Federica Maria VG Saggio breve: METTERE DA PARTE L'ARTE C'è qualcosa che accomuna l'artista ed il filosofo: entrambi si occupano di spirito, di verità. L'occuparsi di spirito, di assoluto, richiede anzitutto essere uomini di spirito, sapere andare "oltre" le cose. Per Hegel l'arte rappresenta il primo gradino verso la verità e lo spirito assoluto, seguito dalla religione e dalla filosofia, il massimo strumento per cogliere l'intero, la verità. Nel momento in cui l'artista poggia il suo pennello sulla tela ecco che lo spirito si esterna, si manifesta, sotto forma di intuizione sensibile, oggettiva, immediata e sensitiva, aggrappandosi alle nostre emozioni, che vengono associate al concreto, al visibile e alla materia: la traccia lasciata dal pennello. Lo spirito e la forza dell'arte però non possono ridursi "solo" a questo: da sempre l'arte è il mezzo di cui si avvale l'idea e del quale, al principio, si avvaleva anche la religione: parliamo in questo caso di iconografia che, come Hegel stesso afferma nell' "Estetica", «Non è più sufficiente a farci inginocchiare». L'arte sembra quindi aver perso valore, necessità: si fa l'arte solo per rappresentare l'arte, per esigenze di rappresentazione estetica che non sempre riescono a convogliare il messaggio sperato. E' a questo punto che interviene Schelling, che valorizza l'arte, portandola sullo stesso piano della filosofia. E' come se per Schelling ogni artista fosse anche filosofo: d'altra parte la filosofia perchè non dovrebbe occuparsi dell'arte? L'arte non muore, si conserva nei secoli, così come gli scritti del filosofo: entrambi sono documenti dell'idea e vengono analizzati e studiati ancora dopo anni, la loro forma è differente, certo: se un impressionista come Van Gogh voleva rappresentare e farci cogliere il suo pessimismo lo faceva attraverso pennellate violente, segni: non molto diverse dalle parole del filosofo, segni e tracce sul foglio di carta bianca o sull'infinita pergamena della mente. Dietro l'opera d'arte c'è un'artista, un uomo che si mette in discussione ed esterna i suoi sentimenti per darci un messaggio: durante questa fase però, mentre egli è in procinto di creare la sua arte, interviene una sorta di forza a lui esterna, che lo ispira e guida la sua mano senza che egli possa rendersene conto: è qui che, secondo Schelling, risiede la genialità dell'artista, il fatto di riuscire a dare una forma sensibile alla filosofia. Personalmente, credo che al giorno d'oggi, dove l'immagine è così importante, l'arte dovrebbe essere il medium della filosofia, essendo l'arte intuita mediante la coscienza sensibile: anche se, Hegel, si dissocia dalla concezione romantica dell'arte, che tenta, secondo il filosofo, di andare troppo oltre il dato sensibile e di tendere verso un assoluto che non potrà essere raggiunto, se non con la filosofia. L'arte a Hegel più cara è quindi quella classica, tendente al perfetto, ma più razionale. Insomma, l'arte andrebbe rivalutata, vista sotto altri punti di vista, analizzandone il messaggio. Certo, non si può pretendere che l'arte abbia un valore ed una interpretazioni universale, come sottolinea Kant nella "Critica del giudizio", l'aspetto estetico, il giudizio ed il piacere che l'arte suscita nell'uomo non sono una legge, codificata ed uguale per tutti, una cosa che è per forza bianca o nera, giusta o sbagliata, ma è qui che secondo me risiede la sua vera forza, nelle sue molteplici interpretazioni, nelle sfumature esistenti tra il bianco e il nero, come per esempio il grigio.