Corso di Laurea in Matematica - Esame di Geometria 1 Prova scritta del 11 luglio 2011 – Versione 1 Esercizio 1 In R2,2 , spazio vettoriale delle matrici quadrate di ordine 2 ad elementi reali, si consideri il sottospazio vettoriale W = X ∈ R2,2 | AX = XA dove A= 1 1 k 1 , k ∈ R. a. Determinare la dimensione e una base di W al variare di k ∈ R. (1 punto) b. Rispetto al prodotto scalare di R2,2 che rende ortonormale la base standard determinare, al variare di k ∈ R, la dimensione e una base del complemento ortogonale W ⊥ di W. (2 punti) c. Rispetto al prodotto scalare di R2,2 che rende ortonormale la base: 0 0 0 0 0 1 1 0 0 , , , B = 0 2 1 0 1 0 0 0 determinare, al variare di k ∈ R, la dimensione e una base del complemento ortogonale W 0 di W. (3 punti) Soluzione a. Per ogni valore di k ∈ R risulta 1 0 0 1 1 0 0 −1 e W=L dim(W) = 2 0 1 , . k 0 b. Si ottiene per ogni valore di k ∈ R ⊥ dim(W ) = 2 e W ⊥ =L 0 −k , . 1 0 c. Si deve determinare, rispetto alla base standard di R2,2 , la matrice simmetrica B = (bij ) del prodotto scalare di R2,2 che rende ortonormale la base B 0 . Si ottiene 1 0 0 0 0 2 −1 0 B= 1 0 . 0 −1 1 0 0 0 4 1 Le equazioni di W 0 sono ( 4x1 + x4 = 0 (k − 2)x2 − (k − 1)x3 = 0 pertanto per ogni valore di k ∈ R risulta 0 dim(W ) = 2 0 e W =L 1 0 0 −4 , 0 k−1 k−2 0 . Esercizio 2 Sia f : R2 [x] −→ R2 [x] l’endomorfismo dello spazio vettoriale R2 [x], dei polinomi in x a coefficienti reali, di grado minore o uguale a 2, definito da: f (1) = h + x f (x) = x (h ∈ R). 2 2 f (x ) = hx + 2x a. Determinare, al variare di h ∈ R, la dimensione e una base di ker f e di im f . (2 punti) b. Determinare, al variare di h ∈ R, la dimensione e una base di f (K) e di f −1 (K) dove K è il sottospazio vettoriale di R2 [x] dei polinomi divisibili per x − 3. (3 punti) c. Stabilire, al variare di h ∈ R, se l’endomorfismo f è diagonalizzabile. (3 punti) d. Posto h = 1, determinare una base C di R2 [x] tale che la matrice B = M C,C (f ) associata all’endomorfismo f rispetto a tale base sia triangolare superiore. (2 punti) Soluzione a. La matrice associata all’endomorfismo f rispetto alla base B = (1, x, x2 ) di R2 [x] è h 0 0 A = M B,B (f ) = 1 1 h , h ∈ R. 0 0 2 Se h 6= 0 risulta rank(A) = 3, quindi dim(ker f ) = 0 e dim(im f ) = 3, pertanto ker f = {0} e im f = R2 [x], dunque f è un automorfismo di R2 [x]. Se h = 0 risulta rank(A) = 2, quindi dim(ker f ) = 1, dim(im f ) = 2 e si ha ker f = L(−1+x) e im f = L(x, x2 ). b. Si ha K = {p(x) ∈ R2 [x] | p(3) = 0} = L(−3 + x, −3x + x2 ) e f (−3 + x) = −3h − 2x, f (−3x + x2 ) = (h − 3)x + 2x2 , 2 che risultano essere linearmente indipendenti per ogni h ∈ R, pertanto per ogni valore di h ∈ R risulta dim(f (K)) = 2 e f (K) = L(−3h − 2x, (h − 3)x + 2x2 ). Se h 6= 0 l’endomormismo f è invertibile, e la f −1 è 1 h 1 −1 A = −h 0 matrice associata all’endomorfismo inverso 0 0 h , 1 − 2 1 0 2 −1 di conseguenza, in questo caso, il sottospazio f (K) è generato dai polinomi le cui componenti rispetto alla base B si ottengono facendo i seguenti prodotti tra matrici: −3 0 A−1 1 e A−1 −3 , 0 1 e pertanto dim(f −1 (K)) = 2 e f −1 6+h 1 2 3 3+h x, − x+ x . (K) = L − + h h 2 2 Se h = 0 allora risulta dim(f −1 (K)) = 2 e f −1 1 2 (K) = L −1 + x, −3 + x . 