Vincenzino news Giornalino dell’Istituto San Vincenzo de’ Paoli a cura delle classi della scuola secondaria di primo grado a.s.2013-14 Estate tanto bella che le altre stagioni le girano attorno. L'autunno la ricorda, l'inverno la invoca, la primavera la invidia. Estate, le chiome più chiare, la pelle più scura, i sorrisi più grandi, le tristezze più piccole. Estate, il colore di un fiore sbocciato, la brezza leggera che ti sfiora il viso, il blu del cielo, le onde che accarezzano la sabbia, il sole che illumina la vita. Estate1 1 Di Benedetta Galeotti II A Premiazione a Milano del concorso letterario Naviglio Martesana Il giorno 25.05,alcuni alunni della IIA, siamo andati a ritirare una medaglia per avere partecipato al concorso “Naviglio Martesana Sottotraccia”. La premiazione è avvenuta, a Milano, nello spazio Oberdan, Sala Alda Merini; l’evento è cominciato alle ore 10.00 e tutti siamo entrati nella sala principale. Per prima cosa, la giuria ha presentato il concorso e sono stati premiati i primi tre poeti classificatisi per ciascun tema: “corre il Naviglio Martesana dalle chiuse leonardesche”, “a cavallo della fantasia”, “libero per ragazzi e adulti” ,“la diversità come risorsa” e “l’ acqua elemento ispiratore”. Per non fare risultare troppo noioso l’evento, tra le premiazioni, ci sono state delle brevi pause e piccoli spettacoli comici. In seguito siamo saliti sul palco anche noi; la giuria ci ha premiati per il nostro commento alle poesie vincenti della scorsa edizione lette in classe dalla nostra prof. Guglielmino dall’antologia “Premio Naviglio Martesana”, ed anche per le nostre poesie, scritte sotto ispirazione dei testi vincitori. Abbiamo ricevuto una medaglia in cui c’era inciso il titolo del concorso ed un attestato di partecipazione. Questa esperienza è stata per tutti molto carina e ci ha fatto imparare nuove cose, ci ha fatto scoprire un nuovo lato di noi stessi e ci siamo sentiti importanti, anche se molti della nostra classe non sono potuti venire a causa della distanza. A cura di Federico Bossi, Paolo Bellezza Benedetta Orlandini,Stefano Prati, Francesco Brevini, Laura Morlini, Pietro Casoli ,Andrea Marcosano ,Michelle Di Scala, Luciano Imbimbo Benedetta Galeotti Poesia in II A Di seguito le poesie premiate per aver partecipato al concorso letterario nazionale “Naviglio Martesana” Il mare Il mare, quella vasta distesa di acque chiare in cui io mi riesco a rispecchiare; mentre onde azzurre giocano, scappano e si acchiappano bagnando diverse sabbioline sparse dalle nebbie mattutine. Paolo Bellezza La nebbia Come un’anima cammina sull’acqua di Venezia, mentre una brezza leggerissima piano soffia oziosa . L’acqua s’increspa al suo passaggio e la luna fa capolino velata dal suo drappeggio: sì, è la nebbia e la laguna è il suo riflesso. Pietro Casoli Il momento più bello Avrei voluto che solo quella volta il tempo tornasse indietro per gustare meglio quel momento da fiaba che mi rese felice come mai sono stata , vorrei che solo per oggi l’orologio tornasse indietro. Laura Morlini La luce del mio cuore In una grigia giornata d' inverno umida e nebbiosa accendo la luce del cuore e attendo il risveglio della primavera: col canto gioioso risveglio il verde dei prati e le tenere foglie degli alberi sussurro note allegre e sottili ai fiori nascosti sotto la terra e agli insetti dormienti al canto anche il sole accenna un tiepido sorriso. Benedetta Orlandini Accolto dal mare Un altro giro su di me e sprofondo nel mare infinito dove mi faccio piccolo e infinitamente grande di passione arrivo giù accolto da alberi fruscianti mi prendono, mi accolgono mi lasciano andare così la mia vita mi scivola via dal palmo delle mani alzando il braccio come per salutarla rimasto lì la