10-20 forum 17-10-2007 9:55 Pagina 1 Un momento dei lavori del forum “Alla ricerca di sinergie”, organizzato da M&D e svoltosi nell’ambito di MEET Milano Forum Digitale 2 Discografia e new media: alla ricerca di sinergie mero di maggio 2007, la nostra testata continua infatti a proporsi come mediatore fra i diversi operatori in campo per sviluppare questo mercato, mantenendo la promessa fatta allora di organizzare periodicamente incontri di questo tipo; allora si era parlato di cadenza semestrale, ma, perché no, forse ci potrebbero essere anche appuntamenti più ravvicinati, vista la velocità a cui viaggia questo mercato, cui “Musica e Dischi” stessa si è dovuta aprire, attraverso il lancio, il mese scorso del suo sito completamente rinnovato (www.musicaedischi.it), una vera e propria agenzia di stampa per le notizie musicali di interesse per gli operatori, e di un settimanale che viene inviato per posta elettronica (MD Online), contenente notizie brevi, classifiche, anticipazioni e recensioni . Il 24 settembre scorso si è dunque tenuto un nuovo convegno, questa volta all’interno di MEET Milano, cui hanno partecipato Nicola Ghezzi (Product Manager di Yahoo! Musica), Max Moroldo (Presidente di Made in Etaly), Claudio Somazzi (Owner e Partner Digital Magics Group e CEO Digital Bees), Claudia Lisa (Business Development & Business Distribution Director EMI Music) e Roberto Razzini (Amministratore Delegato Warner Chappell). Questa volta si è deciso di puntare l’attenzione sulle possibili sinergie fra tutte le forze in campo, atte a sviluppare le nuove possibilità che si stanno aprendo sul mercato, con particolare riferimento ai contenuti video. A moderare gli interventi è stata la nostra responsabile web e mobile Simona Lamonaca. Simona Lamonaca: Buongiorno a tutti. Oggi siamo qui per parlare ancora una volta di musica digitale, di un mercato che per molto tempo ha visto una forte contrapposizione fra l’industria dei contenuti e gli 10 operatori del web e del mobile, ma che ultimamente è in espansione, e vede i due settori lavorare a braccetto alla ricerca di sinergie sempre più importanti che aiutino a svilupparlo al meglio. Seduti a questo tavolo ci sono operatori provenienti da esperienze diverse. Esponenti del web, della discografia, dell’editoria e una media company. L’idea è quella di mettere a confronto le loro diverse esperienze nel settore per capire cosa si sta facendo per incrementare il mercato e quali prospettive ci possono essere per il futuro. Darei per primo la parola a Nicola Grezzi, che rappresenta appunto il web, perché ci racconti un po’ l’esperienza di Yahoo! Musica. Nicola Ghezzi: Io mi occupo appunto del canale musica di Yahoo! Italia. Yahoo! ha lanciato questo servizio nel mondo 14 anni fa e nel corso di questi anni si è consolidato come la prima realtà musicale a livello internazionale. In Italia siamo partiti un anno e mezzo fa. Si tratta di un servizio basato su due aree di prodotti: da un lato i contenuti audio-video e dall’altro quelli di tipo informativo. La parte audio consiste in una serie di radio personalizzabili da parte dell’utente, e in un’altra di radio pre-programmate che il nostro team editoriale edita su base quotidiana/settimanale (per un totale di circa 70 radio tematiche divise per genere). Per quanto invece riguarda l’offerta video abbiamo un database di video musicali che ci vengono forniti direttamente dalle case discografiche, al quale l’utente ha la possibilità di accedere Nicola Ghezzi, Product Manager Yahoo! Musica majors, a livello locale con le indipendenti, dalle quali otteniamo sia i contenuti audio che quelli video. Lamonaca: Mi piacerebbe sapere quali sono i contenuti che i vostri utenti apprezzano di più e se ci sono dei prodotti che si stanno sviluppando in questo momento. Ghezzi: I contenuti più richiesti sono quelli video, seguiti dagli audio. Gli accordi che abbiamo con le etichette a livello internazionale ci consentono per di più di anticipare sul digitale le uscite sul mercato italiano di artisti internazionali, dato che passiamo direttamente dall’America. Il video per quanto ci riguarda rappresenta dunque una parte estremamente importante della nostra offerta, e per i nostri utenti è una delle cose più richieste. Altra esigenza molto sentita dall’utente è quella di lasciare un marchio all’interno del sito, personalizzando la fruizione dei propri contenuti, e in tal senso ci stiamo muovendo per sviluppare i cosiddetti “Yahoo! si è consolidato come la prima realtà musicale a livello internazionale” (N. Ghezzi) ▼ econdo appuntamento per fare il punto sul S mercato digitale in Italia promosso da “Musica e Dischi”. Dopo il forum pubblicato sul nu- on demand. Il servizio è completamente gratuito e in più l’utente ha la possibilità di interagire all’interno del sito a 360 gradi, scegliendo i video dei propri artisti preferiti e guardandoli in qualsiasi momento. Dall’altra parte abbiamo una serie di contenuti informativi, come notizie musicali, speciali sugli artisti, ecc., creati dal nostro team editoriale o forniti da alcuni partners esterni. Nostro punto di forza è il fatto di essere sempre riusciti a rispondere alle esigenze dei nostri utenti, soprattutto grazie al fatto che facciamo parte di un grosso network che ci consente di sfruttare gli accordi presi a livello internazionale per offrire anteprime e contenuti particolarmente appetibili. Lavoriamo con tutte le tipologie di partners sedute a questo tavolo. Collaboriamo naturalmente moltissimo con le case discografiche, con le quali abbiamo contratti siglati a livello internazionale con le NOVEMBRE 07 17-10-2007 9:55 ▼ users generated contents, che danno la possibilità di creare communities, di interagire sui video e di creare dei clip musicali. Pagina 2 fondamentali per poter dare visibilità ai prodotti. Quello che abbiamo sofferto in questi 10 anni di sviluppo della tecnologia è stata una mancanza di coordinamento con le strutture che rendono disponibili, attraverso le tecnologie, i nostri prodotti, per far sì che si rispettino in qualche modo i vari passaggi di questa filiera produttiva e distributiva, considerato che all’origine di tutti i prodotti di cui possiamo beneficiare attraverso Internet o la telefonia c’è comunque la musica, ed è di questa che dobbiamo parlare. Tutte le iniziative per la distribuzione della musica sono fondamentali ed essenziali ma vanno ben regolamentate per consentire il rispetto del lavoro che è all’origine di tutto: il prodotto musica, quello svolto dagli autori in primis e quindi dagli interpreti nelle loro esecuzioni. E’ dunque fondamentale accettare e condividere i nuovi progetti offerti dalle tecnologie, tuttavia bisogna farlo sempre rispettando i diritti collegati alle proprietà musicali. Questo all’inizio del grande