Akròama
PROGETTO PRODUTTIVO 2016
MEDEA
di Lea Karen Gramsdorff (da Euripide)
Medea è uno di quei Classici che sollevano questioni etiche alle quali non esistono risposte
morali. La vicenda, che si svolge nell'arco di una giornata a Corinto, in fondo, sarebbe nulla più che
un tradimento, una faccenda di letto. Un divorzio.
Tra rigurgiti di rabbia, rinfacci, patteggiamenti e vendette, false promesse e ricatti, i figli sono
(come spesso accade) testimoni muti e attoniti, ostaggi e merce di scambio.
La modernità di questa tragedia colpisce quanto il suo ben noto epilogo. “Medea”, progetto
teatrale multimediale, è una messa in scena del testo di Euripide ambientata in una salotto borghese
contemporaneo, nel quale si svolge l’intero dramma della donna, straniera, prima tradita e poi
condannata all'esilio per non creare "imbarazzo" alle famiglie.
L’operazione vuole mantenere il testo e il suo colore epico originari, in contrapposizione alla
modernità della regia, della recitazione e dell'ambientazione, che puntano a dare rilievo alla
tensione psicologica e al tema dell’attesa (di colore diverso per ogni singolo personaggio),
cadenzato anche dalle immagini del vissuto dei due figli ripresi nella loro stanza e proiettate su
diversi schermi dalle telecamere di sicurezza.
L'opera sarà messa in scena da due soli attori. Simbolicamente, il protagonista, interpreta tutti
i personaggi maschili, mettendo così in risalto l'eterno conflitto tra uomo e donna. D'altro canto,
Medea, unica protagonista femminile, riassume in sé le innumerevoli e perfino estreme sfaccettature
dell'animo della donna.
È inoltre prevista sul palco, la presenza di un “sound performer” che interagisce con la scena
remixando dal vivo suoni, tessiture armoniche e parole dei personaggi. Una specie di Deus ex
machina che fissa respiri, affermazioni e intenzioni dei personaggi e li amplifica e manipola.
L'esperienza dello spettatore è stimolata a profonde riflessioni e al contempo ad un'empatia
immediata e ricca di quesiti; le scelte drammaturgiche fanno sì che ogni singolo personaggio possa
offrire, a chi assiste, spunti di immedesimazione e di rifiuto. Uno spettacolo intenso, che ci
costringe ad abbattere la distanza tra un grande Classico e il nostro moderno sentire. Perché la
tragedia è legata alla predestinazione nonché all'eterna ripetizione di sé stessa.
Cast
Lea Karen Gramsdorff (Medea)
Simeone Latini (Giasone, Creonte, Egeo, il Messaggero)
Simone Dulcis (sound performer)
Lorenzo Farci, Marino Cagetti (I figli).
Regia: Lea Karen Gramsdorff
Lea Karen Gramsdorff
Attrice, pittrice e regista. A diciassette anni inizia a lavorare come attrice presso il “Teatro i” di
Milano. Due anni dopo vince il bando di selezione per il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma
dove si trasferisce per cominciare gli studi. Conseguito il diploma presso il C.S.C inizia a lavorare per la
televisione in diverse fiction di successo prodotte da Rai e da Mediaset. Prosegue, nel frattempo, un percorso
di studi e approfondimenti sul mestiere dell'attore con il Maestro e Pedagogo teatrale russo Juriy Alschitz.
Nel 1996 debutta sul grande schermo ne “La Cena” di Ettore Scola. Di seguito, Il Teatro Stabile di Parma la
scrittura per lo spettacolo “Ricorda con rabbia”. Seguono, negli anni, esperienze importanti nel campo
cinematografico nazionale e internazionale, annoverando, tra le altre, esperienze di lavoro con registi come
Lina Wertmueller, Liliana Cavani e nel 2015 con Paolo Sorrentino. Nel 2001 da Roma si trasferisce a
Cagliari, dove intraprende, parallelamente, l'attività di pittrice. Espone in mostre personali e collettive in
spazi pubblici e privati della città. Membro fondatore del gruppo multimediale “The Forest”. Dal 2009
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PROGETTO PRODUTTIVO 2016
collabora con il Teatro delle Saline in produzioni prestigiose sotto la regia di Lelio Lecis. Nel 2014 ha scritto
e diretto lo spettacolo teatrale “III onda”. Lo spettacolo di “Medea” è la sua seconda regia.
Simeone Latini
Attore, regista e drammaturgo cagliaritano. Nei primi anni novanta diviene attor giovane dell’attuale
Teatro Stabile di Sardegna. Dopo alcuni anni di esperienza in tutti i teatri dell’isola, si trasferisce a Roma,
dove rimarrà per quasi dieci anni, alternando esperienze televisive in Rai e Mediaset (fiction e pubblicità
internazionali) ad un’intensa attività sul palco, nei più prestigiosi teatri italiani. Ma anche all’estero,
mettendo a frutto la profonda conoscenza delle lingue inglese e spagnola, in Inghilterra, Croazia, Portogallo,
Spagna, Francia e Messico, dove vincerà il premio nazionale della critica, con una pièce pirandelliana.
