PONTIFICIA UNIVERSITÀ GREGORIANA FACOLTÀ DI FILOSOFIA BACCALAUREATO - ANNI 1° E 2° TESARIO DEGLI ESAMI DEL 1° SEMESTRE ANNO ACCADEMICO 2015-2016 INDICE 1° anno FP1001 - Introduzione alla filosofia (A. Di Maio) FP1002 - Logica (G. Auletta) FP1003 - Filosofia della conoscenza (R. Finamore) FGC116 – R. Descartes, Meditazioni metafisiche (A. Lentiampa) FP1013 - Storia della filosofia antica (K.L. Flannery) 2° anno FP1004 – Metafisica (G. Piccolo) FGM110 – L’origine dell’opera d’arte di Martin Heidegger (P. Rebernik) FP1011 – Filosofia morale (J. Gorczyca) FGE112 – Etica e felicità in Platone e Agostino (A. Cavallini) FP1015 - Storia della filosofia moderna (S. D’Agostino) 1° ANNO – 1° Semestre 2015-16 FP1001 - Introduzione alla filosofia (A. Di Maio) A- Letture Lo studente potrà anticipare la verifica di queste letture attraverso due esoneri previ in classe. 1. Rilettura filosofica di almeno tre dei seguenti classici della letteratura per l’infanzia o l’adolescenza: Tobia, Pinocchio, Alice nel Paese delle meraviglie, Il Piccolo Principe, Il Gabbiano Jonathan Linvingston. Rilettura filosofica di almeno quattro dei seguenti film: L’attimo fuggente (stralci), Truman Show, Matrix (I), 2001. Odissea nello spazio (stralci); Il settimo sigillo (stralci); I Simpson (Bart rischia grosso - Il supplente di Liza - Bart rovina la Festa del Ringraziamento); Harold e Maude; Match Point; The Tree of Life. 2. Lettura filosofica dell’antologia di testi filosofici e sapienziali messa a disposizione durante il corso. B- Temi Lo studente dovrà proporre all'esame orale in modo personale tre temi fra quelli sopra elencati (purché ciascuno con un numero iniziale diverso e non contiguo), tra cui l’esaminatore a sua volta sceglierà quello che lo studente dovrà presentare per quasi dieci minuti. Seguirà una discussione sul tema in questione e qualche brevissima domanda sull’intero temario. 1.1 Protrettica: Curiosità e Studiosità Il desiderio di sapere e l’interesse a realizzare le proprie capacità. L’interessamento per tutto ciò che è umano o umanizzabile. La curiosità e la studiosità. “L’attimo fuggente”. Figure dello “studio”: “cicale”, “mosche”, “ragni”, “formiche” e “api”. Intelligenza convergente e divergente: il gioco dei nove punti. 1.2 Protrettica: Filosofia vissuta e Filosofia professata Cosa si intende per filosofia. Pensare a varie cose e pensare… al pensare. La filosofia come orizzonte di ogni attività consapevole umana. L’argomento per dimostrare l’inevitabilità della filosofia. Filosofia come philosophia exercita e philosophia professa. Filosofia professionale e popolare. Il “borghese gentiluomo” e la filosofia. L’impossibilità di imparare la filosofia e la possibilità di imparare a filosofare (come e perché?). Utilità o inutilità della filosofia. 2.1 Genetica: la riflessione e la coscienza di senso La genesi della filosofia. La coscienza del limite e della morte. La significazione, la riflessione e la tematizzazione. L’autoreferenzialità e il metalinguaggio. Significato e senso. La gratuità del senso (positivamente: come dono; negativamente: come assurdo). 2.2 Genetica: la Meraviglia Il carattere ancipite del senso del mondo. La meraviglia e le sue componenti (desiderio e timore). Lo sconcerto. Il bambino interiore. Il senso filosofico dei racconti d’infanzia. 3.1 Zetetica: la ricerca in generale Ricerca. Il circolo della ricerca. Le fasi della ricerca. Cercare, trovare, comunicare. Cercare, domandare, ricercare, passare al limite. I tre modi di affrontare la ricerca: domandarsi reciprocamente, interpellarsi, domandare a chi possa e voglia rispondere. Chi cerca trova o ha già trovato? 3.2 Zetetica: le domande fondamentali in generale Le domande in generale e le domande più fondamentali come questioni ineludibili sul questionante stesso, implicite in ogni questione. Problema e metaproblema. Non-senso, enigma o mistero. Domande ben formulate e domande mal formulate. Domande ordinarie (che proseguono all’indefinito) e domande davvero fondamentali (che esigono una risposta non omogenea alla domanda). La “Domanda sulla Vita, il Mondo e Tutto Quanto” e la sua risposta paradossale. 