sviluppo avuto dalla tecnologia non è accaduto, e noi abbiamo sofferto come categoria di editori musicali (così come hanno sofferto anche i nostri cugini discografici) di tutta una serie di prevaricazioni. Il prodotto musica ha naturalmente una penetrazione notevole sul mercato, ha la possibilità attraverso le tecnologie di essere fruibile in ogni dove e con contenuti rapidissimi, veloci (le suonerie da 30 secondi o la canzone da 3 minuti e mezzo). Questa possibilità è considerata molto appetibile per noi che produciamo e che facciamo musica così come per gli operatori digitali che rendono disponibile questo prodotto, però è essenziale che ci sia un equilibrio fra tutte le parti in causa affinché si garantisca il giusto rispetto di tutto il ciclo produttivo e distributivo del prodotto musica. “EMI sta sviluppando molto i video e i live” (C. Lisa) Lamonaca: Passerei ora la parola all’industria dei contenuti tradizionale, dunque a Claudia Lisa della EMI e a Roberto Razzini della Warner Chappell, per vedere da un lato quali iniziative sta portando avanti l’industria discografica per sviluppare il settore e in che modo si sta muovendo per essere propositiva, dall’altro cosa sta facendo l’industria editoriale. Abbiamo dunque due majors a confronto. Claudia Lisa: Per quanto riguarda la EMI noi stiamo sviluppando molto i video e i live. Come infatti diceva Nicola Ghezzi, sono contenuti che oggi funzionano bene. Se fino a qualche tempo fa le occasioni di showcase erano considerate solo situazioni promozionali, oggi vengono registrate e fornite come contenuti per streaming e downloading sia sulle piattaforme web che su quelle mobile, gratuitamente su Yahoo!, ma anche a pagamento su altre piattaforme quali Rosso Alice o i portali mobili. Accanto allo sviluppo di nuovi contenuti per il digitale, tuttavia, la EMI sta anche lavorando per avvicinare in un certo senso il prodotto fisico al prodotto digitale. Per esempio siamo stati la prima casa discografica a realizzare braccialetti USB, per venderli in Media Market, Feltrinelli, ecc. L’idea è quella di ideare un prodotto che vada a sposarsi con il gadget, con l’obiettivo di avvicinare meglio i fan, per mezzo di un oggetto che è diverso dal supporto tradizionale, dato che contiene contenuti creati ad hoc, esclusivi, non commercializzati in altro modo. Infine stiamo operando anche nel campo del gioco java, non semplicemente attraverso l’acquisizione di diritti di brani da sincronizzare o la creazione di video, ma acquisendone i diritti proprio per creare nuovi contenuti su cui lavorare per questo campo (un’operazione ha visto coinvolto Vasco Rossi). Infine stiamo lavorando alla creazione di eventi, che permettano ai fans di sentirsi più vicini ai loro idoli, dato che crediamo molto nelle communities degli artisti. Lamonaca: Come casa editrice adesso che cosa state facendo per interfacciarvi a questo settore? Razzini: Abbiamo un canale che è parallelo a quello tradizionale gestito dalla Siae, che si occupa per nostro conto e per nostro mandato dell’amministrazione dei diritti. Si tratta di un canale attivo e propositivo che lavora alla ricerca di partnerships e di opportunità varie con le entità che si occupano di tecnologie e di distribuzione della musica. C’è però un problema grosso: non riusciamo a trovare un punto di incontro fra la nostra necessità di fare ricerca, e quindi Claudia Lisa, Business Development & Business Distribution Director EMI Music di dare visibilità a chi ancora non è famoso attraverso i nuovi media, e l’interesse da parte degli operatori del web e della telefonia a usufruire di ciò che è già consolidato sul mercato, perché è molto più facile da vendere, va incontro alle richieste del pubblico, ecc. La sinergia dal mio punto di vista dovrebbe trovarsi in un supporto da parte degli operatori delle nuove tecnologie, al fine di rendersi disponibili per trovare insieme delle formule che possano servire a far crescere anche i nuovi talenti, altrimenti si rischia di lavorare sempre e solo sui grossi nomi, che prima o poi si ritireranno, impedendoci di avere un futuro. Lamonaca: Il problema di sviluppare nuovi talenti e di inserire in questo mercato anche nuovi artisti accomuna alle case editrici anche le etichette indipendenti. Per questo motivo sono nate sul mercato delle realtà di aggregatori, intermediari che si preoccupano di raccogliere cataloghi e di proporli alle aziende digitali. Fra queste una delle ultime società nate in Italia è Made in Etaly. Passo dunque la parola a Max Moroldo. ▼ 10-20 forum Il tavolo dei relatori: da sin. Claudio Somazzi, Roberto Razzini, Simona Lamonaca (moderatrice), Max Moroldo, Nicola Ghezzi e Claudia Lisa Roberto Razzini: Io rappresento una categoria che in questo scenario occupa un ruolo abbastanza particolare. L’editoria musicale, infatti, male si coniuga con il settore industriale, perché, al di là delle strutture multinazionali di cui facciamo parte, noi ci occupiamo ancora del lavoro artigianale sulla musica, dato che prima di arrivare ai grandi successi dei grandi artisti svolgiamo un lavoro di ricerca. Detto questo, le sinergie con il digitale per noi sono NOVEMBRE 07 11 17-10-2007 9:55 Pagina 3 ▼ Max Moroldo: Made in Etaly è un consorzio d etichette indipendenti nato nove mesi fa. Noi ci siamo mossi sul mercato soprattutto con l’idea di dare spazio a quegli artisti che non avevano la possibilità di ottenere un riscontro immediato, in quanto emergenti o appartenenti a etichette indipendenti. Oggi Made in Etaly sta sviluppando insieme alle etichette una ricerca di linee di sviluppo dei contenuti. Per questo collabora direttamente con le case discografiche, dando riscontro, prima ancora della fase di produzione dell’album di un artista, di quali sono i contenuti più richiesti dagli operatori. Per ogni singolo store o operatore con cui collaboriamo valutiamo infatti le esigenze specifiche per poi trasferirle alle etichette che fanno parte del consorzio, dopo di che cerchiamo di sviluppare con loro contenuti che vadano al di là del semplice master o del semplice brano. Negli ultimi mesi abbiamo notato un netto aumento di richieste di contenuti video. Ma è aumentata anche la richiesta di informazioni, dato che ormai non basta più mettere semplicemente a disposizione contenuti e cataloghi, ma bisogna lavorare sulla loro giusta visibilità. In questi pochi mesi di vita Made in Etaly ha lavorato in sinergia con i suoi associati, preoccupandosi di creare insieme a loro il prodotto più consono per ciascun operatore, da fornirgli in esclusiva: per uno stesso prodotto si possono trovare 5 o 6 versioni diverse realizzate ad hoc per diversi operatori telefonici o per diverse piattaforme web. Questo è stato il nostro sforzo maggiore. Ultimamente la richiesta si sta focalizzando soprattutto