SINTOMI, DIAGNOSI E TERAPIE
La sclerosi multipla si manifesta in modo diverso nei pazienti. I più sintomi più diffusi sono:
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fatica e spossatezza
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spasticità e vertigini
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disturbi del linguaggio
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incontinenza urinaria
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disturbi della coordinazione (atassia, tremore)
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parestesie o ipoestesie al viso, arti superiori, arti inferiori e tronco (emilato)
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ipoestesia a fascia attorno al torace o all’addome
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sensazione di scossa elettrica a seguito della flessione in avanti del collo
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disturbi visivi (visione offuscata in uno o in entrambi gli occhi, sdoppiamento della vista e
movimenti non controllabili dell’occhio).
La spasticità è uno dei sintomi più comuni e si verifica in circa il 60% dei pazienti. E’ definita
come rigidità muscolare frequentemente generalizzata e praticamente continua. Spesso si
verificano periodi di peggioramento, caratterizzati da spasmi muscolari involontari, mentre la
funzione
muscolare
viene
persa
progressivamente.
Questi sintomi possono portare a disabilità funzionali e anche cambiamenti della postura
provocati da un aumento del tono muscolare (tensione muscolare o stato di attività).
Attualmente non esiste un esame o test specifico che possa individuare la presenza o meno della
malattia. La diagnosi viene svolta di solito sulla base di tre elementi: i sintomi riferiti dal
paziente, l’esame neurologico e le analisi strumentali (risonanza magnetica) e biologiche (sangue
e liquido cerebrospinale).
Per giungere ad una diagnosi di sclerosi multipla definita sono necessari due segni specifici:
• Presenza della malattia in differenti aree del sistema nervoso centrale
• Presenza di almeno due riacutizzazioni (a distanza di almeno un mese una dall’altra).
Per questa malattia non esistono terapie definitive in grado di debellarla in modo definitivo. Sono
disponibili per i pazienti diversi trattamenti che riescono a diminuire l’incidenza e la severità
degli attacchi. Le cure anti-sclerosi multipla hanno l’obiettivo di ridurre le ricadute e ridurre la
loro gravità oppure cercano di ritardare la progressione della malattia. Possiamo dividerle in:
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Terapie dell’attacco: come i farmaci steroidei (corticosteroidi) che sono somministrati per
pochi giorni (o settimane) al momento in cui si verifica un attacco (ricaduta) in modo da
diminuirne la durata. Portano ad un miglioramento clinico rapido ma non duraturo.
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Terapie a lungo termine: come i farmaci immunomodulanti o immunosoppressori che
vengono utilizzati per modificare la progressione della patologia, ridurre la frequenza
degli attacchi e l’accumulo di disabilità col tempo. La loro azione protettiva porterà ad
effetti positivi solo dopo mesi (a volte anni) dall’inizio del trattamento.
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Terapie sintomatiche: farmaci che attenuano la sintomatologia per ottenere un
miglioramento della qualità di vita del paziente