0.3. Le processioni e le missioni trinitarie. La kenosi della Santissima Trinità, è la scaturigine delle processioni e delle missioni trinitarie. In ultima analisi, la kenosi trinitaria è l'amore, è com'è l'amore. Questa kenosi è stata rivelata nel corso della storia della Salvezza, cioè della nostra realizzazione. Questa Salvezza non è di tipo morale o simbolica, ma interiore, di coscienza, mediante l'inabitazione della Santissima Trinità. Afferma il CCC al numero 234: "Il mistero della Santissima Trinità, è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in se stesso. È, quindi, la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che l'illumina. È l'insegnamento fondamentale ed essenziale nella «gerarchia delle verità » di fede1. E altrove: «Tutta la storia della salvezza è la storia del rivelarsi del Dio vero e unico: Padre, Figlio e Spirito Santo, il quale riconcilia e unisce a sé coloro che sono separati dal peccato»"2. La Santissima Trinità è una vita in se. E' la Vita. L'unica. Noi viviamo la nostra vita, come se fosse una cosa a se, una vita a se; Nasciamo, cresciamo, ci relazioniamo, ci moltiplichiamo, amiamo, lavoriamo, edifichiamo, come se tutte queste cose, e altre, fossero tutt'altro, rispetto alla Santissima Trinità. Ne abbiamo una visione immanente, naturalistica, carnale. Così non è. La trascendenza della creazione s'impone di per se alla vista di ogni essere umano; La Santissima Trinità, è una processione di persone e di relazioni, che costituiscono la vita stessa trinitaria, l'essere e l'essenza: "Lo Spirito Santo è il nome proprio di una persona, perché i nomi delle relazioni che la individuano sono spirazione e processione (generici, come il nome della persona). Lo Spirito Santo procede dal Figlio, perché altrimenti non lo si potrebbe distinguere come persona sulla base di quanto detto prima sulle relazioni. Procede dal Padre per il Figlio. L'espressione "per" indica la causa che ha portato l’effetto a derivare dal principio: il re opera per il ministro, l’artigiano opera per il martello (è più di una causa strumentale: è ciò che fa essere l’effetto ciò che è, pur non potendo fare a meno della causa agente). Il Padre e Figlio sono un unico principio dello Spirito Santo, perché nell’essere principio dello Spirito non c’è opposizione relativa e quindi Padre e Figlio non si distinguono"3. Nella teologia di S. Tommaso D'Aquino, la vita intradivina, con le sue processioni eterne, è vista come la causa e la ragione di ogni partecipazione dell'essere ad extra, sia esso naturale o soprannaturale: "Exitus Personarum in unitate essentia est causa exitus creaturarum in essentia diversitate"4. Ogni produzione creaturale nel tempo, viene sorretta dai processi trinitari eterni e trova in essi il suo fondamento ultimo, perchè "processiones Personarum aeternae sunt ratio et causa totius productionis creaturarum"5. Secondo la visione del dottore Aquinate, l'exitus della creatura comprende, non soltanto la partecipazione dell'essere naturale, ma anche quella del suo essere soprannaturale; analogamente, nel reditus (reddito) del mondo a Dio, trova il suo spazio anche il ritorno della creazione naturale a Dio: ambedue gli ordini o, se si preferisce, ambedue gli effetti creati, appartengono alla medesima legge tomista della circulatio6. In altre parole, S. Tommaso afferma che dalla creazione, parte e arriva alla Santissima Trinità, l'opera che produciamo, nel bene e nel male. Quindi, possiamo immaginare cosa arrivi lì, in seno alla Santissima Trinità, ma in realtà in cuor nostro, che ne siamo il tempio; Se partoriamo il bene, suggeritoci dalla Santissima Trinità, in dolci pensieri, belle parole e teneri abbracci, questo torna a nostro vantaggio, altrimenti chi semina vento, raccoglie tempesta in cuor proprio7. Ciò conduce Tommaso D'Aquino, a vedere nell'intero creato Cfr Congregazione per il Clero, Direttorio catechistico generale, 43: AAS 64 (1972) 123. Ivi, 47: AAS 64 (1972) 125. 3 Tommaso D'Aquino, Summa teologica I-Iae, questio 36, a2.a3.a4. 4 Tommaso D'Aquino, I Sententia, d. 2, divisio textus: "Il Problema delle Persone nell'unità dell'essenza dell'essenza, è la causa della diversità dei risultati delle creature". 5 Tommaso d'Aquino, Ivi, d. 14, q.2, a.2: "Le processioni delle Persone eterne sono la ragione e la causa di tutte le produzioni delle creature". 6 Tommaso D'Aquino, Ivi. 7 Ventum seminabunt et turbinem metent, è un antico proverbio derivante da Os 8,7. 1 2 1 una filiazione, graduale e progressiva, al Dio Uno e Trino. Nella varietà e gradualità dell'essere che la creazione manifesta - dalle creature irrazionali a quelle razionali e, in queste ultime, a quelle elevate dalla Grazia - egli vede una scala ascendente: vestigio (ciò che lo promuove, ad esempio la famiglia umana o la bellezza del creato), imago (immagine, ad esempio la bellezza dell'amore delle creature e quello coniugalefamiliare), filiationis (filiazione, quella del suo Figlio Gesù Cristo) e, finalmente, l'adoptio filialis (adozione filiale), cioè l'essere umano, divenuto figlio di Dio nel Figlio suo8. Lo Spirito Santo prende dal Padre tutto ciò e porta al Figlio e viceversa, prende dal Figlio e lo porta la Padre9. Questo "prendere e portare", è descrittivo di un'azione unica, non è reale, per far intendere alla nostra intelligenza, l'intesa immediata, la comunicazione immanente, la circolatio di pensieri-sospiri, di parole e di teneri abbracci, che costituiscono la vita trinitaria. La Santissima Trinità, è uno scambio reciproco del dono, cioè di se stesso, fatto di sospiri (pensieri di afflato), di nomi personali (Abbà mio, Figlio mio) e di teneri baci10. Tutto ciò, è il Padre che pensa al Figlio e sospira (Spirito), lo chiama per nome, che grida il suo nome, e lo abbraccia in se, e viceversa. In ciò, Dio UNO e trino, è la persona libera e cosciente per antonomasia; si pensano in dolci sospiri-pensieri, come un padre pensa il figlio e viceversa, come il marito la propria moglie e viceversa, come un fratello il suo fratello, come gli amici, come i fratelli. Insomma, questa meravigliosa triade, si amano in modo unico e archetipo di tutto, immensamente. E' dinamicità, è creatività, è essenzialità, è semplicità, è spontaneità. Tutto ciò trova compimento pieno, nella famiglia umana. La Santissima Trinità, è un mistero davvero luminoso: ha rivelato chi siamo noi, cosa siamo noi, come siamo fatti noi, cosa dobbiamo fare noi. Recita la colletta delle Lodi del Santo Natale: "Signore, Dio onnipotente, che ci avvolgi della nuova luce del tuo Verbo fatto uomo, fa' che risplenda nelle nostre opere il mistero della fede che rifulge nel nostro spirito". Con la poesia tipica della liturgia del tempio, la Chiesa indica la grazia dell'inabitazione che, a partire dal pensiero-sospiro, chiamato "nuova luce del tuo Verbo", nel nostro spirito-coscienza è rifulsa con dolci parole, e che termina che "le nostre opere". Insomma, Dio è buono in pensieri, parole ed opere, e anche noi dobbiamo essere buoni così in virtù dell'inabitazione11. Davvero conoscere-amare la Santissima 8 Tommaso d'Aquino, Summa Teologica, I, q. 2, a. 3. Siamo nella quarta via, quella dei gradi di perfezione:"La quarta via si prende dai gradi che si riscontrano nelle cose. È un fatto che nelle cose si trova il bene, il vero, il nobile e altre simili perfezioni in un grado maggiore o minore. Ma il grado maggiore o minore si attribuiscono alle diverse cose secondo che si accostano di piú o di meno ad alcunché di sommo e di assoluto; cosí piú caldo è ciò che maggiormente si accosta al sommamente caldo. Vi è dunque un qualche cosa che è vero al sommo, ottimo e nobilissimo, e di conseguenza qualche cosa che è il supremo ente; perché, come dice Aristotele, ciò che è massimo in quanto vero, è tale anche in quanto ente. Ora, ciò che è massimo in un dato genere, è causa di tutti gli appartenenti a quel genere, come il fuoco, caldo al massimo, è cagione di ogni calore, come dice il medesimo Aristotele. Dunque vi è qualche cosa che per tutti gli enti è causa dell’essere, della bontà e di qualsiasi perfezione. E questo chiamiamo Dio". 