Cateterismo venoso centrale Il Cateterismo Venoso Centrale (CVC) rappresenta una procedura molto utilizzata nella pratica clinica a beneficio dei pazienti ricoverati nei reparti in area critica e di persone che necessitano di terapie parenterali, continue, periodiche e prolungate nel tempo. Si stima che fino all’80% dei pazienti ricoverati nelle terapie intensive siano portatori di CVC , anche se vengono utilizzati anche in altri contesti, come i reparti di medicina interna, oncologia, ematologia, persone sottoposte a nutrizione parenterale, a domicilio. La funzione che il professionista infermiere riveste nella cura della persona portatrice di CVC e nella gestione del presidio è di fondamentale importanza per la buona riuscita delle terapie, per il mantenimento del catetere, per l’educazione del paziente e dei care-givers e per la prevenzione delle complicanze correlate. Il catetere venoso centrale è un dispositivo che viene introdotto attraverso una vena centrale e viene fatto avanzare fino a quando la punta non raggiunga la prossimità dell’atrio destro. I vantaggi legati al posizionamento di un CVC sono molteplici: la garanzia di un accesso vascolare sicuro e di lunga durata, dal quale poter infondere diverse tipologie di farmaci o soluzioni molto concentrate, nonché di liquidi. Vi è inoltre la possibilità grazie ai cateteri multilume di somministrare al paziente più farmaci contemporaneamente. Tramite il CVC è possibile eseguire prelievi di sangue, monitorare la PVC , parametro emodinamico fondamentale, soprattutto per i pazienti che si trovano in area critica (RIA, UTIC, TERAPIA INTENSIVA). I CVC sono prodotti svariati materiali anche se quelli più utilizzati sono in poliuretano e in silicone, poiché sono materiali resistenti alla pressione, a bassa trombogenicità e biocompatibili. Esistono diversi tipi di CVC: a breve, medio e lungo termine. CVC A BREVE TERMINE: Questi sono solitamente utilizzati in ospedale, particolarmente nelle aree critiche, per pazienti che richiedano un monitoraggio costante della pressione venosa centrale, una costante idratazione ed infusione di farmaci, come ad esempio i politraumatizzati, gli ustionati, i pazienti sottoposti ad interventi di chirurgia maggiore, critici o che necessitino di nutrizione parenterale per un periodo relativamente breve. Vengono utilizzati anche per quei pazienti ai quali potrebbe essere posizionato un cateterismo venoso periferico ma che, a causa del ridotto patrimonio venoso, non risulta possibile. I cateteri venosi centrali a breve termine sono a punta pervia, non tunnellizzati, e vengono mantenuti in situ per periodi solitamente non superiori alle quattro settimane, anche se è stato sperimentato che mediante una corretta gestione da parte dell’operatore può essere utilizzato anche per periodi più prolungati, senza comparsa di complicanze. CVC A MEDIO TERMINE Questi sono realizzati con materiali altamente biocompatibili come il silicone o il poliuretano. Vengono utilizzati per pazienti che richiedano l’utilizzo di un accesso venoso stabile per periodi medio-lunghi (fino a 3 mesi) e/o per un uso discontinuo. I più diffusi sono i cateteri di Hohn ed i PICC (cateteri venosi centrali ad inserzione periferica). Questi ultimi possono essere a punta pervia o dotati di una valvola terminale (Groshong PICC ). I cateteri venosi centrali a medio termine possono essere utilizzati anche in attesa di un dispositivo a lungo termine, quando non sia possibile procedere subito all’impianto a causa di patologie particolari come le coagulopatie o quando l’impianto sia controindicato a causa dell’elevato rischio infettivo. Le indicazioni tipiche all’inserimento di un CVC a medio termine sono il trapianto di midollo, patologie oncologiche (se la terapia avrà una durata inferiore ai 3 mesi), cure palliative, terapia antalgica e di supporto nel malato terminale (dunque colui che ha un aspettativa di vita inferiore ai tre mesi CVC A LUNGO TERMINE Sono realizzati in poliuretano o in silicone e vengono utilizzati per terapie continue o intermittenti in pazienti per i quali si preveda un trattamento superiore ai tre mesi. I cateteri venosi centrali a lungo termine possono essere