qui - Aracne editrice

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 

Direttori
Riccardo D B
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Nicola G
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Comitato scientifico
Maurizio C
Università degli Studi di Salerno
Giuseppe D’A
Università degli Studi di Foggia
Rosario D
ISPF–CNR Napoli
Christian M
Humboldt Universität zu Berlin
Renato P
Università degli Studi di Milano
Nicola R
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
 
Tra Ottocento e Novecento si verificano una serie di straordinarie
trasformazioni nelle sintassi filosofiche. A partire dall’“eresia” marxista, passando per l’“ultimativa” ridefinizione nietzschiana, la filosofia
cerca nuovi orizzonti e nuovi ambiti di interesse. La filosofia neocriticista in tutte le sue varianti, declinazioni ed evoluzioni, rappresenta,
da questo punto di vista, una delle risposte più ricche di significato e
di ulteriori sviluppi per la filosofia continentale, entrata in una profonda crisi epistemologica e, più generalmente, di “senso”. La collana
“Krínein” vuole allora provare a indagare questo spazio culturale,
senza particolari limitazioni e senza negarsi interferenze e diacronie
storico–concettuali. Tutto ciò, fondando la propria principale risorsa,
oltre che sull’interesse specifico degli Autori trattati, il più delle volte
con traduzioni inedite in italiano, sul lavoro intenso e pregnante di
una schiera di giovani ricercatori.
Questo volume è parzialmente finanziato con fondi dipartimentali di ricerca anno 
del Dipartimento di Studi umanistici, Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Scienza, cultura e storia
Cinque saggi di Ernst Cassirer
Traduzione italiana e cura di
Alessia Maccaro
Prefazione di
Riccardo De Biase
Copyright © MMXVI
Aracne editrice int.le S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Quarto Negroni, 
 Ariccia (RM)
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: gennaio 
Ai miei genitori, la mia casa
Indice

Prefazione
di Riccardo De Biase

Introduzione
di Alessia Maccaro

Avvertenza del Curatore

I. L’influenza del linguaggio sullo sviluppo del pensiero
scientifico

II. Hermann Cohen, –

III. Il Mito dello Stato

IV. Albert Schweitzer critico dell’etica del diciannovesimo secolo

V. Forza e Libertà. Note all’edizione inglese delle Meditazioni
sulla storia universale di Jacob Burckhardt

Prefazione
Questo libro ha una storia bizzarra, una storia su cui, al termine
di queste brevissime riflessioni tornerò, senza tuttavia indulgere in
indiscrezioni. Comincio col dire che, nata quasi come una sorta di
scommessa tra me e la valente traduttrice dall’inglese e curatrice,
Alessia Maccaro, l’idea da cui esso sorge ha però, nel corso del tempo,
mostrato una sua specifica vitalità. L’idea, cioè, che del pensiero “americano” del Cassirer più maturo, potessero restituirsi una buona resa
linguistica e un contesto storiografico–teorico coerente e opportuno,
indipendentemente da una ricostruzione complessiva e meticolosa del
pensiero del grande critico della cultura tedesco. Voglio dire che man
mano che l’opera di traduzione veniva maturandosi, il sottoscritto si
è sempre più convinto che l’aspetto apparentemente rapsodico, slegato e persino “spezzato” del contenuto dei cinque saggi qui presentati,
più che rappresentare un handicap (da correggere, eventualmente,
con una vigorosa indagine sui presupposti teorici dei saggi e della
loro “parentela” col tutto della riflessione cassireriana ) fosse invece
un pregio e un motivo di ricchezza. E mi spiego, lasciando ad Alessia Maccaro il compito di entrare più nello specifico bibliografico e
tematico dei saggi di Cassirer qui presentati.
È arcinoto che Cassirer, dall’inizio degli anni ’, scrive due dei
suoi più importanti libri, due lavori che per la loro ambiziosa vastità
e l’impegno teorico profuso, non possono non essere definiti che
“sistematici”, pur essendo stati pubblicati ad appena due anni di distanza l’uno dall’altro. Sto ovviamente parlando di An Essay on Man
e de The Myth of the State , uscito, quest’ultimo, solo l’anno seguente
. Proposito, peraltro, non ancora del tutto abbandonato, vista la “funzione” che il presente libro vuole — o vorrebbe — svolgere, in un progetto di più ampio respiro e più vasto
orizzonte. Ma di ciò, a tra un attimo.
. E. C, An Essay on Man: An Introduction to a Philosophy of Human Culture, Yale
University Press, Yale–New Haven, ; tr. it. Saggio sull’uomo. Introduzione a una filosofia della
cultura, trad. di L. Pavolini, Longanesi, Milano, .
. E. C, The Myth of the State, with a foreword by C.W. Hendel, Yale University Press,
Yale–New Haven, ; tr. it. Il mito dello Stato, trad. di C. Pellizzi, Longanesi, Milano, .


