Lei dunque capirà Look back in anger Arlecchino

Lei dunque
capirà
stagione 2006-2007, numero 14, 20 marzo 2007
di Claudio Magris
regia di Antonio Calenda
con Daniela Giovanetti
Look back
in anger
di John Osborne
con il Vienna’s
English Theatre
Into
the woods
di Stephen Sondheim
Arlecchino
servitore di due padroni
di Carlo Goldoni regia di Giorgio Strehler con Ferruccio Soleri
Arlecchino servitore
di due padroni
di Carlo Goldoni
scene di Ezio Frigerio
musiche di Fiorenzo Carpi
costumi di Franca Squarciapino
movimenti mimici di Marise Flach
luci di Gerardo Modica scenografa collaboratrice Leila Fteita
regia di Giorgio Strehler
messa in scena da Ferruccio Soleri
con la collaborazione di Stefano de Luca
produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa
prosa
personaggi
Politeama Rossetti
dal 20
al 25 marzo 2007
durata dello spettacolo
3 ore circa
con due intervalli
interpreti
Pantalone de’ Bisognosi
Giorgio Bongiovanni
Clarice, sua figlia
Sara Zoia
il Dottor Lombardi
Tommaso Minniti
Silvio, di lui figliolo
Stefano Onofri
Beatrice, torinese in abito da uomoGiorgia Senesi
sotto il nome di Federico Rasponi
Florindo Aretusi, di lei amante
Sergio Leone
Brighella, locandiere
Enrico Bonavera/
Luca Criscuoli*
Smeraldina, cameriera di Clarice Alessandra Gigli
Arlecchino, servitore di Beatrice,Ferruccio Soleri/
poi di Florindo
Enrico Bonavera*
Un cameriere della locanda Francesco Cordella
Un facchino
Luca Criscuoli
camerieri
Stefano Guizzi
Annamaria Rossano
il suggeritore
suonatori
Leonardo de Colle
Gianni Bobbio
Franco Emaldi
Paolo Mattei
Francesco Mazzoleni
Elisabetta Pasquinelli
* nella recita di sabato 24/3 alle ore 16 il ruolo di Arlecchino sarà interpretato da Enrico Bonavera e il ruolo di Brighella da Luca Criscuoli.
tativo che coniuga arte e prezioso artigianato.
Il risultato è una messinscena d’eccezionale
bellezza estetica, esilarante e profondamente
significativa poiché – come diceva Strehler – è
“memoria vivente”. Il plot è ricco di peripezie:
a intricare la storia d’amore e agnizione che è
base del testo si aggiungono infatti i guai combinati da Arlecchino che tormentato come
sempre dalla fame e dall’ingordigia pensa ingenuamente di raddoppiare le entrate servendo due padroni contemporaneamente. Con
arguzia, proprio quando la situazione sembra
irrimediabile, riesce a risolvere ogni cosa, conducendo a nozze i padroni innamorati e ottenendo il permesso di maritarsi a Smeraldina.
A prestare la fisicità, l’energia ad Arlecchino
è un grandissimo maestro delle nostre scene:
Ferruccio Soleri. «Ferruccio, io non capisco.
Tu invecchi, ma il tuo Arlecchino è sempre più
giovane. Ma come fai?» quando Strehler nel
1987 gli disse questa frase, finalmente Soleri si
sentì soddisfatto.
Ma portare in scena Arlecchino, fu una sfida
di assoluto impegno e difficoltà: «Il primo
atto andò così così: il secondo, con la scena
del pranzo e del budino interessò molto il
pubblico; nel terzo sentii che ce la potevo
fare. Questa è stata la mia prima volta come
Arlecchino. Indimenticabile» ricorda infatti
l’attore. «Nel 1961 morì Marcello Moretti
e di Arlecchino non si parlò più. Fu durante
le repliche del Galileo di Brecht (1963) che
mi dissero che Strehler voleva riprendere
Arlecchino in una edizione particolare a Villa
Litta, all’aperto. Iniziai a provare con Virginio
Puecher. Poi arrivò Strehler e cominciò a
smontare tutto: “Ferruccio qui la voce non
va. Devi trovarla, devi rinforzarla”. Mi diede
da fare degli esercizi di sostegno fra cui uno
utilissimo: leggere il giornale senza mai fermarsi, senza respirare e senza punteggiatura fino
a quando mi reggeva il fiato e poi da capo. È
stato lavorando con lui che ho capito cosa era
Arlecchino e cosa era stata la Commedia dell’Arte ben al di là dei libri che avevo letto. Da
parte mia gli portavo la mia abilità nell’acrobazia, la mia voglia di fare, le mie caratteristiche,
la mia gioventù».
Ilaria Lucari
Arlecchino è di certo il più amato e il più
noto personaggio di teatro al mondo: e assolutamente magico, per la sua poesia, il suo
divertimento e la sua leggerezza tutta teatrale
è quel particolare Arlecchino in cui si fondono
il genio drammaturgico di Carlo Goldoni e
quello scenico di Giorgio Strehler.
Per la prima volta il celeberrimo allestimento del Piccolo Teatro di Milano giunge ora a
Trieste, ospite del Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia che così fa omaggio a Carlo
Goldoni nel trecentesimo anniversario della
sua nascita, che avvenne il 25 febbraio del
1707.