Esaurita l’esperienza romana si trasferisce a Londra, divenendo voce ufficiale di National Geographic
Channel e della FAO, ed entrando in contatto con le principali compagnie di teatro britanniche. Da qualche
anno è in Sardegna, dove ha avviato fruttuose collaborazioni con le principali realtà teatrali sarde (su tutti:
Akroama e Teatro Lirico di Cagliari), come attore, protagonista di numerose produzioni, e regista. Attività
che svolge anche in ambito cinematografico, nazionale e internazionale, come attore, autore e regista di
cortometraggi pluripremiati in Europa, e di film lungometraggi e fiction tv, di prossima programmazione
sulle reti Mediaset.
Simone Dulcis
Nato a Milano nel 1971, vive a Cagliari. Diplomato in lingue straniere. Compie studi umanistici e si
appassiona alle arti figurative e alla poesia. Nel 1989 comincia il suo lavoro di ricerca artistica. Compie un
apprendistato da pittore tra la Sardegna, l’Umbria e il Lazio. Espone in mostre personali e collettive dal 1994
in ambito nazionale e internazionale. Nel 1995 entra in contatto con il mondo del teatro cagliaritano,
partecipando, negli anni, a numerosi seminari di formazione per attori. Approfondisce lo studio sullo spazio
scenico. Dal 2000 partecipa alle iniziative artistiche e alle esposizioni del Centro Culturale Man Ray di
Cagliari, sotto la supervisione dell'artista Wanda Nazzari. Dal 2002, progetta e conduce laboratori per adulti e
per bambini sull’espressività del colore, collaborando con il circuito bibliotecario regionale sardo. Partecipa
a “laboratori di servizio integrati” per la tutela della salute mentale in collaborazione con l'attore Andrea
Meloni. Socio fondatore della Compagnia d’arte Circo Calumèt. Dal 2004 progetta e realizza scenografie
teatrali collaborando
prevalentemente con il Teatro Alkestis di Cagliari. Intraprende lavoro di
sperimentazione sull’incisione presso Casa Falconieri ed espone in Spagna dal 2010, partecipando ad
importanti fiere d'arte. Partecipa come attore-sound performer alle tre edizioni dello spettacolo teatrale “Il
teatro dei fratelli Scomparso” scritto e interpretato da Andrea Meloni. Membro fondatore del gruppo
multimediale “The Forest”. Dal 2012 collabora con la THECA Gallery di Lugano. Nel 2014 realizza le
scenografie, il progetto musicale e partecipa come sound performer allo spettacolo “III Onda” di Lea
Gramsdorff. Sue opere sono presenti in collezioni private, in musei e in fondazioni per l’arte in Italia e
all’estero.
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PROGETTO PRODUTTIVO 2016
IL PROGRAMMA
di Davis Tagliaferro
Qual è la punizione per colui che ha osato pensare e non soddisfatto di ciò ha addirittura
espresso una propria opinione, magari intonando con la voce un suono di critica contro la realtà in
cui vive? Come può essere riportato all’ordine il sovversivo peccatore? Davis Tagliaferro propone
un periodo di detenzione interminabile all’interno di un luogo non definito né definibile, dove
“ripulirsi la coscienza” significa perdere completamente il pensiero, una facoltà unica, che distingue
un essere umano da una cosa. Alan e Bryan, due ignoti prigionieri in questa galera senza senso,
parlano incessantemente di tutto e di niente, si combattono con argomentazioni che non hanno più
aderenza ad una realtà materiale, ma che raccontano – per paradossi e contraddizioni – la
condizione purgatoriale nella quale sono immersi. Le loro parole non sono prive di significato, ma
evidentemente ai detenuti come loro non è più permesso capire o plasmare un concetto attraverso
l’associazione di idee: la loro condanna è arrendersi alla pura forma, il loro percorso riabilitante è
una via obbligata verso la tabula rasa della mediocrità. Un telefono sta a guardia dei due sorvegliati,
il suo intervento ha per scopo quello di alimentare il desiderio dell’attesa di una fine… ma quale
fine? I nostri due eroi passano il tempo che gli rimane ingannando il tempo – tempo imponderabile,
che si dilata e si restringe per volere del loro aguzzino assente. Dialogano con gli ultimi brandelli di
poesia e di logica che ancora orbitano nelle loro teste sempre più vuote, opponendo due identità via
via sempre più inesprimibili, cancellate lentamente dal batterio dell’annullamento. Eppure persiste,
anche se in minima parte, quella voglia di reagire, di anelare ad un passaggio ulteriore
dell’esistenza. Nell’ andirivieni delle loro parole c’è ancora il bisogno di progredire. Si percepisce la
difficoltà di accettazione del ristagno esistenziale nel quale Alan e Bryan sono costretti a
galleggiare. Una forza superiore li ha costretti a diventare protagonisti di un nuovo mito della
caverna, all’interno della quale ragione e sentimento devono trovare un accordo e rassegnarsi ad
una realtà fatta di ombre, di disillusione, di contorni indefiniti. Il lavoro drammaturgico di
Tagliaferro è molto complesso, ma decisamente curioso, perché partendo dalle premesse del teatro
dell’assurdo, approda al dramma - direi epocale - della perdita della propria identità, della resa
davanti ad un comodo conformismo che ci rende uguali in maniera agghiacciante. Io ho tentato di
imprigionare Alan e Bryan in un’immagine metafisica dove tutto deve essere perfettamente ordinato
e proporzionato ma anche incompleto e abbozzato, per indicare il lento sparire del segno evidente
che, a mio avviso, rende unico un essere umano: il senso critico.
