Cipro paleocristiana: i luoghi della predicazione paolina

Cipro paleocristiana: i luoghi della predicazione paolina
GABRIELLA DI ROCCO
INTRODUZIONE
Alla metà del I secolo a.C. l’isola di Cipro viene conquistata dai Romani
e annessa alla provincia di Cilicia; in seguito diviene provincia
indipendente1. La presenza di ricchi giacimenti di rame pose Cipro sotto il
severo controllo di Roma. Tra il 44 e il 45 d.C. Saulo 2, Barnaba3 e suo
cugino Giovanni Marco4 giungono a Cipro prima di dirigersi in Panfilia.
Inviati da Antiochia s’imbarcano a Seleucia Pieria per approdare al porto di
Salamina sulla costa orientale dell’isola5. Dopo aver predicato nella
sinagoga della città6, diffondono a Cipro la parola di Cristo giungendo fino
a Paphos, allora capitale dell’isola. È qui che, in seguito alla guarigione
miracolosa del mago Elymas, a cui Saulo rende la vista, il proconsole
romano Sergio Paolo decide di convertirsi al Cristianesimo7.
Da questo momento Cipro diviene la prima provincia romana sotto il
governo di un proconsole cristiano e Saulo assume definitivamente il nome
di Paolo8.
1
Cambridge Ancient History, IX, p. 442 e p. 527.
Saulo proviene dalla comunità ebraica di Tarso.
3
Giuseppe, detto Barnaba, è levita originario di Cipro.
4
Giovanni, conosciuto con il nome di Marco, è l’evangelista cugino di Barnaba (Col. 4,
10).
5
Acta XIII, 2-9. Su Seleucia Pieria cfr.: UGGERI 2009a, pp. 143-171.
6
Esistevano allora sull’isola diverse comunità ebraiche giunte a Cipro sin dall’epoca
tolemaica. Il loro numero crebbe in seguito alla distruzione di Gerusalemme ad opera di
Tito.
7
Acta XIII, 12.
8
Nei pressi di Karavostassi è stata rinvenuta un’iscrizione su una pietra reimpiegata,
probabilmente proveniente dalla città antica, che menziona Sergio Paolo. Si tratta di una
dedica che un certo Apollonio fa ai propri genitori, nella quale dice di essere stato
censore al tempo di Paolo. Pubblicata da Palma di Cesnola, essa è stata ripubblicata da
D.M. HOGARTH, Devia Cypria. Notes of an archaeological journey in Cyprus in 1888,
London 1889, pp. 113-115.
2
1
Stando agli Atti degli Apostoli, i primi a predicarvi il Vangelo furono i
profughi arrivati sull’isola da Gerusalemme dopo essere sfuggiti alle
persecuzioni seguite al martirio di Santo Stefano intorno al 35 d.C. quindi9.
La conversione di Sergio Paolo e l’attività di Paolo, Barnaba e Marco
segnano la fondazione della Chiesa cipriota. Eracledio, convertito da Paolo
e Barnaba, sarebbe divenuto il primo vescovo di Tamassos; Lazzaro, il
resuscitato, sarebbe vissuto trent’anni a Kition, divenendone poi vescovo10.
Comunque, tra le tracce archeologiche risalenti ai primi tre secoli dell’era
cristiana, nessuna può essere attribuita con certezza ai cristiani. Soltanto dal
325 d.C. esiste testimonianza concreta di sedi vescovili e di centri di culto
cristiano sull’isola, quando i tre vescovi, Cirillo di Paphos, Gelasio di
Salamina e Spiridione di Tremithus partecipano al Concilio Ecumenico di
Nicea11.
Diciotto anni dopo, al Concilio di Sardica del 343, Cipro è rappresentata
da ben dodici vescovi12; al Concilio di Costantinopoli del 381 da quattro13.
Il IV secolo è determinante per l’organizzazione istituzionale della chiesa
cipriota, ma è anche il secolo durante il quale si abbattono su Cipro una
serie di disastrosi terremoti: nel 332, nel 342, nel 365 e nel 369, a più
riprese tutte le grandi città cipriote vengono devastate; tra queste la capitale
Paphos e Salamina, che, ricostruita con il nome di Constantia in onore
dell’imperatore Costante II, diventa la nuova capitale14.
Dal IV secolo iniziano a comparire sull’isola le prime basiliche cristiane,
tutte realizzate ex novo, sino alla metà del VII secolo, quando l’isola
subisce la prima incursione araba ad opera dell’emiro di Siria Muawiya nel
64715.
Fino all’età giustinianea Cipro fu sotto il potere di un governatore civile
dipendente dal comes orientis con sede ad Antiochia. A seguito della
riforma dell’organizzazione provinciale di Giustiniano del 535, il
governatore divenne direttamente responsabile verso il governo centrale16.
9
Acta XI, 19-20. Cfr.: HILL 1949, I, pp. 247-248.
YON 1998, p. 3.
11
HACKETT 1901, pp. 323-324.
12
MANSI III, col. 69.
13
MANSI III, col. 570. I vescovi erano: Giulio di Paphos, Teopompo di Tremithus, Tychon
di Tamassos e Mnemonio di Kition. La cristianizzazione del distretto minerario di Cipro
nei pressi di Tamassos può spiegarsi con un evento storico: la deportazione sotto
Diocleziano di minatori cristiani nelle miniere di rame dell’isola. Cfr.: BASLEZ 1998, p. 14.
14
HILL 1949, I, pp. 244-245; CHRYSOS 1993, pp. 7-8. La scelta di trasferire la capitale da
Paphos a Salamina va ricercata, oltre che in motivazioni politico-strategiche, anche nella vicinanza
della città di Paphos al più grande santuario pagano dell’isola, quello di Afrodite a Palaepaphos.
15
HACKETT 1901, p. 52 ss. S. Curcic ritiene che la causa principale della distruzione delle
basiliche paleocristiane di Cipro non fu l’invasione araba, bensì i terremoti; cfr.: CURCIC
1999, pp. 73-74.
16
HILL 1949, I, pp. 357-360; ETMAN 2002, pp. 167-168.
10
2
Inizialmente la comunità cristiana cipriota è legata ad Antiochia, centro
della nuova religione e la Chiesa di Cipro si trova sotto il controllo di
quella antiochena17. Questa supremazia si conclude una prima volta nel 431
in occasione del terzo Concilio Ecumenico di Efeso, che riconosce
l’autocefalia della Chiesa di Cipro; in seguito nel 488, quando, dopo la
scoperta a Salamina delle reliquie di San Barnaba, l’imperatore Zenone
conferma in maniera definitiva l’autocefalia della Chiesa di Cipro18.
In questa sede, ripercorrendo l’itinerario di Paolo di Tarso sulla via
costiera meridionale dell’isola (Fig. 1), che dal porto di Salamina l’avrebbe
condotto al porto di Paphos19, ci occupiamo delle basiliche di Salamina,
cinque chilometri a nord dell’attuale Famagosta, di Amathus, presso
Limassol (Lemesos), di Kourion e, infine, di Paphos, non tralasciando di
inserire alcune brevi note sulla basilica paleocristiana di Tremithus, l’attuale
Tremithûsia, dove è probabile che l’Apostolo abbia soggiornato assieme a
Barnaba e Giovanni Marco20, fermo restando che non esistono ad oggi
evidenze archeologiche che attestino la presenza di edifici per il culto
cristiano anteriori al IV secolo.
SALAMINA
Acta, 11, 26: ‘Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani’.
Secondo M.F Baslez (1998, p. 11) gli ebrei ciprioti di Gerusalemme schierati nella fazione
di Stefano alla morte di costui fanno ritorno sull’isola; da qui una parte si trasferiscono ad
Antiochia portandovi il Vangelo: la Chiesa di Cipro sarebbe, pertanto, chiesa madre di
quella antiochiena; ma questo sembra eccessivo.
18
Collocata nella diocesi d’Oriente e della prefettura di Antiochia, nel 395 Cipro dipende
da questa per la sua organizzazione ecclesiastica. Il Concilio di Nicea del 325 aveva
riconosciuto ad Antiochia, come a Roma e ad Alessandria, un rango particolare tra le sedi
episcopali e il Concilio di Calcedonia del 451 aveva attribuito ai loro vescovi il titolo di
patriarchi, ma il clero cipriota mal sopportava la subordinazione ad Antiochia. Nel 488
l’imperatore Zenone conferma l’indipendenza della Chiesa di Cipro da quella di Antiochia.
La scoperta del Vangelo di San Matteo nel V secolo ad opera di Anthemio di Salamina
avrebbe contribuito a favorire l’autocefalia della Chiesa di Cipro. In proposito: HILL 1949,
I, pp. 273 ss.; DOWNEY 1958, pp. 224-228.
19
UGGERI 2009b, pp. 219-225.
20
PATITUCCI - UGGERI 2009, pp. 173-176.
17
3
La basilica di Sant’Epifanio
La basilica di Sant’Epifanio è ubicata a nord del grande tempio di Zeus,
il principale santuario della città eretto nel II secolo a.C.21.