ulteriormente distinti in CVC esterni tunnellizzati e CVC totalmente impiantati (sistema port). Anche questi dispositivi possono essere a punta pervia oppure dotati di valvola (Groshong). I CVC esterni tunnellizzati sono preferiti al sistema port quando si renda necessaria la somministrazione di terapie ad alti flussi o quando l’utilizzo è molto frequente. La scelta di un presidio rispetto all’altro può anche variare a seconda dell’impiantatore, dello staff assistenziale o addirittura dal paziente stesso. Tra i cateteri totalmente impiantati, il sistema port è quello più frequentemente usato. In Italia è il presidio d’eccellenza per la chemioterapia in Day Hospital ed è solitamente ben tollerato dal paziente, in quanto salvaguarda l’immagine corporea. E’ costituito da un reservoir perforabile alloggiato nel sottocute e da un catetere tunnellizzato. Al momento della terapia è sufficiente pungere la membrana con un ago per avere a disposizione un accesso venoso sicuro. L’uso di questo presidio è particolarmente indicato per terapie periodiche. DESCRIZIONE DEI CVC A BREVE, MEDIO E LUNGO TERMINE I CVC non tunnellizzati sono posizionati in succlavia; ad oggi abbiamo la possibilità di posizionare presidi antifungini trattati con ioni Ag. Il catetere il Hohn è un catetere generalmente fabbricato in silicone, monolume, non tunnellizzato e a punta aperta. Viene utilizzato per accessi a media o lunga durata. Presenta dei vantaggi,quali, facilitàdi funzionamento e quindi gestione da parte dell’operatore. Gli svantaggi possono essere la facile rimozione accidentale e la limitazione per il paziente. PICC e Mieline. Sono cateteri venosi, impiantati per via periferica, per accessi di media o lunga durata. Possono essere monolume o bilume. Anche questi dispositivi ci pongono di fronte a vantaggi e svantaggi. I primi sono: evitiamo punture ripetute, minori complicanze legate all’inserimento, minori restrizioni ambientali per il posizionamento,ottimale per i pazienti che presentano lesioni al collo, al torace e malattie dell’apparato respiratorio. Gli svantaggi sono: non sempre è possibile reperire il vaso periferico, possibile mancata progressione del catetere, limitazioni per il paziente, rischio aumentato per complicanze trombotiche. GROSHONG: Cateteri venosi centrali parzialmente tunnellizzatti, realizzati in silicone, a punta chiusa, creati per accessi a lungo termine. L’inserimento si presenta relativamente semplice, non è necessaria l’eparinizzazione, abbiamo un rischio minore per embolia gassosa, si tratta di un presidio di facile gestione anche per personale non esperto, la rimozione è più semplice.Possono però dare limitazioni al paziente, oltre al possibile danneggiamento della porzione esterna del catetere. Broviac: CVC parzialmente tunnellizzati a punta aperta. L’uso è pediatrico e per accessi a lungo termine. Port a Cath:si tratta di dispositivi di accesso vascolare totalmente impiantabili composti da un catetere a punta aperta o chiusa, collegato ad un port a cui si accede per via per cutanea. Con questo dispositivo si va incontro a minori possibilità di danneggiamento del catetere e la qualità di vita del paziente è migliore. Negli svantaggi è opportuno invece ricordare che la rimozione ed il posizionamento sono certamente più complessi; maggiori complicanze a medio/lungo termine; se a punta aperta le complicanze da eparinizzazione sono maggiori. LINEE GUIDA ALL’ USO DEI CATETERI VENOSI CENTRALI (CVC) GESTIONE DEL CATETERE VENOSO CENTRALE ESTERNO: tipo BROVIAC e GROSHONG 1. DEFINIZIONE E SCOPO La medicazione del CVC consiste nel detergere e disinfettare la cute attorno al catetere, per prevenire eventuali infezioni e irritazioni. 2. MATERIALE _ garze sterili _ telino sterile _ soluzione fisiologica _ clorexidina 0’5% o iodio-povidone _ cerotto tessuto non tessuto o pellicola trasparente _ steril-streep _ etere o altro solvente _ guanti sterili _ guanti non sterili _ alcool _ mascherina _ cuffia 4. FREQUENZA DELLA MEDICAZIONE • 24h dall’inserimento del catetere. • Ogni 3g la prima settimana, in seguito ogni 7g. • Se infiammazione moderata (tipo 2) ogni 3 g. • Se presente infiammazione importante ogni 1-2 g. IMPORTANTE: evitare l’uso del cerotto trasparente, finchè la ferita presenta secrezione e/o infezione ridurre l’uso dell’etere ed evitare il contatto con il cvc, perché può DANNEGGIARE IL CATETERE 5. PUNTI DI ANCORAGGIO _ La rimozione dei punti va eseguita dopo 30-40 giorni dall’inserzione,può essere eseguita dall’infermiere professionale (I.P.) o dal chirurgo. _ Le suture sulla spalla e sul collo: vanno medicate,e sono rimosse dopo 12-14 giorni circa sia da un I.P. o dal chirurgo. 