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Eventi
Turchia:
l’ascesa della tigre del Bosforo
Lo scorso 10 ottobre, presso la Sala Multiuso di Paradiso, si è tenuto un interessante evento che ha
presentato le opportunità di business in Turchia.
Organizzato dalla Cc-Ti in collaborazione con Osec, Credit Suisse e Cippà Trasporti, il pomeriggio
informativo ha messo in evidenza i punti di forza della Nazione turca e le diverse possibilità per entrare
in affari con uno Stato, la cui crescita economica è costante. Buona lettura!
I relatori intervenuti, da sin.: M. Botteron, A. Silini, F. Prioglio,
L. Durukan, A. Betto e M. Passalia
Turchia: da un “atterraggio morbido”
ad una nuova accelerazione
Maxime Botteron
di Maxime Botteron, Global Economic Research, Credit Suisse
Dopo la crisi finanziaria del 2008/09, l’attività economica in Turchia
è ripresa con vigore. Il PIL è aumentato del 9,2% e 8,5% per anno
rispettivamente nel 2010 e 2011, rispetto al 4,5% e 4,8% della zona
orientale europea nel suo complesso. Tuttavia, questa forte crescita
economica è stata sostanzialmente trainata dalla domanda interna,
mentre la dinamica delle esportazioni è rimasta debole, con un conseguente peggioramento degli squilibri nell’economia nazionale e nella
posizione esterna.
La crescita economica dovrebbe accelerare nel 2013
Con il deterioramento delle prospettive dell’economia mondiale legato
alla crisi del debito sovrano nella zona euro e la politica monetaria
più restrittiva avviata da parte della Banca Centrale della Repubblica
Turca, la crescita economica è rallentata sensibilmente nella seconda
metà del 2011 e il PIL ha subito una contrazione pari allo 0,1% nel 1°
trimestre del 2012 (in termini trimestrali). Se la crescita ha avuto un
impulso favorevole negli ultimi mesi, dovrebbe comunque restare al di
sotto del tasso di crescita registrato nel periodo 2010/11 per i prossimi
trimestri. Ci aspettiamo che l’economia globale recuperi lentamente
terreno nel 2013, per via delle ulteriori misure di stimolo attuate dalle
maggiori banche centrali dei Paesi industriali, l’afflusso di capitali
dovrebbe riprendere e quindi sostenere la crescita in Turchia attraverso
condizioni del credito più semplici. Stimiamo che la crescita reale del
PIL sia del 3,0% per quest’anno e del 4,5% per il 2013.
42 Ticino Business
Gli squilibri nei settori interni ed esterni sono ancora fonte di rischio
La forte ripresa economica nel 2010/11 in Turchia ha portato a crescenti squilibri. Poiché la crescita era ancora contenuta in molti
mercati industriali, che assorbono circa la metà delle esportazioni
turche, le esportazioni non sono progredite allo stesso ritmo dell’economia nazionale. Questa situazione ha portato ad un deterioramento
della posizione esterna dell’economia turca. Il disavanzo delle partite
correnti si è ampliato notevolmente, principalmente a causa del crescente deficit commerciale e nonostante la richiesta più forte per le
merci turche in Medio Oriente. Allo stesso tempo, la Turchia ha visto
un forte aumento degli afflussi di capitale mentre le banche centrali
nei mercati sviluppati hanno mantenuto la loro politica dei tassi vicino allo zero dopo la crisi finanziaria, e gli investitori hanno iniziato una
“caccia al rendimento”. Tuttavia, in Turchia, questi afflussi di capitali
erano per lo più di breve termine e volatili, ed hanno contribuito a
finanziare in larga misura il disavanzo delle partite correnti. Anche
se il disavanzo delle partite correnti è sceso dall’11% del PIL di circa
l’8% del PIL nel 2° trimestre del 2012, l’affidamento dell’economia
turca sugli afflussi di capitale rimane notevole. Una forte dipendenza
a breve termine dagli afflussi di capitali mette a nudo il rischio di
improvvisa inversione dei flussi in caso di un forte deterioramento
delle condizioni economiche. Tuttavia, la graduale ripresa degli investimenti esteri diretti dovrebbe contribuire a ridurre i rischi di un
brusco rallentamento.