sui contenuti video, per cui stiamo affiancando al nostro catalogo distributivo, finora focalizzato soprattutto sull’audio, una serie di contenuti video che prima non c’erano. Li stiamo costruendo insieme agli associati, caricandocene talvolta i costi di produzione che non tutti possono sostenere. Oggi è fondamentale saper lavorare sui prodotti, altrimenti il risultato è analogo a quello che si aveva sul mercato tradizionale, quando c’erano dischi negli scaffali dei negozi, ma non c’era possibilità alcuna di pre-ascoltarli. Made in Etaly è dunque nata proprio con l’idea di sviluppare l’attività di marketing sul digitale. Abbiamo creato in questi mesi molti prodotti che non esistevano sul fisico attingendo ai nostri cataloghi. Abbiamo chiesto alle etichette il permesso per poterlo fare e, come nel mercato tradizionale fino a qualche anno fa si lavorava molto sulle compilations, così abbiamo fatto per il digitale, presentando agli stores compilations, ma anche prodotti ad hoc con contenuti audio, video, audio video, giochi, ecc. Come diceva Claudia Lisa, è un mercato che sta cambiando e che bisogna seguire passo passo. Noi ci occupiamo di farlo. “Noi editori ci occupiamo ancora del lavoro artigianale sulla musica” (R. Razzini) Lamonaca: E’ emersa un po’ da tutti gli interventi l’importanza in questo momento dei contenuti video, che si stanno affiancando a quelli audio, che hanno invece avuto il compito di dare l’impulso di partenza al settore, soprattutto attraverso suonerie e download di singoli brani. A questo punto passerei la parola a Claudio Somazzi di Digital Magics, media company specializzata nella creazione di nuovi format, per saperne di più di video on demand, della necessità di offrire in streaming musica live, ecc. Claudio Somazzi: Digital Magics è nata nel 2004, focalizzandosi abbastanza velocemente sul vero e proprio fulcro di questo settore, quello di cui parlava Razzini, e che purtroppo nei primi anni del digitale è venuto fuori poco, cioè il prodotto musica. Fino da ora, come sappiamo tutti a questo tavolo, la musica digitale a livello di fatturato ha visto in primo piano il mobile. Mi ricordo che quando qualche anno fa abbiamo fatto i primi convegni in giro per l’Europa si parlava del cosiddetto Jamba effect, cioè del fatto che le suonerie hanno di fatto portato il mercato delle musica digitale a una crescita esponenziale, ma di contro non hanno contribuito a valorizzare il cuore di tutto ciò che è il prodotto, vale a dire l’artista, la singola canzone, ecc... Noi abbiamo assistito a un’iniziale concentrazione di iniziative da parte di aziende esterne al mondo della musica, anche se oggi le case discografiche stanno recuperando molto velocemente e stanno superando gli operatori in fatto di creatività del prodotto. Tuttavia è un dato di fatto che gli stessi operatori che hanno contribuito a sviluppare il mercato lo hanno di fatto anche cannibalizzato. Roberto Razzini sa bene che le suonerie non prese dal master hanno tolto fatturato alle aziende per lo sviluppo “Made in Etaly è nata con l’idea di sviluppare l’attività di marketing sul digitale” (M. Moroldo) 12 degli artisti. Dunque i primi due tre anni di sviluppo della musica digitale hanno visto una forte focalizzazione sul mobile, fra l’altro su un unico prodotto, tralasciando invece le mille risorse della musica. Io e i miei soci veniamo da una lunga esperienza in questo campo che risale alla metà degli anni ’80, quando abbiamo lavorato alla realizzazione di programmi televisivi quali “Deejay Television” e abbiamo contribuito alla nascita di MTV. Abbiamo dunque cercato di mettere il nostro know how al servizio del settore digitale. Ci siamo resi conto che i primi due anni di vita di questo mercato sono stati monopolizzati da un unico contenuto che era la suoneria, e i successivi due anni, fino all’anno scorso, sono stati impiegati non nella ricerca della valorizzazione dei contenuti posseduti dalle case discografiche (e ce ne sono tantissimi), ma in quella di nuovi modelli di vendita delle suonerie stesse. E’ assurdo: sono stati persi tre anni a lanciare un prodotto che non è propriamente un prodotto musicale e gli altri due a tamponare l’inevitabile discesa di Roberto Razzini, Amministratore delegato Warner Chappell questo mercato, senza invece ragionare sui contenuti e quindi sul cuore di questo prodotto. Quindi quando due anni fa abbiamo deciso di entrare in questo settore ci siamo chiesti quale sarebbe dovuto essere il nostro ruolo: se proporci come editori o produttori di musica, ma non è il nostro mestiere, o inseguire il Jamba effect; alla fine abbiamo pensato che avremmo dovuto fare leva sulla nostra esperienza di produttori di contenuti video, puntando in primo luogo al web, più interessato a questo tipo di contenuti, dal momento che è difficile che un prodotto solo audio possa sfondare sotto il profilo musicale in Rete. Per quanto invece riguarda il mobile siamo andati a cercare non contenuti nuovi, ma cose che spesso le stesse case discografiche non sanno di avere e di cui noi siamo a conoscenza in virtù della nostra esperienza precedente. In questo senso posso dire che Digital Bees, che è il brand di Digital Magics sul consumer e sulla musica, è un packager, che si occupa di affiancare le case discografiche che spesso hanno poche risorse sul comparto digitale, per cercare con loro contenuti da proporre. Immediatamente ci siamo chiesti se sul mobile, due anni fa soprattutto 2G e quindi poco pronto tecnologicamente a sviluppare il video, sarebbe stato possibile mettere un semino in questo senso. Abbiamo provato con un contenuto banale, ma poco sfruttato, come il live, convinti che allora come oggi non sia necessario inventarsi chissà che di nuovo. Il live in fondo è l’enfatizzazione più alta della musica. Oggi, ▼ 10-20 forum NOVEMBRE 07 10-20 forum 17-10-2007 9:55 Pagina 4 in un mercato che cerca passionalità, il live è forse l’unico prodotto che offre ancora effervescenza. Un concerto è sempre un momento di passione vera, vissuta dai ragazzi ma anche dal pubblico adulto. Sono seguiti accordi a livello internazionale con un paio di operatori, e altri con la maggior parte delle majors presenti in Italia, con l’intento di lavorare con loro nella valorizzazione del catalogo. E’ iniziata così una sperimentazione con il primo operatore 3G in Italia, 3, che si è subito tradotta in un modello di business molto efficace, basato sull’offerta di contenuti che già esistevano nel catalogo home entertainment delle case, arricchiti da contenuti forniti dai principali produttori di eventi live al mondo. I risultati ci sono stati subito: già il primo mese, nel novembre ’96, il canale concerti di 3 si è trasformato dall’ultimo canale video al secondo per fatturato (il primo è quello di contenuti adult). Quello