2 c. Il polinomio caratteristico di A è P (λ) = (h − λ)(1 − λ)(2 − λ). Se h 6= 1, 2 allora f ha tre autovalori distinti, per cui f è diagonalizzabile. Se h = 2 allora f ha due autovalori: λ1 = 1 di molteplicità 1 e λ2 = 2 di molteplicità 2, inoltre risulta Vλ2 = L(1 + x, 2x + x2 ) e pertanto f è diagonalizzabile. Se h = 1 allora f ha due autovalori: λ1 = 1 di molteplicità 2 e λ2 = 2 di molteplicità 1, inoltre risulta Vλ1 = L(x) e pertanto f non è diagonalizzabile. Ricapitolando: f risulta diagonalizzabile per ogni h 6= 1. d. Posto h = 1, si ha f (1) = 1 + x f (x) = x f (x2 ) = x + 2x2 e gli autospazi associati agli autovalori di f sono: Vλ1 = L(x) per λ1 = 1, Vλ2 = L(x + x2 ) per λ2 = 2. 3 Considerata quindi la base C = (x, x + x2 , 1), allora la matrice associata ad f rispetto a tale base è 1 0 1 B = M C,C (f ) = 0 2 0 , 0 0 1 ossia è una matrice triangolare superiore. Esercizio 3 Nello spazio, rispetto ad un riferimento cartesiano R = (O, x, y, z) si considerino i tre piani: α : x + 2y + z − 1 = 0, β : x + y + z − 3 = 0 γ : x + hy + z + 1 = 0 (h ∈ R). a. Determinare i valori di h, se esistono, affinché il piano γ appartenga al fascio proprio di piani individuato da α e β, e per tali valori trovare i parametri omogenei (λ, µ) che permettono di scrivere l’equazione del piano γ come combinazione lineare delle equazioni di α e di β. (2 punti) b. Determinare h, se esiste, in modo tale che le rette r = α ∩ β ed s = β ∩ γ siano parallele. (1 punto) c. Determinare le coordinate del punto Q simmetrico di P = (−1, 0, 1) rispetto al piano α e scrivere l’equazione della sfera Σ di diametro il segmento di estremi P e Q e centro sul piano α. (2 punti) d. Sia F il fascio di sfere che contiene Σ e ammette α come piano radicale. Tra tutte le sfere del fascio F determinare: 1) la sfera di raggio minimo, 2) la sfera passante per il punto O = (0, 0, 0). (2 punti) Soluzione a. γ appartiene al fascio proprio di piani individuato da α e β solamente per h = 3 e per tale valore l’equazione di γ si ottiene per (λ, µ) = (2, −1). b. La retta r è parallela al vettore r = (1, 0, −1), mentre la retta s è parallela al vettore s = (h − 1, 0, 1 − h), pertanto le due rette sono parallele per ogni h 6= 1. 2 2 4 , mentre la sfera c. Il simmetrico del punto P rispetto al piano α è il punto Q = − , , 3 3 3 Σ ha centro C coincidente con il punto medio del segmento P Q e raggio dato da d(P, C), per cui ha equazione: 5 2 1 2 7 2 1 Σ: x+ + y− + z− = . 6 3 6 6 4 d. La sfera di raggio minimo è Σ poiché è la sfera del fascio con il centro sul piano radicale, mentre la sfera del fascio passante per l’origine O ha equazione cartesiana x2 + y 2 + z 2 + 11 10 1 x + y − z = 0. 