Riccardo De Biase
la repentina morte di Cassirer nel . Due libri di straordinaria
rilevanza, che, in fondo, sono “lo stesso” libro in due configurazioni
separate. Due ricerche che partendo da ambiti differenti — un’esplicita e umanissima antropologia, un’accusa alle dottrine dello Stato
compromesse con i più oscuri e ctoni aspetti della mitologia — agguantano, come una tenaglia, il cuore di una “condizione” filosofica
lacerata dall’estenuantesi secondo conflitto mondiale, dall’esodo di
massa — e dalla conseguente impossibilità, a partire dal ’, di proseguire in maniera serena il proprio lavoro di ricerca — di un’intera
generazione di studiosi tedeschi, dal disorientamento generato da
un’evidente stanchezza delle principali correnti della filosofia europea “continentale” (dalla fenomenologia di Husserl allo storicismo,
dal nascente ma non ancora maturo esistenzialismo allo stesso neokantismo e ai positivisti viennesi). Quando a ciò si aggiungano i
“timori e tremori” derivanti dalla radicale messa in questione della
fisica classica — prima con Einstein, poi con la fisica quantistica —
e delle conseguenze filosofiche di questa; il graduale dominio della
tecnica moderna — inaugurato e portato a conoscenza universale nel
primo conflitto mondiale e sempre più montante negli anni dell’automazione del fordismo, delle Metropolis langhiane e dei Tempi moderni
di chapliniana memoria; le disillusioni innescate dalle prime, incerte
notizie circa la “trasformazione” del paradiso comunista sovietico
in un inferno di purghe, deportazioni e assassini politici; quando
tutto ciò si sommi e si calcoli con sagacia e intuizioni storiche, si
capisce bene lo stato di inebetimento della cultura filosofica a cavallo
delle due guerre mondiali. Se non fosse alquanto usurato, direi che
al sorgere degli anni ’ la filosofia mondiale si trova di fronte a
un’epocale falla: saperi, tradizioni, concetti fino a quel momento
operanti e viventi nelle riflessioni dei filosofi, sembrano non cogliere
più il proprio tempo, appaiono d’un colpo divenuti obsoleti e vuoti,
devitalizzati e inabili a fronteggiare (per quello che possono fare la
filosofia e gli intellettuali in generale) le derive totalitaristiche.
Dunque: Ernst Cassirer è forse uno dei pochi pensatori che, davvero, è pienamente consapevole dello spirito dell’epoca. Attraversando
con lucide e preziose ricerche teoriche e storiografiche l’arco dei
decenni qui in questione, lottando vigorosamente, negli anni di Weimar, per una republikanischen Verfassung , contrastando con la finezza
. E. C, Die Idee der republikanischen Verfassung, Rede zur Verfassungsfeier am .
August , Friederichsen Verlag, Amburgo, ; tr. it. L’idea di costituzione repubblicana, a
Prefazione