3.3 Zetetica: le domande fondamentali in particolare La domanda La domanda gnoseologica, la domanda cosmologica, le domande antropologiche, la domanda religiosa e teologica, la domanda etica, la domanda ontologica e metafisica. L’atteggiamento rispetto alle domande fondamentali: impossibilità di trovare, oppure possibilità di trovare, oppure necessità di cercare ancora… 4.1 Aporetica: l’aporia in generale Le aporie: aporie da evitare e aporie inevitabili (perché insite nelle domande filosofiche stesse). Possibilità o meno di superarle, o perlomeno di affrontarle. L’esempio della colomba. La scissione di verità e apparenza: “Sembra, ma non è”. L’“Enea” di Bernini. L’atteggiamento filosofico critico e adulto, tra l’atteggiamento ingenuo infantile e quello distaccato più maturo. 4.2 Aporetica: alcune aporie specifiche Il salto tra fatti e dati e interpretazioni mentali. Esempi di aporie inevitabili che si incontrano affrontando le singole domande filosofiche: percezione della forma (e illusioni percettive); le biglie di Hume; la carta bruciata di Severino; i tentativi di esperire la propria libertà o di conoscersi. L’aporia esistenziale e in particolare la morte. Il dubbio metodico e il sospetto. 5.1 Metodica: Metodo, metodi e regole, operazioni ed esercizi Il metodo in generale e in filosofia. Metodo e metodi filosofici (e il motivo della differenza tra filosofie). Le regole del metodo. Le nozioni comuni e i primi princìpi (in particolare, il principio di non contraddizione e le sue interpretazioni). L’assunzione dei princìpi e in particolare il principio di non contraddizione. La dimostrazione (sia in senso proprio, sia per assurdo) e la confutazione delle diverse tesi in base ai princìpi. La “ritorsione”. Le operazioni filosofiche per formulare e chiarire i termini: intuizione (e la descrizione delle nozioni prime) ed astrazione (e la definizione dei concetti). Le operazioni filosofiche per formulare e fondare giudizi: l’induzione, la deduzione, l’abduzione. Gli esercizi filosofici, in particolare il dialogo e la discussione, la meditazione e il soliloquio, il commento filosofico. 5.2 Metodica: Metaforica e Maieutica La Metafora (e quindi l’Analogia e il Simbolo). Il paradosso dialettico (l’esempio del “fotokit di Sylvia” e delle immagini surreali). L’ironia e la Maieutica. La “caverna” e la “speleologia” filosofica (ad esempio, vista in “Truman Show” e “Matrix”). Il “caffettiere fisolofo”. 6.1 Topica: Analitica delle nozioni comuni Le nozioni più generali e precategoriali; i concetti o categorie filosofiche. Il lessico filosofico e la sua caratteristica (polisemia analogica e oppositività). Alcune nozioni “topiche” e la loro formulazione in concetti filosofici. Ad esempio: Essere; Potere, Dovere; Poter fare e Fare, Poter divenire o essere fatto e Divenire; Sì e No; Io, Tu, Questo, Noi, Voi…; Fuori e Sotto, Dentro, Sopra o Oltre; Prima, Ora, Poi, Sempre o Mai…; Che e Perché; Uno, Vero, Buono, Bello… 6.2 Topica: strutturazione sintetica della realtà La “struttura” della realtà e le sue dimensioni “tassologiche” (principio, medio, fine), “topologiche” (interiorità, esteriorità, ulteriorità; immanenza e trascendenza), “cronologiche” (passato, presente, futuro, eternità). 7.1 Sistematica: il Sistema delle Scienze e la Filosofia Il sistema delle diverse “scienze” o “discipline”; in particolare la classificazione attraverso la distinzione tra scienze di esplicazione, o della Natura, e scienze o discipline di interpretazione, o della Cultura; le tecniche o discipline pratiche o applicate. Il posto della filosofia. Scienze e metascienze. Inevitabilità del discorso filosofico in ogni scienza (esempio dalla robotica). Tendenza riduzionistica oppure olistica, analogica oppure digitale nel Sapere e nella realtà. 7.2 Sistematica: la Filosofia e il Sistema delle Scienze filosofiche La rappresentazione della realtà attraverso l’idea di “università” degli studi e degli studiosi; di “collegium”; di “biblioteca”; del “gran libro del mondo”. Le parti della filosofia e le “filosofie al genitivo”. Il sistema delle diverse scienze filosofiche e la sua plasticità (esempio del castello di carte). La “lotta dei sistemi” filosofici. 