24 ORE PER IL SIGNORE MISERICORDIA IO VOGLIO E NON SACRIFICIO 24-25 Marzo 2017 Sussidio per l’Adorazione Eucaristica SCHEMA per l’adorazione eucaristica Canto di Esposizione P. Carissimi fratelli e sorelle, chi ci accoglie è Gesù. Egli ci riunisce e ci concede di vivere questo momento di preghiera. Il Vangelo ce lo ricorderà: egli accoglie tutti e non respinge nessuno. Egli è venuto per i peccatori. Confidiamo pienamente nella sua Misericordia e chiediamogli di dare nuova energia alla nostra fede e alla nostra speranza. Canto di acclamazione alla Parola Si possono proclamare altre letture oltre al Vangelo e proporre salmi responsoriali adatti Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,9-13) In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». Parola del Signore Lode a Te, o Cristo Si può tenere una breve omelia a partire dalla Parola proclamata Adorazione silenziosa Tutti O Padre, che preferisci la misericordia al sacrificio e accogli anche i peccatori alla tua mensa, fa’ che la nostra vita, trasformata dal tuo amore, si apra con totale dedizione a te e ai fratelli. Crea in noi, Signore, il silenzio per ascoltare la tua voce, penetra nei nostri cuori con la spada della tua Parola, perché alla luce della tua sapienza, possiamo valutare le cose terrene ed eterne, e diventare liberi e poveri per il tuo regno, testimoniando al mondo che tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Amen. Ritornello cantato Preghiamo con il profeta Osea L. Se il cuore di Dio è così grande, se l'amore di Dio è gratuito e universale, se soprattutto ciò che gli è proprio è il perdono e la misericordia, apriamoci a Lui con assoluta fiducia e sicurezza: T. "La sua venuta è sicura come l'aurora" (Os 6,3) L. La sua visita è sempre benefica: T. "Verrà a noi come la pioggia d'autunno, come la pioggia di primavera, che feconda la terra" (Os 6,3) L. Il Signore ci chiede di avere sempre fiducia in lui, anche nei momenti della prova: T. "Che dovrò fare ancora per te?" (Os 6,4) L. E ci insegna una corrispondenza perseverante: T. "Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all'alba svanisce" (Os 6,4) Pausa di silenzio per l’interiorizzazione Tutti Signore Gesù, Tu stesso sei venuto fra gli uomini perché tutti potessero essere avvicinati da un Dio così, che mangia con i peccatori. Vuoi che i tuoi discepoli mostrino con la loro vita questo Dio, ricco di misericordia. Facci dono di questa misericordia, perché il nostro modo di fare, di stare con la gente, soprattutto con chi è lontano da te, non sia quello di chi condanna implacabilmente, ma sia un atteggiamento che testimoni la pazienza piena di amore di Dio Padre che «non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva». Amen. P. Signore, Tu chiedi il nostro impegno a cambiare in meglio la nostra vita; la disponibilità a vivere seriamente gli impegni che ci siamo assunti con te e con chi ci vive accanto. Tu ci insegni che la vera gioia, per te e per noi, si scopre solo nel donare, usare pazienza, cercare la soluzione dei problemi, perdonare, mettersi dalla parte di chi è in difficoltà. È questo che rende ricco il tuo altare, che fa gioire te e ci rende liberi dal male. Preghiamo insieme con il salmo 49 Rit. Accogli, o Dio, il dono del nostro amore! Parla il Signore, Dio degli dei, convoca la terra da oriente a occidente. Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici; i tuoi olocausti mi stanno sempre dinanzi. Accogli, o Dio, il dono del nostro amore. Se avessi fame, a te non lo direi: mio è il mondo e quanto contiene. Mangerò forse la carne dei tori, berrò forse il sangue dei capri? Accogli, o Dio, il dono del nostro amore. Offri a Dio un sacrificio di lode e sciogli all'Altissimo i tuoi voti; invocami nel giorno della sventura: ti salverò e tu mi darai gloria». Accogli, o Dio, il dono del nostro amore. Ritornello cantato Preghiere P. O Padre, il Pane del Cielo che ci doni sia per noi forza e sostegno per avanzare nel cammino dell’esistenza. Donaci la speranza e la serenità nell’affrontare la vita di tutti i giorni come una sfida per annunciare il tuo amore. Donaci lo Spirito per vivere la missione che ci affidi. Per Cristo nostro Signore. T. Amen! Padre nostro Se l’adorazione si prolunga nella notte si suggerisce la recita della Compieta Preghiamo: O Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci hai amati, da morti che eravamo per i peccati ci hai fatti rivivere con Cristo. Facendosi uomo, egli si è degnato di sedersi a tavola con noi poveri peccatori. Ha condiviso la nostra condizione fino a gridare "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Con le parole e la vita ci ha rivelato il tuo amore misericordioso che ci cerca con premura, si curva sulla nostra miseria, fascia le nostre ferite, ci porta sulle spalle e fa festa per il nostro ritorno. Donaci, o Padre, il tuo Spirito, perché apra il nostro cuore alla grazia del tuo perdono e ci convinca del tuo amore misericordioso. Donaci l'esperienza di essere salvati per grazia per non ritenerci mai giusti e migliori degli altri, ma impariamo a essere misericordiosi con tutti come tu sei misericordioso con noi. