Lei dunque capirà stagione 2006-2007, numero 14, 20 marzo 2007 di Claudio Magris regia di Antonio Calenda con Daniela Giovanetti Look back in anger di John Osborne con il Vienna’s English Theatre Into the woods di Stephen Sondheim Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni regia di Giorgio Strehler con Ferruccio Soleri Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni scene di Ezio Frigerio musiche di Fiorenzo Carpi costumi di Franca Squarciapino movimenti mimici di Marise Flach luci di Gerardo Modica scenografa collaboratrice Leila Fteita regia di Giorgio Strehler messa in scena da Ferruccio Soleri con la collaborazione di Stefano de Luca produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa prosa personaggi Politeama Rossetti dal 20 al 25 marzo 2007 durata dello spettacolo 3 ore circa con due intervalli interpreti Pantalone de’ Bisognosi Giorgio Bongiovanni Clarice, sua figlia Sara Zoia il Dottor Lombardi Tommaso Minniti Silvio, di lui figliolo Stefano Onofri Beatrice, torinese in abito da uomoGiorgia Senesi sotto il nome di Federico Rasponi Florindo Aretusi, di lei amante Sergio Leone Brighella, locandiere Enrico Bonavera/ Luca Criscuoli* Smeraldina, cameriera di Clarice Alessandra Gigli Arlecchino, servitore di Beatrice,Ferruccio Soleri/ poi di Florindo Enrico Bonavera* Un cameriere della locanda Francesco Cordella Un facchino Luca Criscuoli camerieri Stefano Guizzi Annamaria Rossano il suggeritore suonatori Leonardo de Colle Gianni Bobbio Franco Emaldi Paolo Mattei Francesco Mazzoleni Elisabetta Pasquinelli * nella recita di sabato 24/3 alle ore 16 il ruolo di Arlecchino sarà interpretato da Enrico Bonavera e il ruolo di Brighella da Luca Criscuoli. tativo che coniuga arte e prezioso artigianato. Il risultato è una messinscena d’eccezionale bellezza estetica, esilarante e profondamente significativa poiché – come diceva Strehler – è “memoria vivente”. Il plot è ricco di peripezie: a intricare la storia d’amore e agnizione che è base del testo si aggiungono infatti i guai combinati da Arlecchino che tormentato come sempre dalla fame e dall’ingordigia pensa ingenuamente di raddoppiare le entrate servendo due padroni contemporaneamente. Con arguzia, proprio quando la situazione sembra irrimediabile, riesce a risolvere ogni cosa, conducendo a nozze i padroni innamorati e ottenendo il permesso di maritarsi a Smeraldina. A prestare la fisicità, l’energia ad Arlecchino è un grandissimo maestro delle nostre scene: Ferruccio Soleri. «Ferruccio, io non capisco. Tu invecchi, ma il tuo Arlecchino è sempre più giovane. Ma come fai?» quando Strehler nel 1987 gli disse questa frase, finalmente Soleri si sentì soddisfatto. Ma portare in scena Arlecchino, fu una sfida di assoluto impegno e difficoltà: «Il primo atto andò così così: il secondo, con la scena del pranzo e del budino interessò molto il pubblico; nel terzo sentii che ce la potevo fare. Questa è stata la mia prima volta come Arlecchino. Indimenticabile» ricorda infatti l’attore. «Nel 1961 morì Marcello Moretti e di Arlecchino non si parlò più. Fu durante le repliche del Galileo di Brecht (1963) che mi dissero che Strehler voleva riprendere Arlecchino in una edizione particolare a Villa Litta, all’aperto. Iniziai a provare con Virginio Puecher. Poi arrivò Strehler e cominciò a smontare tutto: “Ferruccio qui la voce non va. Devi trovarla, devi rinforzarla”. Mi diede da fare degli esercizi di sostegno fra cui uno utilissimo: leggere il giornale senza mai fermarsi, senza respirare e senza punteggiatura fino a quando mi reggeva il fiato e poi da capo. È stato lavorando con lui che ho capito cosa era Arlecchino e cosa era stata la Commedia dell’Arte ben al di là dei libri che avevo letto. Da parte mia gli portavo la mia abilità nell’acrobazia, la mia voglia di fare, le mie caratteristiche, la mia gioventù». Ilaria Lucari Arlecchino è di certo il più amato e il più noto personaggio di teatro al mondo: e assolutamente magico, per la sua poesia, il suo divertimento e la sua leggerezza tutta teatrale è quel particolare Arlecchino in cui si fondono il genio drammaturgico di Carlo Goldoni e quello scenico di Giorgio Strehler. Per la prima volta il celeberrimo allestimento del Piccolo Teatro di Milano giunge ora a Trieste, ospite del Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia che così fa omaggio a Carlo Goldoni nel trecentesimo anniversario della sua nascita, che avvenne il 25 febbraio del 1707. Sessant’anni fa, nel 1947 Arlecchino servitore di due padroni esordiva al Piccolo Teatro di Milano: un assoluto capolavoro, uno spettacolo da annoverare fra i fondamentali della storia del teatro. Uno