Saggistica Aracne Francesco Rizzo La scienza non può non essere umana, civile, sociale economi(c)a enigmatica, nobile, profetica Copyright © MMXVI Aracne editrice int.le S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Quarto Negroni, Ariccia (RM) () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: aprile ai poveri, perché l’amore li com–prenda, ai ricchi, perché l’amore li sor–prenda, a tutti, perché la vita personale e sociale ri– prenda: il mistero dell’esistenza provoca lo stupore della ri–nascita nostra e degli altri, giorno per giorno. Indice 13 1. L’economia, come un mistero, non si finisce mai di comprenderla 1.1 «Dacci oggi il nostro pane quotidiano» (Mt 6, 11); «Voi stessi date loro da mangiare» (14, 16); «Gesù prese il pane, lo spezzò e disse: “Prendete e mangiate questo è il mio corpo”» (26, 26): «Fate questo in memoria di me» (Lc 22, 19) – 1.2 Dalla finanza maligna alla finanza benigna: la «globalizzazione della solidarietà» sociale – 1.3 Etica dell’amore, unità auto–poietiche, chiusura irreversibile dei sistemi e dei sub–sistemi, teoria del valore–amore e comunicazione, composizione dell’illuminismo socio–sistemico e dell’individualismo metodologico, equilibrio di John Nash 29 2. Una nuova strategia paradigmatica che rivoluziona la scienza economica 2.1 Nascita, vita e morte di un paradigma – 2.2 Dall’epis–teme al paradigma: tra «già» e «non ancora»; «chiedo che i capannoni creati siano cancrenati»; «per ottenere questo risultato basterebbe eliminare le disparità»; le costruzioni teoriche sono libere creazioni della mente umana; l’autorevole rassegna di giudizi di cui sono oggetto mi com–muove, ma è il timore di Dio — «amante della vita» (Sap 11, 26) — che di–segna e stimola l’inizio della scienza, la quale insieme alle virtù apre la porta della sapienza 45 3. Epis–teme e teoria del valore: Il valore del lavoro nella società dell’informazione; la strada dei valori conduce alla (economia della) salvezza, la strada dei prezzi (com)porta la perdizione (dell’economia); il marginalismo dei neoclassici è un simulacro (in parte vero e in parte falso) frutto della contraffazione o simulazione della realtà economica 7 8 8Indice 3.1 Dall’uomo economico all’economia umana; economia dell’umanità o umanità dell’economia; bisogna passare da un’economia di mezzi e di prezzi ad un’economia di fini e di valori: la ragione strumentale e calcolante deve essere concepita in funzione della ragione finalistica e valutante; razionalità di comportamento di tipo individuale ed efficienza dei mercati finanziari sono due pilastri della vecchia teoria economica crollati come le due torri di New York – 3.2 Le tre epis–teme: archeologia o foresta del sapere economico da cui emerge o germoglia la Nuova economia – 3.3 La teoria del valore: oltre la linea di faglia trasforme tra vecchio e nuovo mondo – 3.4 La strada dei valori conduce alla (economia della) salvezza, la strada dei prezzi (com)porta la perdizione (dell’economia) – 3.5 La produttività del lavoro e del capitale nella teoria classico– marxiana – 3.6 L’economia della proIezia o la proIezia dell’economia: di–segno o pro–getto divino e umano – 3. Energia del lavoro o lavoro dell’energia: la nuova alleanza di Ilya Prigogine si situa nella Nuova Alleanza di Gesù Cristo – 3.8 La Iunzione strategica e insostituibile della moneta: l’auto–riferimento concomitante e l’«etero riIerimento» trascendente – 3.9 La moltiplicazione dei pani e il sostentamento degli uomini del mondo: la fede della scienza (amore della realtà) o la scienza della fede (realtà dell’amore) – 3.10 Le teorie del valore dei mercantilisti, fisiocratici e classico–marxiani: deboli o forti – 3.11 Il marginalismo dei neoclassici ha Iatto un gran danno all’economia del mondo o al mondo dell’economia, non risparmiando l’estimo 115 4. 