9 Gesù di Nazaret ci ha rivelato che Dio, essendo uno, al tempo stesso è Padre, Figlio e Spirito Santo. Questa distinzione di persone in seno al medesimo ed unico Dio ci induce a considerare lo scambio vitale che dà origine e in cui si esprime la trinità di persone. La fede non solo afferma che le tre Persone costituiscono un unico Dio, ma insegna, inoltre, che tra loro esiste un’intima relazione vitale: il Padre genera, il Figlio è generato dal Padre, lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. Perciò il mistero della Santissima Trinità non è solamente il mistero dell’essere di Dio, ma primordialmente il mistero della fecondità della sua vita immanente. La Trinità è una feconda ed intima relazione vitale che ha il Padre come principio senza principio. Il Padre dona al Figlio la sua propria sostanza per via di generazione e, attraverso il Figlio, per via di amore, allo Spirito Santo. 10 I pensieri, la parola e la libertà d'azione, connotano la persona, una libertà, un'identità soggettiva e oggettiva, anche dal punto di vista giuridico (capacità d'intendere e volere), a differenza degli animali che ne sono privi. 11 Giovanni Paolo II, Esort. Ap. Post-sinodale Vita Consacrata, n. 21: "Nella comprensione di questa rivelazione, sono di particolare aiuto l'esempio delle vergini consacrate. Con la pratica dei consigli evangelici di castità obbedienza e povertà, questa donne che si sono donata completamente a 2 Trinità, è necessario per conoscersi-amare, per capirsi e anche per liberarsi dai tabù e dalla schiavitù dei peccati contro il creato e contro il prossimo. Venire a conoscenza di com'è la Santissima Trinità, è davvero liberante la propria natura più intima e recondita, per realizzare pienamente il dono del Matrimonio-famiglia-chiesa, che è dato a tutti i battezzati. La Santissima Trinità, è Amore, quindi, è dare-darsi la vita, è togliere la morte dalla vita, è il dono personale che si scambiano il Padre e il Figlio nello Spirito Santo12. "Il dono è un dare gratuito e il motivo di una donazione gratuita è sempre l’amore. Quindi, l’amore è per natura il primo dono e se lo Spirito Santo procede come amore, procede anche come Dono" 13 . La famiglia è il letto, è il talamo, dell'amore trinitario, culla e scuola di formazione alla retta fede, quella della vita della Santissima Trinità. A ragione, possiamo ribadire, che questa danza trinitaria tra il Padre e il Figlio, l'amore delle divine persone, è "preghiera"; pensarsi-sospirarsi, chiamarsi e abbracciarsi, con cui Dio ha creato l'universo intero. Gesù, vero uomo e vero Dio, questo rivela, quando sospira, parla e opera nel suo ministero terreno14; E' il sospiro del Padre al Figlio e del figlio al Padre, è la sua dolce Parola, quando chiama il Figlio per nome e quando il Figlio lo chiama per nome, è il suo tenero abbraccio, quando il Padre incontra il Figlio e quando il Figlio incontra il Padre. Gesù, infatti, sospira sempre lo Spirito nel prossimo che incontra 15 , lo chiama per nome (in un modo unico e indelebile)16 e lo abbraccia a se (la sostanza della sua compassione e misericordia) 17. La preghiera-amore, è un atto solo trinitario, quindi, è la vita di queste tre magnifiche persone, che irradiano nel mondo intero. Così, hanno creato tutto ciò che è, con questa vita, con questa danza, con questa preghiera. Mentre pregano-amano (dolci sospiripensieri, belle parole e teneri abbracci) creano, tuttora, difatti la creazione è un atto permanente della preghiera-amore di Dio. E' la preghiera-amore di Dio, che sale a Dio e da Dio discende. Questo, è opera dello Spirito Santo (circolatio). E' una preghiera amorosa, un giubilo eterno, uno scambio reciproco di piacevoli sospiri, di dolci parole e di teneri abbracci. Dalla creazione, infatti, salgano a Dio lodi e giubilo, preghiere e sospiri, dagli uomini e persino dagli animali (reditus). Ma, è la Santissima Trinità che opera tutto ciò, nella persona dello Spirito Santo18. Dio, vivono con particolare intensità il carattere trinitario, che contrassegna tutta la vita cristiana. La castità delle vergini, in quanto manifestazione della dedizione a Dio con cuore indiviso (cfr 1 Cor 7, 3234), costituisce il riflesso dell'amore infinito che lega le tre Persone divine nella profondità misteriosa della vita trinitaria. La povertà, vissuta sull'esempio di Cristo che «da ricco che era, si è fatto povero» (2 Cor 8, 9), è l'espressione del dono totale di sé che le tre Persone divine reciprocamente si fanno. L'obbedienza, praticata ad imitazione di Cristo, il cui cibo era fare la volontà del Padre (cfr Gv 4, 34), manifesta la bellezza della dipendenza filiale e non servile, ricca di senso di responsabilità e animata dalla reciproca fiducia, che è il riflesso nella storia dell'amorosa corrispondenza delle tre Persone divine". 12 L'analogia nella vita umana, è il seme dell'uomo e l'ovocita della donna, che danno vita ad una terza persona, il figlio. Il figlio è l'amore che i due si sono dati. Nella Trinità lo Spirito Santo è l'amore che il Padre da al Figlio e viceversa. 13 Tommaso D'Aquino, Summa teologica I-Iae, questio 38, a.2. 14 Le azioni di Gesù, terapeutiche, taumaturgiche, esorcistiche, ecc. non solo altro che la manifestazione dell'amore trinitario, ma è lo stesso Gesù manifestazione, incarnazione di ciò, in pensieri, parole ed azioni. 15 Cfr. Lc 10, 21-24; 11,5-13. Gv 19,28-42. 16 Cfr. Lc 19,1-10. 17 Cfr Mc 10,13-16. Mt 19,13-15. 18 Bellissima è la pagina del cantico delle creature di S. Francesco, ove nella palude di Venezia al suo ritorno dal viaggio in oriente, sale a Dio il cantico d'amore, e lo scritto di S. Ambrogio nel Esamerone 5, 84 che riporto di seguito: "Mi si presentano gli uccelli, che andando a riposare, ancora "riempiono l'aria di un dolce canto", come se si rallegrassero dell opere compiute durante il giorno. E lo rinnovano regolarmente sia all'inizio, sia lla fine del giorno, per innalzare lodi al loro creatore al sopraggiungere e al diradarsi delle tenebre notturne, come pure durante il giorno. mi fossi lasciato io stimolare da questo sprone alla nostra pietà! Quale intelligenza umana non si vergognerebbe di non concludere piamente il giorno con canto dei salmi, dato che perfino i piccoli uccelli pregano abitualmente, con dolce canto, 3 0.4. L'inabitazione. Secondo la teologia cattolica, l'inabitazione è un'iniziativa dello Spirito Santo che porta le tre Persone della Trinità, a vivere dentro l'anima del giusto. Poiché lo Spirito è un agire, l'inabitazione è tanto più presente (intensa, duratura e probabile), quanto più la persona agisce per amore del prossimo. La famiglia è, quindi, il luogo proprio dell'amore di Dio, dove le relazioni "prossime", sono ovvie, necessarie e naturali, cioè rispondono ad un'esigenza strutturale dell'essere umano pensato, chiamato e creato da una comunità di persone (Santissima Trinità) e come una comunità (umanità-societàChiesa-famiglia). Ogni uomo a questo mondo, nasce soggetto individuale, giuridicamente parlando, ma reca con se l'immagine di una comunione di persone, quelle trinitarie; quindi, possiamo individuare nel soggetto individuale, un versante comunitario, che trova nella famiglia il suo alveo naturale, immanente e necessario19. Anche quando dovesse essere un soggetto abbandonato da tutti, reca con se l'immagine di una comunità, che chiamiamo umanità in generale, poi di comunità civile (famiglia civile) e quella religiosa (famiglia