Stagione 2009-10 Martedì 25 maggio 2010, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio András Schiff pianoforte Yuuko Shiokawa violino Hariolf Schlichtig viola Christoph Richter violoncello 22 Consiglieri di turno Direttore Artistico Antonio Magnocavallo Carlo Sini Paolo Arcà Con il contributo di Aiutiamo il Quartetto Rinnoviamo l’invito ad aiutare il Quartetto sostenendo il costo dei programmi di sala con un contributo di 500 Euro, detraibile dall’IRPEF. Alcuni Consiglieri e Soci hanno già generosamente aderito. Confidiamo che l’esempio ne sia seguito, sicché si possa coprire il costo totale di 25.000 Euro, così da consentirci di mantenere ampia e gratuita la distribuzione del programma di sala la sera del concerto. Ringraziamo: Socio anonimo, Alberto Conti, Alberta Deiure, NdT, Angelo Fabbrini, CG, SG, GFG, Mario Lampertico, Federico Magnifico, Giovanni Scalori, M.D. Watts, Ruth Westen Pavese, Sergio Dragoni in memoriam, Maria Teresa Bazzi in memoriam, Paola Amman in memoriam, Annamaria La Rotonda in memoriam, Associazione Amici di Edoardo Onlus. Soggetto di rilevanza regionale Con il patrocinio di Sponsor istituzionali È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare.Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Anche per rispetto degli artisti e del pubblico, si raccomanda di: • spegnere i telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici; • evitare colpi di tosse, fruscii del programma e ogni altro rumore; • non lasciare la sala fino al congedo dell’artista. Robert Schumann (Zwickau 1810 – Endenich 1856) 5 Stücke im Volkston per violoncello e pianoforte op. 102 (ca. 16’) I. Vanitas vanitatum. Mit Humor II. Langsam III. Nicht schnell, mit viel Ton zu spielen IV. Nicht zu rasch V. Stark und markiert Anno di composizione: 1849 Prima esecuzione: Lipsia, 6 dicembre 1859 Märchenbilder per viola e pianoforte op. 113 (ca. 15’) I. Nicht schnell II. Lebhaft III. Rasch IV. Langsam, mit melancholischem Ausdruck Anno di composizione: 1851 Prima esecuzione: Bonn, 12 novembre 1853 Sonata n. 2 per violino e pianoforte op. 121 (ca. 35’) I. Ziemlich langsam – Lebhaft II. Sehr lebhaft III. Leise, einfach IV. Bewegt Anno di composizione: 1851 Prima esecuzione: Düsseldorf, 29 ottobre 1859 Intervallo Quartetto in mi bemolle maggiore per pianoforte, violino, viola e violoncello op. 47 (ca. 30’) I. Sostenuto assai – Allegro ma non troppo II. Scherzo. Molto vivace III. Andante cantabile IV. Finale. Vivace Anno di composizione: 1842 Prima esecuzione: Lipsia, 8 dicembre 1844 La musica di Schumann ha esercitato un’influenza notevole sui compositori della generazione successiva, forse pari soltanto a quella di Wagner e Liszt. Schumann incarnava da un lato il musicista romantico, pieno di slancio lirico e con il cuore palpitante, ma dall’altro l’artista controllato e lungimirante, in grado di conferire una forma all’espressione immediata dei sentimenti. I musicisti del secondo Ottocento affascinati dalla tradizione classica, come Čajkovskij, Grieg, Fauré, Saint-Saëns, Smetana e una moltitudine di artisti meno noti, hanno visto in Schumann un modello. In effetti le forme classiche della sonata sono trapassate nella musica del tardo Ottocento nella versione di Schumann, più che in quella originale di Mozart e Beethoven. Brahms, l’allievo prediletto e forse il solo autentico rivale, rappresentava un caso a parte, essendo l’unico musicista posteriore a Schubert in grado di sentire la forma come parte di un tutto, in maniera organica, e non come una sequenza di episodi frammentari. Quest’influenza così duratura e ramificata di Schumann risulta davvero sorprendente, specie se messa a confronto con la limitata diffusione della sua musica durante la vita e le scarse esperienze compiute al di fuori della cerchia ristretta di amici e allievi. Inoltre, il motore principale delle idee di Schumann sul rapporto tra forma e spirito consisteva in un genere di musica considerato ormai superato e prossimo a esaurirsi, quello della musica da camera. Nel 1842, infatti, Schumann cominciò all’improvviso, con la passione cieca tipica del suo stile, a scrivere lavori di musica da camera, cominciando con i tre Quartetti per strumenti ad arco op. 41 dedicati in maniera significativa all’amico