8na parentesi sull’esterno del diritto e dell’economia; «inquietante estraneità» e beni culturali; bacini archeologici, armonia della conoscenza e progettazione dello sviluppo 4.1 Violenza immunizzante della norma giuridica e della funzione della moneta – 4.2 «Il perturbante» ed i beni culturali – 4.3 Insostenibile conoscenza (teorica) o aprioristica indisponibilità (pratica): scienza senza sapienza e tutela senza valorizzazione dei beni culturali; importanza strategica dei bacini archeologici – 4.4 Il Figlio di Dio, per sua scelta, non è il re, ma il servo del mondo 153 5. Economia del valore o valore dell’economia: processo di tras–informazione della Nuova economia 5.1 Il pane della vita (escatologia) o la vita del pane (economia) ha bisogno de Il valore dei valori, la cui misura spetta anche alla scienza delle valutazioni (estimo) – .2 &hi è contro ogni alleanza e sostiene l’esistenza di «due (o più) culture» rischia di non averne neanche una e vive come un irriducibile solipsista – 5.3 «Costituzione della famiglia, avanzamento professionale, evoluzione personale e sociale»: enigma 9 Indice 9 il cui plurimo significato aiuta a comprendere l’esistenza, la conoscenza e la fede – 5.4 «La virtù è la madre di qualunque valore, anche di quello economico»; «Trovare la certezza di una delle tante vie possibili» 183 6. Dopo un lungo camminamento continua a prendere forma e sostanza la mia teoria del valore, secondo una dinamica di tipo anabolico 6.1 Le tre inferenze scientifiche: la teoria del valore e la pratica dei prezzi; «Perché tutti questi salti clamorosi che vengono dalla storia? Perché la storia è una scienza rivoluzionaria»: fede, opere e martirio – 6.2 Nuova Alleanza tra Dio e gli uomini o le scienze umane e le scienze della natura contro le ingiuste disuguaglianze e le insostenibili discriminazioni – 6.3 I tre surplus della teoria del valore della Nuova economia 311 7. Energetisti ecologisti; «eclissi dei valori»; la vista del cuore fa vedere oltre quel che appare; economia dell’arte o arte dell’economia di John Ruskin; biologia e sociologia della conoscenza: da Humberto Maturana e Francisco Varela a Niklas Luhmann; comunicazione come donazione di se stessi nell’amore: da Effatà, apriti di Carlo Maria Martini al Giubileo della misericordia e alla «rivoluzione della tenerezza» di Papa Francesco nella famiglia, nella Chiesa e nella società 7.1 Il mancato successo degli energetisti ecologisti, precursori di Nicholas Georgescu–Roegen; la concezione economica di John Ruskin; «Tutto profuma di Dio»; «Con la vista degli occhi si vedono il sole e il secondo momento della vita» – 7.2 Lavoro, auto–coscienza, realtà e comunicazione ecologica nel quadro della comunione/comunicazione umana e divina: la super legge dell’informazione – 7.3 La «rivoluzione della tenerezza» è una speciale empatia antropologica ed escatologica che fa incarnare l’amore di Gesù Cristo negli uomini e dovrebbe essere l’anima della teologia; appiattire le differenze tra ricchi e poveri e consolidare o accentuare le disuguaglianze cui esse danno luogo sono uno scandalo grande, insostenibile e intollerabile; nessuno deve monopolizzare la fede, chiunque può possedere lo spirito della verità da mettere al servizio di un’economia profetica, non tanto esecutrice della dottrina sociale della Chiesa, quanto annunciatrice dell’amore gioioso di Dio; la famiglia trinitaria e umana è il capitale più prezioso dell’economia 10 10Indice terrena e della salvezza eterna – 7.4 La bolla immobiliare e la bolla monetario– finanziaria bollano d’infamia l’economia (come attività e come scienza) corrotta, cioè che nega la verità e diviene una crescente e perenne falsità o menzogna 341 8. «O Signore, Signore nostro, davvero hai fatto l’uomo poco meno di un dio» (Sal 8, 2; 