MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA NICCOLÒ PEDERZANI Indice 1. Introduzione 2. Monopoli in elettrodinamica classica 3. Monopoli in Meccanica Quantistica (Dirac) 4. Preliminari matematici 4.1. Fibrati vettoriali 4.2. Fibrati principali ed associati 4.3. Connessioni su un fibrato associato 4.4. Coomologia di C̆ech e de Rham 5. Monopoli secondo la teoria di gauge 5.1. Fibrati coordinati 5.2. Quantizzazione topologica 6. Quantizzazione magnetica su T2 7. Ricerca di monopoli 8. Conclusioni Appendice A. Prova relazione flusso-cociclo (5.2.22) Relatore: Prof. Enrico Onofri Date: 6 dicembre 2010. 1 3 4 7 13 13 19 22 28 32 32 35 38 41 45 46 2 NICCOLÒ PEDERZANI MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 3 1. Introduzione Obiettivo di questo elaborato è ripercorrere la storia dei monopoli magnetici, dalla loro postulazione nella fisica pre-quantistica alla dimostrazione della loro compatibilità con la teoria quantistica per merito di Dirac. Verrà anche introdotta la moderna teoria di gauge, alla luce della quale sarà provata la condizione di quantizzazione della carica magnetica, facendo uso cioè degli strumenti messi a disposizione dalla geometria differenziale. Infine sono riportati un esempio pratico di quantizzazione su una varietà particolare, il toro bidimensionale, ed un breve riassunto degli esperimenti principali effettuati per rintracciare l’esistenza dei monopoli magnetici, esperimenti che hanno avuto finora esito negativo. 4 NICCOLÒ PEDERZANI 2. Monopoli in elettrodinamica classica La presenza di forze attrattive nella materia era nota sin dai tempi dell’antica Grecia, quando, strofinando pezzi di resina fossile (ambra = eléctron in greco) si otteneva l’effetto di attirare pezzetti di carta o capelli. Nella regione greca di Magnesia, invece, veniva estratto un minerale ferroso capace di attrarre altri pezzi di ferro o nichel, da cui il nome forza magnetica. La teoria di tali fenomeni venne messa a punto solo nel XIX secolo per opera di Ampère, Faraday e Maxwell le cui equazioni legano i campi elettrico e magnetico ed implicano la propagazione delle onde elettromagnetiche. Le equazioni di Maxwell nel sistema di unità di misura cgs nel vuoto sono le seguenti: ∇ · E = 4πρ , ∇ × E = − 1c ∂B , ∂t ∇·B=0 ∇×B= 1 ∂E c ∂t − 4π j c . E’ evidente la simmetria tra le equazioni per il campo elettrico E e quello magnetico B, che sarebbe completa se esistessero cariche magnetiche, denominate monopoli magnetici o semplicemente monopoli. Nell’esperienza di tutti i giorni si può provare a spezzare in due un magnete, ottenendo cosı̀ due magneti più corti, ma pur sempre dotati di due polarità opposte. Se si volesse dare una spiegazione poco formale, si potrebbe ricorrere a conoscenze di fisica già note ad Ampère: un campo magnetico è generato da cariche elettriche in movimento. A causa di tale definizione, lo spazio tridimensionale sarà sempre diviso in due regioni distinte dal piano che contiene il moto della carica; poniamo che tale carica stia ruotando attorno ad un asse, in modo da realizzare una spira microscopica (questa è la situazione che si presenta nella realtà atomica con le orbite degli elettroni). In ciascuna delle due regioni in sui è diviso lo spazio si vedrà circolare la particella in direzioni opposte, oraria ed antioraria, cosı̀ da avere necessariamente un polo ~ attraverso una nord ed uno sud. Di conseguenza, il flusso del campo B MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 5 Figura 1. a)Un magnete spezzato continua a presentare in ognuno dei due pezzi una polarità nord ed una sud, b)Correnti atomiche come causa delle polarità magnetiche qualsiasi superficie chiusa contenente la spira è nullo, in accordo con ~ = 0. ∇·B In presenza di sorgenti del campo magnetico (o pozzi, a seconda che si comportino come poli nord o sud), dette ρe la densità di carica elettrica e ρm la densità di carica magnetica ed analogamente per le densità di corrente, le equazioni di Maxwell si riscrivono come: ∇ · E = 4πρe − ∇ × E = − 1c ∂B ∂t , 4π j c m ∇ · B = 4πρm , ∇×B= 1 ∂E c ∂t + 4π j c e . Nel caso ci si trovi nel vuoto senza sorgenti di campo, le equazioni sono ~ 7→ (B, ~ −~E). invarianti per sostituzione (~E, B) Inoltre le equazioni possono esser scritte in forma covariante introducendo il tensore di Maxwell: Fµν = ∂µ Aν − ∂ν Aµ . Se Aµ = (V, Ax , Ay , Az ) allora 0 Ex Ey Ez −E 0 Bz −By x Fµν = −Ey −Bz 0 Bx −Ez By −Bx 0 . 6 NICCOLÒ PEDERZANI Si tratta di un tesore di secondo grado antisimmetrico, le equazioni cui deve soddisfare sono ∂ν Fµν = 0 e ∂ν ? Fµν = 0 dove si è posto ? µν F 1 = µνρσ Fρσ 2 ossia ? µν F 0 Bx By Bz −B 0 −Ez Ey x = −By Ez 0 −Ex −Bz −Ey Ex 0 . La dualità campo elettrico-magnetico si ottiene sostituendo Fµν 7→ ? Fµν . In presenza di cariche o sorgenti le equazioni di Maxwell diverrebbero ∂ν Fµν = jν , ∂ν ? Fµν = kν e la dualità si ha scambiando jµ 7→ kµ e kµ 7→ −jµ . In conclusione, le equazioni di Maxwell ammettono la presenza di cariche magnetiche. MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 7 3. Monopoli in Meccanica Quantistica (Dirac) Per poter dare una prova della consistenza dell’esistenza di monopoli magnetici con la meccanica quantistica occorre attendere Dirac ed il suo lavoro del 1931: in [?] si mostra come l’esistenza dei monopoli discenda naturalmente dai postulati della meccanica quantistica: (1) A ciascun microsistema fisico è associato uno spazio di Hilbert H i cui vettori rappresentano univocamente lo stato di detto sistema. (2) la probabilità di trovare un microsistema inizialmente nello stato |Ψ > in un altro stato |Φ > è | < Ψ|Φ > |2 (3) ad ogni grandezza osservabile è associato un operatore lineare autoaggiunto agente sui vettori di H; i valori che tale osservabile può assumere sono gli autovalori dell’operatore associato (4) una misura di una data osservabile fa precipitare la funzione d’onda in un autovettore associato al valore osservato dell’operatore. In realtà per la discussione che segue saranno sufficienti i primi due, assieme alla legge che specifica l’evoluzione temporale dei ket di stato, ossia l’equazione di Schroëdinger: d ^ > |ψ >= H|ψ dt con la condizione che la soluzione appartenga al dominio dell’operatore ^ Hamiltoniano H. La più generale funzione d’onda ψ sarà una funzione dello spaziotempo a valori complessi, la cui espressione più generale è ψ = Aeiγ . Concentriamo l’attenzione sulla variazione di fase della funzione d’onda. La variazione di fase di una funzione d’onda ψ tra due punti dello spaziotempo A e B è ∆γ = γ(~xB , tB ) − γ(~xA , tA ). Ogni costante reale α addizionata alla fase γ = γ(~x, t) è superflua, in quanto si elide nel 8 NICCOLÒ PEDERZANI momento del calcolo di ∆γ; pertanto il valore di γ in un determinato punto non ha alcun significato fisico. Facendo ulteriori ipotesi, possiaR mo assumere che ∆γ, definita come l’integrale AB < ∇γ, ds > dipenda dal persorso AB scelto per congiungere i due punti A e B: Z < ∇γ, ds >6= γ(~xB , tB ) − γ(~xA , tA ) . ∆γ = AB Se la variazione di fase dipende dal cammino percorso, tale variazione non si annullerà circuitando γ lungo un percorso chiuso C; perciò, come illustra l’immagine sopra, in generale lungo C ∆γ 6= 0. Affinché questa non integrabilità della fase non comprometta tutta la teoria quantistica, occorre che ∆γ sia la stessa per ogni funzione d’onda relativamente ad una data curva chiusa C. Cosı̀ facendo infatti quantità come Z (1) < ψm |ψn >= e−iγm Am (~x)eiγn An (~x) d~x R3 sono ben definite, poichè hanno fase definita. In caso di un cambiamento di base il ragionamento precedente assicura l’indipendenza dal termine di fase: data {|xi >, i = 1, 2, . . .