Il tasso di inflazione rimane elevato
Attestandosi a circa il 9% su base annua, l’inflazione rimane ben al di
sopra della zona di comfort stabilita dalla Banca Centrale, i prezzi per
il cibo e l’olio sono fortemente aumentati. Tuttavia, l’inflazione di fondo, una misura che esclude materie prime volatili e prezzi dei prodotti
alimentari, è comunque rallentata. La Banca Centrale si aspetta che
l’inflazione diminuisca ulteriormente nei prossimi mesi. Pertanto, la politica monetaria in Turchia diventerà probabilmente più favorevole per la
crescita futura, senza comunque perdere di vista la stabilità finanziaria
e l’afflusso di capitali che probabilmente subirà un’accelerazione. La
stessa Banca Centrale della Repubblica Turca ha infatti sottolineato
che le recenti decisioni delle principali banche centrali per aumentare ulteriormente il loro sostegno alle loro economie potrebbero portare
eventuali capitali in eccesso in Turchia e quindi compromettere il lento
riequilibrio dell’economia.
Opportunità d’affari in Turchia
Estratto dell’intervista con Levent Durukan, Trade Commissioner,
Ambasciata svizzera, Ankara
Levent Durukan
Potete trovare l’intervista competa a Levent Durukan sul sito www.osec.ch (Paese Turchia)
La Turchia si trova in una posizione geografica d’importanza strategica
all’incrocio tra l’Europa e il Medio Oriente; inoltre ha legami storici e
culturali sia con l’Europa sia con il Medio Oriente. In questo contesto,
quale ruolo gioca?
“Negli ultimi anni, la Turchia ha rivestito un ruolo economico e politico più attivo sulla scena internazionale. La nuova politica può essere
considerata come la conseguenza naturale ai cambiamenti delle tendenze globali. Il Paese tenta di diversificare i suoi interessi politici ed
economici al fine di sfruttare in modo ottimale il potenziale dei suoi
vantaggi geopolitici, intensificando i legami con i vicini e le Nazioni con
cui condivide legami culturali, geografici e storici (per esempio il Medio
Oriente, i Balcani, l’Asia centrale e l’Africa del Nord). Inoltre, mira a
scambi con nuovi partner in mercati insoliti quali il Sub Sahara, l’Asia e
l’America Latina. Le strategie adottate prendono in considerazione regioni trascurate o inesplorate che le consentono di aumentare gli scambi
economici e politici. In breve, la Turchia sta reinterpretando il suo ruolo
di ponte tra Est e Ovest”.
Le riforme politico-economiche adottate in seguito alle crisi finanziarie
del 2001-2002 hanno rafforzato l’economia: infatti, la Turchia vanta un
periodo di notevole crescita negli ultimi dieci anni, raggiungendo quota
9,2% nel 2010. L’anno scorso la crescita si attestava all’8,5%: si tratta
del secondo tasso a livello mondiale, superato solo dalla Cina. Può
identificare le riforme più importanti e indicare dove vi sono ancora
margini di miglioramento?
“La liberalizzazione economica è iniziata negli anni ‘80 con una serie di
decisioni per instaurare un sistema economico rivolto verso l’esterno e
basato sul mercato. Nel 2003 la nuova legge sugli investimenti diretti
esteri è stata introdotta per facilitare il flusso di capitali verso la Turchia
e per migliorare il clima degli investimenti. A luglio 2012 il codice del
commercio in vigore da mezzo secolo è stato sostituito al fine di portare
il Governo societario al livello degli standard internazionali. Grazie all’implementazione riuscita delle operazioni di salvataggio guidate dal Fondo
monetario internazionale, la Turchia si è ripresa velocemente dalle due
crisi finanziarie del 2001-2002. La diversificazione dei mercati d’esportazione, le riforme del sistema sanitario e della previdenza sociale,
la ristrutturazione della gestione economica e dei ministeri esecutivi
per renderli più efficienti, nuovi programmi d’incentivi destinati all’attività di ricerca e sviluppo e ai settori critici nonché la riorganizzazione
dell’amministrazione fiscale sono ulteriori misure volte a stimolare la
crescita economica a breve e lungo termine. Negli anni dal 2002 al
2008, l’ambiente finanziario mondiale favorevole, la stabilità politica
all’interno del Paese, le politiche economiche sostenute dal FMI e l’avvio dei negoziati di adesione all’UE (2005) hanno reso la Turchia una
delle economie emergenti con la più forte crescita. Negli ultimi anni, in
assenza di disposizioni da parte del FMI e di pressione da parte dell’UE,
il programma periodico del Governo «Medium Term Program», che fissa
gli obiettivi macroeconomici triennali, è diventato la principale linea
guida della Turchia, permettendole di esprimere la sua indipendenza e
l’abilità di «camminare con le proprie gambe». Malgrado le prospettive
globali incerte, in confronto ai Paesi vicini, l’economia turca è uscita rafforzata dalla crisi grazie alla disciplina fiscale, a una forte spesa privata
e alla diversificazione dei mercati d’esportazione. I tassi di crescita si
sono quindi ripresi dopo la forte contrazione nel 2009. La Turchia deve
accelerare le riforme in ambito fiscale, lavorativo, giudiziario e formativo
se vuole diventare più competitiva e raggiungere una crescita durevole
a lungo termine”.
