4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI 4.7 Sistema sismo-resistente a setti L’organizzazione sismica di un edificio mediante l’utilizzo di setti in calcestruzzo armato consente, rispetto al caso dei sistemi a telaio, di suddividere lo studio della struttura per i carichi verticali, affidato ad un telaio, e quello per i carichi orizzontali. La resistenza al sisma viene garantita dai setti che, in quanto elementi strutturali bidimensionali, forniscono una rigidezza decisamente superiore ai pilastri nella loro dimensione maggiore. Questo implica che per poter assorbire azioni da più direzioni è necessario distribuirli in pianta sia lungo X che lungo Y, in quanto la rigidezza trasversale dei setti è invece dello stesso ordine di grandezza del telaio e, pertanto, essi risultano trasversalmente più deformabili. I setti vengono concepiti come mensole incastrate a terra che lavorano in campo elastico per azioni modeste, mentre garantiscono una buona duttilità per azioni orizzontali più intense grazie alla formazione di cerniere plastiche alla base (zona più sollecitata a momento e taglio) in grado di dissipare l’energia del sisma. In generale, sono sollecitati alla base da un momento e taglio molto elevati e da un carico verticale modesto. Il trasferimento delle forze di piano ai setti avviene mediante la realizzazione di diaframmi in grado di assorbire momento flettente e taglio. Rispetto al telaio perciò non è più necessaria la realizzazione di travi incrociate e la progettazione dei nodi non richiede più particolare cautela. Inoltre il rispetto della gerarchia delle resistenze risulta più semplice e i fenomeni di piano debole o altri meccanismi locali difficilmente possono verificarsi. Vi sono però una serie di accorgimenti da rispettare nella disposizione in pianta dei setti, sia per le azioni sismiche, sia per quelle azioni indirette caratterizzate dal ritiro e dalle deformazioni termiche. Delle casistiche riguardanti variazioni termiche e ritiro se ne è già discusso rispettivamente in par. 4.3 e par. 4.4, mentre riguardo alle azioni sismiche è importante fare alcune considerazioni. In primo luogo è preferibile che i setti siano disposti in pianta secondo direzioni ortogonali, in quanto se così non fosse per alcune situazioni di carico orizzontale la struttura potrebbe ruotare attorno al centro di rotazione del sistema, come nel caso mostrato in Figura 4.71, oppure potrebbe rendere difficoltoso separare gli effetti lungo la direzione X e Y, come mostrato in Figura 4.72. 181 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Figura 4.71: Sistema a setti non paralleli con centro di rotazione all’intersezione dei due assi (di minor rigidezza). Figura 4.72: Sistema a setti non ortogonali. In secondo luogo è consigliabile una loro disposizione simmetrica, in modo tale da limitare effetti torcenti dell’edificio una volta sottoposto a carico orizzontale. I sistemi a setti nel complesso possono essere suddivisi in due categorie: - Sistemi isostatici: sistemi per cui sono sufficienti le equazioni di equilibrio per determinare le sollecitazioni agenti sui singoli setti; - Sistemi iperstatici: sistemi che, oltre all’equilibrio, necessitano l’imposizione delle equazioni di congruenza, quindi riguardanti le deformazioni degli elementi, per determinarne le sollecitazioni. 4.7.1 182 Sistemi isostatici 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Figura 4.73: Esempio di sistema isostatico con 3 setti. In genere i sistemi isostatici sono caratterizzati da 3 elementi, 2 in una direzione e 1 nell’altra, per cui la sola condizione di equilibrio è sufficiente per determinarne la sollecitazione agente. Considerando il caso illustrato in Figura 4.73, dove i setti in direzione Y presentano le medesime caratteristiche geometriche, è possibile scomporre il problema nelle due direzioni e determinare la reazione dei setti mediante 3 equazioni di equilibrio. Per l’equilibrio verticale: π 1 = π 2 = πΉπ¦ 2 (4.101) dove: π 1 Reazione del setto S1 alla forza sismica Fy ; π 2 Reazione del setto S2 alla forza sismica πΉπ¦ ; πΉπ¦ Risultante dell’azione sismica in direzione Y al piano considerato. Per l’equilibrio orizzontale: π 3 = πΉπ₯ (4.102) dove: π 3 Reazione del setto S3 alla forza sismica πΉπ₯ ; πΉπ₯ Risultante dell’azione sismica in direzione X al piano considerato. β· Per l’equilibrio attorno al punto O ( ): + πΉπ₯ · πΏπ¦ − π 3 · πΏπ¦ ≠ 0 πππ πΉπ₯ = π 3 2 (4.103) dove: πΏπ¦ Lunghezza dell’edificio in direzione Y. 183 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI L’equilibrio alla rotazione non è verificato in quanto nei due setti verticali si generano delle forze ΔR1 e ΔR 2 uguali e opposte che costituiscono una coppia di braccio πΏπ₯ con il compito di equilibrare la non simmetria del sistema in X. L’equilibrio corretto attorno al punto O risulta pertanto: πΉπ₯ · πΏπ¦ − π 3 · πΏπ¦ + π₯π 2 · πΏπ₯ = 0 2 (4.104) Considerando che: π₯π 1 + π₯π 2 = 0 (4.105) dove: π₯π 1 Reazione nel setto S1 per effetto dell’azione sismica πΉπ₯ . π₯π 2 Reazione nel setto S2 per effetto dell’azione sismica πΉπ₯ . πΏπ₯ Lunghezza dell’edificio in direzione X. Tuttavia vi sono casi particolari in cui, anche se con un numero di setti maggiore di 3, è possibile determinare le azioni con semplici condizioni di equilibrio. Tra questi vi sono sistemi con doppia simmetria in pianta o sistemi simmetrici con molti setti uguali tra loro (Figura 4.74). Figura 4.74: Sistemi isostatici con più di tre setti. Nel primo caso le reazioni dei setti risultano essere: π 1 = π 2 = πΉπ¦ 2 (4.106) π 3 = π 4 = πΉπ₯ 2 (4.107) dove: 184 π 1 Reazione del setto S1 alla forza sismica πΉπ¦ ; π 2 Reazione del setto S2 alla forza sismica πΉπ¦ ; π 3 Reazione del setto S3 alla forza sismica πΉπ₯ ; π 4 Reazione del setto S4 alla forza sismica πΉπ₯ ; πΉπ¦ Risultante dell’azione sismica in direzione Y al piano considerato; πΉπ₯ Risultante dell’azione sismica in direzione X al piano considerato. 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Nel secondo caso, essendo i setti tutti uguali (con medesima rigidezza) e disposti in maniera simmetrica rispetto all’asse Y, le reazioni dei setti risultano essere: π π = πΉπ¦ π (4.108) dove: 4.7.2 π i Reazione del setto i-esimo alla forza sismica πΉπ¦ ; π Numero di setti in direzione Y. Sistemi iperstatici Questa tipologia di sistemi si presenta nel caso in cui si abbia un numero di elementi sismoresistenti maggiore di 3, in cui le sole condizioni di equilibrio non sono più sufficienti e in cui sono richieste l’introduzione di equazioni di congruenza. Figura 4.75: Esempio di impalcato vincolato in modo iperstatico. Vengono assunte le seguenti ipotesi semplificative: - Comportamento linearmente elastico dei setti; - Il telaio non interagisce nell’assorbimento delle azioni sismiche; - Setti flessibili trasversalmente; - Vincolo di incastro al piede di ciascun setto; - Setti a rigidezza costante lungo l’altezza o con rigidezze variabili mantenendo lo stesso rapporto tra loro; - Impalcati rigidi nel piano (rigidezza assiale infinita). La prima ipotesi implica che il setto è assimilabile ad una molla di rigidezza k che, sottoposta ad una forza F, subisce uno spostamento orizzontale π. 185 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Figura 4.76: Equivalenza tra setto e molla