Il Programma è un rito, una danza scandita dalle interruzioni telefoniche atte a riportare
all’ordine i due dissidenti. Non mi dispiace pensare a questo testo come all’incontro del cervello e
del cuore di un uomo in coma: talvolta credo che siano i sistemi psicologici innescati per convivere
in una società a indurci in uno stato di torpore “neuro/emotivo” e proprio in quel momento i due
leader della nostra esistenza (logica e sentimento), si rifugiano nella mitica caverna platonica a
ridiscutere i termini della realtà e del sogno.
Cast
Davis Tagliaferro,
Sebastiano Gravasso
Testo: Davis Tagliaferro
Regia: Antonio Ligas
Voce registrata: Giovanni Guardiano
Con la collaborazione di Clara Galuppo, Chicca Ruocco, Emilia Cocuzzi
Akròama
PROGETTO PRODUTTIVO 2016
Davis Tagliaferro
Nonostante la giovane età (35 anni) è autore di diverse opere rappresentate con successo in
Italia, tra cui spicca “Il Gioco”, premiato al Piccolo Teatro di Milano nel Novembre 2013; è
vincitore del “Concorso Europeo di Drammaturgia-Dragos” e, nel 2015, del “Premio Internazionale
Trame Chiamate Desiderio”.
Antonio Ligas
È un giovane regista sardo (35 anni), di Usini (Sassari), diplomato in Regia nel 2012 presso la
Silvio D'Amico. Tra le sue regie “Aida di Scafati” per il Conservatorio di Napoli e il “Riccardo II di
Shakespeare” per la Silvio D'Amico. Sua è anche la progettazione dello spazio scenico (e dell'idea
costumistica) ispirata alla pittura metafisica del De Chirico.
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PROGETTO PRODUTTIVO 2016
PIRANDELLO – ORA PRO NOBIS
di Nunzio Caponio
Possono i personaggi abitanti la fantasia di uno scrittore manifestarsi sotto forma di pixel pensanti,
animazioni virtuali che interagiscono con il loro creatore senza tenere conto di altro che di se stessi?
Può l’autore essere prigioniero non solo delle proprie creazioni ma di se stesso, costringendo chi ha
di più caro ad assecondarlo, in un delirio che rende vera la finzione del palcoscenico e finta la realtà
del quotidiano? Un percorso avvincente nei labirinti ora drammatici ora grotteschi dell’intera opera
pirandelliana, dove il reale si intreccia con il virtuale, gli attori in carne ed ossa agli avatar, il video
al teatro, per raccontare il genio dello scrittore siciliano con i linguaggi immaginifici della
contemporaneità.
Lo spettacolo mette in risalto la contemporaneità del pensiero Pirandelliano attraverso
un’accattivante composizione delle opere del drammaturgo che mirano a svelare i principi salienti
della dialettica Pirandelliana; l’esistenza umana sospesa tra Vita e Forma. Un relativismo
psicologico, che si svolge in due sensi, in senso orizzontale, riguarda il rapporto dell’individuo con
gli altri, e in senso verticale riguarda il rapporto dell’individuo con se stesso.
“Secondo Pirandello, gli uomini sono come tanti «pupi» nelle mani di un burattinaio invisibile e
capriccioso, che è il caso, quindi, quando nasciamo, ci troviamo inseriti, per puro caso, in una
società precostituita, regolata da leggi, convenzioni, abitudini, già fissate in precedenza,
indipendentemente dalla nostra volontà. Inseriti in un determinato contesto, o la società o noi stessi
ci assegniamo una parte nell'enorme «pupazzata» che è la vita, ci fissiamo cioè in una forma,
obbligandoci, in conseguenza, a muoverci secondo schemi ben definiti che accettiamo o per
pigrizia o per convenienza, senza aver mai il coraggio di rifiutarli anche quando contrastano con la
nostra natura. Ma a volte capita che l'anima "istintiva" che è in noi, esplode violentemente, facendo
saltare i pudori e i freni inibitori e lasciando via libera al desiderio a lungo represso”
Cast:
Nunzio Caponio, Monica Spanu e Angelo Trofa.
