S. Maria del Carmine
Carlo I promosse anche la costruzione della chiesa in
piazza del Carmine. Alla realizzazione collaborò anche
con generose elargizioni Elisabetta di Baviera, madre di
Corradino di Svevia decapitato proprio in prossimità del
sito destinato alla nuova fondazione religiosa. La chiesa
danneggiata dal terremoto del 1731 fu ristrutturata ad
opera di Nicola Tagliacozzi Canale tra il 1755 e il 1766.
la facciata attuale è opera di Giovanni del Gaizo, mentre
il campanile, seicentesco di deve a Giovan Giacomo
Conforto. Gli unici resti visibili della chiesa medievale
sono le volte costolonate del lato est.
S. Maria del
Carmine
Nel chiostro adiacente
la chiesa sono ancora
leggibili resti di
strutture gotiche. Il
chiostrino, demolito in
parte, testimonia le
trasformazioni
attuate nel 500 per
realizzare le
sopraelevazioni
Il castello del Carmine a controllo della città e del porto fu realizzato sin
dal 1439. Venne ristrutturato in occasione dell’ampliamento ad est
della città iniziato nel 1484.
Dopo i moti di Masaniello nel 1649 si decise di ingrandire e fortificare
l’antico castello sul lato est.
Il castello a controllo della città e del porto fu
realizzato sin dal 1439. La Torre ancora in piedi è
la Torre Spinella dal nome di Francesco Spinello
nominato da re commissariod ella nuova fabbrica.
La dimensione della torre decisamente maggiore
rispetto ad altre strutture analoghe testimonia la
sua importanza strategica nel sistema difensivo
della città. Nuovo interesse per il Castello vi fu solo
dopo i moti di Masaniello, quando si decise di
ingrandire il castello occupando una parte del
convento dei carmelitani, adibendo uno dei chiostri
a piazza d’armi dell’edificio militare. La decisione
provocò l’irritazione dei frati e le loro proteste presso
la corte a Madrid. Nel 1662 per por fine alle
continue liti dei frati con la guarnigione si iniziò
a costruire un muro di separazione.
La tradizione storica ci ha tramandato la figura di Carlo patrocinatore di chiese; in realtà non fu da recenti studi
emerge che non era particolarmente interessato all’architettura religiosa per la quale non aveva né tempo ne risorse
sufficienti. Doveva infatti impegnarsi nell’adeguamento di molti castelli bisognosi di urgenti restauri . Egli si
comportò in maniera passiva e occasionale limitandosi per lo più a fornire terreni o diritti di uso su foreste e cave
quando gli veniva richiesto. E’ possibile paradossalmente che Sant’Eligio al Mercato, fabbrica con la quale il sovrano
ebbe solo marginalmente a che fare, rifletta i suoi gusti in campo architettonico.
Quasi sicuramente non è un caso che le prime due fondazioni religiose di Napoli frutto del mecenatismo di Carlo siano
sorte ai lati della Piazza del Mercato due anni dopo l’esecuzione di Corradino qui avvenuta nel 1268. La costruzione
delle due chiese che fiancheggiano la piazza potrebbe essere considerata , se non una forma di espiazione, quanto meno
una sorta di bonifica di un luogo che aveva acquisito una fama sinistra.
La creazione della nuova area di espansione, in una zona vicina al porto fu importante e l’area diventò ben presto il
centro delle comunità di mercanti stranieri , con i loro fondachi e magazzini di merci.
A Sant’Eligio venne annesso un ospedale e fu costruito in prossimità di San Giovanni a Mare dove si trovava un
altro ospedale di proprietà dei cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme.
Il nucleo originario della chiesa arrivava all’attuale transetto e terminava forse
con una abside poligonale all’altezza dell’area dell’attuale transetto. Una
successiva donazione di terra, una striscia dell’attuale piazza Mercato permise
l’ampliamento dell’edificio religioso. Significativo il cambiamento stilistico tra
la navata centrale , probabilmente costruita rapidamente poco dopo il 1270 e il
transetto .
Il nucleo originario presentava caratteristiche insolite . Le campate sono
particolarmente strette, le triplici colonne dovevano probabilmente scendere fino
a terra.
La struttura di Sant’Eligio, nel progetto originario, avrebbe rappresentato
qualcosa si assolutamente nuovo nell’Italia meridionale dove le volte
costolonate continuavano a basarsi su modelli tradizionali come quelli delle
chiese cistercensi del XII secolo ed erano caratterizzate da un marcato contrasto
S. Eligio al Mercato
Nel 1270 Carlo I d’Angiò concedeva a tre familiari della sua corte un suolo nei
pressi del Mercato per erigere una chiesa dedicata a S. Eligio con ospedale
annesso. In genere si parla di S. Eligio come uno dei più puri esempi di gotico
francese a Napoli, ma la chiesa fu più volte ristrutturata tra XIII e XIV secolo e
successivamente tra XIV e XV secolo per porre rimedio a problemi statici.
Annessa a uno dei primi ospedali napoletani , presenta la navata centrale con
copertura piana mentre le navate sono scandite dalla successione di volte
costolonate.
Ipotesi di ricostruzione
del progetto originario
S. Eligio al Mercato
Il transetto e la navata destra.