8 Ermeneutica L’ermeneutica come arte di interpretare i testi, le opere e l’essere stesso. Il problema del pregiudizio. L’esercizio “Indovina l’Autore”. I vari tipi di Ermeneutica e la filosofia stessa come Ermeneutica di opere e dell’essere. L’esempio della lente e della leva e il motivo per cui in tradizioni e opere diverse si trovano elementi simili. 9. Analitica 10. Storica e Pratica I tempi della filosofia e l’epoca attuale. La sfida della postmodernità. La tendenza filosofica analitica o ermeneutica. La pratica filosofica. 11. Dialettica: il Senso I diversi punti di vista in filosofia e la ricerca di un assoluto. La metafora del “panorama” e del punto di osservazione assoluto. La metafora dell’interpretazione del quadro delle “due cortigiane”. Le varie ipotesi sulla risposta ultima: nichilista, impersonalista, personalista. Le tre ipotesi: ricerca, illuminazione (o risveglio), rivelazione. 12. Mistica: filosofia ed esperienza religiosa Filosofia e visioni del mondo (e “religioni”). La sapienza (sofía) come termine asintotico della filosofia (l’esempio del cerchio e della tangente); oppure come non senso (ad esempio, la risposta di “Quelo”). L’essenziale. La nozione di "filosofia cristiana". C Esercizi scritti: Fascicolo personale Il fascicolo personale scritto (da consegnare un giorno prima dell’esame orale in pdf inviato per posta elettronica e in forma cartacea al momento dell'esame) dovrà contenere, secondo le indicazioni date a lezione: 1) Brevissima autobiografia intellettuale, con un personale “Colpo d’occhio” sul mondo; 2) Temario articolato per l’esposizione orale; 3) qualche Commento filosofico e Questione filosofica (secondo le modalità indicate in classe). FP1002 – Logica (G. Auletta) 1. La logica: oggetto e scopo. 2. Calcolo proposizionale: dalle proposizioni alle formule. Nessi logici. Tavole di verità; tautologie e contraddizioni. Condizione sufficiente e necessaria. Elementi della teoria della dimostrazione. 3. Elementi del calcolo dei predicati: quantificatori e formalizzazione. 4. Sillogistica aristotelica: quadrato logico, sillogismi, esame critico. 5. Forme di inferenza: deduzione, abduzione e induzione. 6. Denotazione e connotazione. FP1003 – Filosofia della conoscenza (R. Finamore) 1. Specificità, autonomia e relazioni della filosofia della conoscenza. 1. Il problema della possibilità e della validità del sapere. 2. Dimensione soggettiva e dimensione oggettiva del conoscere; loro complementarità. 3. Il carattere critico della filosofia della conoscenza; teorie della conoscenza, approcci epistemologici. 2. Le provocazioni dello scetticismo greco. 1. Le diversificate proposte dei pensatori scettici. 2. Il triplice rifiuto che caratterizza le argomentazioni scettiche. 3. La confutazione delle tesi scettiche; motivazioni della confutazione. 3. Conoscenza e realtà, la problematica del rapporto. 1. Il sapere in funzione della realtà. 2. Varie opzioni epistemologiche di conoscenza del reale. 3. L’obiettivo della ricerca della verità. 5. La concezione delle immagini e delle idee in Platone. 1. Mondo sensibile e mondo intelligibile. 2. Teoria della reminiscenza; dalla doxa all’epistéme. 3. Il mito della caverna; la conoscenza dell’idea del bene. 6. Gli atti che concorrono al conoscere e l’articolazione delle scienze in Aristotele. 1. La teoria della conoscenza a partire dalla metafisica della potenza e dell’atto. 2. La sensazione, l’immaginazione, l’intellezione. 3. Le tre aree delle scienze. 7. La ricerca della verità in S. Agostino. 1. Esperienza dell’erroneo e influenza del dubbio scettico; certezza e valore della conoscenza; 2. Indubitabilità dell’esistenza e dati della coscienza; sapienza e verità. 3. La teoria dell’illuminazione. 8. Conoscenza della realtà e traguardo della verità in S. Tommaso. 1. Dal sensibile al ruolo del fantasma. 