elastica di rigidezza k. Poiché il setto intercetta un numero di diaframmi di piano pari al numero di piani dell’edificio, esso può essere schematizzato ad ogni piano da una molla di rigidezza k che diminuisce con l’aumentare dell’altezza, al fine di simulare la minor rigidezza dell’elemento per i piani più alti (dove gli spostamenti orizzontali sono maggiori). Nell’esempio in Figura 4.76 la forza in direzione x al j-esimo piano è esprimibile secondo la seguente relazione: π πΉπ₯π = ππ₯π · ππ (4.109) dove: πΉπ₯π π ππ₯π ππ Forza in direzione x agente al piano j-esimo; Coefficiente di rigidezza della molla relativa all’i-esimo setto, della quota jesima e orientato lungo l’asse x; Spostamento relativo al j-esimo piano (costante). La seconda ipotesi tiene conto del fatto che la rigidezza del telaio risulta essere di molto inferiore alla rigidezza del setto lungo la sua direzione principale, in maniera proporzionale al momento d’inerzia della sezione. Pertanto, si ipotizza ragionevolmente che sotto l’azione sismica sia l’elemento più rigido, ovvero il setto, ad assorbire e contrastare l’azione, mentre il telaio, più deformabile e meno rigido, subisca lo spostamento imposto senza opporre una rilevante azione di contrasto. La determinazione delle reazioni dei setti nei sistemi iperstatici risulta più complessa rispetto al caso isostatico e l’introduzione della congruenza implica la necessità di determinare la rigidezza dei setti. Ciò comporta considerazioni, ipotesi e approfondimenti aggiuntivi che vengono riportati nei paragrafi che seguono. 4.7.3 Posizionamento di centro delle masse e centro di taglio Relativamente ad un impalcato è possibile definire due importanti punti: 186 - Centro delle masse (baricentro); - Centro di taglio (centro delle rigidezze). 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Per quanto riguarda il centro delle masse è possibile affermare che esso rappresenta il punto in cui viene applicata la risultante delle azioni sismiche del piano. Viene valutato suddividendo la pianta dell’edificio in aree omogenee facendo una media ponderata rispetto ad un punto di riferimento. Le coordinate del centro di massa G (ππΊ , ππΊ ) sono fornite dalle seguenti relazioni: ππΊ = ∑π πππ β π₯ππ ∑π πππ (4.110) ππΊ = ∑π πππ β π¦ππ ∑π πππ (4.111) dove: ππΊ Distanza in ascissa del baricentro dell’impalcato dal punto di riferimento; ππΊ Distanza in ordinata del baricentro dell’impalcato dal punto di riferimento; πππ Massa dell’elemento i-esimo relativa all’impalcato j-esimo; π₯ππ π¦ππ Distanza in ascissa del baricentro dell’elemento i-esimo dal punto di riferimento; Distanza in ordinata del baricentro dell’elemento i-esimo dal punto di riferimento. Un calcolo più accurato può essere condotto individuando all’interno della pianta tutti gli elementi omogenei aventi massa (oltre agli impalcati anche pareti di tamponamento ed elementi strutturali) con distanza (π₯ππ ; π¦ππ ) presa dal baricentro dell’elemento stesso. Il centro di taglio (C.T.) rappresenta invece il centro delle rigidezze del sistema. Costituisce quel punto per cui all’applicazione in esso di una forza orizzontale avviene una semplice traslazione di tutti i punti dell’impalcato nella direzione della forza e dipende fortemente dalla distribuzione in pianta degli elementi sismo-resistenti. Se in un impalcato il centro di taglio corrisponde con il centro delle masse, all’applicazione dell’azione sismica, che per definizione deve passare per il centro delle masse, avviene una semplice traslazione del sistema. Se invece, come accade sempre nella realtà, il centro di taglio differisce da quello delle masse, sotto azione sismica alla traslazione nella direzione della forza si aggiunge anche una rotazione del sistema attorno allo stesso centro di taglio. Nell’ipotesi che l’impalcato sia infinitamente rigido nel piano, tutti i punti appartenenti ad esso traslano della medesima quantità e ruotano del medesimo angolo. Ipotizzando di considerare l’esempio dove la forza sismica, scomposta nelle due direzioni ortogonali, è applicata nel centro di taglio, si ottiene che la rotazione dell’impalcato è nulla e tutti i punti traslano rigidamente nella direzione della forza. 187 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Figura 4.77: Esempio di impalcato con forza sismica passante per C.T.. La reazione nei setti viene espressa dalle seguenti relazioni generali: π π π π π π₯π = ππ₯π β π’Μ π π¦π = ππ¦π β π£Μ dove: π π π₯π π π π¦π π ππ¦π π ππ₯π Reazione del setto i-esimo al piano j-esimo orientato lungo l’asse x; Reazione del setto i-esimo al piano j-esimo orientato lungo l’asse y; Rigidezza rispetto all’asse y del setto i-esimo al piano j-esimo; Rigidezza rispetto all’asse x del setto i-esimo al piano j-esimo. π’Μ Traslazione orizzontale del setto in direzione x; π£Μ Traslazione orizzontale del setto in direzione y. Imponendo gli equilibri alla traslazione si ottiene: 188 (4.112) (4.113) 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI π π π πΉπ₯ = ∑ π π₯π = ∑ ππ₯π β π’Μ π π πΉπ¦ = { π π ∑ π π¦π π (4.114) π = ∑ ππ¦π β π£Μ π Da cui: π π’Μ = πΉπ₯ π ∑π ππ₯π (4.115) π π£Μ = { πΉπ¦ π ∑π ππ¦π Imponendo gli equilibri alla rotazione attorno al punto O si ottiene: π π π πΉπ₯ β ππΆπ = ∑ π π₯π β π¦π = ∑ ππ₯π β π¦π β π’Μ π π πΉπ¦ β ππΆπ = { π ∑ π π¦π π π π (4.116) β π₯π = ∑ ππ¦π β π₯π β π£Μ π dove: ππΆπ ππΆπ π¦π π₯π Distanza in ascissa del centro di taglio dell’impalcato dal punto di riferimento; Distanza in ordinata del centro di taglio dell’impalcato dal punto di riferimento; Distanza del baricentro dell’i-esimo setto orientato lungo x dal punto di riferimento; Distanza del baricentro dell’i-esimo setto orientato lungo y dal punto di riferimento. Sostituendo le relazioni (4.115) in (4.116) si ottengono i valori delle coordinate del centro di taglio nella seguente forma: ππΆπ = ππΆπ = π ∑π ππ¦π β π₯ππ π ∑π ππ¦π π ∑π ππ₯π β π¦ππ π ∑π ππ₯π (4.117) (4.118) dove: ππΆπ ππΆπ π ππ¦π π ππ₯π Distanza in ascissa del centro di taglio dell’impalcato dal punto di riferimento; Distanza in ordinata del centro di taglio dell’impalcato dal punto di riferimento; Rigidezza rispetto all’asse y del setto i-esimo al piano j-esimo; Rigidezza rispetto all’asse x del setto i-esimo al piano j-esimo. La definizione di centro di taglio sopra esposta fa riferimento ad un modello elastico lineare, mentre nella condizione reale, superato il momento di prima fessurazione ππΆππ , avviene una diminuzione della rigidezza del setto fino al raggiungimento del momento ultimo ππ’π , da cui si instaura la plasticizzazione della base. 189 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Figura 4.78: Comportamento di un setto al raggiungimento del momento ultimo. Il valore del momento ultimo è come segue: π ππ’π = π π¦π π§π (4.119) dove: ππ’π Momento ultimo dell’i-esimo setto; π π π¦π Reazione dell’i-esimo setto alla forza πΉπ¦ al piano j-esimo; π π§π Quota del piano j-esimo. Ciò implica che la reazione del singolo setto non è più proporzionale alla rigidezza, ma al momento ultimo ππ’π che la base è in grado di offrire, di fatto costante al III stadio. Essendo la quota π§π pure costante, la reazione del setto è costante. A questo stadio però non è più possibile utilizzare il principio della sovrapposizione degli effetti, tuttavia è ancora possibile