che ci è parso interessante è che gli stessi contenuti che nel mercato del Dvd hanno risultati importanti, ma non paragonabili a quelli della vendita di Cd, qui sono finiti per diventare il secondo canale per importanza, cosa che ha sorpreso tanto noi quanto h3g. Così possiamo dire di avere piantato un seme che abbiamo chiamato video musica. Oggi gli operatori ci chiedono di intervenire in questo senso. Attualmente abbiamo appena firmato un accordo con Tim, che ci ha affidato l’esclusiva della sua video musica. Il mercato chiede sempre più questi contenuti. Oggi le case discografiche producono dei video che non nascono più come strumento promozionale (quindi voce in rosso nel bilancio), ma sono un vero e proprio prodotto da commercializzare. Noi ci poniamo come loro interfaccia, impegnata nella valorizzazione dei loro cataloghi e nella ricerca di prodotti basati sempre su quello che è, come diceva Razzini, il cuore del mercato: la musica. Non c’è bisogno di inventarsi cose strane, basterebbe davvero sedersi intorno a un tavolo, capire quali sono i contenuti importanti e valorizzarli. no intravedere a oggi su questo settore. Do’ la parola a Claudia Lisa. qua: anche se disponibile gratuitamente, quasi tutti la comperano. Perché? Forse dobbiamo essere noi in grado di vendere questo prodotto, di vendere la passione e l’emozione che lo permea. Noi stiamo lavorando su questo. to sia fondamentale trovare un equilibrio tra i vari operatori del settore e della necessità di favorire il lancio di nuovi talenti, ecc. Dal mio punto di vista la piattaforma web consente di rispondere alle esigenze di tutti gli operatori del mercato a 360 gradi e di venire nello stesso tempo incontro alle richieste degli utenti. Per quanto riguarda per esempio il lancio di nuovi talenti, che in questo periodo trova sempre meno spazi e comporta investimenti notevoli da parte delle case discografiche, noi abbiamo allestito sul sito una sezione dedicata proprio agli artisti emergenti del mese. In molti Yahoo! Music a livello internazionale, in Italia ancora no ma ci sarà prossimamente, c’è un programma che si chiama “Who’s next” che è dedicato proprio al lancio di talenti sconosciuti, un programma che produciamo noi editorialmente, in cui diamo la possibilità a quattro giovani band o artisti di proporsi sul sito, sì che poi l’artista o la band più votati hanno la possibilità di andare in studio e registrare dei live che vengono poi promossi sul portale. Per quanto riguarda le edizioni musicali, ci sono molti siti sul web che offrono i testi delle canzoni, ovviamente illegalmente, Yahoo! Music è stato il primo, e forse è ancora l’unico al mondo, a legalizzare questa prassi, pagando il copyright su tutti i testi che pubblica sul sito americano. La cosa importante, con tutta l’illegalità che c’è sul web, è per noi fare fatturato anche sul digitale. Sul web noi abbiamo dei contratti con le case discografiche che prevedono un pagamento sulla base del numero degli streams fatti a livello mensile. Inoltre del nostro lavoro beneficia anche il mercato tradizionale, che si avvale della promozione che facciamo su album e artisti, tanto più che su molte iniziative sfruttiamo non soltanto il canale musica di Yahoo! ma tutto il nostro network. Stessa cosa vale per il mobile, che non trattiamo in maniera diretta, dato che non è il nostro lavoro, ma che trainiamo attraverso un’area ove si offre ai nostri utenti la possibilità di acquistare suonerie rimandando a partners. L’utente vuole contenuti gratuiti. Vuole venire online, guardare dei video e ascoltare musica gratuitamente. Noi, attraverso la nostra strategia commerciale, riusciamo a consentirgli di farlo, versando nello stesso tempo all’industria i diritti che le spettano. Per quanto invece riguarda le problematiche, quella maggiore resta l’illegalità: l’utente vuole appunto contenuti gratuiti e ha ancora facilità a trovarli. Noi la combattiamo attraverso questo equilibrio. Lamonaca: A questo punto chiederei un nuovo giro di opinioni al tavolo per capire i problemi e le linee di sviluppo che si posso- Ghezzi: Vorrei fare un piccolo passo indietro rispetto a tutto quello che si è detto a questo tavolo. Razzini ha parlato di quan- Moroldo: Per quanto concerne Made in Etaly, a prova anche di quello che ha detto Somazzi prima, lavorando in questi mesi 14 Lisa: Per quanto riguarda le problematiche direi che è importante ampliare i contenuti da noi posseduti. Noi stiamo lavorando per allargare le nostre proprietà, con l’intento di sviluppare il più possibile prodotti che non sono più solo musica. E’ vero infatti che la musica resta il nostro core business, ma in questo settore (e non solo) è importante anche sviluppare l’artista, lavorando con lui su nuove possibilità. E’ importante, come dicevo all’inizio, avvicinare i fans agli artisti. Siamo in grado di farlo in quanto siamo un po’ l’anello di congiunzione fra questi due mondi, insieme a chi si occupa di concerti. Le difficoltà sono molte, fra queste non si può non considerare la percezione che il fan ha dei contenuti a pagamento. Bisogna creare contenuti che davvero abbia senso pagare. In fondo questo mercato può essere come quello dell’ac- “In un mercato che cerca passionalità, il live è forse l’unico prodotto che offre ancora effervescenza” (C. Somazzi) Claudio Somazzi, Owner & Partner Digital Magics Group e CEO Digital Bees ▼ ▼ Un altro momento dei lavori del forum, seguito da numerosi osservatori presenti NOVEMBRE 07 17-10-2007 9:55 Pagina 5 ▼ sui cataloghi delle etichette che hanno sottoscritto un contratto con noi, abbiamo scoperto con molta sorpresa che molto di questo repertorio loro stesse non lo conoscevano e non lo avevano mai sfruttato. Il nostro lavoro è stato dunque quello di prendere questo materiale, cercare di svilupparlo, non attraverso semplici repackaging ma dandogli una forma diversa e cercando nuove forme per poterlo vendere e distribuire. Lo abbiamo fatto per artisti emergenti, consentendo il download di uno o due brani del loro album in cambio di visibilità. Abbiamo cercato di sviluppare tutte le forme alternative di vendita oltre al Pay per download, forme di subscriptions, formule chiamate All you can eat… ove si può scaricare di tutto (un brano, un video, un wall paper, ecc.), abbiamo cercato di utilizzare tutto quello che il mercato oggi ci mette a disposizione, comprese quelle forme di sviluppo del prodotto che in Italia ancora non sono state prese in considerazione, come la vendita di contenuti durante i concerti, durante le serate in discoteca… Quello che speriamo per i prossimi mesi è che il problema che vivono gli editori e le case discografiche possa essere risolto con l’aiuto di aggregatori, ma anche di operatori come Yahoo!, dato che io credo che la pirateria si possa