DOMENICA 21 SETTEMBRE 2014 Cima TRAPPOLA m. 1870 - Lessinia Bella escursione dalla foresta di Giazza fin sulle creste del crinale dei pascoli della Lessinia raggiungendo la cima Trappola, la più alta dell’altopiano, con un stupendo panorama dal monte Baldo alle cime dell’Adamello-Brenta e il vicino gruppo del Carega. Punto di partenza e di arrivo: Ponte di Revolto m. 1906 – Quota massima: cima Trappola m. 1870 - Dislivello: m. 800 c.a. – Tempi di marcia: ore 5,10 – Difficoltà: E, il percorso è in parte su sentieri, mulattiere o carrarecce ed in parte libero – Pranzo: a sacco. Con le auto, oltrepassata Giazza saliamo per la strada asfaltata che porta al rifugio Revolto, arrivati al Ponte di Revolto m. 1906, che attraversa l’omonimo torrente, parcheggiamo subito dopo il ponte nell’ampio slargo a sinistra. Ora a piedi saliamo con la strada fino al Rifugio Boschetto, m. 1151, ore 0,10, si attraversa la sovrastante strada di accesso al rif. Revolto per seguire, a sinistra, il sentiero, CAI 288, stretto e ben marcato che sale nel bosco di conifere e faggi. La salita si fa a tratti forte prima di superare il versante sinistro idrografico del vajo che scende in corrispondenza del ponte sulla strada di Revolto. Dopo aver attraversato il vajo la pendenza si attenua e con una serie di piccoli tornanti si esce dal bosco nella radura del Baito Mandrielo, m. 1380, ore 0,50-1,00. Ci concediamo una piccola sosta per ammirare il panorama, sulla valle e sulla catena del Carega, prima di affrontare l’altra parte del sentiero che, prima in direzione nord e poi verso ovest sale ad innestarsi sul sentiero n. 287 a circa quota 1600, ore 0,50-1,50. Siamo proprio sotto alla “Bella Lasta”, un grande liscione di roccia ove c’erano delle impronte di dinosauri carnivori risalenti a circa 190 milioni di anni fa, scoperte all’inizio degli anni ‘90 del xx sec., ora asportate ed esposte al museo di Verona. Baito Mandriello. La Bella Lasta, cima Trappola e cima Plische Giriamo a sinistra e saliamo al vicino Passo Malera, m. 1722, ore 0,15-2,05. Lo stretto incavo del passo è dominato da numerosi resti di trincee, postazioni e camminamenti della Grande Guerra. Il nostro sguardo spazia su tutta la Lessinia fino al Baldo, passando dalla pianura con gli Appennini che occhieggiano lontani e sull' alto vajo di Revolto con il gruppo montuoso del Carega. Ora saliamo per prati, costeggiando il ciglio della cresta su traccia di sentiero, raggiungiamo un dosso, traversiamo sul versante est fino a ritornare sul crinale. Qui si apre un fantastico panorama, da ovest verso nord, contempliamo tutta la catena del Monte Baldo con il monte Altissimo, poi le cime dell’Adamello, il Carrè Alto e la Presanella e per finire il gruppo di Brenta e ovviamente, più a nord est tutto il gruppo del Carega. Saliamo ancora fino a raggiungere l’ormai vicina cima Trappola, m. 1870, ore 0,40-2,45. Ancora una volta contempliamo il maestoso panorama a 360° che la cima ci offre. Il Vallon, San Giorgio e il lago di Garda. Cima Trappola: La costa media, cima Carega e Campobrun Dopo una meritata sosta prendiamo il sentiero che scende verso nord, subito dopo, nascosto in mezzo ai pini mughi, incontriamo un cippo di confine del 1855 tra il Regno Lombardo Veneto e la Provincia del Tirolo. Ora puntiamo a ovest, usciamo dai mughi e scendendo raggiungiamo il ciglio della Bocca del Vallone, ore 0,15-3,00, proprio a precipizio sulla Valle dei Ronchi, di solito frequentata dai camosci. Il Vallone del Malera è una valle scavata dal ghiacciaio, per cui potremo osservare la sua sezione ad U ed il fondovalle ondulato, punteggiato da affioramenti di rosso ammonitico. Nel Valon nidifica il gallo forcello, mentre numerose sono le specie di microfauna alpina presenti, in particolare Insetti coleotteri e carabidi, alcuni rari. Tra le specie floreali, fiorisce tra maggio e giugno l' endemica primula meravigliosa, (primula spectabilis ), che forma dei veri e propri tappeti fioriti tra i mughi. Scendiamo ancora passando accanto al “Buso del Vallon” m. 1711, ore 0,10-3,10, individuabile tra i pali di una recinzione. Bocca del Vallone: Adamello Carrè Alto e Presanella. Bocca del vallone: camosci sui dirupi sottostanti Il Buso del Valon è un grande pozzo cilindrico con diametro di apertura di oltre 20 metri ed una profondità di 48 m. È’ scavato nei calcari grigi e sul fondo si allarga ad Ovest ospitando un piccolo ghiacciaio permanente. Sulle sue pareti vi sono fioriture di primula auricola e di primula spectabilis, oltre ad accogliere nidi di gracchi ( «taccole»). Il “Buso”si è formato in seguito al crollo della volta di una grande cavità carsica sotterranea a sviluppo verticale. Nell' 8OO e nel primo ventennio de1 1900, durante l'estate, da questo ghiacciaio si cavava il ghiaccio che poi veniva