appunti lezione Didattica Generale

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DIDATTICA
Prof. Calvani
Laboratorio: in parte in aula, in parte on-line
Libri: “Fondamenti di didattica” (saltare cap.3)-(pag.41-50 muy bien- primo modulo) (cap.4 NO) (cap.5 NOLEGGERE)
(cap.6 BENE – secondo modulo)
“Come fare una lezione efficace” (cap.3 di Fondamenti di didattica)
(pag. 41-50)
Dal secondo dopoguerra ad oggi si è fatta molta ricerca riguardo la didattica.
Si evolve la storia delle idee.
Accanto a questa c’è una storia della ricerca sperimentale (CAP.6)
LABORATORIO (19 e 24 marzo)
L’importanza della comunicazione visiva per l’apprendimento
Viene svolto on-line
“Didattica vuol dire insegnare”
Si usa il termine prevalentemente come aggettivo anche se esiste una didattica come ambito di studio.
Qui ci occupiamo di quest’ultimo aspetto.
1959  anno del convegno di Woods Hole in cui vengono invitati tutti gli specialisti del tempo per
rispondere ad una domanda: “come si può fare perché, nelle scuole statunitensi, gli alunni apprendano di
più?”
Questo perché, durante questo periodo, gli Stati Uniti stavano perdendo terreno rispetto all’Unione Sovietica.
Il convegno viene condotto da Jerome Bruner, il quale criticava Dewey riguardo il modo in cui le sue teorie
erano state applicate.
Secondo la teoria attendista, infatti, mettere troppo al centro del sistema d’istruzione il bambino rallenta i
processi di apprendimento. E’ necessario, quindi, spostare l’attenzione dal bambino al curriculum (spiegato
nella prima lezione), ossia verso l’organizzazione sistematica dei contenuti.
Bruner esprime una sua idea di curriculum: CURRICULUM A SPIRALE.
Si può, secondo lui, insegnare tutto a tutti facendo attenzione a quelli che sono i canali (motorio, visivo e
linguistico) adatti a ogni età.
Significato del libro “Oltre Dewey”: segna il dibattito relativo all’idea di scuola di Bruner rispetto
all’attivismo deweyano colpevole dell’arretratezza del sistema scolastico statunitense del tempo rispetto, in
particolar modo, a quello sovietico.
Tra le componenti del curriculum vi sono gli obiettivi didattici.
Pochi anni dopo il convegno di Woods Hole, infatti, Benjamin Bloom affermò che se volevamo utilizzare
buoni curricoli era necessario che l’insegnante definisse bene dove intendeva arrivare.
E’ necessario, quindi, trovare un linguaggio che li descriva e che li classifichi (creare una tassonomia:
classificazione.)
Fu così che decise organizzare un convegno.
Le macrofamiglie attorno a cui si annidano gli obiettivi sono: CONOSCENZA, COMPRENSIONE,
APPLICAZIONE, ANALISI, SINTESI, VALUTAZIONE:
E’ importante conoscere la differenza tra CONOSCENZA e APPLICAZIONE (detta anche conoscenza
semplice e conoscenza complessa)
OBIETTIVO: creare un ponte tra il contenuto e i processi mentali.
Esempio pratico:
- riconoscere quelli che sono i reperti archeologici delle varie civiltà.
- Riconoscimento di segni identificativi della suddetta civiltà.
- Conoscenze riguardanti la cultura (come facevano i calcoli, cosa pensavano della morte)
- Saper collocare l’era egizia nel tempo.
- Dimensione spazio-temporale della civiltà
- Uso del lessico di base (faraone, scriba)
In questo modo, partendo dalle conoscenze più semplici fino ad arrivare a quelle più complesse, è possibile
fare dei collegamenti inferenziali, ossia andare oltre il dato.
Operazionalizzazione degli obiettivi: non basta dichiarare gli obiettivi a voce ma è necessario indicare
subito quella che sarà la prova di valutazione attraverso cui si stabilisce se l’obiettivo è raggiunto o meno.
Oltre a quelli che sono gli strumenti necessari per raggiungerlo.
Tale concetto si sviluppa negli anni ’60.
