DOSSIER SOCIETÀ ETICA CIVILE Il 21 e 22 marzo Padova ospiterà il Forum «Per una etica civile», organizzato dalla Fondazione Lanza, realtà che dal 1988 si propone di indagare il delicato dibattito fede-cultura, con particolare attenzione alla riflessione etica. Su queste pagine anticipiamo alcuni dei temi che verranno affrontati nella due giorni. Per un nuovo civismo di L o r e n z o B i a g i * D * Segretario Generale della Fondazione Lanza MESSAGGERO 40 | DI SANT ’ANTONIO marzo 2013 a qualche tempo si aggira nei luoghi della vita pubblica una figura inquietante: il cittadino brutto e cattivo, che ce l’ha col mondo ed è insofferente verso ogni regola. Pretende e rivendica. Non gli interessa come stanno le altre persone. Non si preoccupa delle conseguenze sugli individui e sulla vita comune dei suoi comportamenti incivili. Pretende che i suoi appetiti diventino diritto. Il nostro Paese non solo non sta bene economicamente, ma anche civilmente sembra aver perso la rotta per una buona e fiduciosa convivenza. La Fondazione Lanza (assieme alla Pastorale sociale della diocesi di Padova), ha riflettuto su questo dato: là dove ci sono un clima sociale incivile e una società ripiegata su se stessa, rivendicativa e rancorosa, con obiettivi di piccola portata, divisa e diffidente; là dove la società è un insieme sconclusionato di elementi individuali, senza coesione, di soggettività esasperate e senza scopo tenute insieme da connessioni deboli; là dove la sfiducia nell’altro diventa fatto ordinario e «normale» (due italiani su tre si dichiarano d’accordo con l’affermazione che «è meglio guardarsi dagli altri, perché potrebbero approfittare della nostra buona fede»), è chiaro che il legame sociale progressivamente si deteriora e si afferma un clima incivile da guerra di tutti contro tutti. La «solidarietà umana», la «solidarietà civile» – quella mano, cioè, che si dovrebbe dare per puro spirito di appartenenza alla nostra comune umanità – si è come ritirata. Avvertiamo che forse ora non troveremmo una mano pronta e solidale a tirarci fuori dal buco nero della deriva. Gli anziani non si fidano più dei giovani: li sentono inaffidabili e rapiti da interessi futili e da valori ora superficiali, ora cinici. I giovani vedono negli anziani un ostacolo, un peso, qualcuno che sta rubando loro il IMAGES.COM / CORBIS futuro. Ed è brutto vivere così, tanto per gli uni che per gli altri. In questo clima concreto, siamo pronti a puntare il dito verso i difetti delle istituzioni, della politica e dei partiti in primis, dello Stato, dei servizi e così via. Vi è sicuramente un sentimento vero che corrisponde ai fatti. Ma vi è anche altro, che è bene cominciare a chiamare con il suo nome. Non sono solo i difetti del sistema a contare ma anche i nostri. C’è un «individualismo amorale e incivile», a volte decisamente cinico ed egoistico, decisivo per il clima complessivo di imbarbarimento e illegalità. Come reagire a tale situazione? Rigenerando la nostra coscienza civile. Cominciando con il rivitalizzare la qualità delle relazioni e dei comportamenti: nel lavoro, nella società, nelle istituzioni, nel tempo libero. Il civile, il senso civico, l’etica civica, infatti, altro non sono che l’insieme di quelle convinzioni di base che guidano i nostri comportamenti e il nostro linguaggio nella quotidianità, fat- ta di relazioni e di condivisione di spazi pubblici. Il civile è quell’ambito molto concreto e ordinario delle nostre vite che prende corpo quando diventiamo attori di una cittadinanza responsabile, quando ci muoviamo nelle relazioni con rispetto e reciprocità, quando svolgiamo la professione con competenza e onestà, quando ci prendiamo cura delle cose che di fatto abbiamo in comune. Per