Domanda individuale - dipartimento di economia e diritto

CAPITOLO 4 DEL LIBRO DI TESTO
(Consiglio pro esame: studiate gli esempi e i casi-studio del libro)
Argomenti che tratteremo:
domanda individuale
effetti di reddito e di sostituzione
domanda di mercato
surplus del consumatore
M. Bovi
Pag. 1
Domanda individuale (D=quale Q* per ogni P?)
Grazie alla scelta ottima del consumatore sappiamo quale Q* (=coppia ottima di
beni) per un dato P. Ma: come varia Q* (=quantità ottima di un solo bene) al
variare del suo P? La risposta ce la dà la fz. di domanda. Grazie alle CI (non
dimenticatene le assunzioni!) possiamo esaminare l'effetto di una variazione nel
prezzo del cibo (Pc) sul carrello della spesa (=paniere) che preferiamo:
Perché il vincolo incrocia le ordinate nel punto 10?
Risp. R=20; Pv=2 => 20/2=10. A parole: con 20 euro posso comprarmi due vestiti da 10
euro e non ho più soldi per mangiare (Cibo=ascisse=0).
Perché quando cambia Pc il vincolo fa perno su 10 e trasla lungo l’ascissa?
Quanto vale Pc quando il vincolo incrocia le ascisse in 40?
Su quale CI siamo più “felici” U1, U2 o U3?
M. Bovi
Pag. 2
Lo abbiamo già visto, ma ve lo riporto per memoria
M. Bovi
Pag. 3
La curva Prezzo-Consumo (spazio Q;Q)
M. Bovi
Pag. 4
Dalla Curva Prezzo-Consumo (Q;Q) alla Curva di Domanda individuale (Q;P)
Nb rinomino gli assi per chiarezza espositiva (Cibo=bene 1; Vestiti=bene 2).
NB
La curva prezzo-consumo riguarda il paniere => lo spazio cartesiano
è “quantità; quantità”: scelgo tra due beni/panieri.
La curva di domanda individuale è disegnata, come sappiamo dalle
precedenti lezioni, nello spazio “Q;P”. Infatti essa mostra la Q di un
bene che un consumatore compra a diversi livelli del P di quel bene.
La Q scelta dal consumatore al variare dei prezzi è quella che gli dà
il massimo piacere => la curva di domanda è un insieme di quantità
domandate di equilibrio (il consumatore prende i P come dati).
M. Bovi
Pag. 5
La curva di domanda individuale ha due importanti proprietà:
1. il livello di utilità (totale) raggiunto varia muovendosi lungo la
curva. Più precisamente, aumenta scendendo verso prezzi
minori.
2. in ogni punto della curva di domanda, il consumatore sta
scegliendo la Q ottima, i.e. che massimizza la sua utilità in
quanto il SMS tra cibo e vestiti uguaglia il rapporto tra PC e PV.
La curva di domanda è dunque l’unione dei punti (Q*;P):
Osservate, dunque, come la curva di domanda rifletta sia elementi
oggettivi come reddito e prezzi (vincolo di bilancio), sia elementi
soggettivi come i nostri gusti e le nostre necessità (CI).
Chi non ha mai studiato Economia - e crede di sapere di che cosa si
tratta - pensa che l’Economia si limiti all’analisi di redditi, prezzi,
bilanci e altre variabili “materiali”. Niente di più sbagliato!
M. Bovi
Pag. 6
Copio il grafico già visto SOLO per reiterare la costruzione della curva
di domanda individuale ma ora con tre punti (A,B,D): nulla di nuovo.
M. Bovi
Pag. 7
Effetti della diminuzione di Pc (ceteris paribus: Pv=2)
Pc = 2; Pc = 1; Pc = 0.5
Ricordo che in precedenza avevamo capito(?) che:
M. Bovi
Pag. 8
CURVA REDDITO-CONSUMO (Q;Q)
Ricordate che in tutti gli esercizi che stiamo facendo si modifica solo una
variabile alla volta: è la cd condizione del ceteris paribus, che è molto
improbabile che si verifichi nei sistemi economici reali.
Replicando la stessa logica di prima, passiamo dai punti A,B,D a quelli
(relativi alla curva di domanda) E,G,H.
M. Bovi
Pag. 9
M. Bovi
Pag. 10
Effetti di una variazione del reddito: Beni Normali e Inferiori
Ma quali sono i beni inferiori? Lo decidono i nostri gusti (che, però,
qui dipendono dal nostro reddito).
