Intervista in esclusiva a Tato Russo su “Il fu Mattia Pascal”

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Intervista in esclusiva a Tato Russo su “Il fu Mattia Pascal”
Autore : Lorenza Iuliano
Data : 11 novembre 2015
Gli appuntamenti per la nuova stagione
Ha preso il via il 5 novembre ad Udine la stagione de ‘Il fu Mattia Pascal’ di Tato Russo, tratto
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dall’omonimo romanzo di Luigi Pirandello, che toccherà fino a gennaio, varie città italiane, Napoli, Budrio
(BO), Pavullo (MO), Scandiano (RE), Forlì, Russi (RA), Trento, Brescia, Teramo.
Da appassionati teatrali quali siamo, non possiamo resistere alla tentazione di chiedere direttamente
all’artista partenopeo qualche dettaglio in più proprio sull’opera che sta andando in scena in questi giorni.
Avevamo già avuto l’onore ed il piacere di incontrarlo mesi fa mentre era impegnato nella tournée su ‘I
Menecmi’ e con noi era stato semplicemente perfetto. Il Maestro ci risponde, anche stavolta, in modo
squisito, dettagliato e profondo non lesinando affatto particolari, riuscendo a rendere in modo concreto
l’essenza dei concetti che sta trasmettendo e facendoci venire ancora di più la voglia di andarlo a vedere.
La trama, sempre incredibilmente attuale, è ben nota. Il protagonista è alla continua ricerca di sé in un
infinito peregrinare tra viaggi interiori e reali con flashback e luoghi che si sovrappongono senza sosta.
Ossimori, paradossi, contraddizioni che mostrano, ancora una volta, come l’essere e l’apparire, la vita e
la morte, siano complementari l’uno all’altro, quale filo conduttore per unificare ogni tipo di esperienza.
A colpire molto nel teatro di Tato Russo, che seguiamo con particolare interesse, è la tematica del doppio,
spesso ricorrente. Quest’attenzione ai personaggi che sono l’uno il contrario dell’altro sia per quanto
riguarda ‘I Menecmi’ sia per ‘Il fu Mattia Pascal’ è forse un modo per esaltare la bravura degli attori capaci
di impersonare ruoli diametralmente opposti o per evidenziare la ricchezza della società che è formata da
innumerevoli sfaccettature, chiediamo.
“È anche questo, ma soprattutto è il tema della ricerca di se stessi. Credo, infatti, che la ricerca di sé sia il
mito di ognuno di noi, capire chi siamo veramente, dove andiamo, se ci è dato cambiare, se abbiamo in
qualche modo la possibilità di essere altri da noi stessi. Capire la parte di noi che esiste e quella che è,
quella che è la parte di identità e quella di identificazione. È un tema che mi ha sempre affascinato perché,
in fondo, io sono due persone diverse in una”.
Un’opera così particolare come quella di Pirandello, ovviamente non è facile da trasporre come
commedia, quali le maggiori difficoltà nella traduzione sul palcoscenico. Il poliedrico artista confessa che
non è stato affatto semplice, soprattutto perché Pirandello dai primi sei capitoli de ‘Il fu Mattia Pascal’
aveva già tratto ‘Liolà’ quindi era molto difficile far coincidere le problematiche legate all’estromissione e
alla sessualità di Liolà con tutte quelle che caratterizzano la personalità più profonda di Mattia Pascal. In
questo senso, la costruzione dell’interiorità e del personaggio unitario sono state molto complesse.
Intrappolato in una vita grigia e priva di sentimenti, tormentato dalla suocera e con una moglie che non
ama, Mattia Pascal sfrutta un colpo di fortuna per spezzare il legame con l’esistenza condotta fino a quel
momento ed attribuirsi la nuova identità di Adriano Meis. Tutto ciò non servirà affatto a placare la sua
profonda insoddisfazione; sarà perennemente alla ricerca della sua vera identità, accecato dalla voglia di
riscatto senza più essere capace di individuare e perseguire i suoi scopi personali e tornerà ad essere
Mattia Pascal. Il passaggio da Mattia Pascal ad Adriano Meis per poi tornare al primo, fondamentalmente
nel romanzo indica una sorta di ‘fallimento’ nel senso che tendiamo ad un obiettivo, non riusciamo a
realizzarlo nonostante tutti i nostri sforzi e dobbiamo prenderne atto; quale il pensiero di Russo in merito.