} sia {|xi0 >, i = 1, 2, . . .} una nuova base dello spazio di Hilbert. Allora X |xj >= |xi0 >< xi0 |xj > i siccome il prodotto scalare è definito come l’integrale del prodotto su C (commutativo), sparisce ancora una volta l’esponenziale eiγ . Si scriva ora la funzione d’onda come (2) ψ = eiβ ψ1 MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 9 dove β = β(~x, t) è una funzione polidroma dello spaziotempo, ψ1 un ket dalla fase definita in ogni punto. Tuttavia β avrà delle derivate definite: k=( ∂β ∂β ∂β ∂β , , , ) , ∂t ∂x ∂y ∂z che non rispettano ovunque le condizioni di irrotazionalità, i.e. ∂ki ∂kj 6= ∂xi ∂xj i, j = 1, . . . , 4 . La variazione di fase ∆β che si ottiene percorrendo una curva chiusa C sarà in tal caso Z Z ∆β = < k, ds >= < dk, dS > C S dove si è utilizzato il teorema di Stokes: data una varietà differenziabile orientata M di dimensione n, ω una n − 1-forma differenziale, allora Z Z (3) ω= dω . ∂M M Dalla definizione (2) di |ψ > si ottengono le equazioni −ih̄ ∂x∂ j |ψ >= eiβ (−ih̄ ∂x∂ j + h̄ki )|ψ1 > j = 1, 2, 3 ∂ ∂ |ψ >= eiβ (ih̄ ∂t + h̄k0 )|ψ1 > , ih̄ ∂t avendo indicato con k0 la componente temporale e con ~k la parte spaziale. Ne segue che se |ψ > soddisfa l’equazione d’onda (in cui compaiono gli operatori energia E = ih̄∂t ed impulso pi = −ih̄∂i , i = x, y, z), automaticamente il ket |ψ1 > soddisfa un’equazione d’onda con i nuovi ˜ e Ẽ definiti come: operatori ~p ˜ = ~p − ~k ~p Ẽ = E + k0 coincidenti con gli operatori che compaiono nell’equazione d’onda di una particella con carica q che si muove in un campo elettromagnetico 10 NICCOLÒ PEDERZANI il cui potenziale vettore A è dato da: (4) h̄ A 0 = − k0 q Ai = h̄c ki , i = 1, 2, 3 q . Il valore della variazione di fase ∆β vale dunque: Z (5) ∆β = dk · dS S Sostituendo le espressioni (4) in (5) in condizioni stazionarie (t =costante): Z q ~ · dS . (6) = B h̄c S L’equazione (6) rappresenta il flusso di un campo magnetico attraverso ~ sia solenoidale (∇ · B = 0), la superficie S. A conferma del fatto che B ~ attraverso la superficie S corrisponde all’integrale il flusso del campo B del potenziale vettore A lungo il bordo di S, ma essendo S chiusa per definizione non ha bordo e l’integrale (6) si annulla. Il punto fondamentale per l’affermazione che i monopoli possono esistere, sta nell’osservazione che fasi che differiscono per multipli interi di 2π sono equivalenti. Si può supporre che per piccoli circuiti chiusi le differenze siano inferiori di 2π poiché, per poter soddisfare l’equazione di Schroëdinger, la funzione d’onda deve essere continua. Nell’insieme di punti in cui la funzione d’onda si annulla (essendo complessa sono necessarie due condizioni, quindi si ha una linea nello spazio, detta stringa di Dirac) i discorsi sulla fase perdono ogni significato, cosı̀ come la continuità della funzione β. Circuitando β lungo una curva chiusa attorno alla stringa di Dirac, supposta non osservabile, si ha X q Φ(B) = 2π nstringa n∈Z , (7) h̄c stringhe dove il flusso è calcolato attraverso la superficie avente come bordo la curva chiusa C. Si può anche suddividere C in sottocircuiti, ciascuno contenente una sola stringa, caratterizzata da un valore intero nstringa . Se la stringa attraversa due volte la superficie la situazione è quella iniziale di MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 11 Figura 2. Circuitazioni su percorsi che contengono (P) e non contengono (P 0 ) la stringa di Dirac flusso ΦB nullo e nessuna variazione di fase, ma se anche una sola delle stringhe ha origine all’interno della superficie la situazione cambia drasticamente; da (7) otteniamo 2πh̄c X nstringa . ΦB = q stringhe Siccome la variazione di fase lungo un circuito C è la stessa per tutte le funzioni d’onda, esse risentiranno dello stesso flusso netto dovuto all’origine della stringa, che d’ora in poi definiremo come monopolo magnetico. La situazione è analoga a quella di un solenoide con una densità di spire infinite aventi per estremi il monopolo nord e sud (detto antimonopolo), che trasporta attraverso la sua sezione infinitesima un flusso finito, tale per cui la quantità netta ΦB 6= 0, altrimenti la stringa “buca” Figura 3. Monopoli ai capi di un solenoide di sezione infinitesima la superficie, dotandola di un contorno su cui è possibile ottenere un valore non nullo per Z dk · ds ∧ ds 0 . S\(S∩stringa) 12 NICCOLÒ PEDERZANI Si ricava cosı̀ la condizione di quantizzazione che lega la carica elettrica elementare alla carica magnetica elementare: (8) qg = h̄c n 2 . MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 13 4. Preliminari matematici Spesso nello studio di sistemi fisici il numero di gradi di libertà con cui si descrive un sistema è eccessivo, si pensi per esempio ad un corpo in moto qualsiasi ed a tutti i sistemi inerziali in cui il suo moto può esser descritto. Secondo la teoria della relatività galileiana (o di quella ristretta) il punto di vista di tutti i sistemi di riferimento sarà perfettamente equivalente, e si potrà interpretare il punto di vista di un certo sistema S1 rispetto ad S2 conoscendo la trasformazione di Galilei (o di Lorentz) tra di essi. Con il passare degli anni ed il progredire della conoscenza umana dei fenomeni naturali (forze nucleari forti e deboli), si è resa necessaria una descrizione formale delle classi di equivalenza dei sistemi di riferimento. Inoltre, all’interno di ciascuna classe, si richiede di poter passare da un sistema di coordinate ad un altro tramite trasformazioni invertibili. Tale descrizione è fornita da oggetti topologici chiamati fibrati, su cui è inoltre possibile estendere definizioni quali la differenziabilità e l’azione di gruppi. Lo stesso Yang, padre della teoria di gauge, disse: The beauty and profundity of the geometry of fibre bundles were to a large extent brought forth by the (early) work of Chern. I must admit, however, that the appreciation of this beauty came to physicists only in recent years. Procediamo dunque con la descrizione degli strumenti matematici necessari per sviluppare la teoria di gauge. 4.1. Fibrati vettoriali. Definizione Un fibrato è il dato di (E, M, π, F) dove: • E, M, F sono spazi topologici, chiamati rispettivamente spazio totale, spazio di base e fibra • π : E → M applicazione suriettiva continua detta proiezione Per ogni ricoprimento {Uα , Uβ , Uγ , . . .} di M esiste un insieme di omeomorfismi {φα , φβ , φγ , . . .} tale che ∀U ⊂ M esiste un omeomorfismo 14 NICCOLÒ PEDERZANI φ : π−1 (U) → U × F. π−1 (U) π z φ / U×F pU U⊂M Dove con pU : U × F −→ U ⊂ M, ∀u ∈ U, f ∈ F, (u, f) 7→ u è indicata la proiezione sull’intorno U. Se oltre alla struttura di spazi topologici Figura 4. Rappresentazione intuitiva di un fibrato richiedo la differenziabilità degli atlanti che ricoprono E, M ed associo ad ogni punto dello spazio di base M uno spazio vettoriale, ottengo un fibrato vettoriale: Definizione Un fibrato vettoriale di rango q è il dato di (E, M, π) dove: • E è una varietà differenziabile detta spazio totale • M è lo spazio di base, anch’essa varietà differenziabile di dimensione m • π : E → M applicazione suriettiva di classe C ∞ chiamata proiezione • per ogni ricoprimento {Uα , Uβ , Uγ , . . .} di M esiste un insieme di diffeomorfismi {φα , φβ , φγ , . . .