Costruita alla fine del IV secolo, per trentacinque anni essa fu la sede
del vescovo Epifanio. Proveniente dalla Palestina, questi fece realizzare
l’enorme edificio, dove venne sepolto dietro licenza dell’imperatore Arcadio
nel 403 quando la basilica non era ancora ultimata. Nonostante i costi
considerevoli dei lavori, le offerte ricevute dai fedeli per diverse guarigioni
miracolose compiute dal vescovo permisero la costruzione dell’immenso
complesso22.
Uno studio preliminare del monumento si deve a Jeffery e risale al
1928; in seguito, nel 1935, Soteriou pubblicò per primo la planimetria della
basilica e a partire dagli anni Cinquanta Dikigoropoulos proseguì le
indagini23.
Lungo m 58 e largo m 42, l’edificio doveva avere in origine sette navate
(Fig. 2); quelle più esterne erano poco più che stretti passaggi, oltre i quali
si trovavano i catechumena24.
Il nartece era preceduto ad ovest da un grande atrio e terminava a nord
e a sud con un’absidiola25. La navata centrale era divisa dalle laterali da
quattordici colonne sormontate da capitelli corinzi. Lungo il corridoio
settentrionale è stata trovata traccia di una scala, il che conferma come le
navate laterali fossero sormontate da matronei, come la maggior parte delle
basiliche costantinopolitane26.
L’abside maggiore e il presbiterio erano sopraelevati rispetto al piano di
calpestio e posti in posizione eminente all’interno della basilica, mentre le
due absidiole delle navate laterali erano inscritte nel muro orientale e non
sporgenti come l’abside maggiore.
Ad est della basilica è posto il battistero: un ambiente quadrangolare con
abside semicircolare sul lato meridionale e al centro la vasca cruciforme
riscaldata da ipocausto.
21
Sugli scavi condotti a Salamina cfr.: Salamine de Chypre, Paris.
S. Epiphanii Vita, PG XLI, col. 76; Polybe de Rhinocolure, Vie de Saint Epiphane, in
Salamine de Chypre, X, pp. 23-24.
23
DIKIGOROPOULOS 1954, p. 33; ID. 1956, pp. 29-31; ID. 1957, p. 49; ID. 1958, p. 32, ID.
1961/2, p. 45.
24
MEGAW 1974, pp. 60-61.
25
Questo tipo di nartece a due absidi, applicato più tardi anche alla vicina basilica della
Campanopetra, si ritrova in numerosi edifici: a Santa Costanza a Roma, presso la
cattedrale di Korykos e alla basilica di Tiberiade in Palestina; cfr.: D ELVOYE 1976, pp.
12-13.
26
KRAUTHEIMER 1965, p. 40, fig. 17, p. 318, n. 27.
22
4
L’intero complesso religioso era decorato con mosaici policromi a motivi
geometrici, dei quali restano lacerti; in base al raffronto con quelli coevi
della basilica di San Sphiridion a Tremithus, sono stati datati al IV
secolo27. Nell’abside nord della basilica e nel corridoio del battistero, ad
esempio, i motivi decorativi di carattere geometrico sono inseriti entro
riquadri di tre differenti dimensioni e l’uso delle tessere colorate appare
estremamente ridotto (Fig. 3).
Tra i materiali architettonici rinvenuti negli scavi, sono state recuperate
circa due dozzine di frammenti di elementi decorativi, il più antico dei
quali, datato alla fine del IV secolo, è un frammento di pilastro con
uccello entro girale d’acanto realizzato secondo la tecnica a champlevé28
(Fig. 4).
Nel VI secolo la basilica di Sant’Epifanio viene ricostruita: il colonnato
delle navate laterali è interamente rimosso e le navate da sette sono ridotte
a cinque; il muro occidentale dell’edificio viene rifatto ed è realizzato il
synthronon all’interno dell’abside (Fig. 5). Quest’ultimo era dotato di un
particolare dispositivo che sembra essere peculiare di Cipro: stretti passaggi
in successione tagliati nel muro dell’abside che attraversano il lato orientale
della basilica per tutta la sua lunghezza mettendo in collegamento l’abside
centrale con quelle laterali. Questi passaggi potrebbero essere il retaggio di
un corridoio anulare alle spalle del synthronon29.
La basilica fu distrutta durante le incursioni arabe del 648/9 e sostituita
più tardi da un piccolo edificio posto ad est, tra l’abside meridionale e il
battistero.
La basilica dell’apostolo Barnaba
La basilica dell’apostolo Barnaba a Salamina, per la quale non
disponiamo di dati di scavo, fu costruita sul finire del V secolo su
iniziativa del vescovo Anthemios e con il contributo dell’imperatore Zenone
all’indomani della scoperta della tomba del santo, che sanciva
definitivamente l’autocefalia della chiesa cipriota30.
I resti dell’edificio, a tre navate con due absidi sporgenti sul lato
orientale, giacciono al di sotto dell’attuale monastero di San Barnaba (Fig.
27
MICHAELIDES 1988, pp. 88-89, p. 116 e p. 124.
BOYD 1999, p. 63, fig. 5.
29
MEGAW 1974, pp. 62-64.
30
Salamine de Chypre, X, pp. 18-20; ROUX 1998, p. 235.
28
5
6). La tomba fu deposta nell’abside della navata meridionale in un
arcosolio chiuso da un coperchio forato al centro31.
Alessandro di Cipro descrive la basilica come ‘una chiesa immensa,
straordinaria per la varietà della sua decorazione’ e aggiunge che attorno
all’atrio con quattro portici e vasca centrale erano disposti diversi ambienti
per accogliere i pellegrini in visita alla tomba dell’apostolo32.
La basilica della Campanopetra
La basilica della Campanopetra è il primo monumento di Salamina
scavato nella sua quasi totalità dalla missione francese dell’Istituto Courby
dell’Università di Lione creato nel 1964 da Jean Pouilloux. L’esplorazione,
iniziata nel 1965, fu interrotta dalla guerra del 1974. George Roux ha, in
seguito, ripreso lo scavo pubblicandolo interamente nel 199833.
Costruita su una grande terrazza lunga m 160, delimitata a nord e a sud
da due depressioni oggi completamente riempite dai detriti alluvionali,
l’edificio si trova all’interno della città antica. La sua posizione sul
promontorio dominante il porto permette un’ampia visuale che spazia senza
incontrare ostacoli sino al capo di Sant’Andrea.
La costruzione della Campanopetra risale alla seconda metà del V secolo
d.C., periodo in cui l’isola di Cipro godette di un periodo di grande
prosperità.
Il complesso, orientato come tutte le basiliche in direzione est-ovest, era
costituito da cinque parti distinte (Fig. 7): una corte d’ingresso ad ovest, un
atrio, la chiesa, un secondo atrio ad est e quello che è stato identificato
come il battistero sul lato settentrionale della basilica.
Ad eccezione di quest’ultimo, tutto l’insieme era composto da due grossi
rettangoli, l’uno più piccolo, orientale, destinato al culto si aggancia al
maggiore, occidentale, destinato ai servizi; nel mezzo, posto quasi a
congiungere le due parti, era il nartece.
Per la maggior parte della costruzione venne utilizzata pietra locale. Il
marmo del Proconneso venne riservato esclusivamente al rivestimento dei
muri della chiesa, del baldacchino dell’atrio est e del cosiddetto battistero,
realizzato da un’equipe specializzata di marmorai presumibilmente di
provenienza costantinopolitana.
31
PAPAGEORGHIOU 1965, pp. 37-38.
Laudatio S. Barnabei Apost., IV, 44-46.
33
ROUX 1998.
32
6
La corte ovest
A pianta quadrangolare, di m 37,80 x 36, la corte ovest era porticata sui
tre lati nord, est e sud. Il muro nord è rasato a livello delle fondazioni
sull’intera lunghezza, ma alla sua estremità orientale, a m 3,16 dal muro
dell’atrio, resta in parte la soglia di una porta rivestita di gesso, come lo
sono tutte le soglie della basilica. Dell’alzato originale il muro ovest della
corte conserva in situ qualche blocco all’estremità meridionale, mentre ad
ovest della corte resta l’impianto di un edificio monumentale. Tra il muro
est di questo edificio e il muro ovest della corte corre un passaggio alle
cui estremità nord e sud si trovano due tetrapili costituiti in origine da due
pilastri addossati al muro est dell’edificio esterno alla basilica e due pilastri
addossati al muro ovest della corte della basilica, dei quali non resta
l’alzato.
Dei colonnati che circondavano la corte su tre lati non restano che le
fondazioni delle colonne: due basi ioniche ancora in situ nel portico sud, i
primi filari di due pilastri angolari che congiungevano il portico est con i
due portici nord e sud; le colonne e gli alzati sono interamente scomparsi,
fatta eccezione per una colonna rinvenuta crollata e ora rialzata.
I portici nord e sud, larghi m 4,55, contavano ciascuno nove colonne
probabilmente di ordine corinzio, mentre il portico est ne aveva sei.