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen. BENEDIZIONE EUCARISTICA Acclamazioni Dio sia benedetto. Benedetto il Suo Santo Nome. Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo. Benedetto il Nome di Gesù Benedetto il suo Sacratissimo Cuore. Benedetto il suo Preziosissimo Sangue. Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell'altare. Benedetto lo Spirito Santo Paraclito. Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima. Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione Benedetta la sua gloriosa Assunzione. Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre. Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo. Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi. Canto MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA QUARESIMA 2017 La Parola è un dono. L’altro è un dono Cari fratelli e sorelle, la Quaresima è un nuovo inizio, una strada che conduce verso una meta sicura: la Pasqua di Risurrezione, la vittoria di Cristo sulla morte. E sempre questo tempo ci rivolge un forte invito alla conversione: il cristiano è chiamato a tornare a Dio «con tutto il cuore» (Gl 2,12), per non accontentarsi di una vita mediocre, ma crescere nell’amicizia con il Signore. Gesù è l’amico fedele che non ci abbandona mai, perché, anche quando pecchiamo, attende con pazienza il nostro ritorno a Lui e, con questa attesa, manifesta la sua volontà di perdono (cfr Omelia nella S. Messa, 8 gennaio 2016). La Quaresima è il momento favorevole per intensificare la vita dello spirito attraverso i santi mezzi che la Chiesa ci offre: il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Alla base di tutto c’è la Parola di Dio, che in questo tempo siamo invitati ad ascoltare e meditare con maggiore assiduità. In particolare, qui vorrei soffermarmi sulla parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro (cfr Lc 16,19-31). Lasciamoci ispirare da questa pagina così significativa, che ci offre la chiave per comprendere come agire per raggiungere la vera felicità e la vita eterna, esortandoci ad una sincera conversione. 1. L’altro è un dono La parabola comincia presentando i due personaggi principali, ma è il povero che viene descritto in maniera più dettagliata: egli si trova in una condizione disperata e non ha la forza di risollevarsi, giace alla porta del ricco e mangia le briciole che cadono dalla sua tavola, ha piaghe in tutto il corpo e i cani vengono a leccarle (cfr vv. 20-21). Il quadro dunque è cupo, e l’uomo degradato e umiliato. La scena risulta ancora più drammatica se si considera che il povero si chiama Lazzaro: un nome carico di promesse, che alla lettera significa «Dio aiuta». Perciò questo personaggio non è anonimo, ha tratti ben precisi e si presenta come un individuo a cui associare una storia personale. Mentre per il ricco egli è come invisibile, per noi diventa noto e quasi familiare, diventa un volto; e, come tale, un dono, una ricchezza inestimabile, un essere voluto, amato, ricordato da Dio, anche se la sua concreta condizione è quella di un rifiuto umano (cfr Omelia nella S. Messa, 8 gennaio 2016). Lazzaro ci insegna che l’altro è un dono. La giusta relazione con le persone consiste nel riconoscerne con gratitudine il valore. Anche il povero alla porta del ricco non è un fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi e a cambiare vita. Il primo invito che ci fa questa parabola è quello di aprire la porta del nostro cuore all’altro, perché ogni persona è un dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto. La Quaresima è un tempo propizio per aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere in lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul proprio cammino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita accoglienza, rispetto, amore. La Parola di Dio ci aiuta ad aprire gli occhi per accogliere la vita e amarla, soprattutto quando è debole. Ma per poter fare questo è necessario prendere sul serio anche quanto il Vangelo ci rivela a proposito dell’uomo ricco. 