intellettuale che lo contraddistingue, i volgari attacchi, dapprima timidi, poi sempre più aggressivi e ultimativi, ai professori di etnia
ebraica — lui, ebreo egli stesso —, visitando instancabilmente e instancabilmente rivendicando il “diritto alla filosofia” nelle Università
e negli istituti di cultura da lui costantemente frequentati negli anni
dell’esilio, Cassirer ha mostrato con le azioni e con gli scritti, quanto
il filosofo dovesse e potesse fare in anni di buio così fosco da togliere
qualsiasi visione del futuro.
Ebbene, i saggi qui presentati per la prima volta in traduzione
italiana, tranne quello su Albert Schweitzer , sono, per così dire,
gli osteociti costituenti lo scheletro di questa consapevolezza etico–
politico–antropologica dell’ultimo tratto della vicenda intellettuale
di Cassirer. La lucida attenzione riservata alle grandi personalità della sua formazione, un’attenzione non certo colorata da un’acritica
ammirazione nei loro confronti (che pure talvolta si intuisce), bensì
nutrita da sagaci pesate tra le loro problematicità e i loro meriti; la
capacità di ridirigere le prospettive teoriche del maestoso trittico sulle
forme simboliche in un alveo che non saprei meglio definire che
“morfomantico”, ossia un ambito di posizioni tese a “immaginare” e
“predire” (di quell’immaginare predittivo, schematizzante e produttivistico, tipico dell’eredità kantiana della terza Critica ) nuove forme
per una rinnovata e più umanologica posizione dell’uomo nel cocura di R. Pettoello, Morcelliana, Brescia, .
. Voglio qui citare soltanto la difesa strenua intrapresa da Cassirer, contro Bauch,
dell’“ebraicità” (ma direi della totale indifferenza dell’etnia religiosa per la pregnanza filosofica) di Hermann Cohen: E. C, Sul concetto di nazione. Una replica a Bruno Bauch, con
una Presentazione di A. Bolaffi, in « Micromega » (), pp. –.
. E. C, Albert Schweitzer e l’etica del XIX secolo, a cura di E. Colombo, Morcelliana,
Brescia, .
. Sullo “schematismo morfologico” della Critica del giudizio, come formula utile alla
comprensione del giudizio teleologico, mi permetto di rimandare al mio I saperi della vita.
Biologia, analogia e sapere storico in Kant, Goethe e W.v. Humboldt, Giannini, Napoli, , in part.
pp. –.
. È l’espressione magnifica di Pietro Piovani, grande lettore, a sua volta, di Cassirer
e della sua filosofia più coerente. Riporto solo un passo di Piovani che a me pare riassuma
convenientemente il significato e il valore del pensiero cassireriano: una « aspirazione a cogliere
le strutture del reale in una morfologia intesa secondo il suo senso goethiano, dunque in un
sistema di forme trasformantesi, non legate a una naturalità statica, bensì in una rappresentatività osservata nel suo movimento, in una dialetticità interiore di cui diacronia e sincronia
possono essere quasi le sistole e le diastole ». Sicché, conclude Piovani, la filosofia di Cassirer
può bene essere considerata una « forma di conoscenza critica e dinamica che abbiamo giu-

