E d i t o r i a l e “Ma i veri viaggiatori partono per partire basta: cuori lievi, simili a palloncini, che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “andiamo”, e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole” -Baudelaire Se pensiamo veramente alla parola viaggio, a cosa nasconde, non troveremo mai una singola parola per descriverlo. Viaggiare significa tante cose… scoprire luoghi, culture, nuove persone! Ma il viaggio è anche spirituale. “ il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre , ma nell’avere nuovi occhi” –M. Proust Nuovi occhi per conoscere non solo cosa è lontano, diverso, ma anche ciò che ha bisogno di uno spirito audace, libero, per uscire allo scoperto. “Se sei un uomo libero allora sei pronto a metterti in cammino” – D. Toureau. Un cammino la cui meta può essere infinita, irraggiungibile, perciò dobbiamo avere il coraggio di viaggiare (in qualsiasi modo) per scoprire semplicemente cosa ci si aspetta durante tutto il tragitto e non pensare allo scopo per cui viaggiamo, poiché esso potrebbe essere sconosciuto anche a noi stessi. Viaggiare per vivere. Vivere è viaggiare. I n d i c e 1 Editoriale 2-3 Inchiesta 4-5-6 L’angolo del Doc 6-7 Musica 8-9 Recensioni 10-11 Narrativa 12 Dedalo Stelle sopra Camerino - Alessio Grain Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15 1 I n c h i e s t a VIAGGIO Per questo trimestre è stata condotta un’indagine a proposito del viaggio, attraverso l’analisi dei dati ricavati da un questionario distribuito alla fine di novembre tra tutti noi 540 studenti dei cinque licei (Classico, Scientifico, Sportivo, Scienze Umane, Linguistico). Facciamo le opportune premesse: per ogni categoria associata alla domanda del questionario sono esposti i dati in percentuale delle preferenze; i dati sono accompagnati da un grafico rappresentativo e da una speciale classifica (“Fuori dal coro”) che raccoglie le risposte più originali e stravaganti (sta a voi decidere quali siano serie quali no). • • • • • • Senegal Thailandia Lucca Comix Civitanova Cupi di Visso Nessuna, per via di incomprensioni -Mete consigliate? Varie, curiose e ognuna di queste splendida, tra cui molte belle mete nel nostro paese che, ahimè, anche qui sono state assorbite nella fetta maggioritaria dell’Italia, che detiene un discreto 30% delle preferenze. -Ti piace viaggiare? Praticamente a tutti piace viaggiare, in un modo o in un altro, eccetto pochissimi che hanno addotto motivazioni legate al disagio che il viaggio provoca. Qualcosa come il 95% ha risposto sì. -Mete visitate? Sotto la voce ampia e stravotata (53%) “Italia” sono finite moltissime mete incantevoli di ogni genere, da nord a sud, perciò non prendetevela se “Cortina D’Ampezzo” non compare: si tratta di un espediente purtroppo esclusivamente pratico per semplificare la distinzione. Da notare i vacanzieri in Inghilterra (17%), paesi di lingua tedesca (10%) e Francia (4%); sotto la voce “altro” ci sono anche diversi paesi dei Balcani, visto che non mancano coloro che ci vanno per visitare i parenti in patria. Fuori dal coro • Timbuctou • Sardegna • Est Europa ;-) • Avezzano • Palermo • Quito • Lucciano • Trinidad e Tobago • Appennino • Tutto il mondo -Con chi viaggi? Fuori dal coro • India • Svezia • Giamaica • Honduras VIAGGIO I n c h i e s t a Ancora risultiamo molto dipendenti dai nostri genitori e parenti per spostarci, ma per fortuna ci sono coraggiosi che viaggiano con gli amici o i partner o addirittura da soli. Molto spesso è stata data più di una preferenza per ogni singolo questionario. Fuori dal Coro • Gruppo folk • Fidanzato/a -Con chi ti piacerebbe viaggiare? Largo alla fantasia per questa domanda, ci si poteva aspettare. Tutto sommato, pochi sono davvero “usciti dalle righe” scrivendo sciocchezze immense o perle di saggezza. Le scelte multiple fanno questi scherzi. Fuori dal coro • Fidanzato/a • Silvio Berlusconi • Belèn Rodriguez • Michael Jordan • Cane magico di Sio (cartone youtube) -Parole associate a “viaggio” Divertimento è la parola d’ordine quando si pensa al viaggio, ma fondamentali sono lo scoprire novità o anche semplicemente il trovare tranquillità, lontani dallo stress della routine quotidiana. Strane, a mio avviso, le poche preferenze per la fotografia e per la musica, che sono invece più diffuse e sentite di quanto non sia emerso da questi dati a volte ambigui. Fuori dal coro • Responsabilità • Droga • Sbornia • Ragazze • Sesso • Stitichezza • Ebola • Hangover • Favia one love • Fabio Pazzelli MUSICA Dalle percentuali ricavate dalle nostre inchieste è emerso che: il 33% di voi ascolta il POP (Per il piacere di Ariana Grande che si vede entrare nelle tasche un sacco di soldi e si allontana da ogni tipo di “Problem” di cui canta tanto) il 24.1% di voi ascolta il ROCK (E tutte le sue sottocategorie. Mi dispiace che molti non potranno mai andare a un concerto della loro band preferita perché, beh, i componenti del suddetto gruppo musicale sono in un posto migliore… Ma rimangono i vinili e i cd) il 14.3% di voi ascolta il RAP e l’HIP HOP (Yo, fratello, qua nella strada si rappa, si spacca, non ci interessa se tuo padre fa l’avvocato, per stare