definire un centro di taglio del sistema. Figura 4.79: Formazione di cerniere plastiche alla base di un sistema iperstatico a setti. Raggiunto perciò il momento ultimo dei setti, in riferimento alla Figura 4.77, si impongono gli equilibri alla traslazione lungo le due direzioni x e y: π π πΉπ¦ = ∑ π π¦π = ∑ π 190 π ππ’π₯π₯,π π§π (4.120) 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI π π πΉπ₯ = ∑ π π₯π = ∑ π π ππ’π¦π¦,π π§π (4.121) dove: ππ’π₯π₯,π Momento ultimo dell’i-esimo setto diretto lungo y; ππ’π¦π¦,π Momento ultimo dell’i-esimo setto diretto lungo x; π πΉπ¦ π πΉπ₯ π π π¦π π π π₯π Forza sismica ultima del piano j-esimo lungo y; Forza sismica ultima del piano j-esimo lungo x; Reazione ultima (Stadio III) del setto i-esimo al piano j-esimo diretto lungo y; Reazione ultima (Stadio III) del setto i-esimo al piano j-esimo diretto lungo x; Imponendo l’equilibrio alla rotazione attorno al punto O: π π ππΆπ · πΉπ¦ = ∑ π π¦π · π₯ππ = ∑ π π π π ππΆπ · πΉπ₯ = ∑ π π₯π · π¦ππ = ∑ π π ππ’π₯π₯,π π₯ππ π§π (4.122) ππ’π¦π¦,π π¦ππ π§π (4.123) Dalle relazioni precedenti si ottiene: ππΆπ = ππΆπ = π ∑π π π¦π β π₯ππ π ∑π π π¦π π ∑π π π₯π β π¦ππ π ∑π π π₯π = = ππ’π₯π₯,π ⁄π§π β π₯ππ ∑π ππ’π₯π₯,π β π₯ππ = ππ’π₯π₯,π ∑π ππ’π₯π₯,π ∑π ⁄π§π (4.124) ππ’π¦π¦,π ⁄π§π β π¦ππ ∑π ππ’π¦π¦,π β π¦ππ = π ∑π ππ’π¦π¦,π ∑π π’π¦π¦,π⁄π§π (4.125) ∑π ∑π Dalle relazioni (4.124) e (4.125) si nota come al raggiungimento dello Stadio III sia ancora possibile definire un centro di taglio e che esso rappresenti il baricentro dei momenti ultimi (e non delle rigidezze elastiche come nello Stadio II). 4.7.4 Reazione dei setti La coincidenza tra centro di taglio e centro delle masse nella realtà è molto difficile. La normativa italiana ([1] § 7.2.6) a tal proposito impone di considerare un’eccentricità del centro di taglio rispetto al centro delle masse accidentale pari al 5% della dimensione massima geometrica dell’impalcato perpendicolare alla forza sismica. Perciò, considerando un’azione sismica nelle due direzioni e un centro di taglio di coordinate (ππ₯ ; ππ¦ ) rispetto al centro delle masse, l’impalcato subirà una traslazione rigida π’Μ in direzione x e π£Μ in direzione y unite ad una rotazione ϑ attorno al centro di taglio. Considerando l’esempio in Figura 4.80 è possibile determinare le reazioni dei setti sfruttando il principio della sovrapposizione degli effetti suddividendo in tre sotto-casi il problema in questione: π΄ =π΅+πΆ+π· (4.126) 191 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Figura 4.80: Esempio di sistema iperstatico con eccentricità del centro di taglio. π Caso B: si considera la sola azione sismica πΉπ¦ traslandola dal centro delle masse al - centro di taglio, dunque di una quantità ππ₯ , in modo da avere solo traslazione (Figura 4.81). La traslazione dell’impalcato j-esimo nel suo complesso è la medesima subita da tutti gli elementi i-esimi appartenenti ad esso, nello specifico si ha: π π£π = π£ π = πππ π‘. π π π¦π = ππ¦π · π£ π (4.127) (4.128) dove: π π£π Traslazione in direzione y dell’i-esimo setto appartenente al piano j-esimo; π£π Traslazione in direzione y del piano j-esimo; π π π¦π Reazione dell’i-esimo setto appartenente al piano j-esimo orientato in direzione y; π ππ¦π Rigidezza dell’i-esimo setto orientato in direzione y appartenente al piano jesimo. 192 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI π Figura 4.81: Caso B con solo πΉπ¦ in C.T.. Per l’equilibrio: π π πΉπ¦ = (∑ ππ¦π ) β π£ π (4.129) π Da cui: π π£π = πΉπ¦ (4.130) π ∑π ππ¦π Per la (4.128) e la (4.130): π π π π¦π = ππ¦π π ∑π ππ¦π π β πΉπ¦ (4.131) π Caso C: si considera la sola azione sismica πΉπ₯ traslandola dal centro delle masse al - centro di taglio, dunque di una quantità ππ¦ , in modo da avere solo traslazione (Figura 4.82). La traslazione dell’impalcato j-esimo nel suo complesso è la medesima subita da tutti gli elementi i-esimi appartenenti ad esso, nello specifico si ha: π π’π = π’ π = πππ π‘. π π π π₯π = ππ₯π · π’ π (4.132) (4.133) dove: π Traslazione in direzione x dell’i-esimo setto appartenente al piano j-esimo; π Traslazione in direzione x del piano j-esimo; π’π π’ π π π₯π Reazione dell’i-esimo setto appartenente al piano j-esimo orientato in direzione x; π ππ₯π Rigidezza dell’i-esimo setto orientato in direzione x appartenente al piano jesimo. 193 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI π Figura 4.82: Caso C con solo πΉπ₯ in C.T.. Per l’equilibrio: π π πΉπ₯ = (∑ ππ₯π ) β π’ π (4.134) π Da cui: π π’π = πΉπ₯ (4.135) π ∑π ππ₯π Per la (4.133) e la (4.135): π π π π₯π = - ππ₯π π ∑π ππ₯π π β πΉπ₯ (4.136) Caso D: per tener conto dell’eccentricità del centro di taglio rispetto al centro delle masse è necessario aggiungere agli effetti dei casi B e C una componente torcente che π ruota l’impalcato attorno al centro di taglio e che ha valore ππ‘ (Figura 4.83). π Figura 4.83: Caso D con ππ‘ . 194 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI π π π ππ‘ = πΉπ₯ · ππ¦ + πΉπ¦ · ππ₯ (4.137) Si tenga conto che negli impalcati rigidi il centro di taglio coincide con il centro di torsione: Figura 4.84: Caso D La posizione dell’i-esimo setto, utilizzando le coordinate polari, risulta: π₯π = ππ β πππ πΌπ (4.138) π¦π = ππ β π ππ πΌπ (4.139) dove: π₯π Ascissa del baricentro dell’i-esimo setto rispetto a C.T.; π¦π Ordinata del baricentro dell’i-esimo setto rispetto a C.T.; ππ Distanza del baricentro dell’i-esimo setto rispetto a C.T.; πΌπ Coordinata angolare dell’i-esimo setto. Ricordando (4.128) e (4.133) le reazione nei setti sono esprimibili nel seguente modo: π π π π π π π π₯π = ππ₯π β π’π (4.140) π π¦π = ππ¦π β π£π (4.141) Figura 4.85: Descrizione in coordinate polari del baricentro dell’i-esimo elemento rispetto a C.T.. Facendo riferimento alla Figura 4.85 si possono scrivere le seguenti relazioni: π π π π = ππ · π‘ππ ππ ≅ ππ β π π (4.142) π π (4.143) π π (4.144) π’π = π π β π ππ πΌπ π£π = π π β πππ πΌπ dove: 195 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI π Traslazione del baricentro dell’i-esimo setto in seguito alla rotazione ππ ; π π Angolo di rotazione rigida dell’impalcato per l’applicazione di ππ‘ . π π π π Per (4.138), (4.139), (4.142), (4.143) e (4.144) si ottiene: π π π π π’π = ππ β ππ β π ππ πΌπ = π¦π · π π π£π = ππ β ππ β πππ πΌπ = π₯π · π (4.145) π (4.146) Per l’equilibrio: π π π π π π π ππ‘ = ∑ π π₯π β π¦π + ∑ π π¦π β π₯π = ∑(ππ₯π β π’π β π¦π + ππ¦π β π£π β π₯π ) π π (4.147) π Considerando le relazioni (4.145) e (4.146): π π π ππ‘ = ∑(ππ₯π β π¦π2 + ππ¦π β π₯π2 ) β π π (4.148) π Da cui: π ππ‘ π π = (4.149) π π ∑π (ππ₯π β π¦π2 + ππ¦π β π₯π2 ) Tenendo conto di (4.140), (4.141) e (4.145): π π π π π π π π π₯π = ππ₯π β π’π = ππ₯π · π¦π · π π π π¦π = ππ¦π β π£π = ππ¦π · π₯π · π π (4.150) π (4.151) Infine per (4.149) le reazioni dei setti risultano essere: π π π π₯π = ππ₯π π ∑π (ππ₯π β π¦π2 + π π ππ¦π β π₯π2 ) β π₯π2 ) · π¦π · ππ‘ (4.152) π ππ¦π π π π¦π = π ∑π (ππ₯π β π¦π2 + π π ππ¦π · π₯π · ππ‘ (4.153) Considerando le equazioni (4.152) e (4.153) è possibile effettuare le seguenti osservazioni: - π π le azioni πΉπ₯ e πΉπ¦ si ripartiscono proporzionalmente alle rigidezze dei setti; perciò gli elementi che assorbono più carico sono i setti con maggior rigidezza, mentre strutture meno rigide, come il telaio progettato ai carichi verticali, si deformano opponendo una resistenza trascurabile ai fini del calcolo; - i setti che sono posizionati ad una distanza maggiore tendono ad assorbire più carichi in π π quanto la reazione è proporzionale a π¦π nel caso di π π₯π , e π₯π nel caso di π π¦π (i setti perimetrali hanno infatti maggior braccio); - la ripartizione ai vari piani è identica se le rigidezze sono costanti oppure variano con la quota, mantenendo costante i rapporti fra loro; - si trascura la rigidezza torsionale e trasversale dei singoli setti. 