Rossana Mezzabarba Nicolai_Luci e palpiti nell`Universo

LUCI E PALPITI NELL’UNIVERSO
DI ROSSANA MEZZABARBA NICOLAI
DI AUGUSTO BENEMEGLIO
1. ROSSANA E LA SUA DOPPIA ANIMA
Rossana Mezzabarba Nicolai, poetessa palocchina dalla doppia anima , romana e
abruzzese, con ascendenze etrusche, è l’ autrice di Luci e palpiti nell’Universo,
editorial service system, 2016. E’ la sua sesta silloge , comprese due in dialetto
romanesco. Rossana, laureata in scienze politiche, già dirigente dell’INPS, scrive da
sempre, da quando era ragazzina con gli occhi profondi e lievi che cercavano uno
“spazio altro”. Possiamo dire che è vissuta a pane e cultura, quel sovrappiù – diceva
Tagore – su cui è costruita la civiltà dell’uomo. Nella sua famiglia, poesia , canto
lirico e pittura erano nutrimento costante dello spirito, erano un po’ le scusanti
dell’esistenza; il padre, d’origine etrusca, è stato un eccellente pittore , mentre la
madre e i nonni materni , abruzzesi da molte generazioni, erano dei veri patiti della
musica lirica, e profondamente innamorati della loro terra. Da bambina la
conducevano nei boschi, sulle rive dei fiumi , dove tutto è un’architettura di suoni
istantanei, un’orchestra di sussurri e voci , dove c’erano fabbriche d’aria buona e di
silenzi , e lo spazio , tutto lo spazio intorno a lei ,si faceva musica di sogno. Questi
saranno i paesaggi che nutriranno una delle sue anime liriche , l’amata “terra
d’Abruzzo ,/ temprata e forte/ nutrice vigile/ delle mie prime attese” (Canto)
2.SIAMO TUTTI VISITATORI DELLA VITA
Tutti i libri di un autore , e ciò vale anche per Rossana, che ha iniziato a pubblicare
più di trent’anni fa, nel 1984, con- guarda caso – una silloge di intitolata “Nella
galassia della vita”, vivono di una loro inesprimibile continuità e variazione,
interpretano la loro spiccata alterità senza allentare mai l’abbraccio in cui si stringono
tra loro, al loro interno, dove s’intrecciano i singoli componimenti fino a formare un
tutt’uno, un solo libro, che è poi la sua storia , una combinatoria di esperienze,
d’informazioni, di letture , d’immaginazioni, di affetti, di miti , sogni, ideali, illusioni,
I Sempreverdi (“E’ eterno /tutto ciò che ha avuto un senso/che ha impresso un segno /
nella parabola della vita”)
Forse all’inizio, la poesia di Rossana era su ritmi e registri più ermetici, con frequenti
sinestesie, e voli pindarici; oggi è più tradizionale, classica nella versificazione e
nell’essenzialità, ma la sostanza non muta. Rimane sempre il misterioso e fragile
incontro della parola con l’altrove, una vela umida in cui naviga il cuore, un fremito,
un sogno, una stella, un volo, la “Poesia delle ali / e dell’insaziabile sete/ d’infinito/
da chi dall’infinito/ promana/ respira vita” ( Le ali).
Ma questo non è un libro solo elegiaco, o fatto di nostalgie ; è il libro di una più
profonda riflessione sull’esistenza e – allo stesso tempo –un appello a una vita e a
un futuro di speranza e di riconciliazione . “Siamo tutti visitatori della vita . Nessun
essere umano conosce il significato della propria creazione , se non nel suo aspetto
più primitivo e biologico. Siamo stati buttati nel mistero dell’esistenza , siamo ospiti
di questo nostro pianeta , visitatori vandalici che rovinano, sfruttano e distruggono
altre specie e risorse. Abbiamo portato cassonetti per rifiuti anche sulla luna”. La
poesia è un invito a rispettare la sacralità dell’Universo , fatto di luci palpiti e
misteri, ma anche a riflettere e riscoprire che tutte le cose che incontriamo nella vita
hanno qualcosa di mistico; che esiste una spiritualità della quotidianità che
possiamo trovare nello sguardo di un vecchio, nel sorriso di un bambino, in una
foglia che si stacca dal ramo, nella fonte che riflette i nostri volti fatti d’acqua ; la
poesia è un triste oro, che non ha mercato , è eterna e povera , ma è anche un radar, o
un “sommergibile dell’anima” che ti fa scoprire paesaggi inesplorati , abissi segreti ,
sentimenti grandi, vasti come il respiro del creato .
La poesia ti fa capire l’urgenza tutta ungarettiana della parola, che può essere un
grido, un fragile cristallo, e un ponte di solidarietà umana nel dolore e nella
disperazione, ti fa convertire l’oltraggio degli anni in una musica, un rumore, un
simbolo. Ti fa percepire i palpiti vibranti di un cuore immenso, infinito, “dietro il
sipario del tempo”.