Sessant’anni fa, nel 1947 Arlecchino servitore
di due padroni esordiva al Piccolo Teatro di
Milano: un assoluto capolavoro, uno spettacolo
da annoverare fra i fondamentali della storia
del teatro. Uno spettacolo in cui il teatro si fa
corpo, gesto, comunicazione, emozione, con
un’immediatezza che sfiora la magia e che non
conosce barriere di cultura, di lingua, di tempo.
Infatti il suo sortilegio ha conquistato gli spettatori di tutto il mondo ed è stato applaudito
– oltre che in Italia – in quarantuno Stati diversi, fra cui l’Europa intera, l’Algeria, l’Argentina, il
Brasile, il Canada, la Cina, la Colombia, Israele,
il Giappone, il Marocco, la Russia, la Corea, gli
USA, l’Uruguay, il Venezuela...
Un incanto nato da un canovaccio che nel
1745 Goldoni rielabora per il celebre
Truffaldino Antonio Sacchi, lasciando convivere nel testo parti scritte e improvvisazioni,
secondo la tradizione dell’Arte. L’impegno di
riformatore della drammaturgia lo convince
successivamente a completare il copione in
ogni sua parte.
Arlecchino si trasforma così da maschera in
personaggio, conservando della Commedia
dell’Arte la vitalità, la simpatia, la riconoscibilità
e perdendo invece tutte le vene esaurite e
ormai volgari di quella tradizione.
È compito di Strehler, due secoli dopo, restituire sostanza scenica all’Arlecchino, recuperando lazzi, ricostruendo mimica e gestualità delle
maschere, educando gli attori – prima Marcello
Moretti, poi Ferruccio Soleri, attraverso un
lavoro esigente e minuzioso di maieutica e di
studio – a recuperare un patrimonio interpre
Ferruccio
Soleri
Giorgio
Strehler
Arlecchino
regia
Celebre in tutto il mondo
per il suo Arlecchino, Soleri
intraprende inizialmente
una formazione scientifica
frequentando la Facoltà
di Matematica e Fisica a
Firenze, solo in seguito
va a Roma a studiare
all’Accademia Nazionale
d’Arte Drammatica “ Silvio
d’Amico”. Debutta nel 1958
al Piccolo Teatro di Milano
ne La Favola del figlio
cambiato di Pirandello.
Ha recitato vari ruoli
in opere di Pirandello,
Goldoni, Lorca, Babel, Ibsen,
Brecht, Shakespeare, Molière,
Marivaux e Gogol: sotto
la direzione di Strehler,
Chereau, Huston, Squarzina,
Guicciardini, Suggelli e Vitez.
Nel 1972 fa il suo debutto
anche come regista di
teatro e firma spettacoli in Italia e all’estero, a Salisburgo, Monaco
di Baviera, Lione, Parigi,
Karlsruhe, Zurigo, Bruxelles,
Bologna, Modena, Parma e
Treviso. Ha inoltre insegnato in varie scuole di teatro
quali Otto Falckemberg Schule di Monaco, Mudra
- Scuola di Maurice Bejart
a Bruxelles, Max Reinhard
Seminar di Vienna, Santa
Clara University in U.S.A.
Tiene stage sulla Commedia
dell’Arte e sul Teatro sia in
Europa che in America e in
Giappone ed è attualmente
professore alla Scuola del
Piccolo Teatro di Milano.
Ha origine da Trieste, dalla
piccola frazione di Barcola
dove Giorgio Strehler è
nato nel 1921, la parabola di uno dei massimi
artisti dell’ultimo secolo. Il
nonno musicista, la madre
apprezzata violinista, una
famiglia dove si intrecciano
lingue e culture, Strehler è
circondato fin dall’infanzia
da un’atmosfera “artisticamente predestinata” e
impara presto ad amare
il teatro.
A Milano infatti, dove
si trasferisce giovanissimo e compie la maggior
parte dei suoi studi, si
iscrive all’Accademia dei
Filodrammatici: le sue
prime prove sul palcosce
nico sono in veste d’attore,
anche se immediatamente
capisce che il teatro italiano necessita la scossa
salutare e demiurgica della
regia.
Negli anni che precedono
la guerra, stringe una profonda amicizia con Paolo
Grassi, amicizia che genererà uno dei più preziosi
sodalizi artistici del teatro
italiano.
Militare e poi rifugiato
in Svizzera, alla fine del
conflitto, Strehler rientra
in Italia deciso a intraprendere la carriera registica: firma allestimenti per
compagnie famose, lavora
come critico per “Momento
Sera” e coltiva il sogno
Carlo
Goldoni
autore
– assieme a Grassi – di
costruire un teatro diverso.
Un sogno realizzato nel
1947, con la fondazione
del primo Teatro Stabile
Pubblico italiano, il Piccolo
Teatro di Milano.
Si impegna generosamente nell’Ente, come regista stabile, direttore, e
creando spettacoli di rara
bellezza che appartengono
alla storia del teatro e
della regia.
Firma veri capolavori
affrontando il repertorio
classico (Re Lear e La
Tempesta di Shakespeare,
Arlecchino servitore di due
padroni e Il Campiello
di Goldoni, Il giardino
dei ciliegi di Cechov, I
giganti della montagna di
Pirandello), porta in scena
in modo memorabile autori come Bertolazzi con El
nost Milan o De Filippo
con La grande magia,
costruisce meravigliosi allestimenti brechtiani (L’opera
da tre soldi, Vita di Galileo,
L’anima buona di Sezuan).