Riccardo De Biase
smo; l’instancabile, perenne forza morale di un pensatore tutto teso
a ridare dignità e valore al “lavoro” della conoscenza, un lavoro sempre in movimento e sempre da fare e rifare: tutto ciò, a mio avviso,
connota e segna l’ultima produzione di Cassirer in maniera inconfondibile. E tutto questo “fare cultura”, nel senso più genuinamente
vichiano della propensione etica della riflessione filosofica, che non
è mai fine a se stessa quando pensata generosamente, scegliendosi
consapevolmente come interlocutore non questo o quell’accademico, non questo o quel palcoscenico, ma l’umanità intera; tutto
questo dinamismo intellettuale, quando al servizio di un disegno di
(ri)dazione di senso a un’umanità sul baratro del nulla, non può che
essere guardato con l’ammirazione e l’interesse che merita.
Dopo questa brevissima riflessione di carattere generale, torno,
davvero in conclusione di queste note, a ciò a cui accennavo all’inizio
di questi brevi indizi inaugurali, utili, almeno lo spero, ad orientare
il lettore non proprio esperto di cose cassireriane. E ciò, confidando
nella pazienza del lettore che ha fin qui seguito il mio ragionamento.
La bizzarria di cui facevo cenno all’inizio sta tutta nell’apparentemente “zigzagante” andamento dell’impresa editoriale, dal suo
concepimento fin alla sua stesura, ossia nel fatto che, in primo luogo,
questo libro non doveva essere pubblicato. Per una serie di motivi che
riguardano le vicende quotidiane dei nostri giornalieri impegni di
artigiani dell’insegnamento, le posizioni e le contro–posizioni attinenti l’esecuzione di questo compito, non lasciavano presagire uno
sviluppo come quello che il lettore si trova ora tra le mani.
Poi, l’entusiasmo della lettura di questi testi, condizione abituale per uno scrittore grande e fascinoso come il filosofo di Breslau,
mi ha indotto a pensare di aprire, con questo volume, un’apposita
collana cassireriana con l’accordo dell’Editore. E, infine, mi è parso
opportuno convogliare questo scritto in una più ampia cornice di
studi, cassireriani e non, tutti con il tratto comune di essere preparati
e svolti da giovani e capaci studiosi. Questa cornice la vorrei considerare sempre come un cantiere in costruzione, aperto a suggerimenti
e proposte. Se gli studiosi di Cassirer volessero riflettere sul mio
progetto e consigliarmi, si è sempre in tempo per tentare. Cassirer
non merita imprese non ben ponderate.
dicato una specie di sfondo gnoseologico comune a tutte le scienze umane ». P. P, Il
significato filosofico delle scienze umane (), in I., Posizioni e trasposizioni etiche, a cura di G.
Lissa, Morano, Napoli, , p. .
Introduzione
Si presentano in traduzione italiana cinque saggi di Ernst Cassirer
composti tra il  e il  durante il “periodo americano” (–),
ultima fase della vita del filosofo di Breslau ed ultima tappa dell’esodo
al quale fu costretto, perché pensatore ebreo al tempo delle persecuzioni naziste. Sono questi anche gli anni dell’ultima grande produzione monografica cassireriana che si concreta nel Saggio sull’uomo del
 e ne Il Mito dello Stato (pubblicato postumo nel ) nei quali
si rende sempre più esplicita la declinazione “antropologizzante”
assunta dalla filosofia di Cassirer.
Invero già dall’anno della pubblicazione del terzo volume della
Filosofia delle forme simboliche ,
dal  in poi — senza con ciò intendere questo anno come uno spartiacque
rigido e inconcusso — il filosofare lucido e attento di Cassirer inizia a
confrontarsi direttamente, segnatamente, specificamente con il problema
della storia, con l’inaggirabile tematica della “storia come problema”.
È come se Cassirer si fosse proposto di mettere alla prova, di
saggiare i costrutti teorici esposti nella trilogia della Filosofia delle
. E. C, An Essay on Man. An Introduction to a Philosophy of Human Culture, Yale
University Press, Yale–New Haven, ; tr. it. Saggio sull’uomo. Introduzione a una filosofia della
cultura, trad. di L. Pavolini, Longanesi, Milano, . Per una bibliografia degli scritti sulla
filosofia di Cassirer cfr. D.P. V, Ernst Cassirer: A Bibliography, in « Bulletin of Bibliography »,
 (), pp. –; I., Ernst Cassirer: Critical Work –, in « Bulletin of Bibliography »,
 (), pp. –, ampliata e rivista in seguito anche da altri interpreti. Per un’accorta
ricostruzione della produzione su Cassirer cfr. M. F, La Cassirer–Renaissance in Europa,
in « Studi Kantiani », VII, Giardini, Pisa, , pp. –.
. E. C, The Myth of the State, with a foreword by C.W. Hendel, Yale University
Press, Yale–New Haven, ; tr. it. Il mito dello Stato, trad. di C. Pellizzi, Longanesi, Milano,
.
. E. C, Philosophie der symbolischen Formen. Dritter Teil. Phänomenologie der Erkenntnis, a cura di B. Recki, Meiner, Amburgo,  (Gesammelte Werke, vol. XIII), (I ed. Berlino
); tr. it. Filosofia delle forme simboliche, trad. di E. Arnaud, vol. III, La Nuova Italia, Firenze,
.
. R. D B, Introduzione a E. C, Kant e la biologia moderna e altri scritti, Marchese,
Grumo Nevano, , pp. –, ivi, p. .


