varcate le sue porte - Pie Discepole del Divin Maestro

I DOMENICA DI AVVENTO
Antifona d’ingresso
(Sal 24,1-3)
A te, Signore, elevo l’anima mia,
Dio mio, in te confido:
che io non sia confuso.
Non trionfino su di me i miei nemici.
Chiunque spera in te non resti deluso.
O
gni anno liturgico che inizia con la prima domenica di Avvento, incarna nel tempo l’anno di grazia che ha inaugurato Gesù con la sua vita, passione, morte e risurrezione, e che avrà il suo compimento quando tutta l’umanità sarà entrata nelle
nozze eterne dell’amore fedele del Signore.
L’anno liturgico, in modo significativo, inizia con un periodo che possiamo definire
«epifanico»; in esso la Chiesa vive una dimensione particolare della Pasqua, centro di
tutto l’anno liturgico: l’attesa del Signore che viene per rivelare il Padre e rendere
l’umanità partecipe della sua Pasqua.
L’attesa del Signore è una caratteristica fondamentale della fede evangelica; mediante essa l’assemblea cristiana assomiglia al corteo delle vergini sapienti che hanno
fatto scorta di olio per alimentare le loro lampade, pronte ad accogliere lo Sposo nell’ora in cui egli giunge.
La Chiesa, come l’amata del Cantico dei cantici, spia dalle inferriate l’arrivo del Diletto, che viene per donare il bacio della sua Parola e del suo Spirito e per introdurla
nelle delizie dell’amore del Padre.
Con il canto d’ingresso di questa domenica, che ci dispone a vivere non solo l’Avvento ma tutto l’anno liturgico, esprimiamo il nostro desiderio fiducioso di elevazione
verso Dio che non delude mai coloro che sperano in lui.
L’antifona è tratta dal salmo 24,1-3, un salmo di supplica che celebra l’amore fedele del Signore per gli uomini: «Ad te levavi animam mea...».
La Chiesa che ha sperimentato le cure e la misericordia del suo Signore nell’anno trascorso, sa bene che esse non sono finite e invoca il Dio dell’alleanza
perché i nemici non abbiano il sopravvento, poiché chi spera nel Signore non
resterà deluso. L’assemblea liturgica, radunata per celebrare i santi e divini misteri, fa sua questa invocazione e si dispone a celebrare l’Avvento colma di fiducia
in colui che è venuto, viene e verrà.
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I domenica di Avvento
Canto d’ingresso
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
2. Chi spera in te non lo abbandoni,
riconduci gli erranti sulle tue strade;
perdoni il mio peccato col tuo amore,
per sempre sei fedele alla tua Parola.
3. Ferito dal peccato è il mio cuore,
prigioniero nell’ombra della morte;
rinnovalo con il fuoco del tuo amore,
perché di grazia e gioia sia adornato.
4. Addita le tue vie a chi ti ama:
nella pace vivrà tutti i suoi giorni.
Gli occhi del tuo servo, o Dio, risana:
avvolto dalla tua luce sempre a te ritorni.
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IMMACOLATA CONCEZIONE
DELLA BEATA VERGINE MARIA
8 dicembre
Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
Canto d’ingresso
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
Antifona d’ingresso
(Is 61,10)
Esulto e gioisco nel Signore,
l’anima mia si allieta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza,
mi ha avvolto con il manto della giustizia,
come una sposa adornata di gioielli.
L
’antifona d’ingresso di questa solennità è tratta dal cosiddetto Terzoisaia (Is 56-66);
in essa si sviluppa il tema nuziale, la celebrazione delle nozze divine del Signore
con il suo popolo redento e rinsaldato nella sua compagine religiosa. Le parole di gioia ed esultanza sono poste sulle labbra della città di Dio, la nuova Sion del dopo esilio
che canta inni di grazie e di lode al Signore perché ha operato fatti mirabili per il suo
popolo. Sion esulta di gioia messianica nel Signore che, come uno Sposo, finalmente
adorna la sua diletta con le vesti solenni e i gioielli nuziali.