Secondo gli scavatori, se le basi erano in marmo, il fusto delle colonne
poteva essere in calcare; è verosimile che esse siano state asportate intatte
con i capitelli e reimpiegate in qualche altro edificio, forse a Salamina
stessa, come materiale di spolio al momento della fortificazione della città
seguita all’invasione persiana34.
L’atrio ovest
L’atrio ovest forma un quadrilatero delimitato ad est dal nartece della
chiesa e sugli altri tre lati da trentatre camere; al centro dell’atrio era la
tholos monoptera della phiale.
Sul lato ovest dell’atrio si trovano nove camere rettangolari, più grandi
di quelle poste sui lati nord e sud. Lungo il muro ovest della sala quattro,
dove si trova l’ingresso principale, si conservano in situ due blocchi
addossati, mentre sul muro est è ancora in situ la soglia della seconda
porta, della quale resta lo stipite nord alto m 2,93 in calcare giallo,
chiamato Campanopetra, l’eponimo della basilica. Queste camere sono state
34
ROUX 1998, pp. 30-32.
7
interpretate come ambienti per accogliere i pellegrini, che trovavano
ricovero per la notte sulle panchine di legno addossate al muro.
La sala sei, contrariamente alle sale quattro e tre, conserva il suo
pavimento in gesso cipriota, che reca i segni di diversi interventi di
restauro. Questa sala subì un ampliamento con una parte dell’attigua sala
sette, probabilmente per l’accresciuto numero di pellegrini. Tale
ampliamento risalirebbe alla metà del VI secolo, quando l’alto funzionario
di Giustiniano, Giovanni, il cui nome si legge su un frammento marmoreo
del pavimento della chiesa, dirige i restauri di diversi monumenti della
città, tra i quali anche quelli della Camponopetra35.
Le due sale angolari (uno e otto), pressoché simmetriche, non avevano
comunicazione diretta con il quadriportico dell’atrio: la uno doveva essere
un annesso spazioso della sala due, la otto un annesso della sala sette.
Entrambi gli ambienti erano attraversati da canali: quello della sala otto,
largo m 0,97 e profondo m 1, correva lungo il muro nord ed è stato messo
in relazione con le abluzioni che dovevano svolgersi nella sala otto.
La sala uno, invece, nel corso della prima metà del VII secolo subisce
un’importante trasformazione: la porta aperta sul lato nord viene murata e
rimpiazzata da una nuova porta aperta all’estremità settentrionale del lato
est della sala; il livello del pavimento viene soprelevato di una trentina di
centimetri con un riporto di terra e pietre mescolate a frammenti di anfore,
nel quale sono state rinvenute una quindicina di monete di bronzo, tra le
quali quattro di Eraclio (610-641). In questa fase furono costruite lungo il
muro sud della sala delle casse in pietra larghe da m 0,45 a m 0,50,
profonde m 0,45 e lunghe da m 1,40 a m 1,60. E’ stato ipotizzato che agli
inizi del VII secolo la sala uno fosse adibita a cimitero. Il fatto che non
siano stati trovati resti umani in queste casse si spiegherebbe con le
incursioni arabe del 649-653 che impedirono di portare a termine la
costruzione del cimitero. Tuttavia su questa ipotesi permangono perplessità36.
Ciascuno dei lati nord e sud dell’atrio è circondato da dodici sale, di cui
la diciannove e la ventidue inglobano le absidi del nartece e la venti e
ventuno le scale che conducevano ai matronei.
L’infilata delle dieci sale del lato nord si presenta come una lunga
galleria di m 32,30 internamente divisa in dieci cellule, ognuna con una
porta aperta sull’atrio.
Il peristilio dell’atrio, di ordine corinzio, era sormontato da gallerie al
piano superiore; si contano sei colonne sui lati est e ovest e sette sui lati
nord e sud comprese tra le semicolonne addossate ai quattro pilastri
angolari.
35
36
ROUX 1998, p. 41.
ROUX 1998, p. 43.
8
Sullo stilobate del portico sono ancora in situ le basi dei quattro pilastri
angolari in calcare locale e le basi in marmo di sei colonne.
La phiale
Al centro dell’atrio ovest si elevava la tholos monoptera a pianta
ottagonale della phiale con le otto colonne corinzie, che circondavano una
base in marmo anch’essa ottagonale. Resta in situ la fondazione della
struttura costituita da grossi blocchi allettati con malta: due ottagoni
concentrici di blocchi di arenaria locale, il primo più esterno supporto delle
colonne del peristilio, il secondo più interno supporto delle pareti della
vasca. Il fondo della vasca era originariamente rivestito da uno strato di
malta idraulica stesa direttamente sul blocco di fondazione: al centro di
essa un foro è collegato tramite un sottile taglio rettilineo ad un secondo
foro più grande aperto sul lato esterno della fondazione ovest.
Le basi ed i capitelli corinzi delle colonne del peristilio della phiale
erano in marmo Proconneso, i fusti in breccia rossa e gialla37.
La chiesa
La chiesa, di m 51,60 x 28,20, è a tre navate, fiancheggiata a nord e a
sud da due catechumena comunicanti con le navate e termina ad est con
tre absidi semicircolari che aggettano nell’atrio est. La navata centrale è
separata dalle laterali da due file di undici colonne corinzie in marmo
comprese tra due semicolonne addossate al muro. Collegate tra loro da
archi di calcare rivestiti di lastre di marmo alternativamente bianche e nere,
le colonne sostenevano i matronei ugualmente provvisti di un colonnato
corinzio. Ciascuna colonna trovava il suo corrispettivo in un finto pilastro
addossato ai muri nord e sud della chiesa decorato da capitelli corinzi in
marmo che riproducevano i capitelli delle colonne.
Dalla descrizione di Eusebio della basilica costantiniana del Santo
Sepolcro di Gerusalemme sappiamo che le colonne erano doppiate in forma
di pilastri lungo i muri della chiesa, per cui questa caratteristica della
Campanopetra potrebbe essere indice dell’ispirazione dell’architetto al
modello gerosolimitano38.
Lungo m 32,40 il nartece terminava con un’abside sui lati corti nord e
sud. Il muro ovest si conserva dall’estremità settentrionale per circa una
decina di metri.
37
38
ROUX 1998, pp. 53-57.
KRAUTHEIMER 1965, pp. 58-68.
9
Cinque erano le porte di accesso alla chiesa, due aperte sui catechumena
e tre sulle navate. Restano in situ due delle tre soglie delle tre navate.
Alle tre porte del lato ovest della chiesa si aggiungevano altre tre porte,
una lungo il muro sud e due sul muro nord, che avevano la funzione di
collegare i catechumena con la chiesa.
L’abside centrale ha un synthronon a 4 gradini delimitato da un muro
(Fig. 8). Tra questo muro e il muro esterno dell’abside corre un corridoio
largo cm 90 e coperto da una volta a botte. Sono stati rinvenuti lacerti del
rivestimento in marmi policromi del synthronon e al centro la lastra in
marmo bianco dove trovava posto il seggio vescovile.
Al tempo dei restauri effettuati per volontà di Giustiniano e Teodora il
pavimento delle absidi laterali venne rivestito in opus sectile a vivace
policromia (Fig. 9); furono, inoltre, posti dei cancelli che a m 3,50 dalle
absidi chiudevano i catechumena.
All’estremità ovest del corridoio nord della chiesa sono stati rinvenuti 9
frammenti di un disco di marmo inscritto: l’iscrizione posta in due cerchi
concentrici reca il nome del dignitario che diresse il restauro della basilica,
Giovanni, tra il 542 e il 543.
L’atrio est
L’atrio orientale della Campanopetra era costituito da un quadrilatero
delimitato ad ovest dalle absidi della chiesa e sugli altri tre lati da portici.
Nel mezzo del lato orientale, in posizione avanzata rispetto alla facciata del
portico, fu eretto un baldacchino monumentale, forse per accogliere delle
reliquie39.
Accessibile da entrambi i catechumena e poi, in seguito alla realizzazione
di un’abside in quello sud, soltanto da quello settentrionale, l’atrio est
conserva alcune delle colonne in marmo del peristilio con le basi e i
capitelli.
Il baldacchino era chiuso a est da un muro costruito sullo stilobate del
portico, mentre sugli altri tre lati (nord, ovest e sud) tre colonne
sormontate da capitelli corinzi sorreggevano un doppio arco; delle colonne
restano in situ le due basi ottagonali nord e sud. Le due arcate nord-est e
sud-est erano sbarrate da balaustre inserite tra le colonne. Sul muro di
fondo resta la fondazione di una struttura che verosimilmente doveva forse
accogliere il sarcofago con le reliquie40.
39
ROUX 1998, p. 185.
Le analogie dell’atrio est della Campanopetra con l’atrio ovest della basilica del Santo
Sepolcro a Gerusalemme hanno orientato gli archeologi verso l’ipotesi che nel sarcofago
deposto all’interno del baldacchino fossero contenute preziose reliquie (frammenti della
Vera Croce?), simbolo dell’autocefalia della chiesa cipriota sancita dall’imperatore Zenone
40
10
Il presunto battistero
Sul lato settentrionale della basilica, adiacente l’atrio est, si trova quello
che verosimilmente doveva essere il battistero che, con i suoi annessi,
forma un complesso unitario lungo m 24,70 e largo m 6,80. La tecnica
muraria è la stessa di quella utilizzata per costruire il muro del corridoio
settentrionale della basilica e pertanto ad essa coevo.