Alessia Maccaro
forme simboliche con il materiale storico, il che, per il fatto stesso di
orientarsi verso quella che Vico riprendendo un’espressione ciceroniana definiva “feccia di Romolo”, inclina sempre più la direzione
dei suoi studi verso l’uomo .
Gesto filosofico, questo, che va visto proprio a partire dalla storia,
dalla disponenza storica assunta sempre più distintamente dal suo
pensiero e dalla storia del suo tempo, tempo di guerre e totalitarismi di cui Cassirer, unico rettore ebreo che la Germania abbia mai
conosciuto, fu attento osservatore.
Proseguendo in tale direzione, negli anni ’ Cassirer si dedica a
degli studi Sulla logica delle scienze della cultura attraverso i quali pone
le basi della sua « antropologia filosofica o filosofia della cultura umana » , delineata appieno nel Saggio sull’uomo e che può dirsi lo sfondo
teorico e il trait d’union dei saggi tradotti nella presente raccolta.
Parlare di antropologia filosofica in Cassirer è possibile, però, solo
chiarendo che, come lui stesso ebbe a dire,
esperienza e teoria, empiria e filosofia si trovano qui nella stessa condizione,
in quanto nessuna delle due è in grado di determinare l’“in sé” dell’uomo
altrimenti che indicandone le manifestazioni. Possono giungere a conoscere l’“essenza” dell’uomo solo guardando l’uomo dentro la cultura e
. Degli anni ’ sono, infatti, alcuni scritti cassireriani in cui è particolarmente manifesto
l’interesse al tema della storia: E. C, Goethe und die geschichtliche Welt, a cura di R.A.
Bast, Menier, Amburgo,  (I ed. Berlino ), (Gesammelte Werke, vol. XVIII); tr. it. Goethe
e il mondo storico. Tre saggi, a cura di R. Pettoello, Morcelliana, Brescia, ; I., Aufsätze und
kleine Schriften (–), a cura di B. Rechi, Meiner, Amburgo,  (Gesammelte Werke, vol.
XVII); I., Die Philosophie der Aufklärung, a cura di B. Recki, Meiner, Amburgo,  (Gesammelte
Werke, vol. XV), trad. it., La filosofia dell’illuminismo, trad. di E. Pocar, La Nuova Italia, Firenze,
.
. E. C, Zur Logik der Kulturwissenschaften. Fünf Studien, Göteborg Högskolas
Årsskrift, Göteborg, ; tr. it. Sulla logica delle scienze della cultura, tr. it. M. Maggi, La Nuova
Italia, Firenze, . Cfr. in proposito anche I., Conoscenza, concetto e cultura, a cura di G. Raio,
La Nuova Italia, Firenze,  e A. D’A, Cultura, creatività e regole, Bios, Cosenza, ; M.
F, Ernst Cassirer. Dalla scuola di Marburgo alla filosofia della cultura, Olschki, Firenze, ;
I. K, Il concetto dell’unità della cultura e il problema della trascendenza nella filosofia di Ernst
Cassirer, Bulzoni, Roma, ; L. L, Cassirer e il compito di fondazione delle scienze umane,
in « Annali dell’Università di studi dell’Aquila »,  (), pp. –; I., Critica della ragione e
universo della cultura. Gli orizzonti cassireriani della filosofia trascendentale, Ateneo, Roma, ;
M. M, Scienze della cultura e storiografia filosofica in Ernst Cassirer, in « Archivio di storia
della cultura », III (), pp. –; D. V, Filosofia e sociologia della cultura: studi su
Ernst Cassirer e Karl Mannheim, Rubbettino, Soveria Mannelli, .
. G. R, Introduzione a Cassirer, Laterza, Roma–Bari, , p. . Cfr. in particolare la
sezione dedicata a Il periodo americano (–), ivi, pp. –.
Introduzione

