Vincenzino news - Istituto San Vincenzo de` Paoli

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Vincenzino news
Giornalino dell’Istituto San Vincenzo de’ Paoli a cura delle classi della scuola
secondaria di primo grado a.s.2013-14
Estate
tanto bella che le altre stagioni le girano attorno.
L'autunno la ricorda,
l'inverno la invoca,
la primavera la invidia.
Estate,
le chiome più chiare,
la pelle più scura,
i sorrisi più grandi,
le tristezze più piccole.
Estate,
il colore di un fiore sbocciato,
la brezza leggera che ti sfiora il viso,
il blu del cielo,
le onde che accarezzano la sabbia,
il sole che illumina la vita.
Estate1
1
Di Benedetta Galeotti II A
Premiazione a Milano del concorso letterario
Naviglio Martesana
Il giorno 25.05,alcuni alunni della IIA, siamo andati a ritirare una medaglia per avere
partecipato al concorso “Naviglio Martesana Sottotraccia”. La premiazione è avvenuta, a
Milano, nello spazio Oberdan, Sala Alda Merini; l’evento è cominciato alle ore 10.00 e tutti
siamo entrati nella sala principale. Per prima cosa, la giuria ha presentato il concorso e sono
stati premiati i primi tre poeti classificatisi per ciascun tema: “corre il Naviglio Martesana
dalle chiuse leonardesche”, “a cavallo della fantasia”, “libero per ragazzi e adulti” ,“la diversità
come risorsa” e “l’ acqua
elemento ispiratore”. Per non
fare risultare troppo noioso
l’evento, tra le premiazioni,
ci sono state delle brevi
pause e piccoli spettacoli
comici.
In seguito siamo saliti sul
palco anche noi; la giuria ci
ha premiati per il nostro
commento
alle
poesie
vincenti della scorsa edizione
lette in classe dalla nostra
prof. Guglielmino dall’antologia “Premio Naviglio Martesana”, ed anche per le nostre poesie,
scritte sotto ispirazione dei testi vincitori. Abbiamo ricevuto una medaglia in cui c’era inciso il
titolo del concorso ed un attestato di partecipazione.
Questa esperienza è stata per tutti molto carina e ci ha fatto imparare nuove cose, ci ha
fatto scoprire un nuovo lato di noi stessi e ci siamo sentiti importanti, anche se molti della
nostra classe non sono potuti venire a causa della distanza.
A cura di Federico Bossi, Paolo Bellezza Benedetta
Orlandini,Stefano Prati, Francesco Brevini, Laura
Morlini, Pietro Casoli ,Andrea Marcosano ,Michelle
Di Scala, Luciano Imbimbo Benedetta Galeotti
Poesia in II A
Di seguito le poesie premiate per aver partecipato al concorso letterario nazionale
“Naviglio Martesana”
Il mare
Il mare,
quella vasta distesa di acque chiare
in cui io mi riesco a rispecchiare;
mentre onde azzurre giocano,
scappano e si acchiappano
bagnando diverse sabbioline
sparse dalle nebbie mattutine.
Paolo Bellezza
La nebbia
Come un’anima cammina
sull’acqua di Venezia,
mentre una brezza leggerissima
piano soffia oziosa .
L’acqua s’increspa al suo passaggio
e la luna fa capolino
velata dal suo drappeggio:
sì, è la nebbia e la laguna è il suo riflesso.
Pietro Casoli
Il momento più bello
Avrei voluto che solo quella volta
il tempo tornasse indietro
per gustare meglio quel momento da fiaba
che mi rese felice
come mai sono stata ,
vorrei che solo per oggi l’orologio tornasse indietro.
Laura Morlini
La luce del mio cuore
In una grigia giornata d' inverno
umida e nebbiosa
accendo la luce del cuore
e attendo il risveglio della primavera:
col canto gioioso
risveglio il verde dei prati
e le tenere foglie degli alberi
sussurro note allegre e sottili
ai fiori nascosti sotto la terra
e agli insetti dormienti
al canto
anche il sole
accenna un tiepido sorriso.
