IL RIDISEGNO DEL SISTEMA DI REPORTING: IL CASO SAES «STANDARD COSTING": QUANDO IL SISTEMA DA’ RISULTATI (SIGNIFICATIVI) Pagina 1 METODI CONTROLLO E STRUMENTI DI GESTIONE «STANDARD COSTING»: QUANDO IL SISTEMA DA’ RISULTATI (SIGNIFICATIVI) sistemi di rilevazione dei costi a valori standard risultano, in virtù del loro ampio rilievo in letteratura e nelle prassi manageriali, fra i più facilmente compresi e quindi applicati. In realtà, non sempre viene fatta a priori un’attenta valutazione della loro efficacia segnaletica, soprattutto a fronte di elevati oneri di implementazione. Gli autori presentano una «moderna» rilettura di tale impostazione, per definire con chiarezza i fondamentali pre-requisiti di contesto e quindi di applicazione nelle aziende, nonché le relative condizioni di funzionamento. I Introduzione Prevedere con tempestività ed accuratezza le dinamiche di costo aziendali riconducendole alle loro determinanti chiave (i prodotti e i clienti) è oggi molto più critico rispetto al passato. In questo senso i sistemi di standard costing, malgrado si caratterizzino per una lunga tradizione e un’ampia letteratura di riferimento, sono oggi di drammatica attualità. Partendo da queste premesse l’articolo si propone di definire le caratteristiche di base dei sistemi a costi standard (spesso confusi con i sistemi di simulazione dei costi), qualificarne le finalità principali e identificarne le condizioni di contesto che ne amplificano le potenzialità. Più nello specifico, l’analisi delle finalità proposta si fonda sulla distinzione fra finalità gestionali (i sistemi di standard costing come strumenti a supporto dei principali processi decisionali interni all’impresa); organizzative (i sistemi di standard costing come strumento di definizione dei parametri a cui ancorare la valutazione delle prestazioni aziendali) e tecnico-amministrative (i sistemi di standard costing come meccanismo di supporto alla valutazione delle poste di bilancio). A parità di finalità perseguite, i sistemi a costi standard presentano, tuttavia, un grado di utilità fortemente differenziato in funzione del tipo di contesto aziendale in cui si trovano ad operare; in questo senso l’articolo intende dimostrare quali siano le variabili tecnologico-produttive e strategico-organizzative in grado di amplificare i benefici ottenibili da questi strumenti (condizioni di contesto). A parità di caratteristiche di base, le imprese sperimentano forti differenze nel processo di messa in funzionamento di detti sistemi. Si tratta di un problema spesso sottovalutato sia in letteratura sia nella prassi manageriale, che, tuttavia, può portare alla progettazione di strumenti non perfettamente coerenti con le caratteristiche informatiche e organizzative dell’impresa. Il calcolo di un costo standard (e il confronto con il suo equivalente valore a consuntivo) necessita, infatti, la tracciatura di numerosi dati di natura extra-contabile di cui le distinte base, le distinte tempi, i carichi/scarichi da magazzino sono solo alcuni esempi. Tali dati, da un lato, possono non essere di immediata reperibilità (specie in caso di prassi operative non particolarmente standardizzate e automatizzate), dall’altro, possono presentare (per il tipo di uso che ne viene fatto in azienda) gradi di precisione, affidabilità e aggiornamento del tutto incoerenti con le finalità riconducibili al sistema di costing. Partendo da questa consapevolezza la seconda parte dell’articolo (basata prevalentemente su una consolidata esperienza empirica) si propone di fornire una metodologia di valutazione dell’esistenza delle condizioni di buon funzionamento del sistema e di identificazione degli eventuali gap fra condizioni ideali e condizioni reali. di Gianluca Meloni SDA Bocconi e Emiliano Galbiati DGM Consulting Definizioni e «cenni storici» La letteratura, sia di taglio accademico sia di taglio manageriale, riferibile ai sistemi di standard costing è particolarmente cospicua anche in considerazione del grado di diffusione e della lunga storia che caratterizza tali sistemi. Le definizioni di costi standard sono pertanto molto numerose e tendono a qualificarli come quei costi “… che idealmente si dovrebbero sostenere in condizioni di gestione efficiente…”1. Più nello specifico i costi standard possono essere definiti come costi di natura ipotetica e parametrica2; si qualificano come ipotetici in 2/2006 Cfr. Drury C., I costi standard – guida per un effettivo controllo e gestione dei costi, Milano, Franco Angeli 1995. 2 Cfr. Facchinetti I., «La contabilità dei costi» in Bocchino U., Manuale di controllo di gestione, Milano, Il Sole24Ore, 2002. 1 19 CONTROLLO DI GESTIONE METODI E STRUMENTI quanto riferiti a condizioni predeterminate dello svolgimento dell’attività aziendale e parametrici in quanto utilizzati come parametro di valutazione del grado di efficienza aziendale. In sintesi, i costi standard sono “…costi costruiti sulla base di ipotesi circa le condizioni di svolgimento dell’attività aziendale, utilizzati per programmare la gestione e per misurare a consuntivo i risultati raggiunti al fine di stabilire gli interventi correttivi3”. Data la definizione proposta, affinché gli standard possano essere realisticamente determinati e abbiano un reale valore di utilizzo è dunque necessario che il contesto aziendale, nel quale vengono impiegati, sia tale da consentire affidabili ipotesi di funzionamento futuro e condizioni di operatività che rendano possibile la comparazione, in ottica parametrica, fra ipotesi fatte e risultati realisticamente conseguiti. Affinché gli standard possano essere realisticamente determinati e abbiano un reale Ciò spiega le origini dei valore di utilizzo è necessario che il contesto costi standard, databili aziendale nel quale vengono impiegati sia tale da nei primi anni del ‘900, consentire affidabili ipotesi di funzionamento futuro e in concomitanza con lo condizioni di operatività che rendano possibile la sviluppo e comparazione, in ottica parametrica, fra ipotesi fatte e risultati realisticamente conseguiti. l’implementazione pratica dei principi tayloristici di organizzazione scientifica del lavoro. I propositori di questo approccio, infatti, introdussero il concetto di standard come la modalità migliore di utilizzo delle risorse di manodopera e di materiale; in quest’ottica gli standard forniscono i riferimenti “ideali” utili per attivare una adeguata pianificazione del flusso di lavoro, in grado di ridurre e mantenere al minimo lo spreco di risorse. Ben presto, tuttavia, dal concetto di standard come condizione operativa di funzionamento, attraverso la quale organizzare l’attività di Facchinetti I., Op. Cit. produzione, si passa al concetto di costo standard4. Cfr. Garry H. S., Factory Cost, The accountant, Luglio 1903 Secondo Solomons5 il primo sistema di standard (Pag. 954 – 961); Whitmore J., costing viene creato nel 1911, per la