La singolarità dell’interno , nel quale si entra oggi lateralmente non è tanto costituita
dal fatto che la navata centrale è coperta con capriate mentre sulle navate laterali troviame
crociere costolonate, quanto la presenza al di sopra dei due grandi archi acuti di quattro
arconi a sesto lievemente ribassato che includono monofore trilobate. Il ritmo più serrato
delle campate inizialmente progettate ci fa pensare ad un primo programma che prevedeva
le volte anche sulla navata principale.
S. Eligio al Mercato
Il transetto e la navata destra.
S. Agostino maggiore
Il complesso lo studium generale dell’orgine agostiniano aveva grandi dimensioni. Della fabbrica medievale non
rimasto nulla perché ricostruita dopo il terremoto del 1456. Nelle cappelle laterali sono visibili , sotto lo stucco alcune
volte costolonate che confermano che la pianta dell’edificio attuale corrisponde a quella della chiesa medievale
S. Agostino maggiore
S. Lorenzo
L’originaria pianta della chiesa paleocristiana fu costruita
nel VI secolo d.c. Nel XVI secolo il deambulatorio e e le
cappelle radiali furono isolate dall’abside
S. Lorenzo
Il transetto alto e continuo come lo vediamo oggi, è
l’esito di una radicale trasformazione dello spazio
che un tempo collegava l’abside gotica alla navata
del VI sec.
S. Lorenzo
Le trasformazioni medioevali
S. Lorenzo
Le trasformazioni ottocentesche
Il castello angioino gravemente danneggiato dalla
guerra di successione al trono napoletano fu riadattato
dai sovrani aragonesi. Della primitiva struttura rimane
la cappella palatina .
Appartiene alla fase aragonese la sala dei baroni
realizzata da Guglielmo Sagrera .
La ricostruzione avvenne dunque sulla stessa area
delimitata dai fossati del castello angioino avendo il
sovrano riscontrato la validità strategica della posizione
della struttura fortificata.
Più volte è stato accostato al castello di Urbino: la reggia
napoletana è uno di quei castelli palazzo che
accoppiavano alla magnifica forma del palazzo tutti gli
elementi architettonici necessari alla difesa, essendo
una fortezza. Il palazzo di Urbino è un vero e proprio
palazzo signorile dal quale gli elementi del castello
sono stati quasi del tutto eliminati.
Le torri della porta di Castelnuovo , che con l’interposto
arco trionfale , richiamano alla mente le torricelle
urbinati sono vere e proprie torri, destinate alla difesa
fiancheggiante delle cortine e della porta. Le Torricelle di
Urbino, lungi dall’avere uno scopo difensivo, hanno una
funzione decorativa e autocelebrativa della signoria dei
Montefeltro. La vera analogia tra le due strutture è nel
riferimento all’Alberti, al recupero della tradizione
romana nell’uso dell’arco trionfale.
Cappella palatina in
Castelnuovo
L’idea di delineare nell’area di Castelnuovo il nuovo centro rappresentativo del regno trovò piena adesione in seguito alla conq
conquista
onquista di
Napoli da parte di Alfonso di Aragona (1442), i cui programmi confermarono il disegno urbanistico deciso dagli angioini. Oltre
Oltre agli
agli
ampliamenti della città, peraltro ridotti all’inserimento nelle mura dell’area comporesa fra il Lavinaio e il tratto meridional
meridionale
nale dell’attuale
corso Garibaldi a est, e del settore occidentale delimitato da via Monteoliveto via Medina e e via Toledo, gli interventi aragon
aragonesi
gonesi mirarono al
decoro urbano mediante la realizzazione di di edifici e ville extra moenia ispirato da un profondo aggiornamento culturale promo
promosso
omosso in
particolare da Alfonso I. Incoraggiando la circolazione a Napoli degli ideali dell’Umanesimo e del rinascimento destinati in campo
campo
artistico a determinare il superamento degli antichi stilemi tardo gotici,furono realizzati monumentali palazzi nobiliari sia
sia nelle aree di
recente ampliamento che lungo le strade della città antica, interessata in questi anni da rinnovato favore.
Castelnuovo nella tavola Strozzi 14651465-1486
Nella tavola si celebra il trionfo navale di Ferrante nel 1465 contro gli Angiò
Castelnuovo dal D’Ambra 1864
Castelnuovo in un dipinto di Van Wittel e in una veduta di Francisco de Hollanda
del 1540
S. Domenico Maggiore
La chiesa di S. Domenico Maggiore fu eretta
dall’ordine dei padri predicatori tra il 1283 e 1324
e fu tra le prime ad introdurre le cappelle lungo le
navate laterali. Per certi versi anche la planimetria
può essere stata il modello delle cattedrale
napoletana . Lo studio della chiesa presenta
tuttavia notevoli difficoltà perché dopo il 1849 fu
interamente rivestito il suo interno con una
decorazione a stucco e oro, opera di Federico
Travaglini che cancellarono i basamenti e i
capitelli. Solo la Cappella Brancaccio , famosa per il
suo ciclo di affreschi testimonia l’originaria
struttura della fabbrica e la sua decorazione
pittorica., anche se anche qui sono andati perduti i
dettagli architettonici
S. Domenico Maggiore
Altare maggiore