rispecchiato in essa, ma non possono girare lo specchio per vedere cosa c’è
dietro.
Per il neokantiano di Marburgo non è, infatti, possibile intendere
la sostanzialità dell’uomo, ma unicamente la sua funzionalità: ovvero
l’animal symbolicum può essere colto solo a partire dall’effetto del
suo agire, dal mondo delle forme culturali in cui si oggettiva il suo
processo creativo. Dunque come l’antropologia filosofica, avendo ad
oggetto la totalità delle forme simboliche, è « morfologia della cultura » , per converso la filosofia delle forme simboliche, interpretata in
chiave antropologica, si riconosce quale filosofia della cultura.
Nel Saggio sull’uomo, il cui sottotitolo è Una introduzione a una filosofia della cultura umana, Cassirer spiega che dal tempo della Filosofia
delle forme simboliche non poche cose sono cambiate, giacché « l’autore
ha continuato i suoi studi su quel soggetto. Ha raccolto molti fatti
nuovi e si è trovato di fronte a nuovi problemi; del resto, interpreta
anche i vecchi problemi da un differente punto di vista e sotto una
nuova luce ». L’oggetto del testo, come chiarisce inequivocabilmente
Cassirer, sono « i problemi fondamentali della cultura » : il linguaggio, il mito, la religione, l’arte, ma anche la storia e la scienza che
« sono i vari fili che compongono il tessuto simbolico, il complicato
tessuto dell’esperienza umana » . Tuttavia quei fili non sono allineati
pacificamente,
al contrario, si osserva una perpetua lotta di diverse forze in conflitto. Il
pensiero scientifico contraddice e soffoca il pensiero mitico. La religione,
nella fase più alta del suo sviluppo teoretico, ed etico, deve difender la
purezza del suo ideale contro le stravaganti fantasie del mito e dell’arte.
Per tale ragione il pium desiderium di Cassirer è rintracciare un
fils rouge, « un filo di Arianna » che consenta di « afferrare veramente il
carattere generale della cultura umana » , ovvero di quel « processo
della progressiva auto–liberazione dell’uomo » .
.
.
.
.
.
.
.
E. C, Sulla logica delle scienze della cultura, cit., p. .
G. R, Introduzione a Cassirer, cit., p. .
E. C, Saggio sull’uomo, cit., pp. –.
Ivi, p. .
Ivi, p. .
Ivi, p. .
Ivi, p. .