L’applicazione alla Madre di Dio è consequenziale, poiché dopo il Figlio suo a lei,
più che ad ogni altra creatura conviene la gioia e l’esultanza nel Signore.
La beata Vergine Maria, infatti, è stata rivestita con la veste nuziale dello Spirito che ha
scritto in lei il Verbo con il suo sangue. Adornata delle vesti immacolate della grazia, da
Maria può nascere nella carne il Figlio dell’eterno Padre. «Maria, l’umile fanciulla di Nazaret, è l’isola benedetta e inviolata che viaggiava nel sangue torbido delle generazioni, la
zolla di terra pura su cui Dio avrebbe posato il suo piede senza macchiarsi e l’uomo sarebbe, per grazia, approdato per guarire il suo male d’origine» (D.M. TUROLDO).
La spiritualità dell’Avvento, permeata di attesa, fiducia e speranza, ci permette di
comprendere la particolare presenza in esso di Maria: la piena di grazia, colei che invoca
con fiducia il compiersi della Parola di Dio in se stessa e nel cuore della Chiesa.
Anche noi, celebrando questo giorno santo, possiamo dire: «Gioisce pienamente nel
Signore, esulta l’umanità stanca nell’attesa: il suo Dio la favorisce ancora con l’abbondanza di tutti i suoi doni in te, o Maria! Come l’alba dei tempi nuovi ti contempliamo, Immacolata: vestita delle vesti di salvezza, avvolta nel manto della santità di Dio! Tutta bella sei,
o Maria, adorna di gioelli, come una sposa: per te la nostra terra torna ad essere vergine
e feconda, si compiace di te il Creatore e gioisce come uno sposo per la sposa».
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2. Meraviglie ha compiuto il Signore
e santo è il suo nome;
nei secoli si estende il suo amore
su chi in lui è fidente.
3. Dei superbi i progetti sconvolge,
e gli umili innalza,
gli affamati ricolma di beni,
i ricchi da sé allontana.
4. Ha soccorso Israele suo servo
fedele nel suo amore;
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo, per sempre.
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II DOMENICA DI AVVENTO
Antifona d’ingresso
(Cf Is 30,19.30)
Popolo di Sion,
il Signore verrà a salvare i popoli
e farà sentire la sua voce potente
per la gioia del vostro cuore.
D
opo aver annunciato la punizione del popolo ribelle, il profeta interpella Sion, la città di Dio, la sposa diletta del Signore, la comunità
che ha diritto all’annuncio favorevole e sfavorevole. La benevolenza del
Signore muta il suo destino: egli stesso viene per salvare, non solo il popolo amato, ma anche le nazioni pagane, tutti gli uomini che lo vogliono. Questo avverrà attraverso la manifestazione visibile e udibile della
maestosa gloria divina: «...farà sentire la sua voce potente» . Così le nazioni potranno testimoniare con i discepoli: «Noi abbiamo visto la sua gloria,
come di unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14).
Riecheggia in questa antifona il tema dell’universalità della salvezza
proposta a tutti. Lungo i sentieri della storia si apre una strada maestra,
in seno a una umanità smarrita che invoca l’aiuto di Dio viene «Uno che
è più forte di me» e cambia il destino della storia e di ogni uomo.
In questa domenica e in quella successiva, la persona e la predicazione di Giovanni Battista orientano la comunità cristiana nell’attesa vigilante del Signore che viene. Succede anche a noi come a Giovanni
Battista che ha esultato di gioia nel grembo materno: quando Dio ci
parla il nostro cuore esulta come se volesse persino mostrarlo nella gioia di una danza.
Il Signore ci parla oggi, qui e ora, in questa liturgia della seconda domenica di Avvento, nel Figlio suo, Parola fatta carne e ci invita ad ascoltare la sua voce per la gioia del nostro cuore.