Pone al centro del suo
teatro “l’uomo”, analizzato
nella dimensione sociale e
in quella più intima, nel
suo rapporto con la storia
e con la politica e lo
racconta attraverso ad uno
scavo esigente e profondo
nella recitazione e ad
un lavoro d’irraggiungibile
perfezione sui segni del
teatro: fatto di inimitabili
luci, di scene e atmosfere
di rara suggestione, di
un’incredibile capacità di
dare vita con apparente
leggerezza a situazioni di
altissima poesia.
All’impegno con il Piccolo
Teatro, Strehler intreccia
un’attività artistica eclettica e intensa: alla fine
degli anni Sessanta fonda
Teatro Azione, un proprio
gruppo organizzato su
basi cooperativisiche, poi
dirige a Parigi il Teatro
d’Europa voluto da Jack
Lang e Françoise Mitterand,
firma regie liriche nei più
prestigiosi teatri e festival
internazionali, portando in
scena un repertorio molto
vasto in cui spicca il prediletto Mozart.
Numerosissime e importanti le onorificenze che
gli sono state tributate fra
cui addirittura la Legion
d’Onore.
Giorgio Strehler muore
nella notte di Natale del
1997: ha voluto che le
sue ceneri riposassero a
Trieste, nella tomba di
famiglia.
Nel 2005 la città di Trieste
gli ha intitolato il tratto
di strada antistante il
Politeama Rossetti, principale teatro di prosa del
capoluogo giuliano.
Nato a Venezia nel 1707,
manifesta fin da giovanissimo la sua passione per
il teatro, giocando con
piccoli teatrini di marionette e componendo per loro,
ad appena otto anni, un
primo canovaccio teatrale.
Le vicende familiari lo portano spesso a viaggiare: nel
corso di questi spostamenti,
riesce comunque a compiere
gli studi e consegue, a
Padova, la laurea in giurisprudenza nel 1737. Sarà
aiuto cancelliere e avvocato,
quindi console di Genova in
Venezia. Nessuna di queste
professioni gli è veramente
consona: il suo pensiero è
sempre rivolto a scrivere
per il teatro. È un lettore
accanito di drammaturghi
italiani e stranieri, compone
a propria volta libretti per
opere in musica, tragicommedie, drammi, tragedie,
satire e intermezzi, poesie...
Dal 1734 al 1743 è al
servizio dei Grimani per il
Teatro di S. Samuele. Nel
1747 conosce l’impresario
Gerolamo Medebach e firma
con lui un contratto per
il Teatro di S. Angelo. Si
convince della necessità di
una ‘riforma’ del teatro
italiano: le sue commedie
non saranno più intrecci
di maniera, ma veri e
‘moderni’ testi teatrali scritti completamente (senza
più lasciare spazio eccessivo
alla improvvisazione) con le
varie parti definite e assegnate. Limita le volgarità, le
complicazioni degli intrecci,
le battute di repertorio, usa
poco e ragionatamente le
maschere: sono le radici del
teatro illuminista e borghese, moderno. Nel 1750 si
impegna in una sfida temeraria: comporre in una sola
stagione ben 16 commedie
nuove. Se pure al prezzo di
una profonda depressione,
riesce nell’impresa e tra le
nuove opere figurano alcuni
capolavori come La bottega
del caffè. Negli stessi mesi
scrive La famiglia dell’antiquario, Il teatro comico, Il
Bugiardo. Si susseguono nel
decennio successivo opere
fondamentali: Il Campiello,
La Locandiera, La casa
nova, I Rusteghi, Sior Todero
brontolon, Le Baruffe chiozzotte.
Amareggiato dalle polemiche
e dalle contestazioni, rese
veramente pesanti dalla
concorrenza di autori come
il Gozzi o l’Abate Chiari,
Goldoni lascia Venezia: Una
delle ultime sere di carnevale rappresenta il suo
metaforico e commosso
addio alla città natale.
Giunge a Parigi nel 1762 e
vi vivrà un’ultima e breve
stagione di successi. Dal
1771 si dedica a comporre
i Mémoires, autobiografia
ironica e gustosa, di spirito
distaccato e colto.
Muore a Parigi il 6 febbraio
1793.
Lei dunque
capirà
Daniela Giovanetti in
Lei
dunque capirà
di
scene di
Claudio Magris
Pier Paolo Bisleri
costumi di
Elena Mannini
luci di
Nino Napoletano
regia di
Antonio Calenda
diretto da Antonio Calenda
vendite telefoniche
vendite internet
in collaborazione con
SSSEHNKOOAPPEEP
di Claudio Magris
scene di Pier Paolo Bisleri
costumi di Elena Mannini
luci di Nino Napoletano
regia di Antonio Calenda
con Daniela Giovanetti
produzione
diretto da Antonio Calenda
S A L A B A RTO L I - T R I E S T E
dal 10 novembre al 3 dicembre 2006
Sala Bartoli
dal 16
al 25 marzo 2007
durata dello spettacolo
1 ora e 25’ circa
senza intervallo
altri percorsi
deve ogni cosa, fino all’estremo sacrificio che
– lasciandosi travolgere da un meraviglioso
mare di nostalgie e ricordi veri, quotidiani,
irraggiungibili o assoluti – la donna confida
ora al misterioso Presidente che la sta ad
ascoltare: è stata lei a chiamare il suo Orfeo,
a costringerlo a guardarla, rimandandola nell’Averno. Altrimenti avrebbe dovuto rivelargli
il grigiore, la “normalità” dell’Aldilà, troppo
simile a un riflesso silenzioso e un po’ cupo
del mondo reale, per essere materia del suo
alto lirismo...