Benedetta Orlandini
Accolto dal mare
Un altro giro su di me
e sprofondo nel mare infinito
dove mi faccio piccolo
e infinitamente grande di passione
arrivo giù accolto da alberi fruscianti
mi prendono, mi accolgono
mi lasciano andare
così la mia vita mi scivola via dal palmo delle mani
alzando il braccio come per salutarla
rimasto lì la guardo
“addio”
Andrea Marcosano
La famiglia
Buona e paziente sempre è la mamma
forte, buono e talvolta severo è il papà,
leale amica, la zia sei certo ci sarà,
mentre i nonni con saggezza ti san guidare,
i fratelli sono passi di vita felice,
che potrai inventare.
Questa è la certezza più grande,
il più immenso bottino,
questa è la famiglia.
Federico Bossi
Non dimenticare
A te giovane
che con la moto rombante
percorri la strada sfrecciante,
non dimenticare
il battito del cuore
e lo sguardo d’amore
del tuo amato genitore.
A te mamma
che corri indaffarata
per la casa disordinata,
non dimenticare
il piacere di giocare
e la calma nel parlare
con il figlio che ti aspetta.
A te nonno
che quel nipote non capisci,
che giudichi e poi ferisci,
non dimenticare
la speranza della tua giovinezza
le idee nuove e la freschezza
anche tu ragazzo sei stato.
A te
che credi in un mondo migliore
non dimenticare
i sogni del tuo cuore.
Benedetta Galeotti
Mi capita di pensare
ad un padre generoso
che accompagnava suo figlio a scuola e a karate.
Quel papà lo guidava
nel suo cammino
con amore e fiducia
e credeva in suo figlio.
Il suo figlio disobbediva
ma il padre era pronto a perdonarlo
e lo fa crescere
perché diventi un vero uomo.
Stefano Prati
I miei genitori
Penso sempre ai miei genitori
che sono delle brave persone e dei buoni
ascoltatori,
mi aiutano in ogni cosa
sanno cosa fare in qualsiasi momento
soprattutto se mi succede qualcosa
superando lo sgomento.
Loro mi danno conforto davanti ad un'ingiustizia
e mi supportano per non farmi andare in pigrizia
e vivere con felicità
con mamma e papà.
Luciano Imbimbo
La mia sorellina
Rosea e paffuta,
come fronda, al vento ciondola,
morbida come un abbraccio,
profuma di vita nuova,
dagli occhi, lampi curiosi mi abbagliano,
sorrisi caldi che scaldano i cuori.
Solo ora me ne accordo:
in te è racchiuso
l'amore del mondo.
Federico Bossi
Teseo
Era un miraggio vivo
e tondo nel gelo protetto
dello zerbino
respirava lo spiffero caldo
dell'uscio difettoso di casa
e viveva di notte con noi
così
lontano e vicino
le fusa dagli occhi dorati
nasceva con l'erba
di primavera
la Pasqua non lo ha udito
né visto allontanarsi.
Francesco Brevini
La musica
Dolci suoni
forti rumori
il cuore batte di sensazioni .
Canto e musica
sono nell'aria
io vivo serena e senza paura.
Penso e immagino,
nell' ascoltarti
sogno di essere in luoghi lontani .
Dolce carezze per le mie orecchie
sei per me musica amica.
Michelle Di Scala
Peter Pan a teatro
Lunedì 24 febbraio 2014, alle ore 9:20, noi ragazzi della 1°B e della 1°A, accompagnati dalle
gent.me prof.sse Barone e Guglielmino, abbiamo assistito, presso il teatro “SAN PROSPERO”,
a un adattamento teatrale della fiaba “PETER PAN”, dell’autore James Barrie. Questo
spettacolo ha rappresentato la conclusione perfetta per un percorso intrapreso all’inizio
dell’anno, volto ad analizzare la fiaba nel suo linguaggio e nei suoi contenuti. Come si è svolto il
nostro “assaggio” teatrale?Dopo esserci accomodati e dopo una breve attesa, il sipario si è
aperto: tre giovani attrici interpretavano delle bambine che si rifiutavano di crescere,
opponendosi con evidenza alle responsabilità della vita adulta, considerandole troppo faticose.