con noi devi essere un figo patentato. Yo! Ah, non fanno così le hit più famose?) il 12.3% di voi Non ascolta musica. (Come riuscite a sopravvivere in pullman la mattina? Vorrei avere la vostra tenacia!) il 5.9% di voi ascolta la musica HOUSE (Tunzunzunz, paraparatunz, su le mani ragazzi! Tocchiamo il soffitto!) il 5.5% ascolta la musica LATINA (Ma vi prego, basta con questa “Bailando”, o Enrique Iglesias conquisterà il mondo. E magari lo farà anche ballando, alla faccia vostra. E mia) il 2.4% di voi ascolta il TRASH (La trilogia di “Rap Rumeno” va forte, ma anche “la campagnola” non scherza. Seriamente, ancora non vi sanguinano le orecchie? Allora gli uomini bionici esistono!) il 2.1% di voi ascolta la musica CLASSICA (Le note della “Primavera” di Vivaldi vi cullano e la potenza della “Cavalcata delle Valchirie” di Wagner vi dà la carica. Molto bene, peccato che i karaoke con voi siano un filino complicati.) lo 0.4% di voi ascolta il BLUES (Pochi e intrepidi. Le pecore nere di questo sondaggio, che scuotono la testa a ritmo di Sax) Il 100% di voi ci ha dato una risposta… più o meno valida. Ed è stato bello vedere come nella scuola, oltre alla matematica e l’italiano, anche la musica sia una parte fondamentale delle vostre giornate e di come i vostri gusti musicali siano così variegati. Buon Ascolto! Sandra Caballina Matteo Sabbatini 2 Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15 Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15 3 L ’ a n g o l o d e l VIAGGIARE ... NEL TEMPO VIAGGIARE ... NEL TEMPO Come la Scienza potrebbe cambiare l’idea del viaggio, anche attraverso il tempo Come abbiamo viaggiato nel corso del tempo? La storiella sarebbe lunga e anche piena di tappe interessanti, ma questo non è un libro di storia! Basta considerare quanto ci siamo evoluti nello spostamento, dal “cavallo di San Francesco” (i piedi) ai cavalli, ai carri, alle barche a vela, a vapore, a motore, alle bici, alle moto, alle auto, agli aerei, ai razzi. Dal canto suo, l’Uomo ha sempre cercato di definire e di superare limiti sempre maggiori attraverso la ragione, quindi anche il progresso tecnologico ha seguito questo percorso con soluzioni sempre nuove. Per noi contemporanei, tuttavia, scoperte e novità sembrano ormai solo un ricordo, visto che sappiamo sempre in diretta tutto su tutti grazie alla TV e a internet con tutti i social network annessi e connessi; è per questo che dimentichiamo spesso quante cose invece non conosciamo nella realtà di tutti i giorni, magari anche più importanti del gossip o della formazione perfetta al fantacalcio. C’è ancora un Universo di cose da vedere e da scoprire, molte delle quali sono dietro l’angolo. Oppure fuori dalla finestra. In quel raggio di sole che filtra dalla tendina ci sono miliardi di fotoni, strane particelle che secondo alcuni fisici avrebbero la chiave dei viaggi nel tempo. Alla fine di Giugno alcuni scienziati dell’Università del Queensland (Australia) hanno reso noti alcuni dati di una simulazione su piccolissima scala di un vero e proprio “viaggio nel tempo”, facendo interagire un fotone con il se stesso precedente. Questo perché, per la relatività di Einstein, è permesso in questo caso un loop (“nodo”), un circuito spazio-temporale chiuso (vedi foto), ma solo perché la natura quantistica dei fotoni è ambigua: contemporaneamente esistono e non esistono, sono dolci e salati, caldi e freddi, uno e dieci. Per cui, purtroppo, tale esperimento non potrebbe funzionare con esseri macroscopici quali siamo noi umani, anche avendo a disposizione sufficiente energia per creare una distorsione nel tessuto spazio-tempo. Eppure, non è completamente impossibile: la relatività di Einstein potrebbe un giorno essere superata o stravolta e tale 4 d o c problema andrebbe ricalcolato; inoltre, ci sono regioni dell’Universo dove spontaneamente si aprono varchi: i buchi neri. Questi bestioni, invisibili perché tanto affamati da catturare anche la luce, sono tanto densi che curvano lo spazio e il tempo in una specie di cono rovesciato che sbuca a caso in un altro tempo e/o in un altro spazio. Solo che in tali condizioni, nessun vivente sopravvive perché viene “spaghettificato” come dice il geniale fisico inglese Stephen Hawking a proposito. Potrebbe sembrare che vi abbiamo trollato (=ingannato) con l’illusione che si parlasse di viaggiare attraverso il tempo come Marty McFly e il pazzoide Doc Brown sulla DeLorean “strafiga” di Ritorno al Futuro (film fantascientifico di culto che l’anno prossimo compie 30 anni). Invece non tutto è perduto: secondo le ultime teorie, il passaggio attraverso un buco nero sarebbe possibile attraversando velocemente l’orizzonte degli eventi di un buco nero molto vecchio e grosso, il “punto di non ritorno” dove il tempo si distorce. Dovremmo però percorrere centinaia di anni-luce per raggiungere il più vicino di questi varchi “facilitati”, peraltro comunque rischiosissimi per via della gravità esagerata e turbolenta. L’alternativa ai bestioni mangiatutto è affascinante: i “wormhole”, scorciatoie teoriche che si formano spontaneamente in certi punti dell’Universo superando le tre dimensioni a cui siamo abituati. Insomma, teoricamente si potrebbe viaggiare nel tempo, con i dovuti mezzi ed energie, anche con la soluzione estrema di trasformarsi in energia e attraversare indenni qualunque varco pericoloso. Ma i problemi non mancano: più probabilmente si può arrivare nel passato piuttosto che nel futuro, e inoltre, se si riuscisse ad arrivare in qualche modo nel passato, non sarebbe difficile incappare nel famoso “Paradosso del nonno”, per il quale se si cambiano gli eventi passati si rischierebbe di eliminare se stessi, si creerebbe un paradosso e quindi l’Universo andrebbe in tilt scomparendo per sempre. Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15 L ’ a n g o l o VIAGGAIRE ... NEL TEMPO Ma state tranquilli, questa è solo fantascienza… …per ora. CROCIERE SPAZIALI “Also Sprach Zarathustra” (“Così parlò Zarathustra”). Questo è il titolo, sconosciuto ai più, di un brano di Strauss arcinoto per le squillanti trombe e ritmate percussioni di sapore epico che aprono il film capolavoro di Kubrick, “2001: Odissea nello Spazio”. Questo kolossal, per certi versi lento e difficile da digerire, ha introdotto elementi sui viaggi spaziali che sono rimasti nell’immaginario comune sin dall’anno della sua uscita, il 1968, un anno prima dello sbarco sulla Luna. Da allora non c’è stata l’evoluzione tecnologica in campo aerospaziale che il regista prediceva per il 2000, poiché sono cambiati gli equilibri politici globali; eppure si stanno facendo grandi progressi e sempre nuove scoperte grazie alle attività esplorative di sonde vicine e lontane, nonché grazie agli astronauti nella Stazione Spaziale Internazionale. Riguardo a questi, dobbiamo essere giustamente orgogliosi di avere una donna italiana, Samantha Cristoforetti, che ci rappresenti nello scenario internazionale di queste competizioni che spesso sono la fucina delle invenzioni del futuro. Viaggiare attraverso lo spazio è complicato, specie per colpa dei diversi campi magnetici e gravitazionali che intasano un apparente spazio vuoto. Il primo è quello non indifferente della Terra, che viene risolto dagli ingegneri del settore introducendo espedienti innovativi nell’aerodinamicità e nei propellenti di ultima generazione. Attraverso i vari fallimenti più o meno drammatici, ad oggi l’industria aerospaziale ha prodotto alcuni importantissimi risultati grazie anche a contributi italiani. L’esempio a noi più noto è quello della sonda d e l d o c CROCIERE SPAZIALI Rosetta che ha fatto atterrare sulla cometa il lander Philae alle 17 del 12 novembre, ora in precario standby. Molti sono stati i successi per alcune sonde su Marte o intorno ai pianeti gioviani, vere possibili mete umane di un prossimo futuro (15-30 anni) concentrato sulla ricerca allo scopo di migliorare la vita sulla Terra. Dato che non tutti hanno una pazienza tale da sopportare decenni o secoli prima di provare il brivido del volo spaziale, di recente è nato il prima impensabile concetto di crociere spaziali: dei soggiorni a prezzi…stratosferici che solo pochi ricchi possono permettersi. Sono nate diverse compagnie private che si sfidano direttamente o indirettamente nell’innovativo ambito del turismo spaziale, per ora limitato a un semplice volo al limite dell’atmosfera, ma che punta a progetti mirabolanti di stazioni turistiche in orbita o sul suolo lunare nei prossimi decenni. Della compagnia Virgin Galactic, tra le più attive nel settore, ecco alcuni numeri: - $ 60 000 000 totale versamenti ricevuti - $ 200 000 tariffa di volo singolo - $ 20 000 per ogni versamento - 450 astronauti civili che hanno versato alla Virgin Galactic - 6 posti passeggeri nella SpaceShip2 - 6 minuti circa a “gravità zero” Tuttavia questi soggiorni brevi nello spazio presentano elevati rischi, oltre che elevati costi, e ultimamente purtroppo ne abbiamo avuta una prova passata alla cronaca nera: Il 31 ottobre una navicella della Virgin Galaxy si è schiantata nel deserto del Nevada causando la morte delle persone a bordo. Questo evento e la crisi economica ancora opprimente nel mondo hanno però pesantemente compromesso la spericolatezza degli investimenti nel settore, che è tra i primi trascurati in periodi di difficoltà. Eppure, questi mezzi d’élite, grandi e potenti “ ciuccia-idrogeno” a tradimento, stanno diventando negli ultimi anni oggetto di profitto per alcune grandi società miliardarie che organizzano competizioni, come il Google Lunar X Prize, mirando a stimolare l’investimento dei privati nell’aerospaziale con succosi Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15 5 L ’ a n g o l o d e l CROCIERE SPAZIALI premi monetari (dai 20 milioni di dollari alle poche centinaia di migliaia), oppure servono da trampolino di lancio per alcuni paesi in via di sviluppo come India e Cina. Questi due stati asiatici in particolare hanno impiegato e tutt’ora impiegano molte risorse per l’innovazione tecnologica/industriale del tessuto economico, arrivando a risultati assai importanti come l’allunaggio a dicembre 2013 di Yutu, il “coniglio di Giada”, che però sfortunatamente (come molti “made in china”) si è guastato e spento nella notte lunare. Di fronte a una tanto sfrenata mania