LE VACANZE CURIOSE Il termine vacanza deriva dal verbo latino “vacare” che significa “essere vuoto”, cioè essere “libero da occupazioni”, ma anche “stare in ozio”. A questo punto vedo tutti i nostri amici pigroni ridere soddisfatti, e devo precisare che per gli antichi Romani l’ozio non era il… non far niente: significava invece occuparsi di tutte le cose piacevoli al di fuori del lavoro: la lettura, le relazioni sociali, i viaggi, il pensare, lo stare insieme, il divertirsi… Anche divertimento deriva dal latino “divertire”, cioè “volgere in un’altra direzione” il nostro pensiero, affaticato dalla scuola. Divertimento è svago, passatempo, ricreazione. A proposito, svago deriva anch’esso dal latino “exvagare”, che significa “andar fuori da…”: uscire dalla noia e trovare un’attività che distrae. Fra le occupazioni più belle dell’estate c’è il turismo, strettamente legato all’idea di villeggiatura e vacanza. Deriva dal francese “tour” (giro) e dall’inglese “tourist” (colui che fa un giro). Andiamo in giro quest’estate, con occhi curiosi, mente curiosa, orecchie curiose. Lasciati i libri di scuola, ci aspettano il grande libro della natura, quello dell’arte, quello della vita che non sono stampati su carta ma vivi intorno a noi… Bisogna saperli leggere questi libri per non fare come Pasquale, detto Pacco Postale, perché viaggia sempre ad occhi chiusi accanto alle realtà più belle ma non se ne accorge: lui ha i suoi giornalini, le sue figurine, i suoi giochi elettronici… e non bada ad altro, passa indifferentemente accanto ad una cascata, on vede i colori del tramonto, non sente l’odore del prato… Non fate nemmeno come Renata la Sbadata che non si organizza, perde sempre tutto… (e perde anche il tempo per cercarlo), non sa mai cosa fare… e così finisce col trascorrere tre mesi a non far niente. Tre mesi sono lunghi. A fare bene i conti, sono 100 giorni, 2.400 ore, 144.000 minuti per giocare, leggere, cantare, fare amicizia, vedere il mondo, conoscere e curiosare. Gastone il dormiglione invece dorme fino alle 10, sonnecchia fino alle 12, ciondola qua e là nel pomeriggio senza combinare niente, e si sveglia… quando è ora di andare a letto. I tre verbi del vacanziere curioso: 1- OSSERVARE Quante volte vediamo un manifesto ma non ci facciamo caso, guardiamo la tv ma pensiamo ad altro. Osservare è qualcosa di più che guardare o vedere: è avere occhi pronti e mente sveglia per cogliere l’insieme di un bel panorama o di un monumento o di un’attività umana, e insieme notare i particolari più interessanti sui quali poi soffermarsi. Ecco, per osservare bene bisogna sapersi fermare: corriamo per tutti i mesi di scuola, abbiamo orari e compiti da fare, in estate invece possiamo fermarci e guardare con attenzione. La natura ha manifestazioni grandiose (albe e tramonti, tempeste e venticelli, alte montagne, fiumi scroscianti, distese marine…) e occorre saper notare con gioioso stupore (il giro di petali di un fiore, il disegno di una foglia, le venature di un sasso…). Anche fra le opere dell’uomo, quante meraviglie da osservare! Ci sono monumenti famosi, ma anche piccoli capolavori quasi ignorati, chiesette di campagna, torri e castelli, viuzze e angoli di paesini pittoreschi… Certo, per osservare ci vuole un metodo. Per esempio, guardare prima bene l’insieme (di un oggetto, di un monumento, di un paesaggio) e poi cogliere uno dei particolari: non saltare dall’insieme ai dettagli in continuazione. Non accontentarsi solo della vista (che ha già un bel da fare per cogliere movimenti e colori), ma toccare quello che è consentito, sentire con il tatto la forma di una conchiglia, fare caso ai rumori e alle voci, annusare gli odori… Tutti i sensi devono essere in movimento. 2- CAPIRE La semplice osservazione non è sufficiente, se non cerchiamo di capire le cose che vediamo, i gesti e i pensieri della gente che incontriamo, il perché un paesaggio ha quei colori o un monumento ha quella forma e quello stile architettonico. Il trovare nomi, luoghi, persone e modi di parlare o di mangiare diversi da quelli ai quali siamo abituati non ci deve dar fastidio. Anzi, dev’essere una scoperta piena di gioia. Le vacanze in campagna devono farci capire la vita di un contadino, quella al mare la vita di un marinaio o del ragazzo del bar vicino, quelle in montagna la soddisfazione di una scalata. Questo vuol dire accettare tutti alla pari, non darsi arie da “cittadini” o da “villeggianti”, e essere disposti a cambiare un po’ noi stessi e le nostre abitudini. Per capire bisogna andare a fondo nelle conoscenze e nei problemi. Bisogna essere curiosi: con delicatezza, con discrezione, bisogna saper fare domande e farne molte. Intervistare la gente, farla parlare del proprio lavoro o del proprio paese ci farà scoprire molte cose. Anche i libri ci fanno capire, con le loro storie, le cose più importanti: i sentimenti dei personaggi, il pensiero dell’autore, i paesi e le epoche lontani, la grande avventura degli uomini. 3- IMPARARE Che verbo antipatico, in vacanza! Ma che modo simpatico è quello di imparare non sui libri di scuola ma dalla vita, dalle cose, dagli uomini! Conoscere un brano di storia da un monumento, uno sforzo dell’uomo da un paesaggio modificato (pensate a una diga, alle terrazze della Liguria, ad una galleria), un’antica leggenda di un castello misterioso… imparare il nome dei fiori, le abitudini degli insetti, il rumore delle onde. La vacanza è tempo sprecato se non ci alscia un po’ più ricchi nell’intelligenza, nella fantasia, nei sentimenti, nelle esperienze diverse. Per questo può essere utile tenere un “diario delle vacanze” con l’annotazione dei luoghi dove siamo stati, delle cose belle viste, dei giochi fatti, degli amici incontrati, e con i documenti allegati (il biglietto d’ingresso al museo, una cartolina illustrata…) Allora siete pronti a partire per le vostre VACANZE CURIOSE? Non dimenticate il rispetto per l’Altro, per l’ambiente, per chi e per ciò che vi circonda! Testi: Domenico Volpi Disegni: Sforza Boselli