In questo modo è emerso immediatamente il significato della nostra fiaba: il desiderio di
rimandare il momento della crescita, dimenticarsi della realtà ed essere “ospiti” ancora per un
po’ del mondo della fantasia. Dopo che le nostre bambine si sono addormentate, ha preso vita,
attraverso il loro sogno, la fiaba che noi tutti conosciamo. La narrazione non ha seguito il
percorso abituale della fiaba, ma si è servita di alcuni episodi significativi: la presentazione di
Capitan Uncino, l’apparizione di Peter già in compagnia di Wendi, la loro visita alle sirene. Il
capo tribù dei Pelle gialla ha interagito simpaticamente con noi ragazzi. Abbiamo sorriso
davanti allo sfogo del coccodrillo che manifestava la sua malinconia e il suo senso di solitudine:
non capiva perché tutti lo escludessero dopo che aveva ingerito “casualmente” la mano di
Capitan Uncino... In seguito abbiamo assistito al rapimento di Trilli e al tentativo
di catturare Peter Pan tramite un combattimento veramente speciale: la sala era
stata completamente oscurata e le armi, divenute fosforescenti, sembravano
sospese nell’aria. Finalmente i nostri protagonisti hanno raggiunto un accordo che
consisteva nell’abbandono dell’isola da parte di Capitan Uncino dietro la minaccia
del “signor coccodrillo” e nel raggiungimento della
meritata pace nell’Isola che non c’è. A fine spettacolo
noi ragazzi eravamo un po’ perplessi: la scenografia era
apparsa molto semplice, essenziale, volutamente infantile. Si era
servita di elementi della realtà domestica e di uso quotidiano per
suggerire elementi fantastici: un carrello della spesa trasformato in
galeone, un sacchettino trasparente contenente palline luminose
sospeso a un filo per interpretare Trilli...Probabilmente l’intento
della compagnia teatrale era in linea con il significato della fiaba: far
comprendere come a volte siano sufficienti piccole cose per aprire la
porta sul mondo della fantasia. Per fuggire in un’altra dimensione
dobbiamo tornare piccoli, imparare nuovamente ad osservare il mondo che ci circonda e gli
oggetti che ne fanno parte, con uno sguardo divertito, giocoso. In fondo il messaggio della
nostra fiaba è proprio questo: nonostante le responsabilità che prima o poi ciascuno di noi
dovrà assumere, è importante mantenere viva la capacità di riuscire ogni tanto a “volare” via...
A cura di Edoardo Altana IB
IL FIGLIO DEL CORSARO
Jake era un ragazzo sui 15 anni.
Era alto, forte, magro ma con un
fisico robusto, gli occhi color del
mare e i capelli biondi e ribelli.
Aveva
generoso,
un
carattere
buono,
disponibile
e
amava
l'avventura. Dopo la morte della
madre viveva con il fratello Mike
e sua moglie, in una piccola
cittadina di mare, Greenland. I
due stavano per avere un bambino
e Jake non voleva continuare ad
essere un peso per la famiglia.
Così, al compimento dei suoi 15
anni decise di imbarcarsi come mozzo sulla nave Costanza, al servizio del capitano Henric
Harrison. Mike e la moglie insistettero a lungo perché il giovane non partisse, ma egli era
deciso. Voleva intraprendere la carriera di suo padre, il celebre capitano Logan, scomparso
eroicamente in un naufragio, attorno a un arcipelago delle isole Caraibiche. Così, il giorno
stabilito, Jake Logan, era pronto ed euforico di imbarcarsi sulla Costanza, diretta in America,
nelle colonie della Virginia. La partenza era prevista per le ore 10, ma il giovane era al porto
un'ora prima. Salì sulla nave, si distese sul ponte ascoltando il rumore delle onde che si
infrangevano contro il molo. Il vento gli scompigliava dolcemente i capelli, cullando la nave sul
mare calmo e piatto. All'orario prestabilito la nave salpò, sospinta dal venticello fresco,
filando sul mare liscio come olio. Il viaggio verso il Nuovo Mondo sarebbe durato circa tre
settimane e mezzo, con il vento in poppa. Dopo che il capitano ebbe spiegato ai nuovi assunti il
loro lavoro, dato il benvenuto ai passeggeri si ritirò nella cabina di comando. La giornata
trascorse piacevolmente per tutti, come le seguenti. Dopo cinque giorni di viaggio la Costanza
incontrò un acquazzone imperioso, che rischiò di farle cambiare rotta. L'equipaggio, esperto
ed efficiente, riuscì a governare la nave, ma all'alba, quando il sole fece capolino da dietro le
nubi, seppur già pronto a tramontare, era sfinito e il Capitano prese la decisione di affidare il
timone a Jake. -Ormai ho visto che di te mi posso fidare, sei molto responsabile e ci sai fare.