Valutazione formativa: Sono tutti quei segnali che l’insegnante fornisce agli allievi nel corso
dell’apprendimento e che orientano l’allievo nel traguardo da raggiungere.
Il concetto di valutazione è articolato.
Questa è un’operazione statica. Una valutazione sommaria. Riveste, invece, un ruolo dinamico quando
agisce come feedback.
Skinner: Per favorire l’apprendimento si può utilizzare il rinforzo.
(positivo  ricompensa, negativo  rimprovero/sospensione della ricompensa).
Egli elabora così un metodo: ISTRUZIONE PROGRAMMATA LINEARE, in cui lo sbaglio non è utile, né
ammesso.
1- si prende la nozione a cui si vuol portare l’allievo.
2- si scompone in concetti più semplici facendo domande a cui l’alunno risponderà sempre bene
(rinforzo positivo) fino ad arrivare alla nozione principale
Clouder, invece, sviluppa la TEORIA DELL’ISTRUZIONE PROGRAMMATA RAMIFICATA, in cui,
invece, lo sbaglio è considerato utile.
Chomsky afferma quali processi neuro mentali si attivano quando l’individuo compie una determinata
attività.
“Tutti loro cercano strade alternative per comprendere l’attività della mente umana.”
Durante questo periodo si ha l’avvento del cognitivismo ossia un orientamento, sviluppatosi negli anni’ 60,
in contrapposizione al comportamentismo per studiare la mente umana che appariva come una scatola nera.
Vi è, inoltre, un cambiamento del linguaggio utilizzato.
Si usa, infatti, un lessico diverso, senza subordinate, basato sul comando immediato e la gestualità.
BERNSTEIN afferma l’importanza del codice ristretto rispetto al codice articolato.
Inoltre critica l’aspetto “selettivo” della scuola.
Anche per questo motivo prendono corpo le teorie della descolarizzazione, secondo cui bisogna creare delle
strutture alternative alla scuola.
Inoltre, nascono anche le teorie della scolarizzazione permanente (paragrafo sul libro).
Anni ‘70
Trionfa il cognitivismo.
Cos è che ha dato di importante alla didattica?
 PRECONOSCENZE (conoscenze pregresse)
 METACOGNIZIONE
 MEMORIA A LUNGO TERMINE/ MEMORIA DI LAVORO
 CARICO COGNITIVO.


TASK ANALYSIS
METODI DIDATTICI
17 marzo 2015
Anni ’60. Progettazione curricolare.
-
Curriculum complesso di tutti i dispositivi necessari, organizzati coerentemente per consentire
all’allievo un adeguato percorso didattico.
Feedback valutazione che l’allievo deve ricevere in itinere e gli consente di orientare il proprio
apprendimento.
E’ necessario, quindi, consentire l’individualizzazione degli apprendimenti.
-
-
Definizione degli obiettivi
Scomposizione in unità
Valutazione (formativa e sommativa)
Individualizzazione/personalizzazione
- Individualizzazione  è necessario trovare modi diversi per portare tutti allo stesso risultato
- Personalizzazione  lasciare spazio all’allievo, anche di decidere cosa apprendere. Molto più
praticata nella formazione degli adulti.
Come si può fare ad individualizzare il percorso? Si può intervenire secondo queste variabili:
- Tempo  dare più tempo a chi è più lento, garantire eventuali attività di recupero, compiti a casa.
- Complessità del contenuto  si scompone il contenuto principale in sottocontenuti.
- Sistema (codice) comunicativo
- Quantità – qualità dell’interazione (feed-back)  posso modificare la quantità e la qualità di
interazione con i diversi allievi.
- Condizioni di apprendimento  cambiamento del dove e come si apprende.
Mastery learning
SLIDE LEZIONE MOODLE
Anni ’70-’80. Paradigmi teorici
Cognitivismo, concetti base.
I processi della mente possono essere rappresentati (modello della mente calcolatore)
La mente umana elabora attivamente
PRECONOSCENZE
Ausubel afferma che: “se dovessimo condensare in un unico principio la psicologia dell’educazione, direi
che il singolo fattore più importante che influenza l’apprendimento sono le conoscenze che lo studente già
possiede. Accertatele e comportatevi in conformità nel vostro insegnamento”
Tre memorie
 sensoriale (attraverso cui passano le info visive e uditive)
 A breve termine
 A lungo termine (in cui ci sono le preconoscenze)
Meta cognizione  indica il grado di consapevolezza e controllo che un soggetto mantiene sul suo processo
cognitivo, mentre è impegnato in un processo di apprendimento o di soluzione del problema.