2. L’attività dell’intelletto umano; l’intelletto agente, l’intelletto possibile, la specie intelligibile. 3. L’intelletto possibile e il verbum mentis; il concetto: id quo intelligitur. 4. Le operazioni dell’intelletto; nel giudizio la conoscenza della verità. 9. L’ innovazione moderna della tradizione aristotelico-tomista in F. Suarez 1 L’influsso di Enrico di Gand e Duns Scoto. 2. L’interpretazione dell’intelletto. 3. Il rapporto tra fantasmi, specie intelligibile, rappresentazione. 4. Distinzione tra concetto oggettivo e concetto formale. 10. Esigenze metodologiche e opzioni epistemologiche di R. Descartes 1. Il dubbio metodico. 2. La certezza fondamentale del Cogito. 3. La teoria delle idee; le idee e la realtà oggettiva; l’idea di Dio. 4. La ricerca del metodo per ogni area del sapere; unità della ragione e regole del metodo. 11. L’empirismo delle idee e della coscienza in J. Locke. 1. Origine e fonti delle idee; le idee semplici e le idee complesse. 2. La conoscenza come percezione della concordanza/discordanza tra le idee; i gradi del conoscere. 3. Il problema della conformità delle idee alle cose; consapevolezza e certezza. 4. La conoscenza della verità certa e evidente di un Essere eterno. 12. La radicalizzazione dell’empirismo in D. Hume. 1. Impressioni e idee. 2. Inferenza e oggetti conoscitivi; aspettativa e probabilità; credenza. 3. La critica all’idea di sostanza; la vena scettica invalidante la conoscenza. 13. La posizione critico-trascendentale di I. Kant. 1. La critica agli empiristi e ai razionalisti; il confronto teoretico con la matematica e la fisica. 2. L’Estetica trascendentale; intuizione empirica e intuizione pura. Lo spazio e il tempo: esposizione metafisica ed esposizione trascendentale. 3. Logica pura e Logica trascendentale. Analitica trascendentale: analitica dei concetti e analitica dei principi; deduzione metafisica: tavola dei giudizi e tavola delle categorie. 4. Deduzione trascendentale; l’unificazione come operazione dell’intelletto; unità della coscienza e unità sintetica del molteplice. Superamento del dualismo cartesiano; schema trascendentale. 14. La svolta fenomenologica di E. Husserl. 1. Rapporto immediato e intenzionale con l’oggetto; atti percettivi e atti della coscienza. 2. Datità delle cose e strutture dell’intenzionalità; il vissuto intenzionale. 3. Memoria, immaginazione e oggetti categoriali; intuizione sensibile e intuizione categoriale. 4. Possibilità del linguaggio e proposizioni linguistiche. 5. Mondo-della-vita, atti posizionali e pretesa di verità. 15. I cambiamenti epistemologici contemporanei 1. Conoscenza e linguaggio (G. Frege; B. Russell; L. Wittgenstein; F.P. Ramsey; P.F. Strawson; J.L. Austin). 2. Epistemologia positivista e neopositivista (R. Carnap; M Schlick; O. Neurath; A. J. Ayer). 3. Critica all’epistemologia neopositivista (M. Polany; K.R. Popper; W.V.O. Quine; T. Kuhn). 4. Neo-pragmatismo e filosofia analitica (D. Davidson; R. Rorty; H. Putnam; J. Searle). 16. La struttura formalmente dinamica del conoscere in B. Lonergan 1. Le attività del processo conoscitivo. 2. Conoscere il proprio conoscere. 3. Intenzionalità, soggettività, oggettività. 4. Il realismo critico a confronto di altri realismi. 5. Il metodo empirico generalizzato. FGC116 – R. Descartes, Meditazioni metafisiche (A. Lentiampa) 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Il dubbio, l’indubitabile e il vero. Il dubbio, dio ingannatore e il genio maligno. Esistenza e natura di io. Lo spirito più facile a conoscersi del corpo. Le idee e l’esistenza di dio. Dio come garanzia della veracità del cogito e del mondo. L’errore, il giudizio e la libertà. La mente e il corpo. L’immortalità dell’anima e l’esistenza delle cose materiali FP1013 – Storia della filosofia antica (K.L. Flannery) I: Parmenide e Eraclito II: Platone (il Gorgia, la Repubblica, il Parmenide, il Timeo) III: Aristotele (la Fisica, la Metafisica, l’Etica Nicomachea, il De anima) Nota: Gli studenti sono responsabili soltanto per le parti delle opere trattate nelle lezioni: sono responsabili anche per la lettura dei capitoli III e IV del libro di Enrico Berti: Storia della filosofia: Antichità e medioevo. 