All’interno della sala con abside sul lato orientale, manca la vasca
battesimale cruciforme, tipica delle basiliche cipriote, il che ha fatto
supporre che essa fosse mobile41. L’intera sala era rivestita con lastre di
marmo del Proconneso, di cui restano alcuni frammenti, mentre il
pavimento era in opus sectile. Ma l’elemento decorativo più straordinario è
costituito dalle sei nicchie, larghe m 1,05 e profonde m 0,45, rivestite
internamente da lastre di calcare giallo e disposte lungo i muri nord, sud e
lungo il muro ovest ai lati della porta; anche l’abside orientale era dotata
di tre piccole nicchie decorative.
TREMITHUS
La basilica di San Spiridione
Alla metà degli anni Sessanta del secolo scorso, al di sotto dell’attuale
chiesa di San Spiridione a Tremithus (Tremithûsia) fu rinvenuto il
pavimento in mosaico di una basilica paleocristiana (Fig. 10). L’edificio era
a tre navate e abside semicircolare più due corridoi con funzione di
catechumena; dell’esistenza del nartece non si ha certezza perché la basilica
è stata inserita nella successiva chiesa bizantina42.
Nella navata centrale il mosaico riporta un’iscrizione con il nome di
Spiridione (Sphyridon), santo patrono di Tremithus, che rappresentò la città
nel 488; cfr.: A. FROLOW, Le reliquie de la Vraie Croix, 1961. L’importanza e l’altissimo
valore simbolico di queste preziose reliquie giustificherebbero lo sfarzo e la monumentalità
del complesso basilicale di Salamina. In proposito cfr.: ROUX 1998, p. 245.
41
Anche il battistero della basilica A di Filippi era privo della vasca battesimale fissa.
Cfr.: LEMERLE, Philippes, pp. 336-344.
42
BCH 91, 1967, p. 365; PAPAGEORGHIOU 1970, pp. 15-20; MEGAW 1974, p. 61; MEGAW
1976a, p. 12; HADJICHRISTOPHI 1998, pp. 30-31.
11
al Concilio di Nicea nel 325 e che morì nel 343, e dell’autore del
mosaico, un certo Karterios43.
La rappresentazione di una croce nel mosaico della navata centrale, al di
sopra dell’iscrizione, offre un terminus ante quem, dal momento che l’uso
di porre la croce sui pavimenti fu abbandonato con l’Editto del 427 (Fig.
11)44.
Si conserva anche parzialmente il mosaico del pavimento della navata
meridionale con motivi geometrici molti semplici: quadrati in successione,
posti alternativamente in asse ortogonale e in diagonale, motivo molto
diffuso in età romana45.
AMATHUS
La basilica dell’acropoli
Dal 1975 la missione archeologica dell’École Française d’Athènes lavora
ad Amathus, antica città cipriota posta km 10 ad est di Limassol
(Lemesos)46.
Le prime indagini archeologiche, condotte da Palma di Cesnola sul finire
del XIX secolo, riguardarono la zona della necropoli della città47.
Situata nel punto più elevato dell’acropoli di Amathus la basilica
paleocristiana, di m 25,5 x 25,5, venne costruita a m 87 s.l.m. nell’angolo
settentrionale della grande terrazza di m 60 x 46, che ospitava il grande
tempio di Afrodite (Fig. 12)48.
L’edificio era preceduto ad ovest da un atrio, del quale sopravvivono i
portici nord e ovest; una grande cisterna quadrangolare (m 6 x 5,70 x 7,70) è
posta al centro dell’atrio in asse con la basilica. Nell’angolo sud-orientale
della terrazza erano due grandi vasi in pietra di età classica, di cui uno
ancora in situ, la cui funzione in epoca paleocristiana è tuttora ignota.
L’atrio, rivestito da lastre di calcare, era dotato sul lato nord di un
portico largo m 3,70, di cui restano le fondazioni di due pilastri. A m 25
dalla facciata della basilica il portico nord s’interrompe per far posto ad un
muro d’angolo. Le fondazioni di un altro pilastro a ovest sono quanto
43
VAN DER VEN 1953.
MICHAELIDES 1988, p. 88.
45
MICHAELIDES 1988, p. 114.
46
Guide d’Amathonte, a c. di P. Aupert, Ecole Française d’Athènes, Sites et Monuments
XV, 1996.
47
AUPERT - HELLMANN 1984.
48
AUPERT 1976, p. 909 ss.
44
12
rimane del portico occidentale dell’atrio, mentre le strutture dell’angolo sudoccidentale sono andate distrutte.
La basilica, a tre navate precedute da un nartece e da un esonartece, era
chiusa a est da absidi poligonali aggettanti dal perimetro.
L’ingresso al complesso, largo m 3, si trova sul lato meridionale e in
origine doveva essere preceduto da una scalinata o una rampa, della quale
si conservano le sostruzioni; esso si apre a circa metà del muro sud,
mentre un secondo accesso si trovava all’estremità meridionale
dell’esonartece; è probabile che un ulteriore ingresso fosse ad ovest in asse
con la basilica e la cisterna ubicata nell’atrio49.
La chiesa aveva due ingressi: uno a metà del lato meridionale, al quale
si accedeva tramite una rampa di tre gradini, l’altro ad ovest, monumentale,
al centro della facciata occidentale dell’esonartece. Quest’ultimo, costituito
da un grosso ambiente rettangolare pavimentato di lastre di gesso e calcare,
era separato dalla corte dell’atrio mediante due gradini, i quali, dal lato
ovest, proseguivano lungo il lato sud della basilica; sul lato orientale
dell’esonartece, a cui erano addossati dei banchi in pietra, ben conservati a
nord, si aprivano tre ingressi, dei quali si conserva la soglia della porta
nord a doppio battente.
Il nartece, di m 12 x 4,80, era dotato di banchi lateralmente alle numerose
porte, tre sul lato ovest aperte sull’esonartece, tre sul lato est aperte sulle
navate della basilica, una sul lato nord che immetteva negli annessi
settentrionali e un’altra sul lato sud aperta sull’annesso meridionale. Il
pavimento era composto da grandi lastre di gesso ben conservate nella
metà settentrionale, disposte alternativamente nel senso della larghezza e
dell’altezza. Nell’angolo sud-orientale del nartece una cisterna con imbocco
circolare, direttamente scavata nella roccia, veniva alimentata da un canale
di raccolta dell’acqua piovana, che provenendo da ovest lambiva l’entrata
meridionale del lato occidentale dell’esonartece50.
La navata centrale della basilica, di m 12,80 x 6,60, era delimitata a nord
e a sud da due stilobati soprelevati di cm 30, sui quali poggiavano otto
colonne di marmo del Proconneso, quattro per ciascun lato, a loro volta
impiantate su basi di marmo nero. Essendo gli intercolumni variabili tra m
2,35 e m 2,50 gli archeologi hanno ipotizzato che ogni colonnato sostenesse
cinque arcate poggianti alle estremità su due pilastri; soltanto la metà
inferiore di una colonna e una base di marmo nero sono sopravvissuti alla
distruzione. Addossato allo stilobate del colonnato nord, nell’angolo nordorientale della navata centrale, rimane una struttura in pietra di cm 70 x 80,
49
50
PROCOPIOU 1994, p. 687.
BCH 110, 1986, pp. 898-899.
13
alta cm 15 e rivestita di marmo, che non trova confronti nelle altre
basiliche dell’isola e che presumibilmente era la base dell’ambone51.
Il pavimento della navata, in opus sectile, è costituito da sedici pannelli,
di cui quindici conservati, disposti su tre fasce di differente larghezza
separate tra loro da lastre di calcare e marmo che inquadrano ogni
pannello52. Le tessere dell’opus sectile sono di marmo bianco, grigio e
nero, calcare giallo, frammenti di terracotta e le associazioni sono tra le
più varie: esagoni con losanghe, esagoni a due o tre lati concavi associati
a triangoli e semicerchi, esagoni a due lati concavi con losanghe e motivi
a mandorla, e ancora quadrati e triangoli, ottagoni e quadrati, ottagoni a
quattro lati concavi con dischi e quadrati (Fig. 13)53.
Nella zona est della navata centrale, tra il quarto intercolumnio e
l’abside, trovava posto il bema, di m 4,20 x 6,70 inclusa la recinzione,
soprelevato di cm 30 rispetto al resto della navata occupandone circa un
terzo della lunghezza54.
I plinti del cancello sono andati persi, rimane solo qualche frammento
delle lastre marmoree. La zona del bema era messa in comunicazione con
le navate laterali mediante due porte aperte rispettivamente sui lati nord e
sud della recinzione. Il pavimento, molto rovinato, era ricoperto
originariamente da grandi lastre di marmo del Proconneso. Un’esile
colonnina, alta m 1,80, rinvenuta nei pressi del bema ha fatto supporre che
l’altare, segnalato da una lastra di breccia circondata da una fascia rossa,
fosse sormontato da un ciborio.