guardo “addio” Andrea Marcosano La famiglia Buona e paziente sempre è la mamma forte, buono e talvolta severo è il papà, leale amica, la zia sei certo ci sarà, mentre i nonni con saggezza ti san guidare, i fratelli sono passi di vita felice, che potrai inventare. Questa è la certezza più grande, il più immenso bottino, questa è la famiglia. Federico Bossi Non dimenticare A te giovane che con la moto rombante percorri la strada sfrecciante, non dimenticare il battito del cuore e lo sguardo d’amore del tuo amato genitore. A te mamma che corri indaffarata per la casa disordinata, non dimenticare il piacere di giocare e la calma nel parlare con il figlio che ti aspetta. A te nonno che quel nipote non capisci, che giudichi e poi ferisci, non dimenticare la speranza della tua giovinezza le idee nuove e la freschezza anche tu ragazzo sei stato. A te che credi in un mondo migliore non dimenticare i sogni del tuo cuore. Benedetta Galeotti Mi capita di pensare ad un padre generoso che accompagnava suo figlio a scuola e a karate. Quel papà lo guidava nel suo cammino con amore e fiducia e credeva in suo figlio. Il suo figlio disobbediva ma il padre era pronto a perdonarlo e lo fa crescere perché diventi un vero uomo. Stefano Prati I miei genitori Penso sempre ai miei genitori che sono delle brave persone e dei buoni ascoltatori, mi aiutano in ogni cosa sanno cosa fare in qualsiasi momento soprattutto se mi succede qualcosa superando lo sgomento. Loro mi danno conforto davanti ad un'ingiustizia e mi supportano per non farmi andare in pigrizia e vivere con felicità con mamma e papà. Luciano Imbimbo La mia sorellina Rosea e paffuta, come fronda, al vento ciondola, morbida come un abbraccio, profuma di vita nuova, dagli occhi, lampi curiosi mi abbagliano, sorrisi caldi che scaldano i cuori. Solo ora me ne accordo: in te è racchiuso l'amore del mondo. Federico Bossi Teseo Era un miraggio vivo e tondo nel gelo protetto dello zerbino respirava lo spiffero caldo dell'uscio difettoso di casa e viveva di notte con noi così lontano e vicino le fusa dagli occhi dorati nasceva con l'erba di primavera la Pasqua non lo ha udito né visto allontanarsi. Francesco Brevini La musica Dolci suoni forti rumori il cuore batte di sensazioni . Canto e musica sono nell'aria io vivo serena e senza paura. Penso e immagino, nell' ascoltarti sogno di essere in luoghi lontani . Dolce carezze per le mie orecchie sei per me musica amica. Michelle Di Scala Peter Pan a teatro Lunedì 24 febbraio 2014, alle ore 9:20, noi ragazzi della 1°B e della 1°A, accompagnati dalle gent.me prof.sse Barone e Guglielmino, abbiamo assistito, presso il teatro “SAN PROSPERO”, a un adattamento teatrale della fiaba “PETER PAN”, dell’autore James Barrie. Questo spettacolo ha rappresentato la conclusione perfetta per un percorso intrapreso all’inizio dell’anno, volto ad analizzare la fiaba nel suo linguaggio e nei suoi contenuti. Come si è svolto il nostro “assaggio” teatrale?Dopo esserci accomodati e dopo una breve attesa, il sipario si è aperto: tre giovani attrici interpretavano delle bambine che si rifiutavano di crescere, opponendosi con evidenza alle responsabilità della vita adulta, considerandole troppo faticose. In questo modo è emerso immediatamente il significato della nostra fiaba: il desiderio di rimandare il momento della crescita, dimenticarsi della realtà ed essere “ospiti” ancora per un po’ del mondo della fantasia. Dopo che le nostre bambine si sono addormentate, ha preso vita, attraverso il loro sogno, la fiaba che noi tutti conosciamo. La narrazione non ha seguito il percorso abituale della fiaba, ma si è servita di alcuni episodi significativi: la presentazione di Capitan Uncino, l’apparizione di Peter già in compagnia di