combattere con un impegno da parte di tutti, soprattutto attraverso la creazione di contenuti nuovi ed appetibili, anche relativi ad artisti emergenti. nire un prodotto che sia tutelato e tutelabile, per poter continuare ad offrirlo anche in futuro, grazie ad un modello di business. Sono ottimista per il futuro. Abbiamo avuto un trascorso di quasi 10 anni dove siamo usciti malconci dalla distribuzione digitale, dalla telefonia, da Internet, ecc., in cui non c’era sensibilità per questi temi. E’ importante che oggi ci sia invece questa presa di coscienza, è importante che si riesca a sensibilizzare il mercato rispetto al pagamento del prodotto musica, anche se con pochi centesimi di euro. Fatto questo, poi sicuramente insieme si possono fare grandi cose, perché il prodotto, come è stato ampiamente dibattuto, offre possibilità di utilizzo illimitate. Il limite è solo la tecnologia da una parte e la nostra fantasia dall’altra. Somazzi: Io magari andrò un po’ contro tendenza, tanto per animare la conversazione. Parlare di essere ottimisti o pessimisti, dal mio punto di vista e per l’esperienza che abbiamo, è facile: siamo entrambe le cose, perché in questo momento quello a cui stiamo assistendo non è una inversione di tendenza ma una confusione totale su ruoli e su prospettive. Non saprei dire se questa cosa possa essere dannosa per il futuro o positiva. Io sono una persona pratica. Oggi stiamo assistendo a bibite che fanno i produttori di musica, operatori che fanno hardware telefonico, che inventano operazioni musicali, telefoniche che fanno i produttori televisivi… a fronte di tutto questo credo che sia necessario stare un po’ con i piedi per terra. Io credo che non si possa inventare nulla da un giorno con l’altro. Ci sono delle esperienze, delle storie all’interno delle aziende e non sempre improvvisarsi altro e seguire la corrente può portare a dei successi. Dico questo perché oggi quando si parla di produttori di musica si parla delle majors, ma anche di Nokia che fa accordi con artisti, al punto che talvolta non è chiaro se sia solo un produttore di hardware telefonico o anche una casa discografica. Questo un po’ mi spaventa, così come mi spaventa il monopolio sul web. Come dicevo noi abbiamo puntato subito sul mobile perché sembrava essere a breve (dobbiamo ovviamente anche guardare ai nostri bilanci) la cosa che rendeva di più, ma siamo molto interessati al web. Eppure il web è un’arma a doppio taglio. Si pensa a “L’utente vuole contenuti gratuiti e ha ancora facilità a trovarli” (N. Ghezzi) Razzini: Mi sembra che sia emerso un quadro interessante. Vale la pena sottolineare che partiamo da un presupposto importante che è quello che sancisce la musica (insieme alla pornografia, ma questo non ci interessa) come prodotto primario nello sviluppo di Internet e della telefonia. Le prospettive per il futuro sono dunque sicuramente molto positive per chi produce musica, subordinatamente al fatto che ci sia da parte degli operatori, cosa che mi pare stia avvenendo, una presa di coscienza della necessità di lavorare insieme per moralizzare in qualche modo il mercato. Il problema della gratuità della musica è un problema noto, dato che, da quando è nato, Internet ha consentito di usufruire gratuitamente del prodotto musica attraverso il file sharing e con tante altre iniziative borderline, ai limiti della pirateria, anche se ad uso personale. Capisco che per i ragazzi è difficile entrare nella consapevolezza di dover pagare l’utilizzo della musica attraverso Internet o attraverso mobile, ma questo è un passaggio inevitabile. Noi abbiamo bisogno degli operatori del settore per poter attivare dei meccanismi di protezione del prodotto musica, perché è nostro interesse for- NOVEMBRE 07 Internet come alla cosa più grande del mondo, in realtà è la cosa più piccola del mondo: milioni di miliardi di siti danno un’idea di libertà e di immensità, ma in realtà ci sono colossi come Yahoo!, Google o Msn che monopolizzano al punto che quando Yahoo! decide di fare qualcosa diventa un benchmark, sì che tutti seguono Max Moroldo, Presidente Made in Etaly quello, che sia il bene o il male. Il motto di Google è non essere cattivi, però oggi se installiamo Google Desktop sul nostro Pc abbiamo uno strumento fantastico ma affidiamo la nostra vita in mano a delle persone. Ecco perché anche nella musica in questo momento va fatto ordine. E qui mi allaccio al discorso di Razzini, dato che va fatto ordine soprattutto in relazione al diritto. Io oggi se voglio comprare un concerto dei Duran Duran non so di chi è il diritto. Potrebbe essere di Claudia Lisa, ma io lo sto comprando da un produttore americano. Dunque faccio un invito alle majors e agli operatori tutti perché cerchino di dare più chiarezza alla catena del diritto. Cito un esempio: volevamo fare un bellissimo speciale sui Maroon 5, gruppo emergente che ha venduto 10 milioni di copie con il primo disco. Ci siamo imbattuti in un loro live, peraltro pubblicato su un disco ufficiale. Ancora oggi io non so di chi è, dato che non è della Sony BMG che ha ceduto alla Universal il contratto, non è della Universal, e neanche della casa di produzione degli stessi Maroon 5. Per cui se in questo momento io fossi spinto un po’ più da spirito imprenditoriale e un po’ meno dalla volontà di evitare il lavoro ai nostri legali, potrei pubblicare su web e su mobile quel concerto bellissimo, splendidamente girato, senza preoccuparmi di acquistarne i diritti. La chiarezza del diritto è alla base del lavoro di tutti. E’ inutile costruire un grattacielo cercando di farlo triangolare per il web, quadrato per il mobile... Cerchiamo invece semplicemente di partire dalla chiarezza sui titolari del diritto. Inoltre un’altra cosa su cui noi come Digital Magics ci stiamo movendo è, dopo essere corsi dietro al mobile, fare retromarcia per correre dietro al web. Ecco come in sei mesi cambia la visione. Cambia anche chi sta pagando la musica. In questo momento lo stanno facendo gli operatori, sì che in questo momento su 10 iniziative “Stiamo lavorando per sviluppare prodotti che non sono più solo musica” (C. Lisa) ▼ 10-20 forum 15 10-20 forum 17-10-2007 9:55 Pagina 6 ▼ che stiamo seguendo per conto di grossi player 9 saranno gratuite, ma non per questo illegali, chi paga? I brand. Oggi le case discografiche sono indietro anni luce dai modelli di pagamento definiti da parte dell’advertising dei contenuti. Non per colpa della divisioni local, ma perché non ci sono ancora a livello internazionale dei modelli predefiniti. Nicola Ghezzi faceva riferimento a modelli di Pay per view o Pay per streaming, ecc., ma questo se lo possono permettere Yahoo! o YouTube, che a livello mondiale riescono a spuntare accordi particolarmente concorrenziali con gli operatori, ma quello non è un modello. Ecco perché Internet è molto chiuso. Se io oggi come imprenditore voglio fare un prodotto concorrenziale al loro, magari fatto meglio da un punto di vista editoriale, non sono sul mercato, perché Yahoo! e YouTube hanno accordi con le case che per tutte le altre aziende sono inarrivabili. Dunque l’altro tema grosso su cui dovremo confrontarci è “web e mobile non esisteranno più?”