sancita da un matrimonio religioso). Ogni uomo è single, ma è una comunità, in una comunità, dunque, pertanto affiancherò al soggetto individuale, anche il suo versante comunitario, relazionale, che nel nostro caso è la "famiglia" umana20. La teologia distingue un'esperienza oggettiva, in cui le Tre Persone sono conosciute e amate da atti, e una soggettiva, in cui c'è dialogo fra la persona e lo spirito che l'inabita, di un'intensità che varia dall'appropriazione alla identificazione personale. L'inabitazione è un'esperienza di santi e mistici, così come un fatto aperto e diffuso a chi vive un momento di santità. La preghiera, è il momento top di questa corrispondenza d'amorosi sensi. "La preghiera, o dialogo con Dio, è un bene sommo. È, infatti, una comunione intima con Dio. Come gli occhi del corpo vedendo la luce ne sono rischiarati, così anche l'anima che è tesa verso Dio viene illuminata dalla luce ineffabile della preghiera. Deve essere, però, una preghiera non fatta per abitudine, ma che proceda dal cuore. Non deve essere circoscritta a determinati tempi od ore, ma fiorire continuamente, notte e giorno. Non bisogna infatti innalzare il nostro animo a Dio solamente quando attendiamo con tutto lo spirito alla preghiera. Occorre che, anche quando siamo occupati in altre faccende, sia nella cura verso i poveri, sia nelle altre attività, impreziosite magari dalla generosità verso il prossimo, abbiamo il desiderio e all'inizio del giorno e al calar della notte? Già i diversi uccelli che il cadere delle tenebre spinge a ritirarsi, cercano il loro nido e si nascondono nei loro rigugi, elevando un inno canoro al tramonto del dì, per non mancare al tributo di riconoscenza che ogni crreatura porge lodando al suo Creatore". 19 Interessante e illuminante la lettura psicologica di G. Jung sull'Adamo biblico. Per Jung, Adamo è l’uomo cosmico reso saggio dal dolore, è l’antenato dell’umanità, la saggezza tradizionale che va integrata nel tempo per ogni tempo. Cristo, rispetto ad Adamo è il Noi, il compimento delle potenzialità dell’uomo. Egli sulla croce versa il sangue sul Golgotha (cranio) di Adamo e con questo sangue lo battezza, cancellando il peccato originale. Adamo diventa con Cristo eroe e salvatore, dolore necessario per la rinascita della parte più preziosa di sé, il Noi cosmico. Jung vede in Adamo tre realtà distinte e cioè l’indistinzione in una collettività (Umanità), la separazione dell’Io che si afferma con la sua personalità potenziale (Ego), ed infine la realizzazione di questa personalità attraverso l’integrazione di tutte le sue virtualità in un unità sintetica e dinamica (Noi). Cfr. C. G. "Psicologia e religione", traduzione italiana di Zur Psychologie Westlicher und östlicher Religion, (Opere) vol. 14, Bollati Boringhieri, Torino, 2004. 20 Ad esempio, la famiglia del vostro parroco non è più tanto quella di sangue, ma è il presbiterio, cioè la congregazione dei preti di una diocesi, così come la famiglia di Concetta, è quella della sua famiglia religiosa. Parimenti, un singolo membro è componente di una famiglia, di un clan, come la singola famiglia è membro della comunità-famiglia civile e parrocchiale. La creazione di Adamo ed Eva, rimandano alla creazione dell'intera umanità, così come Cristo è il capo del suo corpo "mistico" che è l'umanità intera e in particolar modo la Chiesa. Quindi, abbiamo sempre presente questo duplice aspetto; individualità/comunitarietà che fonda e richiede, necessariamente, una rete fittissima di relazioni. Cfr http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/apost_exhortations/documents/hf_jpii_exh_19811122_familiaris-consortio_it.html 4 il ricordo di Dio, perché, insaporito dall'amore divino, come da sale, tutto diventi cibo gustosissimo al Signore dell'universo. Possiamo godere continuamente di questo vantaggio, anzi per tutta la vita, se a questo tipo di preghiera dedichiamo il più possibile del nostro tempo. La preghiera è luce dell'anima, vera conoscenza di Dio, mediatrice tra Dio e l'uomo. L'anima, elevata per mezzo suo in alto fino al cielo, abbraccia il Signore con amplessi ineffabili. Come il bambino, che piangendo grida alla madre, l'anima cerca ardentemente il latte divino, brama che i propri desideri vengano esauditi e riceve doni superiori ad ogni essere visibile. La preghiera funge da augusta messaggera dinanzi a Dio, e nel medesimo tempo rende felice l'anima perché appaga le sue aspirazioni. Parlo, però, della preghiera autentica e non delle sole parole. Essa è un desiderare Dio, un amore ineffabile che non proviene dagli uomini, ma è prodotto dalla grazia divina. Di essa l'Apostolo dice: Non sappiamo pregare come si conviene, ma lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti inesprimibili (cfr. Rm 8, 26b). Se il Signore dà a qualcuno tale modo di pregare, è una ricchezza da valorizzare, è un cibo celeste che sazia l'anima; chi l'ha gustato si accende di desiderio celeste per il Signore, come di un fuoco ardentissimo che infiamma la sua anima. Abbellisci la tua casa di modestia e umiltà mediante la pratica della preghiera. Rendi splendida la tua abitazione con la luce della giustizia; orna le sue pareti con le opere buone come di una patina di oro puro e al posto dei muri e delle pietre preziose colloca la fede e la soprannaturale magnanimità, ponendo sopra ogni cosa, in alto sul fastigio, la preghiera a decoro di tutto il complesso. Così prepari per il Signore una degna dimora, così lo accogli in splendida reggia. Egli ti concederà di trasformare la tua anima in tempio della sua presenza"21. Nel Vangelo di Giovanni, si parla dell'inabitazione: «In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23-29), e del Consolatore (Gv 14, 14-17): "Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non o conosce. Voi lo conoscete perché egli dimora presso di voi e sarà in voi". E più avanti: "Dove Io vado voi non potrete venire; ma non vi lascerò soli, vi mando un Consolatore che resterà con voi fino alla fine dei giorni". Il Consolatore è lo Spirito Santo, che diversamente da Gesù, non è più visibile a tutti, ma comunque vive nel corpo di ogni cristiano ed è parte della sua coscienza-famiglia. La libertà di coscienza cristiana, poggia sulla dottrina dell'inabitazione di una divinità, che suggerisce al cristiano ciò che è giusto e ciò che non lo è. La capacità di discernere bene e male, e di stabilire in particolare se una legge è in contrasto con la volontà divina, per i cattolici, è una qualità innata in ogni essere umano. Ogni essere umano, è ad immagine e somiglianza di Dio, anche perché ha dentro di sé l'idea della verità, una copia che è di ogni uomo 22 . Immaginate, per un attimo, la bellezza e l'utilità di questa Grazia dell'inabitazione, nella vita delle nostre famiglie. La teologia delle processioni e delle missioni trinitarie, abbraccia un ampio spettro di questioni, tutte connesse con la comunicazione di Dio agli uomini, perché è attraverso le missioni del Figlio e dello Spirito che la Trinità Beatissima si comunica –si autodona– agli uomini, con una donazione personale. Nell’Antico Testamento, Dio si è rivelato come un essere personale. Invece, non ha mai detto di se stesso che, essendo uno, è una comunione di persone. Questa rivelazione avvenne attraverso le missioni: sappiamo che Dio non è solitario, ma che ha un Figlio, perché Gesù ci ha rivelato la sua filiazione divina; sappiamo che c’è in Dio uno Spirito, che è Dono e Amore, perché ce 21 Dalle «Omelie» di san Giovanni Crisostomo, vescovo, Om. 6 sulla preghiera; PG 64, 462-466. Diversamente dal Consolatore dei credenti, questa verità non è persona cosciente che agisce, ma un'idea platonica statica, una cosa che la coscienza ha a disposizione per scegliere il bene. Anche un non