Wendi, la loro visita alle sirene. Il capo tribù dei Pelle gialla ha interagito simpaticamente con noi ragazzi. Abbiamo sorriso davanti allo sfogo del coccodrillo che manifestava la sua malinconia e il suo senso di solitudine: non capiva perché tutti lo escludessero dopo che aveva ingerito “casualmente” la mano di Capitan Uncino... In seguito abbiamo assistito al rapimento di Trilli e al tentativo di catturare Peter Pan tramite un combattimento veramente speciale: la sala era stata completamente oscurata e le armi, divenute fosforescenti, sembravano sospese nell’aria. Finalmente i nostri protagonisti hanno raggiunto un accordo che consisteva nell’abbandono dell’isola da parte di Capitan Uncino dietro la minaccia del “signor coccodrillo” e nel raggiungimento della meritata pace nell’Isola che non c’è. A fine spettacolo noi ragazzi eravamo un po’ perplessi: la scenografia era apparsa molto semplice, essenziale, volutamente infantile. Si era servita di elementi della realtà domestica e di uso quotidiano per suggerire elementi fantastici: un carrello della spesa trasformato in galeone, un sacchettino trasparente contenente palline luminose sospeso a un filo per interpretare Trilli...Probabilmente l’intento della compagnia teatrale era in linea con il significato della fiaba: far comprendere come a volte siano sufficienti piccole cose per aprire la porta sul mondo della fantasia. Per fuggire in un’altra dimensione dobbiamo tornare piccoli, imparare nuovamente ad osservare il mondo che ci circonda e gli oggetti che ne fanno parte, con uno sguardo divertito, giocoso. In fondo il messaggio della nostra fiaba è proprio questo: nonostante le responsabilità che prima o poi ciascuno di noi dovrà assumere, è importante mantenere viva la capacità di riuscire ogni tanto a “volare” via... A cura di Edoardo Altana IB IL FIGLIO DEL CORSARO Jake era un ragazzo sui 15 anni. Era alto, forte, magro ma con un fisico robusto, gli occhi color del mare e i capelli biondi e ribelli. Aveva generoso, un carattere buono, disponibile e amava l'avventura. Dopo la morte della madre viveva con il fratello Mike e sua moglie, in una piccola cittadina di mare, Greenland. I due stavano per avere un bambino e Jake non voleva continuare ad essere un peso per la famiglia. Così, al compimento dei suoi 15 anni decise di imbarcarsi come mozzo sulla nave Costanza, al servizio del capitano Henric Harrison. Mike e la moglie insistettero a lungo perché il giovane non partisse, ma egli era deciso. Voleva intraprendere la carriera di suo padre, il celebre capitano Logan, scomparso eroicamente in un naufragio, attorno a un arcipelago delle isole Caraibiche. Così, il giorno stabilito, Jake Logan, era pronto ed euforico di imbarcarsi sulla Costanza, diretta in America, nelle colonie della Virginia. La partenza era prevista per le ore 10, ma il giovane era al porto un'ora prima. Salì sulla nave, si distese sul ponte ascoltando il rumore delle onde che si infrangevano contro il molo. Il vento gli scompigliava dolcemente i capelli, cullando la nave sul mare calmo e piatto. All'orario prestabilito la nave salpò, sospinta dal venticello fresco, filando sul mare liscio come olio. Il viaggio verso il Nuovo Mondo sarebbe durato circa tre settimane e mezzo, con il vento in poppa. Dopo che il capitano ebbe spiegato ai nuovi assunti il loro lavoro, dato il benvenuto ai passeggeri si ritirò nella cabina di comando. La giornata trascorse piacevolmente per tutti, come le seguenti. Dopo cinque giorni di viaggio la Costanza incontrò un acquazzone imperioso, che rischiò di farle cambiare rotta. L'equipaggio, esperto ed efficiente, riuscì a governare la nave, ma all'alba, quando il sole fece capolino da dietro le nubi, seppur già pronto a tramontare, era sfinito e il Capitano prese la decisione di affidare il timone a Jake. -Ormai ho visto che di te mi posso fidare, sei molto responsabile e ci sai fare. Per stanotte il comando sarà tuo, ma non esitare a chiamarmi se avrai problemi.