SLIDE MODELLI DELLA CONOSCENZA E MODELLI DELLA MENTE
Modello della conoscenza:
modello curriculare:
APPROCCIO RAZIONALISTICO: caratter
COSTRUTTIVISMO.
La conoscenza è:
- Costruttiva attivamente
- Negoziata (socialmente)
- Situata
- Distribuita
Alla fine degli anni ’80 si afferma il costruttivismo.
Era necessario vedere se un computer riusciva a comprendere un testo.
Semantico: il pc non riesce a cogliere il significato perché questo sta al di là del testo, oltre la parola.
“La mente umana non elabora informazioni - ma costruisce significati” Bruner
Significa che le info arrivano dall’esterno e la mente, come un calcolatore, le elabora e le analizza
La mente umana, invece, costruisce i significati autonomamente
Informazione/significato: il significato sta oltre l’informazione stessa, è qualcosa di più profondo.
Ambiente di apprendimento: si differenzia dal modello del curricolo perché questo è uno spazio dove
esistono degli elementi che sollecitano all’attivazione dei processi di apprendimento.
Il costruttivismo trova il suo corrispettivo con l’ambiente di apprendimento.
APPRENDISTATO COGNITIVO
Modalità attraverso cui tutte le società hanno trasmesso le loro conoscenze alle generazioni successive.
La scuola, come istituzione, nasce nel 700-800.
L’apprendimento classico si basa su: modelling, scaffolding, coaching, fading.
Se analizziamo anche la dimensione cognitiva e metacognitiva dobbiamo considerare anche l’articolazione,
la riflessione e l’esplorazione.
Tra il modello di apprendistato e quello della scuola quale funziona meglio? Il primo, perché mette in moto il
concetto dell’autoefficacia.
Levi Strauss ha distinto i modelli di apprendimento.
Modello del bricolage-bricoler (risolve i problemi passo per passo)
Newman e Collins dicono che sarebbe buono utilizzare il modello dell’apprendistato potenziando i suoi punti
deboli attraverso il modello della scuola. Una sorta di integrazione tra questi due modelli formando così il
modello dell’APPRENDISTATO COGNITIVO.
19 marzo 2015
Eventi che hanno condizionato la storia della didattica:
- Sviluppo delle tecnologie
- Sviluppo delle competenze
- Costruttivismo come paradigma (cornice teorica all’interno della quale si collocano atteggiamenti,
scelte e applicazioni più specifiche)
Verso gli anni ’80 i paradigmi tradizionali che davano importanza alla pianificazione nel campo
dell’istruzione cominciarono a vacillare a causa della caduta del mito della scienza.
“non bisogna considerare la mente come elaboratore di informazioni poiché la mente elabora le
informazioni.”
Bruner
Vengono avanzate alcune critiche:
-
Il pensiero e l’apprendimento non si spiegano come “schemi cognitivi che si trasformano all’interno
di una persona” come affermava Piaget (secondo cui il pensiero è internalizzazione dell’azione
fisica. Il pensiero è un processo interno all’individuo) bensì si ritengono fenomeni sociali come
sostenuto da Vigovsky che inendeva il pensiero come internalizzazione del linguaggio sociale
esterno.
Nascono le “comunità di pratica” intorno anni ’90 avendo come modello l’apprendiento come processo di
partecipazione sociale.
Quindi, il fatto di avere un riconoscimento sociale, è parametro fondamentale per definire un modello di
apprendimento.
Comunità di apprendimento (wikipedia)
L’apprendimento è una costruzione che avviene interno al soggetto, in rapporto con gli altri (gruppi,
comunità, soggetti) ed ha contenuti distribuiti all’esterno della nostra mente (attraverso antefatti ecc.)
Nel dibattito internazionale c’è un confronto riguardo se sono più efficaci i metodi didattici che si ispirano al
costruttivismo o all’approccio più tradizionale, cioè il razionalismo. Dipende dai contesti. L’apprendistato
cognitivo è fra i due sopraelencati.
