Un serbatoio di carbonio davvero insostituibile

DOSSIER FORESTAZIONE
Coordinamento di Dulcinea Bignami
Sistemi forestali come strumento strategico di mitigazione degli effetti del climate change
di Piermaria Corona*
Un serbatoio di carbonio
davvero insostituibile
L’obiettivo
è aumentare
l’efficienza di
sequestro da parte
di boschi, foreste e
piantagioni da legno.
Attenzione al rischio
incendi
Rimboschimenti di pino
d’Aleppo in aree soggette
al rischio di desertificazione
in Sicilia (Foto: A. Barbati).
C
ome ribadito dal negoziato sul clima
(COP21) tenutosi a Parigi nel dicembre
2015, la capacità dei sistemi forestali di contrastare i processi di cambiamento globale riveste un ruolo strategico: essi, infatti, sono in
grado di assorbire il carbonio atmosferico e
accumularlo, anche per periodi di tempo relativamente lunghi, nella massa legnosa viva e
morta, nella lettiera e nel suolo; al contempo, i
prodotti legnosi ritraibili dalla coltivazione dei
boschi e delle piantagioni forestali possono
conservare considerevoli quantità di carbonio per tutta la durata del ciclo di vita.
Nel periodo 2010-2014 il carbonio sottratto
dall’atmosfera dai sistemi forestali italiani è
stato, in media, pari a quasi 8 milioni di tonnellate all’anno. Tale valore è, tendenzialmente,
in costante aumento, in relazione alla conti-
nua espansione delle superfici boschive (circa 30.000 ettari in più ogni anno). Peraltro, la
quantità di carbonio stoccato è condizionata dall’incidenza degli incendi boschivi, che,
in talune annate, possono produrre perdite
anche molto ingenti (a es., oltre 2,5 milioni di
tonnellate nel 2007). La complessiva capacità di assorbimento è comunque significativamente influenzata anche dalle pratiche di gestione forestale. Le strategie e gli interventi in
grado di favorire dinamiche di accumulazione
di carbonio nei sistemi forestali coinvolgono,
dunque, molteplici aspetti:
ipreservazione della quantità di carbonio
stoccata (stock) riducendo le perdite dovute a disturbi naturali o antropogenici
(quali, appunto, gli incendi);
iiaumento dello stock di carbonio attraverso l’implementazione di idonei interventi
colturali e la realizzazione di piantagioni
forestali, che favoriscano la permanenza
e l’accumulo del carbonio nelle piante e nel
suolo;
iiiu tilizzazione sostenibile della massa legnosa.
Le linee strategiche per la gestione
La capacità di assorbimento di carbonio
da parte dei boschi può essere potenziata
applicando orientamenti gestionali volti a
recuperarne o aumentarne l’efficienza bioecologica. In particolare, per il nostro Paese
possono essere individuate almeno quattro
linee strategiche:
-recupero dei soprassuoli forestali degradati, in cui risultano compromesse la funzionalità e la complessità del sistema: a
scala nazionale, l’incremento della quantità
di carbonio sequestrabile nel medio periodo con questo tipo di interventi è stima-
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ta non inferiore a 1,3 milione di tonnellate
all’anno;
-aumento, ove opportuno, della quantità di
massa legnosa dei boschi e, in taluni boschi coetanei, anche allungamento del
ciclo produttivo (turno), con conseguente
maggiore accumulo di sostanza organica
nel suolo;
-calibrato aumento dei prelievi di legno a
scala nazionale, da verificare caso per caso in una logica di pianificazione forestale
a livello aziendale e sovraziendale; di particolare interesse non è tanto l’aumento dei
prelievi a fini bioenergetici quanto la valorizzazione delle produzioni in termini di assortimenti legnosi con ciclo di vita relativamente lungo (a esempio, da destinare a usi
strutturali in edilizia) in modo da aumentare
il carbonio stoccato in tali prodotti;
-conversione, in siti economicamente vocati
e ove opportuno, dei boschi cedui in fustaia,
operazione che, oltre a consentire l’allungamento dei cicli di utilizzazione e quindi l’immobilizzazione del carbonio nella biomassa
epigea e ipogea per tempi più lunghi, può
consentire anche di valorizzarne le produzioni in termini di assortimenti legnosi con
ciclo di vita relativamente lungo.