} tale che per ogni U ⊂ M esiste un diffeomorfismo φ : π−1 (U) → U × Rq che rende il seguente diagramma commutativo. MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA π−1 (U) π y φ / 15 U × Rq pU U ∼ Rq viene chiamata fibra standard In particolare ∀p ∈ M, π (p) = relativa al punto p. In ciascuna delle intersezioni non vuote del ricoprimento Uα ∩ Uβ 6= ∅ devo aver modo di cambiare in maniera differenziabile la parametriz−1 zazione sulla fibra π (Uα ∩ Uβ ). A tal fine si definiscono le funzioni di transizione: gαβ : Uα ∩ Uβ −→ GL(q, R) , −1 ∀x ∈ M,~v ∈ Rq (x,~v) 7→ (x, gαβ (~v)) . Definizione Dato un fibrato vettoriale (E, M, π) si definisce sezione locale del fibrato un’applicazione s : U ⊆ M −→ E tale che, per ogni p ∈ U, valga π ◦ s = Id . La sezione si dice globale se è definita su tutta la varietà M. Un esempio di sezione è costituito dalle 0-forme f : M → R sulle varietà: il loro grafico infatti è l’insieme {(x, f(x)) | x ∈ M} contenuto nel fibrato banale M × R. L’insieme delle sezioni lisce su M in E, denotato con Γ (E) , è dotato della struttura di spazio vettoriale definendo ∀x ∈ M, ∀f ∈ C ∞ (M), ∀s, s1 , s2 ∈ Γ (E): • f(s(x)) = (fs)(x) • (s1 + s2 )(x) = s1 (x) + s2 (x) . Definizione Una connessione su un fibrato vettoriale (E, M, π) è una applicazione D : Γ (E) −→ Γ (T ∗ M ⊗ E) che gode delle seguenti proprietà: 16 NICCOLÒ PEDERZANI • D(s1 + s2 ) = Ds1 + Ds2 , ∀s1 , s2 ∈ Γ (E) • D(αs) = dα ⊗ s + αDs, ∀f ∈ C ∞ (M), s ∈ Γ (E) . Localmente una connessione D è data da un set di q 1-forme differenziali. Considero come base di Γ (E) un insieme di sezioni sα , 1 6 α 6 q linearmente indipendenti che siano immagini attraverso il diffeomorfismo Φ di una base della fibra standard Rq . Sia U un intorno coordinato di M con coordinate locali xi , 1 6 i 6 m. L’insieme di sezioni sα , 1 6 α 6 q viene chiamato campo di riferimeni locali di E su U. Ad ogni punto p ∈ U possiamo associare la base i dx ⊗ sα , 1 6 i 6 m, 1 6 α 6 q del prodotto tensoriale Tp∗ U ⊗ π−1 (p). Siccome Dsα è una sezione locale di U sul fibrato T ∗ M ⊗ E, può esser scritta scomponendola nelle sue componenti lungo il riferimento locale [?]: X β Γαi dxi ⊗ sβ (9) Dsα = 16i6m, 16β6q β con Γαi funzioni lisce su U. Chiamando ωβα := m X β Γαi dxi i=1 l’equazione (9) diventa Dsα = q X ωβα ⊗ sβ . β=1 Per semplificare la scrittura possiamo introdurre una notazione matriciale: s1 .. S=. sq MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA ω11 · · · ωq1 . . ω = .. . . . .. ω1q · · · ωqq 17 , cosı̀ che la derivata covariante di una sezione possa essere scritta in maniera compatta: DS = ω ⊗ S . Si scelga ora un’altra base sulla fibra e si tiri indietro tramite Φ su π−1 (U), in modo tale da avere S 0 = t (s10 , . . . , sq0 ) come riferimento locale corrispondente alla nuova base scelta. Vogliamo vedere come cambia l’espressione della matrice di connessione. Assumiamo che S 0 = A · S, dove 1 a1 · · · aq1 . . A = .. . . . .. , a1q · · · aqq A : U −→ GL(q, R) . Gli elementi sono funzioni C ∞ su U. Con questa scrittura in forma matriciale, dalla definizione di connessione abbiamo: aji DS 0 = dA ⊗ S + A · DS = (dA + A · ω) ⊗ S , da cui, sostituendo S con A−1 · S 0 , ottengo (10) ω 0 = dA · A−1 + A · ω · A−1 . Sia {Uα , Uβ , . . .} un ricoprimento di M e sia Uα ∩ Uβ 6= ∅. Con un procedimento analogo a (10), siano Sα , Sβ riferimenti locali definiti rispettivamente in Uα , Uβ . Allora vale la relazione Sβ = Aβα · Sα . Di conseguenza, la matrice di connessione ωβ sarà −1 ωβ = dAβα · A−1 βα + Aβα · ωα · Aβα . 18 NICCOLÒ PEDERZANI Un esempio di fibrato vettoriale è il fibrato tangente [ TM = Tp M p∈M di una varietà differenziabile M (spazio di base) di dimensione n. La fibra è lo spazio dei vettori tangenti ad M nel punto p, ossia Tp M ≈ Rn . Le sezioni di tale fibrato vettoriale sono i campi vettoriali sulla varietà M: X : M −→ TM X(p) = (p, Xp ) . Nello studio della meccanica quantistica di particelle scalari cariche in un campo elettromagnetico si semplifica l’espressione (10), in quanto il fibrato vettoriale in considerazione è banale e di rango 1 (viene detto anche fibrato lineare): E = M × C. Le sezioni di tale fibrato sono le funzioni d’onda ψ : M −→ M × C viste come 0-forme a valori nel fibrato. L’equazione di cambiamento di riferimento nella fibra perciò assume una forma molto semplice: la matrice A di cambiamento di base è 1×1, dunque commuta con la matrice di connessione ω ottenendo cosı̀ (11) ω 0 = dA · A−1 + ω cosı̀ come ci si aspetta dalla teoria classica dell’elettromagnetismo, dove il potenziale vettore del campo è definito a meno di una forma esatta. Per la nostra trattazione che coinvolge la sola interazione elettromagnetica, ci potremmo fermare qui e non sviluppare altre strutture matematiche. Per completezza però verrà esposta la teoria più generale delle connessioni su fibrati. A ciascuna forza fondamentale è associato un gruppo di trasformazioni G i cui elementi sostituiscono A : U ⊂ M −→ GL(q, R), ossia spiega come cambiano il potenziale e la sezione (funzione d’onda) se si sceglie un altro riferimento nella fibra standard. I gruppi di trasformazioni sono specifici della interazione cui è soggetto il sistema, e le operazioni rispetto cui il gruppo è chiuso (moltiplicazione ed inversione) debbono essere differenziabili, cosı̀ da avere un gruppo di Lie. I gruppi di Lie associati ad ogni interazione sono riportati nella MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 19 tabella sottostante: INTERAZIONE GRUPPO DI LIE G ALGEBRA DI LIE G elettromagnetica nucleare debole nucleare forte U(1) SU(2) SU(3) R su(2) su(3) Il gruppo dei numeri complessi unimodulari U(1) è commutativo e come scritto in (11) conduce ad una forma molto semplice della trasformazione di gauge per il potenziale. Tuttavia di seguito verrà presentato il corretto formalismo [?] per le teorie di gauge del tipo Yang-Mills non abeliane. 4.2. Fibrati principali ed associati. Innanzitutto, prima ancora di costruire il fibrato vettoriale occorre partire dal fibrato principale. Definizione: un fibrato principale P(G, M) è l’insieme di: • Una varietà differenziabile P (spazio totale) su cui agisce da destra un gruppo di Lie G (gruppo di struttura) • lo spazio quoziente M := P/G, ossia lo spazio delle classi d’equivalenza rispetto alla relazione p ∼ p 0 ⇔ ∃a ∈ G | p 0 = pa • una funzione continua suriettiva (la proiezione canonica) π : P −→ M. La proiezione canonica π : P −→ M è localmente un diffeomorfismo (il ché assicura anche la differenziabilitá di M). Dato x ∈ M, ∃U ⊂ M intorno aperto di x tale che π−1 (U) ≈ U × G, esiste un diffeomorfismo φ : π−1 (U) −→ U × G, u 7→ (π(u), ψ(u)), dove ψ(ua) = ψ(x)a, ∀a ∈ G, x ∈ π−1 (U) è un diffeomorfismo. 