trasportato in pianura e venduto. Qui fu trovato anche un cucciolo di orso bruno morto. Da notare alla sommità del “Buso” una stele in pietra e ferro del 1940 che ricorda la morte ai uno sciatore caduto nella voragine. Nelle vicinanze ci sono numerose grotte scavate dall' uomo per riparo, alcuni fenomeni carsici, oltre ad una sorgente perenne a 3 metri di profondità in una spaccatura del terreno, circa 30 metri a valle del «Buso del Valon». Bocca del Vallone: Castel Gaibana. Passo Pertica: la cengia della ferrata Biasin. Scendiamo ancora un po’ tenendo la sinistra fino ad imboccare una traccia di sentiero che sale di traverso e per poi incontrare il sentiero CAI 287 che sale da San Giorgio. Teniamo la sinistra e seguendo il sentiero che poi piega decisamente a destra (sud) a guadagnare l'ampia sella a quota 1727 tra Castel Malera e Cima Trappola e il vicino Passo Malera m. 1722, ore 0,30,-3,40, dove eravamo transitati all’andata. Dall'insellatura del passo ci si affaccia nuovamente sulla Val di Revolto e con alcuni stretti tornanti si arriva in breve al sottostante bivio da dove eravamo arrivati . Si continua dritti per il sentiero principale in direzione nord est fiancheggiando i lastroni rocciosi della Bella Lasta e si entra nel bosco prima di giungere ad un bivio, teniamo la sinistra immettendoci sul sentiero n. 189, m. 1533, ore 0,20,4,00. Saliamo leggermente, immersi nel fitto bosco, fino a raggiungere una comoda mulattiera, vecchio residuo di guerra, che porta alla Bocca Trappola m. 1603, anche qui sulla sinistra discosto dal sentiero notiamo un altro cippo di confine. Il sentiero sale nei pressi della vicina cresta con possibilità di raggiungere piccoli balconi che dominano la Val di Ronchi in modo spettacolare. Il sentiero discende e si fa più esile e franoso (attenzione e prudenza) finche si arriva ad un ponticello, che agevola il passaggio, proprio sopra il rifugio Passo Pertica che si raggiunge con una prudente discesa, m. 1522, ore 0.254,25. Dopo una piccola sosta presso l’accogliente rifugio, scendiamo prima su strada bianca, poi arrivati ad un grande crocifisso (in memoria del parroco di Giazza Don Domenico Mercante, trucidato dai tedeschi in ritirata nella prima guerra). Ora scendiamo con un sentiero prima al rifugio Revolto, m. 1330, ore 0,15-4,40, e poi ancora per scorciatoie, che tagliano la strada asfaltata, raggiungiamo il rifugio Boschetto m. 1151, e poco più sotto il Ponte di Revolto e il parcheggio, ore 0,25-5,10. PARTENZA DALLA SEDE ALLE ORE 8,30 CON MEZZI PROPRI INFORMAZIONI: Roberto Piccoli 045-780.87.90 – Graziano Maimeri – www.caitregnago.it intersezionale con la Sottosezione del CAI di CAVRIAGO “Cani Sciolti” Trincee di Passo Malera. Dal passo, continuando lungo il crinale affacciato sulla Val di Revolto, si scorge una linea ordinata di trincee. La zona fu quella occupata il 24 maggio 1915 dalla 57ª e dalla 58ª compagnia del comando Verona. Il panorama è suggestivo, da queste trincee si scorge il gruppo del Carega, che appare imponente, e dal fondo valle s'alzano spesso le nuvole che, imbiancando il territorio sottostante, danno la sensazione di trovarsi di fronte al mare. Forse anche i nostri soldati, osservando il paesaggio, possono aver provato le stesse sensazioni, anche se Passo Malera doveva apparire assai differente. La guerra è finita e le trincee sono rimaste, quasi a voler sorvegliare quei luoghi per l'eternità, a perenne memoria di coloro che le hanno scavate. Le trincee non sono segnalate a dovere e sono, quindi, visibili solo per caso o solamente agli esperti conoscitori del luogo. Un'opportuna segnaletica rappresenterebbe l'occasione di condurvi il visitatore interessato e di guidarlo, oltre che geograficamente, alla riflessione sugli avvenimenti che, in passato, hanno caratterizzato la zona. Per quanto riguarda i danni provocati dall'esposizione agli agenti atmosferici non si sono verificati, in queste trincee, crolli rocciosi di rilievo, ma sul pavimento sono ugualmente presenti numerose pietre ed i depositi di terra ne hanno ridotto in misura ragguardevole la profondità rispetto quella originaria. All'interno delle trincee, sono cresciuti arbusti e mughi che le rendono, a tratti, inaccessibili. Anche a Passo Malera esistono delle piccole grotte che dovevano servire come luoghi di riparo. A tratti le trincee assumono il tipico andamento a semiquadrato e si scorgono alcune bellissime postazioni che fungevano, probabilmente da osservatorio. Anche in questo caso, lungo i camminamenti ed all'interno dei ripari, sono presenti i segni dell'inciviltà: carte, lattine e resti di bottiglie abbandonati al suolo, o accuratamente celati tra i sassi che costituiscono il parapetto delle trincee, ne evidenziano lo stato di abbandono e denotano, in ogni caso, mancanza di rispetto.