. L’invito che faccio, che è poi una presa di coscienza di tutto il mondo che produce contenuti, è a cercare di aiutare tutti noi ad avere dei benchmark veri, competitivi, trasparenti, altrimenti si rischia di tornare al modello Jamba, dove Google, YouTube o Yahoo!, che hanno il 95% del mercato, saranno quelli che detteranno le regole, dal momento che, per quanto i contenuti siano fondamentali, il potere è di chi ha il display. Dunque se le case discografiche non mirano a diventare entertainment companies, assumendosi un lavoro che non è il loro, è opportuno che ci sia chiarezza sul diritto e chiarezza nei termini di confronto economico con gli operatori. Oggi bisognerebbe parlare di Pay per streaming per Yahoo!, di Pay per streaming per You Tube e di Pay per streaming per gli umani. Non bisogna dimenticare che le cose più belle nascono dalla collaborazione e la collaborazione viene fuori quando il mercato è aperto. Ghezzi: Io non vedo come te un conflitto fra il grosso e il piccolo. Per quello che ci riguarda i nostri antagonisti sono gli altri grossi operatori. Nei confronti dei piccoli ci poniamo nell’ottica di creare delle sinergie, tanto è vero che Yahoo! ha in catalogo anche video e audio di molte etichette indipendenti. Noi offriamo anche ai piccoli la possibilità di avere uno spazio in un grosso portale, per dare loro non solo visibilità ma anche reddito. Questo non impedisce poi alla piccola etichetta di firmare accordi anche con altri concorrenti, per carità. Somazzi: In realtà il mio paragone fra il piccolo e il grande non riguardava la discografia ma gli operatori e imprenditori del web. Il discorso è che, se il web oggi è in prima linea nella creazione di nuovi modelli di business, è anche vero che se questi modelli vengono decisi e incrementati da tre entità è un conto, se invece si lascia spazio anche ad altri tre miliardi di pensatori è probabile che le idee sul tavolo sulle quali riflettere possano essere di più. Il mio intento era quello di sollecitare le majors a considerare che per quanto Yahoo! sia sicuramente un interlocutore importante, devono lasciare spazio anche ad altri, a tutela stessa del loro lavoro, dato che sedersi a un tavolo con un solo interlocutore significa dover necessariamente accettarne le condizioni. cantonati per chi ne facesse richiesta. Era una scorciatoia abbastanza curiosa, che voleva dimostrare una qualche legalità nella pubblicazione di quel prodotto, ma non è così che si rispettano le regole relative alla riproduzione audiovisiva o alla stampa di un testo. Quindi il diritto c’è, esiste, è sancito dalle leggi. Il problema è talvolta trovarne il titolare, e su questo Claudio Somazzi ha ragione, dato che talvolta ci sono dei problemi su repertori emergenti internazionali non ancora istituzionalizzati, ma anche su cataloghi di multinazionali coinvolti nei processi di fusioni o acquisizioni. In secondo luogo Somazzi parlava del problema di Nokia che diventa produttore. Io in questo senso non ci vedo nulla di strano. Questa mi pare una semplice evoluzione del mercato. Noi lavoriamo sui diritti, poi se questi diritti vengono esercitati da parte di editori e discografici o da parte di un player come Nokia, fa lo stesso. Certo, se questo dovesse diventare una consuetudine vorrà dire che non avremo saputo governare il nostro business, ma ad oggi Nokia per me è un operatore qualsiasi, è un partner commerciale come lo può essere Mediaset, la Rai o Radio Deejay: acquisisce dei diritti e li utilizza. Se Nokia decide di veicolare un dato repertorio attraverso un’operazione interessante che coinvolge 4 o 5 milioni di telefonini, per noi è un’opportunità importante. Anni fa si vendevano milioni di dischi, oggi se ne vendono meno. In qualche modo dobbiamo sostituire quel mercato fisico con un mercato liquido che da qualche parte si deve concretizzare, non può restare per sempre allo stato gassoso. Dunque ben vengano le memory card. L’importante è che Nokia assolva il diritto all’origine. Un’ultima parola sul concetto di visibilità di cui ha parlato ancora Somazzi, con riferimento al potere di YouTube, ecc. Parlo per un’esperienza che ho vissuto sulla pelle di Warner Chappell. Noi alla fine degli anni ‘90 siamo stati acquistati come gruppo Time Warner da America Online. E’ stato il massimo esempio di come la visibilità abbia accecato tutti, dato che una società che ha costruito la sua solidità sul nulla è arrivata a comprare un colosso di contenuti mondiale come Time Warner (canali satellitari, Tv via cavo, editoria, musica, cinema, parchi, ecc.). Ebbene dopo 4 anni America Online non figura neanche nella ragione sociale di Tme Warner. Questa è la dimostrazione che la visibilità è importante ma è un po’ fine a se stessa se rappresentata da contatti che sono gratuiti e senza una consistenza reale. Noi invece parliamo di una cosa reale, che vive allo stato gassoso, ma è comunque reale e concreta: la musica, che però deve essere veicolata. Quindi questi i contatti “Credo che la pirateria si possa combattere soprattutto attraverso la creazione di contenuti nuovi ed appetibili” (M. Moroldo) Razzini: Volevo fare qualche precisazione. Claudio ha parlato della necessità di fare chiarezza sul diritto. Sul diritto dubbi non ce ne sono. C’è il diritto editoriale e quello discografico. Ci sono principi sanciti in tutto il mondo con ampie normative a tutela del diritto d’autore. L’unico problema può essere la certezza della titolarità di ciascuno, perché in effetti talvolta per alcune registrazioni può essere difficile da reperire. Negli anni ’80 questo problema ha investito i cosiddetti bootleg. Allora per bypassare queste difficoltà si era trovata la soluzione di scrivere da qualche parte sul supporto che i diritti erano riservati e venivano ac- ▼ Il forum di M&D è stato anche l’occasione per presentare agli operatori le nuove iniziative online realizzate dalla nostra testata 16 NOVEMBRE 07 17-10-2007 9:55 Pagina 7 ▼ con gli operatori del digitale devono sicuramente esserci, ma attenzione a non farci trarre in inganno da una visibilità che ci dà tantissimi contatti solo perché sono gratuiti: è facile con YouTube fare un video che magari raggiunge il primo posto della sua classifica, ma vendere quel contenuto è un’altra faccenda. Il nostro lavoro consiste invece nel cercare di trarre un beneficio economico dai nostri prodotti, dato che il nostro business si basa proprio