spettacolo in cui il teatro si fa corpo, gesto, comunicazione, emozione, con un’immediatezza che sfiora la magia e che non conosce barriere di cultura, di lingua, di tempo. Infatti il suo sortilegio ha conquistato gli spettatori di tutto il mondo ed è stato applaudito – oltre che in Italia – in quarantuno Stati diversi, fra cui l’Europa intera, l’Algeria, l’Argentina, il Brasile, il Canada, la Cina, la Colombia, Israele, il Giappone, il Marocco, la Russia, la Corea, gli USA, l’Uruguay, il Venezuela... Un incanto nato da un canovaccio che nel 1745 Goldoni rielabora per il celebre Truffaldino Antonio Sacchi, lasciando convivere nel testo parti scritte e improvvisazioni, secondo la tradizione dell’Arte. L’impegno di riformatore della drammaturgia lo convince successivamente a completare il copione in ogni sua parte. Arlecchino si trasforma così da maschera in personaggio, conservando della Commedia dell’Arte la vitalità, la simpatia, la riconoscibilità e perdendo invece tutte le vene esaurite e ormai volgari di quella tradizione. È compito di Strehler, due secoli dopo, restituire sostanza scenica all’Arlecchino, recuperando lazzi, ricostruendo mimica e gestualità delle maschere, educando gli attori – prima Marcello Moretti, poi Ferruccio Soleri, attraverso un lavoro esigente e minuzioso di maieutica e di studio – a recuperare un patrimonio interpre Ferruccio Soleri Giorgio Strehler Arlecchino regia Celebre in tutto il mondo per il suo Arlecchino, Soleri intraprende inizialmente una formazione scientifica frequentando la Facoltà di Matematica e Fisica a Firenze, solo in seguito va a Roma a studiare all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “ Silvio d’Amico”. Debutta nel 1958 al Piccolo Teatro di Milano ne La Favola del figlio cambiato di Pirandello. Ha recitato vari ruoli in opere di Pirandello, Goldoni, Lorca, Babel, Ibsen, Brecht, Shakespeare, Molière, Marivaux e Gogol: sotto la direzione di Strehler, Chereau, Huston, Squarzina, Guicciardini, Suggelli e Vitez. Nel 1972 fa il suo debutto anche come regista di teatro e firma spettacoli in Italia e all’estero, a Salisburgo, Monaco di Baviera, Lione, Parigi, Karlsruhe, Zurigo, Bruxelles, Bologna, Modena, Parma e Treviso. Ha inoltre insegnato in varie scuole di teatro quali Otto Falckemberg Schule di Monaco, Mudra - Scuola di Maurice Bejart a Bruxelles, Max Reinhard Seminar di Vienna, Santa Clara University in U.S.A. Tiene stage sulla Commedia dell’Arte e sul Teatro sia in Europa che in America e in Giappone ed è attualmente professore alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano. Ha origine da Trieste, dalla piccola frazione di Barcola dove Giorgio Strehler è nato nel 1921, la parabola di uno dei massimi artisti dell’ultimo secolo. Il nonno musicista, la madre apprezzata violinista, una famiglia dove si intrecciano lingue e culture, Strehler è circondato fin dall’infanzia da un’atmosfera “artisticamente predestinata” e impara presto ad amare il teatro. A Milano infatti, dove si trasferisce giovanissimo e compie la maggior parte dei suoi studi, si iscrive all’Accademia dei Filodrammatici: le sue prime prove sul palcosce nico sono in veste d’attore, anche se immediatamente capisce che il teatro italiano necessita la scossa salutare e demiurgica della regia. Negli anni che precedono la guerra, stringe una profonda amicizia con Paolo Grassi, amicizia che genererà uno dei più preziosi sodalizi artistici del teatro italiano. Militare e poi rifugiato in Svizzera, alla fine del conflitto, Strehler rientra in Italia deciso a intraprendere la carriera registica: firma allestimenti per compagnie famose, lavora come critico per “Momento Sera” e coltiva il sogno Carlo Goldoni autore – assieme a Grassi – di costruire un teatro diverso. Un sogno realizzato nel 1947, con la fondazione del primo Teatro Stabile Pubblico italiano, il Piccolo Teatro di Milano. Si impegna generosamente nell’Ente, come regista stabile, direttore, e creando spettacoli di rara bellezza che appartengono alla storia del teatro e della regia. Firma veri capolavori affrontando il repertorio classico (Re Lear e La Tempesta di Shakespeare, Arlecchino servitore di due padroni e Il Campiello di Goldoni, Il giardino dei ciliegi di Cechov, I giganti della montagna di Pirandello), porta in scena in modo memorabile autori come Bertolazzi con El nost Milan o De Filippo con La grande magia, costruisce meravigliosi allestimenti brechtiani (L’opera da tre soldi, Vita di Galileo, L’anima buona di Sezuan). Pone al centro del suo teatro “l’uomo”, analizzato nella dimensione sociale e in quella più intima, nel suo rapporto con la storia e con