cristiano, secondo Giovanni, possiede la verità "all'interno della sua anima"; la verità è data in dono e risiederebbe dentro ogni uomo. 22 5 l'ha rivelato il Figlio, e lo stesso Spirito ha rivelato la sua presenza proprio nella sua missione. Le missioni divine, sono state l’itinerario scelto da Dio, per rivelare il mistero della sua intimità, che nell'intimità della famiglia umana trova il suo massimo splendore. Seguendo questo itinerario, la riflessione teologica, si è mossa di solito dalle missioni, verso la Trinità immanente, cioè dal basso verso l'altro, in modo ascendente o induttivo. Così fecero, tra altri, Basilio e Agostino. Il primo sostenne la perfetta divinità dello Spirito Santo, basandosi sulla sua opera santificatrice 23 . Nel "De Trinitate", Agostino affrontò le questioni speculative della Trinità, partendo dalla considerazione delle missioni24. Il tema delle processioni e delle missioni, è dunque fondamentale nello studio del mistero trinitario. Ma, è anche un argomento d'importanza principale, in molti altri trattati teologici, non da ultimo sul valore incommensurabile della Vita trinitaria nella vita della Chiesa e di ogni singolo-famiglia. Qualsiasi aspetto si voglia studiare della comunicazione di Dio agli uomini, rimanda necessariamente alla teologia delle missioni e delle processioni divine. Nostro Signore Gesù Cristo, ha personalmente richiamato l‘attenzione sul nesso indissolubile che esiste tra la sua missione trinitaria e la missione degli apostoli: "Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi" (Gv 20, 21), "Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi; amatevi come io ho amato voi" (Gv 15,9-17). Il Concilio Vaticano II, ha messo in risalto che la Chiesa scaturisce dalla Trinità e, più concretamente, dalle missioni e dalle processioni trinitarie 25 ; in questo contesto, Giovanni Paolo II, ha sottolineato che la missione del Popolo di Dio in famiglie, è una conseguenza ulteriore –come un prolungamento– delle missioni e delle processioni divine 26 . Di conseguenza, l’ecclesiologia (lo studio teologico sulla Chiesa, sulla famiglia e su ogni forma di associazionismo), rimanda incessantemente alle missioni e alle processioni divine. Occorre insistere sull’importanza teologica di questo argomento, che ha dei risvolti di natura pastorale e squisitamente spirituale, cioè di vita interiore, di fede, di amore, a vantaggio delle nostre famiglie in particolare e della parrocchia in generale. La comunicazione personale che Dio fa agli uomini, si realizza sempre per mezzo delle missioni divine, poiché Dio non solo fa doni agli uomini, ma dona Sé stesso nella sua realtà personale, cioè di una famiglia di persone a persone in famiglia. Tutta l’antropologia teologica rinvia, quindi, alla teologia delle missioni, perché la divinizzazione dell’uomo-famiglia (la santità), si realizza mediante l'inabitazione dello Spirito Santo, che ci rende figli di Dio nel Figlio, congregate in famiglie-specchio della Santissima Trinità. Anzi, nel suo nucleo essenziale, il "cielo" non è altro che l’inabitazione della Trinità nell’anima-famiglia, che giunge a pienezza mediante la chiara visione nella gloria. Come si afferma nel Catechismo della Chiesa Cattolica, “il fine ultimo dell’intera Economia divina è che tutte le creature (raggruppate in famiglie, n.d.r.) entrino nell’unità perfetta della Beata Trinità (Gv 17,21-23)27. Questo entrare nell’intimità divina, non è altro che l’inabitazione della Santissima Trinità nell’anima del giusto-membro di una famiglia umana. In questa luce, appare in tutta la sua armonia e coerenza il piano divino della creazione e della salvezza: l’amore creatore, scaturisce dal mistero trinitario di Dio – mistero di eterna e intimissima comunicazione personale– , si dispiega nell’opera della creazione, raggiunge il suo punto culminante nella missione congiunta del Figlio e dello Spirito, e si prolunga nella missione della Chiesa, fino a che la creatura-famiglia, sia entrata definitivamente nell’unità perfetta della Beata Trinità, assolutamente immersa nella vitale corrente trinitaria di amore. Queste tre Persone divine, quindi, sono più “intime” a noi di noi stessi: non sono, 23 Cfr. Basilio, Sobre el Espiritu Santo, 26 e 32. Cfr. Agostino, De Trinitate, libri II e IV. 25 Cfr. Conc. Vaticano II, spec. Cost. Lumen Gentium (21.XI,1964), 2-4. 26 Cfr. Giovanni Paolo II, Enc. Redemptoris missio (7.XII.1990) nn.4-11; 21-30. 27 CCC, 260. 24 6 infatti, fuori di noi, come talvolta vediamo la stessa moglie o il marito o i figli o gli amici, ma sono dentro di noi, nelle dinamiche relazionali familiari, amicali e sociali; si chiama inabitazione28. La creazione dell'uomo-famiglia, è stata concepita nell'impeto d'amore della Santissima Trinità. Il Padre pensa-sospira-prega il Figlio e lo chiama per nome, effondendo, spirando lo Spirito Santo, che li unisce in un amplesso divino. Con questo marchio trinitario, con questa danza, con questa movenza, con questa armonia, con questo carattere, con questa preghiera, hanno creato il cosmo e in particolare, a loro immagine e somiglianza, l'uomo-famiglia umana. Questa connotazione trinitaria, non è stata eliminata dal peccato originale, ma solo "ferita" nella depravazione totale, fin quando l'Incarnazione e la Redenzione di Nostro Signore Gesù Cristo, l'ha ripristinata nel suo fulgore, pur se nella cadenza debole e indecisa del peccato originale. Questo nuovo stato di Grazia, questa nuova creazione, iniziata con la creazione della Beata Vergine Maria, si chiama "inabitazione della Santissima Trinità", la vita di Grazia, cioè il ripristino progressivo, della vita divina in noi, delle sue processioni, della relazionalità trinitaria in dolci pensieri, belle parole e teneri abbracci, fino alla visione beatifica. E' la via della Santità, della Santificazione, opera prima ed unica della Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Le tre persone trinitarie, quindi, “dimorano in noi” (Gv 14, 23), come possono essere scacciate, imprigionate, zittite, con una devastazione totale, ad iniziare dalle nostre famiglie. Niente è più vero, vivificante e confortante per noi, che la presenza della Santa Trinità nella nostra coscienza-famiglie, quindi. Niente, infatti, può esistere o agire, oppure divenire perfetto, senza le tre Persone divine, senza Dio, tanto che san Paolo non esita di affermare che “in Lui, infatti, viviamo, ci muoviamo e siamo” (At 17,28). La Santissima Trinità è vicina, e noi la pensiamo lontano. E' nel reale e negli avvenimenti delle nostre famiglie, e noi la cerchiamo nei sogni e nelle utopie impossibili. Siamo stati creati da un Dio che è “Amante (Padre), Amato (Figlio) e Amore (Spirito Santo)", che è amore e preghiera (dialogo), non solo perché ci ama e (ci) prega, ma perché in se stesso è un dialogo d'amore, una prece ininterrotta, eterna 29. Ma, questo non rinnova soltanto la nostra concezione di Dio, pensato e creduto come un vecchio con la barba, bensì anche la verità di noi stessi. Dio non è un Dio solo, ma è Trinità di pensieri, parole ed opere, e l'uomo non è un monade30, ma è relazione di pensieri, parole ed opere, che nella famiglia umana trova pienezza e compimento. La giusta combinazione di queste tre caratteristiche divine ed umane, costituiscono la realizzazione sia di Dio che di ogni essere umano-famiglia. Se la Bibbia ripete che dobbiamo vivere nell'amore, nella preghiera e nella comunione, è perché sa che siamo tutti “immagine della Santissima Trinità”. Incontrare Dio, fare esperienza di Dio, parlare di Dio, dar gloria a Dio, tutto questo significa - per un cristiano che sa che Dio è Padre, Figlio e Spirito - vivere in una costante dimensione di amore-preghiera, di dolci pensieri, di belle parole e di teneri abbracci. Così recita la colletta del Santo Natale: "O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine e somiglianza, e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa' che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio (inabitazione della Santissima Trinità), che oggi ha voluto assumere la nostra 28 La prima definizione d'inabitazione è di Belisario, nel 1948, in "Lezioni sulla lettera di Paolo ai Romani": "E in tal modo, così come l’anima è in voi eppure vi contiene, essendo cosa superiore, per origine e immortalità, alla carne, così voi contenete Dio nel tempio del vostro corpo, nel quale è Santo dei Santi l’anima in grazia, ma siete da Dio abbracciati perché Dio è l’Infinito che raccoglie nella sua Immensità tutti i suoi diletti. Questo stato di Grazia chiamasi Inabitazione della Santissima Trinità, fine della Rivelazione e dell'economia della Salvezza". Prima di inabitazione il termine usato è Grazia, stato di Grazia, Grazia di Dio, ecc. Sono sinonimi, ma inabitazione rende più l'idea di una casa comune, del tempio, della capanna, del sukot ebraico, dell'intimità. 