contro tutti stiamo male e diventiamo perfino rabbiosi quando queste «cose che abbiamo in comune» non funzionano come dovrebbero. E noi sappiamo che il malfunzionamento non dipende solo dalle «strutture» o dalla «politica», ma anche da una carenza e da un impoverimento della «coscienza civile» e del «senso civico» dei singoli. È da questa grammatica elementare di valori civili che oggi dobbiamo iniziare a lavorare, con un’opera lenta, paziente, profonda, molecolare. Una «conversione» che parte da noi stessi, e che per questo è la sola credibile e capace di contagiare chi ci sta intorno. MESSAGGERO marzo 2013 DI SANT ’ANTONIO | 41 SOCIETÀ CIVILE. GIUSEPPE DE RITA DOSSIER SOCIETÀ ETICA CIVILE Tornare a desiderare, è questa la virtù civile a cura di G e r m a n o B e r t i n Nessuna etica eterodiretta, tesa a rieducare i cittadini a comportamenti virtuosi, innescherà un nuovo ciclo di sviluppo civile e sociale. G iuseppe De Rita, sociologo e fondatore della prima struttura di ricerca privata in Italia, il Censis, di cui è tuttora presidente, è un uomo che da cinquant’anni racconta l’Italia, e sempre con intuizioni geniali. Egli è convinto che non solo appare sempre più chiaro che abbiamo bisogno di «ritrovare buone ragioni per il “vivere-assieme”» (cfr. Documento. «Per una rinnovata etica civi- ZOOM Parola del Concilio «Dal carattere sociale dell’uomo appare evidente come il perfezionamento della persona umana e lo sviluppo della stessa società siano tra loro interdipendenti. Infatti, la persona umana, che di natura sua ha assolutamente bisogno d’una vita sociale, è e deve essere principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali. Poiché la vita sociale non è qualcosa di esterno all’uomo, l’uomo cresce in tutte le sue capacità e può rispondere alla sua vocazione attraverso i rapporti con gli altri, la reciprocità dei servizi e il dialogo con i fratelli (…). Dall’interdipendenza sempre più stretta e piano piano estesa al mondo intero deriva che il bene comune – cioè l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente – oggi vieppiù diventa universale, investendo diritti e doveri che riguardano l’intero genere umano. Pertanto ogni gruppo deve tener conto dei bisogni e delle legittime aspirazioni degli altri gruppi, anzi del bene comune dell’intera famiglia umana. (…) Per raggiungere tale scopo bisogna lavorare al rinnovamento della mentalità e intraprendere profondi mutamenti della società. Lo Spirito di Dio, che con mirabile provvidenza dirige il corso dei tempi e rinnova la faccia della terra, è presente a questa evoluzione». Costituzione Conciliare Gaudium et Spes n. 25-26 MESSAGGERO 42 | DI SANT ’ANTONIO marzo 2013 le», Fondazione Lanza, Padova 2013), ma che, soprattutto, dobbiamo capire che «tornare a desiderare è la virtù civile necessaria per riattivare la dinamica di una società troppo appagata e appiattita». «I più importanti valori che oggi accomunano gli italiani – si legge nella sintesi di presentazione di una ricerca del Censis su “I valori degli italiani” (realizzata nel 2011) – sono il senso della famiglia (65 per cento dei cittadini), il gusto per la qualità della vita (25 per cento), la tradizione religiosa (21 per cento) e l’amore per il bello (20 per cento). (…) La spinta individualista ha liberato enormi energie, ha favorito la crescita di un sistema produttivo fatto di centinaia di migliaia di imprese e ha sostenuto la vitalità di un mercato capace di esprimere sempre nuove domande. Oggi quello sviluppo sembra progressivamente rallentare, la moltiplicazione dei soggetti ha portato a uno sfarinamento delle capacità decisionali nelle questioni di interesse collettivo e l’autonomia dei comportamenti è sfociata in forme