Vediamo l’esempio del libro.
M. Bovi
Pag. 11
Insomma,
se all’aumento (ceteris paribus) del reddito il consumo di un bene si
riduce – il che implica che ci piace di meno – allora esso è inferiore.
Altrimenti è normale. Normale poiché, appunto, è normale che
all’aumento del reddito i consumatori (mai sazi) consumino di più.
La relazione tra reddito e consumo si chiama “Curva di Engel”
M. Bovi
Pag. 12
Curve di Engel
–
le curve di Engel mettono in relazione la quantità consumata con il reddito
–
se il bene è normale, la curva di Engel ha pendenza positiva
–
se il bene è inferiore, la curva di Engel ha pendenza negativa
Sempre nel libro troviamo:
M. Bovi
Pag. 13
reddito/anno
Divertimenti; Sanità; Affitti (spesa/anno)
E in Italia?
M. Bovi
Pag. 14
Non ho trovato dati uguali, però potrebbe aiutarci la figura seguente:
Una logica interpretativa potrebbe essere la seguente:
il Sud è più povero del Nord =>
confrontare Nord e Sud è come confrontare due individui con redditi diversi =>
se gli alimentari al Nord sono relativamente meno acquistati che al Sud =>
in Italia gli alimentari sono da considerarsi beni inferiori. I dati la sostengono
Tentiamo una controprova. Se Nord e Sud fossero ricchi in modo simile, allora le
differenze che si vedono nella figura dovrebbero sparire.
In effetti, il NE è solo un po’ più agiato del NO e le differenze che si vedono nella figura
sono più piccole che quelle tra Nord-Sud.
Più in generale sembra possa dirsi che la classifica del reddito è “inversa” a quella del
consumo di alimentari che, quindi, sono beni inferiori. Ciò vale anche nel Tempo: nel
1973 eravamo più poveri e, in %, acquistavamo più alimentari di oggi.
Vi convince? Pensateci, è un buon esercizio di logica economica.
Si può anche dare un’occhiata alla seguente (Italia, 1985-2001):
M. Bovi
Pag. 15
Logica interpretativa: i beni con elasticità maggiore di uno sono normali (i.e.
più reddito => più consumo).
Sfruttando gli strumenti che stiamo imparando, discutiamo:
Vi convince la suddetta logica? Perché?
Guardando i dati della tabella, cosa possiamo dire sui nostri consumi?
Riassunto grafico:
M. Bovi
Pag. 16
M. Bovi
Pag. 17
BENI SOSTITUTIVI E COMPLEMENTARI
se la curva prezzo-consumo ha inclinazione negativa (cresce p1 =>
cresce q2), i due beni sono sostitutivi (o sostituti)
se la curva prezzo consumo ha inclinazione positiva, i due beni sono
complementari (cresce p1 => cala q2)
M. Bovi
Pag. 18
Effetto di reddito e effetto di sostituzione
Una variazione dei prezzi ha due effetti:
– Effetto di sostituzione (causa: variazione dei P relativi)
L'effetto di sostituzione è la variazione nel consumo di un bene
conseguente ad una variazione del suo prezzo, mantenendo costante
l'utilità del consumatore.
Il consumatore comprerà:
una quantità maggiore del bene il cui prezzo (relativo) è diminuito e
una quantità minore
del bene il cui prezzo (relativo) è aumentato.
Quando il prezzo di un bene diminuisce, l'effetto di sostituzione porta
sempre ad un aumento della quantità domandata. L’effetto è certo.
– Effetto di reddito (causa: variazione del Reddito reale)
Infatti, quando il prezzo di uno dei beni diminuisce, il consumatore
vede aumentare il suo potere di acquisto (aumenta il R reale).
L'effetto di reddito è la variazione nel consumo di un bene
conseguente a una variazione del potere di acquisto del consumatore,
mantenendo costanti i prezzi relativi.
Quando il reddito di un consumatore aumenta, l'effetto di reddito può
portare sia ad un aumento, sia ad una diminuzione della quantità
domandata. L’effetto è incerto.
Anche con beni inferiori, l'effetto di reddito solitamente è minore
dell'effetto di sostituzione.
M. Bovi
Pag. 19
ANALISI GRAFICA:
 Effetto sostituzione con utilità costante, mi muovo lungo la stessa CI

M. Bovi
Effetto reddito con P relativi costanti, il vincolo non cambia pendenza
Pag. 20
Come anticipato, dunque, nel caso di beni inferiori l'effetto di reddito è minore
dell'effetto sostituzione.