Le relazioni economiche tra la Turchia e la Svizzera si basano sull’Accordo di libero scambio entrato in vigore nel 1992. La Turchia è un
partner commerciale importante e un mercato promettente per i prodotti svizzeri. Metà delle esportazioni rossocrociate verso la Turchia sono
prodotti farmaceutici e chimici, seguiti dai macchinari e i componenti
elettronici. Quali altri beni potrebbero trovare terreno fertile?
“La Convenzione in materia di promozione e protezione reciproca degli
investimenti (1988), l’Accordo di libero scambio AELS-Turchia (1992) e
la Convenzione volta a evitare le doppie imposizioni che entrerà in vigore
a gennaio 2013 costituiscono un ottimo quadro giuridico per il commercio
bilaterale e le attività economiche tra Svizzera e Turchia. I dati storici
evidenziano un aumento delle esportazioni bilaterali di oltre il 70% tra il
1990 e il 2000. Questo slancio è continuato negli ultimi dieci anni. La
bilancia commerciale è ancora a favore della Svizzera. La Svizzera è un
importante investitore in Turchia. Secondo la Banca nazionale svizzera, i
capitali investiti ammontavano a 2,9 miliardi di franchi alla fine del 2010,
creando oltre 15’000 impieghi. Queste somme sono state destinate alle
industrie chimica, farmaceutica e manifatturiera. Secondo il Ministero
turco dell’economia, attualmente oltre 600 imprese svizzere hanno una
succursale o un ufficio di rappresentanza in Turchia. Oltre agli ambiti citati nella sua domanda, altre opportunità d’affari si presentano alle
aziende esportatrici e agli investitori svizzeri nei settori energia, ambiente, trasporto, sanità, tecnologie dell’informazione e della comunicazione
(ICT) nonché nel commercio al dettaglio e nell’agricoltura. In Turchia, la
domanda energetica e il consumo elettrico aumentano di pari passo con
lo sviluppo economico. Il Paese necessita di investimenti per oltre 200
miliardi di dollari nella produzione elettrica nei prossimi vent’anni se vuole
soddisfare la crescente richiesta. I rifiuti e la loro gestione, le acque reflue
e il loro trattamento sono ambiti che richiedono importanti investimenti
immediati e sull’arco di dieci anni al fine di allineare il settore ambientale
della Turchia ai livelli dell’UE. Il settore dei trasporti è un altro ambito
che richiede forti investimenti. I progetti del Governo comprendono il
raddoppio della rete ferroviaria soprattutto per i treni ad alta velocità, la
costruzione di nuove autostrade e ponti che colleghino le principali zone
economiche, la ristrutturazione e/o l’ampliamento degli aeroporti esistenti
nonché l’edificazione di nuovi. Inoltre, da dieci anni il settore sanitario turco è sottoposto a una revisione volta ad aumentarne la qualità, l’efficienza
e l’accesso. La costruzione di nosocomi pubblici e privati come pure
l’acquisto di apparecchiature e sistemi high-tech costituiscono un’ottima
piattaforma per le aziende attive nel medtech. Oltre agli investimenti
pubblici nelle ICT volti a fornire quadri comandi intelligenti e PC tablet
a 15 milioni di studenti nell’intera nazione (per un valore di 5 miliardi di
dollari), il settore privato è altrettanto dinamico. Il grado di penetrazione
dei cellulari nelle economie domestiche e l’accesso a Internet all’interno
delle aziende superano il 90%. Si stima che il commercio al dettaglio, la
forza trainante dei consumi interni, possa superare i 300 miliardi di dollari
nell’anno corrente. Tutti i settori citati e il dinamismo dell’economia turca
in generale creano opportunità d’affari per le aziende svizzere disposte a
guardare oltre le destinazioni tradizionali dell’export per espandersi in un
mercato emergente e nelle sue zone limitrofe”.