di disagio antropologico. Per il futuro, i valori che faranno l’Italia e gli italiani sembrano poggiare sempre meno sulla rivendicazione dell’autonomia personale e sempre più sulla riscoperta dell’altro, sulla relazione e la responsabilità. Sono valori che in questa fase fanno emergere scintille di speranza che vanno però alimentate e potenziate, affinché possano diventare un nuovo motore di crescita socio-economica e civile del Paese» (www.censis.it). Ma «nessuna pedagogia calata dall’alto – ci ricorda ancora la ricerca del Censis – potrà fare i nuovi italiani: nessuna etica eterodiretta, tesa a rieducare i cittadini a comportamenti virtuosi, innescherà un nuovo ciclo di sviluppo civile e sociale». ETICA CIVILE E AMBIENTE. L’INTERVISTA L’uomo protagonista, nel rispetto del Creato IMAGEZOO / CORBIS L’APPROFONDIMENTO Dal percorso di riflessione interdisciplinare avviato dalla Fondazione Lanza sui temi dell’etica civile, è nata la proposta che innerva questo testo piccolo e denso. Fondazione Lanza (a cura), ETICA CIVILE. Una proposta Edizioni Messaggero Padova Guardandoci attorno non è difficile riconoscere la fragilità e la precarietà di cui soffre l’ambiente e comprendere che ciò spesso è dovuto a precisi comportamenti umani. Su questo tema abbiamo riflettuto con Matteo Mascia, coordinatore del Progetto etica e politiche ambientali della Fondazione Lanza. Msa. Professor Mascia, perché la questione ambientale esige una riflessione che promuova una nuova etica civile? Mascia. Oggi i livelli di inquinamento e di degrado di alcune risorse ambientali primarie (l’aria, l’acqua, il suolo, la biodiversità…) hanno assunto una dimensione così rilevante da impattare negativamente sulle stesse condizioni di vita dei singoli e delle comunità presenti e future. In questa prospettiva, il riconoscimento di principi e valori, ma anche l’adozione di pratiche e di stili di vita su cui fondare una buona convivenza tra le persone, non può prescindere da un ripensamento del rapporto uomoambiente. Ma la tutela del bene della persona non potrebbe entrare in conflitto con la promozione del bene comune? La questione ambientale, prima ancora che problema tecnico, è questione culturale ed etica. Essa, oltre a interrogare i valori di fondo che come singoli e come collettività poniamo alla base del nostro agire, domanda quanta responsabilità siamo disposti ad assumerci per consentire a tutte le persone che vivono e che vivranno sul pianeta un’esistenza dignitosa. Proprio per questo la ricerca stessa del bene comune esige un atteggiamento diverso nei confronti della natura. Bene comune e beni comuni naturali, intesi come l’insieme delle risorse ambientali e dei servizi che gli ecosistemi forniscono al genere umano, sono tra loro strettamente interconnessi e interdipendenti. Dunque l’atteggiamento verso l’ambiente determina il livello di civiltà di una comunità? Oggi una società, per essere civile, deve ridurre drasticamente la propria impronta sulla natura. In primo luogo occorre intervenire sugli sprechi e sui consumi inutili a livello alimentare, di suolo ed energetico. Un contributo importante può e deve venire dalla ricerca e dall’innovazione tecnologica. Ma sono necessari anche sostanziali cambiamenti nell’organizzazione istituzionale e socioeconomica, come nei comportamenti di singoli e comunità. Si pensi, per esempio, all’inquinamento dell’aria collegato all’uso dell’auto e, in generale, al trasporto su gomma. Nonostante un forte miglioramento tecnologico, a livello europeo si continua a registrare un aumento dell’inquinamento atmosferico locale/globale causato da un ancora elevato numero di auto in circolazione e dall’aumento del totale dei chilometri percorsi con l’auto. Vi sono