Mendelssohn, il più classicista degli autori dell’epoca. Nel giro di sette-otto mesi Schumann compose i capolavori più importanti in questo campo, tra i quali il Quartetto in mi bemolle maggiore per pianoforte e strumenti ad arco op. 47, dedicato al momento della pubblicazione al conte russo Mathieu Wielhorsky, conosciuto a San Pietroburgo agli inizi del 1844. Il Quartetto era l’ultimo frutto di un periodo di dedizione totale a un tipo di scrittura da molti considerato inattuale, compresa la moglie Clara, che avrebbe preferito vedere Robert impegnato a comporre lavori per orchestra. Appena prima, in settembre, era nato il Quintetto con pianoforte op. 44, anch’esso nella tonalità di mi bemolle maggiore, dedicato a Clara, la grande pianista e la persona che rappresentava il centro del suo mondo. Con il Quintetto Schumann tornava a scrivere per il suo strumento, dopo l’immersione nel genere dominante della musica da camera del periodo classico, il quartetto d’archi. La presenza del pianoforte implicava come sempre una catena di significati simbolici comprensibili solo alla ristretta cerchia di persone in grado di decifrarli, ma il ritorno a una scrittura di tipo sonatistico e a forme oggettive come quelle classiche era arricchito da citazioni di natura strutturale. Il riferimento al materiale tematico del primo movimento nel finale, per esempio, a differenza del concetto romantico d’idée fixe, conferiva alla struttura globale una solida architettura formale. Il dialogo tra il pianoforte e altri strumenti tuttavia era un mondo ancora tutto da esplorare, tanto che Schumann tornò a scrivere un lavoro di genere analogo poche settimane dopo, alla fine di ottobre, componendo di getto nel giro di pochi giorni il Quartetto op. 47. In questo caso il rap- porto tra il mondo della tastiera e quello degli archi è più sfumato e intimo, rispetto al Quintetto. L’introduzione lenta all’“Allegro ma non troppo” (l’autore usa ancora le indicazioni espressive in italiano) è contrappuntata dal pianoforte con ottave delicate, come se fosse il ricordo di un pensiero lontano. Altrettanto originale è quella sorta di lungo levare che precede il tema dell’“Andante cantabile”, più simile a un improvviso risveglio che a un’introduzione. Le sorprese come al solito sono numerose, a cominciare dalla forma della sonata iniziale. Lo sviluppo infatti comincia ancora dentro la parte dell’esposizione e la ripresa presenta una versione assai trasformata del materiale iniziale. Schumann trasfigurava, come nelle Sonate per pianoforte e nelle Sinfonie, la forma classica per piegarla al flusso della coscienza, di uno sguardo interiore sul mondo. Anche lo “Scherzo” riflette, nella sua forma articolata con i due trii, questo più ampio senso di continuità nella trasformazione permanente. L’“Andante cantabile” è una delle espressioni più liriche e struggenti della musica di Schumann. Il suono contribuisce in maniera essenziale a conferire a questo episodio il potere di fermare lo scorrere del tempo, specie nell’incantata coda finale del movimento. L’autore indica al violoncello di abbassare di un tono l’intonazione della corda più bassa, passando dal do al si bemolle, per ottenere un lungo bordone risonante. Questa parentesi lirica serve a tenere viva la tensione prima del “Finale”, che rappresenta una versione variata del materiale tematico del primo movimento. Un altro elemento da sottolineare del “Vivace” sono gli episodi di carattere contrappuntistico e imitativo, che Schumann tendeva sempre più a far entrare nei suoi processi compositivi. Il Quartetto dunque si chiude nel nome di Bach, dopo aver manifestato nel trattamento del primo movimento i debiti con il Quartetto op. 127 di Beethoven. La produzione di Schumann si presenta in forma discontinua, procedendo a singhiozzi nei vari generi. Dopo il 1842, l’anno più ricco di musica da camera fu il 1849, segnato dall’insurrezione di Dresda in primavera e dalla sanguinosa repressione seguita poche settimane dopo. Schumann scriveva il 12 aprile 1849 all’amico Ferdinand Hiller: «Le tempeste fanno ritirare l’uomo in se stesso, e io ho trovato nel lavoro una consolazione ai terribili avvenimenti esterni». Incapace d’impugnare le armi e partecipare alla rivoluzione democratica, come fece il collega