Boss Shoe Factory cost accounts, Journal of accountancy, Manufacturing Company, da Charter Harrison Maggio, 1908. che, nel 1918, pubblica la prima serie di equazioni Solomons D., «The historical development of costing», in per l’analisi degli scostamenti di costo che ancora Solomons D. (a cura di) Studies oggi è ripresa da molti testi di cost accounting. in cost analysis, Londra, Sweet and Max Well Ltd., 1968. Parallelamente al lavoro di Harrison vengono A titolo esemplificativo si può presentati, tra 1908 e il 1909, alcuni contributi a citare una ricerca condotta da Puxty A. G. e Lyall D. secondo cura di Harrinton Emerson, che propongono la quale in un settore l’utilizzo del concetto di standard come punto di rappresentativo di organizzazione commerciali ed partenza per lo sviluppo di un sistema volto a industriali il 76% delle imprese proporre e governare il perseguimento, in ottica esaminate avrebbero adottato un sistema di costing standard. sistemica, di obiettivi di efficienza pervasivi in tutta Cfr. Puxty A. G., Lyall D., Cost l’azienda. Fu proprio Emerson il primo a sostenere control into The 1990s: a survey of standard costing and che anche la contabilità può avere un ruolo in budgeting practises in the UK. questo processo di ricerca di efficienza proponendo Londra, Cima, 1989. 3 4 5 6 20 2/2006 il concetto di costo standard e di analisi degli scostamenti e leggendo i medesimi come parametri di valutazione dei responsabili aziendali. È in questo contesto che, per la prima volta, si sostiene la necessità di distinguere fra scostamenti riconducibili a condizioni controllabili dal soggetto valutato e scostamenti aventi come origine condizioni fuori dal controllo del management. Nascono da questi primi contributi buona parte dei principi e delle logiche di progettazione dei sistemi di «responsibility accounting». In sintesi, il concetto di costo standard si caratterizza per una storia consolidata e per un’ampia condivisione di approcci, logiche e principi fra i diversi autori che nel tempo si sono occupati di questo tema. Si sottolinea, inoltre, come la letteratura, che nelle prime decadi del secolo scorso ha proposto significativi contributi in tema di standard, sia ancora oggi punto di riferimento per coloro che si occupano di sistemi di cost management. A fronte di questo rilievo nella letteratura, si affianca un’ampia diffusione dei sistemi di costi standard nella prassi manageriale6, che rendono tale tecnica una delle più facilmente comprese e applicate. In opposizione a questa diffusione, tuttavia, molte implementazioni presentano errori e malfunzionamenti riconducibili all’assegnazione a tali sistemi di un elevato numero di finalità, spesso in contrasto fra loro, all’applicazione degli stessi a contesti produttivi non idonei alla determinazione di predefiniti parametri di funzionamento o, infine, alla mancanza di adeguati flussi informativi in grado di alimentare correttamente il calcolo degli standard. Per questa ragione, malgrado molto sia stato detto e scritto in tema di standard costing, restano da indagare alcuni snodi critici di progettazione e di funzionamento che, se non considerati, potrebbero indebolire gli output di tali sistemi sia in ottica organizzativa, sia, più semplicemente, in ottica tecnico-amministrativa. È in questa prospettiva che nei prossimi paragrafi si intende dare un contributo originale su un tema che pare essere ormai consolidato. Nello specifico, l’attenzione verrà posta alla piccola e media impresa che si caratterizza per un assetto produttivo, da un lato, e amministrativo, dall’altro, non sempre funzionale al calcolo di costi standard adeguati e ad analisi affidabili degli scostamenti. I sistemi di standard costing: le finalità Le potenzialità associabili a un sistema a costi standard sono tali da garantire il perseguimento METODI CONTROLLO E STRUMENTI DI GESTIONE di finalità molteplici, variamente indagate dalla letteratura di riferimento. In questa prospettiva occorre tuttavia, mettere in evidenza che l’assegnazione ad un medesimo sistema di finalità diverse, spesso distanti fra loro, può rivelarsi controproducente. Alcune implementazioni di sistemi di standard costing si sono tradotte in un fallimento proprio perché l’azienda ha voluto usare detto sistema per raggiungere obiettivi di fatto in conflitto fra loro. Ciò si è sostanziato in scelte di progettazione ambigue e in una insoddisfazione di fondo da parte dei diversi utenti. Le ambiguità di implementazione sono riconducibili al fatto che qualsiasi sistema di calcolo dei costi prevede principi, logiche e criteri diversi in funzione della peculiare finalità che intende perseguire; la mancata scelta della finalità si traduce nella sostanziale incapacità di aderire a norme, logiche e regole precise, da cui ne consegue un’ambiguità/incoerenza diffusa nella struttura del sistema. Una struttura incoerente o ambigua fa sì che gli utenti che utilizzano il sistema per finalità diverse lo ritengano inadeguato rispetto ai propri specifici fabbisogni e lo abbandonino. È in questo senso che il sistema si traduce in un fallimento. L’esplicitazione delle possibili finalità del calcolo del costo standard e la scelta di dare priorità ad uno solo degli scopi del sistema è dunque un passo preliminare necessario per evitare futuri malfunzionamenti. Più nello specifico si possono distinguere tre diverse finalità: a. finalità tecnico-amministrativa; b. finalità gestionale; c. finalità organizzativa. Finalità tecnico-amministrativa Per finalità tecnico-amministrativa si intende l’utilizzo del sistema a costi standard come strumento di supporto alla valorizzazione delle rimanenze. È questa una prassi, anche se non particolarmente diffusa, adottata da alcune imprese per accelerare la valutazione delle scorte a fronte di sistemi di rilevazione dei costi a consuntivo inesistenti o palesemente incapaci di fornire un’informazione tempestiva e coerente con la tempistica prevista dalla normativa civilistico-fiscale. Da questo punto di vista è interessante notare come secondo lo IAS 2 “…le tecniche di determinazione del costo delle rimanenze, quali il metodo dei costi standard o del prezzo al dettaglio, possono essere impiegate per praticità se i risultati approssimano il costo…”7. Anche i principi contabili nazionali prevedono che “…I costi standard sono accettabili ai fini della valutazione delle rimanenze di magazzino se periodicamente vengono rettificati per approssimarsi ragionevolmente al metodo prescelto dall’impresa per la valutazione delle rimanenze…”, in questo senso “…L’uso dei costi standard comporta l’apertura di conti varianze per le principali cause di scostamento dei costi consuntivi dai costi standard…”; pertanto, “… il costo standard è un modulo di passaggio, un metro d’efficienza ma non sostituisce il costo determinato con uno dei metodi accettati: Lifo, Fifo o costo medio ponderato…”8. In