Le navate laterali della basilica sono identiche, m 12,80 x 2,70, ma la
navata nord aveva un banco lungo il muro settentrionale, mentre quella
meridionale ne era sprovvista; quest’ultima, inoltre, era pavimentata in opus
sectile, parzialmente conservato nella parte orientale. Ognuna delle navate
laterali termina con un’abside poligonale sporgente sul lato est, soprelevata
di cm 10 rispetto al resto della navata e pavimentata in opus sectile di
marmo con ottagoni e quadrati neri. Al centro delle due absidi era posta
BCH 115, 1991, p. 765. Raffronti possono essere fatti con l’ottagono di Philippi: E.
KOURKOUTIDOU NIKOLAIDOU, XXXI Corso di Cultura sull’Arte Ravennate e Bizantina,
Ravenna 1984, figg. 19-20.
52
Simili i rivestimenti in opus sectile della basilica di Aghios Philon, di quella extra
muros di Kourion, di quella di Soloi, della basilica A di Amathus e della Campanopetra
di Salamina.
53
In proposito: GUIDOBALDI F. - GUIGLIA GUIDOBALDI A., Pavimenti marmorei di Roma dal
IV al IX secolo, in Studi di Antichità Cristiana, XXXVI, Roma 1983.
54
Il bema simile a questo si ritrova nelle basiliche di Aghia Trias a Yialousa, di Kourion,
nella Chrysopolitissa di Paphos, in quelle di Salamina e nella piccola basilica di Sirmata,
mentre nella basilica di Aghios Georghios a Peghia il bema include la parte orientale delle
navate laterali.
51
14
una struttura rivestita di lastre di marmo, verosimilmente il sostegno di una
tavola per offerte.
Poligonale esternamente e semicircolare all’interno l’abside della navata
centrale, larga m 4,80, si conserva solo a livello delle fondazioni55. Essa era
dotata di un synthronon di quattro gradini rivestito in marmo e provvisto al
centro del trono vescovile posto in posizione eminente al vertice
dell’emiciclo, il cui pavimento era in opus sectile con quadrati e ottagoni
in marmo azzurro e nero; le numerose tessere in pasta vitrea ritrovate
confermano la presenza di un mosaico nel catino absidale. Alle spalle del
synthronon correva un corridoio anulare, dispositivo che si ritrova in molte
altre basiliche cipriote (Fig. 14)56.
L’edificio era affiancato da diversi ambienti e annessi, maggiormente
disposti lungo il lato settentrionale57.
A sud della navata meridionale si apriva una sala rettangolare, di m
12,70 x 3,70, sul cui lato sud si trovava l’ingresso con la scalinata di
accesso alla basilica; tale ambiente era fiancheggiato a ovest e ad est da
altre due sale di differenti dimensioni, di cui quella ovest, a pianta
quadrangolare, in prosecuzione del nartece, era aperta su di esso.
Specularmente a questi ambienti, ma sul lato nord della basilica, trovavano
posto altri tre annessi, uno, quello occidentale, aperto sul nartece e su
un’altra stanza a nord e dotato di banchi lungo i muri est e ovest, gli altri
due, a pianta rettangolare, comunicanti tra loro. L’aula occidentale, di m
6,20 x 3,40, era circondata da banchi interrotti, sul lato sud, da una porta
aperta sulla navata settentrionale, sul lato est da una seconda apertura che
immetteva nell’ambiente orientale e sul lato nord da una terza porta che,
mediante tre gradini, conduceva ad una stanza a pianta irregolare posta sul
lato settentrionale della basilica. È stato notato che alcuni dei banchi degli
annessi appena descritti erano provvisti all’estremità di un piano inclinato a
simulare una sorta di cuscino58.
L’ambiente orientale, di m 5,90 x 3,40, lungo il lato settentrionale della
basilica era, invece, sprovvisto di banchi, ma dotato di un’abside sul lato
est, davanti alla quale era un podio soprelevato di cm 23 e profondo m
1,40; il pavimento di questo ambiente era in opus sectile, interamente in
Il tipo dell’abside poligonale esternamente e semicircolare all’interno si ritrova in varie
basiliche cipriote, sia urbane che rurali, quali ad esempio la basilica vescovile di Amathus,
la Chrysopolitissa di Paphos, quella di Aghios Georghios a Peghia, la cattedrale di
Kourion e la piccola basilica di Polis.
56
Ad esempio nella basilica di Soloi e nella basilica extra muros di Kourion.
57
La presenza di diversi annessi che fiancheggiano la basilica è una caratteristica
tipicamente cipriota; si pensi alle grandi basiliche di Salamina e di Kourion, ma anche alle
più piccole di Soloi, Peghia e Yialoussa.
58
BCH 110, 1986, pp. 891-892. Tale dispositivo si ritrova anche nelle basiliche di Kourion
e di Soloi.
55
15
marmo, composto da pannelli di ottagoni e quadrati separati tra loro da
sette lastre marmoree di reimpiego scolpite secondo la tecnica dello
champlevé59.
Oltre un centinaio di lastre decorate con questa tecnica sono state
rinvenute nella basilica dell’acropoli, riutilizzate a faccia in giù nei
pavimenti. Databili alla prima metà del V secolo d.C., queste lastre di
marmo provengono dal vicino tempo di Afrodite60.
Al centro dell’abside resta l’impronta di una struttura circolare di circa m
1 di diametro, attorno alla quale fu posto un pavimento realizzato con
pezzi di reimpiego. La funzione di questo ambiente con podio soprelevato
e abside con struttura circolare nel mezzo non è stata chiarita; sembra poco
verosimile che si trattasse del battistero data l’esiguità dello spazio
disponibile e la mancanza di confronti con altre basiliche; è certo,
comunque, che fosse un ambiente cultuale con tavola per le offerte posta
nell’abside61.
La grande aula irregolare, di m 12,30/13 x 3,2/3,50, posta alle spalle della
navata settentrionale, era cinta internamente da banchi, larghi cm 50,
interrotti sul lato sud da una porta che immetteva nella sala che precedeva
l’aula absidata. Questo ambiente, pavimentato con lastre di gesso e
provvisto di un canale per lo scolo dell’acqua, è stato identificato con il
refettorio. È verosimile che il muro occidentale di quest’aula non fosse
ortogonale agli altri per la vicinanza al dromos di una tomba di età
classica.
Dal piccolo ambiente quadrangolare posto a nord del nartece una scala di
quattro gradini, addossata al muro nord, conduceva alla galleria sopra il
nartece stesso, che doveva essere coperta in legno 62; prima del collasso del
solaio, questa stanza era usata come magazzino a giudicare dai numerosi
cippi funerari romani ammassati al centro. Sul lato nord di questa sala se
ne apriva un’altra, priva di banchi, dove è stato rinvenuto parte del canale
che attraversava anche il refettorio adiacente63.
Quanto allo stato di conservazione dei muri, tanto quelli della basilica,
quanto quelli di tutto il complesso religioso posto sulla terrazza
dell’acropoli, per la maggior parte, essi sono stati rasati sino a livello delle
fondazioni, particolarmente nella metà meridionale, mentre il settore meglio
conservato è quello che occupa il punto più elevato del colle, quello che
ospita la basilica. I pochi resti rinvenuti non consentono, tuttavia, di
ricostruire gli alzati dell’edificio. È stato comunque accertato che nel
59
BCH 110, 1986, pp. 894-895.
BOYD 1999, pp. 56-57.
61
PRALONG 1994, pp. 430-432.
62
BCH 113, 1989, p. 862.
63
BCH 111, 1987, p. 749; BCH 113, 1989, p. 862.
60
16
realizzare il complesso religioso i costruttori utilizzarono materiali di
spoglio del tempio di Afrodite; sono stati individuati, infatti, i blocchi di
riutilizzo nelle fondazioni dello stilobate della navata centrale e in quelle
dell’atrio64.
I pavimenti presentano cinque tipologie di rivestimento: pietre poligonali
di calcare, piccoli blocchi di arenaria negli annessi, gesso cipriota nella
navata nord, nel nartece, nell’esonartece e nel portico settentrionale, lastre
di marmo del Proconneso nel bema e opus sectile nelle navate centrale e
meridionale e nelle absidi del lato orientale della basilica65.
Insieme ai numerosi frammenti marmorei scolpiti a champlevé, sono stati
rinvenuti diversi elementi architettonici: una semicolonna in marmo del
Proconneso, una base in marmo nero trovata in situ presso lo stilobate
nord, tre frammenti di colonnette e una colonnina di ciborio, un capitello
in marmo e due piccoli capitelli in calcare del tipo teodosiano con foglie
d’acanto finemente dentellate. Nella navata settentrionale sono stati
recuperati anche frammenti di intonaco bianco con tracce di colore.
