RICHIAMI DI CHIMICA DELLA NOBILITAZIONE TESSILE (corso integrativo estivo con ex allieve CIAS, Como, luglio - settembre 2012) Scopo di questo breve corso integrativo è quello di riassumere le conoscenze di base che uno studente del corso di “tessitura” del Setificio dovrebbe possedere per poter seguire in maniera utile gli insegnamenti del quinto anno, in funzione di questo particolare percorso di passaggio fra le due scuole. caratteristiche di aspetto, di colore, di prestazioni di vario tipo che il cliente finale può richiedere. Per poter parlare di trattamenti chimici da compiere su fibre tessili, abbiamo innanzitutto fatto qualche richiamo chimico di base, su quelle idee fondamentali che tutti dovrebbero avere. Inclusi i In realtà non è possibile pensare di trattare tutti gli molti modi che si possono usare in chimica per argomenti in modo esauriente: abbiamo ridotto al rappresentare la realtà, con le cosiddette “formule” minimo la descrizione dei macchinari, eliminato e “nomenclature”. quasi del tutto la descrizione delle sostanze che Questi linguaggi particolari, fatti di nomi e di vengono utilizzate nella nobilitazione (cominciando simboli che possono apparire un po' bizzarri, ci dall'acqua), visto che tali argomenti possono essere aiutano - tra le altre cose - a ordinare e ripresi, nelle loro parti essenziali, durante il razionalizzare le conoscenze che, in caso contrario, prossimo anno scolastico. sarebbero solo un mucchio di nozioni da imparare Per facilitare lo scopo, ho anche mostrato i più o meno a memoria senza capirci nulla e senza programmi abitualmente svolti al terzo, al quarto e averne utilità. al quinto anno, per capire il peso relativo che essi hanno. Come esempio di conoscenze chimiche elementari, abbiamo pensato alla comunissima reazione acidoNelle lezioni svolte nel mese di luglio (da base, cioè la reazione in cui uno ione H+ (o, se completare con quelle di inizio settembre) abbiamo preferite chiamarlo, così un protone, o un nucleo di affrontato innanzitutto l'idea di “nobilitazione idrogeno), “passa” dalla nuvola di elettroni di una tessile”. Cosa si intende con questo termine? base a quella di un'altra base. Si tratta di una reazione semplicissima in cui si ha (per dirla con Supponiamo di pensare a tutte le operazioni che altre parole) la rottura di un legame covalente e la servono per trasformare un fiocco di lana o di formazione di un nuovo legame covalente. cotone, oppure fili di seta o di una fibra prodotta Così, abbiamo detto due parole anche sul concetto dall'uomo, in un manufatto finito come può essere di legame chimico e su che cosa intendiamo con il per esempio un capo di abbigliamento o il termine “covalente”. rivestimento di una poltrona. Prima di proseguire, abbiamo fatto un lavoro In questo percorso ci sono moltissime operazioni, estremamente utile per semplificarci le cose nel alcune delle quali hanno a che fare strettamente futuro: ripassare il sistema di unità di misura che con la preparazione “meccanica” dell'oggetto, e scienziati e tecnici hanno sviluppato nel corso degli comprendono per esempio la filatura, la tessitura, ultimi due secoli e che, nella versione attuale la confezione, ognuna di queste operazioni a sua (obbligatoria per legge in Italia dall'agosto 1982) si volta costituita da molte diverse azioni. chiama “Sistema Internazionale” o SI. Nient'altro che l'evoluzione completa e ordinata Poi ve ne sono altre che riguardano non gli aspetti dell'ormai antico “Sistema metrico decimale”. meccanici, ma quelli chimici della trasformazione: dai lavaggi, alla tintura, al candeggio, alla stampa e Perché questa precisazione? Perché in campo così via. Con un termine abbastanza moderno, cioè tessile noi continuiamo a pensare ad oggetti che entrato in uso negli ultimi decenni, tutte queste vanno dal “piuttosto piccolo” (come ad esempio lo operazioni vengono complessivamente chiamate “di spessore di un filato o di un tessuto) al “molto nobilitazione”. piccolo” delle singole fibre elementari, che qualche Sono quelle che permettono di ottenere non un volta facciamo un po' di fatica a riconoscere ad manufatto grezzo e rustico, per quanto magari occhio nudo, fino al “piccolissimo” degli atomi, e preparato con grande cura a