sulle loro utilizzazioni economiche. Lisa: Certamente noi teniamo molto al nostro know how. Certo in passato non abbiamo brillato per flessibilità o velocità né dal punto di vista strategico né da quello commerciale, e quindi guardiamo con attenzione a questi nuovi competitors, però riteniamo di avere dalla nostra il know how e su quello stiamo lavorando. Noi non siamo di certo in grado di fare telefonini (per ora), così come Nokia non riesce a lavorare come discografica (per ora). Ma sicuramente la nostra mancanza di flessibilità e la rigidità a livello internazionale, dovuta a persone che si sono formate in questa industria e ci sono rimaste per anni, un po’ ha bloccato un processo di modernizzazione che è ora necessario. “La musica è un prodotto primario nello sviluppo di Internet e della telefonia” (R. Razzini) Somazzi: Una breve precisazione a Razzini: sulla titolarità del diritto certamente non c’è dubbio. Ma posso assicurare che per un operatore la rintracciabilità di questo è decisamente importante. Faccio un esempio. Abbiamo appena chiuso un accordo importante con Music Box. Per loro selezioniamo e acquistiamo sul mercato internazionale contenuti live. Il paradosso è che mi hanno suggerito un concerto di Mary J Blige. Siamo andati a cercarlo per prima cosa in Universal dove abbiamo firmato un contratto senza grossi problemi. Dopo tre settimane arriva una lettera di diffida da parte di un distributore inglese (MBD) che dice di essere titolare del diritto. In Universal ammettono di essersi sbagliati. Dunque abbiamo chiuso il contratto con Universal e ne abbiamo sottoscritto uno nuovo con MBD. Tre settimane dopo ci scrive MBD chiedendoci scusa e dicendo che in realtà quel concerto non è loro. Dunque se non né loro né di Universal né del management di Mary J Blige, allora di chi è? La stessa cosa è accaduta con un concerto di Pink con la Sony BMG, dove c’è un interlocutore preparato come Andrea Rosi... Insomma per chi fa il nostro lavoro sapere a chi versare i diritti, o quanto meno a chi chiedere il permesso di trasmettere contenuti, è importante. Passando invece a Nokia, non mi lamentavo tanto delle operazioni organizzate sulle memory card. Claudia Lisa e i suoi colleghi fanno splendide operazioni sul precaricamento dei brani. Mi chiedo piuttosto se sia lecito che Nokia si ponga non come distributore ma come produttore. Forse lo sa fare meglio delle case discografiche o nostro (dobbiamo fare un po’ di autocritica), però questo un po’ mi spaventa, perché è come se domani, al prossimo board internazionale ci dicessero che da un giorno all’altro dobbiamo metterci a fare telefonini… La musica ha una sua coerenza, un suo modo di crescere: il rapporto con gli artisti, la sensibilità su cosa va e cosa non va, il controllo dei costi… Ora forse EMI non è in grado di fare un telefonino. Mi domando se Nokia sa davvero fare un disco. Poi magari saranno molto bravi e allora la discografia avrà un problema in più. 18 Simona Lamonaca: Lascio ora la parola al pubblico per qualche intervento. Interviene per primo Mario Limongelli (presidente della PMI, Produttori Musicali Indipendenti). Mario Limongelli: Volevo fare semplicemente qualche considerazione. Intanto quel caos di cui parlava Claudio Somazzi credo sia l’effetto della confusione in cui i discografici si trovano in questo momento di grande cambiamento. Per cui capita il concerto di cui non si capisce la titolarità e altri simili problemi. Stiamo vivendo un momento davvero delicato. Io dubito che Nokia sia in grado di fare il lavoro che facciamo noi, almeno come indipendenti, dato che qui non si tratta di produrre semplicemente un disco e di trovarne il nuovo supporto e le nuove vie promozionali. Si tratta invece di avere le capacità necessarie per questo lavoro e le qualità che ci contraddistinguono e che ci consentono per esempio di instaurare quel particolare rapporto con l’artista che è stato sempre il nostro fiore all’occhiello. Volevo poi fare una domanda a voi che siete esperti di nuove tecnologie. Premetto che da piccolo ero un artista io stesso e sono ancora legato al prodotto tradizionale da cui difficilmente mi distaccherò mai. Volevo sapere secondo voi il prodotto fisico che fine farà, se davvero in un futuro prossimo non ci sarà più o se invece continuerà ad essere una componente dell’attività delle nostre aziende. La PMI come associazione quando è nata nel 2005 ha scelto nella definizione il ruolo di produt- tori musicali, anziché discografici, proprio perché sapeva di questo cambiamento. Moroldo: Viene facile rispondere, essendo una realtà dipendente. Il supporto fisico subirà certamente ancora un calo. Certo bisogna chiedersi quale tipo di supporto fisico e destinato a chi. Già oggi c’è una diversità fra le vendite di determinati prodotti sul fisico e sul digitale. C’è una distinzione per generi e per età dell’acquirente. Per esempio la musica jazz, per quanto si possa distribuire online, continua a vendere Cd e continuerà ancora per molto. Di contro alcuni generi fruiti dal pubblico giovane, come la musica dance, l’hip hop o il rock alternativo, sono più sviluppati sul fronte online, perché ci sono più forme di promozione per questo tipo di musica sul web. Oggi le tecnologie sono cambiate. In discoteca i Dj non hanno più alcun supporto, hanno persino superato il problema del bollino Siae. Arrivano con delle fantastiche memory card che hanno i brani pre-caricati, il 90% dei quali “diciamo acquisiti” su stores virtuali. Come Made in Etaly posso dire che molti prodotti non vengono neanche più stampati, ma creati esclusivamente per il circuito digitale. Ho paura, per i nostalgici come noi, che il Cd per alcuni generi rimarrà un semplice veicolo promozionale da mandare agli operatori per avvisarli che è uscito quel disco e per dargli la possibilità di usarli come master se li preferiscono a un caricamento Ftp. Per concludere dico a Somazzi che con gli indipendenti problemi sui diritti non ne ha. I concerti te li diamo, ne abbiamo i diritti e molti dei nostri contenuti li hai anche venduti bene. Mario De Luigi: Vorrei ribattere a questo ultimo intervento, per dire che non sono assolutamente d’accordo con Moroldo, ma evito di approfondire qui l’argomento dato che proprio su questo tema si terrà un convegno a Faenza all’interno del MEI a fine novembre, sempre promosso da “Musica e Dischi”, che avrà come titolo “Disco e Internet: nemici o alleati”, in cui metteremo a confronto le varie posizioni a questo riguardo. E’ interessante però vedere queste prese di posizione così nette non solo da parte dei media, che già da tempo, a volte addirittura con una certa tracotanza, danno per estinto il supporto fisico. La lobby di Repubblica lo sta facendo almeno da tre anni. Mi colpisce sentire le stesse cose da parte di