29 Sant’Agostino, De Trinitate, XV, 17,31: CC 50, 505. 30 La parola monade deriva dal greco μονάς monas (a sua volta derivante da μόνος monos che significa "uno", "singolo", "unico"), da cui "monaco-a". Ma anche nel monachesimo più stretto, come quello certosino o trappista, si è sempre insieriti in una famiglia-comunità religiosa. 7 natura umana. Egli vive e regna nei secoli dei secoli". Vedete come la liturgia della Chiesa, suscita l'amore e la lode per la Santissima Trinità, che con il mistero dell'Incarnazione-Redenzione, vuole inabitare ogni coscienza-famiglia? Dall'amore che da Essa promana, dipende la nostra vita, la nostra realizzazione di uomini congregati in famiglie. 0.5. L'inabitazione della Santissima Trinità, dispiega il nostro essere. E' la nostra "salvezza". Relazionarsi è intrinseco alle persone, costituisce l'essere persona, nel nostro caso, le tre persone della Santissima Trinità. Relazionarsi, è creare ponti, intessere legami, è amare, è darsi l'amore, farsi l'amore, pensarsi bene, parlarsi bene, farsi il bene. E' la kenosi. La famiglia è la realizzazione di tutto ciò. La persona umana si realizza solo così. E' la sua "salvezza" 31. La Santissima Trinità, ad immagine e somiglianza della quale siamo stati creati e tanto più redenti, è uno scambio immanente di amore pensato, detto e fatto. Se facciamo caso alla dinamica dell'azione umana, è così che avviene il processo personale: pensiero, parola e azione. Ad esempio: Penso che sia bene fare una determinata cosa, la rivelo e la compio. Penso di telefonare a mio figlio che è al lavoro e sono preoccupato, perchè tarda a venire, alzo la cornetta, gli parlo ed ho compiuto ciò che è nato già nel pensiero32. In un certo qual senso, noi diamo vita e consistenza alla stessa vita, con i nostri pensieri, con le nostre parole e con le nostre opere. Siamo una sorta di clonazione della creatività della Santissima Trinità, ma sarebbe meglio dire, siamo corresponsabili della creazione, nel bene e nel male. Ne consegue la moralità delle opere: Devono essere buone o cattive? Cosa denota il "buono" e cosa il "cattivo"? Siccome tutto nasce dai pensieri, questi devono essere buoni e/o cattivi? Devono venire da Dio o dal nemico? "In chi" e "con chi", noi ci realizziamo come persone? Chi deve dirci se una cosa è buona o cattiva, giacchè circolano nei nostri pensieri? Certamente, ci realizziamo dal punto di vista umano, se diamo corpo ai nostri pensieri, se siamo liberi di compiere ciò che desideriamo. Ma, ci realizziamo davvero, se seguiamo quelli cattivi? Ne siamo soddisfatti? Tutti i pensieri sono buoni, cioè provengono da Dio, l'infinitamente buono? Sappiamo distinguire tra il bene e il male, tra il buono e il cattivo33? Siamo cosciente che la ferita del peccato originale ha depravato, ha traviato, ha cortocircuito il dinamismo trinitario di processioni e missioni, con il quale siamo stati creati e tanto più redenti? Siamo cosciente che la ferita del peccato originale ha depravato, ha traviato le nostre famiglie? Mi chiedo: Dove si vive 24 ore su 24? In quale contesto deve nascere la Fede? Dove si va ad annunziare la Fede, dove si deve riaccendere il fuoco dell'inabitazione? E' la famiglia, immagine più appropriata della Santissima Trinità, luogo di pienezza della fede. Osservando la vita trinitaria, la cui immagine e somiglianza è impressa nella nostra creazione e redenzione, deduciamo che l'amore umano nasce nei sospiri-pensieri. E' la scelta ancestrale, è la predilezione di quella storia tra mille storie, è l'intenzionalità di aver accolto una persona in se, nella propria vita, tra mille persone. Lo si pensa e lo si sospira. Si pensa all'amato, alle sue necessità, alle sue situazioni, ai suoi bisogni immediati, ad un desiderio velato o meno, espresso al momento, ai pericoli imminenti e futuri, in cui potrebbe incombere, ed i pensieri si trasformano in sospiri, in preoccupazioni, in gemiti, in sofferenza, in nostalgia dell'amato (moglie, marito, figlio, 31 La definizione filosofica di persona è: Individuo quale essere pensante che, attraverso la sua volontà, la parola, i suoi sentimenti e l'autocoscienza, rappresenta l'essenza dell'uomo. Cfr. http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/P/persona.shtml 32 E' dai pensieri che nascono le nostre azioni. Gesù lo suppone in Mt 5,27-32. 33 Per "cattivo", si vuole intendere l'omissione del discernimento, della verifica e del confronto, cioè l'omissione della preghiera-amore. Da questa omissione, ne segue la cattiveria delle parole e delle opere, quindi la decandenza dalla Grazia. Questa saggezza è solo opera della preghiera, cioè di un'anima in stato di Grazia, cioè inabitata dalla Santissima Trinità. 8 amico, parente, ecc.), fin quando non lo stringe a se. Le belle parole, che seguono immediatamente i pensieri-sospiri, sono "chiamare" per nome l'amato, sono la manifestazione verbale di ciò che si ha in circolo con i sospiri ed i dolci pensieri. E' un canto, è un grido, è una supplica, è dialogo, è una preghiera: "Dove sei?"34. Le belle parole che seguono questi dolci pensieri, lo confermano in se, a se, e con gli altri, lo promuovono, lo appoggiano, lo confermano, lo difendono, lo tutelano, lo proteggono come un tesoro, come un dono gratuito e inaspettato. E' la Grazia di Dio. E' l'inabitazione della Santissima Trinità. Le "belle parole" sono i vari nomi che danno corpo, verbo, ai pensieri-sospiri, che corrispondono ad un canto, ad un grido, ai "tvb", ai "ti amo", "ti penso", "come stai? Tutto bene?", ecc. I teneri abbracci sono un'immagine della manifestazione reale e concreta della scelta iniziata con i dolci pensieri, manifestata con le belle parole e resa operativa con gesti concreti di affetto, di stima, di riconoscenza, di gratitudine, di promozione, di aiuto concreto, sia di natura corporale, sia spirituale35. Visitare i carcerati, ad esempio, è il tenero abbraccio a questi nostri fratelli, come anche consigliare i dubbiosi, correggere gli errori, avvertire di un pericolo il prossimo, di coprire i peccati altrui. I teneri abbracci manifestano la fedeltà all'intima scelta operata con i dolci pensieri-sospiri. Indicano uno stato ordinario di rapporto, di cammino di relazione, in cui ci si chiama per nome, ci s'intende per la comunanza di pensieri, parole e azioni36. E' l'amore completato. E' il "ti amo" compiuto. E' l'irrompere della Grazia di Dio, in un acquazzone di lacrime di gioia e di commozione. E' l'inabitazione della Santissima Trinità. Tutto è compiuto. E' la gioia della relazionalità completa, perduta, agonizzante, ed ora ritrovata, resuscitata 37 . E' ovvio, che do per scontato, la realtà del peccato originale, che ci segna