RESOCONTO DEL PRIMO CONVEGNO NAZIONALE DI STORIA

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RESOCONTO DEL PRIMO CONVEGNO NAZIONALE
DI STORIA DELL'OCEANOGRAFIA
Venerdì 30 Settembre e sabato 1 Ottobre si è tenuto presso il comune di Portovenere (La
Spezia) il Primo Convegno Nazionale sulla Storia dell’Oceanografia. Ospitato nello spazio
convegni di Ca' Bertocchi, nella sede locale della GNL Italia S.p.A., il convegno è stato
organizzato congiuntamente dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e
dall’Historical Oceanography Society (HOS). Il simposio scientifico ha avuto come scopo
fondamentale la diffusione del messaggio che anima questa Associazione, cioè la
promozione, divulgazione e valorizzazione della conoscenza della storia dell'oceanografia,
nel convincimento che essa rappresenti una parte importante e significativa
nell'avanzamento della scienza e della tecnologia marina.
Questo primo convegno ha costituito così un momento di incontro per gli Enti scientifici
italiani e i cultori della storia dell'oceanografia, con l'obiettivo di diffondere tale cultura
storica e, nello stesso tempo, fare opera di sensibilizzazione presso la stessa comunità
scientifica circa le necessarie azioni tese a identificare, preservare e conservare libri,
documenti e attrezzature che abbiano avuto particolare rilevanza nella ricerca marina dei
secoli passati.
In tal senso particolare enfasi è stata data all'attività italiana in tale settore partendo dal
dopoguerra alla fine del secolo XX, senza tuttavia tralasciare quanto fatto precedentemente,
dal Rinascimento per arrivare all'Unità d'Italia e le prime grandi spedizioni del Novecento.
Il convegno si è aperto la mattina del 30 Settembre con il “benvenuto” ai presenti e
l'introduzione ai lavori di Cosmo Carmisciano, responsabile dell'Unità di Geofisica e
Tecnologie Marine dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia a Portovenere.
Hanno presenziato alla cerimonia di apertura e portato il loro saluto il prefetto della Spezia
Giuseppe Forlani, il sindaco di Portovenere Massimo Nardini, il Comandante in Capo del
Dipartimento Militare Marittimo dell’Alto Tirreno, Amm. Andrea Campregher,
l'amministratore delegato di GNL Italia, Marco Galletti e l'assessore del comune della
Spezia, Paolo Manfredini.
A seguire, il presidente dell'Historical Oceanography Society, Federico De Strobel, ha
aperto il convegno con un intervento intitolato “La Storia dell'Oceanografia e le ragioni
dell'Historical Oceanography Society”, nella quale ha tracciato un interessante excursus di
questa disciplina, dalle sue origini nel mondo greco-romano, fino alla sua
istituzionalizzazione del XIX secolo, attraverso epoche e personaggi talvolta noti, talvolta
meno, che hanno contribuito alla definizione e alla crescita di questa scienza. Tutto ciò è
stato possibile attraverso la rivisitazione degli antichi testi, oggi raccolti nel nascente
Archivio Storico Oceanografico, messo a disposizione presso la sede di Portovenere
dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: il presidente ha evidenziato la necessità
di rendere questo patrimonio fruibile per via informatica a tutto il mondo della ricerca,
mettendo così in risalto la necessità prioritaria di fondi e risorse dedicati a tale scopo. De
Strobel ha illustrato inoltre le finalità dell’Associazione, focalizzata su una serie di attività
tese alla cura e al mantenimento dell’importante patrimonio relativo alla Storia
dell’Oceanografia: oltre alla già menzionata identificazione, preservazione e conservazione
dei libri e documenti presenti in loco, con speciale riguardo per gli esemplari di maggior
pregio, anche il recupero e lo studio di quelle attrezzature e strumenti che abbiano avuto
particolare rilevanza nella ricerca marina, non solo dei secoli passati, ma anche in tempi
recenti e che sono a rischio distruzione a causa del turn-over tecnologico.