la politica e lo racconta attraverso ad uno scavo esigente e profondo nella recitazione e ad un lavoro d’irraggiungibile perfezione sui segni del teatro: fatto di inimitabili luci, di scene e atmosfere di rara suggestione, di un’incredibile capacità di dare vita con apparente leggerezza a situazioni di altissima poesia. All’impegno con il Piccolo Teatro, Strehler intreccia un’attività artistica eclettica e intensa: alla fine degli anni Sessanta fonda Teatro Azione, un proprio gruppo organizzato su basi cooperativisiche, poi dirige a Parigi il Teatro d’Europa voluto da Jack Lang e Françoise Mitterand, firma regie liriche nei più prestigiosi teatri e festival internazionali, portando in scena un repertorio molto vasto in cui spicca il prediletto Mozart. Numerosissime e importanti le onorificenze che gli sono state tributate fra cui addirittura la Legion d’Onore. Giorgio Strehler muore nella notte di Natale del 1997: ha voluto che le sue ceneri riposassero a Trieste, nella tomba di famiglia. Nel 2005 la città di Trieste gli ha intitolato il tratto di strada antistante il Politeama Rossetti, principale teatro di prosa del capoluogo giuliano. Nato a Venezia nel 1707, manifesta fin da giovanissimo la sua passione per il teatro, giocando con piccoli teatrini di marionette e componendo per loro, ad appena otto anni, un primo canovaccio teatrale. Le vicende familiari lo portano spesso a viaggiare: nel corso di questi spostamenti, riesce comunque a compiere gli studi e consegue, a Padova, la laurea in giurisprudenza nel 1737. Sarà aiuto cancelliere e avvocato, quindi console di Genova in Venezia. Nessuna di queste professioni gli è veramente consona: il suo pensiero è sempre rivolto a scrivere per il teatro. È un lettore accanito di drammaturghi italiani e stranieri, compone a propria volta libretti per opere in musica, tragicommedie, drammi, tragedie, satire e intermezzi, poesie... Dal 1734 al 1743 è al servizio dei Grimani per il Teatro di S. Samuele. Nel 1747 conosce l’impresario Gerolamo Medebach e firma con lui un contratto per il Teatro di S. Angelo. Si convince della necessità di una ‘riforma’ del teatro italiano: le sue commedie non saranno più intrecci di maniera, ma veri e ‘moderni’ testi teatrali scritti completamente (senza più lasciare spazio eccessivo alla improvvisazione) con le varie parti definite e assegnate. Limita le volgarità, le complicazioni degli intrecci, le battute di repertorio, usa poco e ragionatamente le maschere: sono le radici del teatro illuminista e borghese, moderno. Nel 1750 si impegna in una sfida temeraria: comporre in una sola stagione ben 16 commedie nuove. Se pure al prezzo di una profonda depressione, riesce nell’impresa e tra le nuove opere figurano alcuni capolavori come La bottega del caffè. Negli stessi mesi scrive La famiglia dell’antiquario, Il teatro comico, Il Bugiardo. Si susseguono nel decennio successivo opere fondamentali: Il Campiello, La Locandiera, La casa nova, I Rusteghi, Sior Todero brontolon, Le Baruffe chiozzotte. Amareggiato dalle polemiche e dalle contestazioni, rese veramente pesanti dalla concorrenza di autori come il Gozzi o l’Abate Chiari, Goldoni lascia Venezia: Una delle ultime sere di carnevale rappresenta il suo metaforico e commosso addio alla città natale. Giunge a Parigi nel 1762 e vi vivrà un’ultima e breve stagione di successi. Dal 1771 si dedica a comporre i Mémoires, autobiografia ironica e gustosa, di spirito distaccato e colto. Muore a Parigi il 6 febbraio 1793. Lei dunque capirà Daniela Giovanetti in Lei dunque capirà di scene di Claudio Magris Pier Paolo Bisleri costumi di Elena Mannini luci di Nino Napoletano regia di Antonio Calenda diretto da Antonio Calenda vendite telefoniche vendite internet in collaborazione con SSSEHNKOOAPPEEP di Claudio Magris scene di Pier Paolo Bisleri costumi di Elena Mannini luci di Nino Napoletano regia di Antonio Calenda con Daniela Giovanetti produzione diretto da Antonio Calenda S A L A B A RTO L I - T R I E S T E dal 10 novembre al 3 dicembre 2006 Sala Bartoli dal 16 al 25 marzo 2007 durata dello spettacolo 1 ora e 25’ circa senza intervallo altri percorsi deve ogni cosa, fino all’estremo sacrificio che – lasciandosi travolgere da un meraviglioso mare di nostalgie e ricordi veri, quotidiani, irraggiungibili o assoluti – la donna confida ora al misterioso Presidente che la sta ad ascoltare: è stata lei a chiamare il suo Orfeo, a costringerlo a guardarla, rimandandola nell’Averno. Altrimenti avrebbe dovuto rivelargli il grigiore, la “normalità” dell’Aldilà, troppo simile a un riflesso silenzioso e un po’ cupo del mondo reale, per essere materia del suo