RELAZIONE SICURI SICURI
FASCIA DI PROGETTO
Primaria
EDUCATORI COINVOLTI
Rosa Emilia Gonzalez
Alice Sani
Consuelo Carcione
CLASSI COINVOLTE
ORE FATTE
ATTIVITA' SVOLTE
5 A & 5 B di Vittorio Castelfiorentino
32
A partire da una serie di giochi per la
conoscenza e l'esplorazione di se, prima
singolarmente e poi di gruppo il percorso ha
teso attraverso riletture, momenti di
riflessione e gioco all'individuazione di una
serie di giochi da poter fare a scuola, sia in
classe che nel giardino, facendo un focus
fondamentale sugli aspetti della sicurezza
personale e degli altri.
1A “Sibilla Aleramo” Spicchio
20
Con la classe sono stati fatti giochi di gruppo
e attivazioni volte alla riflessione sulle
regole e sui buoni comportamenti da tenere,
in una seconda fare è stata svolta una
ricognizione della scuola e non solo per
definire i luoghi non sicuri per cui poi
sarebbero stati realizzati cartelloni per
evidenziare i pericoli e norme per ridurre i
rischi
5 A- 5 B- 5C Istituto
comprensivo Montespertoli
54
Le attività proposte sono state molto simili
in tutte e tre le classi, si è trattato
principalmente di giochi e attivazioni di
gruppo volte a far emergere particolari
aspetti della sicurezza.
5 Corniola
20
I laboratori si sono strutturati attraverso
giochi, laboratori manuali e momenti di
rilettura e confronto in gruppo, in modo da
poter sedimentare le esperienze e i vissuti
di tutti.
4 Seravalle
14
Le attività proposte sono state
un'alternanza di giochi e riletture e di
esplorazione e valutazione degli spazi di
gioco che hanno a disposizione seguendo i
parametri della sicurezza a scuola.
5 C & 5B Istituto comprensivo 30
Certaldo
I percorsi delle due classi sono stati comuni,
ma allo stesso tempo si sono differenziati
per un approccio diverso al significato di
sicurezza, nella 5B il lavoro si è soffermato
sull'essere sicuri e su una serie di norme che
derivano dal contesto, mentre 5C ha fatto il
percorso inverso, a partire dall'individuo e
dalle emozioni che prova arrivare a definire
cosa s'intende per sentirsi sicuri nello
svolgere determinate attività all'interno di
uno spazio.
CLASSE
OBIETTIVO
5 A & 5 B di Vittorio - Castelfiorentino
Riflettere sui rischi e pericoli che si possono
trovare giocando negli spazi che la scuola
mette a disposizione, in modo da lasciare una
serie di giochi sicuri e di norme di
comportamento da rispettare ai compagni più
piccoli.
1A “Sibilla Aleramo” - Spicchio
Far riflettere i bambini sulle loro modalità di
gioco in determinati spazi della scuola e in
base ad un'osservazione di questi, discutere
su come metterli in sicurezza avvertendo dei
rischi possibili e cercando di delineare delle
norme del comportamento per incentivare
alla sicurezza
5 A- 5 B- 5C Istituto comprensivo
Montespertoli
Queste tre classi hanno avuto come obiettivo
quello di far si che i bambini e le bambine
riuscissero a trasportare le buone pratiche e
le norme sulla sicurezza apprese e
sperimentate nei 5 anni di scuola elementare,
nel passaggio alla scuola media. Questo con la
mira di lavorare sul sentirsi sicuri, a
prescindere dal contesto in cui siamo.
5 Corniola
L'obiettivo di questa classe era quello di fare
un sopralluogo degli spazi gioco che loro
utilizzano e di arrivare a stilare una serie di
segnali di pericolo e di rischio da poter
collocare nella scuola e poi fare una lista di
giochi possibili da svolgere in determinati
spazi. Ultimo lavoro è quello di stilare una
definizione di gioco in sicurezza da lasciare
come eredità agli altri compagni più piccoli
4 Seravalle
La classe si è posta come obiettivo quello di
analizzare gli spazi che la scuola gli offre nei
momenti di attività e gioco non strutturati, in
modo che fossero i bambini a definirne i
pericoli e a trovare gli elementi della
sicurezza, sia personale, che di gruppo, che gli
potessero permettere di giocare in quegli
spazi abbattendo al massimo i margini
rischio.