Il mito antico racconta invece che Orfeo straziato dalla morte della propria sposa, morsa
da un serpente, l’insegue e con il suo canto
commuove a tal punto Persefone e i guardiani
degli Inferi, da ottenere di riportarla con sé
sulla terra. A condizione che l’uomo non si
volga mai a guardarla prima di essere uscito
dall’Ade: ma egli, misteriosamente, probabilmente per troppo amore, non riesce a resistere al divieto ed Euridice viene restituita per
sempre al suo destino di ombra e morte.
La novità e le ragioni della scelta di Magris
rappresentano il punto focale della sua rilettura del mito greco: che in Lei dunque capirà
appare arricchito di induzioni attuali che ci
toccano profondamente e offerto al pubblico
in un vortice di piccoli frammenti quotidiani,
accenti di un universo poetico commovente,
espresso attraverso una scrittura che armonizza con raffinatezza, altissima consapevolezza culturale e intensa sensibilità. Pur conservando il senso universale e profondo del mito
originale i suoi moderni Orfeo ed Euridice
sono tratteggiati nella loro umanità, puntando l’attenzione sulla loro interiorità ricca di
sentimenti e contraddizioni. Attraverso le sole
parole della donna – prigioniera d’un’Ade
dal profilo talvolta angosciante e kafkiano,
talvolta rassicurante – siamo messi a parte di
ogni vibrazione del loro animo: la reciproca
nostalgia, i loro sogni, la forza di Euridice, le
fragilità e la sofferenza di Orfeo, l’intreccio di
egoismi, passioni, sensi di colpa, la gioia assoluta e disarmante che solo chi ama conosce
davvero... per usare una frase dell’autore «(…)
la felicità, il vuoto, la catastrofe, la pienezza
insostenibile di stare insieme». (i.lu.)
Lei dunque capirà di Claudio Magris ritorna
in scena alla Sala Bartoli a pochi mesi dal suo
debutto assoluto, avvenuto lo scorso novembre e seguito da quasi un mese di repliche
molto applaudite e andate tutte completamente “esaurite”… Un risultato inconsueto
nel teatro attuale, un evento da festeggiare
per lo Stabile regionale che prosegue con
soddisfazione nel suo rapporto di collaborazione con il grande germanista e intellettuale
triestino, e che ha visto accolta questa sua
nuova, importante produzione da un unanime
e emozionato successo di pubblico e critica,
ripetutosi in ogni tappa della tournée.
Daniela Giovanetti interpreta il ruolo della
protagonista, una figura femminile profondamente impegnativa e di straordinaria bellezza.
Rispetto al resto dell’opera di saggista, narratore, drammaturgo di Claudio Magris, Lei dunque capirà appare sorprendente, nuovo: topoi
della sua scrittura come il tema del disincanto,
i richiami alla cultura mitteleuropea, percorrono un testo che si incentra però su una storia
intima ed avvincente, sulla verità e l’impossibilità di un amore struggente e totale, raccontato in una dimensione che gioca continuamente sul filo fra realtà e metafora, rifacendosi al
mito d’Orfeo.
Suggestioni che Antonio Calenda ha tradotto
sul palcoscenico in un emozionante e significativo universo di spazi, luci, ombre, suoni ove
continuamente il realismo si fonde al mistero,
all’impalpabile. È la rappresentazione attuale
dell’Averno, così come lo intuisce Magris, così
come lo sente Calenda: una casa silenziosa e
grigia, essenziale negli arredi e labirintica negli
spazi, inquietante talvolta. Un ospedale, o forse
una casa di riposo... Un posto, comunque, ove
si entra per non uscirne più: come vorrebbe la
sorte di Euridice, la toccante figura monologante cui Daniela Giovanetti offre tutta la sua
limpidezza e sensibilità interpretativa, intrecciando appassionate memorie e malinconica
dolcezza a una lancinante, femminile determinazione.
La protagonista al suo uomo ha dato e insegnato tutto: a scrivere, a misurarsi con la vita,
ad amare e ad essere generoso, a guardare con coraggio ciò che si teme... A lei egli
Look back
in anger
Look back
in anger
by John
Osborn
Findley, Olivia Dawnay,
Mark Huckett, Nicola Stuart-Hill
directed by Alison Goldie
with William
presented by Vienna’s
English Theatre
diretto da Antonio Calenda
vendite telefoniche
vendite internet
in collaborazione con
SSSEHNKOOAPPEEP
di John Osborne
regia di Alison Goldie
con William Findley, Olivia Dawnay,
Mark Huckett, Nicola Stuart-Hill
produzione Vienna’s English Theatre
S A L A B A RTO L I - T R I E S T E
2 8 - 3 0 M a r c h 2 0 0 7
Sala Bartoli
dal 28
al 30 marzo 2007
durata dello spettacolo
1 ora circa
senza intervallo
eventi speciali
La vicenda si svolge nel salotto di casa Porter,
dove, oltre alla moglie, siede l’amico Cliff, con
il quale Jimmy viene alle mani, per scherzo. Nel
corso di questa ridicola colluttazione, Jimmy
spinge, intenzionalmente, Cliff contro Alison,
che cade pesantemente a terra e si provoca
una piccola ustione con il ferro da stiro. Jimmy
lascia la stanza, senza preoccuparsi troppo
delle condizioni della moglie. Mentre Cliff
cerca di bendare la ferita di Alison, apprende
che la donna è incinta ed è in uno stato di
profonda depressione.