In video: Margherita Margarita, Danilo ‘Il Drugo’, Rita Napolitano, Annalisa Zedde, Ismaelle
Melville, Lorenzo Melini, Carla Teodora Puggioni, Laura Zedda.
Voice Over: Alessandro Fulvio Bordigoni, Giorgia Barracu, Consuelo Melis, Fabrizio Murgia.
Regia: Nunzio Caponio
Video e animazioni: Roberto Putzu
Costumi e scenografie: Salvatore Aresu
Progetto luci: Ivano Cugia
Direzione tecnica: Lele Dentoni
Foto di scena: Federico Cabras
Nunzio Caponio
Artisticamente esordisce giovanissimo come fotografo freelance. I suoi reportage di viaggio sono
apparsi in numerose riviste di prestigio e ben presto il prestigioso ‘Foreign Correspondents' Club’ di Hong
Kong lo invita a tenere la sua prima mostra personale di fotografia. A Hong Kong studia per anni arti
marziali e ottiene le sue prime esperienze cinematografiche, recitando in numerosi film d’azione tra cui Hit
Man e Black Mask, al fianco di Jet Li. Si trasferisce a New York City per proseguire gli studi di recitazione e
si diploma alla Lee Strasberg Theatre e Film Institute, dove segue anche corsi di drammaturgia e regia. A
New York è cofondatore del Sanctuary Theatre Company, una compagnia teatrale formata da attori e scrittori
professionisti che mira alla messa in scena di drammaturgie originali. Trasferitosi in Sardegna nel 2007,
collabora con le più affermate compagnie teatrali dell’isola, come drammaturgo, attore e regista e tiene
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PROGETTO PRODUTTIVO 2016
laboratori di recitazione. Nunzio firma la regia e la drammaturgia per: In una stanza (2008), Dentroterapia
(2009), Club X (2010); One On One Shakespeare (2011) Di Arte si muore (2012) e L’ospite (2012) e Gita
all’inferno (2013), Memorie di un viaggio di sola andata (2014), Pirandello Ora Pro Nobis (2015). Nel
settore cinematografico firma la regia e la sceneggiatura di numerosi cortometraggi tra cui Sogno di mezza
estate (2012) finalista a Visioni Italiane e L’Ospite (2014) un lungometraggio uscito in sala a fine 2014.
Monica Spanu
Nel 1991 inizia la sua esperienza come attrice teatrale con gli Actores Alidos per la messa in scena di
“E’ tutto troppo tranquillo”. Prosegue il suo percorso attoriale con diverse realtà teatrali come la Compagnia
Teatrale “I Nuovi”, il “Centro Universitario Teatrale”, i “Carpe Diem”. Significativo il suo percorso con Rino
Sudano col quale collabora alla messa in scena di: “La Casa della Parola” e “Dieci Orestiadi“ (Eschilo,
Omero, Eschilo, Shakespeare, Joyce, Beckett). Con la “Domus De Janas Theatre” e dal lavoro teatrale con
Pierfranco Zappareddu nasce la passione per il tango argentino che la porterà a studiare a Buenos Aires con i
migliori maestri argentini, con molti dei quali collabora professionalmente, intraprendendo così un percorso
professionale incentrato sul Tango. Dal 2005 al 2011 ha partecipato a diversi seminari di recitazione sul
metodo Stanford Maisner tenuti da Anna Maria Cianciulli e ha approfondito tecniche di recitazione
cinematografica con Nunzio Caponio. La sua ricerca si è sempre orientata alla naturalezza, alla verità
dell'azione e alla realtà dell'esperienza emotiva. Dopo anni dedicati all’apprendimento, all’insegnamento e
alla diffusione del Tango Argentino Monica ritorna a recitare con un ruolo di coprotagonista nel film
L’Ospite, e in teatro con Pirandello Ora Pro Nobis prodotto dal Teatro Stabile d’Innovazione Akroama.
Angelo Trofa
Ha studiato presso la “Scuola per attori” di riverrun teatro, diretta da Fausto Siddi. Nel 2010/2011 Ha
frequentato il “No Direction Workshop”, corso annuale di regia teatrale diretto da Andrea Lanza. Ha lavorato
con diversi registi tra i quali Rino Sudano, Elio Turno Atrhemalle, Marco Parodi ed Orlando Forioso. Autore
con Elio Turno Arthemalle di “Call center, In bound/ out bound” e di altri testi teatrali tra i quali “Indagine
sullo spietato Pallino”. Nel 2008 partecipa allo spettacolo “Pinocchio” produzione italo-francese diretta dal
regista Orlando Forioso. Nel 2008 fonda Batisfera, una giovane compagnia teatrale con la quale mette in
scena, nel 2012 lo spettacolo "S.A.D. Spettacolo Altamente Democratico".