di perseguire il progresso su cose apparentemente inutili o superflue verrebbe da dire “ Ma viaggiare nello spazio non serve! Ormai si usano i computer e i telescopi senza spostarsi da casa”. Viaggiare nello spazio è inutile, se fine a se stesso; il discorso cambia se si cerca di conciliare il T h e 6 turismo spaziale con esperimenti e raccolta dati che possano riguardare moltissime branche del sapere, specie di aspetto pratico. Proprio in questa prospettiva il genere umano possiede grandi potenzialità non completamente espresse grazie alle quali la ricerca scientifica potrà essere sempre più finalizzata al benessere della popolazione mondiale favorendo l’uguaglianza e il rispetto fra culture ed etnie. Si spera che l’umanità non debba ricorrere come nei film apocalittici a salpare per una crociera a tempo indefinito, abbandonando il nostro pianeta, oramai incapace di ospitare forme di vita a causa dell’incuria degli inquilini. Matteo Sabbatini r o c k La musica ci accompagna per una vita intera. Ma sembra che durante l’adolescenza abbia su di noi un effetto particolare. Scegliamo la musica che ci piace in base alle nostre passioni, ai nostri sentimenti o al nostro umore. C’è chi ascolta pop, chi rock, chi house e chi, come tanti altri, rap rumeno. (Sì, noi sappiamo tutto). Ma la musica non è spuntata fuori dal nulla. Ha compiuto un viaggio molto lungo e faticoso, pieno di ostacoli, durante il quale è stata bandita, censurata, cantata da Pupo (senza offesa per i fan). Anni ‘50 Nonostante gli anni ‘50 siano glorificati come periodo d’oro dell’estetica (basti pensare a quante persone ancora oggi siano appassionate di pin up, Cadillac d’epoca, stampe a pois e gonne larghe) erano anche un periodo di chiusura mentale, con l’ideale della donna esclusivamente casalinga, tutta “casa e chiesa” e dell’uomo diligente e lavoratore, ricolmo di sessismo e razzismo. Un periodo che non ammetteva comportamenti fuori dalle convenzioni. Terreno fertile quindi, per la nascita del rock’n’roll, una musica vivace e considerata sregolata, con influenze blues e folk, che si faceva beffe degli schemi imposti. Tra Bill Haley e i The Platters, esce da un povero Mississippi Elvis Presley, il “Re del rock n’ roll” che con la sua chitarra e la sua voce calda e profonda scuote le folle e fa battere i cuori di milioni di persone, suscitando le polemiche di molte altre, che lo definiscono un “Giovanotto selvaggio e volgare”. d o c r o a d Fatto sta che Elvis vende più di 9 milioni di copie di quella che sarà la canzone più ballata degli anni ‘50 e una delle più ascoltate in tutta la storia della musica: “Jailhouse Rock”. 3 Canzoni che vale la pena di ascoltare? ♫ “Jailhouse Rock” – Elvis Presley ♫ “Rock Around the Clock” – Bill Haley ♫ “Only You” – The Platters Anni ‘60 Vi piacciono le corone di fiori, l’amore libero, le boy band, la musica pop-rock e gli assolo di chitarra epici? Se la vostra risposta è un “sì” detto col cuore allora gli anni ‘60 sono un periodo perfetto per voi! In questa decade adolescenti urlanti si strappano i capelli ai concerti di una band appena appena famosa… I Beatles. 4 ragazzi di Liverpool che guadagnano milioni di fan (e di sterline) in pochissimo tempo, con le loro canzoni d’amore e i loro tagli alla moda. Cambiano tuttavia la loro immagine da bravi ragazzi verso la fine degli anni ‘60, facendosi crescere la barba e i capelli e cambiando anche i temi delle loro canzoni. Nel frattempo, mentre John Lennon e i Fab Four sono sul punto di sciogliersi e pubblicano uno degli album più iconici della storia della musica (“Abbey Road” 1969), a Woodstock tantissimi giovani si riuniscono al suono della chitarra di Jimi Hendrix o della voce di Janis Joplin in uno dei festival musicali più conosciuti del mondo. Gli hippies, con i loro sorrisi inebetiti e le idee pacifiste si scatenano e ballano nel fango, e il festival registra un totale di 800.000 persone. Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15 T h e r o c k 3 Canzoni che vale la pena di ascoltare? ♫ “Help” – The Beatles ♫ “Get Back”- The Beatles ♫ “Purple Haze” - Jimi Hendrix Anni ‘70 Nascono i primi sintetizzatori analogici con Moog, inventore di questi strumenti. Emergono sulla scena musicale i Pink Floyd, gruppo britannico che ha ancora sulle classifiche internazionali il suo capolavoro “The Dark Side of the Moon” (passa al lato oscuro…noi abbiamo bella musica! Ah, no, abbiamo sbagliato citazione scusate). I ragazzacci danno libero sfogo a tutto il loro desiderio di ribellione e la loro natura anarchica fa nascere il punk, e i Ramones, i Sex Pistols, e i Clash, riempiono i pub di tantissimi ragazzi e ragazze, che hanno le menti piene zeppe di odio contro la società e le tasche piene di droga. E come dimenticare gli ABBA! Beh, potremmo anche dimenticarli, ma anche loro hanno fatto la storia della musica e le loro canzoni sono immortali, perciò mi sembra giusto dar loro i propri meriti. Inoltre fa capolino da un angoletto impolverato di Londra l’uomo delle stelle, accompagnato dai suoi ragni da Marte. No, non siamo impazziti, stiamo solo parlando di David Bowie, la cui band era chiamata proprio The Spiders from Mars e che cantava sotto lo pseudonimo di Starman. 