nell'intimo da sempre e per sempre, che ha depravato i nostri pensieri, le parole e le opere. Occorre assolutamente procurarsi il vaglio e il discernernimento dello Spirito Santo (i sette doni), che l'inabitazione della Santissima Trinità, procura ad ogni coscienza pia e timorata, si dice "in Grazia". Nell'immanenza trinitaria del pensiero-sospiro, delle parole e dell'abbraccio, che trova la pienezza nella gioia divina, nel gaudio trinitario, sembra non trovare spazio e tempo lo stato d'animo della nostalgia-tristezza, fin quando non si realizza l'amore di tutte e tre le persone38. Dobbiamo supporre che la nostalgia-tristezza, come il sospiro, il gemere, possa coesistere con la gioia e con l'ordinarietà della vita trinitaria, come una mozione che accompagna l'amore trinitario. La nostalgia-tristezza, è una venatura aggiuntasi alla vita trinitaria (a motivo del reditus di cui prima) 39 . Vedete come la circolatio dello Spirito Santo, rende il servizio all'essere umano dei medesimi sentimenti divini40? Non è mirabile tutto ciò41. Ad esempio, nella "fecondità" anonima, 34 E' il grido di Dio al suo ometto. Cfr Gn 3,9. Trovano qui riferimento le 14 opere di misericordia corporale e spirituale: Le sette opere di misericordia corporale sono: 1. Dar da mangiare agli affamati. 2. Dar da bere agli assetati. 3. Vestire gli ignudi. 4. Alloggiare i pellegrini. 5. Visitare gli infermi. 6. Visitare i carcerati. 7. Seppellire i morti. Le sette opere di misericordia spirituale sono: 8. Consigliare i dubbiosi. 9. Insegnare agli ignoranti. 10. Ammonire i peccatori. 11. Consolare gli afflitti. 12. Perdonare le offese. 13. Sopportare pazientemente le persone moleste. 14. Pregare Dio per i vivi e per i morti. 36 Vedremo come l'ordinarietà del cammino costituisce il tempo ordinario del tempo litugico proprio. 37 Vedremo come la gioia caratterizza i tempi liturgici del Natale e di Pasqua. 38 Vedremo come la nostalgia riempie i tempi liturgici dell'Avvento e della Quaresima. 39 Il riferimento biblico è l'inno cristologico agli Efesini 1,1-13 e a Col 1,24. 40 Cfr Fil 2,5-11. Rm 12,5-16a. 41 Il riferimento è a Gv 19,30. Chi ama, prega, quindi, (lo pensa, lo dice e lo fa), è la persona più affidabile, pur se la più debole, più vulnerabile, più crocifissa sul proprio amore. Solo chi ama, prega, è fecondo, analogamente alla creazione di Dio. Chi ama-prega-fecondità, realizza il vero paradiso terrestre, in attesa di quello ultimo, quello celeste, pieno compimento. Chi ama-prega-fecondità, è debolezza. Questa debolezza, questo "blocco" di natura psicologica, l'ha avuta anche Dio nel lungo attendere la sua Incarnazione, e Gesù l'ha palesata nella sua agonia nel Getsemani, in quanto vero Dio e vero uomo. Anche Dio ha provato il pricolo del distacco, l'aborto, la distruzione del genere umano, quando non ha 35 9 umile, discreta, nascosta, è avvinghiata una fede ispirata (ad opera della Santissima Trinità), sostanzialmente e qualitativamente migliore, di chi la professa solo con le labbra42. Per questo motivo chi ama, chi è generoso, si affida solo all'amore, a se stesso, al suo sentire, alla sua coscienza, a ciò che ha dentro, nel "cuore" biblico, ove risiede la Santissima Trinità43. Chi ama dipende da se stesso, dal suo amore, non possiede altro tesoro. Chi prega, ascolta se stesso, segue il proprio cuore, ove inabita la Santissima Trinità. Questa è la preghiera; sentire, dire e fare, dolci pensieri, belle parole e opere concrete che si hanno dentro, in cuor proprio, ove inabita la Santissima Trinità. E' la saggezza biblica, è l'istruzione della Santissima Trinità, è l'interiorizzazione della Toràh, è il nostro Battesimo. E questo è anche l'amore: sentire, dire e fare, dolci pensieri, belle parole e opere concrete che si hanno dentro, in cuor proprio, ove inabita la Santissima Trinità. Preghiera e amore sono, quindi, sinonimi44. Immaginiamo, per un solo istante, le nostre famiglie, infiammate da questo amore. Al solo pensiero mi si gonfiano gli occhi di calde lacrime. Chi prega-ama nella propria famiglia, dipende dall'altro e quanto più dipende, tanto più lo pensa, più lo cerca e più l'abbraccia con tutto se stesso, in virtù dell'inabitazione della Santissima Trinità. E' la nostra kenosi. Pregare è amare, e chi ama prega, Dio e il prossimo (di famiglia, casa, di parentela, di vicinato). Inevitabilmente, quando si smette di pregare Dio, è perchè si è smesso di amarlo e viceversa. Amare e pregare sono sinonimi, in quanto unica e medesima azione della Santissima Trinità, entro cui siamo inseriti per Grazia, per la filiazione divina adottiva. Ebbene; questa è l'unica evangelizzazione, l'unica missione della Chiesa, il nostro apostolato; amarepregare, come la Santissima Trinità, nelle nostre famiglie. L'A.C. non cada nella tentazione di essere autoreferenziale, perchè è un'associazione, non è la realtà di fede che è solo la famiglia. Sia di impulso, di sprone, di promozione, di collante, di missione per la Fede battesimale e matrimoniale delle nostre famiglie. La preghiera di Dio, a Dio, al creato e al prossimo, è essenzialmente un desiderio d'amore, un "ti amo" essenzialmente, fatto di dolci pensieri, di belle parole, di teneri abbracci, che poi divengono relazioni, legami indissolubili e opere concrete in seno alle nostre famiglie. La preghiera-amore, è un "cedimento" nelle mani dell'altro. E' la consegna, libera, cosciente, nelle mani dell'amato. E' la kenosi. Il fine della preghiera è l'amore, è amare l'amato, nasce dall'amore, deciso in cuor proprio e termina con l'amore in cuor dell'amato. La preghiera è sospirare-pensare l'amato. La preghiera-amore è chiamarlo concretamente per nome. La preghiera-amore è fare concretamente in opere, ciò che si sente dentro, è seguire il proprio cuore. La parola chiave di tutto ciò, che riassume la vita Trinitaria, nella quale siamo insieriti, è "Ti amo", cioè ti do la Vita (me stesso) e creo vita (Noi stessi) con il "nostro" amore45. Dio ha operato così la creazione, con questa danza, con questa melodia, con questo giubilo trinitario; pensando al Figlio, chiamando per nome il Figlio e facendo tutto al Figlio, nel Figlio stesso, archetipo, sapienza architetto di tutto ciò che esiste46. La creazione, è opera della preghiera-amore fatto seguire ai dolci pensieri le belle parole, fin quando l'opera buonissima dell'Incarnazione-Redenzione, ha ristabilito l'equilibrio. L'Incarnazione del Figlio, infatti, manifesta l'evolversi del dolce pensiero-sospiri ab-eterno, in belle parole (predicazione di Gesù), fino a concludersi con l'abbraccio, con il "ti amo", sul legno della croce, ove tutto si compie. 42 Cfr. Lc 21,1-4. 43 Il riferimento è alla figura della Maddalena, in Lc 7,36-50. 44 Il Padre dipende dal Figlio e viceversa, perciò si sospirano (invio dello Spirito Santo), si cercano e si abbracciano. Si pregano e pregano-amano. Il Padre è precario del Figlio, dipende dal Figlio che l'ha generato da sempre. Il Figlio è un precario, dipende dal Padre che l'ha generato. Il Padre tutto fa per il Figlio e con il Figlio. Il Figlio tutto esaudisce del Padre, ogni Sua preghiera è già volontà esaudita. Si amano, insomma. E' una liturgia, una lode, una preghiera, un servizio trinitario che hanno irradiato nel mondo intero. 45 Notate bene come l'analogia con l'amicizia e la vita coniugale è molto forte; ciò è il frutto dell'imprinting trinitario. 46 Cfr Gv 1,1-3. 