alto lirismo... Il mito antico racconta invece che Orfeo straziato dalla morte della propria sposa, morsa da un serpente, l’insegue e con il suo canto commuove a tal punto Persefone e i guardiani degli Inferi, da ottenere di riportarla con sé sulla terra. A condizione che l’uomo non si volga mai a guardarla prima di essere uscito dall’Ade: ma egli, misteriosamente, probabilmente per troppo amore, non riesce a resistere al divieto ed Euridice viene restituita per sempre al suo destino di ombra e morte. La novità e le ragioni della scelta di Magris rappresentano il punto focale della sua rilettura del mito greco: che in Lei dunque capirà appare arricchito di induzioni attuali che ci toccano profondamente e offerto al pubblico in un vortice di piccoli frammenti quotidiani, accenti di un universo poetico commovente, espresso attraverso una scrittura che armonizza con raffinatezza, altissima consapevolezza culturale e intensa sensibilità. Pur conservando il senso universale e profondo del mito originale i suoi moderni Orfeo ed Euridice sono tratteggiati nella loro umanità, puntando l’attenzione sulla loro interiorità ricca di sentimenti e contraddizioni. Attraverso le sole parole della donna – prigioniera d’un’Ade dal profilo talvolta angosciante e kafkiano, talvolta rassicurante – siamo messi a parte di ogni vibrazione del loro animo: la reciproca nostalgia, i loro sogni, la forza di Euridice, le fragilità e la sofferenza di Orfeo, l’intreccio di egoismi, passioni, sensi di colpa, la gioia assoluta e disarmante che solo chi ama conosce davvero... per usare una frase dell’autore «(…) la felicità, il vuoto, la catastrofe, la pienezza insostenibile di stare insieme». (i.lu.) Lei dunque capirà di Claudio Magris ritorna in scena alla Sala Bartoli a pochi mesi dal suo debutto assoluto, avvenuto lo scorso novembre e seguito da quasi un mese di repliche molto applaudite e andate tutte completamente “esaurite”… Un risultato inconsueto nel teatro attuale, un evento da festeggiare per lo Stabile regionale che prosegue con soddisfazione nel suo rapporto di collaborazione con il grande germanista e intellettuale triestino, e che ha visto accolta questa sua nuova, importante produzione da un unanime e emozionato successo di pubblico e critica, ripetutosi in ogni tappa della tournée. Daniela Giovanetti interpreta il ruolo della protagonista, una figura femminile profondamente impegnativa e di straordinaria bellezza. Rispetto al resto dell’opera di saggista, narratore, drammaturgo di Claudio Magris, Lei dunque capirà appare sorprendente, nuovo: topoi della sua scrittura come il tema del disincanto, i richiami alla cultura mitteleuropea, percorrono un testo che si incentra però su una storia intima ed avvincente, sulla verità e l’impossibilità di un amore struggente e totale, raccontato in una dimensione che gioca continuamente sul filo fra realtà e metafora, rifacendosi al mito d’Orfeo. Suggestioni che Antonio Calenda ha tradotto sul palcoscenico in un emozionante e significativo universo di spazi, luci, ombre, suoni ove continuamente il realismo si fonde al mistero, all’impalpabile. È la rappresentazione attuale dell’Averno, così come lo intuisce Magris, così come lo sente Calenda: una casa silenziosa e grigia, essenziale negli arredi e labirintica negli spazi, inquietante talvolta. Un ospedale, o forse una casa di riposo... Un posto, comunque, ove si entra per non uscirne più: come vorrebbe la sorte di Euridice, la toccante figura monologante cui Daniela Giovanetti offre tutta la sua limpidezza e sensibilità interpretativa, intrecciando appassionate memorie e malinconica dolcezza a una lancinante, femminile determinazione. La protagonista al suo uomo ha dato e insegnato tutto: a scrivere, a misurarsi con la vita, ad amare e ad essere generoso, a guardare con coraggio ciò che si teme... A lei egli Look back in anger Look back in anger by John Osborn Findley, Olivia Dawnay, Mark Huckett, Nicola Stuart-Hill directed by Alison Goldie with William presented by Vienna’s English Theatre diretto da Antonio Calenda vendite telefoniche vendite internet in collaborazione con SSSEHNKOOAPPEEP di John Osborne regia di Alison Goldie con William Findley, Olivia Dawnay, Mark Huckett, Nicola Stuart-Hill produzione Vienna’s English Theatre S A L A B A RTO L I - T R I E S T E 2 8 - 3 0 M a r c h 2 0 0 7 Sala Bartoli dal 28 al 30 marzo 2007 durata dello spettacolo 1 ora circa senza intervallo eventi speciali La vicenda si svolge nel salotto di casa Porter, dove, oltre alla moglie, siede l’amico Cliff, con il quale Jimmy viene alle mani, per scherzo. Nel corso di questa ridicola colluttazione, Jimmy