Alessia Maccaro
I.
L’antropologia filosofica, funzionalistica e morfologica, del Cassirer
degli anni ’ continua ad aver caro il problema del linguaggio —
già affrontato nel  nel primo volume della Filosofia delle forme
simboliche — tant’è che ad esso, o meglio a L’influenza del linguaggio
sullo sviluppo del pensiero scientifico, dedica il primo saggio proposto
nella presente raccolta, pubblicato per la prima volta nel  su « The
Journal of Philosophy ».
Per alcuni aspetti Cassirer anticipa qui dei passaggi che svilupperà
successivamente nell’analisi del linguaggio presente nel Saggio sull’uomo e ne Lo strutturalismo nella linguistica moderna , pubblicato
anch’esso postumo nel , dove problematizzerà la linguistica ottocentesca e valuterà l’ingresso dello strutturalismo in linguistica
(si veda anche il IV volume della Storia della filosofia moderna in cui
rifletterà nuovamente sul problema del linguaggio scientifico). È
difatti già in questo scritto del  che Cassirer tematizza il rapporto
tra la scienza ed il linguaggio: se quest’ultimo « è un fenomeno storico che può essere studiato e spiegato solo con metodi storici », e la
storia appartiene alle Geisteswissenschaften, in che modo il linguaggio
può esercitare un’influenza sul pensiero matematico e scientifico?
Bisognerà cercare, al di là delle riconosciute differenze, « il genere
logico al quale entrambi i tipi sono subordinati ».
Pertanto pur ponendosi un compito « sistematico e non meramente
storico », Cassirer inizia con una ricostruzione dello sviluppo storico
del linguaggio e del pensiero matematico e scientifico, con l’obiettivo
di « trarre alcune conseguenze sistematiche generali che possono forse
essere utili per chiarire la situazione dell’epistemologia moderna » .
Nel mondo greco, scrive Cassirer, il linguaggio era « la grande
guida del pensiero », ma progressivamente la filosofia inizia a prevalere. Un passo decisivo in tal senso si ebbe con Socrate, col quale si
. Ivi, pp. –. In particolare a p. , in nota, Cassirer rimanda proprio al saggio qui
tradotto alle pp. –.
. E. C, Structuralism in modern linguistic, « Word. Journal of the Linguistic Circle of
New York », vol. I (agosto ) n. , pp. –; tr. it. Lo strutturalismo nella linguistica moderna,
trad. e introd. di S. Veca, Guida, Napoli, .
. E. C, Das Erkenntnisproblem in der Philosophie und Wissenschaft der neueren Zeit,
vol. IV, Bruno Cassirer, Berlino, –; tr. it. Storia della filosofia moderna. Il problema della
conoscenza nella filosofia e nella scienza, trad. di E. Arnaud, Einaudi, Torino, vol. IV, .
. E. C, L’influenza del linguaggio sullo sviluppo del pensiero scientifico, infra, p. .
Introduzione

compì il passaggio « dal pensiero linguistico al pensiero filosofico ».
L’atteggiamento socratico, soprattutto per ciò che attiene all’ambito
dell’etica, è ad un tempo di fiducia e di diffidenza verso il linguaggio:
pur non potendosi disgiungere dal linguaggio, giacché alla verità
etica si può pervenire solo attraverso il metodo discorsivo e dialettico,
il pensiero di Socrate « si dibatte per liberar se stesso dal linguaggio »,
nel tentativo di « fissare il significato fluttuante delle parole » .
Il linguaggio resta centrale anche in Aristotele, seppur con riferimento al mondo dei fenomeni naturali: lo Stagirita ambisce ad
una « completa classificazione logica dei fatti di natura » e a tal fine
si avvale di classificazioni linguistiche, « nomi generali », che sono
« espressione di differenze oggettive » , le quali non hanno solo un
significato verbale, ma anche ontologico. In tal modo si struttura una
corrispondenza tra gli elementi della frase e le categorie del pensiero
aristotelico (la sostanza corrisponde al soggetto, quantità e qualità
si riferiscono all’aggettivo, ecc.). Tuttavia Aristotele sviluppa il suo
schema di pensiero sulla base della lingua greca, non tenendo conto
della differenza tra le lingue, idea, questa, di cui Cassirer riconosce la
paternità ad Humboldt .
Il passo successivo consiste nel riflettere sul rapporto tra la fisica
aristotelica e quella moderna, in particolare quella galileiana. Pur
essendo entrambe incentrate sul fenomeno del moto,
ciò che fa la differenza decisiva tra Aristotele e Galileo è il fatto che il
primo descrive e definisce il moto in termini di sostanza e qualità, mentre
il secondo lo definisce in termini di relazione e quantità. Pertanto tutto
l’ordine e il metodo di pensiero è invertito.
. Infra, p. .
. Infra, p. .
. Enorme è la messe sulla lettura cassireriana della “linguistica” humboldtiana (sono qui
opportune le virgolette in quanto per Cassirer quella di Humboldt non può essere definita
una disciplina particolare, inscrivendosi invece a pieno titolo in quella morfologia della cultura
alla cui ricerca il primo è infaticabilmente rivolto). È pertanto esclusivamente per un primo
orientamento sul tema che qui si rimanda ai seguenti titoli: M. H, Sinn, Symbol, Religion: Theorie des Zeichens, Mohr, Tubinga, ; G.S. M, Ernst Cassirer and the autonomy of
language, Lexington Books, Londra, , con l’aggiornatissima bibliografia ivi riportata; R.M.
P, Ernst Cassirer Kulturphilosophie als Frage nach dem Menschen, Königshausen&Neumann,
Würzburg, ; J. T, Articolazione: il lavoro dello spirito, in A.V., W. Von Humboldt e il
dissolvimento della filosofia nei “saperi positivi”, Morano, Napoli, , pp. –.