10 eterno di Dio, Uno e Trino; E' un'opera d'amore, che nasce dall'amore della Santissima Trinità e che ha impresso in modo indelebile, il sigillo dell'amore, tanto da poter affermare che tutto l'universo obbedisce all'amore. In ragione di questo compito e di questa funzione intratrinitaria dello Spirito Santo, il dono che vien fatto ad ogni singola anima-famiglia, la terza persona della SS. Trinità, svolge la medesima funzione di "orante", di giubilo, di amante, di amore, di lode e di aiuto concreto a Dio e al prossimo. La Santissima Trinità, che inabita la coscienza-famiglia, a cui si è data in dono, la suscita, la prende e la rende oranteamante. Quest'anima-famiglia, animata dallo Spirito Santo, effonde piacevoli sospiri, dolci parole e teneri abbracci a Dio, al creato e al prossimo; Questa è la sostanza della preghiera-amore dello Spirito Santo. E' la preghiera-amore che è opera, aiuto concreto, vicinanza, abbraccio per chi è nel dolore, nella sofferenza, nella prova e nella gioia. E' la condivisione della medesima e unica preghiera-amore trinitario. L'anima-famiglia, inabitata dalla Santissima Trinità, effonde picevoli sospiri, dolci parole e teneri abbracci a Dio, al creato e al prossimo, non può esimersi, assolutamente. Questa è la sostanza della preghiera-amore e del servizio-liturgia, che opera la Santissima Trinità, ove siamo "già" anche noi, pur se nella caducità del peccato originale, quindi "non ancora". Noi amiamo-preghiamo, perchè la Santissima Trinità che inabita ogni coscienzafamiglia, o sarebbe meglio dire, ogni coscienza che inabita in Lei, ama se stesso nelle persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E' la Santissima Trinità che pregaama, infatti, non noi, come atto umano. Il nostro atto è di riflesso, una sorta di ipostasi (unità di due persone), perchè è la Santissima Trinità che lo compie, alla quale abbiamo "ceduto" la nostra libertà caduca, debole e pesante (le innumerevoli sollecitazioni, che spesso sono abortite). La preghiera-amore (dolci sospiri, belle parole e buone azioni) è, quindi, un'azione tipica e propria della Santissima Trinità 47 . La coscienza-famiglia "posseduta" dalla Santissima Trinità, timorata di Dio, stabilmente inabitata dalla Grazia del Regno di Dio, che è la vita trinitaria, deve necessariamente pregare-amare (mix di pensieri-sospiri, parole ed opere), perchè è lo Spirito Santo che agisce in lui; Deve sospirare, parlare e abbracciare Dio e del medesimo dinamismo, deve sospirare, parlare e abbracciare il creato e il prossimo. Anzi, possiamo affermare con l'apostolo Giovanni, che pregare-amare il prossimo che vedo, è pregare-amare Dio che non vedo, ma che ho in me, con me48. E' la Grazia di Dio, è la qual certa partecipazione dell'uomo alla vita divina, dice la teologia della Grazia. Un'anima-famiglia aggraziata, è pervasa da dolci pensieri, belle parole e teneri abbracci tra i suoi componenti. In realtà è lo Spirito Santo che "fa" tutto, che suscita tutto e che compie tutto 49. L'anima-famiglia resasi disponibile, non può sottrarvisi, assolutamente, ne andrebbe di mezzo la sua felicità, la sua realizzazione. E' una questione di vita o di morte, non tanto fisica, ma spirituale, interiore, di coscienza, della stessa esistenza50. Dice, a proposito, S. Agostino: «Ama e fa’ ciò che vuoi»: E' una delle frasi più famose e più citate di Agostino, ma anche quella più oggetto della depravazione umana. Pochi, infatti, sanno in quale contesto essa si trovi e che cosa significasse nelle intenzioni dell’autore. Il contesto è l’interpretazione della Prima lettera di Giovanni, alla quale il vescovo d’Ippona dedicò un ciclo di dieci omelie, le prime otto predicate dal 14 aprile (domenica di Pasqua) al 21 aprile (ottava di Pasqua) del 407. La frase in 47 Lo spirito Santo, quando ha deciso il tempo di compierla nell'anima del pio, geme e soffre, finchè non lo si accontenta Cfr Rm 8,20-25. 48 Il riferimento biblico è 1 Gv 4,19-21. 49 Il riferimento bilbico è a Fil 1,10-14. 50 E' interessante notare come la Carità, le opere di misericordia corporale e spirituale, è il riflesso della vita trinitaria ad opera dello Spirito Santo. Le opere sono susseguenti i pensieri e le parole. Nella Trinità è immanente, a noi sono conseguenziali. Una buona azione prima si pensa (genera), poi si chiama, si convoca (le si da il nome), e poi si opera (la paternità). Tutto ciò lo opera lo Spirito Santo e noi siamo inseriti nella medesima vita trinitaria. 11 questione si trova nell’omelia 7, predicata sabato 20 aprile. Agostino sta commentando i versetti 4-12 del capitolo 4 dell’epistola giovannea, un passaggio cruciale del testo sacro, lì dove Giovanni afferma solennemente che «Dio è amore» e che «in questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio […] come vittima di espiazione per i nostri peccati». Nel consegnare suo Figlio al sacrificio della croce, Dio ha dunque rivelato ciò che Egli è, ossia Amore. Anche Giuda, potrebbe obiettare qualcuno, ha consegnato Gesù alla morte, ma il suo fu un tradimento del suo vero significato; forse che anche Dio ha tradito suo Figlio? No, risponde Agostino, perché il medesimo atto cambia di valore a seconda dell’intenzione con cui viene compiuto: nel caso di Dio, si trattava di amore trinitario, nel caso di Giuda di tradimento a motivo della sua depravazione egoista. Così, anche noi-famiglie, dobbiamo anzitutto porre alla base del nostro agire l’amore per il prossimo, la cui fonte è l'amore trinitario; in questo modo, ad esempio, sgridare, ammonire, correggere, rimproverare, avere polso fermo, si dice, potrà sembrare un atto di non amore (come succede (?) tra padre e figlio), mentre, al contrario, essere ipergentili, suadenti, quasi viscidi, ma senza amore (di cui sopra), potrebbe essere solo un comportamento interessato, vile, ambiguo, falso, ipocrita, (come tra mercante e cliente, come il linguaggio politico). Ecco allora l’invito: «Ama e fa’ ciò che vuoi (Dilige et quod vis fac)», non un’esaltazione del sentimento e del capriccio, bensì un’esortazione alla responsabilità per il bene delle nostre famiglieprossimo, la cui fonte è l'amore trinitario, cioè di un padre nei confronti del figlio, del fratello nei confronti di un suo fratello, o di un amico nei confronti del suo amico. Talvolta, la debolezza della nostra Fede, è causa della distorsione delle nostre relazioni familiari, parentali, amicali e sociali. Invece, un cuore aperto, disponibile, accogliente, deve essere accompagnato da un polso fermo. Questo è il top dell'amore umano, che amplia e completa i "teneri abbracci", manifestandone la matrice paterna e responsabile (tipico della famiglia), come nella Santissima Trinità. La preghiera-amore di ogni anima-famiglia (soavi sospiri-pensieri, belle parole e teneri abbracci), quindi, non è altro che la preghiera-amore trinitario, che inabita l'anima-famiglia pia, resa in Grazia, per la misericordia di Dio. Già a questo livello trinitario e in ogni singola anima, la preghiera è stereofonica, come vedremo a livello ecclesiale, perchè lo Spirito Santo prega-ama in seno alla Trinità, recando con se la preghiera-amore che lui medesimo opera nella singola coscienza, del corpo ecclesiale. In realtà, tutto è in seno alla Trinità, abbiamo visto con S. Tommaso. Per questo motivo e solo per questo motivo, lo Spirito Santo è l'unica guida e maestro di ogni singola anima, di ogni singola coscienza, di ogni singola famiglia, nel grande corpo mistico che è la Chiesa universale e in seno alla stessa Santissima Trinità. Lui bisogna pensare, perchè ci pensa da sempre. Lui bisogna chiamare per nome, perchè ci chiama per nome, da sempre. Lui bisogna abbracciare, perchè ci abbraccia, da sempre. Lui bisogna amare, per farsi amare e poi amare del medesimo amore il creato e il prossimo. Lui bisogna cercare, perchè ci cerca e poi cercare il creato e il prossimo. Lui bisogna ascoltare, per farci ascoltare, ma per ascoltare Lui. Come Lui dobbiamo vivere (dolci pensieri, belle parole e teneri abbracci), perchè altri, seguendoci, imparino a scoprirsi nella Santissima Trinità 51 . Insomma, il nostro scopo è la valorizzazione del luogo teologico per 51 La