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II DOMENICA DI AVVENTO
Canto d’ingresso
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
2. A te indicherà la via da seguire,
vivrai nella gioia alla sua presenza.
Vegliate! Il Signore sta per venire,
con tutti userà immensa pazienza.
3. Udranno le nazioni la sua Parola,
sarà come una spada bene affilata:
nel cuore di ogni uomo essa risuona,
perché la vita vera sia rivelata.
4. La notte come il giorno sarà splendente;
la steppa e il deserto farà fiorire:
di gioia il tuo cuore vedrai lucente,
saranno le ferite da lui guarite.
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III DOMENICA DI AVVENTO
III domenica di Avvento
Canto d’ingresso
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
Antifona d’ingresso
(Fil 4,4.5)
Rallegratevi sempre nel Signore:
ve lo ripeto, rallegratevi,
il Signore è vicino.
Q
uesta è la domenica che tradizionalmente viene detta «Gaudete», caratteristica
anche per i paramenti sacerdotali rosacei.
L’antifona d’ingresso è tratta dall’ultimo capitolo della lettera ai Filippesi, tanto densa di significato e ricca di teologia e di realtà spirituali da vivere.
Filippi fu sempre una delle comunità predilette dall’apostolo Paolo il quale, al capitolo 4,1 chiama questi suoi fedeli «fratelli miei, diletti e tanto desiderati, mia gioia e
mia corona», esortandoli a restare saldi nella fede ricevuta una volta per sempre, e ad
avere sentimenti identici, unanimi con quelli del Signore stesso.
Con il vocabolario della gioia che proviene dalla risurrezione e dal conseguente
dono dello Spirito Santo, Paolo esorta tutti i fedeli a gioire sempre nel Signore risorto
(Kyrios). Lo ripete ancora come rafforzativo: «Ve lo ripeto, rallegratevi». Il motivo unico
e sufficiente è contenuto nella formula «Il Signore è vicino», ossia è presente per coloro che lo attendono e che da lui riceveranno lo Spirito Santo e tutti i doni di grazia.
Il testo, pur finalizzato all’imminenza della solennità del Natale, è tuttavia ricco di
contenuti escatologici.
Caratterizzata dalla gioia perché la venuta del Signore è vicina, questa domenica è pervasa dalla domanda di Giovanni Battista, voce di uno che grida nel deserto, lampada che arde e risplende nell’oscurità, il più grande fra i nati di donna:
«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?».
Colui che deve venire non è il giudice che dà sfogo all’ira divina contro coloro
che non si convertono e non fanno opere di penitenza. Colui che deve venire è il
Salvatore che realizza opere di misericordia e di amore, è l’Emmanuele, colui che
ha posto la sua tenda non fuori dal nostro accampamento ma tra le nostre tende,
è il Dio-con-noi. Rallegriamoci, dunque, per questa lieta notizia, apriamo i nostri
cuori alla carità e alla testimonianza, attraverso quei gesti che rivelano la presenza
salvifica di Dio nella storia e nel mondo.
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IV DOMENICA DI AVVENTO
Antifona d’ingresso
(Is 45,8)
Stillate dall’alto, o cieli, la vostra rugiada
e dalle nubi scenda a noi il Giusto;
si apra la terra e germogli il Salvatore.
N
2. Il Signore sostiene chi inciampa
e rialza il debole che cade.
Con gioia danza, canta e si rallegra,
per ogni uomo tu sei salvezza eterna.
3. Il Signore è mia forza e mio canto,
è lui la gioia della mia vita.
Ha dato ascolto alla mia voce,
è infinita la sua misericordia.
4. Nel Signore io ripongo la speranza,
in lui sempre gioisce il mio cuore.
Il tuo popolo canta ed esulta,
Signore vieni, vieni presto, non tardare.
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ell’immediatezza del Natale la liturgia ci invita ad assumere un atteggiamento
contemplativo. Ciò non significa evadere dalla logica dell’evento ma assimiliare
profondamente il suo significato e viverne il senso ultimo.