6), ma egli preferisce o idolatra il «dio d’oro» (Es 32, 31) del mercato .1 La libertà della fede o la fede della libertà; il mistero dell’amore o l’amore del mistero; l’annuncio gioioso, coerente ed efficace del Vangelo vale più di qualunque dottrina: «Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza,/ implorai e venne in me lo spirito di sapienza» (Sap 7, 7); «Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4, 12) – 8.2 Che fine fanno le tre libertà più importanti nel mondo contemporaneo dominato dalla economia finanziaria? – 8.3 Federico Fubini, Ignazio Visco e la crisi economico–finanziaria: una notarella personale; liberarsi dall’errore degli errori non basta, se non stigmatizziamo l’orrore degli orrori: l’indisturbata e intossicante persistenza di una teoria aberrante, decrepita e stantia; «la misericordia e la giustizia vengono da Dio» (Bar 5, 9), mentre «l’amore degli uomini deve crescere sempre più in conoscenza e in pieno discernimento» (Fil 1, 9) – 8.4 I mercati non si auto–regolamentano, anzi sono ingovernabili e imprevedibili: la «mano invisibile» non aggiusta i mercati, ma determina il processo di auto–valorizzazione del capitale di Karl Marx – 8.5 Il mercato non è un luogo o modo di incontro della domanda e dell’offerta, ma un’agorà, una rete, un simposio in cui le persone, vendendo e acquistando, comunicano – 8.6 Le sincronicità aumentano per simpatia, retro–agendo su se stesse o propagginandone altre e divenendo oggetti e soggetti di interpretazione – 8.7 Dai «comandamenti» o dalle dieci «parole» di Mosè, dalle «beatitudini» del Vangelo e da «,l giudizio finale» discendono le coordinate dell’economia della salvezza o della salvezza dell’economia. Ce la farà la corruzione — negazione della verità — del mondo o il mondo della corruzione a comprometterla? No, perché Dio è più potente della corruzione degli uomini che non potranno mai annullare la verità dell’amore o l’amore della verità 429 Appendice antologica 431 9. Le tre leggi fondamentali: teoria del capitale, effetto ricchezza e formula di capitalizzazione esponenziale o legge di potenza 11 Indice 11 9.1 Valore e capitale: l’analisi dinamica di John Richard Hicks col senno di poi e con una certa auto–critica – 9.2 Da Economia della felicità o dell’infelicità a La dinamica dei capitali mediante Valore e valutazioni: l’analisi dinamica di Francesco Rizzo alla base dell’attribuzione dei valori ai beni capitali e la logica fuzzy – 9.3 «Quello è un modo nobile di procedere nella vita, ma deve restare sempre libero»; «Non è giusto continuare a fare il furbo in queste condizioni. La furbizia a lungo andare si paga»: l’immobilismo «satanico» caratterizza ogni forma di «fondamentalismo» o estremismo; la giustizia sociale non è necessariamente incompatibile con i dis–livellamenti della società capitalistica che, quindi, non va annichilita per una sorta di ritrosia delle differenze, ma affrancata e «liberata» non eliminando le disuguaglianze attraverso l’imposizione dell’uguaglianza, ma fornendo a tutti, ricchi e poveri, l’uguale opportunità di essere o divenire «liberamente» disuguali – 9.4 La valutazione degli investimenti in funzione della loro forma temporale, della loro forma monetaria e del loro rischio – 9.5 Dall’effetto ricchezza alla legge di potenza della capitalizzazione: gli strati più profondi dell’archeologia del mio sapere economico includente la teoria infor–monetaria, l’entropia finanziaria e il quadro–triangoli – 9.6 Verso la conclusione sottolineo la necessità di un futuro ritorno alla sorgente filosofica della Nuova economia: il passaggio alla «quantità qualitativa» o misura; la pluri–valenza polisemica del sostantivo liquidità – 9.7 Ap–pendice della salvezza: l’e(ste)tica è l’altra faccia dell’economia o l’economia è l’altra faccia