telaio o nella delle molecole formate da atomi che costituiscono confezione, ma che al contrario abbia quelle tutti gli oggetti che ci interessano in questo settore. Il sistema internazionale, tra le altre cose, ha la caratteristica molto utile per noi di essere come una specie di “zoom” per passare ai vari livelli di ingrandimento degli oggetti che vediamo o che, magari, non riusciamo a vedere neanche con i microscopi ma possiamo immaginarci a livello ancor più piccolo. Gli strumenti matematici che ci rendono semplice questi passaggi, a differenza delle antiche “conversione tra unità di misura” dei sistemi del passato, sono quello dei prefissi e quello della notazione scientifica, per cui noi per esempio possiamo dire che 1 mm = 1·10-3 m, o che 1 m2 = 1·1012 µm2 ...eccetera, eccetera: il bello è che, imparato a fare uno di questi passaggi di equivalenza, li si è imparati tutti, sia che si tratti di eseguire una ricetta esprimendo una massa in grammi anziché in chilogrammi, sia che si debbano confrontare le dimensioni di un microbo a quelle di un pianeta! Guardando le classiche tabelle di classificazione delle fibre, ci siamo accorti che sia quelle naturali, sia quelle artificiali sia quelle sintetiche sono costituite da sostanze “organiche”. Questo aggettivo non c'entra assolutamente niente con la biologia o gli organismi viventi, anche se è da lì che proviene storicamente (ma è roba di un paio di secoli fa, quando la chimica era appena nata). Organico, nel linguaggio chimico moderno, vuol dire semplicemente che è costituito da molecole che contengono atomi di carbonio e idrogeno, e molto spesso alcuni atomi di pochi altri elementi, in particolare ossigeno, azoto, zolfo, cloro e poco più. Ci sono solo rarissime eccezioni di fibre “inorganiche” che siano ancora nell'uso (l'amianto, inorganica naturale, è vietato da decenni), ma nella nostra pratica le incontriamo raramente o quasi mai: parlo delle fibre di vetro, di ceramica, di metalli, in cui si trovano elementi diversi come il silicio, l'alluminio, molti metalli. La cosa interessante è che, per poter ottenere oggetti macroscopici (sia pure sottili come una fibra) che possano dar luogo a strutture “lunghe, sottili e flessibili”, il sistema migliore è quello di Una fibra, nel linguaggio tecnico, che è anche partire da molecole che siano a loro volta molto, quello usato delle leggi italiane ed europee del molto allungate, e che abbiano la capacità di settore tessile, può essere descritta un po' fissarsi abbastanza stabilmente alle molecole vicine grossolanamente come un oggetto “lungo, sottile e formando dei lunghissimi e sottili fasci. flessibile”, idoneo quindi ad essere trasformato in un intreccio. In questa definizione, attenzione, Molecole di questo tipo sono sicuramente delle rientrano benissimo i vimini o le fettucce di legno “macromolecole”, un termine generico che indica che si usano per fare i cesti, così come i capelli per semplicemente molecole formate da un numero una complessa acconciatura, o anche le corde che molto grande di atomi. usiamo per le reti. Normalmente, però, quando pensiamo alle fibre Non solo: di solito queste macromolecole devono tessili più comunemente in uso ci vengono in mente avere una struttura particolare, che in qualche oggetti il cui diametro è dell'ordine di qualche modo somigli a una lunghissima collana o catena, micrometro (dai 100 µm circa di un pelo, ai 20-40 in cui ogni singolo anello o perlina può essere µm delle lane più comuni, ai 10 µm e anche meno uguale a tutti gli altri o anche di tipo differente, delle singole bavelle di seta o delle microfibre purché la struttura che viene fuori abbia un suo artificiali e sintetiche), mentre la lunghezza è andamento ordinato. sempre molto, molto maggiore: una fibra di cotone, o un “fiocco cotoniero” ottenuto tecnicamente, ha Ogni singolo granello, ogni singolo anello della fibre lunghe intorno ai 2-4 cm, cioè un migliaio di catena viene chiamato monomero; la catena viene volte più del proprio spessore, mentre un filo chiamata polimero. “continuo” di seta o di una fibra prodotta dall'uomo può essere lungo centinaia o migliaia di metri (o Ci saranno dei polimeri fortemente lineari e senza anche più), e in questo caso il rapporto