Nel frattempo, Helena Charles, una giovane
attrice amica di Alison, si sitema per qualche
giorno in un appartamento libero qualche
piano più sotto. La tensione aumenta, anche
perché Jimmy nutre una profonda avversione
per l’amica della moglie. Spesso, anzi, le sue
invettive sono indirizzate proprio nei confronti di Helena, che egli considera nient’altro
che una bigotta vestita da Dior. Al termine
di un’ennesima, furiosa scenata, Helena (che
conosce lo stato di gravidanza di Alison) coglie
l’occasione per scrivere al padre di lei, il colonello Redfern, esortandolo a raggiungerli, per
accompagnare Alison in un luogo più tranquillo. Il giorno dopo il colonello è a casa Porter
e, approffitando dell’assenza di Jimmy, porta la
figlia via con sé. A questo punto vi è il colpo
di scena: Helena seduce Jimmy e si accinge a
prendere il posto di Alison in quella casa.
Passano alcune settimane: Jimmy e Cliff leggono in poltrona, Helena stira, e Alison ritorna a
casa. Cliff e Jimmy lasciano la stanza. Alison, che
ha perso il bambino, mostra comprensione per
Helena e non nutre rancore. L’amica, dal canto
suo, le dice che ha intenzione di lasciare Jimmy.
Le due donne concordano su un punto: il problema di Jimmy è quello di vivere in un’epoca
che non è la sua, senza ideali, dove non vi è
più posto per gente come lui. Alison resterà
dunque a casa, e lascia intuire una riappacificazione, sia pure precaria, con il marito.
Look back in anger fu rappresentato per la
prima volta al Royal Court Theatre di Londra l’8
maggio 1956. Due anni più tardi uscì una versione cinematografica diretta da Tony Richardson,
con Richard Burton e Claire Bloom.
Stefano Curti
Le repliche di Look back in anger alla Sala
Bartoli rappresentano un gradito ritorno a
Trieste per la compagnia itinerante del Vienna’s
English Theatre, una delle realtà più dinamiche
della capitale austriaca, specializzata nell’allestimento di spettacoli in lingua originale sia nella
sua sede di Josefgasse a Vienna, che nei teatri
di Austria e Germania. La compagnia è stata
infatti per molti anni ospite fissa delle stagioni
del British Film Club di Trieste, portando in
scena i classici più amati del teatro angolassone in allestimenti che il pubblico triestino ha
sempre dimostrato di apprezzare e di seguire
con grande interesse.
Gli spettacoli del Vienna’s English Theatre sono
pensati per un pubblico straniero: ecco quindi
che gli attori, tutti professionisti, con importanti esperienze di recitazione nei teatri del
West End londinese e di tutto il Regno Unito,
impostano la loro recitazione a un ritmo
meno serrato, con un linguaggio semplificato
che risulta comprensibile anche a chi ha una
conoscenza scolastica della lingua inglese.
Il lavoro che la compagnia viennese porta
in tour nella stagione 2006/07 è uno dei più
interessanti del teatro inglese del secondo
dopoguerra: Look back in anger (conosciuta
e rappresentata in Italia con il titolo Ricorda
con rabbia) è infatti l’opera più emblematica della generazione degli angry young men, i
giovanotti arrabbiati d’Inghilterra (del gruppo,
oltre a Osborne, facevano parte John Braine,
Alan Sillitoe, Colin Wilson e lo stesso Harold
Pinter), che prendevano di mira e mettevano
in discussione le istituzioni britanniche e lo
stile di vita dei sudditi di Sua Maesta.
Jimmy Porter, il protagonista di Look back in
anger, è il più arrabbiato degli arrabbiati: ce
l’ha con la domenica inglese, tetra, noiosa e
senza spettacoli, con il tè che si beve proprio
la domenica, con il governo inglese, con la
pioggia inglese, con le campane della chiesa
vicina, con le donne, che sono tutte rumorose,
primitive, insensibili...
E questa sua rabbia la sfoga sulla moglie Alison,
accusandola, mortificandola, e questo soltanto
perché lei rappresenta, ai suoi occhi, la tanto
odiata «società bene» (è figlia di un colonello
che è stato per molti anni di stanza in India).