spinge, intenzionalmente, Cliff contro Alison, che cade pesantemente a terra e si provoca una piccola ustione con il ferro da stiro. Jimmy lascia la stanza, senza preoccuparsi troppo delle condizioni della moglie. Mentre Cliff cerca di bendare la ferita di Alison, apprende che la donna è incinta ed è in uno stato di profonda depressione. Nel frattempo, Helena Charles, una giovane attrice amica di Alison, si sitema per qualche giorno in un appartamento libero qualche piano più sotto. La tensione aumenta, anche perché Jimmy nutre una profonda avversione per l’amica della moglie. Spesso, anzi, le sue invettive sono indirizzate proprio nei confronti di Helena, che egli considera nient’altro che una bigotta vestita da Dior. Al termine di un’ennesima, furiosa scenata, Helena (che conosce lo stato di gravidanza di Alison) coglie l’occasione per scrivere al padre di lei, il colonello Redfern, esortandolo a raggiungerli, per accompagnare Alison in un luogo più tranquillo. Il giorno dopo il colonello è a casa Porter e, approffitando dell’assenza di Jimmy, porta la figlia via con sé. A questo punto vi è il colpo di scena: Helena seduce Jimmy e si accinge a prendere il posto di Alison in quella casa. Passano alcune settimane: Jimmy e Cliff leggono in poltrona, Helena stira, e Alison ritorna a casa. Cliff e Jimmy lasciano la stanza. Alison, che ha perso il bambino, mostra comprensione per Helena e non nutre rancore. L’amica, dal canto suo, le dice che ha intenzione di lasciare Jimmy. Le due donne concordano su un punto: il problema di Jimmy è quello di vivere in un’epoca che non è la sua, senza ideali, dove non vi è più posto per gente come lui. Alison resterà dunque a casa, e lascia intuire una riappacificazione, sia pure precaria, con il marito. Look back in anger fu rappresentato per la prima volta al Royal Court Theatre di Londra l’8 maggio 1956. Due anni più tardi uscì una versione cinematografica diretta da Tony Richardson, con Richard Burton e Claire Bloom. Stefano Curti Le repliche di Look back in anger alla Sala Bartoli rappresentano un gradito ritorno a Trieste per la compagnia itinerante del Vienna’s English Theatre, una delle realtà più dinamiche della capitale austriaca, specializzata nell’allestimento di spettacoli in lingua originale sia nella sua sede di Josefgasse a Vienna, che nei teatri di Austria e Germania. La compagnia è stata infatti per molti anni ospite fissa delle stagioni del British Film Club di Trieste, portando in scena i classici più amati del teatro angolassone in allestimenti che il pubblico triestino ha sempre dimostrato di apprezzare e di seguire con grande interesse. Gli spettacoli del Vienna’s English Theatre sono pensati per un pubblico straniero: ecco quindi che gli attori, tutti professionisti, con importanti esperienze di recitazione nei teatri del West End londinese e di tutto il Regno Unito, impostano la loro recitazione a un ritmo meno serrato, con un linguaggio semplificato che risulta comprensibile anche a chi ha una conoscenza scolastica della lingua inglese. Il lavoro che la compagnia viennese porta in tour nella stagione 2006/07 è uno dei più interessanti del teatro inglese del secondo dopoguerra: Look back in anger (conosciuta e rappresentata in Italia con il titolo Ricorda con rabbia) è infatti l’opera più emblematica della generazione degli angry young men, i giovanotti arrabbiati d’Inghilterra (del gruppo, oltre a Osborne, facevano parte John Braine, Alan Sillitoe, Colin Wilson e lo stesso Harold Pinter), che prendevano di mira e mettevano in discussione le istituzioni britanniche e lo stile di vita dei sudditi di Sua Maesta. Jimmy Porter, il protagonista di Look back in anger, è il più arrabbiato degli arrabbiati: ce l’ha con la domenica inglese, tetra, noiosa e senza spettacoli, con il tè che si beve proprio la domenica, con il governo inglese, con la pioggia inglese, con le campane della chiesa vicina, con le donne, che sono tutte rumorose, primitive, insensibili... E questa sua rabbia la sfoga sulla moglie Alison, accusandola, mortificandola, e questo soltanto perché lei rappresenta, ai suoi occhi, la tanto odiata «società bene» (è figlia di un colonello che è stato per molti anni di stanza in India). Into the woods Into the woods libretto di James Lapine Sondheim School of Musical Theatre di Bologna diretta da Shawna Farrell musiche e liriche di Stephen con gli allievi della Bernstein diretto da Antonio Calenda vendite telefoniche vendite internet in collaborazione con SSSEHNKOOAPPEEP Sala Bartoli dal 31 marzo al 1° aprile 2007 musica e liriche di Stephen Sondheim libretto di James Lapine regia e direzione musicale