Restano, inoltre, frammenti della decorazione murale in marmo che rivestiva
il synthronon. Tra i pezzi marmorei lavorati a champlevé è degna di nota
una lastra rinvenuta in fondo alla cisterna, ricostruita da oltre venti
frammenti, ubicata in origine lateralmente alla porta della navata centrale
della basilica. Si tratta di una lastra rettangolare, della quale si conserva un
quarto (m 2,30 x 0,90 x 0,05), originariamente decorata da un motivo a
losanga con cerchio centrale, campiture floreali entro motivo a onda corrente
(Fig. 15)66. Essa trova confronti con alcuni materiali simili della basilica di
Kourion, il che ha suggerito una provenienza e una cronologia comune
circoscrivibile nella prima metà del V secolo d.C.67.
I reperti ceramici rinvenuti, che non oltrepassano l’VIII secolo d.C.,
testimoniano del graduale, ma definitivo abbandono del complesso religioso
iniziato nel secolo precedente.
La basilica portuale
64
PRALONG 1994, pp. 411-455.
BCH 115, 1991, pp. 759-766.
66
BCH 118, 1994, pp. 485-490.
67
PRALONG 1994, p. 449.
65
17
Scavata agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso dal Dipartimento
delle Antichità di Cipro, la basilica portuale di Amathus è ubicata a
ridosso del porto della città antica68.
Si tratta di un edificio a tre navate, di m 25 x 15, con nartece ad ovest e
tre absidi sul lato orientale, semicircolari internamente e poligonali
all’esterno (Fig. 16). La navata centrale era separata da quelle laterali da
due file di sette colonne in marmo proconnesio, sormontate da capitelli
corinzi e poggianti su basi di calcare, alte cm 80, sei delle quali ancora in
situ.
Il nartece ad ovest era preceduto da un atrio a quattro portici, due dei
quali, quello orientale e quello settentrionale, scavati parzialmente.
Lateralmente alle navate trovavano posto due corridoi con probabile
funzione di catechumena, di cui quello meridionale provvisto di abside sul
lato orientale. Buona parte delle strutture meridionali della basilica sono
state erose dal mare.
Il rivestimento pavimentale del nartece e delle navate era in opus sectile;
nei catechumena era, invece, in blocchi di pietra locale. Durante gli scavi
sono state rinvenute alcune lastre del parapetto del bema e le colonnette di
sostegno, l’altare, alcuni chiodi e grappe di bronzo e alcune monete pure in
bronzo. Una moneta della prima metà del V secolo d.C., rinvenuta nelle
fondazioni del pavimento del bema, ha fornito un terminus post quem per
la costruzione della basilica. La distruzione dell’edificio, causata da un
incendio seguito alle incursioni arabe, è stata datata da alcune monete di
Costanzo II (655-656)69.
Lo scavo ha accertato, inoltre, la rioccupazione del sito intorno al 670
d.C., durante il regno di Costantino IV, quando i materiali di spoglio del
presbiterio furono trasportati nei catechumena, trasformati in magazzini, e fu
chiuso il passaggio tra questi e la navata settentrionale, mentre il nartece
venne adibito a magazzino. Sono stati recuperati un gran numero di
elementi architettonici, ortostati in marmo, frammenti ceramici e vitrei,
lacerti di mosaici, sia murali che pavimentali; varie monete70.
Alcuni sondaggi effettuati nel 1997 hanno messo in luce gli annessi nord
della basilica e quattro ambienti posti lungo il portico settentrionale del
peristilio dell’atrio. I dati di scavo hanno confermato, inoltre, una
riutilizzazione di questi ambienti alla fine del VII secolo d.C.; tra i pezzi
marmorei rinvenuti, un coperchio di reliquiario a forma di sarcofago
proveniente dall’altare, depositato in uno degli annessi nord dopo la
distruzione della basilica71.
68
BCH
BCH
70
BCH
71
BCH
69
118,
119,
120,
122,
1994,
1995,
1996,
1998,
p. 688.
pp. 834-835.
p. 1069.
p. 672.
18
KOURION
La basilica episcopale
Affacciata sulla baia di Episkopi, la città di Kourion sorgeva in
posizione dominante sulla falesia che guarda il mare. La grande basilica
episcopale era a tre navate di m 35.90 x 23 (Fig. 17)72.
Ad ovest, l’atrio quadrangolare aveva al centro una vasca esagonale con
sei nicchie alle pareti come nella basilica di Soloi73. All’estremità
occidentale della basilica era il nartece che, correndo per tutta la larghezza
dell’edificio (m 35), si apriva sulle tre navate e sui catechumena.
Le due navate laterali erano divise dalla centrale da due file di 12
colonne, una delle quali, in granito grigio egiziano, è stata rinvenuta
crollata e rialzata74.
La navata centrale della basilica era chiusa ad est da una grande abside,
semicircolare all’interno e pentagonale esternamente75, fiancheggiata da due
sale rettangolari sporgenti verso est, i pastophoria, aperti su due piccoli
ambienti pavimentati (Fig. 18); tra i due pastophoria, alle spalle dell’abside,
era un’aula rettangolare chiusa da un muro rettilineo, confrontabile con
coeve strutture di alcune chiese siriane e vicinorientali76.
Originariamente il pavimento dell’abside era ad un livello più basso di
quello del presbiterio e dell’ambone soprelevati, che occupavano quattro
campate nel settore orientale della navata centrale77.
A nord della basilica si trovavano il diakonikon e alcuni ambienti relativi
ad un complesso, cui si doveva accedere dal nartece e che va riconosciuto
come il palazzo del vescovo.
Sul lato settentrionale della basilica era ubicato il battistero, che
costituisce un’eccezione tra tutti i battisteri ciprioti: era, infatti, inserito in
un complesso a pianta basilicale con tre navate, un nartece, un atrio a
quattro portici con una fontana al centro (Fig. 19). La vasca battesimale
72
MEGAW 1976b, pp. 345-371; ID. 1979, pp. 358-365; ID. 1993, pp. 60-62; ID. 2007.
BCH 101, 1977, pp. 775-776.
74
Gli intercolumni non sono uguali, per cui Megaw ha ipotizzato che al di sopra delle
colonne non vi fossero archi, bensì architravi lignei. Cfr.: A.H.S. MEGAW, Archaeology in
Cyprus, in Archaeological Reports suppl. of Journal of Hellenic Studies, 75, p. 34.
75
Come la Chrysopolitissa di Paphos.
76
La basilica di Side e quella di Antalya, la chiesa di Santa Tecla a Meriamlik e la
chiesa ‘fuori le mura’ di Korykos. In proposito cfr.: D ELVOYE 1976, p. 14;
PAPAGEORGHIOU 1985, p. 308.
77
Come nella basilica A di Aghios Georghios a Peghia e quella di Aghia Trias a
Yialousa.
73
19
cruciforme, posta nella parte meridionale del battistero, era stata ricavata in
un piccolo recesso semicircolare.
Del pavimento della basilica sopravvivono solo alcuni lacerti di mosaici
del V secolo: come negli intercolumni del colonnato nord, dove sono
raffigurati vasi tra uccelli affrontati, o come quelli rinvenuti al margine
orientale della navata settentrionale, caratterizzati da cerchi che intersecano
altri cerchi e con fasce annodate lungo il bordo (Fig. 20)78.
La perdita considerevole di buona parte delle strutture murarie della
basilica è stata in parte compensata dal ritrovamento di 500 frammenti
marmorei decorati secondo la tecnica dello champlevé, datati al secondo
quarto del V secolo79. Oltre un fregio orizzontale caratterizzato da vari
disegni, inclusa una fascia di cerchi e foglie d’acanto a girali 80, sono stati
recuperati numerosi frammenti relativi ad un’elaborata scena di animali e
uccelli fra tralci di vite di 4 metri di larghezza, la maggior parte dei quali
provenienti dal limite occidentale della navata settentrionale (Fig. 21)81.
Buona parte dei frammenti marmorei a champlevé della basilica furono
reimpiegati nel pavimento della cappella di Sarayia nel vicino villaggio di
Episkopi.
Se della decorazione musiva originale della basilica non restano che
pochi lacerti, rimane invece gran parte della pavimentazione in opus sectile
del VI secolo, particolarmente nella navata settentrionale82.
La basilica extra muros
Scavando il sito del santuario di Demetra e Kore, a est dello stadio
dell’antica città di Kourion, il Dipartimento delle Antichità di Cipro, sotto
la direzione di A. Christodoulou, rinvenne nel 1971 i resti di una basilica
paleocristiana83.
Si tratta di un edificio, di m 16,34 x 10,80, a tre navate con tre absidi
sporgenti sul lato orientale, di cui quella maggiore provvista di synthronon.
La basilica era dotata di nartece e di atrio sul lato ovest, quest’ultimo con
portici sui quattro lati, dei quali restano in situ alcune basi di colonne;
aveva due ingressi, uno a nord, l’altro a sud ed era pavimentato
78
MEGAW 1974, pp. 58-88, fig. 1.
BOYD 1999, pp. 49-70.
80
MEGAW 1974, pp. 58-88, fig. 2.
81
MEGAW 1974, pp. 58-88, fig. E.
82
MICHAELIDES 1993, p. 72, fig. 10.
83
BCH 96, 1972, p. 1083.