2° ANNO – 1° Semestre 2015-16 FP1004 – Metafisica (G. Piccolo) 0. La comunicazione rivela la questione metafisica. 1. Il racconto è la prima modalità di ricerca del fondamento. a. Pareyson, Filosofia della libertà. b. Agostino, De Trinitate, libro XV. 2. I grandi autori della tradizione metafisica (e dell’ontologia) hanno affrontato la questione dell’essere, seppur in misura differente, in relazione al linguaggio. a. Aristotele, Metafisica, libro Gamma (quarto) e libro Zeta (settimo). b. Tommaso, De ente et essentia. c. Heidegger, Introduzione alla metafisica, cap. 1 (La domanda metafisica fondamentale). 3. L’analisi logica del linguaggio mostra i limiti stessi del linguaggio e rivela come ordinariamente la comunicazione funziona proprio perché andiamo oltre i limiti del linguaggio. a. Agostino, De magistro. b. K. Donnellan, Riferimento e descrizioni definite, in A. Bonomi (ed), La struttura logica del linguaggio, Bompiani, Milano 1978,225-248. 4. Il reale precede ed eccede rispetto al linguaggio. L’attività ermeneutica evidenzia il primato della realtà. a. Gadamer, Verità e metodo, Parte terza: Dall’ermeneutica all’ontologia. Il filo conduttore del linguaggio. b. Fabro, Il realismo tomista, in ID., La nozione metafisica di partecipazione secondo S. Tommaso d’Aquino, EDIVI, 123-141. 5. Nella comunicazione ordinaria il linguaggio si ribella alla pretesa di confinarlo entro una funzione mera-mente descrittiva delle cose. a. Ricoeur, La metafora viva (studio settimo e ottavo). b. Gilbert, La pazienza d’essere, capp. IV e V. 6. La funzione poetica del linguaggio apre l’accesso al discorso sull’origine. a. Kant, Prolegomeni ad ogni futura metafisica, Prefazione e §§1-5. b. Aristotele, Metafisica, libro Lambda. c. Gilbert, La pazienza d’essere, capp. XII, XIII, XIV, XV (un capitolo a scelta). FGM110 – L’origine dell’opera d’arte di Martin Heidegger (P. Rebernik) (Gesamtausgabe Band 5, pp. 1-74; tr. it. di P. Chiodi, La Nuova Italia, Firenze 1997, pp. 1-69) 1. Contesto e struttura dello scritto “L’origine dell’opera d’arte”. 2. «Origine [Ursprung] significa, qui, ciò da cui [von woher] e per cui [wodurch] una cosa è ciò [was] che è ed è come [wie] è. Ciò che qualcosa è essendo così com’è, lo chiamiamo la sua essenza » (p. 3) 3. «L’origine di qualcosa è la provenienza della sua essenza. Il problema dell’origine dell’opera d’arte concerne la provenienza della sua essenza» (p. 3). 4. Rapporto tra opera d’arte/artista/Arte: «L’artista è l’origine dell’opera. L’opera è l’origine dell’artista. Nessuno dei due sta senza l’altro […] Artista ed opera sono ciò che sono, in sé e nei loro reciproci rapporti, in base ad una terza cosa, che è in realtà la prima, e cioè in virtù di ciò da cui tanto l’artista quanto l’opera d’arte traggono il loro stesso nome, in virtù dell’arte» (p. 4). 5. «Il problema dell’origine dell’opera d’arte assume la forma di problema dell’essenza dell’arte. Ma poiché deve rimanere impregiudicato se e come l’arte in generale sia, cercheremo di rintracciare l’essenza dell’arte là dove l’arte domina indubitabilmente reale. L’arte si trova nell’opera d’arte. Ma che cos’è un’opera d’arte?» (p. 4). 6. «Se guardiamo le opere nella loro realtà immediata e senza preconcetti, si fa chiaro che esse si trovano lì dinanzi nella loro semplice presenza né più né meno delle cose […] Tutte le opere hanno questo carattere di cosa [dinghaft]» (p. 4). I. COSA E OPERA 7. «Che cos’è, in verità, una cosa perché sia una cosa? Ponendo questa domanda miriamo a stabilire l’esser-cosa (la cosità) della cosa. Bisogna esperire [erfahren] il carattere di cosa della cosa. Al qual fine è necessario conoscere la regione in cui rientra ogni ente che diciamo cosa» (p. 6). 8. «Le interpretazioni della cosità delle cose, predominanti nel corso del pensiero occidentale e divenute in esso ovvie e di impiego abituale, si possono ridurre a tre» (p. 8): a) la cosa è ciò intorno a cui le proprietà della cosa si raccolgono (è portatrice di accidenti); b) la cosa come unità della molteplicità delle sensazioni; c) la cosa come materia formata. 