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PROGETTO PRODUTTIVO 2016
La Bottega dei Teatranti (Porto Torres)
in
CECE’ – L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA
di Rosario Morra
Cecè è una “pochade” un momento ilare in cui Pirandello scherza con la sua filosofia,
coglie nell’io diviso questa possibilità di scherzo e di gioco, rendendo la commedia
decisamente molto divertente.
Trama: Cecè un intrallazzatore e un donnaiolo, trovandosi nei pasticci a causa di certi effetti
cambiari, trova una soluzione geniale sfruttando la sua etica. Si fa aiutare da un amico che
gli deve un grosso favore inventando una storia pazzesca. Intorno a questa circostanza si
creano situazioni divertenti, a tratti decisamente comici.
L'uomo dal fiore in bocca è un atto unico perfetto esempio di un dramma borghese nel
quale convergono i temi dell'incomunicabilità e della relatività della realtà. Il protagonista è
un uomo ammalato, condannato a morire; questa sua situazione lo spinge a indagare nel
mistero della vita e a tentare di penetrare l'essenza. Per chi, come lui, sa che la morte è
vicina, tutti i particolari e le cose insignificanti agli occhi altrui assumono un valore e una
collocazione diversa. L'altro personaggio è un avventore del caffè della stazione, dove si
svolge tutta la scena; un uomo qualsiasi, che la monotonia e la banalità della vita quotidiana
hanno reso scialbo, piatto e vuoto a tal punto che il dialogo tra lui e il protagonista finisce
col diventare un monologo, quando quest'ultimo gli rivela il suo terribile segreto.
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PROGETTO PRODUTTIVO 2016
Teatro d'Inverno (Alghero)
in
LE AVVENTURE DI PINOCCHIO
di Giuseppe Ligios
Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi: Pinocchio il padre, Pinocchia la madre e
Pinocchi i ragazzi, e tutti se la passavano bene. Il più ricco di loro chiedeva l'elemosina."
Questo dice Geppetto mentre pensa al nome che darà al burattino che ricaverà intagliando un ceppo
di legno donatogli dall'amico mastro Ciliegia.
Il burattino con il quale girare il mondo per racimolare un po’ di soldini, si rivela da subito un
discolo fuori controllo per il povero Geppetto che, per amore di quel suo inaspettato figliuolo fatto
di legno, sarà disposto a sacrificare tutto se stesso.
Ma l'ingenuo burattino è avventato nelle sua bramosia di assaporare la vita, e incurante delle
raccomandazioni di un grillo parlante ed impiccione, non resiste alla tentazione di scoprire, anche
sbagliando, cosa la vita gli riservi. Questo irrefrenabile desiderio lo indurrà a mentire a chiunque gli
voglia bene, e a fidarsi ciecamente di individui loschi e truffaldini.
Eccolo dunque promettere a Geppetto che andrà a scuola, e un attimo dopo vendere l'Abbecedario
pur di andare a vedere i burattini di Mangiafuoco, salvo poi riprendere i suoi buoni propositi di
portare al babbo le 5 monete d'oro avute dal burattinaio commosso per l'altruismo dimostrato nel
salvare Arlecchino dalle fiamme. Lasciatosi abbindolare da due lestofanti, il Gatto e la Volpe, se ne
va con loro all'osteria del Gambero Rosso e, nel cuore della notte si trova inseguito da due assassini,
che altri non sono che gli stessi malandrini, e appeso per il collo ad una grande quercia. Arriva in
suo soccorso "la bella Bambina dai capelli turchini" che lo curerà grazie all'aiuto di tre luminari.
Rimessosi in salute, Pinocchio è pronto a far ritorno da Geppetto con in tasca le rimanenti 4 monete
d'oro, quando incontra nuovamente il Gatto e a Volpe che lo condurranno al Campo dei miracoli
dove verrà derubato con l'inganno. Finito in prigione per castigo, il burattino vorrebbe ritornare
dalla bella Bambina dai capelli turchini, ma una volta giunto scopre che ella è morta per la
disperazione. Un Colombo lo informa inoltre che Geppetto ha preso il largo su una barchetta per
cercarlo, e così Pinocchio si getta in mare e, raggiunta l'altra riva, ritrova la sua Fata rediviva ma
adulta. Pieno di buoni propositi promette che studierà e sarà buono, ma l'incontro con Lucignolo lo
distoglierà nuovamente dai suoi obbiettivi e con lui partirà per il "Paese dei Balocchi". Presto i due
si troveranno trasformati in asinelli e venduti ad un circo, dove però Pinocchio si spezzerà una
zampa. Ormai utile solo per far della sua pelle un tamburo, l'asinello Pinocchio viene gettato in
mare con un masso legato al collo. Qui si troverà ritrasformato in burattino, ma dopo poche
bracciate eccolo finire dritto dritto nella bocca di un terribile pescecane.... Il resto della storia la
sapete!
