“ L'Empiricist di Charles Avery” di Laura Cadei “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.” Art. 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo- 1948 La libertà di opinione e di espressione è uno dei principi fondamentali alla base dei nostri ordinamenti democratici, nonché un diritto inviolabile, posto a corollario della dignità umana. Citato tra le libertà fondamentali, questo principio viene espressamente tutelato anche dalla nostra Costituzione, precisamente nell'articolo 21 dove si legge, al primo comma: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.” L'arte è uno dei mezzi di diffusione del proprio pensiero più espressivi e immediati, essa utilizza un canale di comunicazione icastico, capace di suscitare emozioni e pensieri in maniera diretta, senza alcun tramite della parola e della rappresentazione, come avviene, al contrario, con la scrittura. L'arte concettuale è talmente vivida e violenta, a volte, nei suoi significati, che spesso, nella storia dell'uomo, si sono osservate vere e proprie crociate contro alcune forme di arte, si pensi al rogo dei capolavori rinascimentali compiuti dal Savonarola nella Firenze di fine 400, o alla cruda opposizione del nazismo all' “arte degenerata” espressionista. Proprio per questa sua connotazione di immediatezza, può indirizzare la mente di chi osserva verso nuovi orizzonti di pensiero, può spaventare, può mettere in discussione tutti i valori di un'intera società, denunciando l'ipocrisia, il pregiudizio o l'inutilità di paradigmi filosofici e sociali ormai obsoleti. L'arte può apparire pericolosa a tutti coloro che non amano mettere in discussione ciò che ci circonda, tuttavia, a volte, l'arte stessa si nasconde, a volte si trasforma fino a divenire un meta-linguaggio, dove necessità e concetto filosofico si fondono per generare qualcosa di profondamente innovativo, unico e originale. E' proprio ciò che Charles Avery ha compiuto nella sua produzione artistica. Dal 2004 Charles Avery, artista scozzese, ha creato nella sua immaginazione un'Isola. Un piccolo mondo in cui ha inserito una popolazione estremamente caratterizzata e studiata in ogni singolo dettaglio: lingua, religione, cultura, comportamenti ecc. Le sue opere d’arte si ispirano proprio a questa dimensione immaginaria, la cui concretizzazione è pura necessità dell’animo creativo dell’artista. Su questo punto si potrebbe obiettare che l’idea di arte di Charles Avery non rappresenti un concetto originale: molti altri artisti e scrittori hanno creato mondi alternativi immaginari come fonte della propria produzione artistica e letteraria, si pensi a J.R.R. Tolkien (benché poco conosciuto come disegnatore), a W. Blake, ai più recenti Nomura o John Avon. Tuttavia Charles Avery ha operato una codificazione artistica ulteriore rispetto agli altri artisti: ha collegato un concetto filosofico ad ogni elemento della sua Isola, formando una sorta di enciclopedia plastica della Storia della Filosofia occidentale. The Empiricist, per esempio, rappresenta uno dei suoi personaggi, è un’autorità dell’Isola, a capo di uno dei tanti movimenti filosofici che dividono la popolazione. Ad una lettura superficiale dell’opera si può osservare semplicemente il busto di un uomo sormontato da un bizzarro copricapo fucsia. Ad una lettura più approfondita, al contrario, si può ricollegare il buffo personaggio ad una delle correnti filosofiche più importanti della nostra cultura occidentale: l’Empirismo, filosofia nata circa nel XVII secolo in Inghilterra, che affermava una totale inconoscibilità di concetti esorbitanti la concreta esperienza sensibile del mondo reale. Non a caso l'Empirista nel mondo di Avery è l'acerrimo nemico della Coscienza, rappresentata come un mendicante che vaga per la città capitale, fornendo spunti di riflessione sempre più articolati al visitatore. L’Isola di Avery può essere considerata come una vivida e artistica concretizzazione della tecnica mnemonica dei loci (tecnica antichissima già codificata da Cicerone, che consiste nel collegare un sistema di concetti ad un luogo reale geografico, anche immaginario, per permettere una più facile memorizzazione): essa diviene una summa completa della filosofia, una sorta di “palazzo della memoria” che contiene ogni genere di elemento metafisico accademico. Osservando le opere d’arte di Avery si ripercorre l’intera Isola, e tramite essa si accede a tutti i concetti filosofici contenuti nella manualistica corrente. Non a caso la capitale dell’Isola si chiama Onomatopea, il mare che circonda l’arcipelago dell’Isola si chiama Oceano Analitico, le principali sette dell’Isola hanno nomi celebri: Solipsismo, Dualismo, Atomismo, Empirismo ecc. e la bestia leggendaria è il Noumneno, il concetto inconoscibile per eccellenza. La filosofia è alla base di ogni dinamica contenuta nell'Isola e offre numerosi spunti per la riflessione: vi è un confronto filosofico chiamato “The dialectic” che avviene sistematicamente all'interno dei bar della capitale, oppure la presenza di strani personaggi che indossano magliette con la scritta “ho contato gli dei e ho scoperto che sono infiniti.” Avery sembra prendere spunto dalle opere di stampo utopico dell'antichità, come “la Repubblica” di Platone o “Utopia” Di Thomas More, pur dimostrando di conoscere anche la lezione sui valori distopici del “1984” di Orwell, riflettendo con ironia le contraddizioni della nostra società, ma lasciando al visitatore la libertà di ignorare o condannare. Questo artista scozzese incarna la figura del vero Artista, ovvero colui che avverte dentro di sé la pura, innocente e impellente necessità di creare, ovvero l'esigenza di dare struttura, forma, colore e concretizzazione al proprio mondo interiore e alla propria immaginazione, pur mantenendo un legame pratico con la realtà, una funzione concreta che prescinde da qualunque fine economico che molto spesso -purtroppo- si osserva nell’arte contemporanea. Charles Avery, non ha scelto una via semplice per la propria arte, e questo lo distoglie da qualunque sospetto di opportunismo. Le sue opere, oltre ad una sottigliezza intellettuale acuta, dimostrano un talento tecnico artistico molto avanzato: la sua Isola trova infatti rappresentazione in disegni molto evocativi, che rispettano i classici canoni estetici senza ricadere nel banale astrattismo o nella- discutibile- pratica della distorsione delle proporzioni. I disegni rappresentano scene di vita quotidiana sull’Isola, al contrario, le statue raffigurano i vari personaggi e creature bizzarre che la popolano, sempre con un gusto realistico particolarmente apprezzabile e che non lascia spazio ad ambiguità. Il realismo è uno degli aspetti più significativi di questo artista, capace di intercalare il visitatore delle sue mostre in un mondo del tutto immaginario che arricchisce culturalmente e allo stesso tempo inquieta, sfida e affascina. Personalmente, trovo che Charles Avery sia uno dei migliori artisti che abbia mai avuto occasione di analizzare, non solo per la qualità artistica delle sue opere, ma anche poiché incarna completamente il mio concetto di arte; In Charles Avery si può riconoscere infatti uno dei più importanti rappresentanti della libertà di pensiero, in quanto la sua produzione artistica non conosce limiti di sorta, e contemporaneamente rappresenta l’intera Storia filosofica della nostra civiltà, in ogni sua caratteristica, funzione e contraddizione.