sintesi, i principi contabili nazionali presumono che “…I costi standard non possono essere usati nella valutazione del magazzino se essi non sono rappresentativi dei costi effettivi o reali. Nel caso in cui gli standard non vengano aggiornati correntemente sarà necessario rettificare il magazzino valutato a costi standard per riflettere i costi effettivi…i costi standard già superati vanno rettificati per riflettere cambiamenti reali nelle condizioni di costo, quali i mutamenti dei processi e dell’efficienza, ma non per riflettere l’inefficienza inclusa tra i costi consuntivi…”9. Peraltro, si segnala che, anche secondo i principi contabili internazionali, i costi standard devono considerare “… i livelli normali di materiali e di forniture di beni, di lavoro, di efficienza e di capacità utilizzata. Essi sono regolarmente posti a revisione e, se necessario, riveduti alle condizioni del momento…”10. Conseguentemente a questa precisazione, l’utilizzo del sistema di standard costing in ottemperanza alle esigenze amministrative di valutazione delle rimanenze richiede esplicitamente il calcolo di standard reali o realistici. In questa accezione lo standard non rappresenta più il riferimento a condizioni ideali di funzionamento, cui tipicamente si riferisce il costo standard nel suo significato storico presentato nel paragrafo precedente, bensì fa riferimento a ipotesi di normale funzionamento dell’operatività aziendale sia in fase di approvvigionamento che in fase di utilizzo delle risorse produttive. Il fatto che gli standard debbano essere periodicamente confrontati con “le condizioni del momento” o siano percepiti come “modulo di passaggio”, rafforza il requisito di realismo richiesto alle ipotesi/previsioni che sottostanno a detto costo (questa forte vicinanza del costo standard alla realtà viene recepita da alcuni autori e da una parte della prassi manageriale qualificando il costo non come standard ma come “normale”). In sintesi, l’utilizzo di un sistema standard costing a solo supporto di finalità puramente amministrative è, sebbene possibile, non 2/2006 Cfr. Principi contabili internazionali – testo completo e integrato dei principi contabili IAS/IFRS e interpretazioni SIC . IFRIC secondo i regolamenti (CE), Edizione aggiornata Gennaio 2005, Il Sole24Ore, Milano. Si veda anche Andolina S., Silva R., I nuovi principi contabili internazionali, Gruppo Editoriale Esse Libri, Napoli, 2004. 8 Principio contabile nazionale n. 13, Cfr. Bauer R., Codice civile e leggi tributarie, Varese, Paramond, 2004. 9 Principio contabile nazionale n. 13, Op. Cit. 10 Cfr. Principi contabili internazionali, Op. Cit. 7 21 CONTROLLO DI GESTIONE METODI E STRUMENTI particolarmente diffuso nella realtà. Da questo punto di vista, progettare detto sistema solo con questo scopo pare essere ridondante. In ogni caso, le imprese che intendono sfruttare i risultati del sistema in oggetto anche per adempiere a finalità amministrative non devono sottovalutare il fatto che questo obiettivo può dirsi veramente perseguito solo nel momento in cui nel calcolo delle previsioni di costo si fa riferimento a condizioni operative che tendano a replicare il più possibile la realtà passata. Questo è, come vedremo, un requisito potenzialmente in conflitto con il perseguimento di obiettivi alternativi. Finalità gestionale Una seconda finalità, definita in precedenza di natura gestionale, si riferisce all’utilizzo dei costi standard a supporto della presa di decisioni fra cui, nella prassi aziendale, normalmente emerge la definizione delle politiche di pricing. In quest’ottica il sistema di standard costing viene utilizzato in logica simulativa per definire livelli di prezzo che consentano il conseguimento di un tasso predefinito di profittabilità. L’utilizzo secondo questa prospettiva impone due requisiti di funzionamento per il sistema di standard costing riferibili al tipo I sistemi di standard costing diventano il di valori con cui meccanismo attraverso il quale l’azienda alimentare il sistema e orienta i comportamenti di coloro che hanno ben alle modalità di utilizzo definite responsabilità economiche e ne valuta le capacità tramite un sistematico confronto fra di detti valori. previsioni e risultati Per quanto attiene il primo elemento (tipo di valori) è evidente che gli standard, per poter essere utilizzati al fine di supportare adeguatamente le decisioni aziendali, devono riflettere il reale funzionamento dell’impresa; in caso contrario il rischio è quello di avallare decisioni che, ipotizzando parametri ideali di funzionamento, si rivelerebbero soggette ad un eccessivo livello di rischio. Da questo punto di vista è emblematico il rischio sottostante l’utilizzo di standard ideali nella scelta dei prezzi: lo standard potrebbe portare i responsabili commerciali a definire politiche di prezzo troppo aggressive che, a consuntivo, si potrebbero rivelare non adeguatamente profittevoli. Con riferimento al secondo elemento (modalità di utilizzo) è evidente che l’uso degli standard a supporto delle decisioni ha un senso solo se Cfr. Begamin Barbato M., giocato in ottica simulativa. Il processo Programmazione e controllo in un’ottica strategica, Torino, decisionale, infatti, richiede la possibilità di UTET, 1997 (pag. 166). prevedere opzioni alternative di comportamento; Cfr. Bergamin Barbato, Op. Cit. ad esempio una certa politica di pricing potrebbe 11 12 22 2/2006 rilevarsi non profittevole a certe condizioni di volume ed efficienza, mentre, al contrario, potrebbe rivelare elevati margini di profittabilità con condizioni di volume ed efficienza diverse. L’utilizzo di un sistema a standard costing, in accordo a questa finalità, deve pertanto prevedere la possibilità di calcolo di standard alternativi. In sintesi, la finalità gestionale conduce a una scelta di standard simili a quella prevista con riferimento alla finalità tecnica-amministrativa anche se si discosta significativamente in termini di modalità di utilizzo. In molte realtà aziendali questa differenziazione di comportamento conduce a una differenziazione di sistema: il sistema di standard costing in senso stretto viene utilizzato per finalità tecnico-amministrative o organizzative e va ad alimentare un sistema di simulazione che, sebbene utilizzi gli stessi dati di partenza, se ne differenzia progressivamente introducendo ipotesi alternative riferibili a condizioni operative future. Per questa ragione il sistema di simulazione finisce per differenziarsi dal sistema di standard costing vivendo di fatto di vita propria. Finalità organizzativa In realtà, la finalità più diffusamente riconosciuta ai sistemi di standard costing è quella più sopra definita di natura organizzativa. È in questa accezione che il costo standard viene definito come “… una configurazione ideata a fine di controllo…”11 e di valutazione del management; ed è in questa prospettiva che gli standard si