79
20
interamente da lastre di calcare; al centro dell’atrio era una cisterna
rettangolare per la raccolta dell’acqua piovana (Fig. 22)84.
Il pavimento della navata centrale era coperto da lastre di marmo, mentre
quello delle navate laterali era in calcare; anche la parte inferiore dei muri
delle navate era rivestita da lastre marmoree.
Le navate laterali erano affiancate da due catechumena, di cui quello
settentrionale separava la basilica da un’altra costruzione provvista di
abside, probabilmente il battistero, il cui pavimento era rivestito con lastre
di marmo ancora in situ sul lato sud e sul lato ovest, mentre quello del
nartece è andato perso, ad eccezione di qualche blocco di marmo, che è
tuttora in opera sui lati sud e ovest85. Durante gli scavi furono ritrovati
lacerti dei mosaici che ornavano il catino dell’abside centrale e di quella
meridionale.
All’interno della navata centrale, insieme a numerosi frammenti di
elementi architettonici, furono rinvenute colonne tortili monolitiche in
granito, colonne di marmo, un capitello corinzio, frammenti delle lastre del
cancello del bema in calcare, reperti ceramici e alcune monete. La maggior
parte dei materiali lapidei provengono dal vicino stadio e da altri edifici
della città classica di Kourion, come le due lastre con ninfa, Amymmon e
Poseidon, riutilizzate rovesciate nel pavimento della basilica86.
PAPHOS
Il primo vescovo attestato dalle fonti a Paphos, capitale dell’isola sino
alla metà del IV secolo, è Cirillo, che prese parte al Concilio di Nicea del
32587.
Stando alla testimonianza di San Girolamo, intorno al 330, giunse nella
città cipriota Sant’Ilarione; nativo della Palestina, questi morì a Paphos
dove aveva vissuto da asceta e dove ebbe grande fama88.
In seguito, il sisma che colpì l’isola alla fine del IV secolo distrusse la
città incluso il santuario di Afrodite a Palaepaphos segnando il definitivo
declino del culto pagano (Fig. 23).
84
BCH 98, 1974,
BCH 97, 1973,
86
BCH 99, 1975,
87
HACKETT 1901,
88
Hieronymi Vita
85
p. 894.
pp. 687-688.
pp. 843-844.
pp. 323-324.
Hilarionis, in Vite dei Santi, a cura di Ch. Mohrmann, Vicenza 1983.
21
La basilica della Chrysopolitissa
Conosciamo malamente l’articolazione della basilica della Chrysopolitissa
edificata alla fine del IV secolo nella parte orientale della città di Kato
Paphos89.
La basilica, i cui alzati sono quasi completamente crollati e che
originariamente doveva avere sette navate come la basilica di Sant’Epifanio
di Salamina, presenta dimensioni eccezionali (m 53-48 x m 37-37) e pianta
irregolare di forma trapezoidale (Fig. 24)90. Preceduto ad ovest da un atrio
quadrangolare e dal nartece, che proseguiva oltre il muro sud della basilica,
l’edificio terminava ad est con tre absidi poligonali, di cui quella centrale
di dimensioni maggiori.
Elemento eccezionale, che differenzia la Chrysopolitissa da quasi tutte le
altre basiliche cipriote, è la presenza nella navata centrale di un’altra
abside, posta 12 metri ad ovest dell’abside esterna (Fig. 25). Questa
seconda abside, parzialmente cancellata dall’edificio dell’attuale Aghia
Kyriakì, è presente anche nella piccola basilica di Toumballos a Kato
Paphos, oltre che nella basilica di San Giovanni ad Efeso e nella basilica
di Emmaus in Palestina91.
Il settore orientale della navata centrale, quello tra le due absidi, è
separato dalle navate laterali da quattro colonne di granito, due per ciascun
lato, alte m 7,15 e dal diametro di m 0,95 (Fig. 26); le basi su cui posano
le colonne, così come anche i capitelli, sono in marmo. Si tratta di
elementi architettonici provenienti da edifici romani della città e reimpiegati
nella basilica92. Il resto della navata centrale, ad ovest dell’abside interna, è
separato dalle navate laterali da colonne di dimensioni inferiori alle quattro
colonne di granito. In base a questa differenza, è stato ipotizzato che la
89
ARDA 1973, 29; 1974, 30-31; 1975, 34 ss; 1976, 46 ss; 1977, 40-41; 1978, 42-43; 1979,
39; 1980, 40; 1981, 38-39; 1982, 40; 1983, 45-46; 1984, 48; 1985, 46-47; 1986, 48-49;
BCH 96, 1972, 1081-1082; 97, 1973, 679-680; 98, 1974, 895; 99, 1975, 844; 100, 1976,
899-900; 101, 1977, 776 ss; 102, 1978, 936; 103, 1979, 722; 104, 1980, 801; 105, 1981,
1007; 106, 1982, 737; 107, 1983, 945; 108, 1984, 859-860; 109, 1985, 957 ss; 110, 1986,
862; Arch. Rep. 1968-9, 54; 1980-1, 72; AJA 74, 1970, 395-396; 76, 1972, 316; 77, 1973,
57, 431; 80, 1976, 372-373; 81, 1977, 532-533; 84, 1980, 73; PAPAGEORGHIOU 1976, pp.
7-10.
90
L’esistenza al di sotto del pavimento della navata interna meridionale di uno stilobate
ricoperto da un mosaico, stilobate rinvenuto anche sotto il pavimento della navata esterna
meridionale, ha confermato che l’edificio avesse in origine sette navate; cfr. BCH 102,
1978, p. 936.
91
In proposito: Forschungen in Ephesos, IV, 3, Wien 1951, p. 227, fig. 61.
92
MICHAELIDES 2001, p. 198.
22
parte orientale della navata centrale, compresa tra le due absidi, avesse una
copertura diversa da quella della parte occidentale della navata93.
Le navate laterali sono separate da quella centrale da colonne
alternativamente in granito e in marmo, anch’esse di reimpiego; due lunghi
corridoi, solo parzialmente scavati, fiancheggiano i muri longitudinali della
basilica in funzione di catechumena.
In base ai mosaici rinvenuti è possibile riconoscere due fasi della
basilica, una di IV, l’altra di VI secolo.
L’edificio conserva quel che resta dei primi mosaici cristiani con soggetti
figurativi esistenti a Cipro e risalenti al IV secolo. Il mosaico della navata
centrale reca tre grandi pannelli: nel primo pannello è visibile la figura di
un cervo che beve ad una fonte, al di sotto del quale resta, mutila,
un’iscrizione con il primo verso del Salmo 42: ‘Come il cervo desidera
bere l’acqua della fonte, così la mia anima desidera te, mio Dio’94. Nel
secondo pannello si vedono grappoli d’uva e la testa di un ariete.
Un’iscrizione informa che il mosaico fu realizzato per volontà di un certo
Esichio ed è accompagnato dal primo verso del capitolo XV del Vangelo di
Giovanni: ‘Io sono la vera vita’95. Esiste, inoltre, un terzo pannello
decorato con un grande cratere e l’iscrizione: ‘La Sapienza tiene pronto il
suo vino’, dal IX capitolo del Libro dei Proverbi (Fig. 27)96.
Durante gli scavi sono stati recuperati cinque frammenti di bassorilievi
decorati a champlevé databili al IV secolo97.
Nel corso di rifacimenti condotti nel VI secolo, al tempo del vescovo
Sergio, ricordato su uno dei mosaici della basilica, le navate furono ridotte
a cinque e l’abside interna della Chrysopolitissa venne rasata al suolo e
sostituita da un’altra costituita da undici colonne poste a semicerchio 5
metri ad est dell’abside interna distrutta. Nello stesso periodo il pavimento
della navata centrale ad est dell’abside eliminata fu soprelevato di 50
centimetri e rivestito con un nuovo mosaico. Non sono stati rintracciati
finora elementi che spieghino la funzione delle due absidi della navata
centrale98.
93
PAPAGEORGHIOU 1985, p. 307. Tra gli esempi più emblematici di una diversa copertura
si ricordano la basilica di Trevi e l’ottagono della basilica di Betlemme. In proposito:
KRAUTHEIMER 1965, pp. 60-62, fig. 23 (Trevi), p.38, fig. 15 (Betlemme).
94
Sicut cervus desiderat ad fontis aquam, ita anima mea ad te, Deus.
95
Ego sum vitis vera. Cfr.: MICHAELIDES 1988, p. 93.
96
La sapienza tiene pronto il suo vino. Cfr.: MICHAELIDES 2001, pp. 200-201.
97
Non tutti i frammenti sono stati pubblicati. Cfr.: BOYD 1999, p. 53, figg. 17, 18, 26, 28.
Si tratterebbe degli unici frammenti ciprioti a champlevé risalenti al IV secolo, oltre quello
di Sant’Epifanio a Salamina con acanto e uccello.
98
PAPAGEORGHIOU 1985, p. 307.
23
Agli inizi del VI secolo risale la decorazione musiva dell’atrio, che vede
l’alternanza di elementi tratti dal mondo animale, quali il pesce e il vitello,
con complessi intrecci di motivi geometrici.
