Eventi Turchia: l’ascesa della tigre del Bosforo Lo scorso 10 ottobre, presso la Sala Multiuso di Paradiso, si è tenuto un interessante evento che ha presentato le opportunità di business in Turchia. Organizzato dalla Cc-Ti in collaborazione con Osec, Credit Suisse e Cippà Trasporti, il pomeriggio informativo ha messo in evidenza i punti di forza della Nazione turca e le diverse possibilità per entrare in affari con uno Stato, la cui crescita economica è costante. Buona lettura! I relatori intervenuti, da sin.: M. Botteron, A. Silini, F. Prioglio, L. Durukan, A. Betto e M. Passalia Turchia: da un “atterraggio morbido” ad una nuova accelerazione Maxime Botteron di Maxime Botteron, Global Economic Research, Credit Suisse Dopo la crisi finanziaria del 2008/09, l’attività economica in Turchia è ripresa con vigore. Il PIL è aumentato del 9,2% e 8,5% per anno rispettivamente nel 2010 e 2011, rispetto al 4,5% e 4,8% della zona orientale europea nel suo complesso. Tuttavia, questa forte crescita economica è stata sostanzialmente trainata dalla domanda interna, mentre la dinamica delle esportazioni è rimasta debole, con un conseguente peggioramento degli squilibri nell’economia nazionale e nella posizione esterna. La crescita economica dovrebbe accelerare nel 2013 Con il deterioramento delle prospettive dell’economia mondiale legato alla crisi del debito sovrano nella zona euro e la politica monetaria più restrittiva avviata da parte della Banca Centrale della Repubblica Turca, la crescita economica è rallentata sensibilmente nella seconda metà del 2011 e il PIL ha subito una contrazione pari allo 0,1% nel 1° trimestre del 2012 (in termini trimestrali). Se la crescita ha avuto un impulso favorevole negli ultimi mesi, dovrebbe comunque restare al di sotto del tasso di crescita registrato nel periodo 2010/11 per i prossimi trimestri. Ci aspettiamo che l’economia globale recuperi lentamente terreno nel 2013, per via delle ulteriori misure di stimolo attuate dalle maggiori banche centrali dei Paesi industriali, l’afflusso di capitali dovrebbe riprendere e quindi sostenere la crescita in Turchia attraverso condizioni del credito più semplici. Stimiamo che la crescita reale del PIL sia del 3,0% per quest’anno e del 4,5% per il 2013. 42 Ticino Business Gli squilibri nei settori interni ed esterni sono ancora fonte di rischio La forte ripresa economica nel 2010/11 in Turchia ha portato a crescenti squilibri. Poiché la crescita era ancora contenuta in molti mercati industriali, che assorbono circa la metà delle esportazioni turche, le esportazioni non sono progredite allo stesso ritmo dell’economia nazionale. Questa situazione ha portato ad un deterioramento della posizione esterna dell’economia turca. Il disavanzo delle partite correnti si è ampliato notevolmente, principalmente a causa del crescente deficit commerciale e nonostante la richiesta più forte per le merci turche in Medio Oriente. Allo stesso tempo, la Turchia ha visto un forte aumento degli afflussi di capitale mentre le banche centrali nei mercati sviluppati hanno mantenuto la loro politica dei tassi vicino allo zero dopo la crisi finanziaria, e gli investitori hanno iniziato una “caccia al rendimento”. Tuttavia, in Turchia, questi afflussi di capitali erano per lo più di breve termine e volatili, ed hanno contribuito a finanziare in larga misura il disavanzo delle partite correnti. Anche se il disavanzo delle partite correnti è sceso dall’11% del PIL di circa l’8% del PIL nel 2° trimestre del 2012, l’affidamento dell’economia turca sugli afflussi di capitale rimane notevole. Una forte dipendenza a breve termine dagli afflussi di capitali mette a nudo il rischio di improvvisa inversione dei flussi in caso di un forte deterioramento delle condizioni economiche. Tuttavia, la graduale ripresa degli investimenti esteri diretti dovrebbe contribuire a ridurre i rischi di un brusco rallentamento. Il tasso di inflazione rimane elevato Attestandosi a circa il 9% su base annua, l’inflazione rimane ben al di sopra della zona di comfort stabilita dalla Banca Centrale, i prezzi per il cibo e l’olio sono fortemente aumentati. Tuttavia, l’inflazione di fondo, una misura che esclude materie prime volatili e prezzi dei prodotti alimentari, è