definiscono parametri obiettivo. Più nello specifico essi si qualificano come “…obiettivi in quanto definiscono il risultato desiderato…” e come parametri “…perché rappresentando condizioni di efficacia ed efficienza, costituiscono il termine di paragone, la misura dell’attività aziendale e della prestazione manageriale permettendo fondati giudizi scaturenti dal loro confronto con i risultati effettivi…”12. In sintesi, i sistemi di standard costing diventano il meccanismo attraverso il quale l’azienda orienta i comportamenti di coloro che hanno ben definite responsabilità economiche e ne valuta le capacità tramite un sistematico confronto fra previsioni e risultati. In questa prospettiva la scelta delle modalità di calcolo degli standard è fortemente condizionata dallo stile direzionale: tanto più l’azienda è orientata a perseguire e incentivare percorsi di miglioramento tanto più la definizione dello standard tende a rifarsi a condizioni ideali di funzionamento ovvero ad ipotesi di svolgimento ottimale dell’attività aziendale; viceversa, nei casi in cui l’azienda non ritenga utili o possibili METODI CONTROLLO E STRUMENTI DI GESTIONE significativi percorsi di miglioramento gli standard vengono costruiti senza discostarsi particolarmente dalle condizioni operative in essere e, dunque, facendo riferimento al “normale” svolgimento dell’attività aziendale. Alle due diverse configurazioni di costo tendono a corrispondere anche modalità differenti di calcolo dei medesimi: normalmente la valorizzazione a condizioni ideali nasce dall’identificazione di benchmark esterni all’impresa, mentre la valorizzazione a condizioni normali tende a riferirsi a quanto rilevato in azienda nel passato13. In ogni caso, il perseguimento di questa finalità inibisce l’utilizzo di standard eccessivamente realistici che non consentirebbero l’attivazione di un processo di miglioramento continuo né radicale né incrementale; d’altro canto, non si ritiene neppure particolarmente utile la definizione di standard eccessivamente idealistici, che, in quanto tali, diventano, di fatto, irraggiungibili da parte dei vari responsabili aziendali, che finiscono per percepirli come iniqui e dunque cessano di considerarli come reali obiettivi di riferimento. In questo senso la configurazione a standard più diffusa tende a essere quella a “standard convenienti”, ovvero riferibili a ipotesi di miglioramento rispetto alle condizioni attuali, senza diventare eccessivamente ottimistici. In sintesi, l’utilizzo di sistemi di standard costing in ottemperanza alle finalità di natura organizzativa richiede il riferimento a condizioni operative più o meno migliorative rispetto alla situazione reale (in funzione della radicalità del processo di miglioramento che l’azienda intende ottenere) e, in questa prospettiva, lo standard presenta una configurazione molto distante rispetto a quella utilizzabile per il perseguimento delle due finalità citate in precedenza. L’uso di costi standard si presta, in conclusione, al perseguimento di finalità diverse ciascuna delle quali richiede criteri di calcolo e modalità di utilizzo altrettanto differenziate. Ciò implica in sede di scelta e di progettazione del sistema la precisa identificazione di quella che l’impresa intende qualificare come la finalità primaria da assegnare a questo strumento. La mancata definizione di precise priorità conduce ad un’ambiguità nella costruzione degli standard che si riflette in una simmetrica ambiguità nell’analisi degli scostamenti. Essa è dunque il primo errore da evitare in sede di implementazione del sistema, soprattutto nel caso delle piccole e medie imprese che raramente si possono permettere sistemi in grado di calcolare standard alternativi in funzione degli obiettivi ad essi assegnati. I pre-requisiti aziendali di applicazione Malgrado le molteplici finalità associabili ai sistemi di standard costing, ampiamente descritte nei paragrafi precedenti, l’utilizzo di tali sistemi è possibile esclusivamente in specifici contesti aziendali. La stessa evoluzione storica, che ha agevolato la nascita e ha facilitato l’applicazione del concetto di costo standard, suggerisce che questi sistemi siano realmente di supporto solo in contesti aziendali caratterizzati da una certa staticità di funzionamento. Più nello specifico, questi meccanismi si prestano ad essere utilizzati laddove non esista eccessiva variabilità di comportamenti e varietà di risultati. Il calcolo del costo standard nasce, infatti, da un’analisi delle potenziali relazioni esistenti fra risorse (input) e risultati (output). Affinché tale analisi sia realisticamente praticabile è necessario che, da un lato, il numero di output non sia eccessivamente elevato e, dall’altro, che esista la possibilità di codificare (rispetto a predefinite condizioni di funzionamento) il processo di trasformazione dei fattori produttivi (in senso ampio) utilizzati e gli effetti che conseguono al processo di utilizzo. Il tema della numerosità degli output è riconducibile al concetto di varietà: in tutti quei contesti aziendali in cui gli output dei processi produttivi, logistici, commerciali, ecc. risultano essere eccessivamente numerosi e potenzialmente infiniti l’utilizzo degli standard si rivela eccessivamente oneroso per i benefici informativi che consente di conseguire. Si pensi, ad esempio, a tutti quei settori caratterizzati da prassi commerciali fortemente differenziate che si sostanziano nell’erogazione di servizi di distribuzione, trasporto e vendita la cui numerosità e diversità rende difficile la predefinizione di “distinte base” e “distinte tempi”. Anche a fronte di un numero limitato di potenziali output può essere inopportuno definire standard di comportamento in tutti quei contesti aziendali caratterizzati da un processo di trasformazione altamente variabile, soprattutto nel caso in cui la variabilità non è controllabile dall’azienda. A titolo esemplificativo si possono citare alcuni processi produttivi del comparto chimico i cui livelli di impiego delle materie prime e i conseguenti livelli di efficienza sono fortemente condizionati da fattori ambientali difficilmente prevedibili (quali il tasso di umidità, la temperatura, ecc.) che, con il loro diverso verificarsi, generano instabilità di comportamento e impongono all’azienda di perseguire gli stessi risultati tramite comportamenti alternativi, più o meno, efficienti. Un ulteriore esempio di questa situazione può essere rappresentato dalle imprese 2/2006 13 Cfr. Facchinetti I., Op. Cit. 23 CONTROLLO DI GESTIONE METODI E STRUMENTI di servizi, caratterizzate dalla presenza del cliente durante il processo di erogazione; egli, infatti, attraverso i suoi molteplici interventi, non sempre facilmente prevedibili né realisticamente controllabili, impedisce la previsione anticipata delle prassi di comportamento. In tutti questi contesti, il calcolo degli standard ha spesso