20 NICCOLÒ PEDERZANI φ π−1 (U) π % / y U×G pU P U⊂M= G Per rendere consistente tale costruzione nelle regioni in cui due intorni aperti del medesimo punto x si intersecano, diciamo Uα , Uβ ⊂ M, Uα ∩ Uβ 6= ∅ occorre che esista una trasformazione che mandi il punto di −1 vista da Uα in quello di Uβ : in formule φ−1 α (x) = (x, a), φβ (x) = (x, gαβ (x)b); le funzioni (12) gαβ : Uα ∩ Uβ −→ G sono dette funzioni di transizione e rispettano la cosiddetta condizione di cociclo: dati tre aperti Uα , Uβ , Uγ tali che Uα ∩ Uβ ∩ Uγ 6= ∅ allora gαβ (z)gβγ (z)gγα (z) = Id, ∀z ∈ Uα ∩ Uβ ∩ Uγ . Si ricava inoltre che gαβ = [gβα ]−1 nel senso dell’elemento inverso nel gruppo di struttura G. Si definisce sezione globale di un fibrato principale una applicazione σ : M −→ P tale che (π◦σ)(x) = x, ∀x ∈ M; i.e. una applicazione da M in P che mantiene ogni x nella relativa fibra; se il dominio dell’applicazione è ristretto ad un aperto U di M, la sezione si dirà locale, conservando nel suo dominio le medesime proprietà di quella globale. Per passare da una parametrizzazione all’altra, in caso di intersezione tra due aperti, si ricorre ancora alle funzioni di transizione: date due sezioni locali σα : Uα −→ P , σβ : Uβ −→ P per passare da una sezione all’altra si ha, in Uα ∩ Uβ 6= ∅, σβ (x) = gαβ (x)σα (x), ∀x ∈ Uα ∩ Uβ Definizione: Un fibrato E(M, F, G, P) associato al fibrato principale P(M, G) si compone di: MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 21 • un fibrato principale P(M, G) • una varietà F (la fibra standard) su cui G agisce a sinistra, ossia esista una applicazione G × F −→ F,(a, ξ) 7→ aξ, cosı̀ da far agire G su P × F come segue: a(u, ξ) = (ua, a−1 ξ) In seguito si definisce E := (P×F) come il quoziente rispetto alla relazione G 0 0 d’equivalenza (u, ξ) ∼ (u , ξ ) ⇔ ∃a ∈ G | u 0 = ua, ξ 0 = a−1 ξ. L’applicazione che manda (u, ξ) in π(u) induce una mappa πE : E −→ M, detta proiezione; per ogni punto x ∈ M esisterà un intorno U ⊂ M con x ∈ U tale che π−1 (U) ≈ U × G. Facendo agire G su π−1 (U) × F come segue: b(x, a, ξ) 7→ (x, ab, b−1 ξ) ∀(x, a, ξ) ∈ U × G × F, b ∈ G . Si ha che l’isomorfismo π−1 (U) ≈ U×F induce un isomorfismo π−1 E (U) ≈ −1 U × F. Richiedendo che πE (U) sia una sottovarietà di E, conferiamo la differenziabilità a πE . La definizione di sezione globale per un fibrato associato è analoga a quella di un fibrato principale: è l’applicazione σ : M −→ E | πE ◦ σ ≡ IdM . Sebbene un fibrato principale ammetta una sezione globale se e solo se il fibrato è banale (i.e. lo spazio totale è prodotto cartesiano di due varietà), per un fibrato associato vale il seguente: Teorema: Sia E(M,F,G,P) un fibrato con varietà di base paracompatta e fibra F diffeomorfa a Rm . Sia inoltre A un sottoinsieme chiuso di M, anche vuoto. Ogni sezione σE : A −→ E definita su A può essere estesa ad una sezione definita su tutta M. In particolare se A è l’insieme vuoto, esiste una sezione di E definita su M. Per ottenere un fibrato vettoriale, come fibra standard utilizziamo Rk e facciamo agire il gruppo di struttura a sinistra in tal modo: g(x, ~ξ) := (gx, ρ(g)~ξ) dove ρ è una rappresentazione del gruppo G sullo spazio euclideo k-dimensionale. Come per il fibrato principale costruiamo l’insieme delle classi d’equivalenza secondo la relazione (x, ~x) ∼ (x 0 , ~x 0 ) ⇔ x 0 = gx , ~x 0 = ρ(g)~x; M = (P × Rk )/G . 22 NICCOLÒ PEDERZANI 4.3. Connessioni su un fibrato associato. Definizione: un campo vettoriale fondamentale è un campo vettoriale su P relativo al gruppo di trasformazioni ad un parametro Rat con at = exp tA , A ∈ G, si dimostra che per ogni elemento dell’algebra di Lie G del gruppo di struttura esiste un ed un solo campo vettoriale appartenente all’algebra X(P) dei campi vettoriali su P. Definizione: dato un fibrato principale P(M, G), sia Gu il sottospazio di Tu P tangente alla fibra in u. Una connessione Γ su un fibrato principale P(M, G) è una associazione di un sottospazio Qu ⊂ Tu P ad ogni punto u ∈ P con le seguenti proprietà: • Tu P = Gu ⊕ Qu • (Ra )∗ Qu = Qua , ∀u ∈ P, a ∈ G dove Ra è la traslazione destra ossia la distribuzione è G-invariante • la distribuzione u 7→ Qu è differenziabile I sottospazi Gu e Qu vengono detti rispettivamente sottospazi verticale ed orizzontale di Tu P. Ogni vettore tangente in u potrà esser unicamente scomposto nella somma di un vettore verticale (tangente alla fibra passante per u) ed uno orizzontale. Siccome l’algebra di Lie G relativa al gruppo G è chiusa rispetto a somma di suoi elementi, moltiplicazione per uno scalare e parentesi di Lie, avrà in particolare la struttura di spazio vettoriale e sarà possibile definire una 1-forma differenziale con valori in G: scelta una base dell’algebra {ei i = 1, . . . , n}, l’espressione più generale di una tale forma è n X ω= ωi ei i=1 dove le ωi sono 1-forme differenziali su P. Una proposizione assicura che, data una connessione Γ su P, la forma di connessione ω tale che ω(X) = A (dove A è l’unico elemento di G che induce su P la componente verticale A∗ di X) esiste ed è unica . La proiezione π : P −→ M induce una mappatura tra gli spazi tangenti: π : Tu P −→ Tπ(u) M ∀u ∈ P. Una volta definita una connessione Γ su P(M, G), la proiezione diventa MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 23 un isomorfismo tra lo spazio orizzontale Qu e Tπ(u) M. Definizione Il sollevamento orizzontale di un campo vettoriale X su M è l’unico campo vettoriale X∗ ∈ X(P) | ∀u ∈ P, X∗u ∈ Qu e π(X∗u ) = Xπ(u) , ∀u ∈ P. Data una parametrizzazione un intorno coordinato U di (x1 , . . . , xn ) di M, una base di Tx M sarà ∂x∂ i , i = 1, . . . , n , x∂i ∗, i = 1, . . . , n sarà una base della distribuzione u 7→ Qu sul dominio π−1 (U). Come per le sezioni locali è necessario preoccuparsi di come si esprima la forma di connessione secondo un’altra parametrizzazione, nel caso in cui x ∈ Uα ∩ Uβ 6= ∅. Sia {Uα } un ricoprimento aperto di M, con i relativi diffeomorfismi φα : π−1 (Uα ) −→ Uα × G e la corrispondente funzione di transizione ψαβ : Uα ∩ Uβ −→ G definita in ogni intersezione non vuota. Sia inoltre θ l’unica 1-forma invariante a sinistra a valori in G, detta anche forma canonica, che soddisfa θ(A) = A , ∀A ∈ G. Considerata una base E1 , . . . , En dell’algebra di Lie G, possiamo espriP mere θ = ni=1 θi Ei . Ponendo n X ckij Ek , [Ei , Ej ] = k=1 ckij dove sono le costanti di struttura dell’algebra G rispetto alla base {Ei , i = 1, . . . , n}. Si verifica cosı̀ che la derivata esterna su ogni componente della forma canonica agisce in tal maniera: 1X k i dθ = − c θ ∧ θj 2 i,j=1 ij n k derivante dall’equazione di Maurer-Cartan per i covettori di G: 1 dω(A, B) = − ω([A, B]), ω ∈ G∗ , A, B ∈ G . 2 Nelle intersezioni Uα ∩ Uβ 6= ∅ del ricoprimento aperto definiamo θαβ come il pull-back di θ tramite la funzione di transizione ψαβ : θαβ = ψ∗αβ θ . Sia σα la sezione locale dell’aperto Uα ; porto la forma di connessione 24 NICCOLÒ PEDERZANI ω sullo spazio di base M con il pull-back ωα = σ∗α ω . La relazione tra ωβ ed ωα in Uα ∩ Uβ 6= ∅: ωβ = ad([ψαβ ]−1 )ωα + θαβ . Passiamo a definire la nozione di parallelismo su un fibrato principale. Occorre innanzitutto definire il sollevamento di una curva x(t) contenuta in M ad una curva u(t) in P. Chiamo τ un segmento di curva di classe C 1 in M con t ∈ [a, b]. Definizione Il sollevamento orizzontale τ∗ = u(t) in P della curva τ è l’unica curva orizzontale (i.e. i cui vettori tangenti in ogni punto appartengano al sottospazio orizzontale della connessione Γ su P) e che soddisfa π(u(t)) = x(t), ∀t ∈ [a, b]. La definizione di sollevamento orizzontale è la stessa per i campi vettoriali: dato X ∈ Tπ(x) M con curva integrale τ, si definisce X∗ , sollevamento in Tu P di X come l’unico campo vettoriale la cui curva integrale è τ∗ , sollevamento di τ in P. Una proposizione la cui dimostrazione si basa sull’esistenza ed unicità della soluzione di un sistema lineare di ODE afferma che per ogni curva τ in M eiste ed è unico il suo sollevamento orizzontale τ∗ in P. Grazie a tale unicità possiamo definire il trasporto parallelo di fibre sul fibrato principale P(M, G): sia τ = x(t), con t appartenente a qualsiasi sottoinsieme compatto di R (poniamo per semplicità [0,1]), una curva di classe C 1 in M. Prendiamo ora un punto arbitrario nella fibra corrispondente π−1 (x(0)), sia u(0) tale punto. L’unico sollevamento orizzontale τ∗ di τ passante per u(0) è tale che π(u(1)) = x(1). Facendo ora variare u(0) nella fibra corrispondente a x(0) otteniamo una mappa tra le fibre π−1 (x(0)) e π−1 (x(1)) che manda u(0) 7→ u(1). Chiamiamo questa mappa trasporto parallelo lungo la curva τ e lo