Posto che qualsiasi intervento selvicolturale
rappresenta, almeno temporaneamente, una
perdita nel bilancio del carbonio espresso in
termini di produttività netta dell’ecosistema
(NEP), è comunque possibile applicare forme
di trattamento che riducano l’impatto sui processi di respirazione totale e contribuiscano,
nel lungo termine, a un aumento della NEP.
Assorbimento di C
da parte di boschi e
piantagioni da legno in Italia
10,4 milioni di ha di superficie
1,2 miliardi di mc di massa legnosa
588 milioni di t di C immagazzinato
(77% nella biomassa epigea,
16% nella biomassa ipogea,
2,6% nella massa legnosa morta,
4,4% nella lettiera)
7,7 milioni di t di C fissato
annualmente
(pari a circa 28 milioni di t
di CO2 sottratte annualmente
dall’atmosfera)
Esempi in questo senso sono opzioni gestionali che: riducono la superficie unitaria delle
tagliate a raso; facilitano la conservazione di
una copertura continua nel tempo anche se
temporaneamente più rada; agevolano la rin»»»
novazione naturale, favorendo entro
DOSSIER FORESTAZIONE
certi limiti, specie arboree e genotipi locali
potenzialmente più adattabili al cambiamento climatico; aumentano il livello di stabilità
del bosco, e in particolare la sua resilienza
nei confronti di fattori di disturbo abiotici e
biotici che possono comportare un aumento dei rilasci di carbonio nell’atmosfera; promuovono modalità di taglio ed esbosco a
basso impatto ambientale, tali da favorire la
conservazione degli elementi minerali e limitare il compattamento del suolo e l’erosione
superficiale. Con particolare riferimento alle
fustaie, la gestione selvicolturale può essere opportunamente impostata in un’ottica
sistemica, assumendo come obiettivo fondamentale la ricerca dell’efficienza funzionale del bosco. In termini operativi ciò si concretizza nel sostenere la resilienza ecologica
del sistema, in modo che esso sia in grado
di reagire adeguatamente agli impatti, e nel
generare flessibilità sia nelle istituzioni che
nelle aspettative dei portatori di interesse, a
fronte di condizioni sempre mutevoli.
L’arboricoltura da legno
Rispetto ai boschi veri e propri, la capacità
di assorbimento degli impianti di arboricoltura da legno (oltre 120.000 ettari in Italia, di
cui circa la metà rappresentati da pioppeti)
è limitata nel tempo, trattandosi di colture a
carattere temporaneo. Tuttavia, questo tipo
di interventi può offrire un sensibile contributo al sequestro del carbonio atmosferico
soprattutto nella fase iniziale di affermazione su terreni agricoli, in termini di accumulo
nel suolo. Nel nostro Paese, l’assorbimento
annuo di carbonio negli impianti di arboricol-
Espansione naturale del bosco (Foto: T. La Mantia).
tura da legno è stimato pari, in media, a 2,4
tonnellate di carbonio a ettaro per le conifere e 1,8 tonnellate di carbonio a ettaro per le
latifoglie. Peraltro, piantagioni a turno molto
breve (Short rotation forestry) di pioppi, salici, robinia, ontani ed eucalitti, caratterizzate
da elevata densità e utilizzate ogni 1-6 anni,
possono arrivare, in condizioni idonee, a fissare fino a 5-7 tonnellate di carbonio a ettaro per anno. Per quanto riguarda l’accumulo
nel suolo, in aree dell’Italia nord-orientale è
stato stimato un aumento di carbonio pari al
23% e al 6%, rispettivamente, alle profondità
di 0-10 cm e 10-30 cm in terreni rimboschiti
Utilizzazione di una piantagione di salici
gestita a turno molto breve per la produzione
di biomasse per energia (Foto: M. Sabatti).
8
milioni di
tonnellate all’anno
di C sono stati
sottratti in media
dall’atmosfera dai
sistemi forestali
italiani nel periodo
2010-2014
72 terra vita
n. 36-2016 9 settembre
da 20 anni rispetto a terreni coltivati a mais.