Shawna Farrell assistente musicale Vincenzo Li Causi traduzione Andrea Ascari coreografie e luci Marcello Fanni assistente alla regia Graziana Borciani altri musical S A L A B A RTO L I - T R I E S T E d a l 3 1 a l 1 ° ap r i l e m a r zo 2 0 0 7 personaggi interpreti Baker Riccardo Berdini/ Mauro Di Maggio Baker’s Wife Tania Polla/ Stefania Seculin Jack Alessandro Brachetti/ Alessio Schiavo Jack’s Mother Alina Mancuso Witch Clara Maselli Rapunzel Valentina Beretta Cinderella Francesca Ashby/ Susanna Pellegrini Stepmother Roberta Profeta Florinda Caroline Mayer Lucinda Giulia Bertinelli Cappuccetto Rosso Loredana Colizzi Principe di Cenerentola Luca Santamorena Principe Rapunzel Roberto Fabra Narrator / Misterious Man Filippo Pollini Servo Riccardo Berdini/ Mauro Di Maggio Madre di Cenerentola Tania Polla/ Stefania Seculin Padre di Cenerentola Alessandro Calonaci Nonna Cappucceto Rosso Francesca Ashby/ Susanna Pellegrini Pianoforte Vincenzo Li Causi Francesco Ricci Il terzo e ultimo appuntamento con la rassegna “Altri musical alla Sala Bartoli” e con i bravissimi ragazzi - che saranno presto famosi - della Bernstein School of Musical Theatre di Bologna diretta da Shawna Farrell ci accompagna nel mondo incantato di Into the Woods, il musical scritto da Stephen Sondheim (parole e musiche) e da James Lapine (libretto), il quale firma anche la regia per il debutto a Broadway nel novembre del 1987. I due autori hanno creato uno spettacolo con le caratteristiche di un vero e proprio racconto per bambini dove ritroviamo i personaggi dei racconti più conosciuti: Cenerentola e il principe, Cappuccetto Rosso e il lupo, Jack e il gigante cattivo. Gli unici personaggi che non sono tratti da alcuna fiaba, ma che tengono legate le sorti di tutti gli altri personaggi sono quelli del fornaio e di sua moglie. Ma il classico inizio di “C’era una volta…” viene subito disturbato dal fragoroso rumore di un accordo dissonante ed è a questo punto che ci si accorge di essere entrati nello strano mondo di Into the woods: il pubblico viene catapultato in quella che è la parte più oscura delle fiabe, il lato meno conosciuto dei protagonisti, il loro lato più egoista. Scopriremo allora che Cenerentola dopo essere riuscita ad andare al ballo, si annoia; capiremo che Jack ruba l’oro del gigante per poi tornare indietro e prenderne ancora; e dopo che il fornaio e sua moglie riescono finalmente ad avere il tanto desiderato bambino ora vogliono anche una casa più grande; ci accorgeremo che il principe, tanto innamorato di Cenerentola, in realtà fa il filo alla moglie del fornaio. In questo mondo delle fiabe molto adulto e assolutamente disincantato, la condizione di non essere mai soddisfatto comporta serie complicazioni. In un’ambientazione surreale come quella creata del bosco i personaggi della storia affronteranno un viaggio dove le certezze della vita sono messe in dubbio: l’amore non è quello ideale, i principi non sono sempre perfetti, le scelte non sono mai semplici e, soprattutto i personaggi della storia si dovranno rendere conto che ad ogni azione segue una conseguenza, che in questo caso coinvolge anche tutti gli altri personaggi di Into the woods. Lo spettacolo è un’avventura fantastica dalle forti implicazioni sociali e morali: farcito di inaspettati stravolgimenti ed entusiasmanti introspezioni, vuole lanciare un messaggio di responsabilizzazione attraverso i temi affronati nella storia. Il tema del viaggio, per esempio è una metafora della crescita dell’uomo, della trasformazione che ogni persona subisce dal momento della nascita fino alla morte. Il bosco è considerato da sempre un luogo oscuro in cui non valgono le leggi della società; un posto dove le persone possono trovare veramente se stesse e dove hanno l’occasione di vivere delle esperienze magiche ed importanti che le faranno tornare al mondo reale più sicure di sé stesse. Come in tutte le favole che si rispettiano, anche quella di Into the woods ha la sua morale da insegnare al pubblico: ciascuno deve essere responsabile delle sue azioni, per se stesso e per gli altri. L’intenzione di Sondheim è quella di coinvolgere lo spettatore non solo nella storia ma di toccarlo profondamente con questi insegnamenti e ci riesce anche grazie all’originale effetto che crea usando la seconda persona in quasi tutte le canzoni. Il risultato è raggiunto con il verso più importante della parte finale dello spettacolo: “Everything you learn there will help when you return there”, ovvero tutto ciò che impari là ti aiuterà quando ci tornerai. Dopo averci portato nell’America di inizio secolo con Ragtime e averci fatto vedere il sogno