196 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI In via definitiva, sommando i casi B, C e D, la determinazione complessiva delle reazioni nei setti è definita dalla somma delle relazioni (4.131), (4.136), (4.152) e (4.153): π ππ₯π π π π₯π = π ∑π ππ₯π π ππ₯π π β πΉπ₯ + π π ∑π (ππ₯π β π¦π2 + ππ¦π β π₯π2 ) π π π π¦π = ππ¦π π ∑π ππ¦π π · π¦π · ππ‘ (4.154) π β π πΉπ¦ + ππ¦π π π ∑π (ππ₯π β π¦π2 + ππ¦π β π₯π2 ) π · π₯π · ππ‘ (4.155) La prima componente delle relazioni (4.154) e (4.155) è di tipo traslatorio e fornita dai casi B e C, mentre la seconda componente è di tipo torcente e fornita dal caso D. Si può notare inoltre che la resistenza che un setto può offrire in direzione trasversale non viene tenuta in considerazione, in quanto la sua rigidezza è di molto inferiore rispetto a quella che può offrire un altro setto nella direzione ortogonale, che quindi assorbirà necessariamente più carico. 4.7.5 Rigidezza dei setti: ipotesi di calcolo L’ultimo parametro da definire prima della determinazione della reazione dei setti è la π rigidezza ππ . Per poterla determinare è necessario fare due ipotesi semplificative: - setti incastrati alla base; - setti con rigidezza costante con l’altezza. La prima ipotesi risulta essere di grande importanza: finora si è parlato del generico impalcato j-esimo, senza però discutere l’influenza che gli altri impalcati hanno sulla determinazione delle azioni. La seconda ipotesi introduce un’ulteriore semplificazione andando ad eliminare la dipendenza del momento d’inerzia del setto e della posizione del centro di taglio dalla quota π§π del piano. In generale si possono distinguere 3 casistiche corrispondenti a differenti modelli di calcolo della rigidezza: 1. Solai flessibili (rigidezza flessionali non infinita); 2. Solai rigidi flessionalmente 3. Quinte tozze 197 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Figura 4.86: Primo caso a solai flessibili. Nel caso di solai flessibili si ipotizza che la rigidezza flessionale dei solai sia trascurabile rispetto a quella dei setti verticali, i quali, considerati come mensole, risultano avere un incastro perfetto alla base. Nella realtà i setti non si comportano come mensole in quanto interagiscono con i piani a cui sono connessi, generando un momento positivo (sugli impalcati) a seguito della loro inflessione. Tuttavia negli edifici residenziali, dove la luce dei solai è in genere inferiore ai 6 m con uno spessore molto ridotto, questi momenti positivi sono trascurabili. Per questo motivo la rigidezza del solaio (spesso alleggerito) risulta essere di molto inferiore alla rigidezza del setto, per cui la schematizzazione a mensola è ragionevole. π π Con questa semplificazione gli spostamenti orizzontali π’π e π£π del setto i-esimo al piano jesimo risultano essere: π π§π3 π β π π₯π 3 β πΈπ β πΌπ¦π¦π (4.156) π π§π3 π β π π¦π 3 β πΈπ β πΌπ₯π₯π (4.157) π’π = π£π = dove: π’π π Spostamento orizzontale del setto i-esimo diretto lungo x al piano j-esimo; π π£π Spostamento orizzontale del setto i-esimo diretto lungo y al piano j-esimo; π§π Quota altimetrica del j-esimo piano; πΈπ Modulo elastico del calcestruzzo; πΌπ¦π¦π Momento d’inerzia rispetto all’asse y dell’i-esimo setto orientato lungo x; πΌπ₯π₯π Momento d’inerzia rispetto all’asse x dell’i-esimo setto orientato lungo y; π π π₯π π π π¦π Reazione dell’i-esimo setto orientato lungo x al piano j-esimo; Reazione dell’i-esimo setto orientato lungo y al piano j-esimo. Nelle relazioni (4.156) e (4.157) si possono ricavare dei termini riconducibili alla rigidezza dei setti: π ππ₯π = 198 3 β πΈπ β πΌπ¦π¦π π§π3 (4.158) 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI π ππ¦π = 3 β πΈπ β πΌπ₯π₯π π§π3 (4.159) Nel caso di solai rigidi si ipotizza che la rigidezza flessionale dei solai sia grande rispetto a quella dei setti, considerati invece snelli. È un caso che accade assai meno di frequente rispetto al primo, ma che si può trovare ad esempio negli edifici commerciali in cui sono presenti luci elevate (dell’ordine dei 12 m, che quindi necessitano di travi di altezza importante) e setti snelli, per esempio per la presenza di ampie superfici vetrate. In questo caso la deformata dei setti con carico orizzontale non viene ipotizzata a mensola come nel caso precedente, ma con un vincolo di incastro in corrispondenza di ogni solaio (Figura 4.87). All’applicazione della forza πΉπ ad un determinato piano j-esimo corrisponde uno spostamento π orizzontale βπ’ per ogni interpiano di altezza βπ§. Lo spostamento complessivo orizzontale π’π subito dal setto i-esimo al piano j-esimo di applicazione della forza vale: π π’π = π§π · π₯π’ π₯π§ (4.160) dove: π π’π Spostamento orizzontale del setto i-esimo diretto lungo x al piano j-esimo; π§π Quota del piano j-esimo; π₯π§ Altezza di interpiano; π₯π’ Spostamento orizzontale in corrispondenza di ciascun solaio. Figura 4.87: Esempio di struttura a solai rigidi e setti snelli. Considerando che: π₯π’ = π₯π§ 3 π · π π₯π 12 β πΈπ β πΌπ¦π¦π (4.161) Dalla (4.160) e (4.161) si ottiene: π π’π = π§π π₯π§ 3 π · · π π₯π π₯π§ 12 β πΈπ β πΌπ¦π¦π (4.162) Valutando le relazioni (4.140), (4.141), (4.161) e (4.162) si evince che la rigidezza del setto è espressa nel seguente modo: 199 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI π ππ₯π = π ππ¦π = 12 β πΈπ β πΌπ¦π¦π · π§π π₯π§ 2 (4.163) 12 β πΈπ β πΌπ₯π₯π · π§π π₯π§ 2 (4.164) L’ultimo caso riguarda le quinte tozze, dove la deformazione avviene prevalentemente a taglio e tipicamente presente negli edifici in muratura. Indicativamente si può definire tozzo un setto che presenta la seguente caratteristica: π > 0,5 π» (4.165) dove: π Lunghezza del setto; π» Altezza del setto. Lo spostamento orizzontale del setto i-esimo vale come segue: π π’π = πΎπ · π§π (4.166) dove: π π’π Spostamento orizzontale del setto i-esimo diretto lungo x al piano j-esimo; πΎπ Deformazione angolare alla base del setto; π§π Quota relativa al j-esimo piano. Figura 4.88: Esempio di struttura con quinte tozze (parete i al piano j). Si consideri che: πΎπ = ππ · ππ πΊ · π΄π dove: ππ Risultante del taglio nell’i-esimo setto alla quota di applicazione di πΉπ ; πΊ Modulo di rigidezza tangenziale; ππ Fattore di taglio; π΄π Area della sezione del setto. Il modulo di rigidezza tangenziale è valutato secondo la seguente relazione: 200 (4.167) 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI πΊ= πΈπ ≅ 0.4 β πΈπ 2 β (1 + π) (4.168) dove: πΈπ Modulo elastico calcestruzzo; π Coefficiente di Poisson del calcestruzzo, assunto pari a 0.2. Perciò lo spostamento al piano j-esimo del setto i-esimo risulta: π π’π = ππ · ππ · π§π πΊ · π΄π (4.169) Tenendo conto di (4.140) (4.141) e (4.169) la rigidezza del setto risulta: π π ππ₯π = ππ¦π = πΊ · π΄π ππ · π§π (4.170) È importante ora fare delle considerazioni riguardo le due ipotesi esposte