Per stanotte il comando sarà tuo, ma non esitare a chiamarmi se avrai problemi.- La notte
trascorse tranquilla, la luna luccicava sul mare e la Costanza filava sull' oceano Atlantico.
All'alba il capitano uscì dalla sua cabina e andò a trovare Jake sul ponte, che, ancora fresco
come una rosa conduceva la nave godendosi l'alba. “ E' davvero un bravo ragazzo”, pensò. Figliolo, non sei stanco? Vai pure a riposare, lascia che guidi io. Sei stato davvero bravo-. -Oh
no signore, sto benissimo! Se permette resterei ancora un po', guardi quanto è bella
quest'alba!!- -Suvvia figliolo, lascia a me il timone, ma se ti fa piacere restare sarò felice
d'avere un po' di compagnia.- L'uomo prese il timone saldamente e Jake si sedette lì accanto. Raccontami qualcosa di te Jake. Conosco i miei uomini come le mie tasche, ma di te non so
niente!- -Beh, allora, come lei vengo da Greenland, Cornovaglia. Vivevo con mio fratello e sua
moglie, mia madre è morta da qualche mese. Di mio padre so solo che fu un marinaio. Si
chiamava John Logan, CAPITAN LOGAN.- Al sentir pronunciare quel nome, il Capitano
sussultò. -A-Avete detto John Logan?! Santi numi, eravamo amici d'infanzia! Fu un duro colpo
per me quando sparì in quel naufragio, 15 anni fa... credo che tu fossi appena nato, ragazzo.- Lei conosceva mio padre?!- si stupì. -Oh si figliolo. Vedi, noi passeremo proprio dove è
naufragata la sua nave.- Ormai il sole era sorto, la giornata stava iniziando. Quella notte Jake
pensò molto alla sua conversazione con il capitano. 'Era al servizio del migliore amico di suo
padre. Sarebbe stata l'occasione per sapere qualcosa di lui... mamma e Mike non ne volevano
mai parlare...' I giorni passavano piacevoli sulla Costanza e ormai erano trascorse due
settimane dalla partenza. Jake aveva guidato la nave ancora molte volte. Quella sera prese
coraggio, andò dal Capitano e gli chiese di potere guidare la nave con lui. Il Capitano accettò di
buon grado; il mare non era particolarmente agitato. -Posso chiederle
una cosa?- domandò timidamente Jake. -Ma sicuro, figliolo!- -Beh, vede,
vorrei sapere qualcosa di mio padre...Mi parli di lui- -Tuo padre era un
grand'uomo Jake, proprio come tu sei un ragazzo eccezionale. Hai
ereditato molto da lui. Si vede subito la tua dote per il mare.- Il
Capitano sorrise. I due passarono la notte parlando delle grandi
avventure che i due marinai avevano vissuto. I giorni seguenti furono più movimentati, dato
che ormai mancavano solo cinque giorni all'arrivo. Ma una notte un tremendo temporale si
abbatté sulla Costanza. La nave fu sballottata qua e là rischiando di affondare. Jake, di
vedetta, cercava di tenersi all'albero maestro, ma una violenta onda lo spazzò fuori e si
ritrovò ad annaspare in mezzo a quell'inferno. La nave si allontanava sempre più, e lui riuscì ad
aggrapparsi debolmente agli scogli. Scogli...? C'era un isola!!! Si accasciò sulla spiaggia e perse i
sensi. Quando rinvenne, la tempesta s'era calmata. C'era il sole. Si guardò intorno...l'isola era
piena di alti alberi frondosi e carichi di frutti. La sabbia era bianca e finissima, risplendeva
sotto al sole. Il fruscio dei cespugli rendeva l'atmosfera magica...era un posto bellissimo! Jake
cercò subito del cibo e si costruì un riparo. Decise di fare un giro dell' isola. Ad un certo
punto trovò un rifugio simile al suo, ben nascosto sugli alberi, ma più grande...l'isola era
abitata!!! Salì sull'albero e bussò alla porta. Un uomo sulla cinquantina, circa
dell' età del Capitano Harrison, con il viso abbronzato, la corporatura forte e
possente aprì. -Che ci fai qui? Sei naufragato?- chiese l'uomo. -Sì signore.- Oh, entra pure-. -Io sono il Capitano Logan, ma puoi chiamarmi John. E tu?Jake sbiancò. Per la sorpresa quasi non cadde a terra. - I_Io mi chiamo Jake
Logan. Ero al servizio del Capitano Harrison e sono naufragato.-Passarono