3 Canzoni che vale la pena di ascoltare? ♫ “Time” – Pink Floyd ♫ “Heroes” – David Bowie ♫ “Blitzkrieg Bop” – Ramones Anni ‘80 Entriamo nell’epoca dei sintetizzatori, strumenti in grado di riprodurre suoni…interessanti. Musica annegata in un mare di Technicolor! Colori sgargianti e musica altrettanto allegra popolano la scena degli anni ’80, dove tutto è felice, tutto è nuovo e tutto sembra andare solo in una direzione: quella buona. Questo è il periodo d’oro, o forse, date le mode del tempo, di plastica colorata e fluorescente della musica pop e di quella pop-rock e si impadroniscono dei palcoscenici i Queen, i Culture Club e Madonna. Capigliature vaporose, orecchini giganteschi e canzoni che fanno ballare e saltare, senza preoccuparsi troppo di fare rumore. Lo specchio della società che crea e consuma. 3 Canzoni che vale la pena di ascoltare? ♫ “Another one bites the dust” – Queen ♫ “Like a Virgin“ – Madonna ♫ “Karma Chamaleon” – Culture Club Anni ‘90 Questo decennio, oltre ad aver visto l’emergere del fenomeno delle boy band, e la presenza di tanti r o a d grandi artisti pop, rock, e hip-hop, è stato un periodo d’oro per la musica elettronica. La musica dance anni ‘90 dominava i dancefloor di tutto il mondo, con quel suo sound inconfondibile, e quel suo spirito libero ed euforico emblema di un millennio e di una giovinezza che non volevano finire. Negli anni ‘90 nasce anche il grunge, il cui stendardo era portato dai Nirvana. 3 Canzoni che vale la pena di ascoltare? ♫ “U can’t touch this” – MC Hammer ♫ “Smells like teen spirit” – Nirvana ♫ “Wonderwall” – Oasis Anni ’00-oggi Dopo gli anni ‘90 la musica ha preso una piega sempre più elettronica, anche grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie ed ha iniziato a diffondersi in modo meno costoso, come per esempio sul canale musicale (e non) MTV e sulla piattaforma digitale iTunes. Le boyband come One Direction e 5 seconds of summer hanno sempre più successo, così come il rap e la musica house e gli artisti più popolari sono Niki Minaj e Eminem, oppure David Guetta e il fenomeno della rete made in Korea PSY. Siamo messi male? SI! No, stavo solo scherzando (forse)… questo sta a voi dirlo, in base ai vostri gusti musicali. Ma siamo sicuri che se ascolterete le canzoni che abbiamo consigliato cambierete idea. Oppure le troverete immensamente noiose. Comunque sia, avrete conosciuto canzoni che magari non avevate mai sentito prima e allargherete i vostri orizzonti, aprendo la mente. Nelle parole del Grande Albert Einstein, “La mente è come un paracadute, funziona solo quando è aperta.” E quale miglior modo della musica per aprire un po’ quella cosa che osiamo chiamare intelletto? SIETE IN VIAGGIO? AVETE IN MENTE DI VIAGGIARE? O VOLETE SEMPLICEMENTE EVITARE QUELLA\O NOIOSSISSIMA\O VICINA\O DI POSTO SUL PULLMAN? Se avete risposto sì ad almeno una di queste domande vi posso solo consigliare di farlo in gran stile! Ecco una bella playlist da viaggio, con le canzoni che fanno più “On the Road” e meno “On the School Bus” ♫“Roadhouse Blues” – The Doors ♫ “Sweet Home Alabama” – Lynyrd Skynyrd ♫ “Call Me” – Blondie ♫ “Highway to Hell” – AC|DC ♫ “On top of the world” – Imagine Dragons ♫ “Viva La Vida” – Coldplay ♫ “Heroes” – David Bowie ♫ “Locked out of Heaven” - Bruno Mars ♫ “Geronimo” - Sheppard Buon Ascolto! Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15 Sandra Caballina. 7 R e c e n s i o n i R e c e n s i o n i DOTTORE CHI? Non siamo soli o almeno così ci piace pensare. Nonostante molti di noi abbiano paura di un’invasione aliena, coviamo segretamente il desiderio di vedere dal vivo un extraterrestre. E se l’alieno in questione avesse un aspetto umano e viaggiasse in una cabina telefonica blu dei mitici anni sessanta? Mi dispiace se avete avuto un’idea geniale per un libro, ma Steven Moffat vi ha battuto sul tempo di circa nove anni. Infatti questo genietto ha creato la versione moderna dello show “Doctor Who”, trasmessa precedentemente tra gli anni sessanta e gli anni ottanta. La rete inglese BBC ha subito messo in onda la serie TV che ha riscosso un successo esorbitante. Il “Dottore” è un alieno proveniente da un lontano pianeta, ormai distrutto e, accompagnato da un’umana come noi, attraversa tempo e spazio grazie al mitico TARDIS (Tempo e Relativa Dimensione Interna allo Spazio), entrando in contatto con realtà completamente diverse da quella umana. Lungo il loro viaggio il signore del tempo e la sua compagna troveranno pericoli che minacciano il delicatissimo equilibrio dell’universo, salveranno pianeti e scopriranno alcuni dei più grandi misteri del passato. Nonostante la sua veneranda età, il nostro “Doctor” scoprirà un sentimento del tutto nuovo, l’amore che condizionerà molto scelte del suo viaggio, il quale, per ora, continua da otto stagioni e non sembra dare segni di fine. Un motivo in più per vederlo? Ovviamente non capita tutti i giorni di “intraprendere” un viaggio di questo tipo dal divano/letto/poltrona/qualsiasi altra cosa serva per sedersi. Qui il concetto di viaggio si espande e supera i confini tradizionali. Aldilà della serie TV, della fantasia ecc. ci si pongono delle domande che mettono in dubbio la nostra esistenza nell’universo: siamo soli? Se si, c’è una possibilità di contatto con altre forme di vita esistenti? A queste domande si possono trovare centinaia si teorie e risposte, ma io non sono qui per analizzarle, per cui mettetevi comodi, allacciate le cinture e buona visione! Ah, altri due motivi per smettere di fare ciò che state facendo e incollarvi tutte le domeniche alle 10:45 al tubo catodico sintonizzato su Rai 4 : David Tennant e il suo umorismo inglese e frizzante e Matt Smith, un attore davvero…”interessante”. 