Si è quindi aperta la prima sessione del convegno, dedicata a “Le Istituzioni italiane nella
storia dell'oceanografia”: la mattinata è dunque trascorsa con la presentazione dei principali
Enti di ricerca che a livello nazionale hanno dato, e ancora danno, un contributo
fondamentale allo sviluppo dell'oceanografia. Si sono susseguiti gli interventi, dedicati a
delineare la storia e il ruolo nella ricerca in tale ambito, dei più importanti Istituti ad opera
di: Antonio Meloni, per l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV); Roberta
Delfanti, per l’ENEA; Annalisa Griffa, per il Dipartimento Terra e Ambiente del CNR; C.V.
Rosario La Pira, per l'Istituto Idrografico della Marina (IIM); Renzo Mosetti, Direttore di
Dipartimento dell'Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale di Trieste
(IN-OGS); Angelo Tursi, presidente del Consorzio Nazionale Interuniversitario per le
Scienze del Mare (CoNISMA); Vittorio Grandi, per il NATO Undersea Research Centre
(NURC) della Spezia.
Al termine di queste presentazioni ufficiali, c'è stato un momento di forte commozione: la
cerimonia di consegna del Premio HOS a Roberto Frassetto, ospite d'onore del convegno,
quale pioniere dell'oceanografia fisica in Italia. La premiazione è stata preceduta dalla
proiezione di un breve filmato dal titolo “Roberto Frassetto - Una vita per il mare”, in cui
vengono ricostruiti gli anni centrali della sua vita, da quelli della formazione fino alla
creazione di un Centro di fisica ed ingegneria marina alla Spezia e poi il passaggio alla
guida dell’Istituto per lo Studio della Dinamica delle Grandi Masse, del CNR, a Venezia. Si
è trattato un tributo simbolico, così come il premio conferito, che vuole encomiare il ruolo
importante che Roberto Frassetto ha avuto nello sviluppo e affermazione dell'oceanografia
fisica in Italia. Con la celebrazione di questo eccezionale personaggio, grazie anche alle
parole di ricercatori che hanno vissuto con lui quegli anni fondamentali, quali Federico De
Strobel, Luigi Cavaleri, Giuseppe Manzella, e che hanno arricchito l’evento con ricordi
personali, si è conclusa la mattinata.
Il pomeriggio è ripreso con una nuova sessione, dedicata a “I personaggi e la storia
dell'oceanografia”, presieduta da Nadia Pinardi, che è stata anche relatrice del primo
intervento, intitolato “La storia della conoscenza oceanografica”. Pinardi si è dedicata a
mostrare come si possano trarre dalla conoscenza storica informazioni preziose e
interessanti anche per gli studi odierni: esemplare è la figura di Luigi Ferdinando Marsili
(1658-1730), i cui calcoli e ricerche relativi alle correnti e alla circolazione nel Bosforo
Tracio si sono rivelati straordinariamente vicini a quelli reali, verificati con strumenti e
lavori moderni. Il secondo intervento, affidato a Luigi Cavaleri, ci ha portato più vicino ai
nostri tempi: la sua relazione, “La storia di Oceanoboe e Istituto per lo Studio Delle Grandi
Masse”, ha ripercorso le prime ricerche legate al dott. Frassetto e al progetto Oceanoboe,
nato proprio nel golfo spezzino, fino al lavoro presso l’Istituto veneziano, principalmente,
ma non solo, legato alle problematiche della laguna. A seguire è intervenuto uno storico
Davide Arecco dell'Università di Genova, che ha guidato i presenti in una rassegna ricca di
spunti, prendendo le mosse dal titolo del suo intervento “Da Galileo a Franklin: una
ricognizione storica su oceani e maree nella trattatistica tecnico-scientifica dei secc. XVIIXVIII”, e aprendo il dibattito a precisazioni metodologiche e terminologiche molto
coinvolgenti, quali la differenza e il rapporto tra scienza e tecnica, tra oceanografia
istituzionalizzata e oceanografia, ecc. A seguire è intervenuto Giancarlo Spezie con “Storia
dell'oceanografia nell'università a Napoli”: la sua presentazione ha offerto un completo
excursus sul percorso della scienza oceanografica nella città partenopea, attraverso i diversi
istituti che hanno partecipato e i personaggi più eminenti.