dell’e(ste)tica – 9.8 L’economia della misericordia o la misericordia dell’economia impregna la natura e necessita alle famiglie della Chiesa e del mondo: la luce fa germogliare una nuova conoscenza – 9.9 Con il battesimo si diventa tutti, senza distinzione, donne e uomini, partecipi del sacerdozio di Cristo, della sua missione profetica e regale; economia pastorale e pedagogia sinodale del battesimo di Gesù Cristo 653 Appendice bibliografica 13 1. L’economia, come un mistero, non si finisce mai di comprenderla 1.1 «Dacci oggi il nostro pane quotidiano» (Mt 6, 11); «Voi stessi date loro da mangiare» (14, 16); «Gesù prese il pane, lo spezzò e disse: “Prendete e mangiate questo è il mio corpo”» (26, 26): «Fate questo in memoria di me» (Lc 22, 19) «Dacci oggi il nostro pane quotidiano» (Mt 6, 11). Dacci il pane di cui abbiamo bisogno o del giorno che viene, necessario al sostentamento di tutti. «Sul fare della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: “Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare”. Ma Gesù rispose: “Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare”» (14, 15–16). Il deserto è un luogo in cui è facile avere paura di non farcela, cadere in ogni tentazione o nella più piena disperazione. Il suggerimento dei discepoli di liberare la folla affinché vada a comprarsi da mangiare implica il convincimento che tutti abbiano il denaro per acquistare il cibo di cui sfamarsi. Ma quelli che non hanno soldi che fanno? Non mangiano? Gesù, allora, si rivolge ai discepoli dicendo loro di darsi da fare per farli mangiare. Bisogna: condividere quel che si ha con gli altri che non hanno niente, facendosi carico del loro bisogno di nutrizione (dimensione etica o misericordiosa); prendere provvedimenti politico–fiscali per rendere meno iniqua la distribuzione della ricchezza e realizzare la giustizia personale e sociale (dimensione politica); procedere al rinnovamento, come anch’io ho già fatto, della scienza economico– finanziaria disancorandola dalla teoria o pratica della disuguaglianza 13 14 14La scienza non può non essere umana, civile, sociale, economi(c)a essere umana, civile, sociale, economi(c)a umana che esclude, scarta e uccide masse sterminate di esseri viventi (dimensione economica). Si sa come si conclude la prima moltiplicazione dei pani del Vangelo di Matteo, narrata anche dagli altri evangelisti con dovizia di particolari. Lo stesso Gesù dà l’esempio di ciò che si deve fare in queste circostanze che contrassegnano la storia degli uomini di ogni spazio e tempo. «Egli prese i cinque pani e i due pesci, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli li distribuirono alla folla» (14, 19). Matteo anticipa cosu l’istituzione eucaristica. Difatti solo i pani vengono spezzati, distribuiti e raccolti. Distribuire la ricchezza in modo che tutti possano mangiare significa attuare un’economia eucaristica o divina. Fra l’altro, date loro voi stessi da mangiare si presta ad un’interpretazione ancora più fondamentale, radicale e sacrificale. Chi vuole essere cristiano deve impegnare la sua vita, fino a donarla, affinché tutti gli uomini e le donne siano liberati dalla fame. È un obbrobrio insostenibile e insopportabile un mondo in cui pochi mangiano molto e molti mangiano poco o niente. Durante l’attraversamento del deserto della vita si è indotti a pensare che basti nutrirsi fisicamente, trascurando l’alimentazione dello spirito. «Il tentatore allora gli si accostò e gli disse. “6e sei Figlio di Dio, di’ che questi sassi diventino pane”, Ma egli rispose: “6ta scritto: 1on di solo Sane YiYUà l’Xomo ma di oJni SaUola cKe esce dalla bocca di Dio”» (Mt 4, 3–4; Dt 8, 3) e, talvolta, anche degli uomini. Certo, per mantenersi in buona salute non si può non mangiare il pane, ma per partecipare all’eterno banchetto del Regno di Dio in cielo e in terra bisogna vivere in comunione o comunicazione eucaristica. 