Il progetto si propone, rispettando fedelmente il linguaggio di Collodi, di mettere in scena un
adattamento dei momenti più salienti dei 36 capitoli di cui si compone il romanzo in una trama che
offra due chiavi di lettura parallele: il "Pinocchio" come "fiaba per bambini" e l'allegoria che esso
rappresenta della società moderna con i suoi contrasti tra rispettabilità e libero istinto, in un periodo,
quello di fine Ottocento, caratterizzato da una grande severità nell'attenzione al "formale". Bisogna
tener presente che Collodi iniziò la pubblicazione di Pinocchio non come romanzo ma bensì come
novella a puntate su un periodico per bambini nel 1881, e solo due anni più tardi il testo venne edito
così come lo conosciamo. Il Pinocchio originale, non certo quello disneyano o rimaneggiato ed
edulcorato, racchiude in se molteplici influenze della narrativa gotica con una certa predilezione per
il tenebroso, se non addirittura l'orrido intrecciato con il recupero di racconti e favole della
tradizione popolare, come avvenne in Germania con i Fratelli Grimm.
Akròama
PROGETTO PRODUTTIVO 2016
Produzione in Residenza
The Oddity Box
in
THE ODDITY BOX – LA PORTA SULL'INCUBO
di Mattia Cogoni
The Oddity Box è un gruppo nato nel 2015 e formato da oltre 20 artisti di diverso
talento, accomunati dalla giovane età (solo 3 sono over 35) e da una forte passione per lo
spettacolo, non inteso necessariamente come spettacolo teatrale canonico. È un gruppo che
nasce in parte dal nuovissimo movimento “Cosplay” e dalla sua fusione con elementi di
artigianato artistico.
Il gruppo nel 2015 ha realizzato autonomamente lo spettacolo “The Oddity Box – La
Scatola delle Stranezze”, spettacolo che si è rivelato la vera novità, soprattutto grazie alla
sua freschezza, in ambito teatrale cagliaritano nell’anno 2015.
Akròama ha deciso di prendere in residenza questo gruppo mettendo a disposizione i mezzi
e il know how di cui dispone per consentirgli di realizzare un progetto che esprima al
massimo le sue potenzialità.
Il nuovo progetto del gruppo The Oddity Box è intitolato “La porta sull’incubo”.
Uno spettacolo che unisce alla recitazione performance acrobatiche, di danza, canto, Video
Mapping, sofisticato disegno luci e forme di illusionismo scenico.
“La porta sull’incubo” racconta le paure delle persone. Attraverso un sogno misterioso,
a tratti angosciante, lo spettatore si ritrova in un misterioso circo di anime dannate, in cui gli
artisti rappresentano le specifiche paure dell'uomo.
La storia narra le vicende di questi “incubi viventi” mostrando allo spettatore che “il
diavolo può vincere solo quando non si fa nulla per fermarlo”. “La porta sull’incubo” è un
vaso di Pandora che viene scoperchiato ogni serata con il suo caos e le sue follie, e quando
ciò accade nessuno sa cosa ne uscirà fuori.
Uno spettacolo che, oltre ai giovanissimi interpreti si avvale quindi di un sofisticato
apparato tecnologico, dove immagini, costumi e forme multimediali di arte scenica lo
rendono estremamente interessante e innovativo.
Cast
Margherita Delitala, Chiara Cossu, Valeria Spano, Alessandro Concas, Massimo
Pinna, Paolo L'incesso, Cristina Asuni, Francesca Tocco, Donatella Ciuffi, Veronica
Frau, Mariella Sotgiu, Sara Onnis, Barbara Manca, Gessica Ibba, Andrea Troli,
Andrea Tocco, Francesca Macis, Claudia Boscu, Marco Secci.
Regia e sceneggiatura: Mattia Cogoni
Musiche: Matteo Mario Cossu
Scenografie e costumi: Mattia Cogoni
Tecnico audio e luci: Mauro Sabeddu
Videomapping ed effetti speciali: Mario Bruno
Special guest: Alessandro Fulvio Bordigoni, JPProject, CrtstalBallet
Akròama
PROGETTO PRODUTTIVO 2016
Produzione in Residenza
Mario Brai Ensemble
in
UN MARE DI LIBERTÀ
di Mario Brai e Alfredo Franchini
Una navigazione del Mediterraneo tra le parole di poeti e scrittori e la canzone. Un
breviario del mare, una piccola guida che segna le differenze culturali e sociali da Gibilterra
al Bosforo in uno spettacolo di teatro canzone. Il viaggio, in realtà, non è solo quello che il
protagonista compie alla ricerca di un'isola sconosciuta ma è anche il confronto tra l'anima e
la natura alla ricerca di una libertà incondizionata. Chi ha detto che non esistono isole felici
e sconosciute? E nello spettacolo la tesi è sostenuta dagli scritti di Jhon Mansfield,
Baudelaire, Gibran, Neruda, Bufalino, Mutis con una colonna sonora, curata da Mario Brai,
basata sulle canzoni di vari autori, da Pino Daniele a Modugno, da Fabrizio De André a
Fossati, Bertoli, Cristicchi.Profumi, colori, ragazze brune e vedove vestite di nero, sfarzo e
miseria, realtà è illusione si mescolano nello scenario di un mare metafora dell'anima e della
libertà.