Avvento delle nuove tecnologie. Conseguenze nella didattica.
Si intendono le tecnologie digitali che nascono tra gli anni’70 e gli anni ’80 con l’avvento del personal
computer.
Internet si rivela ai nostri occhi nel 1993 quando appaiono i primi browser di navigazione.
Cos’è cambiato?
È da 6-7 anni che siamo nel mondo del 2.0 attraverso l’utilizzo dei social.
Comunicazione multimediale si contrappone a quella monomediale (basata sul libro stampato)
Si comincia a parlare di multimedialità quando la possibilità di usare più canali comunicativi è resa possibile
all’interno di un solo computer.
Parallelamente si ha l’avvento dell’ipertestualità. Nasce negli anni ’80 all’interno di un contesto digitale per
affermarsi all’interno della struttura reticolare di internet.
Dopodichè le tecnologie sono entrate nella scuola poiché possono migliorare gli apprendimenti.
Le competenze.
Fino agli anni ’90 si è parlato di didattica rivolta agli obiettivi e, accanto al termine obiettivo vi è il termine
conoscenza.
-
Conoscenza saperi statici e dinamici
Capacità utilizzato per definire dimensioni della personalità (es: capacità comunicativa, logica,
linguistica)
Abilità applicazioni di conoscenze in contesti pratici. Possono essere pratiche o cognitive (fare
ordinamenti, classificazioni, operazioni aritmetiche)
Atteggiamento modi di porsi dell’individuo verso qualcosa/qualcun’altro
Competenza  significa essere esperti e saper padroneggiare il mestiere in un modo che viene
riconosciuto anche a livello sociale. È la spendibilità sociale di ciò che si insegna a scuola.
(Leboterf) “capacità di un soggetto di attingere in modo consapevole al proprio bagaglio interno
formato da conoscenze, atteggiamenti, esperienze pregresse utilizzando quelle di cui ha bisogno per
risolvere un problema sociale di fronte a cui si trova.”
Si misura dalla società in base al risultato sociale ottenuto e riconosciuto.
(“Key compentences for life learning”) cercare sul web.
Tutte questi possono essere obiettivi dell’apprendimento e, tipicamente, gli obiettivi includono processi
cognitivi.
24 marzo 2015
Principi per istruzione efficace e strategie didattiche (secondo libro del corso)
Terminologia:
- strategie didattiche
- modelli d’istruzione
- principi d’istruzione
-
Azioni didattiche
Tecniche (numeri incolore)
procedura  sequenza rigida di azioni prestabilite
Strategia  procedimento che, al suo interno, mantiene dei margini di flessibilità. Il termine deriva dal gergo
militare. (SLIDE)
La didattica è fatta di un certo numero di azioni tipiche (l’insegnante si presenta, dice all’alunno che può
parlare, chiude la lezione ecc.).
Le azioni, poi, possono far parte delle strategie, non viceversa.
Bisogna quindi riuscire a distinguere le azioni dalle strategie.
Modelli di istruzione  vanno oltre le strategie.
Principi fondamentali dell’istruzione  tendono ad individuare le linee guida che tutti gli educatori ed
insegnanti dovrebbero conoscere e seguire.
Come si può fare a migliorare l’insegnamento? Tramite l’esperienza. Che però non basta perché dura per i
primi 10-15 anni. E, quindi, da sola, non basta. Dopo i 15 anni gli insegnanti sono migliorati ma non
necessariamente esperti.
E’ necessario, quindi, aiutare l’insegnante a diventare esperto. È necessario un “quid in più” oltre a quello
garantito dall’esperienza. Questo può avvenire tramite la ricerca scientifica. Questa ha una serie di strumenti
che passano attraverso le strumentazioni (CAP. 6 LIBRO).
Cooperative learnig, lezione = strategia didattica
Architetture didattiche. Clark.
- Recettiva (o trasmissiva)
- Comportamentale (o direttivo-interattiva)
- A scoperta guidata
- Esploratoria
A cui possiamo aggiungere
- Simulativa
- Collaborativa
- Cognitiva/auto regolativa
Cosa cambia dall’una all’altra? La soluzione sta nel rapporto tra alunno e docente.