esperienze positive e buone pratiche che vanno in questa direzione? Le buone pratiche non mancano, sia in termini di scelte politiche e imprenditoriali, sia a livello di azioni individuali e collettive. La necessità di ridurre il consumo dei beni comuni naturali spinge verso percorsi e modalità di rigenerazione sociale, economica, ambientale e culturale che contribuiscono a ritessere le ragioni della convivenza. IMAGES.COM / CORBIS Sono numerose le esperienze di Comuni virtuosi e delle Agende21 locali che ricercano il coinvolgimento dei cittadini nella gestione dei beni ambientali: rifiuti, energia, mobilità. Non mancano le imprese che hanno scelto percorsi di responsabilità sociale e ambientale, i gruppi di acquisto solidale (GAS), che favoriscono scelte di consumo e stili di vita più sostenibili e filiere di solidarietà tra consumatori e produttori. Sono iniziative che accrescono il capitale sociale, la fiducia e la collaborazione tra le persone, la corresponsabilità e il senso di appartenenza alla comunità. a cura di Germano Bertin MESSAGGERO marzo 2013 DI SANT ’ANTONIO | 43 SOCIETÀ CIVILE. MAURO MAGATTI DOSSIER SOCIETÀ ETICA CIVILE Significato e ril etica della soci a cura di G e r m a n o B e r t i n Per una nuova convivialità servono coscienze formate sulle tematiche sociali e politiche, tenendo conto dell’etica e dell’etica civile. «L a crisi è sempre anche momento di interrogazione e occasione di ripensamento, che consente uno sguardo rinnovato sulle realtà che essa mette a rischio. Essa consente, in particolare, di riscoprire la civitas come realtà ricca di senso, nel tessuto relazionale da cui sorge come nelle forme istituzionali che essa assume» (cfr. Documento. «Per una rinnovata etica civile», Fondazione Lanza, Padova 2013). Mauro Magatti, preside della facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica del Sacro cuore di Milano, ha definito il nostro un tempo di capitalismo tecno-nichilista: «Si tratta – egli spiega – del modello che si è imposto dagli anni Novanta e che sta alla base della grande crisi internazionale in atto. Da una parte, si tende ad avere un at- teggiamento fideistico nelle macchine, come se la tecnica potesse risolvere di per sé i problemi e non fosse semplicemente a servizio dell’uo- ZOOM Dalla «Lettera a Diogneto» (V, 1-10; VI, 10) «I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. MESSAGGERO 44 | DI SANT ’ANTONIO marzo 2013 Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. (…). Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare». mo. Dall’altra, tutto diventa opinabile e tutte le opinioni si trovano sullo stesso piano, così diventa impossibile confrontarsi, sviluppare progetti o relazioni: solo la macchina rimane oggettiva». A chi si interroga su quale sia lo stato di salute della società civile, Magatti risponde che «oggi la crisi nazionale e internazionale ha fiaccato le energie del corpo sociale, che certamente sente l’onere del debito». Cercando di analizzare come l’etica civile sia sentita nell’Italia di oggi, Mauro Magatti argomenta che «l’identità nazionale italiana è una sintesi di nazionale e locale, elemento fortissimo nella nostra società. Quando il radicamento locale è stato valorizzato all’interno di un pro- ETICA CIVILE E BIOETICA. L’INTERVISTA Quando la propria vita dipende da tutti IMAGES.COM / CORBIS getto di ampio respiro, volto al futuro, è emersa tutta la ricchezza italiana, e con essa l’etica civile. Il secondo dopoguerra, quando la dinamicità delle forze sociali ha permesso un balzo fortissimo sul piano economico, ne è un esempio». Da ciò appare urgente la formazione delle coscienze sulle tematiche sociali e politiche: ma non sarà possibile se non si tiene conto dell’etica