Le piantagioni da legno complessivamente
più efficaci in termini di sequestro del carbonio sono quelle a turno medio o lungo, destinate alla produzione di assortimenti legnosi con ciclo di vita relativamente lungo. Tra i
modelli colturali che maggiormente si avvicinano a queste condizioni possono essere
annoverati gli impianti di latifoglie con legno
di pregio con turni medi intorno a 35-40 anni
o superiori, destinati principalmente a fornire
assortimenti da trancia, ovvero le piantagioni
di conifere (ad es. douglasia) finalizzate a ottenere, con turni intorno a 50 anni, segati di
qualità. Ai fini di una loro effettiva efficacia in
termini sia finanziari che ambientali, queste
piantagioni devono essere realizzate in aree
pienamente adatte dal punto di vista pedologico e climatico, la cui estensione può essere teoricamente valutata in Italia intorno a
1 milione di ettari.
Una mescolanza di specie
Al fine di favorire la fissazione di carbonio
atmosferico, nella realizzazione delle piantagioni può essere utile prevedere una mescolanza di specie arboree con caratteristiche
diverse in termini di fototemperamento e rapidità di accrescimento in modo da ottenere
la massima superficie fotosintetizzante fino
dalle prime fasi di impianto (v. piantagioni policicliche, http://www.inbiowood.eu/). La funzione di serbatoio di carbonio dell’impianto
può essere ulteriormente incrementata con
l’implementazione di pratiche di gestione
che agiscono, direttamente o indirettamen-
te, sull’accumulo di biomassa epigea ed ipogea e in grado di favorire un maggior sequestro di carbonio nel suolo, come, a es., la
riduzione delle lavorazioni al suolo e il rilascio
sul terreno di almeno parte della biomassa
derivante da eventuali interventi di sfollo o
diradamento.
Cosa manca
sotto il profiloistituzionale
L’impatto del cambiamento climatico sui sistemi forestali può determinare una riduzione
della loro produttività, una maggiore vulnerabilità ai disturbi (siccità, incendi, patogeni) e
una perdita locale di biodiversità, ma può anche essere tradotto in opportunità gestionali,
quali strumento strategico di mitigazione e di
adattamento agli effetti di tale cambiamento.
Peraltro, la loro piena valorizzazione all’uopo
richiede fattivi coordinamento e collaborazione tra istituzioni pubbliche, proprietari forestali e operatori del settore. In particolare,
sotto il profilo istituzionale si ritiene opportuno segnalare la necessità di:
i.dare sollecita attuazione al Collegato agricolo (in attesa di pubblicazione in Gazzetta) alla legge di Stabilità 2015 che, all’art. 5,
delega il Governo alla revisione e armonizzazione della normativa nazionale in materia di foreste e filiere forestali, in avan-
zata fase di elaborazione presso il Mipaaf
(di concerto con ministero dell’Ambiente,
Regioni e principali portatori di interesse);
ii.f inanziare progetti pilota di gestione e
valorizzazione sostenibile del patrimonio
forestale e di sviluppo e consolidamento
delle filiere forestali nazionali e locali, a es.
tramite gli strumenti previsti per la bioeconomia nell’ambito della Strategia nazionale
di specializzazione intelligente, in corso di
elaborazione presso il ministero dello Sviluppo economico;
iii.dare attuazione al Collegato ambientale alla legge di Stabilità (in vigore dal 2/2/2016)
che, all’art. 70, delega il Governo all’introduzione di sistemi di remunerazione dei
servizi ecosistemici e ambientali; in questa
stessa prospettiva, potrà essere utile individuare, nell’ambito del Green Act in corso
di elaborazione presso il ministero dell’Ambiente, soluzioni condivise ed efficaci per
valorizzare anche in Italia il mercato volontario dei crediti di carbonio generati con
progetti forestali, partendo dalle proposte
già in essere (Codice forestale del carbonio redatto nell’ambito dell’Osservatorio
Foreste del Crea).
n
*Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, Forestry Research
Centre (Crea-Sel), viale Santa Margherita 80,
I-52100 Arezzo
SITI DI APPROFONDIMENTO
http://annuario.isprambiente.it/ada/scheda/5744/13
http://www.inventarioforestale.org/
http://ojs.aisf.it/index.php/ifm/article/viewFile/909/866
http://unfccc.int/national_reports/annex_i_ghg_inventories/national_inventories_submissions/items/9492.php
http://www.rivistasherwood.it/serviziecosistemici/