Cast
Mario Brai (Violino elettrico, voce, percussioni)
Matteo Carrus (pianoforte, tastiera elettronica)
Marta Proietti Orzella (voce recitante e canto).
Testi: Alfredo Franchini
Musica: Mario Brai
Mario Brai
È il principale esponente musicale di livello internazionale, nel panorama della cultura e tradizioni di
Carloforte, enclave genovese situata sull’isola di S. Pietro a sud-ovest della Sardegna. Il suo progetto
artistico contempla e fonde diverse influenze, inserendo il suono del suo violino elettrico in contesti inusuali
che variano dall’afro–reggae al mediterraneo, al jazz, passando per il rock – blues e il funky. La sua
traiettoria professionale è marcata fin dal suo esordio dalla tendenza a comporre gran parte dei testi dei suoi
brani in tabarchino (carlofortino), una flessibile variante della lingua genovese antica, caratterizzato dalla
ricchezza di suoni del mondo che un popolo di pescatori e naviganti si è portato dietro nel suo girovagare. La
musica di Mario Brai è, senza dubbio, un’originale combinazione tra le armonie proprie della tradizione
carlofortina e il succo delle sue varie esperienze artistiche. La sua opera musicale non rappresenta soltanto
una raccolta di canzoni dal sapore mediterraneo, ma soprattutto vuol essere un veicolo di espressione della
ricchezza culturale tabarchina. Uno dei suoi progetti più importanti è MARENOSTRUM, il cui nome riflette
uno dei motori della sua ispirazione: il Mar Mediterraneo, casa di popoli con culture diverse, per i quali il
mare costituisce un elemento comune. In questi anni il lavoro di Mario Brai ha superato i confini nazionali,
facendosi apprezzare in paesi come Spagna, Germania, Francia, Belgio, Corsica e Malta e condividendo il
palco con artisti del calibro di Mauro Pagani, Andrea Parodi, Riccardo Zappa, Paolo Fresu, Armando Corsi,
Enzo Favata, Enzo Avitabile, Elena Ledda, Mauro Palmas, Gavino Murgia, Alfio Antico, Nando Citarella,
Gesuino Deiana, Arrogalla (Francesco Medda), Dorian Gray, Henning Freemann, Ruben Chaviano; i corsi
Zamballarana di Jerome Casalonga, Nando Acquaviva, il gruppo A Filetta e il poliedrico artista Toni
Casalonga; i catalani Anouk Chauvet e Tomás Arroyos del gruppo dei Fufu-ai e i genovesi Vittorio De
Scalzi, Max Manfredi, Roberta Alloisio, Laura Parodi, Gianpiero Alloisio e Mauro Sabbione e molti altri.
Akròama
PROGETTO PRODUTTIVO 2016
L’ultimo suo lavoro Cuntinuitè, prodotto da S’ard Music è stato finalista al Premio Tenco, quindi selezionato
tra i sei migliori dischi italiani dialettali, ed è stato presentato all’European Jazz Expò di Cagliari e in tante
altre location, tra le quali il Tetro della Tosse di Genova. È stato protagonista e ha rilasciato interviste in
numerose emittenti radiofoniche e TV come Radio RAI, la tedesca WDR, la svizzera RSI 2, Radio Nacional
Española (RNE3), la catalana Kosmos Radio e poi Videolina, Sat 2000, TV nazionale maltese, la genovese
Tele Nord etc...
Alfredo Franchini,
Giornalista esperto di economia e questioni sociali, ma anche appassionato di musica e scrittore.
Autore di diversi libri, come “Uomini e Donne di Fabrizio De Andrè”, “La fatica di essere Sardi” e “Tra
cantautori e il Jazz”. Come giornalista ha lavorato per una delle prime televisioni private della Sardegna “LA
Voce Sarda”, per il settimanale “Panorama” e per la “Nuova Sardegna”. Al di là dell'economia, la vera
passione di Franchini è la poesia e la musica.
