© Riproduzione riservata Sara Bormolini, Arianna Hijazin, Mattia Ravasi (studenti del corso di Lingua e Letteratura Inglese 2, tenuto dal Prof. Enrico Reggiani, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, a.a. 2011-12) L’abito fa Lear & Co., ma non Cordelia… Storia di follia e potere costruita attorno al conflitto per la successione al trono britannico, Re Lear affascina l'umanità da oltre quattro secoli. La compagnia Pacta l'ha messo in scena lo scorso Maggio presso il teatro Oscar, a Milano: uno spettacolo efficace, diretto da Riccardo Magherini. Gli eventi si sviluppano a partire dalla decisione di Lear, Re di Britannia, di abdicare in favore delle figlie; tuttavia disereda Cordelia, che, a differenza delle sorelle, non esagera i propri sentimenti per il padre. L'opera vedrà l'emergere di malvagità e intrighi di corte, fino alla sconfitta del bene e all'abbandono alla follia. Al suo ingresso, lo spettatore si rapporta a una scenografia sobria ed essenziale, già allestita sul palco: stoffe colorate rappresentano gli arazzi delle grandi casate legate al trono dell'Inghilterra medievale; sagome di cartone poste ai lati della scena si trasformano poliedricamente in mura, finestre e ripari; i costumi attendono appesi sul palco l'arrivo di un personaggio, che per alcuni non giungerà mai. Ma l'elemento che spicca, caratterizzando la scenografia, è il trono, sopraelevato e centrale; si erge a simbolo dell'autorità a cui il suo occupante, Re Lear, sta per rinunciare. All'abbassarsi delle luci entrano in scena gli attori, i quali inizieranno a interpretare il ruolo di un determinato personaggio solo dal momento in cui ne vestiranno i panni. Ecco la prima particolarità dell'opera: la corrispondenza attore-personaggio è data dal costume indossato; è questo, e non tanto l'attore, a identificare il personaggio. C'è tuttavia un costume che resta senza corrispondenze, quello di Cordelia: sono gli altri attori a relazionarsi al vestito vuoto, come fosse un personaggio in scena. Una scelta inaspettata data l'importanza della figura, principale elemento positivo dell'opera; tuttavia una scelta che ha anche una sua coerenza interna, in quanto l'idea del regista potrebbe essere quella di enfatizzare la drammaticità della tragedia: il bene, Cordelia, è una presenza così impalpabile ed effimera da essere soltanto un costume vuoto. Singolare anche l'impiego della parrucca bianca per Lear, indossata a inizio opera e scomparsa insieme alla razionalità del Re: tale parrucca simboleggerebbe la saggezza senile, quindi la sua perdita costituirebbe l'effetto visibile della follia. Col progredire dell'opera emergono altri elementi di interesse: i bisbigli e i mormorii di sottofondo che accompagnano le scene si prestano a diverse interpretazioni. Da un lato potrebbero voler indicare l'intreccio delle voci di corte, dall'altro potrebbero essere simbolo della pazzia, condizione di numerosi personaggi dell'opera. In quest'ottica è singolare come le voci si interrompano nel momento in cui i folli, attraverso il dialogo con sani e non, riacquistano momenti di lucidità. Ad esempio, parlando con Edgar, Lear pare quasi recuperare un barlume di buonsenso - forse perchè si accorge di parlare ad una sorta di specchio. In questo caso il dialogo è un momento di arricchimento, testimonianza degli effetti positivi della comunicazione, che rende l'uomo capace di mettere la realtà nella giusta prospettiva. L'opera si mostra integralmente coerente con il testo shakespeariano; vengono semmai posti in enfasi quei passaggi ancora particolarmente attuali: alcuni dialoghi del Folle, soprattutto riguardanti il potere (e la follia di abbandonarlo) potrebbero comparire senza modifiche in uno spettacolo contemporaneo. Apprezzabile anche una certa coerenza con la natura di tragedia dell'opera, che ha impedito agli attori di abbandonarsi eccessivamente ai pur presenti momenti di comicità. E' infine doveroso sottolineare la ricchezza di spunti di riflessione nella rappresentazione, capace di 1 © Riproduzione riservata coinvolgere il pubblico e di stimolarne il pensiero critico. Interessante ad esempio come lo stesso attore interpretasse due ruoli all'apparenza antitetici, quali Re Lear ed Edmund, il personaggio abdicante e quello costantemente anelante al potere. Spettacolo piacevole centrato sul tema della follia, il Re Lear della compagnia Pacta è stata una rappresentazione non particolarmente audace, ma fedele al testo, e nel complesso senz'altro riuscita. 2