3 3 3 Esercizio 4 Si consideri la forma quadratica Q : R3 −→ R cosı̀ definita: Q(x) = 4xz − y 2 + 3z 2 dove x = (x, y, z) ∈ R3 . a. Scrivere Q in forma canonica e determinare una base di R3 rispetto alla quale Q assume tale forma. (3 punti) b. Scrivere Q in forma normale e determinare una base di R3 rispetto alla quale Q assume tale forma. (2 punti) c. Nello spazio, rispetto al riferimento cartesiano R = (O, x, y, z), riconoscere la quadrica Q di equazione: Q(x, y, z) = 5, scriverla in forma canonica e determinare il cambiamento di riferimento cartesiano rispetto alla quale Q assume tale forma. (3 punti) Soluzione a. La matrice associata alla forma quadratica Q rispetto alla base canonica di R3 è 0 0 2 A = 0 −1 0 . 2 0 3 I suoi autovalori sono λ1 = 4 di molteplicità 1 e λ2 = −1 di molteplicità 2, di conseguenza una forma canonica di Q è Q(x) = 4(x0 )2 − (y 0 )2 − (z 0 )2 , dove (x0 , y 0 , z 0 ) sono le componenti del vettore x rispetto alla base ortonormale di R3 formata dai vettori: 1 2 2 1 v1 = √ , 0, √ , v2 = √ , 0, − √ , v3 = (0, 1, 0). 5 5 5 5 5 b. La forma normale di Q è Q(x) = X 2 − Y 2 − Z 2 , dove (X, Y, Z) sono le componenti del vettore x rispetto alla base formata dai vettori: 1 e1 = v1 , 2 e2 = v2 , e3 = v3 . c. La quadrica Q è un iperboloide a due falde di equazione in forma canonica: Q: (x0 )2 (y 0 )2 (z 0 )2 − − = 1, 5 5 5 4 scritta rispetto al riferimento cartesiano R0 = (O, x0 , y 0 , z 0 ) ottenuto dal riferimento cartesiano R = (O, x, y, z) mediante il movimento rigido di equazioni: x x0 y = P y 0 , z z0 dove la matrice 1 √ 5 0 P = 2 √ 5 2 √ 5 0 1 −√ 5 0 1 0 è ortogonale speciale, ossia tale che det(P ) = 1. Esercizio 5 Sia C l’insieme dei numeri complessi dotato della struttura di spazio vettoriale reale. Si consideri la funzione: σ : C −→ C, z 7−→ z che ad ogni numero complesso associa il suo complesso coniugato. a. Si dimostri che σ è un automorfismo di C (ossia un isomorfismo di C con se stesso). (2 punti) b. Si scriva la matrice associata a σ rispetto alla base B 0 = (1 + 2i, 3 + 4i). (2 punti) Soluzione a. La linearità di σ segue facilemente dalle proprietà della coniugazione di numeri complessi, infatti si ha: σ(z1 + z2 ) = z1 + z2 = z1 + z2 = σ(z1 ) + σ(z2 ) σ(λz) = λz = λz = λ σ(z) 6 per ogni z1 , z2 , z ∈ C e per ogni λ ∈ R. Per dimostrare che σ è un automorfismo, è sufficiente dimostrare che σ è iniettiva, essendo C uno spazio vettoriale di dimensione 2 (su R). Si ha: ker σ = {z ∈ C | σ(z) = 0} = {z ∈ C | z = 0} = {0}. Oppure, in modo equivalente, è sufficiente ricondare la seguente proprietà: z = z, che si traduce nel fatto che σ 2 = idC e quindi σ è un automorfismo di C con inverso se stesso. b. Sia B = (1, i) la base canonica di C. La matrice associata a σ rispetto a B è 1 0 A= , 0 −1 pertanto la matrice A0 associata ad f rispetto alla base B 0 è data da A0 = P −1 AP, dove P indica la matrice del cambiamento di base da B a B 0 , ossia: 1 3 . P = 2 4 Poiché risulta P −1 = si ottiene 0 −2 3/2 ! 1 −1/2 A = 7 −5 −12 2 5 .