MICRO - capitolo 9 (concorrenza imperfetta)

Esercitazioni di Economia politica – Microeconomia ([email protected])
Esercizio
•
Sia      la curva di domanda di un’impresa monopolista. Derivare la curva di
domanda di mercato, la curva del ricavo medio, del ricavo totale e del ricavo
marginale.
Poiché nel mercato c’è una sola impresa, la curva di domanda di mercato coincide con la curva
di domanda dell’impresa monopolista. Inoltre, poiché il ricavo medio è pari al prezzo

∙
( 

 ), è immediato verificare che esso coincide con la curva


di domanda “inversa”, vale a dire   12  . Infine, sapendo che il ricavo totale è pari al
prezzo (rappresentato dalla curva del ricavo medio) moltiplicato per la quantità: ∙ 
!12  " ∙
 12 ∙
#

, il ricavo marginale è $ 
%&'#∙() *
%
 12  2 ∙ . Pertanto, il
ricavo marginale è sempre inferiore al prezzo per un livello di produzione positivo (non nullo)
+ 0.
•
Se -.  /   ∙  è la curva del costo totale dell’impresa monopolista (le rilevanti
economie di scala consentono, quindi, di avere un costo medio decrescente che tende al costo
marginale all’aumentare di ), quale è la quantità che massimizza il profitto? Ciò
equivale a fissare quale prezzo? Calcolare il grado di monopolio o indice di Lerner.
La condizione di ottimo è sempre la stessa (regola “generale” di massimizzazione del
%3
%3
':
profitto): $  $ 45556 12  2 ∙  2 45556 789  #  , che equivale a fissare
un prezzo pari a   12    . Invece, $  $  2. Di conseguenza, è possibile
ottenere dalla differenza tra il prezzo e il costo marginale (ricavo marginale) una misura (%)
del potere di monopolio:
  $   2

≅ 0,1


Per definizione, in concorrenza perfetta l’indice è ovviamente pari a zero.
•
Si determini, inoltre, il profitto (o la perdita) e la (eventuale) perdita netta di
surplus.
Il profitto del monopolista è:  ∙
 ?   ∙   10  2 ∙ 2  21.
Al fine di determinare la (eventuale) perdita netta di surplus è necessario imporre un
confronto (tutt’altro che semplice poiché le funzioni di costo sono in genere molto differenti)
con la forma di mercato in cui il surplus è per definizione massimizzato, vale a dire la
concorrenza perfetta. In concorrenza perfetta la condizione di ottimo si ha in corrispondenza
dell’uguaglianza tra prezzo e costo marginale, cioè   $  2. Sostituendo questo valore
nella curva di domanda si ottiene la relativa quantità ottima: 12  2  10.
P
12
7
2
Cmg
Domanda
Rmg
5
6 10
12
Q
1
Esercitazioni di Economia politica – Microeconomia ([email protected])
L’equilibrio concorrenziale, quindi, prevede un prezzo molto più basso e una quantità
scambiata molto più alta. È immediato verificare che ciò implica una riduzione del surplus
totale (perdita netta) pari all’area del triangolo avente per altezza (@) la riduzione della
quantità offerta rispetto alla concorrenza perfetta (10    ) e per base (A) il ricarico che il
monopolista applica al prezzo rispetto al suo costo marginale, vale a dire   2  . Per cui,
E∙F
#G
BCDCC  #  #  12,.
•
La situazione appena descritta potrebbe essere riferita/estesa ad una impresa
operante in un mercato di concorrenza monopolistica?
In teoria, tale estensione potrebbe essere valida solo per il breve periodo (nel lungo periodo,
infatti, una impresa che opera in un mercato di concorrenza monopolistica fa extraprofitti
nulli come in concorrenza perfetta).
Tuttavia, due questioni “tecniche” rendono inverosimile anche questa possibilità:
•
•
Le curve dei costi rispecchiano quelli della concorrenza perfetta, non vi sono in sostanza
rilevanti economie di scale in concorrenza monopolistica.
Il potere di mercato è troppo forte: l’indice in un mercato di concorrenza monopolistica
dovrebbe essere più vicino a zero (concorrenza perfetta) che a 1.
In definitiva, la concorrenza monopolistica è una forma di mercato molto più vicina alla
concorrenza perfetta che al monopolio. L’unica differenza, infatti, riguarda il prodotto
differenziato. Ciò, però, attribuisce all’impresa un piccolo vantaggio (potere di mercato)
poiché non riguarda l’intero mercato ma solo una sua “nicchia”, porzione (un particolare
gruppo di acquirenti che si sentono molto più soddisfatti dal quel particolare tipo di
prodotto).
2