e dell’etica civile. Occorre che tutti insieme ci si impegni a progettare una nuova convivialità, dove la persona stia effettivamente al centro di ogni relazione e attività. Questo permetterà di realizzare una civitas abitabile, dove le diversità realizzano una nuova convivenza sociale. La vita e la salute sono beni che la pratica medica si cura di tutelare e di garantire per ogni essere umano e per la stessa civica. Ne parliamo con Fabrizio Turoldo, coordinatore del Progetto etica e medicina della Fondazione Lanza. Msa. Professor Turoldo, che cosa ha a che fare la «bioetica» con l’«etica civile»? Turoldo. Anche se il medico e il suo paziente si relazionano in privato, entro un ambulatorio, in realtà le risorse da loro utilizzate provengono dalla collettività e anche il quadro etico e giuridico in cui si collocano i loro atti riguarda la più ampia comunità civile. Il rapporto tra medico e paziente è asimmetrico: uno dei due poli della relazione è più fragile. Il paziente, infatti, si trova in una situazione di bisogno e di disagio e non possiede le conoscenze che ha invece il medico. Per questo esiste un codice deontologico per i medici e sono state fissate, nel tempo, specifiche normative finalizzate a prevenire abusi e a garantire che la pratica medica si prenda cura veramente del bene del paziente. Volendo riflettere su quale sia la relazione tra bioetica ed etica civile, direi che la bioetica si preoccupa di individuare i principi fondamentali e i valori condivisi su cui fondare determinate regole comuni finalizzate a tutelare il paziente, affinché esse non vengano percepite, specie dalle varie minoranze, come strumento di sopraffazione etica. La medicina, dunque, preoccupandosi del bene del singolo paziente, si interroga continuamente su quale sia davvero il bene del paziente in generale e, soprattutto, su quali siano gli abusi che possono penalizzare sia il singolo paziente sia la collettività. Che cosa significa perseguire con responsabilità la salute delle singole persone, salvaguardando contemporaneamente il benessere e il più ampio interesse della collettività? Significa fare esattamente quanto i nostri padri costituenti ci hanno indicato nell’articolo 32 della Costituzione. Esso, infatti, coniuga sapientemente una concezione di salute «come interesse della collettività» (primo comma) con il principio che nessuno può essere sottoposto a cure mediche contro la propria volontà (secondo comma). Qui si evita la logica individualista, secondo cui ciascuno può fare della propria vita quello che vuole, e si afferma, per contro, una prospettiva personalista e solidaristica, secondo cui la salute di ciascuno è funzionale al bene di tutti e tutti sono quindi chiamati a prendersi cura di chi è in difficoltà. Al contempo, l’articolo 32 esorta a vigilare perché la solidarietà non si trasformi in sopraffazione o coercizione, nemmeno a fin di bene. Quali esperienze positive, già oggi presenti nella pratica medica e nell’organizzazione sanitaria, contribuiscono alla promozione di un’etica civile condivisa? Sono molte, ma, senza voler far torto ad alcuno, cito solo le tante iniziative che coinvolgono il mondo del volontariato nel reperimento di risorse indispensabili alla pratica della medicina, a partire da quelle economiche fino alla ricerca di donatori di sangue, di organi e tessuti. Penso poi alle molte iniziative mirate ad aprire le Case di cura verso l’esterno, consentendo maggiori relazioni tra i malati e il loro contesto familiare e amicale, iniziative che ottengono di accrescere anche una più consapevole presa di coscienza della società civile rispetto alle problematiche relative al dolore, alla malattia, alla sofferenza e alla morte. Tutto questo, secondo