4uesto è il significato escatologico dell’ultima cena in cui Gesù istituisce l’Eucaristia. «2ra, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate: questo è il mio corpo >«@. %evetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati”» (Mt 26, 26–28). Con il suo sangue versato sulla croce, Gesù proclama il valore universale del suo sacrificio per la moltitudine degli uomini (cfr. Is 53, 12) ai quali dice: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22, 19). In tale prospettiva la storia subisce la I. L’economia, come un mistero, non si finisce mai di comprenderla 15 15 svolta secondo l’economia futura dell’amore che è già presente, ma non ancora pienamente (dimensione religiosa). 1.2 Dalla finanza maligna alla finanza «globalizzazione della solidarietà» sociale benigna: la 1. In questo scritto desidero di–mostrare che le suddette quattro dimensioni si completano e compenetrano reciprocamente nel quadro del nuovo paradigma della scienza economica che non trascura di considerare il rapporto che esiste tra la creazione della ricchezza, la mancanza di lavoro e la disoccupazione tecnologica in una fase caratterizzata dalla recessione–deflazione generale o da una stagnazione epocale o secolare. Farsi carico di questa problematica, qui ed ora, significa comprendere il (e convertirsi al) «Regno di Dio» a partire dalla sua verità che alberga nel cuore delle persone dando un senso alla vita umana e alla storia del mondo. Il disegno o progetto divino e umano esige un nuovo paradigma della scienza economica giusta che germoglia solo dal seme dell’amore. La nuova scienza del valore «fiorirà come palma,/ crescerà come cedro del Libano;/ piantati nella casa del Signore,/ fioriranno negli atri del nostro Dio» [Sal 92 (91), 13–14]. Le radici di ciò che è giusto nella gestione della casa comune — ekonoˈmia o oiko–nomia — trovano nella Nuova economia [1] il terreno proprio per svilupparsi e far maturare l’«albero della vita» (Gen 2, 9) sociale a cui un poverino esponenziale quale sono ha dedicato la propria esistenza: i suoi rami «nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno verdeggianti e freschi» [Sal 92 (91), 15]. «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa» (Mc 4, 26–27). «È bello rendere grazie al Signore/ e cantare al tuo nome, o Altissimo,/ annunciare al mattino il tuo amore,/ la tua fedeltà lungo la notte» [Sal (92) 91, 2–3]. Canto anch’io quest’inno alla giustizia divina che premia il bene seminato anche dall’uomo più piccolo che non può rivendicare alcun merito. Sono indotto a pensare, lontano da ogni presunzione, che sulla scia della bivalenza della parola greca foinix — «palma» e «fenice» (l’uccello dell’immortalità) — i miei anni vicini al compimento e alla 16 16La scienza non può non essere umana, civile, sociale, economi(c)a essere umana, civile, sociale, economi(c)a pienezza, al pari della longevità del giusto, della sua «sazietà di lunghi giorni» [Sal (91) 90, 16], della sua fecondità e vitalità, frutto della benignità del Signore [Sal 92 (91), 13–16], vengano celebrati. Credo che la giustizia di Dio sia già verificata ora, sulla terra e nella storia, con musicale e serena armonia. Il processo tecnico–scientifico o l’innovazione tecnologica — creazione di nuovo valore mediante l’aumento della produttività, rispettando la dignità e la libertà degli uomini ed i loro principi etici ed estetici — è inarrestabile, ma bisogna compensarlo con azioni politiche e pratiche sociali quando la produttività cresce a danno dell’occupazione e dei salari che scendono. 