“Non riusciamo a realizzare un destino diverso da quello che ci è dato, siamo la risultante del nostro
carattere e della nostra storia personale, niente ci può cambiare, non certo un certificato di identità.
Corriamo in questo viaggio verso la morte con tutti i nostri connotati spirituali e fisici”.
Sempre tematiche molto precipue quelle affrontate da Tato Russo, che fanno sì ridere il pubblico, ma
lasciano comunque nello spettatore un profondo senso di riflessione quando abbandona la sala. Come se
si percepissero, in un particolare stato d’animo, un insieme di emozioni contrastanti, una stridente
differenza di impressioni, tutte però sempre pregnanti. Ciò che ci preme sapere è se il Maestro punti ad un
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equilibrio delle due sensazioni o preferisca sia il pubblico a scegliere secondo le sue propensioni
soggettive.
“Credo che il teatro serva a sollecitare l’intelletto e il cuore, se le due cose si abbinano si riesce a
comunicare con gli spettatori. Il divertimento, dal latino ‘divertere’, non è solo sollecitare la risata, ma
stimolare anche la mente ed il pensiero. Se si riesce a fare entrambe le cose si arriva al massimo risultato
possibile”.
Attualmente viviamo una crisi della cultura e purtroppo non tutti riescono ad avere una sensibilità spiccata
verso il teatro; come si riesce a rispondere con intelligenza e sostanza a questo crollo di valori e ad avere
sempre un pubblico folto ed eterogeneo anche per età, chiediamo.
“C’è una mano che ci sovrasta tutti e vuole renderci imbecilli, globalizzare l’incultura. Andare avanti è
difficile per chi ha una storia irrinunciabile alla spalle. Ad Udine abbiamo fatto il tutto esaurito, significa che
si può resistere senza fare rappresentazioni demenziali; c’è ancora speranza per il pensiero.
‘Il fu Mattia Pascal’ è un romanzo ed è diverso dalla poetica ‘solo’ teatrale del drammaturgo siciliano.
Soprattutto i giovani che lo hanno studiato a scuola non immaginano affatto che sia poi questo che
vedono sulla scena e ne sono entusiasti, ascoltano in religioso silenzio, si divertono e, secondo me,
capiscono per la prima volta Pirandello”.
Incuriositi lo invitiamo a svelarci in cosa risieda il segreto del suo successo, cosa affascini di più lo
spettatore che si accosta al suo teatro.
“Credo sia anche il modo di vedere la scena come movimento. Io muovo la scena, i costumi, le musiche,
gli attori; il mio è un teatro epico-popolare. Non dimentico mai le mie origini popolari, sono nato nel popolo,
nel più becero dialetto napoletano, poi mi sono spostato in quartiere più elegante, mi sono laureato, quindi
sono due parti di me, ma l’una rispetta l’altra. Ho sempre tentato la strada di un teatro epico-popolare
che appartenesse alla gente senza alcuna strumentalizzazione intellettualistica. L’intelligenza la deve
scoprire il pubblico, non dobbiamo essere noi artisti a proporci come intelligenti”.
Venticinque anni di repliche per ‘I Menecmi’, sei anni relativamente a ‘Il fu Mattia Pascal’, cosa lo ha spinto
a passare da Plauto rivisitato e riletto attraverso Shakespeare a Pirandello; come e dove si trovano ancora
grinta ed entusiasmo per approcciare talenti così diversi tra loro.