- La notte trascorse tranquilla, la luna luccicava sul mare e la Costanza filava sull' oceano Atlantico. All'alba il capitano uscì dalla sua cabina e andò a trovare Jake sul ponte, che, ancora fresco come una rosa conduceva la nave godendosi l'alba. “ E' davvero un bravo ragazzo”, pensò. Figliolo, non sei stanco? Vai pure a riposare, lascia che guidi io. Sei stato davvero bravo-. -Oh no signore, sto benissimo! Se permette resterei ancora un po', guardi quanto è bella quest'alba!!- -Suvvia figliolo, lascia a me il timone, ma se ti fa piacere restare sarò felice d'avere un po' di compagnia.- L'uomo prese il timone saldamente e Jake si sedette lì accanto. Raccontami qualcosa di te Jake. Conosco i miei uomini come le mie tasche, ma di te non so niente!- -Beh, allora, come lei vengo da Greenland, Cornovaglia. Vivevo con mio fratello e sua moglie, mia madre è morta da qualche mese. Di mio padre so solo che fu un marinaio. Si chiamava John Logan, CAPITAN LOGAN.- Al sentir pronunciare quel nome, il Capitano sussultò. -A-Avete detto John Logan?! Santi numi, eravamo amici d'infanzia! Fu un duro colpo per me quando sparì in quel naufragio, 15 anni fa... credo che tu fossi appena nato, ragazzo.- Lei conosceva mio padre?!- si stupì. -Oh si figliolo. Vedi, noi passeremo proprio dove è naufragata la sua nave.- Ormai il sole era sorto, la giornata stava iniziando. Quella notte Jake pensò molto alla sua conversazione con il capitano. 'Era al servizio del migliore amico di suo padre. Sarebbe stata l'occasione per sapere qualcosa di lui... mamma e Mike non ne volevano mai parlare...' I giorni passavano piacevoli sulla Costanza e ormai erano trascorse due settimane dalla partenza. Jake aveva guidato la nave ancora molte volte. Quella sera prese coraggio, andò dal Capitano e gli chiese di potere guidare la nave con lui. Il Capitano accettò di buon grado; il mare non era particolarmente agitato. -Posso chiederle una cosa?- domandò timidamente Jake. -Ma sicuro, figliolo!- -Beh, vede, vorrei sapere qualcosa di mio padre...Mi parli di lui- -Tuo padre era un grand'uomo Jake, proprio come tu sei un ragazzo eccezionale. Hai ereditato molto da lui. Si vede subito la tua dote per il mare.- Il Capitano sorrise. I due passarono la notte parlando delle grandi avventure che i due marinai avevano vissuto. I giorni seguenti furono più movimentati, dato che ormai mancavano solo cinque giorni all'arrivo. Ma una notte un tremendo temporale si abbatté sulla Costanza. La nave fu sballottata qua e là rischiando di affondare. Jake, di vedetta, cercava di tenersi all'albero maestro, ma una violenta onda lo spazzò fuori e si ritrovò ad annaspare in mezzo a quell'inferno. La nave si allontanava sempre più, e lui riuscì ad aggrapparsi debolmente agli scogli. Scogli...? C'era un isola!!! Si accasciò sulla spiaggia e perse i sensi. Quando rinvenne, la tempesta s'era calmata. C'era il sole. Si guardò intorno...l'isola era piena di alti alberi frondosi e carichi di frutti. La sabbia era bianca e finissima, risplendeva sotto al sole. Il fruscio dei cespugli rendeva l'atmosfera magica...era un posto bellissimo! Jake cercò subito del cibo e si costruì un riparo. Decise di fare un giro dell' isola. Ad un certo punto trovò un rifugio simile al suo, ben nascosto sugli alberi, ma più grande...l'isola era abitata!!! Salì sull'albero e bussò alla porta. Un uomo sulla cinquantina, circa dell' età del Capitano Harrison, con il viso abbronzato, la corporatura forte e possente aprì. -Che ci fai qui? Sei naufragato?