giorni e padre e figlio erano felici. Un giorno, all'orizzonte, avvistarono una
macchia scura che si muoveva sulle onde...una NAVE! Fecero segnali di fumo e
si sbracciarono sulla costa finché non li videro e li fecero salire. Il capitano
disse che erano diretti in Cornovaglia, ma non a Greenland, la loro città,
promise però di farci una sosta. Dopo due settimane arrivarono a
destinazione. Al porto incontrarono i marinai della Costanza. Jake li abbracciò felice di vedere
che stavano bene e loro fecero lo stesso. Ma rimasero scioccati nel vedere che Il Leggendario
Capitano Logan era tornato! Sul ponte comparve il Capitano Harrison, che quasi pianse dalla
gioia nel riveder Jake, e soprattutto il suo grande amico John Logan! La notizia si sparse in
tutta la contea, il Capitano Logan, conosciuto in tutta la regione, era tornato a casa!!! Jake
diventò marinaio ufficiale del Capitano Logan, ma ebbe altre avventure sulla nave del capitano
Harrison...finalmente aveva trovato il suo posto. Il mare ormai era tutta la sua vita, e sulle
navi fu sempre felice, con il padre e il fedele amico!
A cura di Benedetta Galeotti e Vittoria Bonazzi II A
Testo Horror
Lettura sconsigliata a chi non ama gli scarafaggi…
Era notte fonda e Felix fu svegliato dalla telefonata dell’amico Max che, con
insistenza, lo invitava a trascorrere il fine settimana da lui nella vecchia villa in collina. Dopo
la telefonata Felix ripensò all’ultima volta che era stato in quella casa e ricordò i numerosi
scarafaggi che ne popolavano le stanze e sperò che la disinfestazione effettuata avesse
risolto il problema di quegli sgraditi ospiti. Il suo sonno quella notte fu disturbato da funesti
sogni nei quali i protagonisti erano mostruosi scarafaggi che si cibavano di carne umana: la sua.
Qualche giorno dopo Felix si ritrovò nella villa in compagnia di Max e con stupore notò che
l’amico era molto dimagrito e sul suo volto un pallore cadaverico circondava delle scure
occhiaie. Dei quattro labrador che un anno fa scorazzavano per il parco della villa non c’era
traccia, così come della servitù. Felix ben presto si rese conto che nella villa c’erano solo lui e
Max. Entrato nell’abitazione sentì un forte odore di chiuso e di muffa, le persiane erano tutte
ben chiuse, polvere e ragnatele ricoprivano i mobili. “Eh sì, si vede che non c’è la servitù” disse
Felix all’amico, il quale gli rispose che se la sarebbero spassata anche senza i domestici, per
divertirsi non occorreva la presenza di altre persone. Felix chiese di poter
aprire le finestre, ma Max rispose che ormai scendeva la sera e che era inutile
aprirle. Dopo una serata passata tra ricordi e chiacchiere Felix si ritrovò nella
sua stanza e quell’odore di stantio, di marcio si fece ancora più pungente, ma le
persiane erano bloccate e non c’era modo di arieggiare la camera. Un grosso
scarafaggio gli passò tra le gambe e Felix, date le dimensioni, pensò si trattasse
di un topo, anche se quel dubbio lo accompagnò per un po’.Si sdraiò sul letto
quando strani rumori come di mille unghie che grattavano una lavagna lo avvolsero. Il panico
cominciò ad impadronirsi di lui. All’improvviso le assi del parque si sollevarono e da queste ne
uscirono centinaia di enormi scarafaggi pelosi con crudeli occhi rossi e le pupille gialle. Questi
si dirigevano verso il letto e velocemente ne scalarono le coperte. Felix, madido di sudore, con
il cuore a mille iniziò a strillare; ovunque c’erano scarafaggi diretti verso di lui. Scarafaggi
enormi con affilati e taglienti dentini bianchi che spuntavano dalle robuste mandibole. Urlò
finché dalla porta entrò Max che, con lo sguardo inespressivo, gli disse con una voce sommessa
dell’aldilà che i suoi scarafaggi avevano bisogno di carne umana fresca. In quel momento Felix
si sentì lacerare il corpo, centinaia di dentini bianchi stavano straziando le sue povere carni,
ormai per lui non c’era più scampo; la realtà aveva superato il sogno.
