№8 Relazione di storia Coccioli Damiano Bonifacio VIII e Filippo il Bello 1 №8 Relazione di storia Coccioli Damiano Epoca storica di Bonifacio VIII e Filippo il Bello Lotta tra l’impero e il papato nella seconda metà del XII sec. M entre nell’Italia meridionale (Regno di Sicilia) si costruivano le strutture di una compagine accentrata, nell’Italia settentrionale (Regno d’Italia) si accentuava l’autonomia comunale che da tempo insediava l’autorità del potere imperiale: le alimentava anche il papato, sempre timoroso di un’unione di tutta l’Italia sotto la corona sveva, che avrebbe inevitabilmente soffocato la Chiesa e compromesso la sua libertà d’azione. Lo scontro fu scatenato da Enrico VII, figlio cui Federico II aveva affidato il regno di Germania, contro il suo stesso padre; il primo infatti sosteneva che la politica del padre, totalmente incentrata sulla Sicilia, nuoceva la stabilità del potere imperiale in Germania. Federico domò senza troppi problemi la rivolta del figlio, nonostante l’alleanza di quest’ultimo con la Lega Lombarda. La vittoria fu confermata nel 1241 con la sconfitta della flotta genovese, filo-papale, che stava trasportando a Roma i vescovi francesi convocati da papa Gregorio per un Concilio che avrebbe dovuto deporre l’imperatore: molti prelati annegarono, i rimanenti furono catturati. Papa Gregorio morì lo stesso anno, ma il suo successore, Innocenzo IV, convocò immediatamente un Concilio a Lione (1245), scomunicò l’imperatore proclamando inoltre una crociata contro di lui. In tutto l’impero si scatenarono tumulti e ribellioni, cessate per l’avvento dell’improvvisa morte dell’imperatore. Il contrasto fra Papato ed Impero provocò nei comuni italiani la lotta tra i loro rispettivi sostenitori, denominati guelfi e ghibellini. Tale lotta, però, traeva origine non tanto da motivi ideologici quanto da preesistenti spaccature politiche interne al comune. La politica audace del successore di Federico II, Manfredi, provocò la scomunica del papa il quale, nel 1266, proclamò re di Sicilia Carlo d’Angiò, fratello del re di Francia che pose fine alla dinastia sveva. Il nuovo dominio angioino fu particolarmente duro; fra l’altro una forte pressione fiscale fu fra le cause della rivolta siciliana contro gli angioini che, con il passaggio dell’isola sotto il dominio aragonese, spezzò l’unità dinastica del regno meridionale. La situazione della chiesa nel XII sec. Nella prima metà del XIII sec. Innocenzo III sostenne, fin dall’inizio del suo pontificato, la dottrina secondo la quale il potere spirituale e il potere temporale sono entrambi sottomessi all’ordinamento divino, ma che il potere spirituale è più elevato come dignità ed estensione. I due immediati successori di Innocenzo III continuarono questa politica ma senza sviluppare molto la dottrina. Con Innocenzo IV intervenne una differenza considerevole. Secondo lui Cristo aveva inaugurato, e Pietro e i suoi successori avevano perpetuato, un nuovo stile di governo del mondo attraverso un’autorità suprema; tutte le altre autorità, compreso l’imperatore, sono al di sotto del papa. Spetta a quest’ultimo approvare l’elezione e la deposizione degli imperatori. Innocenzo IV, però, utilizzò il potere spirituale soprattutto a vantaggio del papato stesso, della sua politica, delle sue concezioni e dei suoi protetti. 2 №8 Relazione di storia Coccioli Damiano I papi che succedettero tra Innocenzo IV e Bonifacio VIII non furono per la maggior parte né canonisti di formazione né uomini politici di genio. Tuttavia i canonisti continuarono a sostenere la superiorità del potere spirituale. Infine, Bonifacio VIII spinse fino ai limiti estremi le pretese pontificie verso l’autorità temporale. Ciò causò uno sfacelo che compromise la reputazione del papato per più di due secoli. Infine, per concludere, nel XIII sec. Vi fu la diffusione delle eresie. Il dilagare di questo fenomeno comportò la creazione dell’Inquisizione da parte di papa Gregorio IX, che aveva il compito di processare i possibili eretici. La curia romana. Nell’organizzazione della Curia l’epoca dei grandi papi giuristi (da Innocenzo III a Bonifacio VIII) apportò ampliamenti e nello stesso tempo semplificazioni. Essa diventò l’apparato amministrativo e giudiziario di un “commonwealth” spirituale, a