2ggi più che mai, la società non può sopportare che la disoccupazione aumenti in modo spropositato, dando luogo ad un «esercito industriale di riserva» determinato dall’innovazione tecnologica. In tale situazione diminuisce fortemente la quota della ricchezza prodotta che remunera il lavoro a vantaggio del capitale, il quale accresce i suoi profitti, causando la crescita della disuguaglianza. Il combinato composto dalla globalizzazione dell’economia e dall’internazionalizzazione della finanza genera condizioni di ingovernabilità degli Stati alle quali non può far fronte la politica che s’indebolisce sempre più proprio quando dovrebbe prendere le leve del comando (anche dei mercati) assumendosi le responsabilità che le competono. La promozione dell’innovazione deve avvenire scoraggiando o impedendo la finanza maligna, predatrice e rapace a vantaggio della finanza benigna, produttiva e fruttifera. La distanza tra ricchi e poveri non deve arrivare a cancellare i diritti di cittadinanza di tutti e specialmente dei più poveri emarginandoli ed escludendoli dalla vita sociale. D’altra parte, l’equa distribuzione della ricchezza e la sobrietà comportamentale non si oppongono allo sviluppo, ma lo rendono possibile, duraturo e universale. Altrimenti si consolida e stabilizza una società priva d’amore che si fa sedurre e annullare dall’auto–distruzione nichilista. Un esempio di questo suicidio globale è l’inquinamento, classico esempio di fallimento del libero mercato e di dislessia etico–sociale: l’ingiustizia umana è quasi sempre associata alla dis–armonia della natura, entrambe irresponsabilmente prodotte e lungamente ignorate dagli uomini. I. L’economia, come un mistero, non si finisce mai di comprenderla 17 17 2. Esistono uomini che hanno dei dubbi sulla validità esistenziale, antropo–logica ed eco–logica, della combinazione significante– significato nel segno linguistico che esprime la solidarietà, fra l’altro avente la stessa radice etimologica dei soldi? Si, ce ne sono tanti! Addirittura si ritiene, ideologicamente, che la teoria della selezione naturale di Charles Darwin privilegi l’egoismo o la conflittualità contro l’utopia negativa e irreale dell’«altruismo planetario» o della cooperazione. Di parere contrario è, ad es., David Sloan Wilson che li sussume in una «strategia vincente», sovversivi o battitori liberi (free rider) permettendo, purché alla logica degli individui si sostituisca o aggiunga la logica dei gruppi; altri, invece, riconducono l’altruismo ad una forma indiretta di egoismo o utilitarismo genetico rifacendosi, quasi, alla religione dei propri interessi che, secondo Adam Smith, realizzerebbe il benessere comunitario in modo non intenzionale: difendendo i nostri interessi, senza saperlo o volerlo, facciamo gli interessi degli altri. Certo, i «fondamentalisti del mercato» e coloro che considerano egoismo e avidità come fattori che imprimono la forza o spinta necessaria per l’avanzamento dell’attività economica dimenticano che la cosiddetta, impropriamente, democrazia economica o economia democratica ai nostri giorni non può non essere poliarchica, corporativa, basata, cioè, sulla teoria dei gruppi non concorrenti o delle rivalità collettive non concorrenziali. Per non parlare dei gruppi dei probabili compratori e offerenti di cui ho incominciato a scrivere 45 anni fa ne Il giudizio di valore [2]. In conclusione, la specie umana è caratterizzata da una certa ambivalenza: cooperazione e aggressività si contendono il campo, ma si deve rafforzare la tendenza a considerare come gruppo di appartenenza l’intera famiglia umana. 1.3 Etica dell’amore, unità auto–poietiche, chiusura irreversibile dei sistemi e dei sub–sistemi, teoria del valore–amore e comunicazione, composizione dell’illuminismo socio–sistemico e dell’individualismo metodologico, equilibrio di John Nash Nella prospettiva anzidetta ritengo utile fare alcune considerazioni che confermano la validità di questa impostazione che ridimensiona 18 18La scienza non può non essere umana, civile, sociale, economi(c)a essere umana, civile, sociale, economi(c)a l’importanza dell’evoluzionismo rigido nell’ambito dei sistemi naturali, limitandone o impedendone l’estensione riduzionista ai sistemi sociali, economici e politici. 