precedentemente, ovvero di incastro alla base dei setti e di rigidezza costante con l’altezza. Si consideri che se i setti sono perfettamente incastrati al piede e hanno rigidezza costante (πΌπ¦π¦π e πΌπ₯π₯π = cost) lungo z, la forza πΉπ si ripartisce interamente nel piano j, mentre gli altri impalcati risultano semplici distanziatori senza fornire alcun tipo di contributo. Figura 4.89: Schema relativo all’interazione tra i vari impalcati all’applicazione della forza πΉπ . Nella Figura 4.89 viene mostrato un esempio di setti connessi con impalcati sotto l’azione di una forza orizzontale πΉπ . Si può notare che nei tratti AB i due setti sottoposti a uguali π spostamenti π’π hanno stessa deformata, quindi anche i tratti BC rettilinei (con momento nullo, e quindi deformata lineare) hanno la stessa rotazione. Ciò implica che ad assorbire la forza è solo il piano j-esimo allineato con essa, mentre tutti gli altri piani funzionano da semplici distanziatori. Tuttavia nella realtà il terreno presenta una propria deformabilità, rendendo il vincolo alla base del setto cedevole. Il comportamento a mensola del setto sottoposto a forza orizzontale πΉπ avrà dunque una componente dello spostamento orizzontale dovuto alla deformazione dell’elemento e un’altra componente dovuta alla rotazione alla base per effetto del cedimento. 201 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Figura 4.90: Comportamento a mensola del setto con cedimento alla base. Lo spostamento orizzontale vale dunque: πππππ = π1π + ππ2 (4.171) dove: πππππ π1π ππ2 Spostamento totale orizzontale del setto i-esimo; Spostamento orizzontale per effetto del cedimento del terreno; Spostamento orizzontale per effetto della deformazione del setto. Le varie componenti valgono: ππ π π β π§ βπ§ = βπ§ πππ πππ π1π = ππ β π§ = ππ2 = π π β π§3 3 β πΈπ β πΌπ (4.172) (4.173) dove: ππ Angolo di rotazione del setto per effetto del cedimento; π§ Quota di applicazione della forza π π ; ππ Momento flettente generato alla base del setto per effetto della forza π π ; πππ Rigidezza del vincolo cedevole con rotazione ππ ; π π Reazione dell’i-esimo setto all’azione sismica; πΈπ Modulo elastico del calcestruzzo; πΌπ Momento d’inerzia del setto i-esimo. Per (4.171), (4.172) e (4.173) ne risulta: πππππ = π π β ( ππ = π π πππ ππ π§2 π§3 + ) πππ 3 β πΈπ β πΌπ = (4.174) 1 π§2 πππ + π§3 3 β πΈπ β πΌπ (4.175) Con un solo impalcato questa ulteriore cedevolezza non crea alcun problema. Viceversa, con più impalcati e setti con rigidezze/cedevolezze diverse, nasce una ridistribuzione differente delle forze sismiche. 202 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Infatti, dalla relazione (4.175) si evince che la rigidezza e, conseguentemente, la reazione del singolo setto i-esimo al piano j-esimo dipende dalla quota z. Ciò significa che le sollecitazioni al j-esimo impalcato non risultano più essere indipendenti dagli altri e la deformata ai vari piani dei setti non crescerà più in maniera costante, ma dipenderà dalla quota degli impalcati. Ciò implica inoltre che la forza πΉπ applicata al piano j-esimo andrà a caricare anche il piano j1 e j+1, invalidando le ipotesi fatte in precedenza riguardo il calcolo delle reazioni nei sistemi iperstatici. Di fatto, non si ha più ridistribuzione delle forze sismiche indipendente dal piano. Oltre all’importanza di avere un vincolo di incastro alla base dei setti senza cedimenti, è sostanziale che tutti i setti dell’impalcato considerato si deformino in modo costante e allo stesso modo. Se si considera la mensola semplice in Figura 4.91 caricata dalla forza F, la funzione π¦(π₯) che fornisce lo spostamento verticale è definita come segue: π¦(π₯) = ∫ [∫ π¦ ′′ (π₯) β ππ₯] β ππ₯ + πΆ1 β π₯ + πΆ2 (4.176) Figura 4.91: Deformazione a mensola dei setti sismo-resistenti. Analogamente, affinché i setti sollecitati da azione sismica si deformino nella stessa maniera, deve accadere che la funzione π(x) = y ′′ (x) sia uguale per tutti gli elementi. Imponendo questa condizione la rigidezza del setto non dipende più dalla quota z e la reazione che esercita all’impalcato j-esimo è indipendente dagli altri piani. Si può inoltre dimostrare che la deformata è identica anche con rigidezze differenti tra i setti. 203 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Figura 4.92: Esempio di diversa deformazione dei setti sotto azione sismica. Se invece non si avesse la stessa deformazione tra i due setti nascerebbero delle forze negli altri impalcati, come mostrato in Figura 4.92, che richiederebbero un’analisi tridimensionale (elementi finiti) più complessa e che non potrebbe più basarsi sul principio della sovrapposizione degli effetti. Facendo riferimento al primo caso di solai flessibili, di fatto la condizione più comune, e alla definizione della rigidezza dei setti, è possibile sviluppare ulteriormente le relazioni (4.117) e (4.118) relative alla definizione delle coordinate del centro di taglio. Con le ipotesi relative ai setti esposte precedentemente, ovvero di incastro alla base e rigidezza costante con l’altezza, si possono ottenere le seguenti nuove formulazioni tenendo conto anche delle relazioni (4.158) e (4.159): ππΆπ = ∑π πΌπ₯π₯π β π₯ππ ∑π πΌπ₯π₯π (4.177) ππΆπ = ∑π πΌπ¦π¦π β π¦ππ ∑π πΌπ¦π¦π (4.178) Si noti che la semplificazione del termine π§π è potuta avvenire assumendo che la quota del generico impalcato j-esimo dal piede di ciascun setto fosse la medesima. Inoltre, assumendo che la rigidezza dei setti sia costante con l’altezza, si può dimostrare dalle relazioni (4.177) e (4.178) che la posizione del centro di taglio rimane costante ai diversi piani. Ciò implica inoltre che la ripartizione della forza sismica è costante ai vari piani, mentre ciò che si modifica è la sola azione sismica. Alla luce delle relazioni (4.158) e (4.159), è possibile inoltre riscrivere le relazioni (4.154) e (4.155) riguardanti la determinazione delle reazioni dei setti in sistemi iperstatici: π π π₯π = π π π¦π = 4.7.6 204 πΌπ¦π¦π πΌπ¦π¦π π π β πΉπ₯ + · π¦π · ππ‘ ∑π πΌπ¦π¦π ∑π(πΌπ¦π¦π β π¦π2 + πΌπ₯π₯π β π₯π2 ) (4.179) πΌπ₯π₯π πΌπ₯π₯π π π β πΉπ¦ + · π₯π · ππ‘ ∑π πΌπ₯π₯π ∑π (πΌπ¦π¦π β π¦π2 + πΌπ₯π₯π β π₯π2 ) (4.180) Schema statico a trave 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI In un sistema sismo-resistente a setti, la presenza di pareti rigide consente di fare riferimento a schemi semplificati considerando l’impalcato come una trave vincolata ai setti (Figura 4.93). Così facendo si riduce un problema bidimensionale ad un problema monodimensionale, in cui i vincoli di appoggio risultano cedevoli in modo inversamente proporzionale alla rigidezza dei setti. Figura 4.93: Esempio di schematizzazione a trave di un impalcato. La schematizzazione a trave va effettuata in entrambe le direzioni, calcolandone taglio e momento flettente, e individuando la situazione più gravosa. L’azione sismica è schematizzata come un carico distribuito, che può essere più o meno costante a seconda della ripartizione dei carichi permanenti e variabili. Il contributo delle reazioni dei setti posti ortogonalmente alla componente del sisma considerato (R5y e R6y), atti al bilanciamento del momento torcente per effetto dell’eccentricità del centro di taglio e all’eccentricità accidentale, viene considerato nel caso monodimensionale