me, ha un valore enorme per promuovere una matura etica civile. a cura di Germano Bertin IMAGES.COM / CORBIS MESSAGGERO marzo 2013 DI SANT ’ANTONIO | 45 SOCIETÀ CIVILE: PER CAPIRE MEGLIO DOSSIER SOCIETÀ ETICA CIVILE In una società urlata di S i m o n e M o r a n d i n i * Lavorare per il bene comune costruendo, attraverso il dialogo, relazioni positive, delle quali aver cura con senso di responsabilità. È questa l’etica civile che potrà aiutarci a superare il clima sociale del tutti contro tutti nel quale viviamo. C he cos’è la società civile? E che cosa vuol dire abitare in una società civile? Il tema è stato ampiamente meditato, fin dal pensiero classico e da quello rinascimentale, per giungere alla modernità e ai nostri giorni. Ampia è pure la riflessione cristiana: dai primi Padri alla grande Scolastica e alla Riforma, fino alla Dottrina sociale della Chiesa. Purtroppo, però, la rappresentazione prevalente in questi anni nel nostro Paese ha come rimosso tanta ricchezza, ripiegandosi su orizzonti ben più modesti. È un clima che risente della cultura mediatica degli ultimi decenni, tutta conflittuale, in cui conta alzare la voce, più degli altri, per imporre le proprie istan- ze e soprattutto se stessi. Più che la comunicazione, si vive la competizione: gli altri sono antagonisti, avversari. Questo è ancor più vero nello spazio politico, spesso ridotto a scenario per scontri senza esclusione di colpi – non solo verbali – in cui si investono ingenti risorse per la conquista del potere, per poi utilizzarlo per trarne vantaggi per sé, per i propri amici, per il proprio gruppo (e gli scandali degli ultimi mesi ne danno testimonianza). Tale prassi – tutta conflittuale, quasi militare – ha però conseguenze devastanti per il tessuto di una società sempre più caratterizzata dal pluralismo. Demonizzazione dell’alterità e frammentazione convergono in una visione in cui c’è spa- zio solo per interessi particolari, senza alcuna attenzione per ciò che è comune. I beni ambientali, la cultura, persino la stessa qualità sociale: tutto diviene strumento di lotta o risorsa di cui impadronirsi. II FORUM NAZIONALE DI ETICA APPLICATA Per una Etica Civile Padova, 21-22 marzo 2013 Centro Culturale Altinate / San Gaetano via Altinate, 71 PROGRAMMA Giovedì 21 marzo 2013 * Coordinatore Progetto «Etica, Filosofia e Teologia» Fondazione Lanza MESSAGGERO 46 | DI SANT Ore 16.00 - 19.00 O Introduzione: LORENZO BIAGI, Segretario Generale, Fondazione Lanza O Etica Civile: Scenari ARRIGO MIGLIO, Vescovo di Cagliari, Presidente Comitato Settimane Sociali della Cei; LAURA BOELLA, Università di Milano; GIUSEPPE DE RITA, Censis, Roma Coordina: GIUSEPPE QUARANTA, «Messaggero di sant’Antonio» ’ANTONIO marzo 2013 Ore 21.00 - 22.30 Sessione pubblica aperta a tutti O Tra etica e Politica - Dialogo civile in memoria di Luigi Mariani Relazione: ENRICO BERTI, Università di Padova Interventi: FLAVIO ZANONATO, Sindaco di Padova; FRANCESCO GNESOTTO, Prorettore Vicario Università di Padova; ANGELO FERRO, Comitato scientifico Fondazione Lanza Coordina: MARCO CAGOL, Presidente Fondazione Lanza Venerdì 22 marzo 2013 Ore 09.30 - 13.00 O Etica Civile: Esperienze Presentazione, da parte dei coordinatori dei tre progetti della Fondazione Lanza, dei lavori dei rispettivi gruppi, discussi, anche criticamente, da esperti del settore – Etica, Filosofia e Teologia: SIMONE MORANDINI Discussants: GIACOMO COCCOLINI, Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna; SERGIO BASTIANEL, Facoltà Teologia Italia Meridionale S. Luigi, Napoli – Etica e Politiche Ambientali: MATTEO MASCIA Discussants: GIORGIO OSTI, Università di Trieste; LUCA BASILE, Università di Bologna – Etica e Medicina: FABRIZIO TUROLDO