comunque rallentata. La Banca Centrale si aspetta che l’inflazione diminuisca ulteriormente nei prossimi mesi. Pertanto, la politica monetaria in Turchia diventerà probabilmente più favorevole per la crescita futura, senza comunque perdere di vista la stabilità finanziaria e l’afflusso di capitali che probabilmente subirà un’accelerazione. La stessa Banca Centrale della Repubblica Turca ha infatti sottolineato che le recenti decisioni delle principali banche centrali per aumentare ulteriormente il loro sostegno alle loro economie potrebbero portare eventuali capitali in eccesso in Turchia e quindi compromettere il lento riequilibrio dell’economia. Opportunità d’affari in Turchia Estratto dell’intervista con Levent Durukan, Trade Commissioner, Ambasciata svizzera, Ankara Levent Durukan Potete trovare l’intervista competa a Levent Durukan sul sito www.osec.ch (Paese Turchia) La Turchia si trova in una posizione geografica d’importanza strategica all’incrocio tra l’Europa e il Medio Oriente; inoltre ha legami storici e culturali sia con l’Europa sia con il Medio Oriente. In questo contesto, quale ruolo gioca? “Negli ultimi anni, la Turchia ha rivestito un ruolo economico e politico più attivo sulla scena internazionale. La nuova politica può essere considerata come la conseguenza naturale ai cambiamenti delle tendenze globali. Il Paese tenta di diversificare i suoi interessi politici ed economici al fine di sfruttare in modo ottimale il potenziale dei suoi vantaggi geopolitici, intensificando i legami con i vicini e le Nazioni con cui condivide legami culturali, geografici e storici (per esempio il Medio Oriente, i Balcani, l’Asia centrale e l’Africa del Nord). Inoltre, mira a scambi con nuovi partner in mercati insoliti quali il Sub Sahara, l’Asia e l’America Latina. Le strategie adottate prendono in considerazione regioni trascurate o inesplorate che le consentono di aumentare gli scambi economici e politici. In breve, la Turchia sta reinterpretando il suo ruolo di ponte tra Est e Ovest”. Le riforme politico-economiche adottate in seguito alle crisi finanziarie del 2001-2002 hanno rafforzato l’economia: infatti, la Turchia vanta un periodo di notevole crescita negli ultimi dieci anni, raggiungendo quota 9,2% nel 2010. L’anno scorso la crescita si attestava all’8,5%: si tratta del secondo tasso a livello mondiale, superato solo dalla Cina. Può identificare le riforme più importanti e indicare dove vi sono ancora margini di miglioramento? “La liberalizzazione economica è iniziata negli anni ‘80 con una serie di decisioni per instaurare un sistema economico rivolto verso l’esterno e basato sul mercato. Nel 2003 la nuova legge sugli investimenti diretti esteri è stata introdotta per facilitare il flusso di capitali verso la Turchia e per migliorare il clima degli investimenti. A luglio 2012 il codice del commercio in vigore da mezzo secolo è stato sostituito al fine di portare il Governo societario al livello degli standard internazionali. Grazie all’implementazione riuscita delle operazioni di salvataggio guidate dal Fondo monetario internazionale, la Turchia si è ripresa velocemente dalle due crisi finanziarie del 2001-2002. La diversificazione dei mercati d’esportazione, le riforme del sistema sanitario e della previdenza sociale, la ristrutturazione della gestione economica e dei ministeri esecutivi per renderli più efficienti, nuovi programmi d’incentivi destinati all’attività di ricerca e sviluppo e ai settori critici nonché la riorganizzazione dell’amministrazione fiscale sono ulteriori misure volte a stimolare la crescita economica a breve e lungo termine. Negli anni dal 2002 al 2008, l’ambiente finanziario mondiale favorevole, la stabilità politica all’interno del Paese, le politiche economiche sostenute dal FMI e l’avvio dei negoziati di adesione all’UE (2005) hanno reso la Turchia una delle economie emergenti con la più forte crescita. Negli ultimi anni, in assenza di disposizioni da parte del FMI e di pressione da parte dell’UE, il programma periodico del Governo «Medium Term Program», che fissa gli obiettivi macroeconomici triennali, è diventato la principale linea guida della Turchia, permettendole di esprimere la sua indipendenza e l’abilità di «camminare