Nella ricostruzione del VI secolo, parte dei mosaici della navata centrale
vennero coperti da un pavimento in opus sectile99, mentre quelli delle
navate laterali furono parzialmente coperti con il più semplice tessellato100.
La basilica della Limeniotissa a Kato Paphos
Dedicata alla Vergine ed eretta accanto al porto di Kato Paphos, la
basilica della Limeniotissa fu costruita tra la fine del IV e l’inizio del V
secolo d.C. e distrutta durante l’attacco di Abu’l Awar del 653 d.C. (Fig.
28). In una prima fase l’edificio era a tre corte navate, di cui le laterali
molto strette, con un’abside semicircolare sul lato orientale; in una seconda
fase vennero realizzati l’atrio, l’esonartece e il nartece ad ovest e le navate
furono allungate ed allargate, mentre l’abside era poligonale all’esterno; le
navate laterali, inoltre, furono affiancate dai catechumena101. Le colonne
delle navate erano sormontate da capitelli corinzi. Del pavimento in mosaici
policromi con disegni geometrici non si conservano che pochi lacerti. Una
serie di iscrizioni in lingua araba conferma che l’edificio divenne sede della
guarnigione araba dopo la metà del VII secolo102.
99
MICHAELIDES 1993, p. 74, fig. 36. Per i confronti: GUIDOBALDI F. - GUIGLIA
GUIDOBALDI G., Pavimenti Marmorei di Roma dal IV al IX secolo, Roma 1983, pp. 262348.
100
PAPAGEORGHIOU 1985, p. 307; MICHAELIDES 2001, p. 201.
101
Arch. Rep. 1961-2, p. 45; 1968-9, pp. 53-54; ARDA 1959, p. 18; 1967, p. 18 ; 1968, pp.
17-18; 1969, p.10 ; 1971, p. 12 ; 1972, p. 14 ; AJA 72, 1968, p. 376; 74, 1970, p. 75; BCH
84, 1960, p. 292; 92, 1968, pp. 351-352; 93, 1969, p. 564; BZ 54, 1961, p. 471; 61, 1968,
p. 443; 63, 1970, p. 432; D ELVOYE 1976, p. 9 ; MICHAELIDES 1988, p. 89; PAPAGEORGHIOU
1985, fig. 7; PELEKANIDES S. - ATZAKA P.I., Corpus Mosaicorum Christianorum Vetustiorum
Pavimentorum Graecorum. I. Graecia Insularis, Athenés 1974, pp. 145-146, tav. 131.
102
MICHAELIDES 2001, p. 202.
24
CONCLUSIONI
Da questa breve disamina emergono alcuni elementi caratteristici
dell’architettura di età paleocristiana a Cipro.
Analizzando la disposizione topografica di questi edifici è emersa una
forte concentrazione nei grandi centri sulle coste dell’isola, dove le città
continuarono fiorenti in età paleocristiana, mentre minore è il numero delle
basiliche costruite nelle aree interne dell’isola, sempre di dimensioni minori.
Due delle grandi basiliche cipriote dovevano essere originariamente a
sette navate. Si tratta dei più antichi edifici di culto cristiani dell’isola,
risalenti al IV secolo: la basilica di Sant’Epifanio a Salamina e quella della
Chrysopolitissa a Paphos. Esse rappresentano esempi tra i più imponenti
dell’architettura paleocristiana realizzati secondo il modello costantiniano di
San Pietro a Roma103; gli altri edifici sono tutti a tre navate. Non è stato
finora rinvenuto nessun edificio a pianta centrale.
La maggior parte delle basiliche studiate era dotata ad ovest di un atrio
a quattro portici che precedeva il nartece. Peculiare è la presenza di una
struttura circolare porticata contenente una vasca per acqua, collocata, in
genere, al centro dell’atrio. In tre casi il nartece era preceduto da un
esonartece, nelle due basiliche di Amathus e nella Limeniotissa di Paphos.
Tanto nella basilica della Campanopetra quanto in quella di Sant’Epifanio a
Salamina le estremità nord e sud del nartece erano chiuse da una piccola
abside.
L’elemento architettonico che mostra maggiore varietà è il capocroce ad
est, sia per la diversità della forma delle absidi, che per la loro varietà.
Se, infatti, le chiese rurali avevano una sola abside, generalmente
semicircolare, la maggior parte delle basiliche erano dotate di tre absidi,
generalmente semicircolari, ma non di rado poligonali all’esterno come a
Costantinopoli.
Un altro elemento che sembra essere peculiare delle basiliche del nord di
Cipro, e che qui è presente nella basilica di Sant’Epifanio a Salamina, è
costituito da uno stretto passaggio che taglia gli emicicli delle absidi e che
metteva in collegamento l’abside centrale con quelle laterali.
Altro elemento caratteristico è costituito dalla presenza di due stretti e
lunghi corridoi sui lati nord e sud della chiesa, i catechumena, che fanno
assumere alla planimetria dell’edificio una forma a cinque o sette navate,
come, ad esempio, abbiamo visto a Sant’Epifanio e alla Campanopetra di
Salamina e nella basilica vescovile di Kourion.
103
KRAUTHEIMER 1965.
25
Alcune delle basiliche cipriote conservano l’impianto del battistero. Si
tratta di una struttura dall’articolazione complessa con aula, spesso absidata
e dotata di vasca battesimale cruciforme, e altri ambienti più piccoli. Tutto
il complesso si trova solitamente al di fuori della basilica: ad est nella
basilica di Sant’Epifanio, a nord nel caso della basilica vescovile di
Kourion, eccezionalmente ad ovest; nella basilica dell’acropoli di Amathus
il battistero affianca, invece, la navata settentrionale ed è parallelo ad essa.
Nella maggior parte delle basiliche cipriote esaminate è presente il bema,
che è collocato nel settore orientale della navata centrale, come nella
basilica vescovile di Kourion, nella Chrysopolitissa di Paphos, in quelle di
Salamina e nella basilica dell’acropoli di Amathus; esso pone tali edifici tra
le manifestazioni più magniloquenti dell’architettura di età paleocristiana.
Eccezionale è la presenza di un grande atrio che si estende ad est
dell’abside della basilica della Campanopetra di Salamina, atrio che si
conclude con una fastosa architettura cui si accede da una grande scalinata
che doveva avere un ruolo particolare, peraltro incerto, nell’ambito del
culto.
Abbiamo, inoltre, potuto constatare, nella maggior parte delle basiliche
studiate, il reimpiego di materiali di età classica: nella basilica della
Campanopetra a Salamina i frammenti dei fusti delle colonne della phiale
dell’atrio, in breccia rossa e gialla, provengono da edifici della città
classica; le lastre marmoree, decorate a champlevé e datate alla prima metà
del V secolo d.C., rinvenute nei pavimenti della basilica dell’acropoli di
Amathus, sono state prelevate dal tempio di Afrodite, sul quale la basilica
si imposta, e così pure i blocchi lapidei reimpiegati nelle fondazioni dello
stilobate della navata centrale e in quelle dell’atrio; a Kourion, nella
basilica extra muros, molti dei materiali architettonici provengono dallo
stadio e da altri edifici della città classica; le quattro colonne di granito
della navata centrale della basilica della Chrysopolitissa di Paphos, nonché
quelle delle navate laterali, sono di reimpiego. Frammenti di lastre decorate
a champlevé, datate tra la fine del IV e la prima metà del V secolo d.C.,
provengono non solo dalla basilica dell’acropoli di Amathus, ma anche da
Sant’Epifanio di Salamina, dalla basilica episcopale di Kourion e dalla
Chrysopolitissa di Paphos.
In conclusione, possiamo affermare che, pur in assenza di rinvenimenti
archeologici coevi agli anni in cui Paolo fu a Cipro a predicare la parola
di Cristo, la presenza dei grandiosi complessi religiosi di Sant’Epifanio e
della Campanopetra a Salamina, della basilica dell’acropoli di Amathus,
della basilica vescovile di Kourion, della Chrysopolitissa a Paphos, attesti
l’importanza assunta a Cipro dal Cristianesimo sin dal IV secolo, nonché
l’influenza esercitata sugli architetti e sulle maestranze locali dall’arte
26
costantinopolitana ed efesina e i continui contatti commerciali con la
Propontide per l’approvvigionamento del prezioso marmo del Proconneso.
Gli altri edifici esaminati in questa sede, la basilica dedicata all’Apostolo
e compagno di viaggio, Barnaba, a Salamina, la basilica di San Spiridione
a Tremithus, per le quali peraltro disponiamo di pochi elementi di
discussione essendo state inglobate nei successivi edifici di culto, la basilica
portuale di Amathus, quella extra muros di Kourion e la basilica della
Vergine del porto a Paphos si inseriscono in quel vasto e articolato disegno
di cristianizzazione avviato da Paolo e Barnaba che, tra la fine del IV
secolo e la prima metà del VII secolo, vide erigere su tutta l’isola decine
di basiliche e martyria.
27
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ARDA = Annual Report of the Department of Antiquities of Cyprus.
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