8 Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15 Sofia Carducci LA MISSIONE DI SENNAR Nel secondo libro de “Le Cronache del Mondo Emerso” le strade di Nihal e Sennar si dividono. Nihal si unisce all’ordine cavalleresco più prestigioso del Mondo Emerso (i Cavalieri di Drago) e, nonostante l’ostilità dei commilitoni, riesce a completare il suo addestramento. Al suo fianco c’è il suo mentore Ido, uno gnomo determinato e valoroso, grazie al quale Nihal comprende che esistono motivi migliori per cui combattere della semplice sete di vendetta. Diventata finalmente un cavaliere, è coinvolta nella guerra contro il Tiranno. Il suo compito è uccidere Dola, uno dei suoi generali più potenti e fidati, che cavalca un feroce drago nero ed è a capo di truppe di uomini e Fammin (creature malvagie plasmate dal Tiranno stesso). Sennar è ammesso al Consiglio dei Maghi: un’assemblea che capeggia la resistenza nelle terre ancora libere. In cerca di aiuto militare, è inviato nel Mondo Sommerso, un reame sottomarino che forse non è altro che una leggenda. La sola maniera per arrivarci è via mare. Sennar ingaggia una ciurma di pirati e sopravvive al viaggio, ma deve ancora convincere gli abitanti del Mondo Sommerso ad aiutarlo nella sua campagna contro il Tiranno. Il compito è reso difficile dall’ostilità degli abitanti di “Zalenia”, che, per la vita sottomarina, hanno subito una mutazione del colore di pelle, occhi e capelli e sono “razzisti” nei confronti degli abitanti del Mondo Emerso e dei “nuovi arrivati”, coloro che abitano gli abissi da poche generazioni e quindi conservano ancora l’aspetto degli abitanti delle terre “di sopra”. Tra questi c’è Ondine, una ragazza che, innamorata di Sennar, gli fornisce un aiuto prezioso per la sua missione, ma a cui lui dovrà dire addio, per tornare nelle terre emerse, da Nihal. Le cose, rispetto al primo volume della trilogia, sono migliorate: la storia è più avvincente ed il profilo psicologico dei protagonisti è più raffinato. Vengono introdotti nuovi personaggi e si getta nuova luce su quelli vecchi (la rivelazione, non originalissima, del lato oscuro di Ido, da un lato e la crescita e maturazione della protagonista stessa, dall’altro). Non mancano gli stereotipi del genere (non sempre gradevoli) e rimangono i difetti del primo libro (la scrittura troppo semplice e la superficialità nei dettagli scenografici) ma il miglioramento è netto. Diamo una sufficienza. MANGIA PREGA AMA “Mangia, prega, ama”, uscito nel 2010, è un film basato sull’ autobiografia dell’autrice del romanzo dal quale è tratto, Elizabeth Gilbert. Il regista del film è Ryan Murphy. Elizabeth, la protagonista, nonostante abbia tutto quello che si può desiderare dalla vita sente il desiderio di allontanarsi dalla routine quotidiana, almeno per un po’ di tempo, per trovare la vera felicità. In seguito al divorzio, avvenuto dopo un matrimonio di tre anni, questo desiderio di scoperta si trasforma in necessità e lei decide di partire per compiere un viaggio. Il viaggio sarà costituito da diverse tappe, la prima delle quali è l’Italia, spesso soprannominata nel film “la patria del dolce far nulla”, il solito cliché americano sulla vita di noi italiani: non tanto fatta da sacrifici e lavoro quanto da divertimento. La seconda tappa è l’India, nella quale la protagonista svolge un soggiorno piacevole accompagnata da un anziano signore. La terza e ultima tappa è Bali, in Indonesia, dove trova l’amore. Dopo aver elencato le tre principali tappe del viaggio della protagonista, si può quindi comprendere il titolo del film: il mangiare è rappresentato dal viaggio in Italia, il pregare dal viaggio in India e l’amare dal viaggio in Indonesia. La trama del film non si può definire molto avvincente e attraente. Almeno non lo è per tutti, ma d’altronde quale film non è considerato interessante e noioso contemporaneamente da due persone diverse? A bilanciare quelli che possono essere alcuni aspetti negativi, si nota perfettamente una grande e particolare cura nei dettagli delle scene del film, anche per quanto riguarda il trucco e i costumi. Personalmente consiglio vivamente a tutti di vedere il film. Elisabetta Fileni Lucia Giorgi e Antonio Gassner Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15 9 N a r r a t i v a LUCKY STRIKE ROSSE Parte Prima - Ventuno I. Paolo L’erba era ricciuta e corta, strisciata di gesso bianco dov’erano tracciate le linee. La rete pendeva dalla traversa come un velo sbrindellato di spago che sollevò, per liberare la palla. Si volse verso il campo di pallavolo. La rete affettava le ragazze in un milione di piccoli rombi. Cercò di palleggiare attraverso l’erba. I bambini giocavano a mondialito nella parte superiore del campo. Il ragazzo che chiamavano Cippo Panzer continuava a gridare “fallo!”