come un momento distribuito agente su tutta la lunghezza dell’impalcato. Allo stesso modo, quando da normativa vigente si valutano le sollecitazioni sotto un’azione combinata di carico sismico nelle due direzioni secondo la relazione (4.32) (per cui πΈ = 1,00 β πΈπ₯ + 0,30 β πΈπ¦ + 0,30 β πΈπ§ ), l’effetto dovuto all’azione diretta parallelamente alla schematizzazione a trave viene valutata come momento distribuito. Nella determinazione delle reazioni dei setti mediante le equazioni (4.179) e (4.180) l’eccentricità accidentale ππππ deve essere considerata in aggiunta all’eccentricità reale solo nel π calcolo del momento torcente ππ‘ : π ππ‘ = πΉπ β (π + ππππ ) (4.181) 205 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI dove: π Momento torcente relativo al piano j-esimo; π Forza sismica agente al piano j-esimo; ππ‘ πΉ π ππππ Eccentricità reale del centro di taglio da centro di massa; Eccentricità accidentale. π Nel calcolo della seconda componente delle reazioni dei setti, dovuta all’effetto di ππ‘ , la distanza dal centro di taglio che compare al numeratore va invece valutata per la sola eccentricità reale. L’introduzione dell’eccentricità accidentale secondo le indicazioni della normativa può essere considerata come traslazione del centro delle masse rispetto al centro di taglio. In questo modo è come se al momento torcente reale, dovuto alla non corrispondenza del centro delle masse con il centro di taglio, si aggiungesse un momento torcente fittizio al fine di generare una sovrastima cautelativa dell’azione sollecitante nei setti. Figura 4.94: Esempio di sistema iperstatico a setti. π Una volta determinate le reazioni, la sovrastima di ππ‘ non rende tuttavia il sistema equilibrato. Va perciò considerato nell’equilibrio un momento torcente fittizio calcolato come: π∗ ππ‘ = πΉπ β ππππ (4.182) Considerando ad esempio l’impalcato mostrato in Figura 4.94 è possibile definire il centro di massa secondo le relazioni (4.110) e (4.111) e il centro di taglio secondo (4.177) e (4.178). Ipotizzando un’azione sismica distribuita ππ¦ è possibile determinare le reazioni nei setti secondo le relazioni (4.179) e (4.180). 206 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Figura 4.95: Impalcato soggetto ad azione sismica ππ¦ . Come già discusso precedentemente, l’inserimento dell’eccentricità accidentale necessita l’introduzione di un momento torcente fittizio, come espresso dalla relazione (4.182), per riequilibrare il sistema. Passando poi allo schema monodimensionale a trave (Figura 4.96), oltre alle reazioni dei setti diretti parallelamente all’azione sismica e al carico ππ¦ , è necessario introdurre un momento distribuito che tenga conto delle reazioni dei setti perpendicolari π π∗ all’azione simica e che equilibrano il momento torcente ππ‘ e quello fittizio ππ‘ . Figura 4.96: Sistema autoequilibrato a trave dell’impalcato. In particolare si avrà, per il caso considerato, la seguente relazione: π ππ¦ = π₯ πΉπ¦ β ππππ ∑π π π₯π β π¦π − πΏπ₯ πΏπ₯ (4.183) dove: ππ¦ Momento distribuito per azione sismica diretta lungo y; π πΉπ¦ Risultante dell’azione sismica lungo y dell’impalcato j-esimo; π₯ ππππ π Eccentricità accidentale lungo x per l’azione sismica πΉπ¦ ; πΏπ₯ Dimensione dell’impalcato lungo x; π π₯π Reazione dei setti perpendicolari alla direzione dell’azione simica πΉπ¦ ; π¦π Distanza del baricentro dell’i-esimo setto diretto lungo x dal centro di taglio. π 207 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Analogamente, se l’impalcato fosse sollecitato dall’azione sismica ππ₯ , lo schema a trave sarebbe da considerare nella direzione y e il momento distribuito da applicare sarebbe: π ππ₯ = π¦ πΉπ₯ β ππππ ∑π π π¦π β π₯π − πΏπ¦ πΏπ¦ (4.184) dove: ππ₯ Momento distribuito per azione sismica diretta lungo x; π πΉπ₯ π¦ ππππ Risultante dell’azione sismica lungo x dell’impalcato j-esimo; π Eccentricità accidentale lungo y per l’azione sismica πΉπ₯ ; πΏπ¦ Dimensione dell’impalcato lungo y; π π¦π Reazione dei setti perpendicolari alla direzione dell’azione simica πΉπ₯ ; π₯π Distanza del baricentro dell’i-esimo setto diretto lungo y dal centro di taglio. π Andando successivamente a valutare le combinazioni di carico che determinano la condizione di maggior sollecitazione per l’impalcato, secondo la relazione (4.32), nel medesimo sistema autoequilibrato a trave si deve tener conto di una percentuale di azione sismica diretta perpendicolarmente all’azione principale, come da Figura 4.97. Figura 4.97: Combinazione sismica su un impalcato con πΈπ¦ + 30% πΈπ₯ . Il contributo fornito dall’azione sismica ππ₯ sullo schema a trave illustrato in Figura 4.97 è fornito da un nuovo momento distribuito che tiene conto sia dell’eccentricità del centro di taglio, reale e accidentale, sia delle reazioni nei setti lungo x per effetto di ππ₯ : π π′ = π¦ πΉπ₯ β (π π¦ + ππππ ) ∑π π π₯π β π¦π + πΏπ₯ πΏπ₯ (4.185) Sommando il caso con 100% Ey e quello con 30% Ex si avrà dunque una sovrapposizione degli effetti del momento distribuito ππ¦ e π′ . Similmente se si considerasse una combinazione 100%Ex + 30% Ey il valore del momento distribuito π′ sarebbe espresso nella seguente maniera: π π′ = 208 π₯ πΉπ¦ β (π π₯ + ππππ ) ∑π π π¦π β π₯π + πΏπ¦ πΏπ¦ (4.186) 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Individuata la combinazione di carico più gravosa e valutate le azioni in gioco nel sistema autoequilibrato a trave, si possono determinare i relativi diagrammi di momento flettente e taglio. L’assorbimento di questo genere di sollecitazioni e la loro trasmissione ai setti sismoresistenti spetta ad altri elementi molto importanti del sistema, ovvero i diaframmi di piano. Figura 4.98: Esempio di digrammi di taglio e momento flettente per un impalcato soggetto ad azione sismica. 4.8 Progettazione dei diaframmi di piano Il diaframma di piano rappresenta quell’elemento strutturale che in ogni impalcato ha il compito di trasferire le forze di piano ai setti sismo-resistenti, in grado di assorbire sollecitazioni di taglio e momento flettente attraverso specifici elementi. L’organizzazione del diaframma di piano avviene effettuando una suddivisione dei compiti. Come mostrato in Figura 4.99 si ipotizza di schematizzare la generica sezione del diaframma di piano in correnti agli estremi collegati da un pannello caratterizzato da un’anima sottile. Ai correnti si ipotizza di affidare il momento flettente, mentre al pannello si ipotizza di affidare il taglio. Queste ipotesi sono supportate dall’analisi di una sezione ideale a doppia “T”, la quale rappresenta con buona approssimazione il comportamento del diaframma di piano. Andando ad analizzare il diagramma degli sforzi di taglio (Figura 4.100) si può notare come essi si sviluppino principalmente nella zona centrale e abbiano un valore del tutto trascurabile alle estremità. 