere le cose sopra
il sensore. Edoardo gli passò il cinquanta e raccolse le
bottiglie dentro una sporta.
Si sentì nervosamente l’alito. Il ragazzo doveva
sentire il sapore di fumo che aveva in bocca, come
del resto era impossibile non sentisse il tonfo del suo
cuore che accelerava. Chiuse la mano sul resto che gli
porgeva. Il tempo di sorridere a Paolo e aveva fatto
scivolare una banconota nel sacchetto che portava
appeso al braccio.
Aprì a ventaglio le banconote che gli restavano in
mano e si schiarì la gola.
“Stammi a sentire giovanotto… Mi hai dato dieci
euro di meno”
VIII. Paolo
“Ladruncolo” lo censurò Paolo, ma Edo liquidò
la faccenda con un gesto – troppo violento – di
noncuranza.
“Sono più soldi di quanti ne avevo prima!” esclamò,
quando Edo gli restituì il denaro.
“E ti lamenti!? Potevo farlo di nascosto e tenermeli”.
Aveva fatto colpo e lo sapeva.
Si accordarono per quella sera.
“Sei capace di passami a prendere?” chiese Edo
“Devi scendere lungo la costa…”
“la costa?!”
“via Costa! Finché non s’incontra con lo stradone. E
dopo saliamo a piedi”. “Ci saranno anche un paio di
ragazze” aggiunse casualmente.
“Non finisci mai di stupirmi”.
Lucia Giorgi
TO BE CONTINUED...
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D e d a l o
DEDALO: PERDERSI NEI PROPRI PROGETTI
Come tutti i miti, anche quello di Dedalo può essere
interpretato in vari modi: può essere l’espressione del
desiderio profondo di conoscere ed esplorare; può
simboleggiare l’eterno tentativo di superare i nostri limiti
naturali e l’insuccesso che diventa la punizione per
aver sfidato la natura. Ci chiediamo, comunque, Dedalo
e Icaro sono dotati di poteri eccezionali o sfruttano
semplicemente l’ingegno umano?
La capacità di vedere e vivere delle immagini è
un prerequisito fondamentale a molteplici obiettivi
educativi, dal pensiero divergente ed astratto
ad una corretta interpretazione dei simboli,
all’autoconsapevolezza attraverso una completa
immagine di sé. La scuola dell’Autonomia promuove i
Progetti, il POF li raccoglie e li propone. Noi vorremmo
alzarvi in volo per osservare dall’alto noi stessi e i
nostri Progetti, mettendoli quindi in relazione con quelli
degli altri e con il mondo. Vorremmo accogliere ogni
imprevisto come uno stimolo a tentare progetti nuovi e
12
strade diverse da quelle percorse finora……Ma spesso
i nostri progetti non sono in sintonia, scollegati anche
dalla programmazione, spesso impediscono l’accesso
ad un Sapere che diventa sempre più “reticolare” e che
esige continue “connessioni”.
Siamo ripetutamente
sconnessi , in un labirinto
di iniziative!
Quale “filo di Arianna”
consentirà di non perderci?
Di realizzare una “scuola di
qualità”? Quale bussola ci
sarà di orientamento?
“I punti cardinali sono
cinque “, diceva Humberto
Ak’Abal, “sei tu, qui, il
quinto punto cardinale”.
Dobbiamo imparare la
“sobrietà”, un percorso
equilibrato, così da
evitare la tentazione del
cambiamento continuo
(che non ci consente esiti
duraturi), ma dobbiamo
escludere anche la
“fissità”e la chiusura (che
ci isolano e ci impediscono
di progredire).
Un apologo cinese
racconta la storia di “Due
amici su un ponte” :
Guarda, dice l’amico
all’amico sul ponte, la gioia
dei pesci nel ruscello!
Ma l’altro gli replica: Come
fai tu, che non sei pesce,
a conoscere la gioia dei
pesci nel ruscello?
Risponde : Attraverso la mia gioia sul ponte”.
Abbandonare il labirinto fortificato, la propria banca dati,
le Assicurazioni, le tessere, per uscire e per camminare
liberi da ogni dipendenza, da soli, direttamente
verso la vita stessa, passo dopo passo…..perchè è
l’ORIENTAMENTO CHE CONTA, contro ogni dittatura
mentale e culturale.
C’è un’energia che attraversa ogni sistema; questa
deve fluire: un sistema funziona per organizzare quel
dato sistema, così ci auguriamo accada per il “sistema”
scuola.
Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15
Prof.ssa Mosciatti Simonetta