il significato di costo medio che in quanto tale può essere utile a fini previsionali, ma difficilmente è funzionale a qualificarsi come parametro obiettivo con cui comparare i risultati effettivamente conseguiti ai fini di una valutazione delle capacità manageriali. In questi contesti, più che un I sistemi a costi standard, che sistema di standard tipicamente presentano un’elevata onerosità di progettazione e costing nel senso implementazione, sono convenientemente proprio del termine, adottabili solo con riferimento a quei potrebbe avere processi aziendali che presentano una maggiore senso differenziazione limitata e codificabile delle l’implementazione di un possibili prassi di comportamento. In quest’ottica è necessario che l’azienda sistema di simulazione mappi i propri processi aziendali e li nell’accezione posizioni rispetto alle dimensioni della presentata nel paragrafo «varietà» e «variabilità». precedente. In sintesi, i sistemi a costi standard, che tipicamente presentano un’elevata onerosità di progettazione e implementazione, sono convenientemente adottabili solo con riferimento a quei processi aziendali che presentano una differenziazione limitata e codificabile delle possibili prassi di comportamento. In quest’ottica è necessario che l’azienda mappi i propri processi aziendali e li posizioni rispetto alle dimensioni della varietà e variabilità descritte in precedenza (si veda la Tavola 1). L’utilizzo di questo Tavola 1 – Il posizionamento dei processi aziendali: le variabili di «variabilità» e «varietà» 24 2/2006 strumento in contesti che non presentano dette caratteristiche costituisce, infatti, un altro rilevante errore nei progetti di implementazione di tali sistemi, che ne può inibire il funzionamento. Ciò vale, nello specifico, per la piccola e media impresa, per la quale si sconsiglia l’adozione di un sistema di standard costing allargato all’intero perimetro di attività. L’adozione mirata solo ai processi operativi maggiormente codificabili e, ovviamente, più rilevanti nell’economia d’impresa costituisce un approccio che consente una gestione equilibrata fra onerosità del sistema e sue potenzialità informative. Le condizioni di funzionamento La progettazione di un sistema di standard costing non richiede, semplicemente, la definizione delle specifiche finalità da attribuire al sistema e la verifica delle condizioni di contesto in grado di sfruttarne a pieno le potenzialità, bensì, necessita di una verifica puntuale dell’esistenza di sistemi in grado di alimentare, tempestivamente e affidabilmente, la definizione dei costi standard: è in questo senso che si parla di verifica delle condizioni di funzionamento. La definizione di costo standard come prodotto, da un lato, di quantità di risorse produttive necessarie (a condizione ideali/normali, alla realizzazione di uno specifico prodotto/servizio) e, dall’altro, di valori previsti, definisce già di per sè quali sono in azienda i sistemi alimentanti necessari a garantirne il funzionamento. Più nello specifico, le quantità di prevedibile impiego, dei diversi fattori produttivi, sono normalmente acquisibili dai sistemi di programmazione della produzione o di supporto al completamento del processo produttivo: è in questi sistemi che risultano essere recuperabili le distinte base e le distinte tempi di prodotto che costituiscono di norma gli elementi chiave di alimentazione dei costi standard sul versante delle quantità di risorse. Viceversa, la valorizzazione di dette risorse normalmente poggia su altri sistemi rappresentati dal sistema di magazzino/di budgeting, per quanto attiene materie prime, materiali ausiliari, imballi ecc., e dai sistemi di budgeting, in senso stretto, con riferimento ai costi indiretti di produzione. In sintesi, l’implementazione di un sistema di standard costing viene ad essere naturalmente facilitata nei contesti aziendali in cui risultano essere già presenti sistemi di programmazione operativa e sistemi di tracciatura delle dinamiche passate e future di costo. Tali prerequisiti METODI CONTROLLO E STRUMENTI DI GESTIONE finiscono con il creare pesanti limiti di applicabilità di detti sistemi nella piccola e media impresa che, spesso, non è guidata nel suo agire quotidiano da sistemi di programmazione dell’attività produttiva e non prevede prassi di gestione dei magazzini in grado di garantire una valorizzazione puntuale (ancorché storica) di tutte le componenti di cui necessitano una piena tracciatura i sistemi di contabilità a costi standard. I problemi sono, inoltre, destinati a crescere in tutte quelle realtà aziendali che, per le loro dimensioni, non sono obbligate alla tenuta della contabilità di magazzino, che finisce per assumere rilievo contabile solo a fine esercizio, normalmente grazie ad una semplice attività di inventariazione. Ad aggravare questa situazione di difficoltà, si può inoltre aggiungere che realtà di queste dimensioni raramente ritengono utile e necessario lo sviluppo di un processo formalizzato di budgeting con la conseguenza che diventa estremamente difficile l’identificazione di valori preventivi. In sintesi, sebbene in molti contesti aziendali esistano idealmente le condizioni per l’implementazione di un sistema a costi standard, spesso mancano i fattori di abilitazione del processo di alimentazione di detti sistemi, con ciò riducendo considerevolmente i reali ambiti di applicabilità del sistema stesso. La mancanza di distinte base/distinte tempi, di piani/budget formalizzati, di sistemi di monitoraggio analitico dell’andamento dei prezzi delle materie prime in senso lato inibisce, di fatto, la messa in funzionamento di un sistema di costi standard; in questo senso qualsiasi processo di progettazione deve passare da una verifica dell’esistenza di questi sistemi e, qualora presenti, dalla verifica del grado di adeguatezza dei dati dagli stessi rilasciati. La rilevabilità dei dati di utilizzo dei fattori produttivi Dei sistemi alimentanti citati in precedenza non tutti presentano lo stesso livello di priorità; più nello specifico diverse esperienze aziendali insegnano che, mentre la mancanza di distinte basi/tempi o la loro inadeguatezza è un ostacolo non superabile nel processo di messa in funzionamento del sistema di standard costing, l’inesistenza o la parziale utilizzabilità dei sistemi di budget/di magazzino risulta essere meno rilevante. La valorizzazione delle risorse impiegate nel processo produttivo può, infatti, basarsi su stime e congetture che, malgrado la mancanza di una lettura sistemica (quale è quella tipicamente offerta dai sistemi di budget) e l’assenza di una tracciatura puntuale (tipicamente garantita dai sistemi di magazzino), comunque presentano buoni livelli di approssimazione. In questi casi, la “costizzazione” delle risorse, pur presentando un minore livello di precisione, può condurre alla determinazione di un costo standard sufficientemente