tra la gruppi laterali che sporgono dalla catena principale, lunghezza della fibra e il diametro assume valori più o meno come in un filo di perle; altri polimeri enormemente alti. che avranno invece pendagli di vario tipo che cadono fuori dalla catena principale. Queste Così siamo entrati nel discorso delle fibre, cercando differenze nella struttura si tramutano poi in di capire che cosa siano chimicamente: di cosa differenze nel comportamento del materiale che si sono fatte, come si comportano? può ottenere da questi polimeri. Il perché di queste precisazioni lo abbiamo visto subito quando abbiamo introdotto l'idea di fibra. A questo punto, abbiamo provato a rivedere la Abbiamo introdotto un concetto che viene tradizionale distinzione tra fibre naturali, artificiali e normalmente usato in chimica organica, cioè quello sintetiche. di gruppo funzionale. L'idea è che le sostanze organiche più semplici sono formate solo da atomi Quelle naturali sono materiali che si presentano già di carbonio e di idrogeno, cioè sono degli allo stato fibroso nel mondo animale o vegetale o, idrocarburi. L'atomo di carbonio è praticamente tutt'al più, possono essere ricavati con trattamenti sempre legato ad altri quattro atomi (si dice che abbastanza semplici e che non modificano la natura forma quattro legami), quello di idrogeno invece chimica della sostanza. forma solo un legame. Sostanze di questo tipo possono essere considerate prive di gruppi Quelle artificiali utilizzano i polimeri che funzionali. costituiscono sostanze naturali, come ad esempio la cellulosa del cotone, il lattice del caucciù o certi tipi Ogni altro raggruppamento di atomi, partendo dalla di proteine, ma solo dopo aver trasformato queste semplice presenza di due legami fra due atomi di materie polimeriche in qualche tipo di preparato carbonio vicini (quello che si dice un doppio che può essere filato facendolo passare attraverso legame) introduce nella molecola delle un estrusore; questo spesso comporta anche caratteristiche chimiche particolari, che fra l'altro qualche modificazione chimica del polimero di portano anche a un diverso comportamento partenza. meccanico del materiale ottenuto. Scherzando un po' sull'origine del nome, possiamo Quelle sintetiche, viceversa, vengono ottenute dire che un gruppo funzionale è un gruppo di atomi costruendo industrialmente lo scheletro del che fa “funzionare” la molecola in un modo polimero partendo dai singoli monomeri. particolare, diverso da quello di un idrocarburo Si sente spesso dire che queste fibre sono “ricavate semplice. da petrolio” ma è solo un modo grossolano di esprimersi, perché gli stessi monomeri possono I gruppi funzionali hanno (prevedibilmente) nomi essere in alcuni casi ottenuti più convenientemente particolari e danno specifiche caratteristiche dai distillati del petrolio, in altri da quelli del chimiche. Non ha senso discutere qui la cosa nel carbone, ma in molti altri casi possono essere a modo che viene seguito in un approfondito corso di loro volta sostanze biologiche prodotte da chimica organica. Ci siamo limitati ad elencare organismi viventi: la cosa importante non è l'origine alcuni gruppi funzionali molto importanti nella del monomero, ma il fatto che venga assemblato chimica dei polimeri che costituiscono le fibre. con tecniche chimiche per costituire un polimero. Gli atomi diversi da carbonio e idrogeno vengono Sino a qualche decennio fa, la presentazione dei chiamati eteroatomi, che vuol dire nient'altro che... diversi tipi di fibre partiva dell'ordine cronologico di atomi diversi. Quelli di azoto formano normalmente scoperta: prima quelle naturali, e fra queste tre legami, quelli di ossigeno due, quelli di cloro o cominciando dalle lane e dei peli; poi le artificiali, di bromo uno solo. infine le sintetiche. Un gruppo -OH si chiama ossidrile e caratterizza Usando l'approccio della moderna scienza dei per esempio gli alcoli. materiali, è molto più semplice seguire esattamente Un gruppo -COOH è un carbossile e i composti che l'ordine opposto, perché le fibre sintetiche, lo contengono sono acidi carbossilici. progettate a tavolino dall'uomo come si può Un gruppo -NH2 o - NHR (R indica “un pezzettino di progettare una costruzione, un