denotiamo con la stessa lettera greca τ. Il fatto che si tratti di un isomorfismo è assicurato dalla commutazione MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 25 del trasporto parallelo con l’azione del gruppo G agente su P, ovvero τ ◦ Ra = Ra ◦ τ, ∀a ∈ G . Per provarlo basta ricordare che, data una connessione Γ su P, il sollevamento manda ogni curva di M in una orizzontale in P, e la distribuzione u 7→ Qu è G-invariante. Proposizione: Se x(t) è una curva di classe C 1 in M, l’applicazione inversa del trasporto parallelo τ, τ−1 è il trasporto parallelo della curva x(1 − t). Se τ = x(t) è una curva da a a b e µ = y(t) una curva da b a c, con a,b,c punti di M, il trasporto parallelo della curva composta x(t) e y(t) è il trasporto parallelo τµ. Con questa chiusura rispetto ad inversione e composizione si costruisce il gruppo d’olonomia. Innanzitutto occorre definire lo spazio C(x) delle curve chiuse, o loop, che cominciano e terminano in x. In virtù della proposizione precedente, il trasporto parallelo di un loop in P è un isomorfismo della fibra π−1 (x) in se stessa, l’insieme dei trasporti paralleli di C(x) forma un gruppo con le operazioni di composizione cammini ed inversione, detto gruppo di olonomia di Γ con punto di riferimento x. Possiamo anche definire un gruppo di olonomia Φ(u) come il sottogruppo di G, gruppo di struttura, che trasla allo stesso modo del trasporto parallelo all’interno della fibra, per ogni automorfismo della fibra si associa un elemento a ∈ G e la struttura di gruppo è ancora una volta garantita dalla proposizione. C’è un unico isomorfismo che renderà commutativo il seguente diagramma: C(x) { Φ(x) / # Φ(u) Il gruppo d’olonomia è un gruppo di Lie. Definiamo ora la forma di curvatura associata alla forma di connessione. Definizione: Una r-forma ϕ definita sul fibrato principale P(M, G) a valori in uno spazio vettoriale V si dice r-forma pseudotensoriale orizzontale del tipo (ρ, V) se soddisfa le seguenti proprietà: 26 NICCOLÒ PEDERZANI • R∗a ϕ = ρ(a−1 )ϕ, a ∈ G, dove ρ è una rappresentazione del gruppo di struttura G sullo spazio V • ϕ(X1 , . . . , Xr ) = 0 ogniqualvolta almeno uno tra gli argomenti appartiene al sottospazio verticale di Tu P, tangente alla fibra in u. La forma Dϕ = (dϕ) ◦ h, dove h è il proiettore sullo spazio orizzontale Qu , è detta derivata covariante esterna di ϕ. La forma di connessione ω è una 1-forma pseudo-tensoriale a valori in G e rappresentazione aggiunta, perciò detta di tipo (adG, G). Definizione Data una forma di connessione ω sul fibrato principale P(M, G), si dice forma di curvatura la 2-forma Ω := Dω . Vale il seguente: Teorema (Equazione di struttura): Sia ω la forma di connessione e Dω = Ω la sua forma di curvatura, allora 1 (13) Ω(X, Y) = dω(X; Y) + [ω(X), ω(Y)] 2 ∀X, Y ∈ Tu P, u ∈ P . Per la dimostrazione si rimanda al testo [?]. Scritta in componenti l’equazione di struttura (13) risulta: (14) r 1X i j c ω ∧ ωk Ω = dω + 2 j,k=1 jk i i . Dalla (14) è facile provare che DΩ ≡ 0, seconda identità di Bianchi. Descriviamo infine il trasporto parallelo sul fibrato E(M, F, G, P) associato al fibrato principale P(M, G). Il sottospazio verticale Fw , per ogni w ∈ E è il sottospazio di Tw E tangente alla fibra passante per w, il ché è possibile poichè E è sottovarietà di P × F. Consideriamo l’applicazione che, fissato ξ ∈ F, manda v ∈ P in vξ ∈ E; il sottospazio orizzontale sarà l’immagine di Qv secondo tale applicazione. Gli spazi verticale ed orizzontale sono ancora in somma diretta, e la MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 27 distribuzione w 7→ Qw risulta indipendente dal punto (v, ξ) ∈ P × F. Analogamente a quanto avviene nel fibrato principale P(M, G), il sollevamento orizzontale di una curva è l’applicazione che manda τ = x(t) ∈ M in τ∗ = w(t) ∈ E ed inoltre πE (τ∗ ) = τ. Tale sollevamento è unico. Una sezione σ di E è definita in un aperto U di M se l’immagine di Tx M attraverso σ è orizzontale per ogni x in U, ossia il trasporto parallelo di σ(x(0)) lungo τ risulti σ(x(1)). In un fibrato vettoriale, avendo la chiusura rispetto alle operazioni di somma e moltiplicazione per funzione regolare sulla fibra standard, le avremo anche nell’insieme delle sezioni Γ (E): (σ1 + σ2 )(x) = σ1 (x) + σ2 (x) (λσ)(x) = λ(σ(x)) ∀σ1 , σ2 ∈ Γ (E), x ∈ M ∀λ ∈ R, σ ∈ Γ (E), x ∈ M . La seconda proprietà vale anche nel caso in cui λ sia una funzione λ : M −→ R. ˙ sia il suo Definizione: sia σ una sezione definita sulla curva x(t) ed x(t) vettore tangente a t fissato. La derivata covariante ∇x(t) ˙ σ di σ nella ˙ è definita da: direzione di x(t) ∇x(t) ˙ σ = lim h→0 1 t+h [τ (σ(x(t + h))) − σ(x(t))] h t −1 dove τt+h : π−1 t E (x(t + h)) −→ πE (x(t)) indica il trasporto parallelo della fibra π−1 E (x(t + h)) lungo x(t) da x(t + h) ad x(t). −1 ∇x(t) ˙ σ ∈ πE (x(t)) per ogni t e definisce una sezione di E lungo τ. Per generalizzare la definizione consideriamo X ∈ X(M) e σ una sezione di E definita in un intorno U di x. L derivata covariante ∇X σ di σ nella direzione di X è (∇X σ)(x) = ∇X(x) σ. Tale definizione verifica le seguenti proprietà: Siano X,Y campi vettoriali su M, σ, σ1 , σ2 ∈ Γ (E) sezioni di E su M e λ una funzione C ∞ (M), allora (1) ∇X+Y σ = ∇X σ + ∇Y σ; (2) ∇X (σ1 + σ2 ) = ∇X σ1 + ∇X σ2 ; (3) ∇λX σ = λ∇X σ; 28 NICCOLÒ PEDERZANI (4) ∇X (λσ) = λ∇X σ + (X(λ))σ. Si noti che le proprietà (1),(2),(3),(4) possono essere espresse mediante il pairing bilineare <, >: TM × T ∗ M tra campi ed 1-forme differenziali: ∇X σ :=< X, Dσ > (D è la derivata covariante descritta in (9)), in modo da ritrovare le stesse proprietà anche per fibrati vettoriali non costruiti a partire da un fibrato associato. La definizione di connessione su un fibrato principale può quindi essere data in tre modi equivalenti: come distribuzione u 7→ Qu del sottospazio orizzontale, come 1-forma ω a valori nell’algebra di Lie G o come suo pull-back ω̃ = σ∗ ω tramite la sezione σ : M −→ P. Di connessioni in generale ne esisteranno più d’una, formando uno spazio vettoriale infinito dimensionale. Il pull-back della differenza σ∗α (ω 0 − ω) = Aα : Tx M −→ adP dove adP è il fibrato associato E(P, M, G, G) e la fibra standard è isomorfa all’algebra di Lie del gruppo di struttura G, definisce a sua volta una sezione di M su adP. Possiamo finalmente definire una trasformazione di gauge: Definizione: dato un fibrato principale P(M, G), si dice trasformazione di gauge un automorfismo di P equivariante (Φ(pg) = Φ(p)g, ∀p ∈ P, g ∈ G) tale che π(Φ(p)) = π(p). Nei casi trattati successivamente il fibrato associato sarà R4 × C con gruppo di struttura U(1) (i complessi unimodulari). La forma di connessione sarà il potenziale vettore P A = 4i=1 Ai dxi ; dall’equazione di struttura (13) si calcola il campo magnetico B o forza di gauge: B = dA + A ∧ A . 4.4. Coomologia di C̆ech e de Rham. Talvolta per studiare gli aspetti globali di varietà differenziabili conviene utilizzare metodi topologici, in particolare la coomologia. V Una volta costruite le potenze esterne p (M) (dette anche algebre di MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 29 Grassman) partendo dal fibrato vettoriale TM di una varietà M si può parlare di teoria coomologica di de Rham. Definizione: si dice p-simo gruppo di coomologia di de Rham lo spazio vettoriale quoziente HpdR (M) = {p − forme chiuse} {p − forme esatte} . Gli elementi di tale gruppo di coomologia sono classi di equivalenza: ω ∼ ω 0 ⇔ ω = ω 0 − dξ, ∀ω, ω 0 ∈ ∧p (M), ξ ∈ ∧p−1 (M) [ω] = {ω 0 ∈ ∧p (M) | ω 0 − ω forma esatta} . Per i nostri scopi conviene introdurre una teoria coomologica che tratti le forme definite sulle intersezioni di aperti U del ricoprimento di M. Il fatto di concentrarsi sul ricoprimento anzichè sulle forme differenziali non produce informazioni diverse: infatti le teorie coomologiche sono isomorfe [?]