Richard Wagner nelle giornate di maggio, Schumann si chiuse nella sua musica in maniera persino irresponsabile, lasciando a Dresda i figli piccoli per fuggire dalla città in preda ai disordini. In mezzo a questo caos, nella casa di campagna dove si era rifugiato, scrisse per il violoncellista Andreas Grabau, fine musicista dell’Orchestra del Gewandhaus, una piccola raccolta ispirata allo stile dei canti popolari, i 5 Stücke im Volkston. Per la prima volta Schumann scriveva un lavoro per uno strumento ad arco e pianoforte, con l’intenzione peraltro di esplorare una alla volta le possibilità di altre formazioni di duo. Cosa rara nella musica strumentale di Schumann, il primo pezzo reca anche un titolo, “Vanitas vanitatum”. Potrebbe essere un riferimento ironico al carattere pomposo della danza di corte, interrotta da un trio centrale in fa maggiore che prevederebbe anche una parte d’accompagnamento per violino sulla falsari- ga del suono di una ghironda. La stessa cosa si ripete al centro dell’ultimo pezzo, come per rinforzare il suono del violoncello, conferendo all’intera raccolta il senso romantico per la musica popolare. L’ultimo periodo creativo importante di Schumann risale al 1851, dopo il trasferimento a Düsseldorf come Kapellmeister dell’orchestra locale. In questa fase della sua musica strumentale le forme ereditate dalla tradizione classica convivono con le espressioni più legate al mondo romantico, in maniera analoga a quanto succedeva nella musica per pianoforte solo degli anni Trenta. Il titolo della raccolta per viola e pianoforte, iniziata alla fine di febbraio, era stato stabilito dopo qualche indecisione. All’inizio Schumann aveva pensato a “Violageschichten”, poi a “Märchengeschichten”. Il 4 marzo il lavoro era terminato, con il titolo definitivo di “Märchenbilder”. Il concetto di “racconto” era dunque mutato in quello di “quadro” fiabesco, forse per sottolineare il carattere frammentario della forma di questa breve antologia di situazioni poetiche. Sulla riva opposta del gran fiume romantico si collocava, almeno nelle intenzioni, la Sonata in re minore per violino e pianoforte op. 121, che recava il titolo di “Zweite Grosse Sonate”. Il lavoro era dedicato a uno dei maggiori violinisti del tempo, Ferdinand David, primo interprete del Concerto per violino di Mendelssohn, ma è probabile che fosse pensata come la Prima per il Konzertmeister dell’orchestra Wasielewski. Schumann compose la Sonata in una delle consuete estasi creative, completando la stesura nel giro di una settimana, solo a un mese di distanza dalla precedente. La scrittura di entrambe le Sonate riflette il carattere del rapporto tra violino e pianoforte, che sembrano avvinghiati in un abbraccio indissolubile più che impegnati in un dialogo. Il secondo lavoro, inoltre, è connotato da un tono serioso e un’ampiezza di forme che ricorda lo stile sinfonico. Schumann teneva molto a questa Sonata, che venne rifinita e rimaneggiata più volte fino al momento della prima esecuzione in pubblico nel 1853. Il fraseggio regolare della musica da camera del 1842 si trasforma qui in una scrittura nervosa e asimmetrica, formata da periodi di lunghezza variabile e frasi frammentarie. Il confronto del “Lebhaft” con il tema principale del Quintetto, per esempio, molto simile nel carattere eroico, sarebbe istruttivo per comprendere le trasformazioni della scrittura di Schumann. La drammaticità dei due movimenti esterni, entrambi in re minore, è contrastata dal carattere delle sezioni centrali, “Sehr lebhaft” e “Leise, einfach”. La prima è un energico scherzo nella forma preferita da Schumann, con due trii di carattere lirico. La seconda invece è una versione delicata, come in filigrana, di un corale luterano, che serve da tema per una serie di variazioni. I processi compositivi della musica barocca riaffiorano con forza nell’impetuoso finale, che corre senza respiro verso la massiccia coda conclusiva, senza che il violino riesca a prendere in definitiva il sopravvento sul pesante suono della tastiera. Oreste Bossini ANDRÁS SCHIFF pianoforte Nato a Budapest nel 1953, András Schiff ha iniziato a studiare pianoforte a cinque anni con Elisabeth Vadász. Ha poi proseguito gli studi all’Accademia Liszt con Pál Kadosa, György Kurtág e Ferenc Rados e infine a Londra con George Malcolm. Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali quali la nomina a membro onorario del Beethoven-Haus di Bonn (2006), il secondo Premio Abbiati per l’esecuzione integrale delle Sonate di Beethoven (2007), il Royal Academy of Music Bach Prize della Kohn Foundation di Londra, il “Klavier-Festival Ruhr Preis” (2009) e la nomina a membro speciale del Balliol College di Oxford. Nel 1999 ha fondato una propria orchestra da camera, la “Cappella Andrea Barca” con la quale lavora, come con la Philharmonia Orchestra di Londra e la Chamber Orchestra of Europe, nel duplice ruolo di direttore e solista. Nel 1989 ha fondato il festival “Musiktage Mondsee” e, con Heinz Holliger nel 1995, i “Concerti di Pentecoste” di Ittingen in Svizzera. Dal 1998 anima a Vicenza una serie di concerti “Omaggio a Palladio” per la quale ha meritato nel 2003 “Il Palladio d’oro”. “Artist in Residence” del Festival di Weimar dal 2004 al 2007, nella stagione 2007/08 è stato pianista “in residence” dei Berliner Philharmoniker. Tra le sue incisioni ricordiamo l’integrale dei concerti di Beethoven con la Staatskapelle di Dresda e Bernhard Haitink e quella dei concerti di Bartók con la Budapest Festival Orchestra e Ivan Fisher. Nel 1994 ha meritato il premio della Deutsche Schallplattenkritik. Dal 2006 collabora con la casa editrice Henle al progetto di pubblicazione di tutti i Concerti per pianoforte di Mozart nella versione originale. È professore onorario alle Musikhochschulen di Budapest, Detmold e Monaco di Baviera. È stato ospite della nostra Società nel 1988, 1993, 1998, 2000, 2006, nel 2007 con il Quartetto Mikrokosmos e per l’integrale delle Suites inglesi di Bach, nel 2008 (Suites francesi di Bach), nel 2009 con Miklós Perenyi e nel febbraio scorso con un recital dedicato a Schumann. YUUKO SHIOKAWA violino Yuuko Shiokawa è nata a Tokyo e ha incominciato lo studio del violino a 5 anni. Nel 1957 si è trasferita a Lima in Perù dove ha studiato con Eugen Cremer e ha iniziato la carriera concertistica. Dal 1963 ha proseguito gli studi a Monaco di Baviera con Wilhelm Stross e dal 1968 a Salisburgo con Sándor Végh. A 19 anni ha vinto il “Preis der Deutschen Musikhochschulen” e il “Mendelssohn-Preis”. Da allora si è esibita in tutta Europa e in Giappone. Ha collaborato stabilmente con la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks e Rafael Kubelik e con i Berliner Philharmoniker e Herbert von Karajan a Salisburgo, la Staatskapelle Dresden e Herbert Blomstedt, New York Philharmonic, Boston Symphony, London Symphony, Israel Philharmonic e NHK Symphony a Tokyo. È inoltre ospite regolare di festival di primo piano quali Marlboro, Lockenhaus, Lichfield, London Haydn Festival, Bach-Festspielen e Musiktagen Mondsee. Dal 1995 collabora stabilmente con gli Ittinger Pfingstkonzerten. Tra le numerose registrazioni ricordiamo le Sonate per violino e pianoforte di Mozart eseguite con András Schiff nella casa natale di Mozart con un violino e un fortepiano appartenuti al compositore salisburghese. Dal 1967 al 2000 ha suonato il violino “Emperor” di Stradivari di proprietà di Rafael Kubelik. È per la prima volta ospite della nostra Società. HARIOLF SCHLICHTIG viola Nato a Tuttlingen, Hariolf Schlichtig ha studiato con Max Rostal e Sándor Végh. Per 19 anni ha fatto parte del Quartetto Cherubini con il quale è stato premiato in concorsi internazionali, si è esibito in tutto il mondo e ha registrato numerosi CD. Ha inoltre collaborato stabilmente con la Münchner Kammerorchester con la quale ha registrato i Concerti per viola di Stamitz, Hoffmeister e Zelter. In qualità di solista si è esibito alla Kölner Philharmonie, Herkulessaal di Monaco di Baviera, Mai Festival di Wiesbaden, Beethoven Festival a Bonn, Teatro Olimpico in Vicenza, a Weimar, Bruxelles, Basilea, Zurigo e nel 2006 alla Carnegie Hall di New York. In ambito cameristico è stato ospite di festival internazionali quali Edimburgo, Schubertiade Schwarzenberg, Whitsun-Concerts Ittingen e Festival of Arts di Weimar. Appassionato di musica contemporanea, ha lavorato con Jörg Widmann, Aribert Reimann e György Kurtág. Nel 2003 ha eseguito in prima mondiale il Concerto per viola di Herbert Callhoff. È docente di viola