pezzo meccanico (o idrocarburo”, cioè un carbonio legato solo a atomi un tessuto jacquard!) sono chimicamente e di idrogeno) si chiama gruppo amminico e il strutturalmente molto più semplici, mentre le fibre composto è una ammina. da bulbo pilifero sono tra gli oggetti più complessi Se in un carbossile togliamo l'H finale e lo che esistano in natura. sostituiamo con un R, abbiamo ottenuto un -COOR: è un gruppo estereo e il composto si chiama estere. Questo è proprio l'ordine che abbiamo usato Allo stesso modo, possiamo immaginare di togliere durante le lezioni, confidando sul fatto che, tutto da un carbossile l'OH e sostituirlo con una ammina: sommato, la vostra preparazione precedente vi ha abbiamo -CONH2 o -CONHR, i gruppi ammidici già dato una discreta idea dei materiali proteici che presenti nelle ammidi. costituiscono i capelli, la pelle o le unghie. Se un -CO- (carbonile) si trova infine a cavallo tra un -OR e un -NHR, il gruppo è uretanico e il composto sarà un uretano. In queste pagine non ho usato i disegni che normalmente usiamo per rappresentare le formule di struttura di una molecola, cioè delle rappresentazioni in cui si indicano tutti gli atomi nella esatta sequenza geometrica in cui si trovano. Durante le lezioni, per comodità, abbiamo usato dei software di rappresentazione grafica che sono poi gli stessi con cui ho realizzato quelle semplicissime presentazioni o dispense che vi ho mostrato e che potete, per esempio, scaricare dal mio sito www.kemia.it o che trovate su qualsiasi libro o opuscolo anche a carattere introduttivo... è ovvio che le formule di struttura si possono tranquillamente rappresentare anche disegnando a mano libera senza bisogno di software particolari. Torniamo alle nostre fibre e ai polimeri che le costituiscono. Parlando di quelle sintetiche, abbiamo osservato che esistono polimeri con la catena principale formata solo da atomi di carbonio; sono centinaia di polimeri diversi, tra i quali solo alcuni sono però adatti ad ottenere fibre, e queste fibre hanno di solito usi piuttosto limitati nel settore tessile per abbigliamento e arredamento, mentre sono assai più usati per i cosiddetti tessili tecnici che si impiegano in altri settori industriali. der Waals) esiste fra qualunque tipo di molecole, ma è di solito estremamente debole e richiede che le molecole si “sdraino” perfettamente una sopra l'altra per dare qualche effetto importante. È il solo legame presente fra le molecole degli idrocarburi. Quando in un gruppo funzionale sono presenti atomi di ossigeno, azoto eccetera, all'interno della molecola si formano dei piccoli sbilanciamenti di carica elettrica, perché gli elettroni di legame non stanno esattamente a metà fra i due atomi (come fra i due atomi di carbonio di un idrocarburo). Sono così possibili dei legami dipolari, che hanno una intensità molto più forte. Se poi a un atomo di azoto o di ossigeno è legato un atomo di idrogeno, quest'ultimo può mettersi a ponte puntando verso un altro atomo di ossigeno o azoto ed attirandolo; questo è un legame intermolecolare molto intenso che viene chiamato legame (o ponte) a idrogeno. È grazie a questi legami, per esempio, che le piccolissime molecole di acqua sono fissate fra di loro in modo talmente forte da far sì che l'acqua resti allo stato liquido sino a una temperatura sorprendentemente alta come i 100 °C che rappresentano il punto di ebollizione dell'acqua a pressione atmosferica normale. Se in una molecola sono presenti gruppi funzionali capaci di dare legami dipolari, la sostanza formata da quella molecola tenderà, per esempio, ad assorbire facilmente altre sostanze che contengono gruppi simili. Se sono presenti gruppi capaci di dare legami a idrogeno, allora la sostanza tenderà ad assorbire facilmente l'acqua. Molto più importanti per le fibre tessili sono dei polimeri in cui la catena comprende dei gruppi funzionali esterei, ammidici o uretanici: le fibre ottenute saranno quindi poliesteri, poliammidi o poliuretani. Abbiamo esaminato le strutture dei più comuni polimeri di questo genere usati per formare fibre di comune impiego. Questo è anche il meccanismo che permette a un solvente (inclusa l'acqua) di sciogliere Ogni singola, lunghissima catena polimerica ha