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Eventi
Turchia: aspetti culturali in pillole
Intervista con Alberto Silini, Responsabile Mercati Vicini, Osec
Alberto Silini
La Turchia rappresenta un caso significativo di possibile coesistenza tra Islam e
democrazia. Come si riflette questa coesistenza negli affari?
“Avendo rapporti commerciali con la Turchia credo che entrambi gli
aspetti influenzino le situazioni e i contatti. Io non parlerei di cultura
islamica o di democrazia: direi piuttosto che la Turchia ha molte influenze occidentali e sicuramente anche molte orientali. Non c’è dubbio che i
turchi siano eccellenti uomini d’affari. Negoziare con un partner turco in
alcuni casi può ricordare la contrattazione in un bazar: discutere i dettagli di un contratto e le varie condizioni può richiedere molto più tempo
e perseveranza di quanto siamo abituati alle nostre latitudini. Anche il
rispetto della gerarchia nelle imprese è sicuramente più «orientale». Comunque si tratta di una cultura molto orientata al successo commerciale. Non si può tuttavia nascondere, che il modo di vivere moderno delle
grandi metropoli è sempre più europeo. Anche nel mondo tecnologico le
tendenze più seguite e rispettate sono quelle provenienti dall’Europa”.
Cosa è «lecito» fare e cosa è invece opportuno non fare con partner commerciali
turchi (do’s and don’ts)?
“Il modo di fare «turco» è molto gentile e cortese. L’accoglienza è molto
calorosa perché il visitatore (che sia cliente o fornitore) viene considerato
come un ospite e questa cerimonia d’accoglienza è sempre rispettata.
Un «no» secco, senza prima aver argomentato a dovere, viene considerato come una scortesia e declinare una richiesta cortese può essere
interpretato molto negativamente. Difficile è anche il mettere sul tavolo
con chiarezza i problemi: anche questo può essere interpretato come
offensivo. Fare del brainstorming o discutere può diventare difficile,
perché i turchi raramente ritirano una cosa già detta. Insomma, ci vuole
una buona dose di capacità diplomatiche, di empatia e sicuramente di
rispetto per la loro cultura. Il modo di vestire è classico elegante. Anche
ai turchi piacciono sempre di più le grandi marche della moda occidentale. Ci si aspetta un outfit corretto e classico. Nelle relazioni d’affari di
lunga durata viene tollerato uno stile un po’ più casual. In Turchia non
è raro che si ricevano regali durante le visite di lavoro. Perciò è bene
tenere sempre pronti dei regali per clienti, fornitori, partner. I regali sono
sempre bene accetti. Però, attenzione, mai donarli durante le trattative:
viene interpretato come corruzione. Una conversazione viene aperta con
un «Merhaba» che vuol dire «buongiorno» ed anche con un «Nasilsiniz»
ossia «come va? ». Dopo viene discussa la provenienza geografica e familiare. Mostrare rispetto verso la bellezza della Turchia o l’accoglienza
riservata può rivelarsi molto positivo. Dato che il calcio è molto presente,
non nuoce conoscere i tre grandi club calcistici di Istanbul: il Galatasaray, il Besiktas e il Fenerbahce. Non vengono richieste conoscenze
specifiche della cultura e della storia turche. Vi sono tuttavia temi tabù:
i diritti umani, la questione degli Armeni e il ruolo delle forze armate
turche nelle zone dei Curdi. Qualora venissero menzionati questi temi,
è meglio comportarsi da buon ascoltatore senza fare prevalere troppo
la propria opinione.
I turchi hanno anche un gran senso dello humor e non è raro che, anche
in fase di trattativa, inizino a raccontare barzellette. Perciò non è male
averne pronte un paio per poter tenere il passo con loro!”