9. «L’unione di materia e forma che qui si riscontra è, sin dal principio, regolata da ciò a cui brocca, scure e scarpe debbono servire. Questa usabilità/servibilità [Dienlichkeit] non è aggiunta e attribuita in un secondo momento agli enti suddetti […] Essa è invece quel tratto fondamentale in base a cui questo ente ci si presenta, ci sta davanti e in tal modo ci è-presente [an-west], essendo così l’ente che è» (p. 14). 10. «Materia e forma, quali determinazioni dell’ente, ineriscono quindi all’essere del mezzo. Questo termine denota ciò che è stato prodotto per l’uso e per la fruizione. Materia e forma non sono mai determinazioni originarie della cosità della mera cosa» (p. 14). 11. «Il mezzo (le scarpe, ad esempio), una volta approntato, riposa in se stesso come la mera cosa; ma non possiede, come il blocco di granito, il carattere dell’esser sorto da sé» (p. 14). 12. «Quindi il mezzo è per metà cosa, perché determinato dalla cosità, con qualcosa in più; nel contempo è per metà opera d’arte, con qualcosa in meno, mancando dell’autosufficienza dell’opera d’arte. Il mezzo ha una singolare posizione intermedia fra cosa e opera, posto che sia lecito questo genere di esame-comparativo» (pp. 14-15). 13. «Nulla sembra più facile che lasciare che l’ente sia l’ente che è. Ma siamo invece di fronte al più difficile dei compiti, visto che l’assunto di lasciar essere l’ente come esso è, costituisce proprio l’opposto di quella indifferenza che volge le spalle all’ente. Ciò che dobbiamo fare è rivolgerci all’ente, pensarlo nel suo essere, ma in modo tale da lasciarlo riposare da se stesso nella sua essenza» (p. 17). 14. «Scegliamo, ad esempio, un quadro di Van Gogh, che ha ripetutamente dipinto questo mezzo [le scarpe]» (p. 18). «Per le scarpe passa il silenzioso richiamo della terra, il suo tacito dono di messe mature e il suo oscuro rifiuto nell’abbandono invernale. Dalle scarpe promana il silenzioso timore per la sicurezza del pane, la tacita gioia della sopravvivenza al bisogno, il tremore dell’annuncio della nascita, l’angoscia della prossimità della morte. Questo mezzo appartiene alla terra [zur Erde], e il mondo [Welt] della contadina lo custodisce. Da questo appartenere custodito, il mezzo si immedesima nel suo riposare in se stesso» (p. 19). 15. «L’esser mezzo del mezzo consiste certamente nella sua usabilità/servibilità. Ma questa a sua volta riposa nella pienezza dell’essere essenziale del mezzo. Questo essere è da noi indicato col termine fidatezza [Verläßlichkeit]. In virtù sua la contadina confida, attraverso il mezzo, nel tacito richiamo della terra; in virtù della fidatezza del mezzo essa è certa del suo mondo […] La fidatezza del mezzo dà al mondo immediato la sua stabilità e garantisce alla terra la libertà del suo afflusso costante» (pp. 19-20). 16. «Stando nella vicinanza dell’opera, ci siamo trovati improvvisamente in una dimensione diversa da quella in cui comunemente siamo. L’opera d’arte ci ha fatto conoscere che cosa le scarpe sono in verità […] Che cosa accade qui? Che cos’è in opera nell’opera? Il quadro di Van Gogh è l’aprimento di ciò che il mezzo, il paio di scarpe, è [ist] in verità. Questo ente si presenta nel non-nascondimento [Unverborgenheit] del suo essere. Il non-esser-nascosto dell’ente è ciò che i Greci chiamavano aletheia […] Se ciò che si realizza è l’aprimento dell’ente in ciò che esso è e nel come è, nell’opera è in opera l’evento [Geschehen] della verità» (p. 21). 17. «Nell’opera d’arte la verità dell’ente si è posta in opera. “Porre [Setzen] significa qui: portare a stare [zum stehen bringen]. In virtù dell’opera, un ente, un paio di scarpe, viene a stare nella luce del suo essere. L’essere dell’ente giunge alla stabilità del suo apparire» (p. 21). 18. «Che cosa sia il mezzo ci fu possibile stabilirlo in virtù di un’opera. È così venuto in chiaro, quasi di soppiatto, ciò che nell’opera è in opera: l’apertura dell’ente nel suo essere, il farsi evento della verità» (p. 23). 