5 C & 5B Istituto comprensivo Certaldo
Analizzare gli spazi gioco all'interno della
scuola e definire in che modo si possono
sfruttare stando in sicurezza.
METODO
•
Life Skill Education: l’OMS (organizzazione mondiale della sanità) individua 10
competenze necessarie da apprendere per mettersi in relazione con gli altri e per affrontare
i problemi, le pressioni e gli stress della vita quotidiana indispensabili per promuovere il
benessere personale e sociale, per stabilire relazioni efficaci, per prevenire comportamenti
a rischio. Per Kappaerre l’apprendimento di tali abilità avviene solo a fronte di
un’esperienza pratica.
•
Pedagogia delle Arti Circensi: L’arte e l’espressione sono uno dei metodi più efficaci di
inclusione sociale e di educazione contro la violenza. Le discipline circensi hanno in se un
carattere liberatorio e la capacità di esprimere impulsi repressi diventando così uno
strumento di interazione e di comunicazione. Il circo è da sempre stato considerato una
forma d’arte e di espressione di abilità legate al corpo e alla cultura di provenienza
dell’artista, fatto che rende la diversità culturale interessante, se non addirittura un valore
aggiunto; il circo è da considerarsi uno spazio neutro dove tutti sono utili e mettono in pista
le loro abilità speciali e nascoste, fa si che l’individuo abbia la possibilità di esplorare i
propri limiti e le proprie potenzialità in un clima di cooperazione e non di competizione.
•
Il coaching: è una strategia di formazione che parte dall’esperienza di ciascuno e opera un
cambiamento, una trasformazione che migliora e amplifica le proprie potenzialità per
raggiungere obiettivi personali, di team e manageriali. È un processo che offre al cliente
strumenti che gli permettono di elaborare ed identificare i propri obiettivi e rafforzare la
propria efficacia e la propria prestazione. Il cliente che si affida al coach ha delle
potenzialità latenti e tramite il coach impara a scoprirle e ad utilizzarle. Il coach dunque è
un facilitatore del cambiamento, è una persona che stimola e indirizza le energie del cliente
e lo aiuta a prendere consapevolezza delle sue potenzialità.
•
Strategia della Partecipazione: si intende un processo educativo volto alla
responsabilizzazione, all'autonomia e all'autorganizzazione dell’individuo. Lo sviluppo
della capacità di partecipare attivamente è una competenza, un percorso della persona che
passa attraverso diversi livelli dall'informazione strumentale alla progettazione partecipata
passando dalla capacità di motivarsi e decidere consapevolmente. La strategia della
partecipazione è una metodologia educativa che accompagna il bambino/ragazzo nel suo
percorso verso la cittadinanza attiva proponendo esperienze concrete di partecipazione
sociale e stimolando riflessione e senso critico.
•
Educare all’autonomia e all’autorganizzazione: facendo esperienze all’aria aperta e non
solo, conoscendo la propria città, il proprio territorio e la propria regione. Dove l’adulto
riveste il ruolo di facilitatore di processo aiutando il bambino\ragazzo nelle varie fasi che
caratterizzano il percorso di autonomia e autorganizzazione.
•
Il Gioco: Il gioco è una delle forme di comunicazione non verbale di affettività e di
emozionalità da considerare più importante nell’arco del corretto sviluppo della persona.
Attraverso il gioco i bambini scoprono le loro personali capacità di azione e di
affermazione, acquisiscono sicurezza in se stessi con spontaneità e gradualmente. Spesso
gli adulti tendono a sottovalutare il ruolo fondamentale che il “giocare” assume nell’ambito
dell’apprendimento, non solo dei comportamenti motori, ma anche in quelli cognitivi e
relazionali. Quella gamma di comportamenti che ci permettono di relazionarci al mondo
che ci circonda, Fink dice che il gioco è una metafora del mondo reale, di fatto il gioco è
un ambiente protetto, dove si può sperimentare, dove lo sbagliare ha un valore molto
importante perché è sbagliando che si impara a non sbagliare. Il gioco è in fondo una
palestra che ci permette poi di trasferire gli atteggiamenti appresi al mondo reale.