affidabile da costituire un parametro di riferimento per l’azienda. A conferma di quanto detto fino ad ora è sufficiente citare il fatto che, in alcune realtà aziendali, stime e congetture spot, garantiscono, addirittura, migliori previsioni rispetto a quelle che nascerebbero da un’analisi dei trend storici dei valori di magazzino; esistono, infatti, contesti competitivi che presentano dinamiche dei listini prezzi di materie prime, materiali ausiliari ecc. caratterizzati da un elevato grado di oscillazione e da una variabilità tale da rendere le dinamiche passate completamente diverse rispetto alle probabili dinamiche future. Il sistema di gestione delle distinte base/tempi Alla luce di queste considerazioni, il sistema primario, la cui valutazione risulta essere fortemente critica ai fini della verifica delle condizioni di funzionamento dello standard costing, è il sistema di gestione delle distinte base/tempi. A questo proposito è utile ricordare che, tale sistema, non nasce per alimentare la contabilità direzionale, bensì, per guidare i processi operativi e, per questa ragione, pur se presente in azienda, potrebbe rilevarsi incoerente con gli obiettivi che spiegano l’utilizzo dei costi standard. Il sistema primario, la cui valutazione risulta Nello specifico è essere fortemente critica ai fini della verifica delle condizioni di funzionamento dello standard possibile rilevare tre costing, è il sistema di gestione delle distinte distinte tipologie di base/tempi. incoerenza: a) incoerenza temporale; b) incoerenza di contenuto; c) incoerenza di finalità. Con il termine “incoerenza temporale” si intende fare riferimento a possibili difformità fra i tempi di aggiornamento delle distinte e i tempi di aggiornamento del costo standard; in molte realtà aziendali, infatti, la distinta base/tempi viene ad essere aggiornata solo nel momento in cui il prodotto a cui si riferisce sta per essere messo in produzione. In questi contesti, tuttavia, il calcolo del costo standard precede e, in alcuni casi di molto, l’avvio del processo produttivo con la conseguenza che, detto costo, tende ad essere calcolato su distinte base/tempi riferite al passato e non sufficientemente rappresentative delle condizioni operative future. Si viene, pertanto, a 2/2006 25 CONTROLLO DI GESTIONE METODI E STRUMENTI creare una asimmetria temporale fra i fabbisogni contabili e i fabbisogni operativi che deve essere oggetto di specifica valutazione. Qualora detta asimmetria dovesse infatti riguardare una quota significativa dei beni/servizi prodotti il sistema a costi standard finisce per ereditare grossi margini di imprecisione che, di fatto, minano l’utilizzabiltà del sistema. Verificato il grado di aggiornamento delle distinte base/tempi, è necessario verificare il loro grado di bontà. In molte realtà aziendali, il programma di produzione è più uno strumento per orientare il funzionamento del processo produttivo che non un meccanismo attraverso il quale disciplinare puntualmente gli impieghi dei fattori produttivi. In questi contesti, si tollerano anche ampi margini di imprecisione della distinta base/tempi cui viene semplicemente chiesto di rilasciare un ordine di grandezza nell’utilizzo delle materie prime o nel grado di saturazione degli impianti, e non di prevedere con precisione le quantità di risorse impiegate; ciò normalmente si accompagna a prelievi di materie prime in quantità difformi rispetto a quelle autorizzate dalla distinta base e a tempi di produzione, di fatto, diversi rispetto a quelli previsti nella distinta tempi. In questi contesti, è ammissibile l’imprecisione delle distinte nel governo del processo produttivo, che sfrutta le stesse solo come generico parametro di riferimento per pianificare l’attività futura, ma non è ammissibile nel calcolo del costo standard, che non può essere un semplice ordine di grandezza se non vuole perdere buona parte delle sue finalità (nello specifico le finalità organizzative e gestionali). Una situazione, di fatto simile, si viene a verificare in quei contesti in cui non si hanno meccanismi strutturati di correzione di distinte base/tempi palesemente errate. Esistono, infatti, numerose evidenze empiriche che dimostrano come gli errori presenti in distinta vengano superati grazie all’esperienza di coloro che gestiscono il processo produttivo; in questi contesti, e ciò è tipico nella piccola e media impresa, esiste una conoscenza diffusa degli errori presenti nelle distinte che vengono corrette “sul campo” senza provvedere ad una correzione formale delle medesime. Il caso tipico può essere rappresentato da un errore, per difetto, nella quantità di materia prima necessaria alla realizzazione di un’unità di prodotto finito, di fronte al quale gli operativi, che ne sono a conoscenza, provvedono a prelievi “ad hoc” da magazzino. Tale prelievo consente di superare l’errore nella gestione del processo produttivo, ma, laddove non dovesse portare ad una correzione della distinta, mantiene l’errore nel calcolo del costo standard. 26 2/2006 In sintesi, è necessario valutare esplicitamente il grado di precisione delle distinte base/distinte tempi al fine di verificarne l’adeguatezza rispetto ai livelli di precisioni richiesti al sistema di standard costing. Le vie attraverso le quali effettuare tali valutazioni possono essere molteplici, ma devono avere, preferibilmente, natura quantitativa. Una prima opzione può essere quella di comparare gli utilizzi dei fattori produttivi previsti dal programma di produzione e gli impieghi effettivi; quando i delta fra i due risultano essere marcatamente e sistematicamente elevati non è ragionevole ipotizzare che l’unica ragione sia da attribuire a inefficienze produttive; in questi casi normalmente una parte dello scostamento è attribuibile ad ipotesi di funzionamento imprecise o errate presenti nelle distinte. Una seconda possibile opzione è, invece, quella di effettuare verifiche a campione su un numero limitato di prodotti/servizi attraverso le quali misurare la differenza tra quantità previste a programma e quantità effettivamente consumate; anche in questo caso sistematiche differenze rilevanti sono un forte indizio di inaffidabilità dei dati che alimentano il programma di produzione. La presenza di un programma di produzione aggiornato e affidabile non è tuttavia sufficiente a garantire la piena utilizzabilità dei dati presenti a programma a supporto del calcolo di un costo standard. Un buon programma di produzione, infatti, ha l’obiettivo di prevedere il più realisticamente possibile le modalità di impiego dei diversi fattori produttivi: esso, pertanto, normalmente prevede il replicarsi nel futuro delle condizioni operative verificatesi in passato. In altri termini è naturale che un programma di produzione preveda inefficienze/incapacità operative; in caso contrario, non consentirebbe di pervenire a un piano operativo affidabile. Logica