Lo sviluppo neuropsicologico dell’adolescente Il termine adolescenza significa letteralmente “ diventare adulto”. Fu usato per la prima volta nella lingua inglese nel 1482 e serviva per definire il periodo tra l’infanzia e l’età adulta E’ la fase evolutiva della vita che l’individuo attraversa nel passaggio dal mondo infantile a quello adulto: è caratterizzata da molteplici sentimenti, spesso ambivalenti, tra nostalgia per ciò che si è stati ed avventurosa curiosità per il nuovo, tra la paura della perdita della sicurezza dell’infanzia e l’esigenza di una nuova definizione di sé. La pubertà è un atto della natura, l’adolescenza è un atto creativo dell’essere umano in relazione con i suoi percorsi: a. b. c. d. Relazionali: familiari ed extrafamiliari Socio-economici Culturali Somatici in relazione alla pubertà “Vorrei che non ci fosse età di mezzo tra i dieci e i ventitrè anni, o che la gioventù dormisse tutto questo intervallo, poiché non c’è nulla in cotesto tempo se non ingravidare ragazze, vilipendere gli anziani, rubare e darsi legnate” W. Shakespeare “Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita. Tutto congiura per mandare il giovane in rovina: l’amore, le idee, la perdita della famiglia, l’ingresso tra gli adulti. È duro imparare la propria parte nel mondo”. Paul Nizan “L’adolescenza resta comunque nella maggior parte dei casi un periodo felice della vita, del quale resterà nostalgia” Massimo Ammaniti L’adolescenza può essere considerata un processo di lutto/innamoramento. • Lutto perché si rinuncia ad una rappresentazione mentale infantile di relazione con le figure genitoriali: si sperimenta il senso di dolore e tristezza che fanno parte di ogni lutto. • Innamoramento perché vi è la spinta verso nuovi oggetti d’interesse e coinvolgimento che portano un senso di benessere. Nei primi anni di vita assistiamo ad un primo processo di seprazione-individuazione. Il bambino all’interno della relazione con la madre acquista la consapevolezza della sua individualità rispetto a lei. Riesce poi a comprendere l’esistenza dei suoi genitori come persone distinte che hanno un rapporto di coppia e una relazione con lui. Interiorizza le immagini genitoriali identificandosi con il genitore dello stesso sesso e fa propri i loro insegnamenti. E’ un bambino consapevole del suo essere individuo ma contemporaneamente molto legato e dipendente dai genitori sotto tutti gli aspetti. Ovviamente questo processo di tipo psicologico è accompagnato e permesso anche da uno sviluppo fisico e intellettivo del bambino. In adolescenza avviene un secondo processo di separazione-individuazione attraverso il quale l’adolescente rifà, per così dire, i conti con le immagini dei genitori interiorizzati durante la prima infanzia e ne prende le distanze, cioè si allontana dalla dipendenza famigliare entro la quale è stato fino a quel momento e diventa un membro della società allargata o semplicemente del mondo adulto. Si è passa attraverso questo processo per raggiungere un’immagine di Sé che dipende da se stessi: immagine individuale. Per quanto riguarda gli aspetti cognitivi l’adolescente passa dal pensiero operatorio reversibile e concreto a quello formale. L’adolescente comincia a sviluppare un pensiero che non è più basato sul primato della percezione ma inizia ad immaginare i mille casi possibili e le soluzioni diverse che non ha sperimentato: è il primato del pensiero sulla realtà. Si introduce il concetto del relativismo, della logica, della proposizione, della dimostrazione, della confutazione. Si avvicina alla “tolleranza dal punto di vista altrui: questo sostituisce quel periodo di egocentrismo adolescenziale dove il ragazzo con una sorta di onnipotenza comincia a costruire dei pensieri pseudofilosofici. Scopre che può pensare sui propri pensieri e comincia ad autosservarsi. Afferma Piaget “le acquisizioni affettive dell’adolescenza decorrono parallelamente alle acquisizioni intellettuali. Per comprendere il ruolo delle strutture formali del pensiero nella vita dell’adolescente vediamo che in ultima analisi dobbiamo situarle nella sua personalità globale”. Uno dei punti centrali dell’adolescenza è la modificazione corporea ed è attraverso il corpo che spesso l’adolescente comunica quello che noi chiamiamo “il proprio mondo interno” cioè le emozioni, i sentimenti, i propri vissuti in genere: è un po’ come se l’adolescente non potendo accedere al proprio linguaggio interiore o semplicemente al linguaggio in genere fosse costretto ad esprimere malesseri fisici come fossero parole. L’adolescente si guarda lungamente allo specchio: questo è importante perché lui ha bisogno di integrare l’immagine di sé e le trasformazioni che il suo corpo subisce. A volte queste modificazioni possono assumere un significato che lo preoccupa: sono quelle manifestazioni chiamate dismorfofobie, ossia la preoccupazione delle modificazioni corporee che in certi casi possono diventare ossessione (per es. naso, foruncoli, etc …..). Sono aspetti relativi all’immagine di sé e all’integrazione delle trasformazioni del corpo nell’immagine di sé. Esiste inoltre in adolescenza un paradosso: nell’ambito della fisiologia la deviazione standard in rapporto alla media è particolarmente forte per l’individuo. Essendo il corpo il veicolo “dell’essere nel mondo” (vale a dire il modo in cui interagisce con l’individuo), ciò porta l’adolescente ad utilizzare il suo corpo come supporto di un discorso sociale il cui scopo è sia quello di differenziarsi dall’altro sia di cercare una rassomiglianza rassicurante con gli altri. Il cibo ha per gli adolescenti una grande importanza; l’adolescenza “sveglia l’appetito” in tutti i sensi del termine. Ai bisogni alimentari esasperati dalla spinta della crescita si aggiunge l’emergenza di nuove pulsioni che fanno venire fame….. di scoperte, di sperimentazioni etc. Non c’è rivoluzione puberale senza preoccupazioni alimentari, appartengano esse al registro della fame da lupo o al bisogno ciclico di limitare l’appetito. H. Bruch afferma che spesso l’assunzione di cibo non corrisponde ad una sensazione di fame ma ad una condizione del tutto diversa. Per lei il disturbo fondamentale consiste in una cattiva discriminazione tra differenti sensazioni fisiche, bisogni corporali ed emozioni, fame, sazietà, angoscia o collera che restano amalgamati. “Quando una madre offre il nutrimento in risposta a segnali che indicano un bisogno alimentare, il bambino svilupperà progressivamente la nozione di “fame” come una sensazione distinta dagli altri bisogni e tensioni fisiche. Se invece la reazione della madre è continuamente inadeguata, che sia indifferente, iperstimolante, persecutoria o totalmente permissiva il risultato per il bambino sarà uno stato di perplessità confusa. In seguito egli sarà incapace di discernere tra la fame, la sazietà o un altro malessere”. Per H.Bruch questi bambini diventeranno degli adolescenti “che non hanno sviluppato né integrato la loro immagine corporea e che saranno senza risorse di fronte ai bisogni del corpo o che avranno la sensazione che questi bisogni sono controllati dall’esterno come se essi non fossero i proprietari del loro corpo e delle loro sensazioni”. Attraverso il corpo l’adolescente manifesta quindi un proprio stato emotivo e nostro compito è domandarci: • “che cosa esprime in questo modo?” • “di che cosa si lamenta?” E di conseguenza cercare di capirne il significato più profondo.