cui lo sviluppo del diritto canonico aveva dato un ordinamento unitario valido in tutti i paesi della cristianità. Conservarlo efficiente ed ampliarlo divenne uno dei primi obiettivi della Curia, che, quindi, doveva svolgere le funzioni di governo, di amministrazione e di giurisdizione. Però la decisione ultima spettava sempre al papa. L’amministrazione era affidata alla Cancelleria e alla Camera apostolica. Le pratiche giudiziarie erano suddivise fra la Penitenzieria (per le questioni di coscienza) e la Audentia causarum. Accanto a questi uffici la corte pontificia disponeva ancora di una “Cappella” per il servizio liturgico, anche se i “cappellani” svolgevano anche servizi di natura diplomatica. La lotta contro le eresie non si valse solo di mezzi repressivi, ma seppe utilizzare alcune aspirazioni dei movimenti religiosi popolari, trasformando tali movimenti in ordini religiosi ufficialmente riconosciuti. Tipico il caso dei francescani, la cui predicazione si fondava sul rifiuto dei beni materiali e sulla povertà assoluta. Sempre in questo periodo si diffuse anche l’ordine dei domenicani che, particolarmente agguerriti sul piano teologico, si impegnarono a combattere gli eretici. Vita di papa Bonifacio VIII B onifacio VIII al secolo Benedetto Caetani proveniva da una nobile famiglia romana, sua madre era nipote di Alessandro IV, era pure imparentato con gli Orsini ed i Colonna. Nato ad Anagni, in provincia di Frosinone nel 1235, nel 1240, educato presso uno zio studiò ambedue i diritti a Bologna, diventò notaio curiale e nella curia ricevette altri importanti impieghi. Nonostante la tradizione ghibellina della sua famiglia, rimase orientato verso la Francia cosicchè Martino IV lo nominò cardinale nel 1281. La sua opera più importante fu la delegazione in Francia nel 1290-91. Egli riuscì a mediare la pace con l’Aragona; con il trattato di Tarascona scongiurò lo scoppio di una guerra con l’Inghilterra e ristabilì buoni rapporti tra la Francia e la sua curia. Dopo aver fortemente condizionato la rinuncia al soglio pontificio da parte di Celestino V gli subentrò col nome di Bonifacio VIII. Buona parte del suo pontificato fu impegnata nello scontro con Filippo IV 3 №8 Relazione di storia Coccioli Damiano di Francia iniziato quando Filippo ed Edoardo I di Inghilterra decisero di tassare gli ecclesiastici per finanziare i loro eserciti, Bonifacio replicò con la bolla Clericis Laicos nel 1296, in cui proibiva di imporre le tasse al clero senza. In risposta Filippo impedì il trasferimento di oro e moneta corrente a Roma e dal momento che Edoardo era deciso a fare altrettanto, l’esplicito consenso papale Bonifacio fu costretto a cedere. Nel 1301 l’autorità papale fu ancora attaccata in Francia allorchè Filippo accusò di tradimento Bernard Sasset vescovo francese e legato papale e lo imprigionò. Bonifacio replicò con la Bolla “ausculta filii del 1301 in cui accusava Filippo di essere ai limiti della giurisdizione regia, e in seguito emanò la famosa bolla Unam Sanctam del1302 in cui affermava la supremazia del papato su tutti i sovrani in materia sia temporale che spirituale. Dichiarando Bonifacio colpevole di eresia Filippo ignorò le bolle e dichiarò l’intenzione di deporre il pontefice. Nel 1303il papa stava per scomunicare Filippo per la sua disobbedienza quando Guglielmo di Nogaret inviato del re in accordo con i nemici italiani del pontefice imprigionò Bonifacio ad Anagni. Liberato da li a poco, il papa, forse a seguito dei maltrattamenti subiti morì a Roma dopo tre settimane. Fu sepolto nella cappella di san Pietro da lui costruita quando era ancora in vita, sepolcro scolpito da Arnolfo di Cambio. Bonifacio VIII ha lo stesso programma di alcuni suoi predecessori: rendere operante l’idea della supremazia papale su tutte le potestà terrene, anche il giubileo da lui indetto nel 1300sarebbe dovuto rientrare in questo disegno di supremazia papale, dopo aver favorito la pacificazione delle nazioni cristiane, sveglio di ingegno e pieno di accortezza fu promotore di bene. Emise nel 1300 la bolla Antiquorum habet fidem che promuoveva che chi in quest’anno dopo essersi confessato avesse visitato (i cittadini romani trenta volte i pellegrini quindici) le basiliche dei due principi degli apostoli san