A cura di Serri Matteo IIIA
ACROSTICI dei Professori
DELFINO
Dove non c'è un compasso non c'è disegno
E il material devi portar se
A cura di
Michelle Di
Scala, Laura
Morlini e Heidy Ferrari IIA
La tavola vuoi consegnar
Fare i compiti dovrai, se no
GUGLIELMINO
Il tre beccherai
Gentile e
Non si può alzar parola
Unica
O la sgridata arriva forte come una
Gran brava prof.
carriola.
L'insegnante di
Italiano
ROSSI
Raggiante nel suo modo di far
Ogni iniziativa è un dover
Sportiva,atletica,
Simpatica e ...
In forma è
E anche di
Letteratura, ma non di
Matematica, per fortuna…
Interessante e
Non troppo cattiva...
“Oh! Ti metto un rapporto!!!”
A cura di Pietro Casoli e Federico Morlini
BASSOLI
IIA
Basso non è,
Alto è,
NAMIO
Simpatico e giovane come un re
Nabucco sa suonar
Soprana la voce ha
Alterazioni sa far
Originale d’altronde è
Musica sa animar
La nota alla porta sarà se
Incapaci noi ad ascoltar
Il bravo non vuoi far.
Oh che bella la musica!
GALLESI
A cura di Andrea Marcosano, Federico
Galante professoressa
Boni, Paolo Bellezza II A
Amabile duchessa
La matematica non è un opinione
Lei che ci insegna la frazione
È disperata a cercare degli studenti il
cervello
Sperduto nella stanza del bidello
Insostituibile matematica!
PISI
Perfetta insegnante
Insostituibile tedesca
Simpatica professoressa
Impeccabile nei voti
SORMANI
Sempre allegra e sorridente
Ogni pittura usa accuratamente
Raffaello e Donatello lei ha in mente
Masaccio e Botticelli ci insegnano il colore
A noi analfabeti per minuti e ore
Nocivo lo spray :”da provare”
I bambini cattivi fa spaventare
Morlini, Bnedetta Orlandini, Lucrezia
AIDA a Teatro
Il giorno 13 marzo 2014 le due classi prime della scuola
secondaria si sono recate presso il teatro reggiano
Ariosto per assistere e partecipare all'opera lirica Aida.
Sono partiti da scuola alle 10.20 accompagnati dal
professore di musica Fabio Namio e dalla professoressa
di tecnologia Rosa Delfino. Arrivati a teatro ci siamo
trovati insieme ad altre scuole. Dopo una serie di saluti
ad alcuni alunni di altri istituti che già conoscevamo,
siamo entrati nel teatro. Noi studenti siamo stati disposti nelle tribune ai piani superiori,
pronti per rappresentare il popolo egizio; siamo stati aiutati dalle slide con il testo delle
canzoni che compariva sullo schermo per ricordare le parole dei canti. Dopo una serie di foto,
siamo stati coinvolti dal direttore a cantare la canzone “Gloria all’Egitto”, accompagnati
dall’orchestra. Appena iniziato lo spettacolo, l'atmosfera si è fatta buia. La scenografia
rappresentava il Nilo con, in cima, l’Etiopia. Lo spettacolo è iniziato con un flashback, con la
morte di Radames e Aida . Gli studenti indossavano le loro collane e le bandiere egizie create
con la prof. di arte Giulia Sormani. In alcuni momenti il Nilo si illuminava, in altri i sacerdoti
del Faraone portavano incenso... i costumi erano accurati ed attendibili.
I personaggi principali di quest'opera sono:
AIDA: schiava etiope, innamorata di Radàmes, principessa figlia di Amonasro e protagonista.