Discussants: ITALO DE SANDRE, Università di Padova; ADRIANO BOMPIANI, Presidente onorario del Comitato Nazionale di Bioetica sappiano tenere insieme la convivenza sociale; che possiamo disegnare (e progettare, ricercare, sperare) un orizzonte davvero altro rispetto alla società conflittuale, che consenta un’effettiva comunicazione tra diversi. I LIBRI Parole chiave STEPHANIE CARTER / IMAGEZOO / CORBIS Per un’alternativa Quando – quasi tre anni fa – la Fondazione Lanza ha iniziato a riflettere su tale situazione, è apparsa evidente la necessità di una prospettiva diversa, Coordina: SARA MELCHIORI, giornalista Ore 14.30 - 17.30 O Etica Civile: Dimensioni, Compiti e Sfide MARC AUGÉ, antropologo francese; ANTONIO AUTIERO, Università di Münster, Comitato scientifico della Fondazione Lanza; MAURO MAGATTI, Università Cattolica di Milano Coordina: LORENZO BIAGI Info e iscrizioni: Fondazione Lanza Via Dante, 55 - 35139 Padova tel/fax 049 8756788 [email protected] www.fondazionelanza.it davvero sostenibile. Una prospettiva in cui il confronto tra diversi orientamenti ideali potesse realizzarsi in forme alte e intense, ma anche rispettose; in cui la comunicazione fosse dialogo costruttivo e non mero conflitto. L’immagine che ci ha guidato è stata quella della città, luogo di convivenza solidale, di incontro tra diversi, di condivisione per la presa di decisioni comuni. La città evidenzia la necessità di una consolidata rete di legami e di rapporti per vivere la complessa diversità che la abita e ciò è vero anche su scala più ampia. Mantenere tali relazioni esige, però, da tutti coloro che ne sono parte un impegno per comportamenti di mutuo rispetto, così come la continua ricerca di intese nel dialogo. L’etica civile è, appunto, l’espressione articolata di tale intuizione etica, come alternativa a una comprensione disgregante del sociale e del politico. Essa ricorda che – al di là del necessario confronto tra posizioni diverse – occorrono parole e significati che Al centro delle interazioni sociali sarà allora la grande parola del bene comune, richiamo a tutte quelle condizioni necessarie a una vita buona assieme, a partire da una rigorosa legalità. Certo, differenti potranno essere le priorità nel definirne il profilo, ma essenziale a tal fine sarà l’attivazione di un dialogo autentico tra i diversi soggetti sociali. La pluralità degli orientamenti ideali (e religiosi e sociali…) non sarà allora fonte di disgregazione, ma ricchezza, da valorizzare e coltivare in un positivo confronto. La realtà sociale non apparirà come un’arena conflittuale, ma come un denso insieme di relazioni, che contribuiscono a renderci le persone che siamo. Prendersene cura sarà fondamentale per l’azione mirante a una convivenza vitale, in una realtà culturalmente significativa: la responsabilità è la virtù civile alla base di tutto, su cui modulare le forme stesse del politico. La riflessione sull’etica civile mira, dunque, soprattutto a suscitare molte buone pratiche, per risanare la civitas che abitiamo. A tale prospettiva guarda il II Forum di Etica Applicata, promosso dalla Fondazione Lanza (Centro di Studi in Etica) per il 21-22 marzo. A Padova, in una città che ha una vocazione per la riflessione etica, ma anche ricca di buone pratiche in un vivace tessuto civile. Un appuntamento aperto, cui tutti sono invitati. Q Mauro Magatti, IL POTERE ISTITUENTE DELLA SOCIETÀ CIVILE Laterza, Roma-Bari 2005 Enzo Bianchi, INSIEME. La differenza cristiana-Per un’etica condivisa-L’altro siamo noi Einaudi, Torino 2010 Gregorio Arena, CITTADINI ATTIVI Laterza, Roma-Bari 2011 Luigino Bruni, Stefano Zamagni (a cura), DIZIONARIO DI ECONOMIA CIVILE Città Nuova, Roma 2009 MESSAGGERO marzo 2013 DI SANT ’ANTONIO | 47