americano all’incontrario con Assassins, e con i suoi assassini dei presidenti degli Stati Uniti, la rassegna della Sala Bartoli ci fa scoprire un altro capitolo poco conosciuto dell’immenso repertorio del musical americano. Una conferma che - accanto agli spettacoli commerciali e popolari che si stanno imponendo oggi anche in Italia - esiste un’importante e assai vitale tradizione di spettacoli musicali “off”, spesso particolarmente interessanti sia per l’innovativa scrittura musicale che per l’originalità della struttura drammaturgica. Ivis Lasagna 11 i prossimi appuntamenti altri percorsi prosa musical eventi speciali altri musical Lei dunque capirà Arlecchino servitore di due padroni Alta Società Look back in anger Into the woods SALA BARTOLI POLITEAMA ROSSETTI Politeama rossetti SALA BARTOLI SALA BARTOLI di Claudio Magris con Daniela Giovanetti regia di Antonio Calenda di Carlo Goldoni regia di Giorgio Strehler con Ferruccio Soleri calendario recite calendario recite calendario recite MAR 20 marzo h. 21 turno libero MAR 20 marzo h. 20.30 turno PRI MER 21 marzo h. 21 turno libero MER 21 marzo h. 16.00 turno E GIO 22 marzo h. 21 turno libero GIO 22 marzo h. 20.30 turno A VEN 23 marzo h. 21 turno libero VEN 23 marzo h. 20.30 turno B SAB 24 marzo h. 21 turno libero SAB 24 marzo h. 16 turno FAM DOM 25 marzo h. 17 turno libero SAB 24 marzo h. 20.30 turno C DOM 25 marzo h. 16 turno D prezzo dei biglietti Posto unico Interi € 15 Ridotti € 12,50 prezzo dei biglietti Platea A-B Interi € 28 Ridotti € 23 abbonamento con le stelle Posto unico 1* Platea C Interi € 20 Ridotti € 16 Gallerie Interi € 15 Ridotti € 12 MAR 27 marzo h. 20.30 turno M MER 28 marzo h. 20.30 turno libero GIO 29 marzo h. 20.30 turno libero VEN 30 marzo h. 20.30 turno O SAB 31 marzo h. 20.30 turno N DOM 1 aprile h. 16 turno P di John Osborne di Stephen Sondheim, con gli con il Vienna’s English Theatre allievi della Bernstein School of (spettacolo in lingua inglese) Musical Theatre di Bologna calendario recite calendario recite MER 28 marzo h. 21 turno libero SAB 31 marzo h. 21 turno libero GIO 29 marzo h. 10.30 turno libero DOM 1 aprile h. 16.30 turno libero GIO 29 marzo h. 17 turno libero GIO 29 marzo h. 21 turno libero VEN 30 marzo h. 10.30 turno libero prezzo dei biglietti Platea A-B Interi € 38 Ridotti € 31 Platea C Interi € 35 Ridotti € 29 Prima Galleria Interi € 29 Ridotti € 24 Seconda Galleria Interi € 24 Ridotti € 19 Loggione € 7,50 abbonamento con le stelle abbonamento Platea A-B 4* con le stelle Platea C e I Galleria 3* Platea A-B 2* II Galleria 2* Platea C e Gallerie 1* prezzo dei biglietti Posto unico Interi € 15 Ridotti € 12,50 prezzo dei biglietti Posto unico Interi € 15 Ridotti € 12,50 il Rossetti News il Rossetti nella top 10 dei teatri italiani Ancora grandissimi risultati per il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia in questa prima parte della Stagione 2006-2007. Secondo i dati dell’Agis relativi al periodo 1° luglio 2006 – 18 febbraio 2007, diramati come di consueto dal Giornale dello Spettacolo, il Politeama Rossetti risulta infatti al decimo posto nella classifica assoluta dei teatri più frequentati in Italia, con le sue 84.724 presenze registrate finora, e la Sala Bartoli – che pure, nonostante le piccole dimensioni, riesce a piazzarsi anche nella classifica generale – brilla al 6 posto fra i teatri fino ai 200 posti di capienza. Con questi risultati, il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, si pone nuovamente e con decisione quale primo teatro della regione (le altre Sale presenti sul territorio si piazzano tutte a moltissimi posti di distanza) e del NordEst: primo teatro pubblico, è superato nella classifica dei più frequentati solo da realtà private o che non hanno la fisionomia e l’attività di uno Stabile pubblico quali il Sistina di Roma, il Teatro Augusteo di Napoli, il Teatro Brancaccio di Roma, lo Smeraldo e il Teatro della Luna di Milano... Il Politeama Rossetti precede invece largamente Enti prestigiosi e di preziosa tradizione come il Piccolo Teatro di Milano, il Teatro Argentina Stabile di Roma, il Teatro Eliseo e il QuirinoGassman sempre della capitale, il Teatro Massimo di Palermo e della Pergola di Firenze... Ottimi anche gli esiti registrati dalla Sala Bartoli, che con la sua attività tutta volta alla drammaturgia contemporanea e al teatro attuale e di ricerca ha fidelizzato un pubblico numeroso e costante, tanto da imporsi di netto su realtà nazionali storiche e affermate. Il debutto di “Vita di Galileo” Una vera e propria “standing ovation” ha salutato il debutto al Teatro Fraschini di Pavia di Vita di Galileo, la nuova