vedi la copertina e presentazione della Tesi

FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE
ISTITUTO TEOLOGICO PUGLIESE REGINA APULIAE
- MOLFETTA -
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GIANCARLO LI QUADRI CASSINI
LA LAVANDA DEI PIEDI
E LE SUE RILEVANZE
TEOLOGICO-PASTORALI
ESTRATTO DELLA TESI DI DOTTORATO IN TEOLOGIA
2013
Presentazione
L’estratto della tesi di dottorato in Teologia, difesa presso
la Facoltà Teologica Pugliese, riporta il primo dei tre capitoli dal
titolo ‘La lavanda dei piedi nell’attuale contesto ecclesiale e la
sua tradizione nel tempo’.
L’opera si ispira ai suggerimenti proposti dall’Istituto di
Liturgia Pastorale di Padova inerenti alla riforma del Triduo
pasquale, soffermandosi sul rito della lotio pedum per rilevarne,
senza alcuna pretesa di completezza, non solo gli studi biblici,
patristici e francescani, ma anche quelli riguardanti il contesto
odierno, al fine di motivarne l’inserimento in nuovi e diversi
ambiti liturgici in quanto anche questa ritualità manifesta
l’umanità di Cristo e favorisce l’«actuosa partecipatio»
all’interno della Comunità ecclesiale.
Infatti la ricerca evidenzia l’“attuale liturgico” della
lavanda dei piedi, celebrata la sera del Giovedì santo, per poi
proseguire nell’“oggi rituale” dei tre ‘Gruppi ecclesiali’ che,
accogliendo l’actio Christi, pur con modalità e motivazioni
diverse, aprono nuovi orizzonti speculativi soprattutto nel campo
teologico–pastorale:
«L’amore in astratto non avrà mai forza nel mondo, se non affonda le sue radici in
comunità concrete, costruite sull’amore fraterno. La civiltà dell’amore si costruisce
soltanto partendo da piccole comunità fraterne»1.
Il lavoro è impreziosito dal contributo scaturito
dall’esperienza di Francesco e Chiara d’Assisi, dalla lettura data
da don Tonino Bello all’azione pasquale della lavanda, nonché
dall’insegnamento teologico di Benedetto XVI il quale,
anticipato dall’ermeneutica dell’antropologia culturale che,
entrando nel dibattito, partecipa ad una ulteriore ed originale
fondazione dell’azione “cristica”, fa di questo rito l’icona
1
J. RATZINGER, Il cammino pasquale, Àncora, Milano 2006, 99.
dell’adulto, maturo e responsabile, il quale diventando piccolo,
umile e servo davanti al Signore, si fa amante degli uomini.
Attraverso i vari aspetti surricordati si dimostra come
Gesù, essendo consapevole della sua «ora» pasquale, ossia
l’esodo da questo mondo al Padre (Gv 13,1), “si precipita” a
fondare un diverso ‘tipo’ di sequela Christi: la lavanda dei piedi
è un atto generativo di una nuova “communitas” che il Maestro
istituisce a fondamento della praticabilità della Sua stessa vita
terrena e del Suo modo di glorificare il Padre (cf Gv 13,31–31)
mediante l’azione ‘perfomativa’ della lotio pedum. Non solo!
Molti, infatti, considerano la lavanda dei piedi quale icona del
servizio inteso come un’attività sociale di aiuto a persone che
sono nel bisogno: non lo escludiamo, ma tale gesto va ben oltre e
trascende la logica del servire del buon samaritano (cf Lc 10,29s)
o dei giusti giudicati degni del Regno dei cieli nel giudizio finale
(cf Mt 25,31s) come ben si evince anche dall’originalità teologica
di Origene, che vede simboleggiare nella lavanda dei piedi
l’Incarnazione del Logos.
Il percorso della tesi, che ha attraversato alcuni luoghi di
indagine, si è dimostrato particolarmente ricco e complesso, non
esaustivo, né tanto meno definitivo, ma, a nostro parere, è
paragonabile al lavoro di quegli operai che «tessono la bella veste
talare, la perfetta tunica di Cristo»2. Perciò questo estratto
suggerisce alcune componenti, non adeguatamente evidenziate in
essa, inerenti alla contestualizzazione culturale della lavanda dei
piedi nel mondo antico, con particolare attenzione a quello
greco–romano, perché in esso tale pratica era alquanto diffusa,
benché con finalità proprie del tempo.
Nell’excerptum vi fa seguito la contestualizzazione
strutturale e tematica della pericope all’interno del Vangelo di
Giovanni dalla cui analisi appare chiaro che gran parte del
2
«Textores denique artifices [...], pulchrum Christi contexentes poderem ac perfectam
tunicam»; «oƒ diergazÒmenoi [...], oƒ tÕn kalÕn pod»rh kaˆ tšleion citîna Øfa…nontej
Cristù» (IPPOLITO ROMANO, Demonstratio de Christo et Antichristo, PG 10, 731–732).
capitolo 13° si presenta secondo una struttura concentrica, mentre
per quanto riguarda l’aria tematica risulta importante il contributo
di Guardini, Schnackenburg e Brown.
Permane, pertanto, la consapevolezza che l’azione liturgica
della lavanda dei piedi è un cammino ancora da percorrere ed
esige uno sforzo comune affinché tale ritualità biblica riceva una
maggiore accoglienza da parte della Chiesa in ossequio al
comandamento dell’amore di Cristo (cf Gv 13,14-15).