con le proprie gambe». Malgrado le prospettive globali incerte, in confronto ai Paesi vicini, l’economia turca è uscita rafforzata dalla crisi grazie alla disciplina fiscale, a una forte spesa privata e alla diversificazione dei mercati d’esportazione. I tassi di crescita si sono quindi ripresi dopo la forte contrazione nel 2009. La Turchia deve accelerare le riforme in ambito fiscale, lavorativo, giudiziario e formativo se vuole diventare più competitiva e raggiungere una crescita durevole a lungo termine”. Le relazioni economiche tra la Turchia e la Svizzera si basano sull’Accordo di libero scambio entrato in vigore nel 1992. La Turchia è un partner commerciale importante e un mercato promettente per i prodotti svizzeri. Metà delle esportazioni rossocrociate verso la Turchia sono prodotti farmaceutici e chimici, seguiti dai macchinari e i componenti elettronici. Quali altri beni potrebbero trovare terreno fertile? “La Convenzione in materia di promozione e protezione reciproca degli investimenti (1988), l’Accordo di libero scambio AELS-Turchia (1992) e la Convenzione volta a evitare le doppie imposizioni che entrerà in vigore a gennaio 2013 costituiscono un ottimo quadro giuridico per il commercio bilaterale e le attività economiche tra Svizzera e Turchia. I dati storici evidenziano un aumento delle esportazioni bilaterali di oltre il 70% tra il 1990 e il 2000. Questo slancio è continuato negli ultimi dieci anni. La bilancia commerciale è ancora a favore della Svizzera. La Svizzera è un importante investitore in Turchia. Secondo la Banca nazionale svizzera, i capitali investiti ammontavano a 2,9 miliardi di franchi alla fine del 2010, creando oltre 15’000 impieghi. Queste somme sono state destinate alle industrie chimica, farmaceutica e manifatturiera. Secondo il Ministero turco dell’economia, attualmente oltre 600 imprese svizzere hanno una succursale o un ufficio di rappresentanza in Turchia. Oltre agli ambiti citati nella sua domanda, altre opportunità d’affari si presentano alle aziende esportatrici e agli investitori svizzeri nei settori energia, ambiente, trasporto, sanità, tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) nonché nel commercio al dettaglio e nell’agricoltura. In Turchia, la domanda energetica e il consumo elettrico aumentano di pari passo con lo sviluppo economico. Il Paese necessita di investimenti per oltre 200 miliardi di dollari nella produzione elettrica nei prossimi vent’anni se vuole soddisfare la crescente richiesta. I rifiuti e la loro gestione, le acque reflue e il loro trattamento sono ambiti che richiedono importanti investimenti immediati e sull’arco di dieci anni al fine di allineare il settore ambientale della Turchia ai livelli dell’UE. Il settore dei trasporti è un altro ambito che richiede forti investimenti. I progetti del Governo comprendono il raddoppio della rete ferroviaria soprattutto per i treni ad alta velocità, la costruzione di nuove autostrade e ponti che colleghino le principali zone economiche, la ristrutturazione e/o l’ampliamento degli aeroporti esistenti nonché l’edificazione di nuovi. Inoltre, da dieci anni il settore sanitario turco è sottoposto a una revisione volta ad aumentarne la qualità, l’efficienza e l’accesso. La costruzione di nosocomi pubblici e privati come pure l’acquisto di apparecchiature e sistemi high-tech costituiscono un’ottima piattaforma per le aziende attive nel medtech. Oltre agli investimenti pubblici nelle ICT volti a fornire quadri comandi intelligenti e PC tablet a 15 milioni di studenti nell’intera nazione (per un valore di 5 miliardi di dollari), il settore privato è altrettanto dinamico. Il grado di penetrazione dei cellulari nelle economie domestiche e l’accesso a Internet all’interno delle aziende superano il 90%. Si stima che il commercio al dettaglio, la forza trainante dei consumi interni, possa superare i 300 miliardi di dollari nell’anno corrente. Tutti i settori citati e il dinamismo dell’economia turca in generale creano opportunità d’affari per le aziende svizzere disposte a guardare oltre le destinazioni tradizionali dell’export per espandersi in un mercato emergente e nelle sue zone limitrofe”. 