Pietro e Paolo avrebbe ricevuto la completa remissione della pena temporale dovuta per i propri peccati. Al giubileo si aggiungeva un grande vantaggio, poiché il diritto penitenziale del Medioevo, con tutte le sue censure e i casi riservati, aveva finito per diventare troppo complicato, un alleggerimento era sentito da tutti come un vero beneficio. L’idea ottenne un’enorme risonanza: i pellegrini affluirono a Roma da tutta la cristianità per visitarvi le tombe degli apostoli e guadagnarne l’indulgenza. Al papa portò un enorme prestigio. La bolla antiquorum habet fidem scolpita nel marmo è conservata ancor oggi nell’atrio dopo settecento anni della basilica di san Pietro e rappresenta il dono che Bonifacio faceva con spirituale letizia alla basilica di san Pietro e alla chiesa di tutti i tempi. Nel 1303 fondò un’università chiamata poi Sapienza dove impartì disposizioni perché fossero riordinati con cura l’archivio e la biblioteca. La bolla papale. La Bolla pontificia o papale è una comunicazione ufficiale in forma scritta emanata dalla Curia romana col sigillo del papa, il termine deriva dal latino bulla che fa riferimento all’aspetto del sigillo ed era usato già prima del 1400 per descrivere ogni decreto (forma solenne) o lettera (forma semplice) che fosse stato emanato dal pontefice. Il testo della bolla poteva iniziare con un solo rigo redatto a grandi lettere. In esso sono contenuti tre elementi: il nome del papa senza il numerale ad esempio Bonifacio il titolo del papa vescovo seguito dalla formula servo dei servi di Dio. La prima frase era 4 №8 Relazione di storia Coccioli Damiano spesso una citazione biblica (incipit). Il corpo del testo non aveva alcun formato speciale e spesso aveva un’impostazione molto semplice. La parte conclusiva conteneva in genere una data in cui venivano indicati il luogo in cui il documento era stato scritto il giorno il mese e l’anno del pontificato del papa. Seguivano le firme ed infine il sigillo. Il papa per le bolle solenni usava firmare il documento di proprio pugno: io vescovo della chiesa cattolica. Il sigillo era metallico generalmente di piombo ma in occasioni solenni d’oro. Il nome del papa che emanava la bolla veniva scritto nel retro e applicato al documento tramite cordicelle di canapa o seta rossa e gialla in caso di grazie. Filippo il Bello F ilippo IV di Francia (Fointaneblau, 1268, -29-11-1314) detto il Bello fu re di Francia dal 1285 alla sua morte, membro della dinastia dei Capetingi nacque nel palazzo di Fointaneblau, figlio di re filippo III e Isabella d’Aragona fu soprannominato il bello per il suo aspetto. Come re fu intento in gran parte della sua vita ad un’opera di consolidamento e rafforzamento della monarchia, che lo portò ad instaurare un sistema burocratico professionale e legalizzato. Il suo contributo verso la modernizzazione dello stato indipendente fu importantissimo, segnando l’età di passaggio da una monarchia incentrata sulla figura del re (che poteva collassare in caso di incompetenza di quest’ultimo ad una monarchia burocratica. Filippo sposò Giovanna Navarra il 16 agosto 1284, unione molto importante in ambito territoriale, dato che quest’ultima regnava su Champagne e Brie, regioni adiacenti all’Ilee France che si unificarono al regno di Filippo con il risultato di un vasto regno. Durante la vita di sua moglie Giovanna, non essendo filippo suo erede, furono scambiate da quest’ultimo con la titolare di diritto, Giovanna II con le terre di Normandia. Il regno di Navarra, situato nei Pirenei, non era così importante in quei tempi, e rimase unito dal 1284 al 1329, quando si separò nuovamente. Filippo il Bello espropriò gli Ebrei dei loro beni e li espulse da Melun e dalla Francia nel 1306 per finanziare diversi progetti, anche bellici, per mezzo di vari editti per la vendita all’asta di tutte le proprietà ebraiche; l’editto stabiliva che le tasse d’asta e i titoli di locazione su appezzamenti di particolare prestigio dovevano essere diretti dalle casse del re. Filippo il Bello è passato alla storia soprattutto per i suoi attriti fortissimi con la chiesa cattolica che hanno segnato la svolta di un periodo storico importantissimo. Impose una tassa anche al clero e si dichiarò unico vicario di Cristo in Francia: cioè Papa sul territorio