- chiese l'uomo. -Sì signore.- Oh, entra pure-. -Io sono il Capitano Logan, ma puoi chiamarmi John. E tu?Jake sbiancò. Per la sorpresa quasi non cadde a terra. - I_Io mi chiamo Jake Logan. Ero al servizio del Capitano Harrison e sono naufragato.-Passarono giorni e padre e figlio erano felici. Un giorno, all'orizzonte, avvistarono una macchia scura che si muoveva sulle onde...una NAVE! Fecero segnali di fumo e si sbracciarono sulla costa finché non li videro e li fecero salire. Il capitano disse che erano diretti in Cornovaglia, ma non a Greenland, la loro città, promise però di farci una sosta. Dopo due settimane arrivarono a destinazione. Al porto incontrarono i marinai della Costanza. Jake li abbracciò felice di vedere che stavano bene e loro fecero lo stesso. Ma rimasero scioccati nel vedere che Il Leggendario Capitano Logan era tornato! Sul ponte comparve il Capitano Harrison, che quasi pianse dalla gioia nel riveder Jake, e soprattutto il suo grande amico John Logan! La notizia si sparse in tutta la contea, il Capitano Logan, conosciuto in tutta la regione, era tornato a casa!!! Jake diventò marinaio ufficiale del Capitano Logan, ma ebbe altre avventure sulla nave del capitano Harrison...finalmente aveva trovato il suo posto. Il mare ormai era tutta la sua vita, e sulle navi fu sempre felice, con il padre e il fedele amico! A cura di Benedetta Galeotti e Vittoria Bonazzi II A Testo Horror Lettura sconsigliata a chi non ama gli scarafaggi… Era notte fonda e Felix fu svegliato dalla telefonata dell’amico Max che, con insistenza, lo invitava a trascorrere il fine settimana da lui nella vecchia villa in collina. Dopo la telefonata Felix ripensò all’ultima volta che era stato in quella casa e ricordò i numerosi scarafaggi che ne popolavano le stanze e sperò che la disinfestazione effettuata avesse risolto il problema di quegli sgraditi ospiti. Il suo sonno quella notte fu disturbato da funesti sogni nei quali i protagonisti erano mostruosi scarafaggi che si cibavano di carne umana: la sua. Qualche giorno dopo Felix si ritrovò nella villa in compagnia di Max e con stupore notò che l’amico era molto dimagrito e sul suo volto un pallore cadaverico circondava delle scure occhiaie. Dei quattro labrador che un anno fa scorazzavano per il parco della villa non c’era traccia, così come della servitù. Felix ben presto si rese conto che nella villa c’erano solo lui e Max. Entrato nell’abitazione sentì un forte odore di chiuso e di muffa, le persiane erano tutte ben chiuse, polvere e ragnatele ricoprivano i mobili. “Eh sì, si vede che non c’è la servitù” disse Felix all’amico, il quale gli rispose che se la sarebbero spassata anche senza i domestici, per divertirsi non occorreva la presenza di altre persone. Felix chiese di poter aprire le finestre, ma Max rispose che ormai scendeva la sera e che era inutile aprirle. Dopo una serata passata tra ricordi e chiacchiere Felix si ritrovò nella sua stanza e quell’odore di stantio, di marcio si fece ancora più pungente, ma le persiane erano bloccate e non c’era modo di arieggiare la camera. Un grosso scarafaggio gli passò tra le gambe e Felix, date le dimensioni, pensò si trattasse di un topo, anche se quel dubbio lo accompagnò per un po’.Si sdraiò sul letto quando strani rumori come di mille unghie che grattavano una lavagna lo avvolsero. Il panico cominciò ad impadronirsi di lui. All’improvviso le assi del parque si sollevarono e da queste ne uscirono centinaia di enormi scarafaggi pelosi con crudeli occhi rossi e le pupille gialle. Questi si dirigevano verso il letto e velocemente ne scalarono le coperte. Felix, madido di sudore, con il cuore a mille iniziò a strillare; ovunque c’erano scarafaggi diretti verso di lui. Scarafaggi