•
Learning by doing: metodologia dell’imparare facendo che viene messa in atto attraverso
momenti di rilettura delle esperienze fatte (prassi-teoria-prassi), in modo che i percorsi fatti
siano memorizzati, che emergano gli errori e le possibilità per risolverli.
•
La peer education: intesa come una strategia educativa volta ad attivare un processo
naturale di passaggio di conoscenze, emozioni ed esperienze da parte di alcuni membri di
un gruppo ad altri membri di pari status. Il fatto importante è che non c’è una relazione di
potere come quella che c’è tra docente e studente, tra animatore e giovane, tra direttore ed
operaio. In questa accezione, la peer education propone un’alternativa all’idea di
autorevolezza ed è inoltre caratterizzata dall’enfasi posta su un tipo di apprendimento che
sia contemporaneamente interattivo e partecipativo.
•
La teoria dell’apprendimento sociale sviluppata da Bandura e Mayer secondo la quale
l’apprendimento è una acquisizione attiva che avviene attraverso la trasformazione e la
strutturazione dell’esperienza, nel contatto e nell'osservazione di altre persone. Si parla di
apprendimento sociale perché questa teoria cerca di spiegare come gli individui osservano
le azioni degli altri e finiscono per fare propri i modelli di azione osservati come modalità
di risposta ai problemi, alle condizioni o agli eventi della propria vita personale. La teoria
dell’apprendimento sociale parte dal presupposto che le abitudini tendono a diventare
relativamente stabili o ricorrenti quando vengono in qualche modo rinforzate. La teoria
dell’apprendimento sociale è basata sulla nozione che gli individui imparino non attraverso
una singola esperienza, ma in seguito a un numero di tentativi, in cui il legame fra gli
stimoli e la risposta da imparare viene mano a mano rinforzato.
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Teoria dell'intelligenza emotiva: Salovey & Mayer (1990) la proposero come una forma
di intelligenza vera e propria e che consiste nelle abilità mentali di percepire le emozioni,
di regolarle, e di usare le informazioni emozionali per guidare il pensiero e le azioni.
Queste abilità si applicano alle situazioni che viviamo, si esplicano in rapporto ad esse.
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Inclusione sociale: significa porre la questione della diversità, fisica e culturale, nella
dimensione sociale del diritto di cittadinanza, perché riguarda tutti coloro che partecipano
alla vita sociale all’interno di un determinato contesto: includere vuol dire offrire
l’opportunità di essere cittadini a tutti gli effetti. Ciò non significa negare il fatto che
ognuno di noi è diverso o negare la presenza di disabilità o diversità culturali, ma vuol dire
spostare i focus di analisi e intervento dalla persona al contesto, per individuarne gli
ostacoli e operare per la loro rimozione. Il fine è promuovere condizioni di vita dignitose e
un sistema di relazioni soddisfacenti nei riguardi di persone che presentano difficoltà nella
propria autonomia personale e sociale, in modo che esse possano sentirsi parte di comunità
e di contesti relazionali dove poter agire, scegliere, giocare e vedere riconosciuto il proprio
ruolo e la propria identità.
STRUMENTI
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Giochi di gruppo, di socializzazione, per creare il clima di gruppo, sulla sicurezza
momenti di rilettura in cerchio
giochi di immedesimazione
laboratori manuali creativi
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momenti di rilettura e programmazione con i docenti
VERIFICA E CONCLUSIONI SULL'ATTIVITA'
Tra i percorsi proposti quello fatto con le scuole elementari è risultato il più vario e
complesso, sia per la quantità e la diversità delle classi coinvolte sia per la differenza nei
lavori che sono stati prodotti dai bambini.
Di fatto c'è stata un'alternanza tra un lavoro più normativo e legato all'oggettività della
sicurezza di uno spazio e una tipologia di lavoro che mirava a far esprimere al bambino il
potenziale emotivo e le competenze ad esso collegate in modo da poter applicare il concetto
di sicurezza non solo nel contesto scolastico, ma in ogni contesto che vive quotidianamente.
Molto importante è stato il supporto dato dalle insegnanti che in molte occasioni sono state
dei validi collaboratori e dei facilitatori con il gruppo di minori.