Da lunghi secoli l’umanità sospirava il Dono dal cielo, il Messia Salvatore. Dalla bocca del profeta la Chiesa apprende la grande supplica messianica: chiede ai cieli di aprirsi e stillare la rugiada e chiede alla terra di accogliere e far germogliare il Salvatore.
Il Giusto viene dal cielo, da Dio che si china sulla terra, ma è anche germoglio che
nasce da una terra buona che si è aperta allo Spirito vivificante di Dio, il seno di Maria. La rugiada invocata dall’alto permette alla terra di fiorire, di conservare verdi i suoi
germogli e di portare frutto. Essa è benedizione di Dio, la rugiada dal cielo è rugiada
luminosa, scende nel grembo della terra e reca vita e luce.
La tradizione ha applicato a Maria, fecondata dallo Spirito, l’immagine del vello di
Gedeone irrorato di rugiada nell’arido deserto.
È davanti a noi il Natale del Signore. Contempliamo la grandezza del mistero con
un testo di Paolino da Nola: «Dio ha creato la santa ancella come il cortile interno di
un tempio, rispettosamente circondato di venerazione, aperto alla pioggia e alla rugiada. Poi egli stesso è venuto dalle nubi del cielo, con volo silenzioso, lieve, sommesso, come un tempo si posò la rugiada sul vello di Gedeone. Mai nessuno è riuscito a
penetrare il mistero, compiutosi in modo silenzioso, del Dio divenuto uomo nel seno
di una Vergine. O profondo amore del Signore per la salvezza dell’uomo! La Vergine
ci offre il Figlio senza collaborazione dell’uomo! Sublime immagine mistica per le nozze della Chiesa con Cristo! Anch’essa infatti è sorella del Signore, sposa amorevole, e
come madre, riceve il seme della Parola eterna, porta i popoli in grembo e li mette alla luce. La sposa che nessuno ha toccato, rimane veramente sorella nell’amore; il suo
abbraccio è lo Spirito poiché colui che la ama è Dio».
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IV domenica di Avvento
Canto d’ingresso
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
2. Per sempre il tuo sdegno hai deposto:
sei grande, o Signore, nell’amore;
la pace in ogni cuore è un grande segno:
venuto sulla terra è il Salvatore.
3. Donata a chi t’accoglie è la salvezza,
risplende sulla terra la tua gloria.
La vita tu coroni di bellezza:
l’amore si rivela nella storia.
4. La pace a noi verrà con la giustizia,
uniti nell’amore a te verremo.
Il cuore canterà nella letizia,
la terra rifiorire noi vedremo.
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NATALE DEL SIGNORE
Natale del Signore
Canto d’ingresso
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
Antifona d’ingresso
(Is 9,6)
È nato per noi un Bambino,
un Figlio ci è stato donato:
egli avrà sulle spalle il dominio,
consigliere ammirabile sarà il suo nome.
I
l periodo epifanico caratterizzato dall’attesa del Signore che viene in mezzo ai suoi
discepoli per rivelare il Padre, raggiunge l’apice nel Natale. In questo tempo, infatti,
la Chiesa celebra il Risorto nel mistero del suo amore sponsale che congiunge il cielo
alla terra, gli uomini a Dio, i redenti al loro Salvatore.
Cristo Dio viene come umile annunciatore, nasce nella carne ma conserva ogni
prerogativa regale divina. Sulle sue spalle di Bambino nato sta la sovranità, egli è il Re
atteso dalle nazioni, il messaggero del Padre. Per divina essenza e per umana missione il Bambino partecipa al consiglio eterno, con il Padre e lo Spirito Santo. Egli è anche il Dio forte invocato da tutte le liturgie d’Oriente e d’Occidente, è il Dio onnipotente, è il Principe della pace, autore della pace divina sulla terra. Nell’umile condizione della carne assunta, il Figlio eterno della gloria del Padre si fa volontariamente angelo, messaggero e annunciatore di quel consiglio grande da portare a tutti gli uomini e da realizzare per essi. Infatti il culmine di tale consiglio è la croce e la risurrezione.