Santissima Trinità, lavora in modo indefesso, in modalità stereofonica; In "macro" nella Chiesa intera, di strutture e di persone, nel mondo intero, nei suoi governi, e in "micro" in ogni coscienzafamiglia umana. Ma, la stereofonia, viene dalla Trinità, ripeto: Lì sì prega-ama e prendono nella medesima preghiera anche noi, singolarmente in "micro" e universalmente in "macro". Tutte le pastorali, i piani pastorali, le settorizzazioni, i percorsi ad hoc, le guide associative, sono delle mediazioni di tale incessante preghiera-amore della Santissima Trinità, sono delle strutture che se esulano da questo fondamento trinitario, si sovrappongono a ciò che la Santissima Trinità vuole compiere e che in un certo qual senso rischiano di soffocarla, se non gli si da "pensiero, voce e azione" in ogni singola animafamiglia che è la (Sua) preghiera-amore. Le virtù teologali della Fede, Speranza e Carità sono teologali, cioè donati da Dio stesso direttamente, di sua iniziativa, senza alcuna mediazione o battesimo o tessera o percorso associativo. Lo Spirito Santo è datore di ogni tipo di dono, oltre ai sette doni suoi propri e che la 12 eccellenza che non è l'AC o altre associazioni, ma la famiglia umana, le chiese domestiche. Questa convinzione teologica di fondo, il ground zero, della vita trinitaria, entro cui siamo situati misticamente, coincide con la Fede, che diviene esistenziale, si dice, nel senso che ci fa vivere come la Santissima Trinità vive in se stessa; amare-pregare, 24 ore su 24, nelle nostre famiglie! Questa è la Fede, è il "dono" di Dio uno e trino, l'unico, che coincide solamente "già" con l'ingresso, con la circolatio dello Spirito Santo nelle nostre coscienze-famiglie, o meglio, che c'innesta misticamente nella vita trinitaria; siamo qui, pellegrini, esuli, figli di Eva, ma con un piede lì, nell'aldilà, in Dio, con Dio, figli di Maria, la nuova Eva. Ciò comporta un'intima percezione di se in Dio e di Dio in se, in virtù dell'incarnazione e dell'assunzione di Cristo alla destra del Padre, e della Beata Vergine Maria. Avere Fede, significa essere consapevoli che siamo inseriti, per grazia, nella vita trinitaria. Ne facciamo "già" parte, pur essendo inseriti nel tempo, nella carne, nella mondanità, nel peccato. Siamo "già, ma non ancora", e ne siamo nostalgici, talvolta tristi quando ce ne siamo distaccati "mortalmente". La Fede, per questa intima e certa convinzione, è mistica, cioè di chi vive nel tempo, ma è "già" inserito nell'eternità che è la Santissima Trinità, pur se "non ancora" in pienezza. Il pio cammina qui, vive qui, prende marito e moglie (famiglia) qui, dorme qui, genera figli qui, lavora qui, ecc. ma anela al Signore come la cerva ai corsi d'acqua, ha gli occhi rivolti al cielo, alla vita eterna, alla vita di Dio stesso, e ci viaggia, ci si inoltra, la vede con gli occhi della Fede, perchè la circolatio dello Spirito Santo opera ciò. Anche chi non ne possiede la consapevolezza, ignorandolo, è inserito nella vita trinitaria, mentre annaspa e si dispera, perchè non vede, non sente, non è liberato dalle paure di sentirsi solo, abbandonato, mentre in realtà possiede tutte le potenzialità per essere un grand'uomo-famiglia! Chi ha il dono della fede, è un contemplativo naturale, viaggia in modo biunivoco sulle due dimensioni spazio/tempo-eternità, tanto che ne fa divenire solo una, una sola "carne", cioè la vita della Santissima Trinità. E' "già" in Dio, ma "non ancora" in pienezza, ne sente la potenza, la forza attrattiva, il calore, la luce, ma non ancora in pienezza, a motivo della caducità della natura umana. E' leggero e al contempo è pesante, è debole, per la colpa antica, il peccato originale, e ne prova tristezza52. E' nella gioia del già, ma nella nostalgia dell'incompiutezza, del non ancora. Il "colpevole" di tutto ciò è lo Spirito Santo, che "anima" l'anima e la reca con se, l'unisce a se, immanentemente alla vita trinitaria, ove circola la nostalgia dell'unità in-completa, della ricapitolazione di tutto in Cristo, in Dio, uno e trino. Mentre la Santissima Trinità ci attira, ci purifica via via, man mano, dalle scorie del peccato originale, ci "spiritualizza", ci rende affini agli angeli, ci trasfigura, nel corpo e nello spirito. Siamo sensibili, e al contempo operosi, diretti, semplici, spontanei. Lo Spirito Santo infila le nostre famiglie, ci passa, ci trapassa, mentre immanentemente vive la sua vita trinitaria. Ci fa partecipare alla medesima vita divina; Dio è fuoco e noifamiglie diveniamo fiammelle del suo Spirito53. Dio è amore e noi-famiglie siamo lo Chiesa contempla da duemila anni. I sette doni dello Spirito Santo sono: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timore di Dio. 52 Non dimentichiamo gli altri due misteri della nostra fede che sono l'Ascensione-assunzione al cielo di Gesù Cristo, che ha ssunto la nostra natura umana e l'assunzione della Beata Vergine Maria, due "pezzi" da novanta, che già, in pienezza, in corpo e anima, glorificati, vivono in Dio. Ciò è causa ulteriore della nostra nostalgia, in virtù della medesima umanità, come vedremo in seguito. 53 Questa è la Grazia, preannunziata nella creazione della donna genesiaca, la Beata Vergine Maria. Cfr Gn 3, 15: il cosiddetto ‘protovangelo’, uno dei versetti più famosi e più citati della Bibbia, in cui il Signore annuncia al serpente tentatore un futuro di lotta con l’umanità, lotta nella quale i successi delle due parti si alterneranno in una vicenda ininterrotta: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”. L’esegesi cristiana ne ha fatto il cosiddetto “protovangelo”, ossia l’annunzio dell’invio del Redentore destinato a sconfiggere definitivamente il Maligno; nella versione cattolica, artefice del colpo decisivo che schiaccia la testa al serpente è la madre di Cristo. 13 stesso. Dio ama e anche noi- famiglie. Dio pensa-sospira e anche noi-famiglie. Dio proferisce belle parole e anche noi-famiglie. Dio ci abbraccia, ci bacia, e anche noifamiglie. Basterebbe far soffiare lo Spirito Santo sulla brace sotto cenere delle notre famiglie e otterremo tutto ciò che l'apostolato chiede e cerca di ottenere, con sudore e fatica. Recita così la colletta dell'Avvento del 16 dicembre: "O Dio, creatore e redentore, che hai rinnovato il mondo nel tuo Verbo, fatto uomo nel grembo di una Madre sempre vergine, concedi che il tuo unico Figlio, primogenito di una moltitudine di fratelli, ci unisca a sé in comunione di vita". E la colletta del dopo comunione, apporta il particolare dello Spirito Santo: "Dio onnipotente, che ci hai fatto tuoi commensali, esaudisci i nostri desideri e fa' che ardenti del tuo Spirito splendiamo come lampade davanti al Cristo che viene". La comunione di vita in questione è l'intima partecipazione alla vita divina, alla vita trinitaria. E' un dinamismo irreversibile, vitale, caparra, "già", della pienezza nella vita eterna. Questo è il dinamismo trinitario nel quale siamo-famiglie inseriti, per Grazia, per la filiazione divina adottiva. Questa vita dovremmo conoscere, vivere ed insegnare a vivere, a scoprire, ad assaporare, a gustare. Questo possiamo dirlo, perchè Gesù l'ha rivelato nella sua persona e nella sua vicenda storica. Gesù così prega il Padre, così lo chiama e così l'abbraccia. Gesù così ha amato il Padre e ogni uomo, fino alla fine. Così la Chiesa, suo corpo mistico, continua a servire ogni uomo-famiglia, nella sua liturgia di tempi, di colori, di stati d'animo, di persone concrete54. 54 A conclusione di questo punto 0, sarebbe interessante leggere la catechesi del Nostro Santo Padre, Papa Francesco, in occasione dell'udienza generale del 15 maggio 2013, consultabile in http://www.vatican.va/holy_father/francesco/audiences/2013/documents/papaFrancesco_20130515_udienza-generale_it.html 14