enormi con affilati e taglienti dentini bianchi che spuntavano dalle robuste mandibole. Urlò finché dalla porta entrò Max che, con lo sguardo inespressivo, gli disse con una voce sommessa dell’aldilà che i suoi scarafaggi avevano bisogno di carne umana fresca. In quel momento Felix si sentì lacerare il corpo, centinaia di dentini bianchi stavano straziando le sue povere carni, ormai per lui non c’era più scampo; la realtà aveva superato il sogno. A cura di Serri Matteo IIIA ACROSTICI dei Professori DELFINO Dove non c'è un compasso non c'è disegno E il material devi portar se A cura di Michelle Di Scala, Laura Morlini e Heidy Ferrari IIA La tavola vuoi consegnar Fare i compiti dovrai, se no GUGLIELMINO Il tre beccherai Gentile e Non si può alzar parola Unica O la sgridata arriva forte come una Gran brava prof. carriola. L'insegnante di Italiano ROSSI Raggiante nel suo modo di far Ogni iniziativa è un dover Sportiva,atletica, Simpatica e ... In forma è E anche di Letteratura, ma non di Matematica, per fortuna… Interessante e Non troppo cattiva... “Oh! Ti metto un rapporto!!!” A cura di Pietro Casoli e Federico Morlini BASSOLI IIA Basso non è, Alto è, NAMIO Simpatico e giovane come un re Nabucco sa suonar Soprana la voce ha Alterazioni sa far Originale d’altronde è Musica sa animar La nota alla porta sarà se Incapaci noi ad ascoltar Il bravo non vuoi far. Oh che bella la musica! GALLESI A cura di Andrea Marcosano, Federico Galante professoressa Boni, Paolo Bellezza II A Amabile duchessa La matematica non è un opinione Lei che ci insegna la frazione È disperata a cercare degli studenti il cervello Sperduto nella stanza del bidello Insostituibile matematica! PISI Perfetta insegnante Insostituibile tedesca Simpatica professoressa Impeccabile nei voti SORMANI Sempre allegra e sorridente Ogni pittura usa accuratamente Raffaello e Donatello lei ha in mente Masaccio e Botticelli ci insegnano il colore A noi analfabeti per minuti e ore Nocivo lo spray :”da provare” I bambini cattivi fa spaventare Morlini, Bnedetta Orlandini, Lucrezia AIDA a Teatro Il giorno 13 marzo 2014 le due classi prime della scuola secondaria si sono recate presso il teatro reggiano Ariosto per assistere e partecipare all'opera lirica Aida. Sono partiti da scuola alle 10.20 accompagnati dal professore di musica Fabio Namio e dalla professoressa di tecnologia Rosa Delfino. Arrivati a teatro ci siamo trovati insieme ad altre scuole. Dopo una serie di saluti ad alcuni alunni di altri istituti che già conoscevamo, siamo entrati nel teatro. Noi studenti siamo stati disposti nelle tribune ai piani superiori, pronti per rappresentare il popolo egizio; siamo stati aiutati dalle slide con il testo delle canzoni che compariva sullo schermo per ricordare le parole dei canti. Dopo una serie di foto, siamo stati coinvolti dal direttore a cantare la canzone “Gloria all’Egitto”, accompagnati dall’orchestra. Appena iniziato lo spettacolo, l'atmosfera si è fatta buia. La scenografia rappresentava il Nilo con, in cima, l’Etiopia. Lo spettacolo è iniziato con un flashback, con la morte di Radames e Aida . Gli studenti indossavano le loro collane e le bandiere egizie create con la prof. di arte Giulia Sormani. In alcuni momenti il Nilo si illuminava, in altri i sacerdoti del Faraone portavano incenso... i costumi erano accurati ed attendibili. I personaggi principali di quest'opera sono: AIDA: schiava etiope, innamorata di Radàmes, principessa figlia di Amonasro e protagonista. RADAMES: valoroso soldato, invaghito di Aida. RAMFIS: sacerdote del re. AMNERIS: principessa egizia rivale in amore di Aida. IL RE: faraone d'Egitto. IL MESSAGGERO: annunciò l'invasione degli etiopi. L’opera è durata circa 2 ore , infatti è finita alle 