La seconda parte del pomeriggio si è aperta con la presentazione di Filippo Azzaro su “Il
ruolo degli Istituti Talassografici nello sviluppo della ricerca marina italiana”, in cui è stato
ricostruito il lungo e tortuoso cammino di questi tre grandi Enti nel nostro Paese, cioè i
Talassografici di Trieste, Taranto e Messina, presentandone l'istituzionalizzazione, le attività
e le principali personalità di ricerca. Infine Renzo Mosetti ha concluso i lavori con un
interessante contributo su “Scienze del mare e biblioteche storiche a Trieste”: durante il suo
intervento ha ricostruito la storia delle biblioteche e dei fondi di argomento oceanografico
nella città di Trieste, seguendone le alterne vicende di trasferimenti e sfaldamenti, con la
conclusiva ragionevole proposta di riunificare questo importante patrimonio storico in
un'unica sede atta a preservarlo.
La serata si è spostata a Portovenere, dove il famoso giornalista, scrittore, documentarista
Folco Quilici ha regalato ai partecipanti al convegno e a tutta la cittadinanza un incontro su
“Sessant'anni sui relitti nei mari del mondo”, durante il quale con immagini e parole ha
guidato i presenti in un viaggio meraviglioso lungo tutta una vita speso in mare.
Il giorno successivo il convegno si è aperto con la guida di Lavinio Gualdesi, che ha
introdotto la terza sessione iniziata con la relazione di Federico De Strobel, dedicata a
“Evoluzione della strumentazione oceanografica dal primo dopoguerra, brevi cenni storici
legati alla attività SACLANTCEN-NURC”. Come si evince dal titolo, si tratta di una
ricognizione storica sulle principali ricerche e innovazioni tecnologiche elaborate nel Centro
ricerche della NATO alla Spezia, dagli anni Sessanta agli anni Novanta, con un ricco
corredo fotografico e la diretta testimonianza di chi lavorò direttamente a quei progetti. A
seguire, lo stesso Lavinio Gualdesi ha presentato un intervento dal titolo “Le idee sugli
strumenti oceanografici”, nel quale ha illustrato i concetti e l'evoluzione dei sistemi di
ancoraggio usati in oceanografia e nella marineria.
Quindi Antonio di Natale ha aperto un interessante dibattito a partire dalla sua relazione,
dedicata a “Tonno rosso e oceanografia: come un'attenta analisi della bibliografia antica
possa contribuire ad allargare le nostre conoscenze sulla distribuzione della specie”. Egli ha
dimostrato come lo studio delle fonti antiche possa essere determinante anche per
comprendere e risolvere problematiche moderne, come in questo caso lo sviluppo e la
dislocazione del tonno rosso. Filippo Azzaro lo ha seguito per riportarci in Italia, con una
relazione sulla “Evoluzione della ricerca oceanologica nello Stretto di Messina”: anche in
questo caso la ricostruzione storica ha arricchito e dato profondità all'analisi del problema,
quale la circolazione e il sistema di correnti nello stretto di Messina. Anche Fabio Raicich
ha scelto questa importante prospettiva storica nel suo contributo “Variabilità interannuale
del livello marino nell'Adriatico Settentrionale da osservazioni della seconda metà del
XVIII secolo”, mostrando in modo molto interessante come sia possibile confrontare dati
storici e moderni, ottenendo anche qualche positiva sorpresa. Infine Lorenzo Papa,
dell'Università degli Studi di Genova, si è dedicato alla “Storia dell'oceanografia a Genova”,
completando il quadro dei principali gruppi di ricerca liguri che hanno contribuito alla
crescita e allo sviluppo di questa scienza in Italia.
La conclusione del convegno si è svolta presso Villa Pezzino, sede dell'Istituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia e dell'Historical Oceanography Society, a Fezzano, nel comune di
Portovenere, dove è stata organizzata una visita ai locali dell'Associazione, con una mostra
di alcuni dei testi più antichi e importanti, piccolo esempio del prezioso capitale presente
nell’Archivio Storico Oceanografico, che l'INGV sta acquisendo e costruendo, anche grazie
all'attività della HOS.
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