. Scegliamo un ricoprimento della varietà M, in particolare possiamo considerare il suo atlante A = {(Uα , ϕα , Vα )}α∈I di carte locali. Nella trattazione seguente si presume che si tratti di un buon ricoprimento, i.e. una famiglia di aperti contenuti in M {Uα , α ∈ I} tali per cui l’intersezione non vuota di un qualsiasi numero di essi sia semplicemente connessa. Per costruire la coomologia di C̆ech occorrono prima le seguenti: Definizione Per ogni p > 1, un simplesso standard in Rp è l’insieme dei punti p X ∆p = (a1 , . . . , an ) ∈ Rp | ai > 0, ai 6 1 . i=1 Per p = 0 si pone ∆0 = {0}. Si possono mappare intorni di simplessi standard su una varietà differenziabile M tramite applicazioni σ : ∆p −→ M dette simplessi singolari differenziabili. Considero ogni aperto U come centrato in uno 0-simplesso singolare (un punto p della varietà M), ossia p = σ(0), 0 ∈ Rn coordinato; l’intersezione di due tali insiemi aperti è un 1-simplesso, 30 NICCOLÒ PEDERZANI Figura 5. Mappatura di un simplesso singolare differenziabile su M ossia il segmento che congiunge i due centri, e cosı̀ via per i gradi superiori come illustrato sotto. Ad ogni p-simplesso posso associare una Figura 6. Aperti associati ad un: a) 0-simplesso, b) 1-simplesso, c) 2-simplesso q-forma differenziale, regolare sul simplesso. Chiamo l’insieme delle qforme definite sui p-simplessi relativi all’atlante (ricoprimento) A come V Cp (A, q (M)). V Per esempio C0 (A, 1 (M)) è l’insieme delle 1-forme regolari sugli aperti V V Uα dell’atlante, mentre C1 (A, 1 (M)) e C0 (A, 2 (M)) sono rispettivamente le forme differenziali definite sulle intersezioni Uα ∩ Uβ 6= ∅ e Uα ∩ Uβ ∩ Uγ 6= ∅ del ricoprimento A. Per terminare la costruzione della teoria coomologica occorre introdurre un operatore nihilpotente di indice 2: tale operatore è l’operatore di cobordo δ : Cp −→ Cp+1 che gode della proprietà δ2 ≡ 0 ed agente in MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 31 tale modo: δ {Aα } = {Aα − Aβ } δ {Bαβ } = {Bαβ + Bβγ + Bγα } δ {Cαβγ } = {Cαβγ + Cβγδ + Cγδα + Cδαβ } . L’insieme dei p-simplessi α tali che δα = 0 (ossia appartenente al nucleo di δ), detti p-cicli, si indica con Zp (M), mentre i p-simplessi γ tali per cui esiste un (p-1)-simplesso β tale che γ = δβ si dicono p-bordi e costituiscono l’insieme denotato con Bp (M). Definizione Il p-simo gruppo di coomologia di C̆ech è lo spazio quoziente (15) Hp (M, R) := Zp (M) Bp (M) insieme delle classi d’equivalenza dei p-cicli che differiscono per un pbordo. Il legame tra coomologia di de Rham e di C̆ech risulta più evidente osservando la seguente tabella [?]: V2 V V V (M) C0 (A, 2 (M)) C1 (A, 2 (M)) C2 (A, 2 (M)) V1 V V V (M) C0 (A, 1 (M)) C1 (A, 1 (M)) C2 (A, 1 (M)) V0 V V V (M) C0 (A, 0 (M)) C1 (A, 0 (M)) C2 (A, 0 (M)) d↑δ→ C0 C1 C2 Nel caso più specifico in cui si studi la forma di connessione su una varietà M, la si può identificare con il potenziale dell’interazione elettromagnetica: V2 (M) {dAα } = {Bα } V1 {Aα } δ {Aα } = {dψαβ } (M) V0 {ψαβ } (M) δ {ψαβ } = {cαβγ } d↑δ→ C0 C1 C2 L’utilità di questa costruzione matematica consiste nella possibilità di trovare le ostruzioni topologiche per una forma chiusa ad essere esatta, 32 NICCOLÒ PEDERZANI ossia indica quali siano le proprietà topologiche della varietà che rendono non nullo il flusso magnetico uscente da detta varietà. 5. Monopoli secondo la teoria di gauge 5.1. Fibrati coordinati. Utilizzando due carte {UN , US } sullo spazio R3 ×C (fibrato banale coordinato) [?],[?] si possono dare esplicitamente le espressioni AN , AS del potenziale vettore generato da un monopolo magnetico. La scelta di due carte differenti è dettata dal fatto che il potenziale A generato da un monopolo magnetico non può essere su tutto R3 ; se cosı̀ non fosse, per il lemma di Schwartz, applicabile alle funzioni di classe almeno C 1 , A verificherebbe 0 ≡ ∇·∇×A = ∇·B. Il campo magnetico del monopolo ~r B=g 3 r V2 3 può anche essere scritto nella base di (R ) come 2-forma di curvatura g B = 3 (xdy ∧ dz + ydz ∧ dy + zdx ∧ dy) . r Tale definizione del campo B rispetta l’equazione dB = ddA = 0; per renderlo più evidente conviene passare a coordinate sferiche: x = sin θ cos ϕ y = sin θ sin ϕ r ∈ R+ , ϕ ∈ [0, 2π], θ ∈ [0, π] z = cos θ B = g sin θ dθ ∧ dϕ . Un possibile potenziale vettore A tale che dA=B potrebbe essere A = −g cos θ dϕ , singolare lungo tutto l’asse z. Stavolta tale singolarità è più evidente tornando a coordinate cartesiane; il potenziale vettore si scrive, infatti, come gz ydx − xdy A= r x2 + y 2 MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 33 singolare lungo i punti del tipo (0, 0, z) con z reale. Tale retta è la cosiddetta stringa di Dirac, che trasporta il flusso magnetico dal monopolo all’antimonopolo. L’espressione di B coincide, a meno della costante moltiplicativa g, alla forma di volume della sfera S2 , perciò il flusso del campo magnetico uscente da S2 sarà Z B=g , S2 mentre per il teorema di Stokes otterremmo 0, perchè la sfera non ha bordo. Senza bisogno di introdurre la stringa di Dirac si può trovare un potenziale regolare per ciascuno dei due aperti UN , US di R3 ed una relazione (la ricalibratura o trasformazione di gauge) tra le due definizioni, valida in UN ∩ US 6= ∅. Definisco quindi UN , US come: UN = R3 \ (0, 0, z) ∈ R3 | z > 0 US = R3 \ (0, 0, z) ∈ R3 | z 6 0 , su cui sono date le forme di connessione, una volta introdotto il versore ϕ ^ = − sin ϕ x̂ + cos φ ŷ g(1 − cos θ) ϕ̂ r sin θ singolare lungo la retta θ = π e AN = −g(1 + cos θ) ϕ̂ r sin θ singolare per θ = 0, si controlla facilmente che g ∇ × AN = ∇ × AS = 2 r̂ = B r AS = Nell’intersezione UN ∩ US = R3 \ SpanR {(0, 0, 1)} le due espressioni del potenziale vettore differiscono l’una dall’altra come nell’equazione (11), ovvero, coerentemente con la teoria dell’elettrodinamica classica, per il differenziale esterno d (o gradiente ∇) di una certa funzione 34 NICCOLÒ PEDERZANI Λ : R3 → R: 2g ϕ̂ , r sin θ gradiente in coordinate sferiche di 2gϕ. Il flusso uscente da una generica superficie chiusa contenente il monopolo magnetico (e.g. la sfera S2 ) è, sfruttando consecutivamente il teorema di Stokes, l’integrale della funzione di transizione lungo l’equatore E: I Z B · dS = (AN − AS )ds = [2gϕ]2π (16) 0 = 4πg AN − AS = S2 E Infine, la funzione d’onda Ψ, sezione del fibrato banale R3 × C, in Figura 7. Schema dell’intergale (16) presenza di una trasformazione di gauge diventa (12): Ã −→ A + dΛ ieΛ Ψ̃ −→ e h̄c Ψ . Siccome la funzione d’onda deve avere un valore definito ∀θ ∈ (0, π), chiediamo che mantenga lo stesso valore dopo un giro attorno all’equatore. Perciò dovrà essere 4πge = 2πn h̄c MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 35 con n intero, proprio la quantizzazione di Dirac (8) per la carica magnetica. 5.2. Quantizzazione topologica. Questa sezione è tratta interamente da [?]. Si supponga di avere un monopolo nel centro di una sfera S2 , la lagrangiana della particella con carica e vincolata a muoversi sulla superficie sarà 2 1 dxµ µν 1 dxµ L= 2 + F F + A µν µ dt 4e2 dt dove i tetra-vettori van contratti secondo la regola di Einstein, sommando sull’indice ripetuto. Mi interesso solo del termine che considera gli effetti del potenziale vettore accoppiato alla velocità della particella, o termine di Lorentz. Dato un buon ricoprimento {Uα , Uβ , . . .