Dall’ Edipo Re all’ Edipo a Colono: cambiamenti sul tema della responsabilità personale Nell’Edipo re, dopo aver saputo la verità circa la morte di Laio e dopo aver rinvenuto il corpo esanime della madre/moglie Giocasta, Edipo si acceca, si autodefinisce “assassino di mio padre” (v.1357) e chiede egli stesso a Creonte di esiliarlo. Edipo si ritiene (ed è ritenuto da tutti) un assassino e non tiene conto di quelle che oggi definiremmo “attenuanti del caso” (il fatto che non sapesse la reale identità né di Laio né di Giocasta, cioè i suoi genitori). Nell’ottica arcaica tutto è unificato, è accorpato e quindi l’azione non si scinde dall’intenzione e non c’è differenza fra delitto doloso e delitto colposo. Edipo a colloquio con la Sfinge Per questa ragione sia la sezione finale dell’Edipo re sia il preludio, la parte iniziale dell’Edipo a Colono sono dominate da un’atmosfera di sdegno da parte di chi si relaziona con l’omicida e di colpa da parte di Edipo che, ormai cieco e cacciato da Atene, vaga errabondo con la figlia Antigone chiedendo ospitalità. È l’inizio dell’Edipo a Colono, opera che rappresenta il percorso di redenzione di Edipo o meglio il percorso di umana comprensione e di analisi di quanto è avvenuto (da parte degli sdegnosi) e di pentimento e riconciliazione con il Mondo (da parte di Edipo). Questo clima raggiunge il suo apice (per il tema che stiamo trattando) in una sezione centrale della tragedia, riportata di seguito sia in lingua originale sia in traduzione italiana (a cura di F. Ferrari): Edipo a Colono – vv. 546-548 “ Έγώ φράσω·καί γάρ άνους εφόνευσα καί ώλεσα· νόμω δέ καθαρός, ʹάϊδρις ΄ες τόδʹηλθον.” “ Perché uccisi, ammazzai senza sapere. Sono innocente davanti alla legge: ignaro arrivai a tanto.” Dopo un serrato confronto con il coro (che lo incalzava sul suo destino) Edipo riesce a liberarsi del suo fardello insopportabile a portarsi di colpa e pronuncia queste parole di una modernità sconcertante. Egli infatti afferma di aver ucciso non in maniera preterintenzionale o intenzionalmente (usando la terminologia giuridica moderna) ma senza sapere (in greco άνους, letteralmente “senza mente”, con “mente” nel senso di “intelligenza calcolatrice”). Inoltre afferma di essere innocente di fronte alla legge (in greco καθαρός, cioè “puro”: questo termine rimanda all’accezione arcaica della colpa come una macchia che necessitava una purificazione - cfr. documento precedente sulla responsabilità penale nella Grecia Classica) e di essere giunto a tanto senza sapere, ignaro (άϊδρις termine composto da α privativo e dalla radice ιδ di οιδα “sapere”). Il finale dell’Edipo a Colono segna la riappacificazione dell’Edipo ormai solo reo colposo e non più doloso con il Mondo dato che gli viene concessa la sepoltura ad Atene. Edipo a Colono di Harriet Le ragioni del netto cambiamento di prospettiva che contraddistingue le due opere vanno ricercate nel contesto storico, in quanto avvenne negli anni che vanno dalla rappresentazione dell’Edipo Re (430/420 a.C., è ignota la data esatta) e la rappresentazione (postuma) dell’Edipo a Colono (404 a.C.). Sono gli anni della decadenza politico-militare di Atene, gli anni in cui la tradizionale cultura ateniese e la fede incrollabile nel vecchio mondo di valori sono messi in discussione dall’affermarsi dei sofisti i quali, dato il loro gusto per le sottigliezze, i “distinguo” e l’attacco all’arcaismo del mito, sicuramente contribuirono anche al cambiamento di prospettiva nel modo di intendere la responsabilità penale. A questo riguardo si può citare ad esempio l’Elogio di Elena di Gorgia nel quale il sofista tentò con artefici letterari, figure retoriche e grandi costruzioni oratorie di circoscrivere la responsabilità personale di Elena considerata fino a quel momento l’unica causa e l’unica responsabile della Guerra di Troia. Grazie anche ai sofisti, quindi, Edipo può pronunciare delle parole che a noi moderni sembrano ovvie e tardive ma che nell’Atene dell’epoca devono aver contenuto un nucleo di trasgressione e rivoluzione nei confronti dell’idea arcaica di Giustizia. Edipo a Colono di Giroust