conseguenza di ciò è che, un costo standard costruito sui dati di distinta base/tempi tende a configurarsi come standard reale e dunque può dirsi coerente con le finalità tecnico amministrative e gestionali, ma è di fatto completamente inadeguato, qualora gli obiettivi di standard costing siano di natura “organizzativa” (così come definite nei paragrafi precedenti). In questo caso, la distinta base/tempi necessita di correttivi per pervenire a standard obiettivo che abbiano una reale utilizzabilità. In sintesi, affinché esistano le condizioni di funzionamento di un sistema a costi standard è necessario che, i dati relativi all’utilizzo dei fattori produttivi, siano rilevabili tempestivamente (verifica di coerenza temporale), affidabilmente (verifica di coerenza di contenuto) e in linea con METODI CONTROLLO E STRUMENTI DI GESTIONE gli obiettivi del sistema (verifica di coerenza di finalità). In questa prospettiva (si veda la Tavola 2), una valutazione ex-ante dell’esistenza di queste condizioni di funzionamento è necessaria al fine di evitare un calcolo impreciso dei costi produttivi. Un qualche livello di approssimazione è inevitabile, ma esso non deve essere tale da far si che gli utenti mettano in discussione il sistema. La ricerca di questo equilibrio diviene, pertanto, essenziale nel processo di implementazione. La valorizzazione dei fattori produttivi Alla verifica di validità dei dati di natura fisicotecnica, che il sistema di standard costing normalmente acquisisce dal sistema di programmazione delle produzione, è necessario far seguire una verifica di esistenza/adeguatezza dei dati necessari ad una valorizzazione, in ottica previsionale, di detta quantità. Come detto in premessa, possono aiutare, in tal senso, i sistemi di contabilità di magazzino e di budgeting. Più nello specifico, il primo, misurando continuativamente l’andamento dei prezzi su ogni specifico articolo acquistato, può supportare analisi statistiche di trend normalmente molto affidabili in condizione di normale andamento settoriale. Affinché, ciò sia possibile è, tuttavia, necessario che il processo di alimentazione del sistema contabile superi i tradizionali requisiti di auditabilità14. Peraltro, si segnala come tali analisi non siano, di fatto, realisitiche, come detto in precedenza, in tutti quei contesti competitivi caratterizzati da una forte variabilità delle dinamiche di prezzo. In ogni caso, la disponibilità di dati di magazzino affidabili costituisce un semplice fattore facilitatore nell’implementazione Affinché esistano le condizioni di del sistema di standard funzionamento di un sistema a costi costing e non una standard è necessario che i dati relativi all’utilizzo dei fattori produttivi siano condizione vincolante rilevabili tempestivamente (verifica di come nel caso coerenza temporale), affidabilmente (verifica ampiamente descritto di coerenza di contenuto) e in linea con gli nel paragrafo obiettivi del sistema (verifica di coerenza di precedente. finalità). Infine, la presenza di un budget strutturato può aiutare nell’identificazione di valori previsionali atti ad alimentare il costo standard. Da questo punto di vista, alcuni autori argomentano circa l’esistenza di uno stretto legame di causalità fra sistema a costi standard e sistemi di budget15: in questa prospettiva, gli standard previsti per materie prime e manodopera diretta dovrebbero alimentare il budget di Tavola 2 – Le verifiche di validità dei dati previsionali di utilizzo dei fattori produttivi Cfr. Meloni G.-Galbiati E., «Dalla progettazione al funzionamento dei sistemi di contabilità direzionale», in Controllo di Gestione, n. 6/2005, pag. 19 15 Si veda a titolo esemplificativo Drury C., Op. Cit. 14 2/2006 27 CONTROLLO DI GESTIONE METODI E STRUMENTI produzione e, viceversa, i costi indiretti di produzione previsti a budget dovrebbero condurre al calcolo di coefficienti di allocazione standard. La piena «parlabilità» fra i due sistemi, tuttavia, non è sempre garantita, specie nella piccola e media impresa, anche in considerazione del fatto che gli stessi possono avere finalità diverse e dunque sottendere criteri di valorizzazione differenti. L’evidenza empirica porta invece, con riferimento a queste specifiche realtà, a riscontrare l’utilizzo di alcune previsioni di budget a supporto di alcune valorizzazioni nel sistema degli standard. Tale relazione, tuttavia, è episodica e raramente conduce ad una perfetta coerenza fra i due sistemi. In questa accezione, anche il sistema di budget è un semplice fattore facilitatore al calcolo di un adeguato costo standard. In alternativa ad esso, molte imprese, utilizzano un costo storico rettificato al fine di tener conto di modifiche ipotizzabili nelle condizioni operative future e/o di obiettivi di miglioramento. La presenza di sistemi di contabilità generale e direzionale completi costituisce in conclusione un elemento in più nel processo di valutazione dell’esistenza delle condizioni di funzionamento abilitanti l’avvio di un sistema di standard costing, anche se spesso, nella piccola e media impresa, la loro mancanza non inibisce totalmente l’implementazione di detti sistemi. Anche in questo caso, è fondamentale, la ricerca di un equilibrio che garantisca sufficiente precisione ai valori previsionali di costo, senza tradursi in una eccessiva onerosità di rilevazione. Il confronto con i valori a consuntivo Nel caso in cui la finalità assegnata al sistema di standard costing abbia natura tecnico amministrativa e/o gestionale l’analisi delle condizioni di funzionamento descritte nei due paragrafi precedenti, può dirsi tendenzialmente sufficiente. Al contrario nel caso in cui la finalità associata a detto sistema abbia natura organizzativa è necessario completare il processo di verifica con l’analisi di coerenza tra il sistema di rilevazione a preventivo e il sistema di rilevazione a consuntivo. Come detto in precedenza, infatti, la finalità organizzativa vede negli standard dei parametri obiettivo da confrontarsi con i costi consuntivi al fine di verificare la reale capacità dell’azienda e dei suoi diversi responsabili a perseguire i target concordati. Affinché ciò sia tecnicamente fattibile è necessario che le logiche e gli algoritmi di calcolo messi alla base del sistema di standard costing siano replicati nel sistema di calcolo di 28 2/2006 costi a consuntivo; in caso contrario gli eventuali scostamenti fra previsioni e risultati non sono primariamente riconducibili a diversi livelli di efficienza e/o efficacia ma sono, almeno in parte, da attribuirsi ai differenti criteri di valorizzazione. In questa prospettiva non bisogna, tuttavia, dimenticare che normalmente in azienda l’implementazione di un sistema a costi standard è successiva all’introduzione dei sistemi di contabilità analitica e costing, e deve, pertanto, essere il primo sistema a mutuare dal secondo principi e routine