Marta Proietti Orzella
Marta Proietti Orzella - Si laurea con lode in Scienze Politiche con la tesi “Teatro e rivoluzione:
l’esperienza del maggio francese”. Vincitrice di una borsa di studio della Regione Sardegna, si diploma
all’Ecole Florent di Parigi (4 anni) dove studia recitazione e regia. Ha al suo attivo numerose esperienze
come attrice per varie compagnie e coordina laboratori teatrali e corsi di dizione. E' finalista di numerosi
concorsi teatrali nazionali e nel 2007 è vincitrice del Premio Nazionale Teatrale Plauto. Tra le sue ultime
produzioni gli spettacoli comico-musicali “Fritto misto e baccalà” e “Riso al salto” con i NoiseOff, di cui
cura drammaturgia e regia e "Cantar l'altrove - prosa e poesia di Sergio Atzeni" (Teatro dell'Elfo – Milano).
E' ospite delle edizioni 2014 e 2015 di "Book City Milano 2014" (Casa Alda Merini e Touring Club). Vince il
concorso Start Artist di Cascina Triulza e si esibisce a Expò Milano 2015. Al cinema ha recitato nel film di
Pieraccioni “Finalmente la felicità”. Recentemente si è posizionata fra i primi 24 migliori attori su 1000 al
Concorso “Ciack, si Roma!” (giurati: Carlo Verdone, Lina Wertmuller, Daniele Luchetti) al Festival
Internazionale del Cinema di Roma.
Akròama
PROGETTO PRODUTTIVO 2016
Produzione in Residenza
I Menestrelli
in
LA STREGA DEI BOTTONI
di Ivano Cugia
Il libro “La strega dei bottoni” di Roberto Pili e Regina Obino, medico il primo ed insegnante
la seconda, narra l’universalità dell’esperienza di malattia, collocando gli eventi nel periodo
nuragico ed accompagnando il lettore nel percorso di adattamento alla malattia da parte della
famiglia e della comunità. Con delicatezza i due autori cesellano un quadro che integra l’esperienza
del medico, che quotidianamente accompagna le persone nel cammino con la malattia, con
l’esperienza dell’insegnante, che quotidianamente conduce i bambini negli apprendimenti della
scuola e della vita.
La favola della Strega dei Bottoni descrive con attenzione e sensibilità questo cambiamento,
proponendo l’esperienza del piccolo Ardi di fronte alla malattia. Viene identificata una figura
ancestrale, una strega, il nucleo ispiratore di un processo di abreazione collettiva che consentirà al
bambino di affrontare la sfida della malattia, ma che consentirà anche alla comunità di collaborare
per domare la strega, che infine diverrà una fata. Ecco che la strega rappresenta la malattia, ma
anche il motivo di una collaborazione di tutta la comunità, che si stringe attorno al bambino ed alla
sua famiglia. Il ruolo del supporto della famiglia e della comunità è ben evidente nella favola:
grazie a questo, la stessa strega, da cattiva diventerà buona e la malattia, da fonte di stress e di
disturbo, diventerà fonte di crescita post-traumatica. Vi saranno cambiamenti positivi nelle relazioni
e variazioni in positivo della percezione della vita e della progettualità. Nel processo di guarigione,
lo stesso Ardi acquisirà via via nuovi doni, nuove competenze ed abilità.
Nella versione teatrale, scritta e diretta da Ivano Cugia, si vivrà un parallelismo tra la storia di Luca,
un bambino dell’era moderna, e quella del giovane Ardi, protagonista della favola “La strega dei
bottoni”. Un avvenimento inatteso irrompe nella vita di Luca. La sua spensieratezza viene interrotta.
Marco, il suo migliore amico, da alcuni giorni non sta tanto bene e per tal ragione non frequenta più
la scuola.
La situazione di Marco è grave e Luca non riesce a capire cosa possa essere successo al suo amico,
con cui, fino a pochi giorni prima, condivideva corse, giochi, sport, divertimento e sorrisi. La
madre, per rassicurarlo, gli racconterà la favola della Strega dei bottoni e della miracolosa
guarigione del giovane Ardi. Il lieto fine di questa favola è un meraviglioso insegnamento che porta
alla luce l’amore per se stessi e per il prossimo, in un antichissimo “rituale” di collaborazione e
condivisione. La malattia, sconosciuta e misteriosa, viene neutralizzata e scompare grazie all’aiuto
della gente, della comunità. Dalla malattia alla benattia: malattia, il cui nome denota qualcosa di
“male” e di “negativo” viene tramutata in quella che potremmo chiamare “benattia”, ovvero un
processo che rigenera il corpo e aiuta a crescere, dando un senso alla vita e alla malattia stessa e
attivando un processo di auto guarigione, portando nella vita delle persone meravigliosi
cambiamenti.
Cast
Michela L. Cogotti Valera, Ivano Cugia, Andrea Gandini
Riadattamento Teatrale: Ivano Cugia
Tecnico: Luca Atzeni
Ivano Cugia
Artista multitalento, cantante lirico, attore e regista. Ultimamente specializzato in fiabe con forte
impatto sociale. I suoi ultimi spettacoli, spesso prodotti da Akròama, girano annualmente in Italia in stagioni
specializzate in Teatro Ragazzi.