26 marzo 2014
Gagnè, Rosenshine,
teoria del carico cognitivo es muy importante
condizionamenti socio-ambientali e management scolastico
un insegnante può modellare un bambino di 5 anni, al massimo, per il 30% ma, l’Italia, è sotto questa stima.
SLIDE alcune regole di base per il classroom management
2 aprile 2015
“Principi dell’istruzione e strategie per insegnare”
Capitolo 1
Esempio pagina 1 del libro.
Non è cooperative learning perché non vi è una definizione dei ruoli e dei compiti da svolgere.
Esempio numero 2 (pag.1 del libro)
Creazione di ipertesti
Esempio numero 3 (pag. 1 del libro o simili)
Insegnare all’alunno a pensare.
21 aprile 2015
CAPITOLO 6 del libro “Fondamenti di didattica”
Metodo metodologico  metodi di cui la ricerca si serve per acquisire conoscenze. E’necessario acquisire le
conoscenze per migliorare la didattica operativa.
Vanno prese delle decisioni.
Chi stabilisce tali criteri? Nascono dall’esperienza diretta, soprattutto, ma anche dalla ricerca. Questa può
essere astratta ma serve meno oppure didattica. Le metodologie che questa utilizza sono ….. nell’ambito
delle scienze sociali (scienze che lavorano sul campo e raccolgono dati dalle situazioni reali attuali.
Antropologia, sociologia, psicologia).
I metodi e gli strumenti di ricerca si dividono in due macrotipologie:
- Qualitativi
- Quantitativi
Es. se io devo calcolare se, quest’anno, nelle scuole della Toscana sono aumentate le bocciature. Userò
l’aspetto quantitativo perché così facendo raccolgo dei dati che posso immediatamente trasformare in
numeri.
Se, invece, voglio studiare le cause alla base delle bocciature, userò i metodi qualitativi. Potremmo andare a
vedere quali sono i soggetti bocciati e le loro caratteristiche (famiglia alle spalle) ma in questo modo
utilizzeremmo comunque il metodo quantitativo.
Metodo qualitativo significa che io ho dei dati che non sono numeri, bensì testi e frasi (es. intervista).
Nell’intervista la sequenza delle domande può variare in base alle risposte che l’intervistato da. Mentre nel
questionario le domande sono fisse e il formato non è flessibile. Il vantaggio della flessibilità dell’intervista
sta nel fatto che l’intervistatore può portare alla luce qualcosa di significativo. È un modello che proviene
dalla psicologia clinica.
Vi sono due tipologie di strumenti attraverso cui si raccolgono informazioni:
- Osservazione
- Porre domande
Siamo obbligati ad usare la prima quando abbiamo a che fare con bambini molto piccoli (fino a 2 anni) che
non sanno scrivere/leggere.
Vi sono anche altri strumenti come le reti skill (scala a gradi). È una tipologia di questionario come nel caso
in cui viene chiesto il giudizio su un insegnamento. Sennò vi sono i questionari semantici andando ad
analizzare maggiormente le emozioni dell’individuo (le possibilità di scelta, infatti, sono tra “emozionante”,
“interessante”, “freddo”, “caldo”, “eccitante”, “ noioso”). È un metodo meno celebrale, più immediato e
intercetta maggiormente un livello inconscio.
Survey  raccolta dei dati. È la forma più elementare di raccolta quantitativa dei dati.
Es. valutare il livello di socializzazione e integrazione dei bambini.
Interazione e socializzazione
Il confine tra queste parole è molto labile. Possiamo tradurre i comportamenti in modo più oggettivo?
Vedere se il bambino parla guardando l’altro bambino. Se, nell’arco di venti minuti, accade una volta che
valenza ha? Due volte? Una scheda di rilevazione fatta bene dovrebbe contenere tutte queste informazioni in
modo che l’osservatore ed il bambino arrivino a condividere al 70% le stesse rilevazioni. Il problema è
riportare il livello di concordanza ad un “livello alto” (80%).