6. PROCEDURA PER IL LAVAGGIO DEL CVC 6.1 DEFINIZIONE e SCOPO Il lavaggio del catetere consiste in una breve infusione eseguita per mantenere pervio il dispositivo quando non viene utilizzato. 6.2 MATERIALE _ guanti sterili (2 paia) _ ferri sterili; _ garze sterili; _ disinfettante: clorexidina 0,5% o iodio povidone; _ 1 siringa da 2,5 ml.; _ 1 siringa da 10 ml; _ 1 siringa da 5 ml; _ tappino _ n. 2 aghi monouso da intramuscolo; _ telino sterile; _ mascherina; _ cerotto; _ 10 ml di soluzione fisiologica _ soluzione eparinata 100U/ml. (TOT. 5 ml.); 6.3 PREPARAZIONE Deve avvenire in un ambiente pulito e protetto • Indossare la mascherina, cuffia. • Invitare il paziente a spogliarsi e stendersi sul lettino. • Lavarsi accuratamente le mani. • Creare il campo sterile con l’involucro dei guanti o con telino. • Aprire il materiale e versarlo nel telino. 6.4 PROCEDURA a) Indossare guanti non sterili b) togliere la medicazione o la parte che avvolge il connettore; c) fare un campo sterile sotto il CVC; d) indossare i guanti sterili; e) preparare la siringa soluzione fisiologica e la siringa da 5 ml soluzione eparinata tot 500 U f) indossarne guanti starili g) ad ogni operazione aprire e chiudere il clamp; h) con la garza imbevuta di disinfettante disinfettare il raccordo tra tappo e CVC; i) avvolgere l’estremità del CVC, svitare il tappo con un ferro j) raccordare la siringa da 2,5 ml.; k) aspirare 1 ml di sangue; l) prendere la siringa da 10 ml di soluzione fisiologica lavare il catetere; m) prendere la siringa da 5 ml , ed iniettare la soluzione eparinata mantenendo la pressione positiva finchè la clamp non viene chiusa; n) mettere un nuovo tappino; o) avvolgere il connettore con una garza sterile e applicare il cerotto o la pellicola impermeabile; p) eseguire il lavaggio almeno ogni 7 giorni; q) scrivere la data di esecuzione in cartella nell’apposita scheda. 7. PROCEDURA PER IL LAVAGGIO DEL CATETERE TIPO GROSHONG Il groshong (catetere a punta chiusa) non richiede necessariamente l’eparinizzazione. E’ sufficiente un lavaggio con soluzione fisiologica mensile usando la stessa procedura degli altri CVC. PUO’ ESSERE UTILE RICORRERE ALL’EPARINIZZAZIONE IN CERTE CONDIZIONI: • Quando si sospetta un malfunzionamento della valvola. • Quando si è notato un reflusso nel catetere. • Quando si sono verificati episodi ostruttivi • Quando il CVC non viene utilizzato per periodi molto lunghi PROCEDURA PER IL PRELIEVO DI SANGUE DA CVC 8.1 DEFINIZIONE E SCOPO Consiste in una aspirazione di sangue,per l’esecuzione di esami biochmici o colturali. 8.2 MATERIALE Vedi materiale occorrente “procedura lavaggio CVC” (punto 6.2) a cui si aggiungono: _ una siringa del calibro necessario per l’esecuzione del prelievo; _ una siringa preriempita con 20 ml di soluzione fisiologica. 8.3 PREPARAZIONE La stessa della”procedura per il lavaggio del CVC” (punto 6.3) 8.4 ESECUZIONE Vedi “procedura per il lavaggio del CVC” (fino al punto h) quindi procedere come segue: _ Aspirare 3ml di sangue (che andranno eliminati perché inquinati). _ Aspirare la quantità desiderata: • in caso di prove di coagulazione far precedere al prelievo un lavaggio con 10 ml di fisiologica ed un ulteriore aspirazione di 3ml di sangue che verrà eliminato. ATTENZIONE: se si deve eseguire un emocoltura dal catetere non aspirare 3ml e poi gettarli ma aspirare immediatamente il quantitativo per emocoltura. GESTIONE DEL CATETERVENOSO CENTRALE TIPO PORTH: 9. PROCEDURA PER IL LAVAGGIO DEL PORTH 9.1 DEFINIZIONE E SCOPO Il lavaggio del catetere consiste in una breve infusione allo scopo di mantenere pervio lo stesso quando non viene utilizzato. 