Into the woods
Into the woods
libretto di James
Lapine
Sondheim
School
of Musical Theatre di Bologna
diretta da Shawna Farrell
musiche e liriche di Stephen
con gli allievi della Bernstein
diretto da Antonio Calenda
vendite telefoniche
vendite internet
in collaborazione con
SSSEHNKOOAPPEEP
Sala Bartoli
dal 31 marzo
al 1° aprile 2007
musica e liriche di Stephen Sondheim
libretto di James Lapine
regia e direzione musicale Shawna Farrell
assistente musicale
Vincenzo Li Causi
traduzione
Andrea Ascari
coreografie e luci
Marcello Fanni
assistente alla regia Graziana Borciani
altri musical
S A L A B A RTO L I - T R I E S T E
d a l 3 1 a l 1 ° ap r i l e m a r zo 2 0 0 7
personaggi
interpreti
Baker
Riccardo Berdini/
Mauro Di Maggio
Baker’s Wife
Tania Polla/
Stefania Seculin
Jack
Alessandro Brachetti/
Alessio Schiavo
Jack’s Mother
Alina Mancuso
Witch
Clara Maselli
Rapunzel
Valentina Beretta
Cinderella
Francesca Ashby/
Susanna Pellegrini
Stepmother
Roberta Profeta
Florinda
Caroline Mayer
Lucinda
Giulia Bertinelli
Cappuccetto Rosso
Loredana Colizzi
Principe di Cenerentola Luca Santamorena
Principe Rapunzel Roberto Fabra
Narrator / Misterious Man Filippo Pollini
Servo Riccardo Berdini/
Mauro Di Maggio
Madre di Cenerentola Tania Polla/
Stefania Seculin
Padre di Cenerentola Alessandro Calonaci
Nonna Cappucceto Rosso Francesca Ashby/
Susanna Pellegrini
Pianoforte
Vincenzo Li Causi
Francesco Ricci
Il terzo e ultimo appuntamento con la rassegna “Altri musical alla Sala Bartoli” e con i
bravissimi ragazzi - che saranno presto famosi
- della Bernstein School of Musical Theatre di
Bologna diretta da Shawna Farrell ci accompagna nel mondo incantato di Into the Woods, il
musical scritto da Stephen Sondheim (parole
e musiche) e da James Lapine (libretto), il
quale firma anche la regia per il debutto
a Broadway nel novembre del 1987. I due
autori hanno creato uno spettacolo con le
caratteristiche di un vero e proprio racconto
per bambini dove ritroviamo i personaggi
dei racconti più conosciuti: Cenerentola e il
principe, Cappuccetto Rosso e il lupo, Jack e
il gigante cattivo.
Gli unici personaggi che non sono tratti da
alcuna fiaba, ma che tengono legate le sorti di
tutti gli altri personaggi sono quelli del fornaio
e di sua moglie. Ma il classico inizio di “C’era
una volta…” viene subito disturbato dal fragoroso rumore di un accordo dissonante ed
è a questo punto che ci si accorge di essere
entrati nello strano mondo di Into the woods:
il pubblico viene catapultato in quella che è
la parte più oscura delle fiabe, il lato meno
conosciuto dei protagonisti, il loro lato più
egoista. Scopriremo allora che Cenerentola
dopo essere riuscita ad andare al ballo, si
annoia; capiremo che Jack ruba l’oro del
gigante per poi tornare indietro e prenderne
ancora; e dopo che il fornaio e sua moglie
riescono finalmente ad avere il tanto desiderato bambino ora vogliono anche una casa
più grande; ci accorgeremo che il principe,
tanto innamorato di Cenerentola, in realtà fa
il filo alla moglie del fornaio. In questo mondo
delle fiabe molto adulto e assolutamente
disincantato, la condizione di non essere mai
soddisfatto comporta serie complicazioni.
In un’ambientazione surreale come quella
creata del bosco i personaggi della storia
affronteranno un viaggio dove le certezze
della vita sono messe in dubbio: l’amore non
è quello ideale, i principi non sono sempre
perfetti, le scelte non sono mai semplici
e, soprattutto i personaggi della storia si
dovranno rendere conto che ad ogni azione
segue una conseguenza, che in questo caso
coinvolge anche tutti gli altri personaggi di
Into the woods.
Lo spettacolo è un’avventura fantastica dalle
forti implicazioni sociali e morali: farcito di
inaspettati stravolgimenti ed entusiasmanti
introspezioni, vuole lanciare un messaggio di
responsabilizzazione attraverso i temi affronati nella storia.
Il tema del viaggio, per esempio è una metafora
della crescita dell’uomo, della trasformazione
che ogni persona subisce dal momento della
nascita fino alla morte. Il bosco è considerato
da sempre un luogo oscuro in cui non valgono
le leggi della società; un posto dove le persone
possono trovare veramente se stesse e dove
hanno l’occasione di vivere delle esperienze
magiche ed importanti che le faranno tornare
al mondo reale più sicure di sé stesse.
Come in tutte le favole che si rispettiano,
anche quella di Into the woods ha la sua
morale da insegnare al pubblico: ciascuno
deve essere responsabile delle sue azioni, per
se stesso e per gli altri.
L’intenzione di Sondheim è quella di coinvolgere lo spettatore non solo nella storia ma
di toccarlo profondamente con questi insegnamenti e ci riesce anche grazie all’originale
effetto che crea usando la seconda persona in
quasi tutte le canzoni. Il risultato è raggiunto
con il verso più importante della parte finale
dello spettacolo: “Everything you learn there
will help when you return there”, ovvero
tutto ciò che impari là ti aiuterà quando ci
tornerai.
Dopo averci portato nell’America di inizio
secolo con Ragtime e averci fatto vedere il
sogno americano all’incontrario con Assassins,
e con i suoi assassini dei presidenti degli Stati
Uniti, la rassegna della Sala Bartoli ci fa scoprire un altro capitolo poco conosciuto dell’immenso repertorio del musical americano. Una
conferma che - accanto agli spettacoli commerciali e popolari che si stanno imponendo
oggi anche in Italia - esiste un’importante e
assai vitale tradizione di spettacoli musicali
“off”, spesso particolarmente interessanti sia
per l’innovativa scrittura musicale che per
l’originalità della struttura drammaturgica.