} di S2 , per calcolare l’azione R I = Ldt lungo un percorso che attraversa due intorni coordinati Uα , Uβ tali che Uα ∩ Uβ 6= ∅ , scelto un punto qualsiasi P nell’intersezione (vedi figura) l’azione del solo termine di Lorentz sará Figura 8. Esempio di intersezione ZF IP = ZP Aα + P Aβ , I tale definizione risulta perciò dipendente dal punto P scelto nell’intersezione Uα ∩ Uβ . Infatti, considerando un altro punto Q ∈ Uα ∩ Uβ , si ottiene ZQ (17) IP − IQ = (Aα − Aβ ) . P 36 NICCOLÒ PEDERZANI Pongo ora la trasformazione di gauge: Aα − Aβ = dψαβ le due 1-forme Aα , Aβ , regolari sui rispettivi 1-simplessi, differiscono per una 1-forma esatta; Aα ed Aβ appartengono alla stessa classe di coomologia. Da (17) ottengo IP − IQ = ψαβ (Q) − ψαβ (P), quindi IP + ψαβ (P) = IQ + ψαβ (Q) = I , indipendente dal punto scelto nell’intersezione. ZQ ZI (18) I= Aα + ψαβ (Q) + Aβ F Q il significato dell’equazione (18) alla luce degli integrali di cammino di Feynmann è la seguente: la probabilità di raggiungere F partendo da I è il prodotto (somma all’esponente fattorizza gli esponenti) delle probabilità di giungere a Q partendo da I sotto l’effetto del potenziale Aα , cambiare potenziale con una trasformazione di gauge Aβ = Aα − dψαβ e proseguire fino ad F sotto l’effetto del potenziale Aβ . Fino a questo punto non v’è nulla di nuovo rispetto al gauge della funzione d’onda descritto nel paragrafo precedente. La parte interessante nasce quando si considera l’intersezione non vuota di tre aperti (vedi figura). Per giungere all’espressione di I posso dapprima non curarmi della Figura 9. Esempio di tripla intersezione presenza del terzo aperto Uγ e riscrivere l’azione lungo il segmento IF come in (18), successivamente considero il solo Uγ ed utilizzo le MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 37 trasformazioni di gauge nella sua intersezione con Uα ∩ Uβ . Si ha allora che ZQ ZR ZP ZR ZR Aα + Aβ = (Aα − Aγ ) + (Aγ − Aβ ) + Aγ = Q P Q Q P ψαγ (E) − ψαγ (Q) + ψγβ (F) − ψγβ (Q)) . E’ stata aggiunta e tolta una stessa quantitá per poter scrivere l’azione tra P ed R in soli termini di Aγ ; siccome I è indipendente dalla scelta di Q ∈ Uα ∩Uβ ∩Uγ , lo sarà anche dalle scelte di E ed F. Tenendo presente che ψαβ = −ψβα si ottiene l’espressione per l’azione in presenza di tripla intersezione: ZP ZR ZF I = Aα + ψγα (R) + Aγ + ψβγ (P) + Aβ + R (19) P I +ψβα (Q) + ψγβ (Q) + ψαγ (Q) . Dalla definizione della trasformazione di gauge, risulta d(ψβα + ψγβ + ψαγ ) = = Aβ − Aα + Aγ − Aβ + Aα − Aγ = 0 per cui, essenedo gli aperti diffeomorfi alla palla aperta in R2 , vale il lemma di Poincaré secondo cui in un aperto stellato una forma differenziale è chiusa ⇔ è esatta, cosı̀ ψβα + ψγβ + ψαγ = cαβγ dove i 2-cocicli cαβγ sono costanti correlate alle proprietà topologiche (15) di S2 , o qualsiasi altra superficie omeomorfa ad essa. i Affinchè la teoria sia consistente, la quantità e h̄ I deve essere la stessa per tutte le scelte di potenziale vettore, perciò le costanti cαβγ su ogni triplo overlap debbono rispettare certe condizioni, in particolare occorrerà che (20) cαβγ = 2π × intero . 38 NICCOLÒ PEDERZANI Calcolo ora il flusso di F = dA attraverso la sfera che contiene il monopolo magnetico: sfruttando il teorema di Stokes (3), scrivo Z XZ XI F= F= A S2 ∆αβγ ∆αβγ ∆αβγ ∂∆αβγ dove la somma è intesa su tutte le triple intersezioni non vuote del ricoprimento. Il contributo al flusso magnetico dato dal singolo 2-simplesso è [?]: Z I 1 (21) F= (Aα + Aβ + Aγ ) = 3 ∆αβγ ∆αβγ 1 [(χαβ + χβγ + χγα )(α) + (χαβ + χβγ + χγα )(β) + (χαβ + χβγ + χγα )(γ)]+ 3 1 − {χαβ (α) + χαβ (β) + χβγ (β) + χβγ (γ) + χγα (γ) + χγα (α)} + 2 Z Z Z 1 + (Aα + Aβ ) + (Aβ + Aγ ) + (Aγ + Aα ) 2 αβ βγ γα da cui si ottiene, data la costanza nei tripli overlap della funzione cαβγ : Z X F= cαβγ (22) S2 ∆αβγ La prova di tale risultato è riportata nell’appendice A. Confrontando le due equazioni (22) e (20) ottengo nuovamente la condizione di quantizzazzione per la carica di Dirac: cαβγ = 2πnαβγ 6. Quantizzazione magnetica su T2 Si applica ora quanto scritto nelle sezioni precedenti ad un toro T 2 = S1 × S1 , superficie di rotazione chiusa non semplicemente connessa (il suo gruppo fondamentale è Π(T 2 ) = Π(S1 )·Π(S1 ) = Z×Z). Un metodo comodo per rappresentarlo, anziché esprimerlo come luogo degli zeri p dell’equazione (R − x2 + y2 )2 + z2 − r2 = 0, è identificarlo come spazio MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 39 quoziente del piano euclideo rispetto alla relazione d’equivalenza (x + m, y + n) ∼ (x, y) ∀x, y ∈ R, m, n ∈ Z ovvero T 2 = R2 /Z2 . Si rappresenta, allora, come un quadrato di lato L con le seguenti identificazioni: (x, L) = (x, 0) ∀x ∈ [0, L] (L, y) = (0, y) ∀y ∈ [0, L] Figura 10. Visualizzazione di T 2 come superficie di rotazione e come spazio quoziente Ricopro il toro di aperti esagonali {1, . . . , 9}, in modo tale che le triple intersezioni siano ciascuno dei triangoli contenuti all’interno del perimetro del quadrato (semplicemente connessi). Ogni intorno è aperto, dunque i lati dell’esagono non sono da considerarsi come intersezioni. Il numero al centro di ogni esagono verrà usato per identificare l’aperto esagonale corrispondente. Il potenziale vettore, coincidente con la forma di connessione su T T2 è definita, in coordinate locali, da A = Bxdy . Di conseguenza, la forza di gauge (2-forma di curvatura) è dA − A ∧ A = Bdx ∧ dy . Bisogna quindi scrivere la trasformazione di gauge che descriva il comportamento del potenziale vettore quando l’intorno esce dal quadrato che rappresenta il toro e si ripiega lungo il lato opposto. 40 NICCOLÒ PEDERZANI Figura 11. Toro a buon ricoprimento, è stato rappresentato in coordinate non ortogonali per ottimizzarne la visualizzazione Con un calcolo diretto si trova che solo uno dei 2-cocicli cα βγ è non nullo; tale cociclo è quello corrispondente al triangolo con vertici nei punti 9,7 e 3: dχ39 = A3 − A9 = B L dy 0 < x < L 3 2L < y < 3 2L < x < 4L 3 3 dχ97 = A9 − A7 = 0 0 < y < L 3 0 < x < dχ73 = A7 − A3 = −B L dy 0 < y < 4L 3 L 3 L 3 quindi, sommando: c397 = χ39 + χ97 + χ73 = B L (y + L − y) = BL2 Da (20) Z Bdx ∧ dy = T2 X cαβγ = c973 = BL2 = 2πZ αβγ ovvero la regola di quantizzazione Eq.(8) di Dirac per la carica magnetica. MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 41 7. Ricerca di monopoli Dall’equazione (8) si ricavano alcuni dati importanti circa queste nuove ipotetiche particelle chiamate monopoli magnetici: il quanto di carica del monopolo magnetico vale g ≈ 68.5e , mentre la massa, supponendo uguali i raggi di elettrone e monopolo magnetico e2 g2 re = = = rg , me c2 mg c2 risulta essere mg ≈ 4700me . Le stesse considerazioni valgono per la costante d’accoppiamento: se e2 αe = h̄c allora g2 ≈ 4700αe αg = h̄c analogamente a quanto accade per la massa. I principali metodi per rintracciare la presenza di monopoli magnetici sono i seguenti: nell’interazione con la materia il monopolo magnetico può essere catturato da un nucleo e dare vita ad un M-nucleo [?], soprattutto se il bersaglio è composto da atomi ad alto rapporto giromagnetico. La formazione di un M-nucleo avverrebbe secondo la reazione M + p → (M + p)legato + γ . I principali strumenti di rilevamento sfruttano le correnti indotte dal passaggio di un monopolo magnetico in una spira di materiale superconduttore, accoppiato con un rilevatore SQUID [?]; utilizzando una serie di N spire superconduttrici coassiali, detta L la loro induttanza, la variazione di corrente dovuta al passaggio di un