19. «La nostra posizione della domanda sull’opera è andata a pezzi perché non era diretta con vigore verso l’essenza dell’opera, ma ondeggiava fra cosa e mezzo. In realtà non si tratta di un’impostazione nostra. È l’impostazione caratteristica dell’estetica. Il modo in cui questa considera sin dall’inizio l’opera d’arte è sotto l’influsso dell’interpretazione tradizionale dell’ente come tale» (p. 24). 20. «L’opera d’arte apre, a suo modo, l’essere dell’ente. Nell’opera accade [geschieht] questa apertura, cioè lo svelamento, cioè la verità dell’ente. Nell’opera d’arte è posta in opera la verità dell’ente. L’arte è il porsi in opera della verità. Che cos’è dunque la verità perché si realizzi [ereignet] temporalmente come arte? Che cos’è questo porsi in opera?» (p. 25). II. OPERA E VERITA’ 21. «La sottrazione di un mondo o la sua scomparsa non sono fenomeni reversibile. Le opere non sono più ciò che erano. Sono, sì, esse stesse a venirci incontro, ma come essenti-state. È come essenti-state che ci stanno innanzi nella prospettiva della tradizione e della conservazione. Ormai non sono che tali oggetti [Gegenstände]» (. P. 26). 22. «Un edificio, un tempio greco, non riproduce nulla. Si erge semplicemente, nel mezzo di una valle dirupata. Il tempio racchiude la statua del Dio ed in questo racchiudimento protettivo fa sì che, attraverso il colonnato, essa risplenda nella sacra regione. In virtù del tempio, Dio è presente [anwest] nel tempio. Questo esser-presente di Dio è in se stesso il dispiegamento e la delimitazione d’una regione sacrale. Ma il tempio e la sua regione non si perdono nell’indefinito. Il tempio, in quanto opera, dispone e raccoglie intorno a sé l’unità di quelle vie e di quei rapporti in cui nascita e morte, infelicità e fortuna, vittoria e sconfitta, sopravvivenza e rovina delineano la forma e il corso dell’essere umano nel suo destino [Geschick]. L’ampiezza dell’apertura di questi rapporti è il mondo di questo popolo storico. In base ad essa e in essa, questo popolo perviene al compimento di ciò a cui è destinato» (p. 27). 23. «Questo venir fuori e questo sorgere, come tali e nel loro insieme, è ciò che i greci chiamarono originariamente physis. Essa illumina ad un tempo ciò su cui e ciò in cui l’uomo fonda il suo abitare. Noi la chiamiamo la Terra […] La Terra è ciò in cui il sorgere riconduce, come tale, tutto ciò che sorge come nel proprio nascondimento protettivo. In ciò che sorge è-presente la Terra come la nascondente-proteggente» (pp. 27-28). 24. «Eretto sulla roccia, il tempio apre un mondo e lo riconduce, nello stesso tempo, alla Terra, che solo allora si rivela come suolo natale» (p. 28). 25. «In che cosa consiste allora l’esser opera dell’opera? […] Incominceremo col chiarire due caratteristiche fondamentali dell’opera» (pp. 28-29): 26. a) «Esser opera significa esporre [aufstellen] un mondo» (p. 29); «Il Mondo si mondifica [Welt weltet] ed è più essente dell’afferrabile e del percepibile in cui viviamo fiduciosamente. Il Mondo non è un possibile oggetto che ci stia innanzi e che possa essere intuìto. Il Mondo è il costantemente in oggettivo […] Dove cadono le decisioni essenziali della nostra storia, da noi raccolte o lasciate perdere, disconosciute e nuovamente ricercate, lì si mondifica il Mondo. La pietra è priva di Mondo. Piane e animali sono egualmente senza Mondo» (p. 30); 27. b) «Esponendo [aufstellt] un mondo, l’opera pone-qui [stellt-her] la Terra. Il porre-qui è assunto nel significato rigoroso del termine. L’opera porta e mantiene la Terra nell’aperto di un mondo. L’opera lascia che la Terra sia una Terra. Ma perché questo porre-qui la Terra deve aver luogo in modo tale che l’opera si ritiri [zurückstellt] in essa? Che cos’è la Terra perché debba giungere al non-nascondimento proprio in questo modo?» (pp. 31-32). 