Ma abbiamo anche detto che non sempre è così. Ci sono beni inferiori per i
quali l'effetto reddito porta a una pendenza positiva della curva di domanda.
L'eccezione alla regola è costituita dai cosiddetti beni di Giffen.
M. Bovi
Pag. 21
Nel 1845 Giffen studiò il consumo del pane: un aumento del prezzo del
pane aveva un effetto così pesante sul reddito dei lavoratori più poveri,
che essi erano costretti a rinunciare a cibi più costosi come la carne e/o ai
vestiti. Risultava quindi un aumento del consumo di pane nonostante ne
fosse aumentato il prezzo.
Il libro di testo parte da A e riporta una riduzione di Pc che provoca una
riduzione di Qc. Anche qui, la curva di domanda è inclinata positivamente:
Si va bene, direte voi. Erano altri tempi... E, invece, ecco cosa scriveva “La
Repubblica” il 17.03.2013 (eravamo in piena crisi):
“Più pasta, perché un piatto di spaghetti costa poco e risolve il pranzo. Meno
carne e meno salumi, meno frutta e meno pesce, perché gli italiani che li
comprano vedono inesorabilmente lievitare lo scontrino. Per quanto riguarda il
bilancio familiare, peccare mangiando un cioccolatino è molto meno costoso
che peccare comperando un vestito nuovo. Ecco i dati:
M. Bovi
Pag. 22
Giusto per completezza di cronaca, l’articolo non riporta gli andamenti dei prezzi
dei beni citati. Solo le variazioni delle quantità. Che ne pensate?
M. Bovi
Pag. 23
Dalla domanda individuale alla domanda di mercato
Immaginiamo un sistema economico con solo 3 consumatori (Sigg. A,B,C):
La curva di domanda di mercato è la curva che identifica la quantità di un bene
comprata da tutti i consumatori ad ogni dato prezzo.
Esempio: dato un prezzo di 4, la quantità domandata dal mercato (11 unità) è la
somma la quantità domandata da A (zero unità) più la quantità domandata da B
(4 unità) più la quantità domandata da C (7 unità).
Due osservazioni importanti:
M. Bovi
Pag. 24
1. La domanda di mercato si sposta a destra quando compaiono
nuovi consumatori (pensiamo a Cina e India)
2. I fattori che influenzano le domande dei consumatori individuali
influenzano anche la domanda di mercato
M. Bovi
Pag. 25
La rendita del consumatore
La rendita del consumatore è data dalla differenza tra il massimo ammontare
che il consumatore è disposto a pagare per un bene e l'ammontare
effettivamente pagato:
Ovviamente la linea a scalini diventa “liscia” se l’unità di misura del bene è
continua: i biglietti sono quantificabili solo con numeri naturali => uno, due,…,
ma usando i KG (i Metri,…), che sono esprimibili con numeri reali, si può avere
0,67573938957…. KG (Metri…)
Chiarito ciò, la figura - che riporta la mia funzione di domanda per 6 biglietti - ci
informa che per 1 biglietto sarei disposto a pagare anche 20 euro.
Fortunatamente il prezzo di mercato è 14 e, quindi, “risparmio” - i.e. ho una
“rendita” – di (20-14=) 6 euro.
Similmente, per il secondo biglietto sarei disposto a pagare anche 19 euro. Ma il
prezzo di mercato è 14 e, quindi, ho una rendita di 5 euro sull'acquisto del
secondo biglietto.
E così via fino al sesto biglietto.
M. Bovi
Pag. 26
C'è un modo più immediato, analitico, di calcolare la rendita senza dover fare
tutte le somme.
Nel nostro caso la formula per calcolare la rendita è quella che serve per
calcolare l'area del triangolo giallo che, appunto, misura la rendita complessiva.
Infatti,
1. la base del triangolo giallo misura la Q acquistata e, cioè, 6500 biglietti
2. l'altezza del triangolo giallo misura la differenza tra il P massimo che sarei
disposto a pagare (e cioè 20 euro) e il P di mercato (e cioè 14 euro).
Perciò l'altezza è 20-14=6
Avendo base e altezza, si ricava l'area con la (ovviamente) nota formula del
triangolo.
Il concetto di rendita (o surplus) del consumatore ci sarà utile in successive
lezioni. Per ora, semplicemente immaginate che cosa succede al nostro surplus
se qualcuno (un monopolista, il Fisco) aumenta i prezzi.
M. Bovi
Pag. 27