GLI Aspetti doganali, di spedizione
e trasporto in Turchia
di Angelo Betto, Direttore operativo, Cippà Trasporti SA
Angelo Betto
Effettuare spedizioni in Turchia, sia dal punto di vista logistico che doganale non risulta complicato, tuttavia è consigliabile conoscere le caratteristiche che ne regolano i rapporti prima di intraprendere una relazione
commerciale con questo magnifico Paese. In primo luogo parliamo delle
modalità di trasporto: può essere, combinato (via terra + mare ) oppure
via aerea. Il trasporto combinato viene effettuato tramite camion tradizionale che si occupa del ritiro presso l’azienda che ha approntato la spedizione, per poi recarsi, abitualmente, fino al porto di Trieste dove viene
imbarcato e raggiunge via mare i principali porti della Turchia (Istanbul
e Izmir). Trieste è l’unico porto italiano che ha un collegamento diretto
sulla Turchia, mentre Ancona, Bari e Brindisi godono di un collegamento
con il porto di Patrasso (Grecia) dal quale il camion, successivamente,
continua il suo percorso via strada. Ovviamente è possibile anche inviare
la merce per via aerea, gli aeroporti principali in Svizzera sono Ginevra,
Zurigo e Basilea e quelli di destino in Turchia Istanbul, Ankara, Izmir e
Antalya. Dal punto di vista della documentazione doganale è richiesta la
fattura di vendita (ove siano indicati numero dei colli, peso lordo, peso
netto, descrizione della merce e valore) con possibilità di emettere (per
le merce avente origine Svizzera) il certificato EUR.1. che, in base agli
accordi bilaterali tra Svizzera e Turchia, permette all’importatore turco
di non pagare il dazio al momento dell’importazione. Da notare che le
aziende importatrici turche stipulano (con validità annuale) una delega
di sdoganamento con uno spedizioniere, che sarà poi l’unico autorizzato
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ad effettuare le operazioni doganali per suo conto sul territorio turco. Per
tale motivo, durante le trattative commerciali di vendita del prodotto, è
frequentemente utilizzata la resa Incoterms DAT (delivery at terminal)
che comporta l’assunzione di tutti i costi di trasporto dal proprio magazzino sino al terminal doganale turco di destinazione. La merce, una
volta arrivata al terminal doganale indicato (per il combinato, spesso,
Istanbul e in altri casi Ankara, Izmir e Bursa), viene presa in carico
dallo spedizioniere stesso che si occupa delle operazioni doganali di
importazione e della riconsegna del materiale al cliente finale. Anche i
termini di pagamento hanno una valenza molto importante. Il vecchio
metodo di accordo CAD (cash against document) oltre il pagamento tramite “lettera di credito” (che prevede la presentazione presso la Banca
indicata dal compratore dei documenti originali che attestano l’avvenuto
invio del materiale) è stato ormai sostituito dalla più attuale formula del
“pagamento anticipato”: in questo caso il venditore da il via alla spedizione dal proprio magazzino solo dopo aver ricevuto il pagamento da
parte dell’acquirente turco. Noi di Cippà Trasporti intratteniamo da anni
rapporti stabili con questo Paese e siamo in grado di fornire ai nostri
clienti tutta l’assistenza e la consulenza necessarie al fine di garantire la
buona riuscita di ogni spedizione nei tempi e nelle modalità concordate.
Per qualsiasi esigenza contattateci, saremo lieti di mettere le nostre
conoscenze a Vostra disposizione.
L’esperienza in Turchia di TEQ SA
di Francesco Prioglio, Procuratore generale TEQ SA
Breve profilo dell’azienda
TEQ si occupa principalmente della gestione elettronica del motore,
cambio, sospensioni, luci, ecc. su autobus urbani, sui quali è stata la
prima in Europa a sviluppare un impianto sfruttando un protocollo di
trasmissione precipuo per l’uso automobilistico, il “CAN”, sviluppato
dalla BOSCH. La chiave del successo, rispetto ad altre aziende di elettronica, che si limitano ad occuparsi di hardware o di software, è la
produzione di un prodotto finito. I produttori di hardware automotive,
generalmente, sono multinazionali che non amano dare informazioni
dettagliate sul prodotto, sbarrando la strada ad aziende che si occupino
esclusivamente di software. Il prodotto TEQ è di nicchia, con il vantaggio di una concorrenza limitata ma con un altrettanto limitato numero
di clienti: i costruttori di autobus urbani, infatti, in Europa si contano
sulle dita di una mano. Le prime applicazioni del sistema nel settore
(1990), furono effettuate per la Soc. MAURI & C. di Desio (Italia), piccolo produttore di autobus urbani, grazie alla lungimiranza e caparbietà
del titolare dell’azienda, Ambrogio Mauri, che aveva visto nel sistema
elettronico dedicato all’autobus urbano una grande innovazione tecnologica, con cinque anni di anticipo sui grandi costruttori. La facilità di
gestione delle molteplici funzioni del veicolo non più gestite legate a
centinaia di relais tramite chilometri di cavi, oltre ad essere una forma
di sopravvivenza per una piccola azienda, qual era la Mauri dell’epoca,
le permetteva di competere, economicamente e tecnicamente, con le
grandi aziende del settore (Mercedes, Iveco, BredaMenarini), anch’esse
successivamente divenute clienti della TEQ. Analoghe considerazioni
della MAURI sulla possibilità di un piccola azienda di sopravvivere solo
con prodotti innovativi, sono state fatte proprie dalla TEQ che, sulla scia
di questa esperienza si è dedicata a sviluppare quelle parti elettroniche
specifiche per l’autobus neglette dalle grandi imprese del settore (VDOBOSCH-ACTIA) che adattano parti destinate ad altri veicoli industriali.
