Libri & tempo libero Ritratto del mago della fisica, battuta per battuta Le battute memorabili di Feynman a cura di Michelle Feynman Adelphi, Milano, 2017, pp. 410 (euro 26,00) «Il piacere della fisica, per me, è scoprire quant’è ammirevole, quant’è stupefacente la realtà. Per me è una malattia». Ecco un buon biglietto da visita di Richard Feynman, il fisico del XX secolo più ammirato insieme ad Albert Einstein. Oggetto di culto, come ricorda il fisico e divulgatore britannico Brian Cox nella prefazione, tra generazioni di giovani fisici per la sua visionarietà, maestria comunicativa, ironia e la passione travolgente che metteva nell’indagare la natura, senza fare sconti. «Se volete sapere come funziona la natura, beh, noi l’abbiamo guardata, ed è fatta così. Non vi piace? Andate da un’altra parte, in un altro universo dove le regole sono più semplici.» Questa raccolta di battute curata dalla figlia Michelle, a volte frasi fulminanti di un rigo, più spesso brevi passaggi da conferenze, interviste, lettere, estratti dai suoi libri, restituiscono uno spaccato efficace della personalità di Feynman e del suo rapporto con la scienza e con la società. La sua idiosincrasia mai celata, al limite dello scherno, per le scienze umane: «Il mio impegno umanistico è sempre stato quello di capire come fare, usando la scienza, a evitare le materie umanistiche. Ho lottato fino all’ultimo sangue». E per converso l’insistenza sulla centralità della cultura scientifica per la società contemporanea: «Non potete dirvi cittadini del nostro tempo se non senti- te quanto è meravigliosa ed esaltante questa avventura». Le riflessioni sparse sulla sua esperienza a Los Alamos, quando da studente non ancora laureato era stato coinvolto nel progetto dedicato alla costruzione della bomba atomica, che oscillano dal rovello sulle responsabilità della scienza al senso di liberazione che gli regala la visione di Von Neumann che lo esortava a «non sentirsi responsabili del mondo in cui viviamo». Ma quando farà parte della commissione di indagine sul disastro dello shuttle Challenger del 1986 saprà sfidare la NASA inchiodandola alle sue responsabilità. Scassinatore di casseforti, decifratore di codici Maya, suonatore di bongo nel tempo libero, Feynman ha saputo regalare agli scienziati strumenti concettuali rivoluzionari come i diagrammi che portano il suo nome, ma pure anticipare l’arrivo delle nanoscienze e intuire le potenzialità della computazione quantistica. Forse la definizione di Hans Bethe è quella che meglio restituisce la statura intellettuale di Feynman:«Ci sono due tipi di genio. I geni comuni fanno grandi cose, ma ci lasciano la sensazione che anche noi ci potremmo riuscire, lavorando abbastanza sodo. E poi ci sono i maghi, di cui non abbiamo idea di come facciano. Feynman era un mago.» Marco Motta Vincere le ingiustizie della salute è un fatto di democrazia La salute disuguale di Michael Marmot Il Pensiero Scientifico Editore, Roma, 2016, pp. 233 (euro 32,00) 96 Le Scienze «Se vivete in un paese con un sistema sociale poco sviluppato, fate qualcosa. Si vedrà la differenza. Se il vostro paese è già sulla buona strada, fate di più. E se siete nei paesi scandinavi, fatelo meglio. Fate qualcosa. Fate di più. Fatelo meglio.» La chiusa del libro di Michael Marmot è una chiamata alla responsabilità a cui nessuno è autorizzato a sottrarsi. Il nome dell’epidemiologo britannico è legato ai suoi studi sui determinanti sociali delle disuguaglianze nella salute, a loro volta strettamente connesse con il livello di giustizia sociale. Facendo continuo riferimento ai dati, resi ancora più comprensibili con l’uso di grafici, Marmot dipinge il ritratto di una società profondamente iniqua, in cui la ricchezza va a braccetto con buona salute e longevità, vanificando secoli di conquiste sociali e contravvenendo ai principi della democrazia. Una società in cui salire su un mezzo pubblico in una grande città significa percorrere un tragitto lungo il quale la speranza di vita scende a ogni fermata, dando l’idea di come il gradiente della salute non sia qualcosa di astratto e ci tocchi da vicino. Nella sua esposizione chiara e analitica, che non trascura nessun aspetto della «disuguaglianza di salute», l’autore mostra l’inconsistenza dell’approccio paternalistico di chi si sgrava la coscienza compilando elenchi di comportamenti raccomandabili, pensando che chi sbaglia lo faccia per ignoranza. La vera sfida è, al contrario, agire sui fattori che permetteranno al soggetto di fare scelte che favoriranno la sua salute, permettendogli di prendere il controllo della propria vita. Di qui l’esigenza di passare in rassegna tutti questi fattori, per dare risposte concrete al bisogno di giustizia sociale. Il libro non è solo una foto della società, un quadro desolante su cui meditare, ma è provvisto di una corposa pars construens. Vi si sottolinea, tra l’altro, l’importanza delle esperienze dell’infanzia e la necessità di tutelare questa fascia d’età. Si pone, inoltre, l’accento sullo stretto rapporto tra istruzione e benessere sociale, suggerendo su che cosa puntare per migliorare questo aspetto fondamentale. Il lettore italiano avrà modo di apprezzare anche la postfazione dell’epidemiologo Giuseppe Costa, che muove dall’interrogativo cruciale: «L’Italia sta rispondendo all’appello?» I dati raccolti nei primi studi sembrano giustificare un cauto ottimismo: la strada è aperta e la direzione presa sembra quella giusta. Ma, come direbbe Marmot, tanto resta ancora da fare e c’è lavoro in abbondanza. Per tutti. Anna Rita Longo 583 marzo 2017