43 Eventi Turchia: aspetti culturali in pillole Intervista con Alberto Silini, Responsabile Mercati Vicini, Osec Alberto Silini La Turchia rappresenta un caso significativo di possibile coesistenza tra Islam e democrazia. Come si riflette questa coesistenza negli affari? “Avendo rapporti commerciali con la Turchia credo che entrambi gli aspetti influenzino le situazioni e i contatti. Io non parlerei di cultura islamica o di democrazia: direi piuttosto che la Turchia ha molte influenze occidentali e sicuramente anche molte orientali. Non c’è dubbio che i turchi siano eccellenti uomini d’affari. Negoziare con un partner turco in alcuni casi può ricordare la contrattazione in un bazar: discutere i dettagli di un contratto e le varie condizioni può richiedere molto più tempo e perseveranza di quanto siamo abituati alle nostre latitudini. Anche il rispetto della gerarchia nelle imprese è sicuramente più «orientale». Comunque si tratta di una cultura molto orientata al successo commerciale. Non si può tuttavia nascondere, che il modo di vivere moderno delle grandi metropoli è sempre più europeo. Anche nel mondo tecnologico le tendenze più seguite e rispettate sono quelle provenienti dall’Europa”. Cosa è «lecito» fare e cosa è invece opportuno non fare con partner commerciali turchi (do’s and don’ts)? “Il modo di fare «turco» è molto gentile e cortese. L’accoglienza è molto calorosa perché il visitatore (che sia cliente o fornitore) viene considerato come un ospite e questa cerimonia d’accoglienza è sempre rispettata. Un «no» secco, senza prima aver argomentato a dovere, viene considerato come una scortesia e declinare una richiesta cortese può essere interpretato molto negativamente. Difficile è anche il mettere sul tavolo con chiarezza i problemi: anche questo può essere interpretato come offensivo. Fare del brainstorming o discutere può diventare difficile, perché i turchi raramente ritirano una cosa già detta. Insomma, ci vuole una buona dose di capacità diplomatiche, di empatia e sicuramente di rispetto per la loro cultura. Il modo di vestire è classico elegante. Anche ai turchi piacciono sempre di più le grandi marche della moda occidentale. Ci si aspetta un outfit corretto e classico. Nelle relazioni d’affari di lunga durata viene tollerato uno stile un po’ più casual. In Turchia non è raro che si ricevano regali durante le visite di lavoro. Perciò è bene tenere sempre pronti dei regali per clienti, fornitori, partner. I regali sono sempre bene accetti. Però, attenzione, mai donarli durante le trattative: viene interpretato come corruzione. Una conversazione viene aperta con un «Merhaba» che vuol dire «buongiorno» ed anche con un «Nasilsiniz» ossia «come va? ». Dopo viene discussa la provenienza geografica e familiare. Mostrare rispetto verso la bellezza della Turchia o l’accoglienza riservata può rivelarsi molto positivo. Dato che il calcio è molto presente, non nuoce conoscere i tre grandi club calcistici di Istanbul: il Galatasaray, il Besiktas e il Fenerbahce. Non vengono richieste conoscenze specifiche della cultura e della storia turche. Vi sono tuttavia temi tabù: i diritti umani, la questione degli Armeni e il ruolo delle forze armate turche nelle zone dei Curdi. Qualora venissero menzionati questi temi, è meglio comportarsi da buon ascoltatore senza fare prevalere troppo la propria opinione. I turchi hanno anche un gran senso dello humor e non è raro che, anche in fase di trattativa, inizino a raccontare barzellette. Perciò non è male averne pronte un paio per poter tenere il passo con loro!” GLI Aspetti doganali, di spedizione e trasporto in Turchia di Angelo Betto, Direttore operativo, Cippà Trasporti SA Angelo Betto Effettuare spedizioni in Turchia, sia dal punto di vista logistico che doganale non risulta complicato, tuttavia è consigliabile conoscere le caratteristiche che ne regolano i rapporti prima di intraprendere una relazione commerciale con questo magnifico Paese. In primo luogo parliamo delle modalità di trasporto: può essere, combinato (via terra + mare ) oppure via aerea. Il trasporto combinato viene effettuato tramite camion tradizionale che si occupa del ritiro presso l’azienda che ha approntato la spedizione, per poi recarsi, abitualmente, fino al porto di Trieste dove viene imbarcato e raggiunge via