uno come Moroldo, che è nato discografico, addirittura con il vinile. Certo, poi, hai passato le varie fasi della vita dell’industria musicale. Hai creato un gruppo che all’inizio era solo discografico, poi ti sei allargato all’editoria, per poi lavorare oggi alle prospet- “Va fatto ordine soprattutto in relazione al diritto” (C. Somazzi) ▼ 10-20 forum NOVEMBRE 07 10-20 forum 17-10-2007 9:55 Pagina 8 ▼ tive tecnologiche che si stanno aprendo ora nel settore. Lamonaca: La parola a Isabella Longo dell’Imaie. Isabella Longo: Volevo fare una domanda riguardo al rapporto con il consumatore e al Drm. Per quanto riguarda quest’ultimo sappiamo che ci sono delle discrepanze fra le posizioni delle majors. Da un lato abbiamo infatti le associazioni internazionali di categoria (dalla Riaa all’Ifpi) impegnate in una serie di cause contro la pirateria, dall’altro la politica della gratuità, per cui si cerca di assecondare questa richiesta del consumatore, pagando attraverso la pubblicità o altre forme alternative, ecc., infine alcune majors che hanno abbandonato la difesa dei Drm, che da essere la panacea contro l’illegalità risultano adesso in crisi. Di fronte a questa schizofrenia, dato che noi difendiamo i diritti degli artisti, vorrei capire quali sono le potenziali forme di retribuzione che questi nuovi modelli possono avere. Per esempio non ho capito il modello di Yahoo!, che probabilmente è una strada da perseguire ma non ho capito se lo è solo per tamponare i danni della pirateria o se è invece una strategia a medio termine per vedere cosa succederà. Lisa: Rispondo volentieri alla questione del Drm, visto che noi come EMI siamo stati la prima casa discografica a dare il Drm free. E’ vero che ci sono altre case discografiche che non sono d’accordo con noi, ma in realtà noi abbiamo prima fatto una serie di esperimenti in America proprio offrendo la possibilità di acquistare a Drm free brani di artisti amati dai teen agers, vale a dire dai consumatori più attivi nella pratica del Peer to Peer. Abbiamo fatto per esempio un’operazione di questo tipo con Jesse Mc Cartney, volevamo vedere come si sarebbe diffuso il brano offerto a Drm free a fronte di un certo numero di downloads legali. Non abbiamo notato grande differenza rispetto a quanto accaduto con artisti acquistabili con Drm. Al contrario molti hanno acquistato questo brano in virtù della possibilità, più che di poterlo regalare agli amici, di scaricarlo nel Pc di casa, nell’iPod, 20 nel telefonino, ecc. Forse bisogna comunicare meglio che cos’è questo Drm, un brano a Drm free non vuol dire che può essere regalato agli amici, ma che lo si può ascoltare in più posti, su più lettori, ecc., laddove le protezioni Drm consentono solo di salvarlo n volte in n posti. Ghezzi: Per quanto invece riguarda il nostro modello, negli USA diamo la possibilità di scegliere fra due modelli: il Pay per download (quello tradizionale di iTunes) e lo stream gratuito, ma quello in download rappresenta una frazione minima delle revenues sia nostre che delle case discografiche, dato che si è visto che l’utente preferisce la fruizione gratuita.. Per quanto riguarda il modello streaming noi facciamo un accordo con le case discografiche riconoscendo loro un corrispettivo per ogni singolo stream dei loro artisti, laddove noi come Yahoo!, per rientrare di queste spese, abbiamo il display advertising, cioè la pubblicità tradizionale sul web (fondamentalmente banner). Lisa: Vorrei aggiungere solo una cosa riguardo al discorso di prima sul supporto Cd. In realtà noi non abbiamo intenzione di eliminarlo, anzi ci crediamo, l’unica cosa che speriamo possa cambiare in futuro è la sensibilizzazione, dato che ancora oggi i ragazzi continuano ad avere la percezione del costo di un Cd pari a 20, 22 euro, mentre invece non è più così. Moroldo: Riallacciandomi al discorso del Drm volevo precisare che EMI sarà senz’altro stata la prima multinazionale a decidere per il Drm free, ma Made in Etaly è nata a Drm free, convinta che tutti i suoi contenuti debbano essere il più friendly possibili per gli utenti finali. Abbiamo fatto degli esperimenti prima di partire seguendo questa filosofia e abbiamo notato che i prodotti che venivano dati agli operatori senza Drm erano accolti in maniera diversa, per assurdo erano quelli che venivano meno piratati. Dunque oggi il 99,9% dei prodotti che distribuiamo sono proposti così, non proprio tutti, dato che c’è sempre qualcuno che ci impone di lavorare a Drm. Quello che stiamo cercando di fare è di proporre il nostro modello anche agli operatori, e la maggior parte di loro sta iniziando a lavorare in questi termini. Ovvio che per alcuni colossi come ad esempio Telecom non sarà soltanto Made in Etaly a far cambiare la loro politica, però a furia di insistere con i nostri contenuti ho visto che c’è un’apertura in questo senso. In risposta sia a Claudia Lisa che a Mario De Luigi non ho detto che il Cd è morto, ho detto che ci sarà sicuramente un certo genere che vedrà un’ulteriore crisi del supporto fisico. Poi è normale che, essendo io discografico, mi auguro che il Cd possa durare il più a lungo possibile, ma ci sono alcuni prodotti che non hanno più neanche ragione di esserci su supporto fisico. Molti vinili non vengono più stampati, dato che i costi di realizzazione li renderebbero vendibili a un prezzo totalmente fuori mercato. Del resto non va trascurato il fatto che il digitale offre l’opportunità di offrire un album competo a 9,90 Euro, ma anche l’acquisto delle singole tracce. Il consumatore è più libero. Dunque, nonostante siano ancora diversi i problemi che attanagliano il settore, il fatto stesso che non si parli più solo di pirateria e di illegalità, ma anche di problematiche diverse (difficoltà nel reperimento dei titolari del diritto, ricerca di nuovi modelli di business, eventualmente anche basati sulla gratuità, ecc.), fa pensare che il mercato stia davvero facendo un passo avanti rispetto anche solo a un anno fa. E a conferma di questo c’è anche il fatto che questi dibattiti stanno ormai archiviando le tematiche relative alla distribuzione delle mere suonerie, per discutere invece sulla distribuzione di prodotti più specificamente musicali. Colpisce per esempio la diffusione del video su web e mobile, un prodotto che al contrario sul mercato fisico è bel lungi dal raggiunge le quote dell’audio. Certo il settore va avanti alla velocità della luce. Rimandiamo dunque ai nostri prossimi appuntamenti, primo fra tutti il convegno “Disco e Internet: nemici o alleati”, che si terrà in occasione del MEI di Faenza a fine novembre, e agli altri che organizzeremo nei prossimi mesi, che continueranno a seguire da vicino le evoluzioni di un settore sempre più strategico per l’industria musicale. A cura di Simona Lamonaca NOVEMBRE 07