monopolo magnetico è ∆I = 4π g/L = 2 ∆ I0 dove ∆I0 è la variazione di corrente circolante nella spira ottenuta aumentando di una unità elementare il flusso. Tale tipologia di rilevatore 42 NICCOLÒ PEDERZANI è in grado di rivelare il monopolo magnetico qualunque sia la sua velocità. Usando contatori a scintillazione possono essere rilevati in maniera soddisfacente solo i monopoli magnetici con un coefficiente relativistico β < 10−4 , mentre se 10−3 < β < 10−1 le misurazioni risultano falsate da un effetto di saturazione. In rilevatori a gas (73 parti di elio, 27 di n-pentano) si sfrutta l’eccitazione dell’elio che interagisce con monopoli magnetici; si osserva infatti che l’atomo di elio passa ad uno stato metastabile con ∆E ≈ 20eV. Il gas n-pentano serve per rivelare tale energia, dal momento che l’energia necessaria per ionizzare la sua molecola è all’incirca 10eV. Infine i rilevatori NTD (Nuclear Track Detectors) possono rivelare il passaggio di particelle fortemente ionizzanti, come, per l’appunto, i monopoli magnetici. NTD misura la perdita di energia all’interno di una regione cilindrica (circa 10nm di diametro) attorno alla traiettoria della particella che lo attraversa. Tali dispositivi sono in grado di captare il segnale dovuto al passaggio di un monopolo magnetico avente una sola unità di carica magnetica ed a velocità β < 10−3. Si è anche provato a produrre monopoli magnetici relativistici tramite acceleratori di particelle. Al Fermilab, usando un rilevatore a scintillazione ed un NTD, con scontri pp̄ ripetuti per mesi, non è stato rilevato alcun monopolo magnetico con massa inferiore a 850GeV, con limite superiore della sezione d’urto a σmin ≈ 2 · 10−34 cm2 . Facendo scontrare elettroni e positroni (urto eē) sono state sondate tutte le energie inferiori a 102GeV, con limite per la sezione d’urto σmin ≈ 5 · 10−37 cm2 . Altri esperimenti, come CERN SPS sono detti indiretti: protoni con una energia di 450GeV vengono lanciati contro polvere di tungsteno, in prossimità di un solenoide che produce un campo magnetico pulsante di circa 200kGauss, sufficienti per estrarre ed accelerare eventuali monopoli magnetici prodotti. Un altro esperimento indiretto è stato compiuto al Tevatron del Fermilab: supponendo che i monopoli magneitci possano essere catturati da microscopici cilindri di berillio ed alluminio, vengono fatti passare attraverso bobine superconduttrici collegate ad un interferometro SQUID, senza però riuscire a rilevare alcun MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 43 monopolo magnetico con energia inferiore a 285GeV. Nel grafico riportato qui sotto sono elencati i principali esperimenti, diretti ed indiretti, atti a rilevare la presenza di monopoli magnetici, con relativi limiti di massa e sezione d’urto. Non avendo a dispo- sizione sulla Terra acceleratori di particelle più potenti, si ricorre ai raggi cosmici d’alta quota. Si osserva che facendo incidere tali raggi su una lastra metallica si ottengono eventi di emissione di fotoni con energie fino a 1011 GeV. Tale energia sarebbe eccessiva per gli eventi multifotone, perciò si ipotizza che sia dovuta alla produzione monopoloantimonopolo magnetico, che essendo molto energetico rilascia fotoni durante la bremsstrahlung. La ricerca di eventi a multifotone artificiali è stata portata avanti all’I√ SR con scontri tra protoni con energia nel centro di massa s = 53GeV mentre al Fermilab si sono sfruttati urti protone-antiprotone a 1.8TeV. Il diagramma di Feynmann dell’urto è riportato sotto; nell’interazione le due particelle interagiscono tramite il campo elettromagnetico emettendo fotoni virtuali (il fotone è il mediatore del campo elettromagnetico) che scalzano dal vuoto due monopoli magnetici virtuali, i quali si annichiliscono a vicenda producendo una coppia di fotoni reali. L’esperimento ha portato il limite inferiore della massa del monopolo 44 NICCOLÒ PEDERZANI Figura 12. Diagramma di Feynmann per la creazione monopolo antimonopolo in un processo di urto p − p̄ magnetico ad 850GeV. Di seguito è riportato un grafico riassuntivo degli esperimenti a scattering multifotone, con relativi limiti inferiori di massa e sezione d’urto. Infine, l’ultima serie di esperimenti atti a stabilire l’esistenza di mono- poli magnetici prevede lo studio di campioni provenienti dallo spazio, aventi una maggior probabilità di esser investiti da radiazioni cosmiche ed aver cosı̀ intrappolato nella loro struttura la particella cercata. Sono stati fatti passare attraverso una bobina superconduttrice collegata al rilevatore SQUID meteoriti, scisti, minerali di ferro e ferromanganese, per un totale di 331kg di materiale, senza però rivelare la presenza di MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 45 alcun monopolo magnetico. 8. Conclusioni La compatibilità di eventuali monopoli magnetici con la teoria quantistica è stata provata usando come ipotesi i soli postulati. L’equazione (8) che lega carica magnetica ed elettrica è stata derivata in vari modi, i più recenti si affidano alla teoria di gauge e non richiedono nemmeno il veto di Dirac sulla non osservabilità della stringa lungo cui A è singolare. In un primo tempo, all’epoca della stesura del suo articolo [?] lo stesso Dirac, seppur ignorando le moderne teorie di gauge, si sarebbe meravigliato se la natura non avesse provvisto a fornire le sorgenti anche al campo magnetico. Col passare del tempo ed il fallimento degli esperimenti anche Dirac venne assalito dal pessimismo circa una possibile scoperta di carica magnetica: I am inclined now to believe that monopoles do not exist. So many years have gone by without an encouragement from the experimental side. Ciò non di meno confidiamo in nuovi esperimenti. Si tenga presente che la regola di quantizzazione lega il prodotto dei quanti di carica ad un intero, perciò tanto più piccola è la carica elementare elettrica, tanta più energia servirà per separare due monopoli di carica opposta, perchè la loro costante d’accoppiamento cresce in maniera inversamen1 e2 ' 137 . Quindi un eventuale rilevamento di te proporzionale ad α = h̄c monopolo magnetico porterebbe ulteriori informazioni sul valore minimo della carica elettrica, per ora fissato a 1/3e posseduta dai quark down,strange,bottom. 46 NICCOLÒ PEDERZANI Appendice A. Prova relazione flusso-cociclo (5.2.22) Un metodo per giungere al risultato è il seguente: Figura 13. Triangolazione sul piano ed intorni esagonali con triple intersezioni 1 3 I (Aα + Aβ + Aγ ) = ∆αβγ Z 1 Aα + dχγα Aβ + dχγβ = [ (Aα + Aβ + + )+ 3 αβ 2 2 Z Aβ + dχαβ Aγ + dχαγ + (Aβ + Aγ + + )+ 2 2 βγ Z Aγ + dχγβ Aα + dχβα + )] = + (Aγ + Aα + 2 2 γα Z Z Z = (Aα + Aβ ) + (Aβ + Aγ ) + (Aγ + Aα ) αβ βγ γα 1 [χγα (β) − χγα (α) + χγβ (β) − χγα (α) + χαβ (γ) − χαβ (β)+ 6 +χαγ (γ) − χαγ (β) + χbetaγ (α) − χβγ (γ) + χβα (α) − χβα (γ)] = per far risultare più comprensibile conviene addizionare e sottrarre 2 MONOPOLI MAGNETICI IN FISICA QUANTISTICA 47 volte le parentesi quadre che contengono le χ: Z Z Z = (Aα + Aβ ) + (Aβ + Aγ ) + (Aγ + Aα )+ αβ βγ γα 1 [3χγα (β) − 2χγα (β) + 2χγα (α) − 3χγα (α) + 3χγβ (β) − 2χγβ (β)+ 6 +2χγα (α) − 3χγα (α) + 3χαβ (γ) − 2χαβ (γ) + 2χαβ (β) − 3χαβ (β)+ +3χαγ (γ) − 2χαγ (γ) + 2χαγ (β) − 3χαγ (β) + 3χβγ (α) − 2χβγ (α)+ +2χβγ (γ) − 3χβγ (γ) + 3χβα (α) − 2χβα (α) + 2χβα (γ) − 3χβα (γ)] = si ricava, raccogliendo come in (21) 1 [(χαβ + χβγ + χγα )(α) + (χαβ + χβγ + χγα )(β) + (χαβ + χβγ + χγα )(γ)]+ 3 1 − {χαβ (α) + χαβ (β) + χβγ (β) + χβγ (γ) + χγα (γ) + χγα (α)} + 2 Z Z Z 1 (Aγ + Aα ) (Aβ + Aγ ) + (Aα + Aβ ) + + 2 αβ γα βγ