di calcolo e non viceversa. È questo un altro possibile errore da evitare in sede di progettazione, ovvero lo sviluppo di un sistema a valori preventivi che non passi da una piena comprensione (e adozione) della struttura di calcolo dei costi a consuntivo. Conseguenza di ciò, è la sostanziale inutilità dell’analisi degli scostamenti di cui di fatto si finisce per perdere la capacità di identificarne le causali. Un approccio integrato ai sistemi per ottenere risultati significativi La progettazione e l’implementazione dei sistemi di standard costing si rivela, frequentemente, come un’operazione particolarmente lunga e onerosa; essa necessita di una scelta ponderata dei principi e dei criteri di calcolo degli standard, una verifica puntuale della disponibilità dei dati necessari ad alimentare tale sistema, una rifinitura continua e sistematica dei valori, al fine di rendere tale sistema coerente nel tempo con le finalità che gli sono state attribuite. In quest’ottica è necessario maturare un approccio integrato in sede di progettazione e di messa in funzionamento dei sistemi a costi standard, ove per integrazione si intende la ricerca di una coerenza, quanto più possibile completa, rispetto agli obiettivi assegnati, alle condizioni di contesto, ai sistemi di contabilità analitica e costing a consuntivo, già presenti in azienda, e ai sistemi depositari dei dati funzionali al calcolo del costo standard. La prima verifica di coerenza richiede l’identificazione della finalità primaria che si intende assegnare al sistema di standard costing; essa condiziona la scelta di costo standard da utilizzare in azienda, scelta che deve avvenire fra le due opzioni estreme di standard ideale e standard reale. Scelto il tipo di standard da calcolare, diviene necessaria una seconda verifica che attiene la coerenza fra lo standard prescelto e il contesto produttivo e organizzativo di riferimento. Per METODI CONTROLLO E STRUMENTI DI GESTIONE quanto attiene la abbandono. Peraltro, dimensione produttiva si segnala che le E’ fondamentale verificare la coerenza fra il è evidente come verifiche in oggetto sistema di standard costing, per come viene qualsiasi tipo di devono intendersi progettato, e i sistemi che lo devono alimentare. È standard necessiti di come continuative nel questo il passaggio più critico nel processo di messa processi a ridotto tasso tempo; il cambiamento in funzionamento che deve portare, soprattutto la piccola e media impresa, ad una valutazione di di varietà/variabilità delle condizioni di compromesso fra l’utilizzabilità del sistema e per evitare che, contesto, dei sistemi l’onerosità di funzionamento. soprattutto nella amministrativi e dei piccola e media sistemi informativi impresa, il sistema finisca col diventare impone, infatti, un aggiornamento dinamico il cui eccessivamente complesso (e conseguentemente abbandono può essere nel tempo causa di una oneroso) o instabile. Dal punto di vista progressiva inutilizzabilità del sistema stesso. organizzativo, invece, il calcolo degli standard (nei casi in cui le finalità ad essi attribuiti non siano semplicemente quella gestionale e tecnicoBibliografia amministrativa) ha un senso solo, laddove esista ANDOLINA S., SILVA R., I nuovi principi contabili internazionali, una precisa delega di responsabilità che permetta Gruppo Editoriale Esse Libri, 2004, Napoli; l’utilizzo degli scostamenti nei processi di BAUER R., Codice civile e leggi tributarie, Varese, Paramond, valutazione e incentivazione; al contrario, in 2004; contesti aziendali fortemente accentrati, il ruolo BEGAMIN BARBATO M., Programmazione e controllo in un’ottica strategica, Torino, UTET, 1997; pag. 166; organizzativo degli standard tende ad essere CALVASINA R. V., CALVASINA E. J., Standard costing games that fortemente incoerente (e, in alcuni casi, managers play, Management accounting, USA; controproducente) rispetto allo stile direzionale. DRURY C., I costi standard – guida per un effettivo controllo e Scelto il tipo di standard da calcolare e verificata gestione dei costi, Milano, Franco Angeli, 1995; l’esistenza delle condizioni che ne consentano il FACCHINETTI I., «La contabilità dei costi» in Bocchino U. Manuale di controllo di gestione, Milano, Il Sole24Ore, pieno sfruttamento delle capacità, è, inoltre, 2002; necessario verificare che i criteri di calcolo siano GARRYY H. S., Factory Cost, The accountant, Luglio 1903 speculari a quelli previsti nei sistemi di contabilità (pag. 954 – 961); Whitmore J., Shoe Factory cost accounts, analitica e costing a consuntivo, qualora già Journal of accountancy, Maggio, 1908; presenti in azienda. È questo un passaggio che HARRISON, Charter, Cost account to aid production, Industrial pare banale, ma viene, frequentemente, Management, Ottobre, 1918-1919; sottovalutato in fase di progettazione. La diversità KAPLAN R. S., Advanced management accounting, PrenticeHall Inc., Englewood cliffs, Nj delle fonti informative che alimentano, da un alto, LAUDERMAN M., SCHAEBERLE F. W., The cost accounting i costi standard e, dall’altro, i costi consuntivi practices of firms using standard costs, Cost and può, infatti, portare a modalità di calcolo management ; differenziate, più o meno significativamente, che LUH F.S., Controlled cost: an operation concept and statistical approach for standard costing, Accounting Review; creano ambiguità di lettura, sia dei costi in sé sia M ELONI G. - GALBIATI E., «Dalla progettazione al degli scostamenti che generano. funzionamento dei sistemi di contabilità direzionale», in Infine, è necessario verificare la coerenza fra il Controllo di Gestione, n. 6/2005; sistema di standard costing, per come viene PUXTY A. G.-LYALL D., Control into The 1990s: a survey of progettato, e i sistemi che lo devono alimentare. È standard costing and budgeting practises in the UK. Londra, Cima, 1989; questo il passaggio più critico nel processo di Principi contabili internazionali – testo completo e integrato messa in funzionamento che deve portare, dei principi contabili IAS/IFRS e interpretazioni SIC . soprattutto la piccola e media impresa, ad una IFRIC secondo i regolamenti (CE), Edizione aggiornata valutazione di compromesso fra l’utilizzabilità del Gennaio 2005, Il Sole24Ore, Milano; sistema e l’onerosità di funzionamento. Si tratta SSOLOMONS D., The historical development of costing, in Solomons D. (a cura di) Studies in cost analysis, Londra, della valutazione più complessa, fra quelle citate Sweet and Max Well Ltd., 1968. nel presente paragrafo, che deve, a parere di chi scrive, costituire l’aspetto più critico nel processo di progettazione. Solo una piena considerazione di tutte le dimensione valutative, sinteticamente riprese in questo paragrafo, consente un pieno sfruttamento delle potenzialità dei sistemi a costi standard, e ne riduce, significativamente i rischi di malfunzionamento o, in ultima istanza, di 2/2006 29 -