e musica da camera alla Hochschule für Musik und Theater di Monaco di Baviera e tiene master class internazionali. Le sue registrazioni hanno meritato numerosi premi quali Deutscher Schallplattenpreis, Echo Klassik, Diapason d´Or e Choc de la Musique. È per la prima volta ospite della nostra Società. CHRISTOPH RICHTER violoncello Nato a Bonn in una famiglia di musicisti Christoph Richter ha studiato con André Navarra e Pierre Fournier. Particolarmente intensa è stata la collaborazione con Sándor Végh a Salisburgo e ai seminari internazionali di Prussia Cove, in Cornovaglia. A 23 anni ha vinto il concorso di primo violoncello della NDR-Sinfonieorchester ad Amburgo. Nel 1986 è stato premiato nei concorsi di Ginevra e Rostropovich di Parigi dove ha meritato anche il premio speciale per la migliore interpretazione di Per Slava di Krzysztof Penderecki. Docente dal 1988 alla Hochschule für Musik, Theater und Tanz di Essen, dal 2004 insegna a Vienna, Londra (Guildhall School, Royal Academy e Menuhin Academy), Zurigo, Fiesole e Kuhmo in Finlandia. Già membro del Quartetto Cherubini, fa parte del Duo Boccherini, della Capella Andrea Barca e del Heine Quartet, ha al suo attivo concerti da solista con orchestre quali Münchner Philharmoniker, Camerata Salzburg e Orchestra Filarmonica Ceca. Particolarmente interessato alla musica contemporanea, nel 1994 ha eseguito al Festival di Salisburgo in prima esecuzione assoluta Introduktion, Thema und Variationen per violoncello, arpa e orchestra da camera di Henze. In ambito cameristico collabora stabilmente con András Schiff e Heinz Holliger, ospite di festival in tutto il mondo. Recentissima è la registrazione per ECM di Romancendres di Heinz Holliger e Romanzen di Clara Schumann con il pianista Dénes Várjon. È per la prima volta ospite della nostra Società. Apertura della stagione di concerti 2010-2011: Martedì 19 ottobre 2010, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Bach Collegium Stuttgart Helmuth Rilling direttore La nuova stagione del Quartetto si apre ancora una volta nel nome di Bach. Il primo concerto prosegue l’esplorazione del periodo cortigiano di Bach, prima dell’incarico di Thomaskantor a Lipsia. La musica strumentale era in quella fase il nocciolo della sua produzione, avida di assorbire gli influssi principali della musica europea. Lo stile concertante sviluppato a Roma e a Venezia rappresentava la maggiore novità musicale del primo Settecento. Bach studiò con umiltà le fonti a sua disposizione e trasformò i modelli italiani e francesi in lavori originali, portando nel suo linguaggio quanto di meglio offriva il panorama dell’epoca. STAGIONE DI CONCERTI 2010-2011 – ASSOCIAZIONI E ABBONAMENTI Mercoledì 19 maggio, al Museo Poldi Pezzoli, il presidente Antonio Magnocavallo e il direttore artistico Paolo Arcà hanno presentato la nuova Stagione di concerti 2010-2011. Associazioni e Abbonamenti si possono sottoscrivere in sede fino a venerdì 23 luglio (ore 13.30 - 17.30, venerdì ore 9.30 - 12.30) e da mercoledì 1° settembre (ore 10 - 17.30). Sul nostro sito www.quartettomilano.it tutti i dettagli del programma. Per informazioni si prega di rivolgersi alla segreteria della Società (tel. 02 795.393, [email protected]). IL 3° FESTIVAL DEL QUARTETTO D’ARCHI A REGGIO EMILIA, DAL 14 AL 20 GIUGNO CON IL QUARTETTO KUSS La formula è invariata: i vincitori delle passate edizioni del Premio Paolo Borciani tornano a Reggio Emilia quali ospiti d’onore del Festival che dedica loro l’intera settimana in programma. Mario Brunello, direttore artistico del Festival, ha chiamato quest’anno il Quartetto Kuss, vincitore del Borciani nel 2002 e più volte ospite della nostra Società. Il programma è fitto di concerti, workshop per quartetti amatoriali, incontri, master class, mostre. Per il programma dettagliato e informazioni: www.festivalquartetto.org, [email protected], tel. 0522 458811. Anche quest’anno i Soci potranno accedere a tutti i concerti del Festival con una riduzione del 10%. I biglietti ridotti devono essere prenotati entro giovedì 10 giugno presso la segreteria della Società (tel. 02 795.393, [email protected]). Società del Quartetto di Milano - via Durini 24 - 20122 Milano - tel. 02.795.393 www.quartettomilano.it - e-mail: [email protected]