RADAMES: valoroso soldato, invaghito di Aida.
RAMFIS: sacerdote del re.
AMNERIS: principessa egizia rivale in amore di Aida.
IL RE: faraone d'Egitto.
IL MESSAGGERO: annunciò l'invasione degli etiopi.
L’opera è durata circa 2 ore , infatti è finita alle 12.50. Noi alunni sapevamo già la trama della
tragedia e pensavamo che diventasse lunga e noiosa, ma il regista ha voluto sintetizzare un po’
in modo da non farci distrarre troppo e la sua decisione ha avuto effetto. Una volta finita
l’opera ci siamo recati al di fuori del teatro e ci siamo incamminati verso la nostra scuola; il
tragitto è durato poco dato che siamo vicini al teatro, ma intanto abbiamo discusso della
giornata e credo che ha avuto pochi commenti negativi.
A cura di Alessia Eberini e Daniela Nobile IA
Aida è un'opera di Giuseppe Verdi scritta in
quattro atti. Ismail Pascià, kedivè d'Egitto,
commissionò un inno a Verdi per celebrare
l'apertura del Canale di Suez (1869) nel 1870,
offrendo un compenso di 80.000 franchi ma
Verdi rifiutò, dicendo che non scriveva musica
d'occasione. Quando invece lo invitarono a
comporre un'opera per l'inaugurazione del
nuovo teatro del Cairo, accettò. La prima
dell'opera fu ritardata a causa della guerra
franco-prussiana, poiché i costumi e le scene
erano a Parigi la quale era sotto assedio.
Quando finalmente la prima di AIDA ebbe
luogo, l'opera ottenne un enorme successo e
ancora oggi continua ad essere una delle opere
liriche
più
famose
al
mondo.
HUNGER GAMES
In un mondo del futuro diviso inizialmente in 13 distretti, dopo
una ribellione che portò alla distruzione del distretto 13, sono
stati istituiti gli Hunger Games,in cui vengono sorteggiati un
ragazzo e una ragazza di ogni distretto dai 12 ai 18 anni. Essi si
scontrano all'ultimo sangue in un' arena e vince l'ultimo che
rimane. Questi giochi sono stati istituiti per placare le ribellioni e
per dare un senso di unione e fratellanza tra i distretti. Katnis è
una ragazza del 12° distretto, il quale essendo povero, la
costringe a cacciare di frodo. Lei vive con sua madre e sua sorella,
a cui bada molto perché il padre è morto in miniera e sua madre da allora non si è più ripresa.
Un giorno, quando baratta la selvaggina cacciata, un'anziana signora le regala una spilla in cui è
raffigurata una ghiandaia imitatrice: un uccello capace di imitare tutti i suoni. Arriva il giorno
del sorteggio per gli Hunger Games. I nomi sono estratti in un contenitore, e più uno chiede
favori alla comunità, più il suo nome è presente. Viene estratta sua sorella,allora Katnis si
offre volontaria per la prima volta nel suo distretto. L'altro sorteggiato è Peeta, un giovane
fornaio. Sul treno che li porta a Capital City, dove si svolgeranno i giochi, incontrano il loro
allenatore; all'inizio è chiuso in se stesso e menefreghista, perché la vittoria degli Hunger
Games e il successo gli hanno dato alla testa. In seguito li aiuta nei giochi,non solo perché
vincano, ma anche perché vuole che diventino una speranza su cui la folla possa contare e che
possa seguire. Durante la parata iniziale i d ue fanno colpo sulla pubblico e sugli sponsor (
persone che possono aiutare nei giochi) appiccando fuoco finto ai loro vestiti. Nelle due
settimane precedenti ai giochi ci si allena e alla fine si riceve un punteggio, che nel caso di
Katnis è molto alto. La sera prima dei giochi i tributi vengono presentati alla folla e allora la
ragazza sfoggia di nuovo le fiamme.