La ricerca quantitativa di tipo survey  si contano i dati. Può essere di tipo
- sperimentale
-
quasi sperimentale
pre-sperimentale
correlazionale
ex post facto
sperimentale  scientificamente più affidabile. L’esperimento è un intervento che si compie in una
situazione particolare in cui i fattori (variabili) sono tenute sotto controllo. Si interviene modificando un solo
fattore (variabile indipendente- causa) e valutando gli effetti (variabile dipendente).
Es. farmaco. Una casa farmaceutica deve sperimentare un farmaco per cui prende un gruppo di soggetti
equivalenti (gruppo sperimentale. Il nuovo farmaco è la variabile indipendente) e poi si va a vedere quali
sono gli effetti sui pazienti (variabile dipendente). Fondamentale è la funzione del gruppo di controllo. Per
eliminare le differenze tra i soggetti ci si basa sull’approccio randomico (sorteggio dei soggetti).
Dopo aver fatto la sperimentazione si vanno a vedere i risultati ottenuti dal gruppo sperimentale e quello di
controllo. Vi sarà una differenza che va confrontata per vedere se questa differenza è statisticamente
significativa (attraverso i test di significatività statistica).
- P < di 0,01 (1%)  c’è più di 99 probabilità su 100 che quella differenza non sia dovuta al caso
- P < di 0,05 (5%)  c’è più di 95 probabilità su 100 che quella differenza non sia dovuta al caso
La critica principale volta a questo metodo è che è di difficile applicazione poiché si basa su metodi
randomici. Avere gruppi di controllo simili è molto difficile e allora si cerca di usare i metodi quasisperimentali ossia quelli che usano gruppi di controllo ma che non sono necessariamente uguali al….
Con cosa confronto, quindi, il mio risultato per vedere se il mio metodo è stato efficace? Utilizzo, ad
esempio, la classe accanto a cui farò utilizzare un altro metodo.
La differenza tra i due metodi è che qui c’è il gruppo di controllo ma per comporlo si prende “un po’ quello
che ci s’ha”.
Vi sono delle situazioni sperimentali in cui non si ha la possibilità di avere un gruppo di controllo per cui
manca la possibilità di un confronto. Si parla, quindi, di metodo pre-sperimentale. Allora come si agisce?
Posso fare un intervento all’inizio e uno alla fine per vedere se c’è un migliornamento.
Solitamente si agisce secondo due criteri:
- Criterio oriented
- Not oriented (orientato ad una norma statistica esistente)
I risultati che ottengo, con cosa li posso confrontare?
Il survey può essere
- Censitario
- Campionario
la differenza sta nel fatto che nel primo caso controllo tutti, nel secondo solo dei campioni.
Campione rappresentativo dell’universo  un metodo fondamentale è un campione casuale  campione tale
per cui ogni elemento dell’universo (totalità da cui il campione viene ricavato) ha avere la stessa probabilità
statistica di essere selezionato come campione.
19 maggio 2015
Parte storica e parte metodologica sperimentale
La parte storica è racchiusa in nove pagine di cui adesso faremo uno schema di sintesi.
Tale parte riguarda i modelli e teorie culturali che hanno influenzato la didattica.
Tali teorie sono state sviluppate prevalentemente da psicologi e studiosi dell’istruzione (es.Blumm)
Anni 60 (1955-1969)
1. Paradigma
Paradigma: usato da Kuhn. I principi fondamentali che stanno dietro ad una scienza. Le macroidee che
stanno alla base di tutto ciò che è stato studiato in quegli anni.
Crisi del paradigma, crisi dell’orientamento, crisi dell’attivismo di Dewey.
-
Che idea si ha della scienza?
Che idea si ha della mente umana?
Che idea si ha del rapporto tra istruzione e apprendimento?
Che idea si ha dell’influenza che può avere la scienza sull’istruzione?
L’insieme di queste risposte caratterizza un paradigma epocale.
Kuhn dice che nella storia della scienza ci sono:
- momenti in cui si fissa un determinato paradigma
- negli anni successivi viene applicato
- c’è qualcosa che lo mette in crisi
- viene elaborato un nuovo paradigma
Durante questi anni nasce il curriculum. Che è il simbolo di un’impostazione razionale da dare all’istruzione,
avvicinandosi così ad un apprendimento di tipo scientifico, un apprendimento che può essere progettato.