Perché la Turchia?
La Turchia, dagli anni ‘80, è stata la Nazione dove le grandi case automobilistiche, approfittando di leggi sul lavoro meno restrittive di quelle
europee, hanno concentrato la loro produzione. Sulla loro scia sono sorte
alcune carrozzerie locali che iniziarono ad avere una loro produzione
per il mercato interno, ed oggi anche per quello esterno (vedi Otokar
qui a Lugano per la società di Navigazione). Alla ricerca di nuovi clienti
al di fuori dell’Italia, negli anni ‘90 abbiamo cercato di contattare gli
uffici tecnici di queste aziende e fummo subito confrontati con un altro
problema: l’inglese lo parlavano ad alto livello, ma le decisioni venivano prese su suggerimenti di tecnici che non lo parlavano. Fu un buco
nell’acqua. Perché il contatto con il cliente abbia successo dev’essere
continuo ed avvenire nella lingua locale. Ripartimmo da zero: eventuali
possibili rappresentanti locali non riuscivano a capire né l’importanza,
né le implicazioni d’un prodotto innovativo come il nostro ed alla fine
assumemmo un ingegnere, perfetto bilingue. Fu un’esperienza positiva,
sotto il profilo del contatto locale costante, ma il nostro ingegnere finì
per essere assunto come capo del nuovo progetto da uno dei possibili
clienti, e noi perdemmo l’investimento. Abbiamo pertanto cercato di
legare di più alla nostra azienda una nuova persona: fortuna volle che
durante il periodo di stage si sposasse in Svizzera. Questo avvenimento
c’insegnò un piccolo trucco che cerchiamo di ripetere nelle altre nazioni
dove operiamo: la persona deve avere legami in Svizzera, viverci e fare
lunghe trasferte periodiche nel suo paese, dove ha altri legami familiari, ma mantenendo la base a Lugano. Una situazione vantaggiosa per
entrambi ed un dipendente fedele.
L’esperienza in Turchia
Il nostro lavoro, dovunque svolto, ha un’evoluzione lunga: prima l’ufficio tecnico dell’azienda acquirente si deve convincere della necessità dell’innovazione; poi dobbiamo attendere che entri nei loro piani la
costruzione di un nuovo modello e l’adozione del nostro prodotto ed
infine che diventi parte del progetto ed essere omologato unitamente
al veicolo. Il tutto comporta da uno a due anni d’investimento. Quando
tutto ciò si avveri, inizia la produzione del veicolo e da una posizione di
debolezza, passiamo ad una di forza, diventando un fornitore strategico.
Per tutta la vita del veicolo, saremo presenti con le nostre forniture; se
venissero meno, pur rappresentando solo il 2% del valore globale del
veicolo, potremmo bloccare una linea di produzione. Evidentemente, per
noi piccola azienda, la correttezza nei rapporti ed il mantenimento delle
promesse è un obbligo: una multinazionale può sbagliare, noi no, saremmo fuori dal mercato immediatamente. Una cosa positiva della Turchia
è il sistema di pagamento. Per favorire il sistema bancario interno, la
merce che risulti non pagata al momento dell’importazione è sottoposta
ad una imposta aggiuntiva del 3%. La burocrazia degli uffici dogali è un
handicap: l’abbiamo superato rendendo la nostra merce EXW. Un po’
d’attenzione nella compilazione della documentazione ed il rischio di
ritardi nelle consegne è scongiurato. La soluzione è costata qualcosina
a causa dello sconto che abbiamo concesso, ma ci ha evitato molti
problemi. Grazie all’aiuto dell’Osec ci siamo rivolti a questo ed ad altri
mercati, grazie ad un prodotto all’avanguardia, abbiamo vinto una gara
per la fornitura dell’equipaggiamento di 500 veicoli ad una carrozzeria
turca appaltatrice di veicoli per la città di Istanbul, e questo ci fa ben
sperare sia per ampliare la nostra presenza nel mercato turco, sia per
ripeterla in altre Nazioni.
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