Ivis Lasagna
11
i prossimi appuntamenti
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eventi speciali
altri musical
Lei
dunque
capirà
Arlecchino
servitore di
due padroni
Alta
Società
Look back
in
anger
Into
the
woods
SALA BARTOLI
POLITEAMA ROSSETTI
Politeama rossetti
SALA BARTOLI
SALA BARTOLI
di Claudio Magris
con Daniela Giovanetti
regia di Antonio Calenda
di Carlo Goldoni
regia di Giorgio Strehler
con Ferruccio Soleri
calendario recite
calendario recite
calendario recite
MAR 20 marzo
h. 21 turno libero
MAR 20 marzo
h. 20.30 turno PRI
MER 21 marzo
h. 21 turno libero
MER 21 marzo
h. 16.00 turno E
GIO 22 marzo
h. 21 turno libero
GIO 22 marzo
h. 20.30 turno A
VEN 23 marzo
h. 21 turno libero
VEN 23 marzo
h. 20.30 turno B
SAB 24 marzo
h. 21 turno libero
SAB 24 marzo
h. 16 turno FAM
DOM 25 marzo
h. 17 turno libero
SAB 24 marzo
h. 20.30 turno C
DOM 25 marzo
h. 16 turno D
prezzo dei biglietti
Posto unico
Interi € 15
Ridotti € 12,50
prezzo dei biglietti
Platea A-B
Interi € 28
Ridotti € 23
abbonamento
con le stelle
Posto unico 1*
Platea C
Interi € 20
Ridotti € 16
Gallerie
Interi € 15
Ridotti € 12
MAR 27 marzo
h. 20.30 turno M
MER 28 marzo
h. 20.30 turno libero
GIO 29 marzo
h. 20.30 turno libero
VEN 30 marzo
h. 20.30 turno O
SAB 31 marzo
h. 20.30 turno N
DOM 1 aprile
h. 16 turno P
di John Osborne
di Stephen Sondheim, con gli
con il Vienna’s English Theatre allievi della Bernstein School of
(spettacolo in lingua inglese)
Musical Theatre di Bologna
calendario recite
calendario recite
MER 28 marzo
h. 21 turno libero
SAB 31 marzo
h. 21 turno libero
GIO 29 marzo
h. 10.30 turno libero
DOM 1 aprile
h. 16.30 turno libero
GIO 29 marzo
h. 17 turno libero
GIO 29 marzo
h. 21 turno libero
VEN 30 marzo
h. 10.30 turno libero
prezzo dei biglietti
Platea A-B
Interi € 38
Ridotti € 31
Platea C
Interi € 35
Ridotti € 29
Prima Galleria
Interi € 29
Ridotti € 24
Seconda Galleria
Interi € 24
Ridotti € 19
Loggione € 7,50
abbonamento
con le stelle
abbonamento
Platea A-B 4*
con le stelle
Platea C e I Galleria 3*
Platea A-B 2*
II Galleria 2*
Platea C e Gallerie 1*
prezzo dei biglietti
Posto unico
Interi € 15
Ridotti € 12,50
prezzo dei biglietti
Posto unico
Interi € 15
Ridotti € 12,50
il Rossetti News
il Rossetti
nella top 10
dei teatri italiani
Ancora grandissimi risultati per il Teatro Stabile del
Friuli-Venezia Giulia in questa prima parte della Stagione
2006-2007.
Secondo i dati dell’Agis relativi al periodo 1° luglio 2006 –
18 febbraio 2007, diramati come di consueto dal Giornale
dello Spettacolo, il Politeama Rossetti risulta infatti al decimo posto nella classifica assoluta dei teatri più frequentati
in Italia, con le sue 84.724 presenze registrate finora, e la
Sala Bartoli – che pure, nonostante le piccole dimensioni,
riesce a piazzarsi anche nella classifica generale – brilla al
6 posto fra i teatri fino ai 200 posti di capienza.
Con questi risultati, il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia,
si pone nuovamente e con decisione quale primo teatro
della regione (le altre Sale presenti sul territorio si piazzano
tutte a moltissimi posti di distanza) e del NordEst: primo
teatro pubblico, è superato nella classifica dei più frequentati solo da realtà private o che non hanno la fisionomia
e l’attività di uno Stabile pubblico quali il Sistina di Roma,
il Teatro Augusteo di Napoli, il Teatro Brancaccio di Roma,
lo Smeraldo e il Teatro della Luna di Milano...
Il Politeama Rossetti precede invece largamente Enti
prestigiosi e di preziosa tradizione come il Piccolo Teatro
di Milano, il Teatro
Argentina Stabile
di Roma, il Teatro
Eliseo e il QuirinoGassman sempre
della capitale, il
Teatro Massimo di
Palermo e della
Pergola di Firenze...
Ottimi anche gli
esiti registrati dalla
Sala Bartoli, che con
la sua attività tutta volta alla drammaturgia contemporanea
e al teatro attuale e di ricerca ha fidelizzato un pubblico
numeroso e costante, tanto da imporsi di netto su realtà
nazionali storiche e affermate.