2. Il peccato ci acceca La parabola è impietosa nell’evidenziare le contraddizioni in cui si trova il ricco (cfr v. 19). Questo personaggio, al contrario del povero Lazzaro, non ha un nome, è qualificato solo come “ricco”. La sua opulenza si manifesta negli abiti che indossa, di un lusso esagerato. La porpora infatti era molto pregiata, più dell’argento e dell’oro, e per questo era riservato alle divinità (cfr Ger 10,9) e ai re (cfr Gdc 8,26). Il bisso era un lino speciale che contribuiva a dare al portamento un carattere quasi sacro. Dunque la ricchezza di quest’uomo è eccessiva, anche perché esibita ogni giorno, in modo abitudinario: «Ogni giorno si dava a lauti banchetti» (v. 19). In lui si intravede drammaticamente la corruzione del peccato, che si realizza in tre momenti successivi: l’amore per il denaro, la vanità e la superbia (cfr Omelia nella S. Messa, 20 settembre 2013). Dice l’apostolo Paolo che «l’avidità del denaro è la radice di tutti i mali» (1 Tm 6,10). Essa è il principale motivo della corruzione e fonte di invidie, litigi e sospetti. Il denaro può arrivare a dominarci, così da diventare un idolo tirannico (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 55). Invece di essere uno strumento al nostro servizio per compiere il bene ed esercitare la solidarietà con gli altri, il denaro può asservire noi e il mondo intero ad una logica egoistica che non lascia spazio all’amore e ostacola la pace. La parabola ci mostra poi che la cupidigia del ricco lo rende vanitoso. La sua personalità si realizza nelle apparenze, nel far vedere agli altri ciò che lui può permettersi. Ma l’apparenza maschera il vuoto interiore. La sua vita è prigioniera dell’esteriorità, della dimensione più superficiale ed effimera dell’esistenza (cfr ibid., 62). Il gradino più basso di questo degrado morale è la superbia. L’uomo ricco si veste come se fosse un re, simula il portamento di un dio, dimenticando di essere semplicemente un mortale. Per l’uomo corrotto dall’amore per le ricchezze non esiste altro che il proprio io, e per questo le persone che lo circondano non entrano nel suo sguardo. Il frutto dell’attaccamento al denaro è dunque una sorta di cecità: il ricco non vede il povero affamato, piagato e prostrato nella sua umiliazione. Guardando questo personaggio, si comprende perché il Vangelo sia così netto nel condannare l’amore per il denaro: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza» (Mt 6,24). 3. La Parola è un dono Il Vangelo del ricco e del povero Lazzaro ci aiuta a prepararci bene alla Pasqua che si avvicina. La liturgia del Mercoledì delle Ceneri ci invita a vivere un’esperienza simile a quella che fa il ricco in maniera molto drammatica. Il sacerdote, imponendo le ceneri sul capo, ripete le parole: «Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai». Il ricco e il povero, infatti, muoiono entrambi e la parte principale della parabola si svolge nell’aldilà. I due personaggi scoprono improvvisamente che «non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via» ( 1 Tm 6,7). Anche il nostro sguardo si apre all’aldilà, dove il ricco ha un lungo dialogo con Abramo, che chiama «padre» ( Lc 16,24.27), dimostrando di far parte del popolo di Dio. Questo particolare rende la sua vita ancora più contraddittoria, perché finora non si era detto nulla della sua relazione con Dio. In effetti, nella sua vita non c’era posto per Dio, l’unico suo dio essendo lui stesso. Solo tra i tormenti dell’aldilà il ricco riconosce Lazzaro e vorrebbe che il povero alleviasse le sue sofferenze con un po’ di acqua. I gesti richiesti a Lazzaro sono simili a quelli che avrebbe potuto fare il ricco e che non ha mai compiuto. Abramo, tuttavia, gli spiega: «Nella vita tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti» (v. 25). Nell’aldilà si ristabilisce una certa equità e i mali della vita vengono bilanciati dal bene. La parabola si protrae e così presenta un messaggio per tutti i cristiani. Infatti il ricco, che ha dei fratelli ancora in vita, chiede ad Abramo di mandare Lazzaro da loro per ammonirli; ma Abramo risponde: «Hanno Mosè e i profeti; ascoltino loro» (v. 29). E di fronte all’obiezione del ricco, aggiunge: «Se non ascoltano Mosè e i profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti» (v. 31). In questo modo emerge il vero problema del ricco: la radice dei suoi mali è il non prestare ascolto alla Parola di Dio; questo lo ha portato a non amare più Dio e quindi a disprezzare il prossimo. La Parola di Dio è una forza viva, capace di suscitare la conversione nel cuore degli uomini e di orientare nuovamente la persona a Dio. Chiudere il cuore al dono di Dio che parla ha come conseguenza il chiudere il cuore al dono del fratello. Cari fratelli e sorelle, la Quaresima è il tempo favorevole per rinnovarsi nell’incontro con Cristo vivo nella sua Parola, nei Sacramenti e nel prossimo. Il Signore – che nei quaranta giorni trascorsi nel deserto ha vinto gli inganni del Tentatore – ci indica il cammino da seguire. Lo Spirito Santo ci guidi a compiere un vero cammino di conversione, per riscoprire il dono della Parola di Dio, essere purificati dal peccato che ci acceca e servire Cristo presente nei fratelli bisognosi. Incoraggio tutti i fedeli ad esprimere questo rinnovamento spirituale anche partecipando alle Campagne di Quaresima che molti organismi ecclesiali, in diverse parti del mondo, promuovono per far crescere la cultura dell’incontro nell’unica famiglia umana. Preghiamo gli uni per gli altri affinché, partecipi della vittoria di Cristo, sappiamo aprire le nostre porte al debole e al povero. Allora potremo vivere e testimoniare in pienezza la gioia della Pasqua.