Così esprime il mistero di questo giorno san Leone Magno: «Il nostro Salvatore oggi è nato: rallegriamoci. Non c’è posto per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita,
una vita che distrugge il timore della morte e ci mette dentro la gioia e la speranza
dell’eternità. Nessuno è escluso dal partecipare a questa allegrezza. Esulti il giusto,
perché sta per giungere alla vittoria. Si rallegri il peccatore perché gli viene offerto il
perdono. Riprenda coraggio il pagano, perché viene chiamato alla vita».
La gioia natalizia coinvolge cielo e terra: il canto degli angeli, la lode dei pastori, il
Magnificat di Maria e l’allegrezza della Chiesa che non può non esultare dinanzi alla gioiosa notizia, all’Evangelo della nascita del Salvatore. Occorre solo avere occhi per vedere, orecchi per ascoltare, piedi per muoversi, e andare incontro a colui che viene.
Docili alla divina rivelazione e all’insegnamento della Chiesa, possiamo entrare in
sintonia con la Parola di Dio, anzi con colui che è la Parola fatta storia.
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1. Il popolo dalle tenebre rattristato
ha visto la strada illuminarsi;
di letizia il suo cuore ha sussultato,
con gioia ha mosso il suoi passi.
2. Il peso della sua schiavitù hai tolto,
le catene dei suoi piedi hai spezzato.
Sulla via della vita l’hai condotto,
gli hai donato la gioia e la pace.
3. Ci ha donato un Bambino l’eterno Padre,
sulle spalle il segno del potere.
Il suo dominio durerà per tutti i secoli,
la sua pace dovunque splenderà.
4. Cancellerà la violenza dalla terra,
stabilirà la giustizia e il diritto;
agirà con la forza della sua destra,
il suo regno mai nessuno sconfiggerà.
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SANTA FAMIGLIA
DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE
Antifona d’ingresso
(Lc 2,16)
I pastori si avviarono in fretta
e trovarono Maria e Giuseppe,
e il Bambino deposto nella mangiatoia.
I
pastori annunciati dall’angelo corrono e trovano Maria e Giuseppe e il
Bambino giacente nella mangiatoia, anticipo simbolico della deposizione nel sepolcro.
La celebrazione liturgica della Santa Famiglia si inserisce profondamente
nel mistero del Natale. La nascita di Gesù, compresa alla luce della fede pasquale, manifesta in modo singolare il disegno del Padre che chiama gli uomini a formare una sola famiglia: quella dei suoi figli che vivono nella piena partecipazione al suo amore e nella fraterna comunione tra di loro, secondo la
grazia dell’alleanza.
Il mistero di Gesù si svela per opera di Giuseppe e per la presenza di Maria,
all’interno cioè di un contesto familiare caratterizzato dall’ascolto della Parola del
Signore e dall’opera dello Spirito. L’ascolto della Parola guida la Santa Famiglia di
Nazaret a superare le prove, la sofferenza e la stessa persecuzione, ad essere il
luogo dove il cuore si apre ad accogliere il disegno di Dio, l’ambito dove la vita
di Gesù muove i primi passi nella luce della Scrittura e nella fedeltà al Padre.
La famiglia cristiana è lo spazio vitale per eccellenza dove si manifesta il disegno di Dio nelle dimensioni profonde della comunione e dell’amore, nella
sublime vocazione ad essere santuario del Risorto che, con l’energia dello Spirito, libera i credenti dalle tenebre delle loro paure e dalle catene dei loro
egoismi per renderli partecipi della sua gioia e della sua pace. L’ascolto della
Parola, in questo contesto, appare fondamentale perché le famiglie dei battezzati diventino ogni giorno ciò che sono chiamate ad essere: luogo in cui il
Verbo pone la sua dimora e lo Spirito compie la sua opera.