3. LA TELA DEL TEMPO
La fluidità del tempo recisa in una sequenza ordinata d’istanti successivi
dall’incertezza del futuro , dalla pena del vivere, dalla speranza di rinascere, cede
“alla dolcezza dell’oblio / alla pietà dell’ombra /che stende un velo sulle piaghe,/ le
risana e richiama alla vita” ( La tela del tempo) , guarda a nuovi orizzonti oggi
inquinati di provvisorietà , che vanno cancellandosi , abbagliati, sotto la riappresa
luce degli sforzi di grazia di una poesia essenziale con la linea di vita , ma anche di
sacralità , di voce intima , in un quieto abbandono della memoria , direi una pausa ,
una sosta , un attimo di oblio di tutti gli strascichi , le pesantezze, le angosce , le
sofferenze , gli strazi dell’esistenza, che Rossana Mezzabarba ha dovuto subire , e
sempre accettato con grande fede , dignità, coraggio, nonché straordinaria forza
d’animo e rinnovata speranza d’amore.
4.IL RISVEGLIO
Da uno dei cortili aver guardato le antiche stelle , dal sedile in ombra – scrive Borges
– aver guardato quelle luci disperse, aver sentito il cerchio dell’acqua nella segreta
cisterna, l’odore del gelsomino, il silenzio dell’uccello addormentato, l’arco
dell’androne, l’umidità della sera – tali cose sono forse la poesia di un minimalista
dell’immensità . Ma, aggiunge la nostra autrice, la poesia è anche nel fremito di un
bimbo che nasce, nel “RISVEGLIO” alla realtà delle cose dopo una notte “lieve di
luna d’estate,// nella mimosa che esulta, /in una lacrima vera , in un tramonto d’oro/ ,
in una colomba picassiana, / o nel mistero delle ninfee”; tutto ciò realizza quella
continuità cosmica , che è il respiro , l’alito d’amore di Dio che ci reca
costantemente doni su doni per vincere la nostra miseria e la nostra insondabile
solitudine.
5.L’UTOPIA
Sappiamo bene che nessun verso, o illuminazione risolverà un nostro minimo
problema , né ci porterà consolazione e pace, ma bisogna pur coltivare qualche utopia
, come verità, giustizia, solidarietà, se no diventa tutto un mercatino delle vanità, un
bricolage dell’anima. Probabilmente non sapremo mai il perché di questa ossessione
della scrittura che ci fa stare svegli fino a notte fonda senza sapere bene quel che
faremo, quel che diremo, prima di battere i tasti del computer , o scrivere a penna,
come fa ancora Rossana, cercando sempre quella linea della chiarezza , l’incisività ,
la semplicità del dettato , l’autenticità di quel che si agita dentro di lei, siano voci ,
sogni , deliri o visioni. Noi tutti siamo , purtroppo, tarati sul disincanto, e cose come
lo sdegno, la compassione, la tenerezza, ci sembrano merci scadute , ma se vogliamo
dare un significato alla nostra vita dobbiamo ritentare il dialogo leopardiano con la
luna , credere nel sogno del futuro, metterci le ali e volare verso quel regno
dell’utopia, in attesa di una musica che viene dalle galassie più remote , dove
l’eternità ci attende al crocevia delle stelle, per quel pugno di cenere o di gloria che
forse ci è dato; Ecco Rossana che si mette il ritratto del padre appeso al cuore,
s’adorna con l’ardente e cieca rosa di maggio e guarda il mare, che è lì, immenso,
eterno, essere antico che rode i pilastri della terra.
6. IL CAMMINO E LA SPERANZA
Diceva Lucrezio: Noi siamo granelli di polvere che turbinano in un raggio di sole in
una stanza buia, minute conchiglie tutte simili e tutte diverse che l’onda mollemente
spinge sulla bibula harena, sulla sabbia che s’imbeve ; le ragnatele ci avvolgono
senza che ce ne accorgiamo, mentre camminiamo. Rossana ha fatto un lungo
cammino con sua marito Roberto, che ora se ne sta lassù, in alto ad ascoltare la
musica di Dio. E’ una donna che ha fede e ascolta e serba nel cuore la parola del
Vicario di Cristo sulla terra, quel Papa Francesco dallo sguardo buono, con la voce
piena di tenerezza per gli umili , e il calore umano , lo sprone tutto evangelico che lo
spinge in un cammino difficile, contro ogni principato e potenza: ecco un papa non
occupato solo con l’eternità ma con l’umanità , e la puzza delle sue pecore sperdute,
occupato con il tempo, con l’istante che si devono convertire in speranza di eternità.
Ma vogliamo finire , nell’ottica di un ecumenismo religioso , da sempre invocato , ma
che non si riesce mai pienamente a realizzare, con un altro anelito di speranza; quella
speranza , secondo la poetessa, abita anche dietro gli specchi e gli orrori di una
guerra assurda che sembra non aver mai fine , la guerra porta a porta , la guerra dietro
i sipari , gli specchi , l’oscurità del terrore , del sangue e delle cose che ci può colpire
dovunque e che ferisce l’anima di ognuno di noi. Rossana ha un anelito di umanità e
di speranza a cui non bisogna mai , mai abdicare , che abita una moschea dove è
“inginocchiato/perduto/ nel grande tappeto/ di preghiera/ un fanciullo arabo// Il tuo
sguardo /è assorto, /non so se già consapevole/ del mondo che ti circonda; / a te
vicina/ con l’anima/ prego anch’io:/ che tu non possa mai soffrire/gli orrori della
guerra,/la fame,/ il dolore dell’abbandono,/ma vivere una vita/ d’attese premiate,/ di
caldi raggi/ d’amore”.
Roma, 5 marzo 2017
Augusto Benemeglio