1. Sulla scia dei cileni Humberto Maturana e Francisco Varela propongono un nuovo meccanismo per approfondire le radici biologiche della conoscenza umana, costruendo un universo di esperienze più vicino alla nostra esistenza sulla base de Il valore dei valori [3]. Valore che si auto–vede, auto–conosce e auto–significa tenendo conto della comunicazione e del linguaggio. Ciò che caratterizza gli esseri viventi è la loro organizzazione auto–poietica in uno con gli «accoppiamenti strutturali ontogenetici di terzo ordine» (interazioni fra organismi dotati di sistema nervoso). L’analisi dei domini linguistici e della coscienza umana consente di comprendere che ci realizziamo in un mutuo accoppiamento linguistico, «non perché il linguaggio ci permette di dire quello che siamo, ma perché siamo nel linguaggio» in un continuo processo di tras–informazione. $ttingere dall’«albero della conoscenza del bene e del male» (Gen 2, 9) significa conoscere la conoscenza e riconoscere che le nostre (in)certezze non sono verità esclusive da imporre, ma da con–dividere con gli altri. Cosu nasce un’«etica» comportamentale e relazionale che legittima la presenza dell’altro con cui, attraverso il linguaggio, creiamo un mondo di atti umani. La con–vivenza con gli altri uomini com–porta l’educ–azione all’amore, in assenza della quale non è possibile l’accettazione dell’altro, non v’ha socializzazione, manca l’umanità [cfr. 4]. Invero, la prima lettera ai Corinzi che Paolo scrive mentre si trovava ad Èfeso verso gli anni 55–56, cioè 1959 o 1960 anni fa, contiene una preziosa anticipazione, seppure in modo tangenziale, della sostanza e della forma dell’approccio epistemologico genetico dei due neuro–biologici cileni appena accennato. Difatti egli, incidentalmente, afferma: Riguardo alle carni sacrificate agli idoli, so che tutti ne abbiamo conoscenza (scienza), Ma la conoscenza (scienza) riempie di orgoglio (gonfia), mentre l’amore (la carità) edifica. 6e qualcuno (alcuno) crede di conoscere (sapere) qualcosa, non ha ancora imparato come bisogna conoscere (sapere). Chi invece ama Dio, è da lui conosciuto. Ma non tutti hanno la conoscenza (scienza); alcuni, mangiano le carni e cosu la loro coscienza, debole com’è, resta I. L’economia, come un mistero, non si finisce mai di comprenderla 19 19 contaminata. Badate che la libertà non divenga occasione di scandalo per i deboli. Se uno infatti vede te, che hai la conoscenza (scienza), stare a tavola in un tempio di idoli, la coscienza di questo uomo debole non sarà forse spinta (edificata) a mangiare le carni sacrificate agli idoli? Ed ecco, per la tua conoscenza (scienza), va in rovina il debole, un fratello per il quale Cristo è morto. Per questo, se un cibo scandalizza il mio fratello, non mangerò mai più carne, per non dare scandalo al mio fratello (1Cor 8, 1–3; 7; 9–11; 13). Non importa quale sia il contesto o la motivazione che — alla luce della conoscenza della conoscenza, necessaria a chi crede di conoscere, ma non ha ancora imparato come bisogna conoscere — deve spingere gli uomini a costruire un dialogo o un confronto con grande apertura e rispetto delle altrui opinioni anche quando si pensa di credere o sapere da che lato stia la ragione e si avrebbe tutto il diritto o la libertà di praticarla, così come viene conosciuta. Ma per evitare di compromettere ogni possibilità di stabilire una relazione proficua, reciproca, solidale, fraterna si ritiene più opportuno, prudente e saggio ridimensionarla