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Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
Canto d’ingresso
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
2. La sua vita come stella risplende,
non teme della notte il buio.
Il misero e il povero difende,
li libera dai lacci della morte.
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3. Nel Signore confida il suo cuore,
da lui non sarà abbandonato.
L’Altissimo ascolta la sua voce:
il giusto sarà sempre ricordato.
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MARIA SANTISSIMA
MADRE DI DIO
Antifona d’ingresso (Sedulio)
Salve, Madre santa:
tu hai dato alla luce il Re
che governa il cielo e la terra
per i secoli in eterno.
Oggi su di noi splenderà la luce,
perché è nato per noi il Signore;
Dio onnipotente sarà il suo nome,
Principe della pace, Padre dell’eternità:
il suo regno non avrà fine.
(Cf Is 9,2.6; Lc 1,33)
I
l testo della prima antifona di questo giorno solenne è un saluto alla santa genitrice che partorì il Re universale. I titoli poetici attribuiti a Maria convergono
verso l’unico vero titolo biblico e teologico di «Madre di Dio», la Theotokos.
Oggi dunque la Vergine è proclamata dalla liturgia Madre di Dio, in quanto ha dato carne al Figlio unigenito.
Così canta la liturgia ortodossa: «Colui che prima della stella del mattino è stato generato dal Padre senza madre, ha in questo giorno sulla terra preso carne in te, senza
padre; per questo una stella lo annuncia ai magi, mentre gli angeli cantano con i pastori il tuo parto immacolato». A questo canto l’assemblea liturgica associa la sua voce,
stupita da un mistero così grande che porta a pienezza il progetto creazionale di Dio.
La solennità odierna, anche a livello dei testi biblici, include altre due ricorrenze:
l’inizio del nuovo anno civile e l’invito a celebrare la pace, attraverso la giornata mondiale istituita da Paolo VI nel 1967 e destinata a durare nel tempo. Questa festa, dunque, celebra la parte avuta da Maria nel mistero della salvezza, rinnova l’adorazione al
neonato «Principe della pace» e implora da Dio, attraverso la mediazione di Maria, il
dono della pace per tutta l’umanità.
Questi motivi risuonano nelle due antifone d’ingresso della celebrazione e gli stessi
testi biblici proposti riprendono tali tematiche.
La festa di Maria Madre di Dio, mentre ci ricorda le altezze di gloria a cui la creatura umana è chiamata, ci esorta a sentirci teneramente figli di lei e a riscoprire in
quel santo grembo le ragioni ultime del nostro impegno di costruttori di pace.
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Maria Santissima Madre di Dio
Canto d’ingresso
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
2. Le promesse dei padri
in te si son compiute,
o Vergine Maria.
3. Beata sei, o Maria,
nel grembo hai portato
il Figlio dell’eterno.
4. Da te è germogliato
il Pane della vita,
il Cristo, tuo Figlio.
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EPIFANIA DEL SIGNORE
Epifania del Signore
Canto d’ingresso
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
Antifona d’ingresso
(Cf Ml 3,1; 1 Cr 19,12)
È venuto il Signore nostro Re:
nelle sue mani è il regno,
la potenza e la gloria.
I
l testo dell’antifona d’ingresso di questa solennità è ispirato al profeta Malachia
e al primo libro delle Cronache. In essa si canta la venuta del Signore che ha in
sé il dominio di salvezza.
La solennità dell’Epifania, dal sapore tutto pasquale, celebra il mistero di Gesù
in quella ricchezza di fede che è mirabilmente significata dai doni dei magi. Essa,
perciò evidenzia i doni pasquali della rivelazione e della Parola, della fede e della
carità, della comunione fraterna e della misericordia. I magi, con l’incenso riconoscono che Gesù è Dio, con l’oro lo accettano come re, con la mirra esprimono la
loro fede in colui che deve morire. Sono così essenzializzate le verità di Gesù: la
sua divinità, la sua predicazione del regno, la sua redenzione salvifica.