Questo fattore porta alla nascita della concezione secondo cui l’istruzione dovrebbe ispirarsi alle “scienze
dure”. Predomina una visione in cui tali scienze sono un modello da imitare.
E’ necessario rinunciare allo spontaneismo e dell’improvvisazione.
Parole chiave: razionalità, scientificità dei metodi, esigenza del modello scientifico.
2. Modelli didattici che emergono
-
-
-
curriculum. (prima Taylor poi grazie al Convegno di Rouscau ???)
Quando nasce l’idea di curriculum? (probabile domanda da esame)
In Italia si comincia a parlarne negli anni 70-80.
Mastery Learning  racchiude la tecnica denominata individualizzazione (creare binari diversi per
arrivare agli stessi obiettivi. Dare più tempo a chi è più lento ecc.) A differenza della
personalizzazione in cui l’allievo “sceglie dove andare” (più adatta per gli adulti)
Tassonomie, obiettivi
Rotazione formativa
Feedback/Valutazione formativa
3. Nozioni provenienti dalla ricerca psicologica
-
Teoria del rinforzo (Skinner)
Inoltre vi sono degli studi sulla creatività (Guilford)
Studi sulle preconoscenze/Organizzatore (Ausberg)
Nella scuola si educa troppo a pensare in modo conformistico e si blocca il metodo divergente (chi utilizza la
Rogers (teoria formata sul cliente). Scuola umanista.
L’elemento fondamentale nell’apprendimento è l’ansia. E’necessario, quindi, liberare l’apprendimento dalla
paura di sbagliare creatività per risolvere i problemi in modo differente dal solito).
4. Nuovi modelli formativi
-
Non si esce dal modello formativo scuola quindi non ci sono nuovi modelli formativi degni di nota.
5. Teorie e Modelli della comunicazione
-
Scuola di Palo Alto
Anni 70
1. Paradigma
Il concetto di paradigma “tocca il suo apice”.
Negli anni di passaggio tra i due decenni si inseriscono delle teorie dell’apprendimento:
6. comportamentismo  nasce all’inizio del 900. Il massimo rappresentante è Skinner
7. cognitivismo  neurologi, linguisti (Bruner, Chomsky)
2. Modelli didattici che emergono
Nozioni provenienti dalla ricerca psicologica
Studi sulla scrittura e sulla meta cognizione.
Nuovi sviluppi della Teoria di Piaget (conflitto cognitivodissonanza cognitiva e quindi bisogno di
“accomodamento”). Egli non aveva dato molta importanza all’interazione sociale che viene rivalutata
durante questo periodo.
Nasce il concetto di “copione o script” (Shank)  come si può rendere un computer intelligente? La mente
umana si avvale di una serie di copioni o sceneggiature. Attraverso queste l’uomo agisce e può riconoscere
quelle che sono le “situazioni tipiche” (es. festa di compleanno, andare a scuola)
3. Nozioni provenienti dalla ricerca psicologica.
4. Nuovi modelli formativi
Post 1968  critica ai modelli esistenti
5. Teorie e Modelli della comunicazione
Anni 80
1. Paradigma
Cominciano i dubbi riguardanti quella che è la cornice teorica dei venti anni precedenti. Il modello della
scienza, infatti, vacilla. Durante gli anni 50-60 c’era molta fiducia nella scienza che si basava sulla fisica e
sulla matematica meno su quella che si basava su quelle sociali. Questo perché era il periodo della bomba
atomica e del nucleare.
La teoria logico matematica è la” megliodelmondo” (Piaget)
Prende campo il costruttivismo socioculturale che sia affermerà negli anni 90.
2. Modelli didattici che emergono
Nozioni provenienti dalla ricerca psicologica
Nuovi modelli formativi
Teorie e Modelli della comunicazione
Anni 90
1.
2.
3.
4.
5.
Paradigma
Modelli didattici che emergono
Nozioni provenienti dalla ricerca psicologica
Nuovi modelli formativi
Teorie e Modelli della comunicazione
6.
7.
8.
9.
10.
Paradigma
Modelli didattici che emergono
Nozioni provenienti dalla ricerca psic
Nuovi modelli formativi
Teorie e Modelli della comunicazione
Anni 00
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