al fine di creare le condizioni, fondamentalmente biologiche e culturali, affinché invece di rivendicare la liberta si accolgano e si amino gli altri, pur senza condividere del tutto o pienamente le loro idee, nella speranza che nasca una comunità o comunione di intenti in cui si affermino, se possibile, le idee di tutti. Amando si conosce e conoscendo si ama: la sapienza della conoscenza o la conoscenza della sapienza porta alla scoperta dell’amore e viceversa. Ciò vale per l’etica laica e naturalistica basata sull’amore umano. Se, invece, si ha l’obbedienza della fede, credendo che Dio è amore, si ama l’uomo e il creato incamminandosi, tutti insieme, alla ricerca della verità, non della verità della ricerca. In questa prospettiva teo–logica, nessuno deve o può pretendere di avere la conoscenza esclusiva della verità che viene rivelata a spizzichi, giorno dopo giorno fino all’ora di Cristo, solamente dall’amore di Dio e degli uomini misteriosamente combinati. Così come chi ama Dio, è da lui conosciuto, chi ama gli uomini da loro viene apprezzato e conosciuto. Quindi bando all’ideologia o ai fondamentalismi e massima apertura all’orto–prassi dell’amore che (è) porta alla (della) verità che rende veramente liberi. La libertà assoluta uccide l’uomo e la solidarietà sociale. La libertà della vita esige la vita (personale e sociale) della libertà: la libertà finisce là dove incomincia la libertà degli altri. Bisogna vivere, 20 20La scienza non può non essere umana, civile, sociale, economi(c)a essere umana, civile, sociale, economi(c)a fondendo gli orizzonti e incrociando i progetti di tutti, in comunità o società senza escludere nessuno: io, n–oi e D–io. 2. La teoria dell’auto–poiesi o auto–referenzialità mette al centro della sua elaborazione il riferimento di un’unità di senso (elemento, azione, processo, sistema) a se stessa mediante una legge delle leggi o codice singolare che ne determina la chiusura più o meno rigida. Maturana e Varela sostengono che le unità auto–poietiche si aprono attraverso la comunicazione — coordinamento comportamentale conseguente ai comportamenti comunicativi — all’interno dei sistemi sociali dando luogo agli accoppiamenti strutturali ontogenetici di terzo ordine. Altruismo ed egoismo si alternano a seconda che si verifichino comportamenti dei componenti a favore del gruppo a cui appartengono o meno. Ciò si verifica anche nella prassi o nel dominio umano dove, forse, è più significativo parlare di comportamenti altruisticamente egoisti o egoisticamente altruisti. 3. Niklas Luhmann [5] ha trasposto nella sua analisi sociologica macro–sistemica, neo–illuministica e funzional–strutturale — al contrario di quella struttural–funzionale di Talcott Parsons [6] — il concetto di auto–poiesi decretandone la chiusura in modo irreversibile a causa dell’incomunicabilità che si verifica all’interno di un sistema (o comunità) sociale tra i suoi sub–sistemi e tra i medesimi sub– sistemi e l’ambiente con il quale costituiscono una unità–differenza. L’inflessibile rigidezza di questa chiusura sistemica e sub–sistemica è incompatibile con l’etica comportamentale altruista o solidaristica e si rivela, addirittura, più realista della stessa realtà umana e sociale, non sempre cinica, egoista e perversa. 4. La Nuova economia [1] è in–centrata sulla teoria del valore– amore che convince a (o consente di) ri–aprire l’interazione comunicativa personale e sociale, allentando o superando le indisponibilità funzional–strutturali che l’impediscono più o meno rigidamente. Difatti una teoria economica del valore stabilisce i termini o le ragioni dello scambio delle cose e dei processi di contrattazione tra le persone che danno luogo ai mercati. I mercati sono frutto della solidarietà, della reciprocità, del rispetto umano, della