209 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Figura 4.99: Schematizzazione del diaframma di piano come costituita da correnti e anima sottile. Figura 4.100: Taglio e momento flettente di una sezione ideale a doppia T. Per quanto riguarda invece il momento flettente si può notare che il diagramma degli sforzi a farfalla presenti i valori massimi in corrispondenza delle estremità. Ciò implica che, in virtù della maggior distanza dall’asse neutro, i correnti sono gli elementi che assorbono maggiormente questo tipo di sollecitazione e trascurare la resistenza a flessione del pannello, così come a taglio dei correnti, risulta essere un’approssimazione del tutto accettabile. Oltre a correnti e pannello d’anima, altri elementi fondamentali all’organizzazione simica dell’impalcato sono i ripartitori. Mentre i correnti sono posizionati ortogonalmente alla direzione del sisma, i ripartitori sono disposti parallelamente e hanno il compito di trasferire il flusso di sforzi distribuito lungo l’anima in reazione concentrata nei setti sismo-resistenti. La predisposizione di questi elementi all’interno della struttura non significa introdurre necessariamente dei nuovi elementi all’interno dell’impalcato: il lavoro di ripartitori e correnti sono molte volte assolti da travi di bordo e cordoli opportunamente armati, mentre quello di anima viene solitamente assolto dalla sottile cappa di 4/5 cm di calcestruzzo armato al di sopra delle pignatte, anche in questo caso opportunamente armata con rete elettrosaldata. 210 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI 4.8.1 Progettazione dei correnti Come già introdotto in precedenza, i correnti sono quegli elementi del diaframma di piano che hanno il compito di assorbire il momento flettente generato da un’azione sismica sull’impalcato. Figura 4.101: Individuazione dei correnti all’interno del diagramma di piano. Considerando l’azione sismica diretta lungo x o y lo sviluppo dei correnti avviene perpendicolarmente ad essa, contrastando il momento sollecitante mediante una coppia di forze che sollecitano assialmente i correnti. Il valore del momento flettente utilizzato per la determinazione della coppia di forze è il valore massimo ottenuto dal diagramma dei momenti relativo alla schematizzazione a trave dell’impalcato, considerando la combinazione di carico più gravosa. La valutazione della forza assiale agente nei correnti avviene come segue: πΉπ = ππππ₯ π§ (4.187) dove: πΉπ ππππ₯ π§ Forza assiale all’interno del corrente che può essere alternativamente di trazione e compressione; Momento massimo sollecitante dell’impalcato nella condizione di carico più gravosa; Braccio della coppia di forze πΉπ corrispondente alla distanza assiale tra i due correnti. Mentre nel corrente compresso è il calcestruzzo a resistere all’azione assiale, nel corrente teso è necessario calcolare l’area di armatura. Poiché il compito di corrente è assunto da un elemento già armato a flessione, l’armatura calcolata è da considerarsi come aggiuntiva a quella già presente e va posizionata in maniera baricentrica all’interno della sezione in modo da non variarne la percentuale compromettendo la duttilità della trave (Figura 4.102). L’armatura aggiuntiva da inserire e da estendere in maniera continua su tutta la lunghezza vale: π₯π΄π π = πΉπ πππ£π πΉπ = πΉπ ππ¦π (4.188) dove: 211 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI π₯π΄π π Armatura aggiuntiva per il corrente teso; πΉπ Azione assiale di trazione nel corrente; ππ¦π Valore di progetto dello snervamento dell’acciaio. Figura 4.102: Esempio di posizionamento dell’armatura π₯π΄π all’interno del cordolo, in corrispondenza del baricentro. Poiché il sisma nella realtà agisce nelle due direzioni, i correnti sono alternativamente prima tesi poi compressi, per cui è necessario predisporre la medesima armatura in entrambi gli elementi. 4.8.2 Progettazione del pannello d’anima Il pannello d’anima è quell’elemento che, a differenza dei correnti, assolve il compito di assorbire il taglio. Il valore di taglio utilizzato per il dimensionamento di questo elemento è il valore massimo ottenuto dal diagramma del taglio relativo alla schematizzazione a trave dell’impalcato, considerando sempre la combinazione di carico più gravosa. All’interno della generica sezione del pannello non si considera lo sforzo di taglio massimo, ma quello medio, definito come: ππ = ππππ₯ π§·π‘ (4.189) dove: ππ ππππ₯ π‘ Sforzo tangenziale medio nella sezione maggiormente sollecitata a taglio; Taglio massimo sollecitante dell’impalcato nella condizione di carico più gravosa; Spessore del pannello d’anima. Figura 4.103: Diagramma degli sforzi tangenziali all’interno della sezione generica dell’impalcato. Valutando il diagramma rappresentato in Figura 4.103 è possibile osservare che il considerare lo sforzo d taglio medio anziché quello massimo non comporta un sostanziale cambiamento 212 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI nella valutazione delle sollecitazioni (trattasi di trave alta in condizioni ultime, per cui l’andamento uniforme è ragionevole). Una grandezza che è utile introdurre per l’elemento in questione è il flusso degli sforzi tangenziali. È una grandezza che deriva direttamente dagli sforzi taglianti presenti nella sezione d’anima moltiplicando per lo spessore π‘, come espresso dalla seguente relazione: ππ = ππ β π‘ = ππππ₯ π§ (4.190) dove: ππ Flusso di sforzi tangenziali medio; Poiché il valore del taglio varia a seconda della sezione considerata, in linea teorica anche il flusso ππ dovrebbe variare. Tuttavia per semplicità si assume in ogni sezione il taglio massimo, in modo da avere un valore del flusso costante, oltre che all’interno della sezione stessa, anche in tutte le sezioni del pannello d’anima. Come mostrato in Figura 4.104 il pannello è sollecitato a puro taglio e questo implica che, come mostrato dal piano di Mohr in Figura 4.105, si hanno isostatiche di trazione e compressione inclinate a 45° perpendicolari tra loro. L’equilibrio del pannello è garantito dai flussi di sforzi che si generano tra il pannello e correnti e ripartitori; risulta perciò importante garantirne il corretto trasferimento mediante un’apposita armatura. Analizzando il semplice pannello e le sollecitazioni agenti si possono individuare i puntoni compressi di calcestruzzo inclinati che necessitano di un’armatura per contenerne la spinta. Figura 4.104: Andamento del flusso degli sforzi tangenziali nel pannello d’anima. Figura 4.105: Stato di sollecitazione dell’infinitesimo elemento del pannello d’anima nel piano di Mohr. 213 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Figura 4.106: Puntoni compressi e armatura tesa del pannello d’anima. La prima fessurazione avviene con il raggiungimento della resistenza massima a trazione da parte dello sforzo principale di trazione, ovvero: πππ‘ = ππΌπΌ (4.191) Analizzando il puntone compresso con il tirante verticale mostrato in Figura 4.107 si ottengono le seguenti relazioni di equilibrio orizzontale e verticale: ππ2 · π₯π₯ − πππ · πππ 45° = 0 (4.192) πΉπ π£ − πππ · π ππ 45° = 0 (4.193) dove: ππ2 Flusso di sforzi tangenziali medio tra pannello e correnti; π₯π₯ Passo dei ferri d’armatura verticali; πππ Azione assiale nel corrente compresso di calcestruzzo inclinato; πΉπ π£ Forza di trazione in ogni ferro d’armatura verticale con passo Δπ₯. Il tiro del ferro verticale risulta perciò essere: πΉπ π£ = ππ2 · π₯π₯ (4.194) Allo stesso modo analizzando l’equilibrio orizzontale e verticale del puntone compresso con il tirante orizzontale si ottiene: πΉπ π − πππ · πππ 45° = 0 (4.195) ππ1 · π₯π¦ − πππ · π ππ 45° = 0 (4.196) dove: ππ1 Flusso di sforzi tangenziali medio tra pannello e ripartitori; π₯π¦ Passo dei ferri d’armatura orizzontali; πΉπ π Forza