di Francia: questo comportò l’immediata reazione della Chiesa, che già nutriva ostilità verso Filippo e il suo stile di vita e del papa Bonifacio VIII il quale ordinò l’immediata revoca delle imposte. Filippo però si oppose inaspettatamente con molta risolutezza non curandosi della scomunica che gli venne inflitta successivamente e dalle die bolle emanate dal Pontefice tra le quali la Ausculta filiie Unam Sanctam, ed anzi chiese un processo per invalidare l’elezione di Bonifacio (da molti paventata come irregolare, soprattutto dopo l’abbandono di Celestino V) e per condannarlo come eretico, oltre che la revoca dell’Unam Sanctam. Non ottenendo risultati Filippo convocò gli Stati Generali francesi sottoponendo il quesito se il papa avesse la facoltà di immettersi nelle questioni nazionali, e ottenne un no unanime (anche dal clero): decise 5 №8 Relazione di storia Coccioli Damiano così di mortificare il Pontefice e il pontificato spedendo un’armata capeggiata da Giacomo Colonna (acerrimo nemico del papa) che occupò il palazzo del papa a Roma e poi ad Anagni, residenza di Bonifacio dando atto alla leggenda dello “Schiaffo di Anagni “. Filippo il bello intentò un processo contro Bonifacio VIII otto mesi prima della morte del pontefice; fra le molte accuse, eclatanti furono quelle relative a pratiche magiche cui Benedetto Caetani sarebbe ricorso prima e durante il suo pontificato. L’elezione di Papa Clemente V, solo nove mesi dopo la morte di Bonifacio VIII, avvenne con un forte condizionamento da parte del sovrano francese: con questo Pontefice iniziò la “cattività avignonese”, ovvero il trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone: il Papa perse gran parte della sua autorità, divenendo strumento passivo della corona di Francia, tanto da essere definito da taluni “cappellano del redi Francia”. Filippo riuscì ad ottenere la revoca parziale della bolla Unam Sanctam e l’istituzione di un processo postumo a Bonifacio VIII (mai portato a termine). Filippo il Bello morì nel corso di una battuta di caccia (probabilmente colpito da ictus cerebrale, cadde dal suo cavallo e non si riprese) e fu seppellito nella basilica di Saint-Denis. Conclusioni su Bonifacio VIII. La storiografia recente sta smontando il castello di accuse che gravano sulla memoria di papa Bonifacio, permettendoci cosi di valutare meglio la figura di questo grande pontefice, la cui colpa è di aver riproposto con vigore sempre nell’ assoluta ortodossia, la concezione teocratica della chiesa di Innocenzo III, dandogli una connotazione più totalizzante. La leggenda nera su Bonifacio VIII ha tre origini principali: i figli spirituali di Celestino V che accusano Bonifacio di averlo fatto abdicare nel 1294 con l’inganno e la forza, la famiglia Colonna per ripicche personali ed il re di Francia Filippo il Bello insofferente all’ autorità morale della chiesa. Certamente il carattere fiero poco diplomatico e incline all’ira unito alla brillante dialettica portano spesso Bonifacio a fomentare scontri con gli avversari più che a limitarli. Ma solo una forte personalità come la sua può difendere al meglio l’autonomia della chiesa cattolica. Incontestate restano le sue eminenti doti giuridiche e amministrative la sua grande abilità nel governare la curia, l’intenso lavoro che pretendeva da se e dai suoi collaboratori. Celebrate furono la sua vasta cultura, la sua conoscenza della sacra scrittura. Il destino del papa non si concluse però con la sua morte, il processo a Bonifacio VIII non impegnò soltanto i pontificati successivi: infatti è stato detto che i suoi atti non sono ancora chiusi a tutt’oggi. 6 №8 Relazione di storia Coccioli Damiano Bibliografia Storia della Chiesa, diretta da Hubert Jedin, volume V/1. Civitas Medievale, a cura di H. Wolter, H. G. Beck, Jaca Book, Milano 1975, pp. 377-401; L. Hertling, Storia della Chiesa, Città Nuova, Roma 1967, pp. 306-316; Giardina, G. Sabbatucci, V. Vidotto, Manuale di storia, Laterza, Roma 1988, pp. 272-286 M. D. Knowles, D. Obolensky, Nuova storia della Chiesa, volume II, Il medio evo, Marietti, Torino 1971, pp. 364-371. Sitografia Bonifacio VIII, in http://it.wikipedia.org/wiki/Bonifacio , (17/3/2014) Filippo il Bello, in http://it.wikipedia.org/wiki/Filippo_IV_di_Francia , (17/3/2014) 7