“Sono passato attraverso svariati generi, tra cui commedia e musical, di autori diversi, Plauto,
Shakespeare, Pirandello, Dostoevskij, Manzoni. Sono un artista in movimento, per me la creazione è
fondamentale, se non trovo lo stimolo non mi interessa affatto procedere. Non faccio soltanto il lavoro
dell’attore, mi occupo di musica, scrivo, dirigo; se non c’è qualche spunto di estro l’opera non mi
interessa. Laddove trovo lo strumento per produrre mi ci butto a capofitto”.
Quindi un non volere rimanere ingabbiati in uno schema, andare avanti continuamente per cercare di
provare a placare la sete di conoscenza e di realizzazione.
“Il problema è che quando gli spettacoli durano tanto, e ne ho fatti molti di riuscita con innumerevoli
repliche, mi passa il tempo e non riesco a fare il resto. Il punto è che diventa talmente affascinante seguire
un personaggio che lasciarlo può sembrare fargli un torto, ma occorre comunque proseguire ed affrontare
il successivo.
La gioia del teatro è quella di creare e quando c’è il demone che ti prende, il ‘duende’ come direbbe
Garcia Lorca, questo demonio che improvvisamente appare e ti guida in un percorso artistico, quello è il
momento più esaltante. La routine poi è diversa. Il reiterare il procedimento di messa in scena è difficile
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perché può subentrare la noia”.
Bellissime le scenografie che utilizza in tutte le sue opere che immediatamente rendono l’immagine di ciò
che si sta per svolgere sul palcoscenico, questo perché quando l’occhio, orientato verso l’esterno o più
interiore, è solleticato ed attento riesce anche ad immedesimarsi in maniera più forte. Quanto Tato Russo
influisce nella scelta scenografica delle opere che va a rappresentare, domandiamo.
“Per me tutto è un insieme; musiche e scene nascono simultaneamente e sono complementari l’una
all’altra. È un procedimento di scrittura, nessun elemento prevale sull’altro, tendo sempre a costruire uno
spettacolo unitario, qui non ci si deve accorgere delle scene, tutto deve fluire verso il pubblico senza
autocitazioni. È bruttissimo assistere ad una rappresentazione ed avere più forte la sensazione delle
scene rispetto al testo. Si deve uscire dal teatro cogliendo l’anima di quello che ci è stato messo”.
Ringraziamo il Maestro per il prezioso tempo che ci ha concesso ancora una volta con le sue acute e
profonde riflessioni e ci congediamo con la promessa di incontrarci a Napoli prima dell’allestimento della
commedia.
Questa versione teatrale de ‘Il fu Mattia Pascal’ di Tato Russo, ricordiamo, vede nel cast, oltre all’artista
partenopeo nel doppio ruolo di Mattia Pascal e di Adriano Meis, Renato De Rienzo, Salvatore Esposito,
Marina Lorenzi, Peppe Mastrocinque, Adriana Ortolani, Carmen Pommella, Francesco Ruotolo, Caterina
Scalaprice, Massimo Sorrentino, Lorenzo Venturini. Le scene sono di Tony Di Ronza, i costumi di Giusi
Giustino, le musiche di Alessio Vlad.
I prossimi appuntamenti con Tato Russo ne ‘Il fu Mattia Pascal’ sono:
Napoli dal 12 al 15 novembre 2015 e dal 2 al 6 dicembre 2015 presso il Teatro Augusteo.
Budrio (BO) dal 9 al 10 dicembre 2015 presso il Teatro Consorziale.
Pavullo (MO) 16 dicembre 2015 presso il Cinema Teatro Mac Mazzieri.
Scandiano (RE) 17 dicembre 2015 presso il Teatro Boiardo.
Forlì dal 7 al 10 gennaio 2016 presso il Teatro Diego Fabbri.
Russi (RA) 11 gennaio 2016 presso il Teatro Comunale.
Trento dal 14 al 17 gennaio 2016 presso il Teatro Sociale.
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Brescia dal 20 al 24 gennaio 2016 presso il Teatro Stabile.
Teramo dal 27 al 28 gennaio 2016 presso il Teatro Comunale.
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