di trazione in ogni ferro d’armatura orizzontale con passo Δπ¦. Il tiro del ferro orizzontale risulta perciò essere: πΉπ π = ππ1 · π₯π¦ 214 (4.197) 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Figura 4.107: Equilibrio del puntone compresso con i tiranti verticale e orizzontale. L’area di armatura verticale e orizzontale risultano: π΄π π£ = ππ2 · π₯π₯ ππ¦π (4.198) π΄π π = ππ1 · π₯π¦ ππ¦π (4.199) dove: π΄π π£ Area di armatura verticale nel tratto π₯π₯; π΄π π Area di armatura orizzontale nel tratto π₯π¦; ππ¦π Tensione di snervamento di progetto dell’acciaio pari a 391,3 MPa. Si noti che il calcolo dell’armatura viene effettuato utilizzando ππ¦d e non ππ ,πππ₯,ππ , in quanto la progettazione sismica che si sta effettuando rientra nello stato limite di salvaguardia della vita, quindi stato limite ultimo. Nel caso in cui si ipotizzi: ππ1 = ππ2 (4.200) π₯π₯ = π₯π¦ (4.201) Si ottiene che l’armatura verticale e orizzontale sono le medesime con il medesimo passo: πΉπ π£ = πΉπ π (4.202) In generale si tenga conto che l’azione assiale all’interno del puntone di calcestruzzo compresso viene considerata costante, ipotizzando che non vi sia nessun tipo di interazione tra armatura e puntone se non sul contorno. 215 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI Figura 4.108: Meccanismo di attivazione dei puntoni e tiranti all’interno di un pannello d’anima sollecitato al contorno da flusso costante. L’attivazione del meccanismo puntone-tirante avviene al superamento del valore di resistenza massima a trazione del calcestruzzo πππ‘ , il quale, per equilibrio, necessita di una forza verticale offerta dall’armatura per contrastare la spinta. Il tiro nel ferro verticale e orizzontale che equilibrano un puntone attivano a loro volta altri puntoni e altri ferri d’armatura. L’inclinazione a 45° dei puntoni è giustificata dall’ipotesi che il pannello, caratterizzato da due dimensioni geometriche paragonabili, sia sollecitato solo a taglio e questo in linea teorica dovrebbe implicare un posizionamento dell’armatura perpendicolare allo sviluppo delle fessure. Tuttavia per praticità, come accade per le staffe all’interno di una trave, normalmente si utilizza una rete elettrosaldata con ferri verticali e orizzontali con uguale passo Δy e Δπ₯. Figura 4.109: Trasferimento degli sforzi dal pannello d’anima al ripartitore e infine al setto. 4.8.3 216 Progettazione dei ripartitori (lesene) 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI L’ultimo elemento caratterizzante il diaframma di piano è il ripartitore. Questo elemento risulta essere fondamentale per il funzionamento di tutto il sistema in quanto è responsabile della trasmissione del flusso di taglio dell’anima ai setti sismo-resistenti (Figura 4.109). È un compito generalmente assolto da travi di bordo, cordoli o da elementi appositamente realizzati con questo scopo. Raccogliendo il flusso degli sforzi tangenziali provenienti dal pannello d’anima, il ripartitore viene caricato progressivamente da un’azione assiale, di trazione o compressione, che poi va ad essere concentrata nel setto sismo-resistente (Figura 4.110). Figura 4.110: Andamento dell’azione assiale nel ripartitore. L’azione assiale nel ripartitore, ad andamento lineare, ha un valore massimo che, considerando lo schema in Figura 4.110, vale: ππππ₯ = ππ · (πΏπ¦ − π»1 ) dove: ππππ₯ (4.203) Azione massima assiale agente nel ripartitore; ππ Flusso degli sforzi tangenziali medio agente tra pannello d’anima e ripartitore; πΏπ¦ Misura geometrica del pannello/ripartitore su cui si sviluppa ππ ; π»1 Sviluppo in pianta del setto S1 su cui si innesta il ripartitore. Sul setto S1 nella lunghezza π»1 si sviluppa un flusso di sforzi tangenziali ππ1 tale per cui: ππ1 · π»1 = ππ · πΏπ¦ (4.204) π π1 = ππ1 · π»1 (4.205) π π1 = ππππ₯ (4.206) Mentre il flusso ππ si sviluppa su una lunghezza πΏπ¦ , il flusso ππ1 si sviluppa su una lunghezza più ridotta π»1 e ciò implica necessariamente che ππ1 sia maggiore di ππ . Come nel corrente, anche per il ripartitore è necessario calcolare l’armatura integrativa atta all’assorbimento dell’azione assiale. Se anche in questo caso l’elemento viene sollecitato a flessione dai carichi verticali, è importante posizionare l’armatura in maniera baricentrica 217 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI all’interno della sezione per non comprometterne la duttilità, altrimenti è possibile disporla in maniera distribuita. Il calcolo viene effettuato mediante la seguente relazione: π₯π΄π π = ππππ₯ ππ¦π (4.207) dove: π₯π΄π π Armatura aggiuntiva per il ripartitore; ππππ₯ Azione assiale massima nel ripartitore; ππ¦π 4.8.4 Valore a snervamento dell’acciaio di progetto. Duttilità dei diaframmi di piano La duttilità è un fattore molto importante quando si tratta di strutture in zona sismica, perché garantisce la dissipazione dell’energia trasmessa per effetto del terremoto. Tuttavia nei sistemi sismo-resistenti a setti non si affidano capacità dissipative ai diaframmi di piano, ma è comunque buona norma che questo elemento abbia un certo grado di duttilità e che quindi il collasso avvenga sempre per acciaio snervato ovvero lato calcestruzzo compresso con barre ben oltre il limite di snervamento. Analizzando l’equilibrio del nodo di una estremità del puntone compresso del pannello d’anima si può osservare come esso sia soggetto nel tratto Δπ₯ a 3 azioni differenti, vale a dire il flusso ππ2 , il tiro della barra d’armatura πΉπ π£ e l’azione πππ (Figura 4.111). Gli equilibri verticale e orizzontale forniscono le seguenti relazioni: πππ · πππ 45° = ππ2 · π₯π₯ { πππ · π ππ 45° = ππ¦π β π΄π π£ (4.208) Da cui: ππ2 · π₯π₯ = ππ¦π β π΄π π£ (4.209) Figura 4.111: Nodo di estremità di un puntone con relativa armatura di equilibrio. Ipotizzando una distribuzione degli sforzi a compressione costanti all’interno del puntone si può ottenere che: πππ = ππ · π₯π₯ · π‘ · πππ 45° = ππ · π₯π₯ · π‘ · dove: 218 √2 2 (4.210) 4. ORGANIZZAZIONE DELL’EDIFICIO PER CARICHI ORIZZONTALI ππ Sforzo di compressione all’interno del puntone di calcestruzzo; π‘ Spessore del pannello d’anima. Considerando la seconda relazione in (4.208) e la precedente (4.210) si ottiene: ππ¦π β π΄π π£ √2 2 = ππ · π₯π₯ · π‘ · √2 2 (4.211) Da cui: ππ = 2 β ππ¦π β π΄π π£ π₯π₯ · π‘ (4.212) Considerando gli stati limite ultimi, al fine di evitare fragilità del pannello è opportuno che σc sia inferiore al valore di progetto πππ normalmente assunto, perciò: 2 β ππ¦π β π΄π π£ < π β πππ π₯π₯ · π‘ (4.213) dove: πππ ν Valore di resistenza a compressione di progetto del calcestruzzo agli stati limite ultimi; Coefficiente di efficienza ben dettagliato nel Capitolo 5. Vedendo la stessa relazione in un’altra forma si ottiene: ∗ π΄π π£ 1 πππ < β π₯π₯ · π‘ 2 ππ¦π (4.214) dove: ∗ πππ Valore di resistenza a compressione di progetto ridotto del calcestruzzo nel pannello d’anima agli stati limite ultimi e pari a π β πππ , con π < 1 ; La relazione (4.214) risulta essere la condizione di duttilità del pannello d’anima, dove il primo membro rappresenta una sorta di percentuale d’armatura d’anima (πΜ π ) all’interno dell’area di competenza (percentuale d’armatura d’anima), mentre il secondo il rapporto tra la resistenza di progetto del calcestruzzo ridotta del coefficiente di influenza e la resistenza dell’acciaio. 219