28. «Aperta e illuminata in se stessa, la terra appare soltanto se è garantita e conservata come la essenzialmente indischiudibile, sottraentesi a ogni dischiudimento e mantenentesi in un costante rifiuto. Tutte le cose della Terra, essa stessa nel suo tutto, scorrono in un reciproco accordo [Einklang]. Ma questo scorrere non è un dissolversi. Ciò che qui scorre è il pacato corso della delimitazione che confina ogni essente-presente [jedes Anwesende] nel suo esser-presente [Anwesen]. Così in ognuna delle cose chiuse in se stesse si accampa un identico non-conoscer-si. La Terra è l’autochiudentesi per essenza. Porre-qui la Terra significa: porla nell’aperto come l’autochiudentesi» (p. 32). 29. «Esporre un mondo e porre-qui la Terra sono due tratti essenziali dell’esser opera dell’opera» (p. 33). 30. «Solo ciò che si muove può riposare […] Ma se il riposo è tale da includere il movimento, deve trattarsi di un riposo tale da essere un intimo raccoglimento del movimento, e quindi estrema mobilità […] Il riposo dell’opera riposante in se stessa è appunto di questo genere» (p. 32). 31. «Il Mondo è l’autoaprentesi apertura delle ampie vie delle opzioni semplici e decisive nel destino di un popolo storico. La Terra è la non costretta apparizione del costantemente autochiudentesi, cioè del coprente-custodente. Mondo e Terra sono essenzialmente diversi l’uno dall’altro e tuttavia mai separati. Il Mondo si fonda sulla Terra e la Terra sorge attraverso il Mondo» (pp. 33-34). 32. «Il contrapporsi di Mondo e Terra è una lotta [Streit] […] Nella lotta essenziale, i lottanti – l’un l’altro – si elevano all’autoaffermazione della propria essenza. L’autoaffermazione dell’essenza non è però mai l’irrigidimento in uno stato accidentale, ma l’abbandono di sé alla originari età nascosta da cui scaturisce il proprio essere» (p. 34). 33. «La Terra non può fare a meno dell’aperto del Mondo se deve essa stessa, in quanto Terra, apparire nel libero slancio del suo autochiudimento. Il Mondo, a sua volta, non può distaccarsi dalla Terra se deve, come regione e percorso di ogni destino essenziale, fondarsi su qualcosa di sicuro» (p. 34). 34. «Nella misura in cui l’opera è l’esposizione di un mondo e il porre-qui la Terra, essa è, ad un tempo, l’attizzatrice [Anstiftung] di questa lotta». Ciò avviene «in modo che la lotta resti lotta. Esponendo un Mondo e ponendo-qui la Terra, l’opera produce questa lotta. L’esser-opera dell’opera consiste nella realizzazione della lotta fra Mondo e Terra» (p. 34). 35. Nell’esser-opera dell’opera, nella lotta tra Mondo e Terra si storicizza la verità in quanto Aletheia. Che cos’è la verità perché possa storicizzarsi come arte o anche debba [muss] storicizzarsi come arte? In qual misura c’è qualcosa come arte? VERITA’ E ARTE Lo studente scelga dieci passi centrali in cui, nel prosieguo del testo in esame, viene dispiegato e messo in luce il peculiare rapporto tra Verità e Arte secondo l’interpretazione di Heidegger. FP1011 – Filosofia morale (J. Gorczyca) 1. L’etica come filosofia pratica. 2. Etica, teologia morale, scienze umane. 3. L’esperienza etica. 4. L’essenza del bene morale. 5. Il dovere e la colpa. 6. Costituzione dei valori morali. 7. Il significato etico della persona. 8. Norme della condotta umana. 9. Legge morale e diritto positivo. 10. La struttura dell’agire umano. 11. Le fonti della moralità dell’atto. 12. La verità e la coscienza morale. 13. Problemi della coscienza erronea. 14. Concezioni della virtù morale. 15. Le virtù fondamentali. 16. La vita buona e il desiderio della felicità. FGE112 – Etica e felicità in Platone e Agostino (A. Cavallini) 1. Platone, etica e politica: lettera VII 2. La Repubblica: temi e struttura 3. La Repubblica libri I-III 4. La Repubblica libro IV 5. La Repubblica libri V-VII 6. La Repubblica libri VIII-X 7. Agostino, La città di Dio: temi e struttura 8. La città di Dio libri I-X 9. La città di Dio libri XI-XVIII 10. La città di Dio libri XIX-XXII FP1015 - Storia della filosofia moderna (S. D’Agostino) Sistemi filosofici dell’età moderna: 1. R. Descartes, Meditazioni di filosofia prima (1641, 1642) 2. B. Spinoza, Etica, geometricamente dimostrata (1677) 3. J. Locke, Saggio sull’intelletto umano (1690) 4. D. Hume, Trattato della natura umana (1739-1740) 5. I. Kant, Critica della ragion pura (1781, 1787)