produzione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia diretta da Antonio Calenda e interpretata da Franco Branciaroli. Dopo le tre recite a Pavia, lo spettacolo sarà in scena fino a domenica 1° aprile al Teatro Argentina di Roma, per poi iniziare un tour che toccherà il Teatro Bonci di Cesena, il Teatro Giovanni da Udine, e successivamente Belluno, Trento (Auditorium Santa Chiara), Piacenza, Bolzano, Gallarate, Bergamo, Locarno e Jesi. Il capolavoro di Bertolt Brecht sarà l’evento inaugurale della stagione 20072008 del Politeama Rossetti. Coprodotto con il Teatro de gli Incamminati di 14 Milano, lo spettacolo è interpretato, oltre che da Franco Branciaroli, da Lello Abate, Giancarlo Cortesi, Daniele Griggio, Giorgio Lanza e Lucia Ragni. Al loro fianco sono in scena Alessandro Albertin, Giulia Beraldo, Tommaso Cardarelli, Jesus Emiliano Coltorti, Emanuele Fortunati e Greta Zamparini. nuovo servizio per la vendita online i biglietti del Rossetti si stampano a casa... Chi acquista un biglietto per il Rossetti su internet attraverso il servizio Vivaticket by Charta, ha ora la possibilità di stampare il biglietto direttamente a casa (su una qualsiasi stampante a getto d’inchiostro o laser) attraverso l’apposito link presente sulla ricevuta di acquisto nella sezione “Ritiro Biglietti”. Si evita così la necessità di ritirare i biglietti al botteghino del teatro prima dell’inizio dello spettacolo, e si può presentare il biglietto stampato a casa direttamente al personale di sala. Il biglietto contiene un codice univoco che può essere letto soltanto una volta dal sistema informatico del teatro: pertanto è importante custodirlo con cura. Rimane inteso che chiunque desideri comunque il vecchio sistema e cioè ritirare il biglietto alla cassa del teatro potrà farlo presentando la ricevuta della transazione. L’altra importante novità della vendita online è rappresentata dalla possibilità di scegliere il posto da acquistare cliccando sulla piantina del teatro. Le istruzioni dettagliate per l’utilizzo di queste nuove procedure sono disponibili sul sito www.vivaticket.it. diretto da Antonio Calenda “Trieste a Teatro” Periodico del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia www.ilrossetti.com/triesteteatro.asp Anno XVI - numero 146 - 20 marzo 2007 redazione Viale XX Settembre, 45 - 34126 Trieste tel. 040-3593511 fax 040-3593555 www.ilrossetti.it e-mail [email protected] Autorizz. Tribunale di Trieste n° 846 del 30.7.1992 stampa Stella Arti Grafiche,Trieste direttore responsabile Stefano Curti redazione Ilaria Lucari, Ivis Lasagna in breve Mentre continuano a essere battuti tutti i record di visite e di pagine visualizzate (nel mese di febbraio sono state rispettivamente 41.238 e 144.416), il sito internet del Rossetti (www. ilrossetti.it) si arricchisce di nuovi servizi e funzionalità: di recente è stato infatti introdotto il calendario, che consente di visualizzare per giorno o per settimana tutti gli spettacoli in programma nelle due sale. Sulle schede degli spettacoli è stata poi introdotta la possibilità di segnalare lo spettacolo a un amico, mentre tra i servizi online sono disponibili varie immagini da utilizzare quale sfondo per il desktop. È infine disponibile una classifica degli spettacoli più votati e più graditi dal pubblico, aggiornata in tempo reale con i voti che possono essere espressi direttamente dai visitatori del sito. C’è grande attesa tra il pubblico dei più piccoli per l’arrivo a Trieste del Geronimo Stilton Supershow. Sono già infatti più di mille i biglietti venduti per le cinque repliche in programma dal 3 al 5 maggio al Politeama Rossetti. E notevole è l’attesa anche per gli altri eventi speciali in programma nei mesi di aprile e maggio: tra questi segna- liamo il concerto di Andreas Vo l l e n w e i d e r, l’arpista svizzero vincitore di un Grammy Award per le sue straordinarie composizioni new age (il concerto è in programma giovedì 19 aprile), per il recital di Geppi Cucciari “Si vive una volta. Sola” (in programma il 20 aprile) e per il concerto di Umberto Tozzi e Marco Masini (in programma venerdì 18 maggio). Adolfo Levier (Trieste, 1873-1953) - Caffè all’aperto, 1910 - olio su tela, cm 65x92 il colore del benessere sociale Non può esserci stabile ricchezza economica senza ricchezza spirituale. In qualsiasi ambito siano rivolti – dalla sanità allo sviluppo economico, dalla scienza alla cultura, all’arte, al tempo libero – gli interventi della Fondazione sono sempre caratterizzati da concreto impegno verso la collettività. In una società evoluta sono modulazioni che arricchiscono di felici tonalità il colore del benessere sociale.