12.50. Noi alunni sapevamo già la trama della tragedia e pensavamo che diventasse lunga e noiosa, ma il regista ha voluto sintetizzare un po’ in modo da non farci distrarre troppo e la sua decisione ha avuto effetto. Una volta finita l’opera ci siamo recati al di fuori del teatro e ci siamo incamminati verso la nostra scuola; il tragitto è durato poco dato che siamo vicini al teatro, ma intanto abbiamo discusso della giornata e credo che ha avuto pochi commenti negativi. A cura di Alessia Eberini e Daniela Nobile IA Aida è un'opera di Giuseppe Verdi scritta in quattro atti. Ismail Pascià, kedivè d'Egitto, commissionò un inno a Verdi per celebrare l'apertura del Canale di Suez (1869) nel 1870, offrendo un compenso di 80.000 franchi ma Verdi rifiutò, dicendo che non scriveva musica d'occasione. Quando invece lo invitarono a comporre un'opera per l'inaugurazione del nuovo teatro del Cairo, accettò. La prima dell'opera fu ritardata a causa della guerra franco-prussiana, poiché i costumi e le scene erano a Parigi la quale era sotto assedio. Quando finalmente la prima di AIDA ebbe luogo, l'opera ottenne un enorme successo e ancora oggi continua ad essere una delle opere liriche più famose al mondo. HUNGER GAMES In un mondo del futuro diviso inizialmente in 13 distretti, dopo una ribellione che portò alla distruzione del distretto 13, sono stati istituiti gli Hunger Games,in cui vengono sorteggiati un ragazzo e una ragazza di ogni distretto dai 12 ai 18 anni. Essi si scontrano all'ultimo sangue in un' arena e vince l'ultimo che rimane. Questi giochi sono stati istituiti per placare le ribellioni e per dare un senso di unione e fratellanza tra i distretti. Katnis è una ragazza del 12° distretto, il quale essendo povero, la costringe a cacciare di frodo. Lei vive con sua madre e sua sorella, a cui bada molto perché il padre è morto in miniera e sua madre da allora non si è più ripresa. Un giorno, quando baratta la selvaggina cacciata, un'anziana signora le regala una spilla in cui è raffigurata una ghiandaia imitatrice: un uccello capace di imitare tutti i suoni. Arriva il giorno del sorteggio per gli Hunger Games. I nomi sono estratti in un contenitore, e più uno chiede favori alla comunità, più il suo nome è presente. Viene estratta sua sorella,allora Katnis si offre volontaria per la prima volta nel suo distretto. L'altro sorteggiato è Peeta, un giovane fornaio. Sul treno che li porta a Capital City, dove si svolgeranno i giochi, incontrano il loro allenatore; all'inizio è chiuso in se stesso e menefreghista, perché la vittoria degli Hunger Games e il successo gli hanno dato alla testa. In seguito li aiuta nei giochi,non solo perché vincano, ma anche perché vuole che diventino una speranza su cui la folla possa contare e che possa seguire. Durante la parata iniziale i d ue fanno colpo sulla pubblico e sugli sponsor ( persone che possono aiutare nei giochi) appiccando fuoco finto ai loro vestiti. Nelle due settimane precedenti ai giochi ci si allena e alla fine si riceve un punteggio, che nel caso di Katnis è molto alto. La sera prima dei giochi i tributi vengono presentati alla folla e allora la ragazza sfoggia di nuovo le fiamme. Peeta invece conquista le persone dichiarando, indirettamente, il suo amore per Katnis. Prima dei giochi il vice allenatore della ragazza le ridà la spilla con la ghiandaia come portafortuna. Inoltre le ordina di scappare appena viene dato il via e di cercare l'acqua. Il gioco comincia, subito si forma un' alleanza tra i tributi del distretto 1, allenati fin dalla nascita a lottare; Peeta è con loro, ma fa un doppio gioco perché aiuta Katnis a scappare. I tributi sono in una foresta controllata dagli addetti ai giochi, che fanno quello che vogliono. La