Il debutto di “Vita di Galileo”
Una vera e propria “standing ovation” ha salutato il debutto al Teatro
Fraschini di Pavia di Vita di Galileo, la
nuova produzione del Teatro Stabile del
Friuli-Venezia Giulia diretta da Antonio
Calenda e interpretata da Franco
Branciaroli.
Dopo le tre recite a Pavia, lo spettacolo
sarà in scena fino a domenica 1° aprile
al Teatro Argentina di Roma, per poi
iniziare un tour che toccherà il Teatro
Bonci di Cesena, il
Teatro Giovanni da
Udine, e successivamente Belluno, Trento
(Auditorium Santa Chiara), Piacenza,
Bolzano, Gallarate, Bergamo, Locarno
e Jesi.
Il capolavoro di Bertolt Brecht sarà
l’evento inaugurale della stagione 20072008 del Politeama Rossetti. Coprodotto
con il Teatro de gli Incamminati di
14
Milano, lo spettacolo è interpretato,
oltre che da Franco Branciaroli, da Lello
Abate, Giancarlo Cortesi, Daniele Griggio,
Giorgio Lanza e Lucia Ragni. Al loro
fianco sono in scena Alessandro Albertin,
Giulia Beraldo, Tommaso Cardarelli, Jesus
Emiliano Coltorti, Emanuele Fortunati e
Greta Zamparini.
nuovo servizio per la vendita online
i biglietti
del Rossetti
si stampano
a casa...
Chi acquista un biglietto
per il Rossetti su internet attraverso il servizio
Vivaticket by Charta, ha ora
la possibilità di stampare il
biglietto direttamente a casa
(su una qualsiasi stampante
a getto d’inchiostro o laser)
attraverso l’apposito link
presente sulla ricevuta di
acquisto nella sezione “Ritiro
Biglietti”. Si evita così la
necessità di ritirare i biglietti
al botteghino del teatro
prima dell’inizio dello spettacolo, e si può presentare
il biglietto stampato a casa
direttamente al personale
di sala. Il biglietto contiene
un codice univoco che può
essere letto soltanto una
volta dal sistema informatico
del teatro: pertanto è importante custodirlo con cura.
Rimane inteso che chiunque
desideri comunque il vecchio
sistema e cioè ritirare il
biglietto alla cassa del teatro
potrà farlo presentando la
ricevuta della transazione.
L’altra importante novità
della vendita online è rappresentata dalla possibilità
di scegliere il posto da
acquistare cliccando sulla
piantina del teatro. Le istruzioni dettagliate per l’utilizzo
di queste nuove procedure
sono disponibili sul sito
www.vivaticket.it.
diretto da Antonio Calenda
“Trieste a Teatro”
Periodico del Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia
www.ilrossetti.com/triesteteatro.asp
Anno XVI - numero 146 - 20 marzo 2007
redazione Viale XX Settembre, 45 - 34126 Trieste
tel. 040-3593511 fax 040-3593555
www.ilrossetti.it e-mail [email protected]
Autorizz. Tribunale di Trieste n° 846 del 30.7.1992
stampa Stella Arti Grafiche,Trieste
direttore responsabile Stefano Curti
redazione Ilaria Lucari, Ivis Lasagna
in breve
Mentre continuano a essere
battuti tutti i
record di visite e di pagine
visualizzate
(nel mese di
febbraio sono state
rispettivamente 41.238
e 144.416), il sito internet del Rossetti (www.
ilrossetti.it) si arricchisce
di nuovi servizi e funzionalità: di recente è
stato infatti introdotto
il calendario, che consente di visualizzare per
giorno o per settimana
tutti gli spettacoli in programma nelle due sale.
Sulle schede
degli spettacoli è stata poi
introdotta la
possibilità di
segnalare
lo
spettacolo a un
amico, mentre tra i servizi online sono disponibili varie immagini da
utilizzare quale sfondo
per il desktop. È infine
disponibile una classifica degli spettacoli più
votati e più graditi dal
pubblico, aggiornata
in tempo reale con i
voti che possono essere
espressi direttamente
dai visitatori del sito.
C’è
grande
attesa tra il
pubblico dei più
piccoli per l’arrivo a Trieste del
Geronimo Stilton
Supershow. Sono già
infatti più di mille i biglietti venduti per le cinque
repliche in programma
dal 3 al 5 maggio al
Politeama Rossetti.
E notevole è l’attesa
anche per gli altri eventi speciali in programma nei mesi di aprile e
maggio: tra questi segna-
liamo il concerto di Andreas
Vo l l e n w e i d e r,
l’arpista svizzero
vincitore di un
Grammy Award
per le sue straordinarie
composizioni new age (il
concerto è in programma
giovedì 19 aprile), per il
recital di Geppi Cucciari
“Si vive una volta. Sola”
(in programma il 20 aprile) e per il concerto di
Umberto Tozzi e Marco
Masini (in programma
venerdì 18 maggio).
Adolfo Levier (Trieste, 1873-1953) - Caffè all’aperto, 1910 - olio su tela, cm 65x92
il colore del benessere sociale
Non può esserci stabile ricchezza economica
senza ricchezza spirituale.
In qualsiasi ambito siano rivolti
– dalla sanità allo sviluppo economico, dalla scienza alla cultura,
all’arte, al tempo libero –
gli interventi della Fondazione sono sempre caratterizzati
da concreto impegno verso la collettività.
In una società evoluta
sono modulazioni che arricchiscono di felici tonalità
il colore del benessere sociale.