9.2 MATERIALE _ cerotto medicato; _ 3 garze sterili; _ clorexidina 0,5% o disinfettante iodoforo _ siringa da 10 ml preriempita di soluzione fisiologica; _ siringa preriempita da 5 ml di soluzione eparinata con 500 U/ml totali; _ ago non coring; _ guanti sterili e non; _ telino sterile. 9.3 PROCEDURA a) lavarsi le mani; b) preparare il campo sterile: con garze imbevute di disinfettante, avere l’accortezza di mettere le siringhe preriempite sul bordo del telino; c) indossare iguanti sterili; d) disinfettare la cute con le garze imbevute facendo movimento rotatorio dal centro verso l’esterno; e) localizzare visivamente e palpatoriamente il resevoir e il punto di repere; f) disinfettare ulteriormente e lasciare agire per almeno 30 secondi; g) inserire l’ago perpendicolarmente alla cute e spingerlo fino ad arrivare alla camera; h) dopo ogni manovra clampare l’ago; i) verificare l’esatto posizionamento aspirando 1 ml di sangue; j) infondere 10ml di soluzione fisiologica; k) infondere la soluzione eparinata e clampare l’ago mantenendo la pressione positiva; l) togliere l’ago tenendo bloccata la capsula; m) disinfettare la cute e applicare il cerotto; n) scrivere in cartella la data dell’esecuzione del lavaggio. IMPORTANTE: il lavaggio del porth va eseguito ogni 30 giorni PER IL PORTH ARTERIOSO IL MATERIALE E LA PROCEDURA SONO LE STESSE, VARIA SOLAMENTE IL TEMPO CHE INTERCORRE TRA UN LAVAGGIO E L’ALTRO CHE E’ DI 15 GIORNI E DURANTE LA PROCEDURA NON VA ESEGUITA LA MANOVRA DI ASPIRAZIONE PERHE’ QUESTO TIPO DI PORTH HA UNA VALVOLA ANTIREFLUSSO. 10. PROCEDURA PER IL PRELIEVO EMATICO DAL PORTH 10.1 DEFINIZIONE E SCOPO Il prelievo ematico dal porth consiste in una aspirazione di sangue, eseguita allo scopo di raccoglierne una determinata quantità per esami biochimici. 10.2 MATERIALE Lo stesso che viene utilizzato per il lavaggio,ed in più il seguente: una siringa da 20 ml di soluzione fisiologica; siringhe di vario calibro per eseguire il prelievo. 10.3 PROCEDURA Eseguire le stesse manovre come per il lavaggio del porth fino al punto h), quindi procedere come segue: aspirare 3 ml di sangue e gettarli aspirare la quantità desiderata lavare il sistema con 20 ml di soluzione fisiologica continuare la procedura come dal punto j) IMPORTANTE: In caso di prove di coagulazione far precedere al prelievo un lavaggio con 10 ml di fisiologica ed un ulteriore aspirazione di 3ml di sangue che verrà eliminato. Se si deve eseguire un emocoltura dal catetere non aspirare 3ml e poi gettarli ma aspirare immediatamente il quantitativo per emocoltura. 11. PROCEDURA DI INFUSIONE CONTINUA CON POMPA PERISTALTICA O A ELASTOMERO IN PAZIENTE CON PORTH 11.1 DEFINIZIONE E SCOPO Praticare vari tipi di terapia per lunghi periodi fino ad un massimo di 15 giorni a livello domiciliare,consentendo così al paziente di evitare un ricovero 11.2 MATERIALE Lo stesso usato per il lavaggio del porth facendo però attenzione al punto 6,che l’ago non coring sia del tipo antidecubito, visto che dovrà restare in sede per 15 giorni. Utilizzare anche quanto segue: _ garze di tessuto non tessuto _ cerotto traspirante o impermeabile 11.3 PROCEDURA Eseguire le stesse manovre come per “procedura per il lavaggio del porh” fino al punto 10, quindi procedere come segue: accertarsi con scrupolosità che l’ago sia ben posizionato per evitare travaso di farmaco nel tessuto sottostante; azionare il dispositivo di infusione controllando il buon funzionamento; spiegare al paziente il funzionamento del dispositivo e fornire l’opuscolo con le istruzioni; avvertirlo di eventuali segni e sintomi che si possono verificare per mancato funzionamento della pompa o per cattivo posizionamento dell’ago o per trazione dell’ago, senza però allarmarlo; fornire numeri telefonici dove rivolgersi in caso di necessità; insegnare al paziente come si può eseguire l’igiene personale anche avendo tale dispositivo; applicare la medicazione a seconda del tipo di sudorazione del paziente e della stagione; insegnare al paziente come si cambia la medicazione e a prestare attenzione alla cute circostante all’ago per evitare, infezioni e lesioni dovuti alla macerazione e al decubito prolungato dell’ago. IMPORTANTE: LA SOSTITUZIONE DELL’AGO AVVIENE OGNI 15 GIORNI ESCLUSI CASI PARTICOLARI.