sera Katnis sente gli spari di un cannone che avvisano delle morte dei tributi. Alla mattina la regia appicca un incendio lanciando palle di fuoco, così da far ritornare Katnis nelle grinfie della coalizione, perché si stava avvicinando ai confini. Placato l'incendio la ragazza si rifugia su un albero, ma la coalizione la trova. Su consiglio di una bambina del distretto 11, anche lei su un albero, fa cadere un alveare di vespe velenosissime,che uccidono la ragazza del distretto 1, la quale ha arco e frecce. Una vespa però punge anche Katnis che prima di perdere i sensi prende l'arco e le frecce e vede Peeta che le dice di scappare. Quando è ormai lontana si accascia al suolo. Nel momento in cui riprende i sensi si accorge di essere stata medicata. La sua guaritrice è la ragazzina del distretto 11. Le due diventano grandi amiche e organizzano un piano per togliere le risorse alla coalizione, le quali sono ammucchiate e sorvegliate in una radura minata. Katnis riesce a farle saltare in aria, ma quando torna dalla ragazzina,che intanto aveva organizzato il diversivo per distrarre i cattivi, la trova intrappolata e perciò la libera. Ad un tratto uno della coalizione le attacca, ma quando Katnis schiva il colpo esso uccide la ragazzina. La protagonista le prepara il funerale e, visto che i giochi sono trasmessi in televisione, Katnis fa il segno dei distretti scatenando la ribellione nel distretto 11. Ciò accade perché la folla capisce finalmente l'atrocità dei giochi e vede in Katnis un segno di speranza e cambiamento. In quella società, essendo le regole scelte dall'alto, quando si vuole, lo stratega capo decide di premiare due vincitori purché dello stesso distretto. Disperata si incammina lungo un fiume in cerca di Peeta, e lo incontra perfettamente mimetizzato e nascosto tra le rocce perché era stato ferito. Lo porta in una grotta e tra i due nasce un grande amore. Peeta migliora a vista d'occhio grazie all'aiuto degli sponsor e le cure di Katnis. Quando è guarito i due si incamminano alla base da dove sono partiti cercando del cibo. Peeta per sbaglio raccoglie delle bacche velenose; Katnis se ne accorge, ma è troppo tardi, qualcuno ha già mangiato le bacche:una ragazza che ha seguito Peeta. Nella notte la regia manda delle bestie a fermare i due . Katnis e Peeta si mettono in salvo sulla base, ma qui incontrano l'ultimo tributo rimasto, il ragazzo del distretto 1. Peeta e il nemico lottano, ma con l'aiuto di Katnis, il suo innamorato vince. A quel punto sorge il sole, ma lo stratega decreta un'altra regola: può vincere uno solo. Peeta vuole che vinca Katnis, ma lei dice di suicidarsi entrambi con le bacche velenose. In quell'istante viene decretata l'ultima regola che li dichiara vincitori dei 74° Hunger Games. Lo stratega però viene indotto al suicidio per essersi fatto sottomettere dai due ragazzi, che intanto cominciano il tour della vittoria. Il film ci è piaciuto moltissimo, pur essendo violento perché dei ragazzi vengono uccisi ma ci ha fatto capire che la folla segue colui in cui vede qualcuno da seguire,come nel caso dei grandi dittatori della storia: Hitler, Mussolini,Stalin... però quando capisce che una cosa non va bene, se soprattutto stimolata da qualcuno, cambia subito opinione e la società può liberarsi dal male. Ci sono anche piaciuti i messaggi trasmessi: la compassione presente anche dove c'è la violenza e il coraggio e la determinazione di chi è anche disposto a morire per ridare la libertà agli altri e non stare al gioco di chi comanda. Lo consigliamo ai nostri coetanei, ma da guardare con un adulto che possa loro spiegare la crudeltà della lotta e il folle spettacolo messo in scena per tenere a bada le folle. A cura di Luciano Imbimbo e Stefano Prati IIA