L’Epifania ha un forte collegamento con la Pasqua; non a caso nella celebrazione odierna, dopo la proclamazione del Vangelo si annuncia la data della Pasqua. Il Gesù bambino, adorato dai magi, già richiama il Cristo crocifisso e risorto.
L’Epifania è la manifestazione pubblica della salvezza portata da Gesù, Re universale, nelle cui mani è il regno, la potenza e la gloria. Egli non è venuto solo
per un popolo ma per l’intera umanità. Il Bambino nato a Betlemme è portatore
della lieta notizia; egli però assume il volto di un profugo, perché è costretto ad
andare in Egitto, è il Messia cercato e rifiutato perché il suo vessillo sarà la croce.
Oggi la comunità cristiana è invitata dalla liturgia ad assumere l’atteggiamento
dei magi per «vedere il Signore», scorgere i segni della sua presenza, seguire la
stella che indica la strada per andare ad adorare il Signore.
Lasciamoci avvolgere dalla luce di questa festa e rivestiamoci di essa, affinché il
nostro cuore possa dilatarsi e palpitare. Che la Chiesa intera sappia andare, come
i magi, verso Betlemme per adorare il Re universale delle genti e da Betlemme
verso il mondo per assolvere la missione che Gesù le ha affidato, quella cioè di
andare incontro a tutti.
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BATTESIMO DEL SIGNORE
Antifona d’ingresso
(Cf Mt 3,16-17)
Dopo il battesimo di Gesù
si aprirono i cieli,
e come colomba
lo Spirito di Dio si fermò su di lui,
e la voce del Padre disse:
«Questo è il Figlio mio prediletto,
nel quale mi sono compiaciuto».
2. Salverà i figli dei poveri,
ai suoi occhi saranno preziosi.
3. Le nazioni di tutta la terra,
saranno in lui benedette.
4. Il suo nome sarà esaltato,
la sua gloria tra tutte le genti.
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utti i testi liturgici della festa odierna, a partire dall’antifona d’ingresso che
apre la nostra adunanza liturgica, sono attraversati dal mistero che si celebra: il battesimo del Signore al fiume Giordano, praticato da Giovanni Battista.
L’antifona introitale fa riferimento ai cieli aperti sul Signore battezzato, allo
Spirito Santo che resta su di lui e alla voce del Padre con le tre parole per il Figlio. Si tratta di una teofania trinitaria, prima manifestazione su Gesù.
Gesù, Figlio prediletto del Padre è il vero Isacco, colui che nel battesimo è
consacrato per la sua opera messianica che culminerà sulla croce, colui nel
quale si compie la rivelazione ineffabile dell’infinito amore di Dio.
Gesù è anche il Figlio del quale il Padre si compiace. Con questa espressione la Chiesa del tempo apostolico riconosce nel suo Sposo il servo eletto da
Dio e abilitato a portare la divina rivelazione sulla terra (cf Is 42,1-4).
Lo Spirito che scende come una colomba e si posa su Gesù annuncia
l’evento della nuova creazione che si compie nella risurrezione del Signore e nella vita pasquale di tutti coloro che, mediante la fede e il battesimo, sono risorti con lui.
Contemplando il Figlio prediletto nel quale il Padre ha posto eternamente
la sua compiacenza, la comunità cristiana riscopre la propria dignità battesimale e la propria missione profetica. Nella luce della fede e nella celebrazione
dei santi e divini misteri essa ascolta la voce del Padre che chiama, in Cristo,
tutti i suoi figli e li costituisce servi per la salvezza del mondo.
T
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Battesimo del Signore
Canto d’ingresso
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
2. Mia roccia, sei o Dio, mia fortezza,
tu sei mio scudo, tu la mia salvezza.
3. Loderò il mio Signore, in eterno,
al suo nome canterò con gioia.
4. Mia difesa sei Signore, mia forza
in te confido, mai sarò deluso.
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