Peeta invece conquista le persone
dichiarando, indirettamente, il suo
amore per Katnis. Prima dei giochi il
vice allenatore della ragazza le ridà
la
spilla
con
la
ghiandaia
come
portafortuna. Inoltre le ordina di
scappare appena viene dato il via e di
cercare l'acqua. Il gioco comincia,
subito si forma un' alleanza tra i tributi del distretto 1, allenati fin dalla nascita a lottare;
Peeta è con loro, ma fa un doppio gioco perché aiuta Katnis a scappare. I tributi sono in una
foresta controllata dagli addetti ai giochi, che fanno quello che vogliono. La sera Katnis sente
gli spari di un cannone che avvisano delle morte dei tributi. Alla mattina la regia appicca un
incendio lanciando palle di fuoco, così da far ritornare Katnis nelle grinfie della coalizione,
perché si stava avvicinando ai confini. Placato l'incendio la ragazza si rifugia su un albero, ma
la coalizione la trova. Su consiglio di una bambina del distretto 11, anche lei su un albero, fa
cadere un alveare di vespe velenosissime,che uccidono la ragazza del distretto 1, la quale ha
arco e frecce. Una vespa però punge anche Katnis che prima di perdere i sensi prende l'arco e
le frecce e vede Peeta che le dice di scappare. Quando è ormai lontana si accascia al suolo.
Nel momento in cui riprende i sensi si accorge di essere stata medicata. La sua guaritrice è la
ragazzina del distretto 11. Le due diventano grandi amiche e organizzano un piano per togliere
le risorse alla coalizione, le quali sono ammucchiate e sorvegliate in una radura minata. Katnis
riesce a farle saltare in aria, ma quando torna dalla ragazzina,che intanto aveva organizzato il
diversivo per distrarre i cattivi, la trova intrappolata e perciò la libera. Ad un tratto uno della
coalizione le attacca, ma quando Katnis schiva il colpo esso uccide la ragazzina. La
protagonista le prepara il funerale e, visto che i giochi sono trasmessi in televisione, Katnis fa
il segno dei distretti scatenando la ribellione nel distretto 11. Ciò accade perché la folla
capisce finalmente l'atrocità dei giochi e vede in Katnis un segno di speranza e cambiamento.
In quella società, essendo le regole scelte dall'alto, quando si vuole, lo stratega capo decide di
premiare due vincitori purché dello stesso distretto. Disperata si incammina lungo un fiume in
cerca di Peeta, e lo incontra perfettamente mimetizzato e nascosto tra le rocce perché era
stato ferito. Lo porta in una grotta e tra i due nasce un grande amore. Peeta migliora a vista
d'occhio grazie all'aiuto degli sponsor e le cure di Katnis. Quando è guarito i due si
incamminano alla base da dove sono partiti cercando del cibo. Peeta per sbaglio raccoglie delle
bacche velenose; Katnis se ne accorge, ma è troppo tardi, qualcuno ha già mangiato le
bacche:una ragazza che ha seguito Peeta. Nella notte la regia manda delle bestie a fermare i
due . Katnis e Peeta si mettono in salvo sulla base, ma qui incontrano l'ultimo tributo rimasto,
il ragazzo del distretto 1. Peeta e il nemico lottano, ma con l'aiuto di Katnis, il suo innamorato
vince. A quel punto sorge il sole, ma lo stratega decreta un'altra regola: può vincere uno solo.
Peeta vuole che vinca Katnis, ma lei dice di suicidarsi entrambi con le bacche velenose. In
quell'istante viene decretata l'ultima regola che li dichiara vincitori dei 74° Hunger Games. Lo
stratega però viene indotto al suicidio per essersi fatto sottomettere dai due ragazzi, che
intanto cominciano il tour della vittoria. Il film ci è piaciuto moltissimo, pur essendo violento
perché dei ragazzi vengono uccisi ma ci ha fatto capire che la folla segue colui in cui vede
qualcuno da seguire,come nel caso dei grandi dittatori della storia: Hitler, Mussolini,Stalin...
però quando capisce che una cosa non va bene, se soprattutto stimolata da qualcuno, cambia
subito opinione e la società può liberarsi dal male. Ci sono anche piaciuti i messaggi trasmessi:
la compassione presente anche dove c'è la violenza e il coraggio e la determinazione di chi è
anche disposto a morire per ridare la libertà agli altri e non stare al gioco di chi comanda. Lo
consigliamo ai nostri coetanei, ma da guardare con un adulto che possa loro spiegare la
crudeltà della lotta e il folle spettacolo messo in scena per tenere a bada le folle.
A cura di Luciano Imbimbo e Stefano Prati IIA
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