completamente le molecole di un polimero, qualche capacità di fissarsi ad altre catene dando portandolo in soluzione: in questo caso, le molecole luogo a composti solidi, spesso molto resistenti. del solvente formano una specie di cuscino, di È chiaro che il “legame” che unisce queste catene imbottitura tutto intorno alla molecola del polimero non è di tipo covalente (quello che nelle strutture separando una molecola dalle altre. indichiamo con un segmento o “stecchino”), sennò avremmo la formazione di nuove molecole. Più spesso, l'altra sostanza (il solvente) non riuscirà Si tratta di “legami intermolecolari”, cioè capaci di a disgregare completamente la struttura polimerica, fissare tra loro molecole che mantengono la loro ma solo a intrufolarsi, dentro nelle zone meno struttura originaria. strettamente legate (amorfe), modificando un po' le proprietà meccaniche della fibra: è quello che Possiamo distinguere tre tipi principali di legami succede il più delle volte quando andiamo a trattare intermolecolari presenti nelle fibre. chimicamente una fibra durante i processi di mobilitazione. Il legame dato dalle cosiddette forze di London (spesso erroneamente indicate come forze di van Anche la tintura, che verrà spiegata al quinto anno, utilizza normalmente meccanismi chimici di questo tipo. Torniamo ancora ai modi di produzione delle fibre preparate dall'uomo, e questo vale sia per quelle artificiali sia per quelle sintetiche: il trucco fondamentale è quello di trasformare un materiale solido in qualcosa di liquido, che possa essere fatto passare attraverso la filiera di un estrusore, come il beccuccio di una siringa o una specie di microscopico “schiacciapatate”. La massa fluida a questo punto può essere trasformata in sottili filetti, che possono poi solidificare formando una fibra. Abbiamo osservato come ci siano almeno tre modi fondamentali di ottenere questo risultato. Il più semplice è quello di fondere un polimero aumentando la sua temperatura, e poi facendolo rapprendere per raffreddamento soffiandoci sopra aria fredda, come un filo di cera. In alcuni casi, la fibra può essere completamente solubile in un certo solvente organico, e il filetto si rapprende e solidifica allontanando il sovente con un getto di aria calda che lo fa evaporare. Un modo chimicamente un po' più complesso permette invece di sciogliere la fibra in un solvente e poi far rapprendere i filamenti facendoli passare attraverso un altro solvente incompatibile. interromperebbe in corrispondenza dell'“oggetto estraneo”. Ma questo non basta ancora per ottenere delle fibre utilizzabili in pratica. Durante ogni processo di filatura, le lunghissime catene di polimero, che richiamano degli spaghetti arrotolati a casaccio in una pentola d'acqua, tendono un po' a distendersi lungo la direzione del filamento che si sta formando, ma non sono ancora sufficientemente appoggiate in modo regolare le urne alle altre per sviluppare completamente i legami che possono formarsi. Tutti i processi di filatura richiedono una fase di stiro, in cui i filamenti ancora parzialmente plastici, deformabili, vengono allungati moltissimo (evidentemente si assottigliano sempre di più). Con quest'operazione, realizziamo qualcosa che equivale a “pettinare” tutte le molecole formando un fascio compatto. Date queste informazioni chimiche e strutturali di base, si rinvia alle dispense già citate o a qualsiasi testo del settore per i dettagli chimici e fisici sia dei principali polimeri sintetici, sia di quelli ottenuti artificialmente partendo da polimeri naturali come la cellulosa (lo straordinario materiale che costituisce i tessuti vegetali), sia infine delle fibre naturali, anche di quelle di struttura estremamente complessa: come dicevamo, i peli e le lane. Per ulteriori dettagli, possiamo guardare le solite dispense. In tutti i casi, la massa fluida non deve contenere né bollicine d'aria, né granellini solidi che abbiano dimensioni confrontabili a quelle del filamento che vogliamo ottenere, se no evidentemente questo si L'ultima parte di questo breve corso consiste in una semplicissima descrizione degli apparecchi che vengono utilizzati per la nobilitazione, e anche qui si rinvia alle solite fonti di documentazione.