mare i principali porti della Turchia (Istanbul e Izmir). Trieste è l’unico porto italiano che ha un collegamento diretto sulla Turchia, mentre Ancona, Bari e Brindisi godono di un collegamento con il porto di Patrasso (Grecia) dal quale il camion, successivamente, continua il suo percorso via strada. Ovviamente è possibile anche inviare la merce per via aerea, gli aeroporti principali in Svizzera sono Ginevra, Zurigo e Basilea e quelli di destino in Turchia Istanbul, Ankara, Izmir e Antalya. Dal punto di vista della documentazione doganale è richiesta la fattura di vendita (ove siano indicati numero dei colli, peso lordo, peso netto, descrizione della merce e valore) con possibilità di emettere (per le merce avente origine Svizzera) il certificato EUR.1. che, in base agli accordi bilaterali tra Svizzera e Turchia, permette all’importatore turco di non pagare il dazio al momento dell’importazione. Da notare che le aziende importatrici turche stipulano (con validità annuale) una delega di sdoganamento con uno spedizioniere, che sarà poi l’unico autorizzato 44 Ticino Business ad effettuare le operazioni doganali per suo conto sul territorio turco. Per tale motivo, durante le trattative commerciali di vendita del prodotto, è frequentemente utilizzata la resa Incoterms DAT (delivery at terminal) che comporta l’assunzione di tutti i costi di trasporto dal proprio magazzino sino al terminal doganale turco di destinazione. La merce, una volta arrivata al terminal doganale indicato (per il combinato, spesso, Istanbul e in altri casi Ankara, Izmir e Bursa), viene presa in carico dallo spedizioniere stesso che si occupa delle operazioni doganali di importazione e della riconsegna del materiale al cliente finale. Anche i termini di pagamento hanno una valenza molto importante. Il vecchio metodo di accordo CAD (cash against document) oltre il pagamento tramite “lettera di credito” (che prevede la presentazione presso la Banca indicata dal compratore dei documenti originali che attestano l’avvenuto invio del materiale) è stato ormai sostituito dalla più attuale formula del “pagamento anticipato”: in questo caso il venditore da il via alla spedizione dal proprio magazzino solo dopo aver ricevuto il pagamento da parte dell’acquirente turco. Noi di Cippà Trasporti intratteniamo da anni rapporti stabili con questo Paese e siamo in grado di fornire ai nostri clienti tutta l’assistenza e la consulenza necessarie al fine di garantire la buona riuscita di ogni spedizione nei tempi e nelle modalità concordate. Per qualsiasi esigenza contattateci, saremo lieti di mettere le nostre conoscenze a Vostra disposizione. L’esperienza in Turchia di TEQ SA di Francesco Prioglio, Procuratore generale TEQ SA Breve profilo dell’azienda TEQ si occupa principalmente della gestione elettronica del motore, cambio, sospensioni, luci, ecc. su autobus urbani, sui quali è stata la prima in Europa a sviluppare un impianto sfruttando un protocollo di trasmissione precipuo per l’uso automobilistico, il “CAN”, sviluppato dalla BOSCH. La chiave del successo, rispetto ad altre aziende di elettronica, che si limitano ad occuparsi di hardware o di software, è la produzione di un prodotto finito. I produttori di hardware automotive, generalmente, sono multinazionali che non amano dare informazioni dettagliate sul prodotto, sbarrando la strada ad aziende che si occupino esclusivamente di software. Il prodotto TEQ è di nicchia, con il vantaggio di una concorrenza limitata ma con un altrettanto limitato numero di clienti: i costruttori di autobus urbani, infatti, in Europa si contano sulle dita di una mano. Le prime applicazioni del sistema nel settore (1990), furono effettuate per la Soc. MAURI & C. di Desio (Italia), piccolo produttore di autobus urbani, grazie alla lungimiranza e caparbietà del titolare dell’azienda, Ambrogio Mauri, che aveva visto nel sistema elettronico dedicato all’autobus urbano una grande innovazione tecnologica, con cinque anni di anticipo sui grandi costruttori. La facilità di gestione delle molteplici funzioni del veicolo non più gestite legate a centinaia di relais tramite chilometri di cavi, oltre ad essere una forma di sopravvivenza per una piccola azienda, qual era la Mauri dell’epoca, le