. A volte pensava che lo chiamasse (“Paolo!” “Paolo!” “Paolo!”) e voleva tirargli una sberla. Ma c’era sua sorella grande a giocare nel campo di pallavolo. “Ciao Cipollina!”, la salutò. Salì per la salita ghiaiosa e corse attraverso la strada. Saltò la staccionata. Bevve alla fontanella ed era nel cortile della chiesa. Un pezzo di cortile di ghiaia, il cordolo sbrecciato di un’aiuola, l’aiuola, la staccionata ed il salto verso la strada erano il loro campo da basket. Se facevi scappare la palla, le prendevi. E mentre che tu le prendevi, la palla finiva a Lisio. Avrebbero giocato a ventuno. La linea degli uno e due punti tracciata nella polvere con la scarpa - il cordolo dell’aiuola quella dei tre. Avrebbero danzato ordinatamente la danza della loro competizione. Seccato dal “tump!” “tump!” della palla contro il muro della chiesa, il prete li avrebbe scacciati. Qualcuno avrebbe fatto un gestaccio e allora si sarebbero dispersi - qualcuno nel campo di pallavolo, qualcuno nel campo da calcio: a scacciare i bambini del mondialito e dividersi in “maglietta” e “senza maglietta”, improvvisando una partitella. Nessuno nel campo da tennis. Laggiù non si poteva cristare. Se sbagliavi non imprecavi: dicevi “bel colpo...” ed il nome dell’avversario. E nessuno nel campo da bocce. Laggiù c’era un vecchio in maglietta bianca che cristava in dialetto così stretto che potevi spalmartelo sul pane e mangiartelo. II. Edoardo Giocavano a ventuno. Edoardo sedette dentro l’aiuola, massaggiandosi via dalle gambe i chilometri percorsi a piedi. Era magro come un poeta tisico. Biondo come il manico in legno del proprio coltellino Opinèl - cogli 10 occhi grigi e freddi come una lama. Sollevò i fianchi - puntellandosi sui gomiti - e si frugò in tasca. Fece uscire un filtro dal tubetto ed estrasse le cartine e il tabacco dalla giacca sdrucita di jeans - del colore granuloso, opaco della suola consumata di una scarpa. Ribaltò una smocking brown spiegazzata e si girò una sigaretta a bandiera, bruciando la carta in eccesso. “Che sbruffone!”, lo avrebbe censurato Leo. Ah già. Leo. Si spense un fiammifero tra le dita. Incastrata nell’angolo del soffitto, la tele sporgeva su di loro il suo volto luminoso e mutevole. In fondo alla saletta del bar, sdraiato sul loro divano, con le gambe unite e ritorte per posare le scarpe sul pavimento “ci-a o-due” aveva detto “ossido di calcio”. Eleonora aveva rotto in un risolino. “ci-a o-due. Come ciao. Potresti suggerirmelo così” ed aveva agitato una mano in aria. Edoardo le aveva sorriso. “Suggerirti il carbonato di calcio, quello sarebbe divertente”. Dopo un attimo di esitazione, Eleonora aveva esclamato “Caco-tre!” ed erano scoppiati a ridere. Eleonora in fondo era ok. La sua chimica - soltanto non era ok. La sua chimica era o-dio. Si era offerto di darle ripetizioni. “Se vuoi mi puoi pagare in erba...”, aveva scherzato, ma lei lo aveva preso sul serio. III. Paolo Avevano giocato a ventuno. Paolo si sedette dentro l’aiuola, inseguendo colla fiamma dell’accendino la punta di una lucky strike rossa. Seguitavano a tremargli le mani. Il dottore aveva detto “carenza”. Di calcio o di ferro - non ricordava. Fumando, si guardò intorno. Seduto a pochi metri da lui, un ragazzo aveva in bocca la punta fioca di una paglia sottile, girata a mano. Distrattamente, si passò una mano tra i capelli, scaricandosi lungo la spalla una breve processione di cenere. Paolo sorrise, ma la sua espressione cambiò quando il ragazzo schiacciò la sigaretta e mise mano ad un biglietto dell’autobus. Ne strappò una strisciolina sottile, la piegò a fisarmonica per un tratto e poi l’avvolse strettamente attorno a se stessa. Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15 N a r r a t i v a LUCKY STRIKE ROSSE Un filtro di carta voleva dire una sola cosa. Un filtro di carta voleva dire erba. Si portò la sigaretta alle labbra ma gli si era spenta tra le dita. “Di’, vuoi scroccarmi una sigaretta?” Il ragazzo si aprì una mano sul petto e lo fissò con aria interrogativa. “Sì, proprio tu, di’?” Il ragazzo si tirò in piedi - era sottile come un tratto di matita. Paolo saltò in piedi a sua volta e - lesto - quando si fu avvicinato, gl’infilò una mano in tasca, dove aveva riposto il filtro. “Di’, ma che ci fai con questo?” Se lo passò da una mano all’altra. Il ragazzo lo riacchiappò contrariato. “Ma che diavolo sei, uno sbirro?” Si squadrarono per un istante. “No! Volevo solo sapere dov’è che la trovavi l’erba, in questo buco di culo di posto” “Viola non è il buco del culo del mondo” protestò Edo “Il buco del culo del mondo è Lisio. Viola è un po’ più spostata sulla chiappa sinistra”. Si sorrisero per la prima volta. IV. Edoardo Edoardo lo aveva riconosciuto in quel Paolo, quel ragazzo nuovo che Eleonora gl’indicava sempre, per fargli notare quant’era bello. Segretamente, confrontò il suo corpo con quello del compagno e dovette convenire che in effetti, così - messi l’uno vicino all’altro - sembravano una pubblicità con il dopo e il prima. Lui era il prima. Paolo aveva gli occhi neri, misteriosi e scuri come l’oceano. Un ruvido principio di barba - vezzoso e spuntato accuratamente - gli segnava la curva del mento. Era alto. Sottile. Sano nella maniera evidente che è tipica degli sportivi. Eleonora avrebbe cagato un mattone se li avesse veduti insieme. “Stasera” gli disse in maniera complice. “Di’, ma ti devo pagare?” “No ma se puoi farmi un favore...” VI. Paolo Il ragazzo (anzi, Edoardo…) gli chiese se aveva dei soldi. Soldi in banconote, s’intende. Paolo si guardò nel portafogli e, riluttante, gli mostrò un cinquanta. “La mamma mi ha dato la mancia. Devo farmeli durare per un bel po’” ma Edo seguitava a guardarlo - come uno che tutti quei soldi non li aveva mai visti in vita sua. Lo guidò fino al piccolo supermercato e lo sfidò: “sta a guardare”. Poi – con una piccola piroetta – sparì dietro uno degli scaffali. VII. Edoardo Sbucò pochi momenti dopo, con in braccio un carico di bottiglie. Studiò per un secondo le casse e si accodò di fronte a quella più affollata. Fuori dal negozio, Paolo fece ballare una gamba nervosamente. Edoardo gli mostrò il pollice. Il ragazzo seduto alla cassa fece scorrere le cose sopra il sensore. Edoardo gli passò il cinquanta e raccolse le bottiglie dentro una sporta. Si sentì nervosamente l’alito. Il ragazzo doveva sentire il sapore di fumo che aveva in bocca, come del resto era impossibile non sentisse il tonfo del suo cuore che accelerava. Chiuse la mano sul resto che gli porgeva. Il tempo di sorridere a Paolo e aveva fatto scivolare una banconota nel sacchetto che portava appeso al braccio. Aprì a ventaglio le banconote che gli restavano in mano e si schiarì la gola. “Stammi a sentire giovanotto… Mi hai dato dieci euro di meno” VIII. Paolo “Ladruncolo” lo censurò Paolo, ma Edo liquidò la faccenda con un gesto – troppo violento – di noncuranza. “Sono più soldi di quanti ne avevo prima!” esclamò, quando Edo gli restituì il denaro. “E ti lamenti!? Potevo farlo di nascosto e tenermeli”. Aveva fatto colpo e lo sapeva. Si accordarono per quella sera. “Sei capace di passami a prendere?” chiese Edo “Devi scendere lungo la costa…” “la costa?!” “via Costa! Finché non s’incontra con lo stradone. E dopo saliamo a piedi”. “Ci saranno anche un paio di ragazze” aggiunse casualmente. “Non finisci mai di stupirmi”. Lucia Giorgi TO BE CONTINUED... Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15 11 D e d a l o DEDALO: PERDERSI NEI PROPRI PROGETTI Come tutti i miti, anche quello di Dedalo può essere interpretato in vari modi: può essere l’espressione del desiderio profondo di conoscere ed esplorare; può simboleggiare l’eterno tentativo di superare i nostri limiti naturali e l’insuccesso che diventa la punizione per aver sfidato la natura. Ci chiediamo, comunque, Dedalo e Icaro sono dotati di poteri eccezionali o sfruttano semplicemente l’ingegno umano? La capacità di vedere e vivere delle immagini è un prerequisito fondamentale a molteplici obiettivi educativi, dal pensiero divergente ed astratto ad una corretta interpretazione dei simboli, all’autoconsapevolezza attraverso una completa immagine di sé. La scuola dell’Autonomia promuove i Progetti, il POF li raccoglie e li propone. Noi vorremmo alzarvi in volo per osservare dall’alto noi stessi e i nostri Progetti, mettendoli quindi in relazione con quelli degli altri e con il mondo. Vorremmo accogliere ogni imprevisto come uno stimolo a tentare progetti nuovi e 12 strade diverse da quelle percorse finora……Ma spesso i nostri progetti non sono in sintonia, scollegati anche dalla programmazione, spesso impediscono l’accesso ad un Sapere che diventa sempre più “reticolare” e che esige continue “connessioni”. Siamo ripetutamente sconnessi , in un labirinto di iniziative! Quale “filo di Arianna” consentirà di non perderci? Di realizzare una “scuola di qualità”? Quale bussola ci sarà di orientamento? “I punti cardinali sono cinque “, diceva Humberto Ak’Abal, “sei tu, qui, il quinto punto cardinale”. Dobbiamo imparare la “sobrietà”, un percorso equilibrato, così da evitare la tentazione del cambiamento continuo (che non ci consente esiti duraturi), ma dobbiamo escludere anche la “fissità”e la chiusura (che ci isolano e ci impediscono di progredire). Un apologo cinese racconta la storia di “Due amici su un ponte” : Guarda, dice l’amico all’amico sul ponte, la gioia dei pesci nel ruscello! Ma l’altro gli replica: Come fai tu, che non sei pesce, a conoscere la gioia dei pesci nel ruscello? Risponde : Attraverso la mia gioia sul ponte”. Abbandonare il labirinto fortificato, la propria banca dati, le Assicurazioni, le tessere, per uscire e per camminare liberi da ogni dipendenza, da soli, direttamente verso la vita stessa, passo dopo passo…..perchè è l’ORIENTAMENTO CHE CONTA, contro ogni dittatura mentale e culturale. C’è un’energia che attraversa ogni sistema; questa deve fluire: un sistema funziona per organizzare quel dato sistema, così ci auguriamo accada per il “sistema” scuola. Ci Vuole Costanza n.3, a.2, a.s. 2014/15 Prof.ssa Mosciatti Simonetta