Alessia Maccaro
Infatti Aristotele, affidandosi al linguaggio e alle sue distinzioni,
rintraccia quattro « qualità fondamentali delle cose »: caldo, freddo,
secco ed umido, ma, per Cassirer, si dovrà aspettare Galilei per intendere che le distinzioni linguistiche di Aristotele avevano un carattere
meramente soggettivo e non oggettivo. Difatti per lo scienziato italiano il libro della natura è scritto con caratteri matematici, dunque, al
fine di scoprirne le leggi fondamentali « i simboli del linguaggio devono essere sostituiti dai simboli della matematica » . Ha qui inizio
una rivoluzione logica ed epistemologica senza precedenti.
Cassirer prosegue la sua ricostruzione storica passando attraverso
l’empirismo ed il razionalismo moderni: se il primo, con Bacone,
descrisse il linguaggio come un idolum fori, l’altro, per converso, si
propose di perfezionarlo e di condurlo alla sua massima realizzazione.
La “Lingua universalis” di Leibniz, epurata da tutte le ambiguità e gli
errori del linguaggio comune, non avrebbe potuto che essere intesa
come « il più potente alleato del pensiero » .
In seguito due scoperte rivoluzioneranno del tutto la considerazione della logica e della fisica. Anzitutto la scoperta della geometria
non–euclidea, con la quale si superò la considerazione dello spazio
inteso come « una sorta di cosa fisica o metafisica » e la geometria
si rivelò essere un « sistema di simboli, un linguaggio simbolico »
plurimo e vario: « La geometria che fino ad allora aveva parlato una
lingua unica si dimostrò essere divisa in idiomi diversi; divenne, per
così dire, poliglotta » . Ed è noto che tale rivolgimento epocale non
restò confinato all’universo matematico, ma estese la sua portata
all’intera teoria della conoscenza. Per altro verso il passaggio alla
meccanica quantistica, volta allo studio dell’infinitesimale atomo,
palesò l’insufficienza della teoria della conoscenza e del linguaggio
come riproduzione: « L’elettrone non poteva essere descritto in modo unico: da un lato doveva essere considerato come una particella o
un corpuscolo, d’altra parte doveva essere considerato come un’onda ». Per la soluzione di tale dilemma Cassirer riflette sul « compito
generale di una teoria scientifica » descritto dal kantiano compitare i
fenomeni per poterli leggere come esperienza. E tuttavia la fisica moderna
aveva mostrato che vari sono i modi di compitazione e plurimi gli
.
.
.
.
E. C, L’influenza del linguaggio sullo sviluppo del pensiero scientifico, infra, pp. –.
Infra, p. .
Infra, pp. –.
Infra, p. .
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