permetteva di competere, economicamente e tecnicamente, con le grandi aziende del settore (Mercedes, Iveco, BredaMenarini), anch’esse successivamente divenute clienti della TEQ. Analoghe considerazioni della MAURI sulla possibilità di un piccola azienda di sopravvivere solo con prodotti innovativi, sono state fatte proprie dalla TEQ che, sulla scia di questa esperienza si è dedicata a sviluppare quelle parti elettroniche specifiche per l’autobus neglette dalle grandi imprese del settore (VDOBOSCH-ACTIA) che adattano parti destinate ad altri veicoli industriali. Perché la Turchia? La Turchia, dagli anni ‘80, è stata la Nazione dove le grandi case automobilistiche, approfittando di leggi sul lavoro meno restrittive di quelle europee, hanno concentrato la loro produzione. Sulla loro scia sono sorte alcune carrozzerie locali che iniziarono ad avere una loro produzione per il mercato interno, ed oggi anche per quello esterno (vedi Otokar qui a Lugano per la società di Navigazione). Alla ricerca di nuovi clienti al di fuori dell’Italia, negli anni ‘90 abbiamo cercato di contattare gli uffici tecnici di queste aziende e fummo subito confrontati con un altro problema: l’inglese lo parlavano ad alto livello, ma le decisioni venivano prese su suggerimenti di tecnici che non lo parlavano. Fu un buco nell’acqua. Perché il contatto con il cliente abbia successo dev’essere continuo ed avvenire nella lingua locale. Ripartimmo da zero: eventuali possibili rappresentanti locali non riuscivano a capire né l’importanza, né le implicazioni d’un prodotto innovativo come il nostro ed alla fine assumemmo un ingegnere, perfetto bilingue. Fu un’esperienza positiva, sotto il profilo del contatto locale costante, ma il nostro ingegnere finì per essere assunto come capo del nuovo progetto da uno dei possibili clienti, e noi perdemmo l’investimento. Abbiamo pertanto cercato di legare di più alla nostra azienda una nuova persona: fortuna volle che durante il periodo di stage si sposasse in Svizzera. Questo avvenimento c’insegnò un piccolo trucco che cerchiamo di ripetere nelle altre nazioni dove operiamo: la persona deve avere legami in Svizzera, viverci e fare lunghe trasferte periodiche nel suo paese, dove ha altri legami familiari, ma mantenendo la base a Lugano. Una situazione vantaggiosa per entrambi ed un dipendente fedele. L’esperienza in Turchia Il nostro lavoro, dovunque svolto, ha un’evoluzione lunga: prima l’ufficio tecnico dell’azienda acquirente si deve convincere della necessità dell’innovazione; poi dobbiamo attendere che entri nei loro piani la costruzione di un nuovo modello e l’adozione del nostro prodotto ed infine che diventi parte del progetto ed essere omologato unitamente al veicolo. Il tutto comporta da uno a due anni d’investimento. Quando tutto ciò si avveri, inizia la produzione del veicolo e da una posizione di debolezza, passiamo ad una di forza, diventando un fornitore strategico. Per tutta la vita del veicolo, saremo presenti con le nostre forniture; se venissero meno, pur rappresentando solo il 2% del valore globale del veicolo, potremmo bloccare una linea di produzione. Evidentemente, per noi piccola azienda, la correttezza nei rapporti ed il mantenimento delle promesse è un obbligo: una multinazionale può sbagliare, noi no, saremmo fuori dal mercato immediatamente. Una cosa positiva della Turchia è il sistema di pagamento. Per favorire il sistema bancario interno, la merce che risulti non pagata al momento dell’importazione è sottoposta ad una imposta aggiuntiva del 3%. La burocrazia degli uffici dogali è un handicap: l’abbiamo superato rendendo la nostra merce EXW. Un po’ d’attenzione nella compilazione della documentazione ed il rischio di ritardi nelle consegne è scongiurato. La soluzione è costata qualcosina a causa dello sconto che abbiamo concesso, ma ci ha evitato molti problemi. Grazie all’aiuto dell’Osec ci siamo rivolti a questo ed ad altri mercati, grazie ad un prodotto all’avanguardia, abbiamo vinto una gara per la fornitura dell’equipaggiamento di 500 veicoli ad una carrozzeria turca appaltatrice di veicoli per la città di Istanbul, e questo ci fa ben sperare sia per ampliare la nostra presenza nel mercato turco, sia per ripeterla in altre Nazioni. 45