Cipro paleocristiana: i luoghi della predicazione paolina GABRIELLA DI ROCCO INTRODUZIONE Alla metà del I secolo a.C. l’isola di Cipro viene conquistata dai Romani e annessa alla provincia di Cilicia; in seguito diviene provincia indipendente1. La presenza di ricchi giacimenti di rame pose Cipro sotto il severo controllo di Roma. Tra il 44 e il 45 d.C. Saulo 2, Barnaba3 e suo cugino Giovanni Marco4 giungono a Cipro prima di dirigersi in Panfilia. Inviati da Antiochia s’imbarcano a Seleucia Pieria per approdare al porto di Salamina sulla costa orientale dell’isola5. Dopo aver predicato nella sinagoga della città6, diffondono a Cipro la parola di Cristo giungendo fino a Paphos, allora capitale dell’isola. È qui che, in seguito alla guarigione miracolosa del mago Elymas, a cui Saulo rende la vista, il proconsole romano Sergio Paolo decide di convertirsi al Cristianesimo7. Da questo momento Cipro diviene la prima provincia romana sotto il governo di un proconsole cristiano e Saulo assume definitivamente il nome di Paolo8. 1 Cambridge Ancient History, IX, p. 442 e p. 527. Saulo proviene dalla comunità ebraica di Tarso. 3 Giuseppe, detto Barnaba, è levita originario di Cipro. 4 Giovanni, conosciuto con il nome di Marco, è l’evangelista cugino di Barnaba (Col. 4, 10). 5 Acta XIII, 2-9. Su Seleucia Pieria cfr.: UGGERI 2009a, pp. 143-171. 6 Esistevano allora sull’isola diverse comunità ebraiche giunte a Cipro sin dall’epoca tolemaica. Il loro numero crebbe in seguito alla distruzione di Gerusalemme ad opera di Tito. 7 Acta XIII, 12. 8 Nei pressi di Karavostassi è stata rinvenuta un’iscrizione su una pietra reimpiegata, probabilmente proveniente dalla città antica, che menziona Sergio Paolo. Si tratta di una dedica che un certo Apollonio fa ai propri genitori, nella quale dice di essere stato censore al tempo di Paolo. Pubblicata da Palma di Cesnola, essa è stata ripubblicata da D.M. HOGARTH, Devia Cypria. Notes of an archaeological journey in Cyprus in 1888, London 1889, pp. 113-115. 2 1 Stando agli Atti degli Apostoli, i primi a predicarvi il Vangelo furono i profughi arrivati sull’isola da Gerusalemme dopo essere sfuggiti alle persecuzioni seguite al martirio di Santo Stefano intorno al 35 d.C. quindi9. La conversione di Sergio Paolo e l’attività di Paolo, Barnaba e Marco segnano la fondazione della Chiesa cipriota. Eracledio, convertito da Paolo e Barnaba, sarebbe divenuto il primo vescovo di Tamassos; Lazzaro, il resuscitato, sarebbe vissuto trent’anni a Kition, divenendone poi vescovo10. Comunque, tra le tracce archeologiche risalenti ai primi tre secoli dell’era cristiana, nessuna può essere attribuita con certezza ai cristiani. Soltanto dal 325 d.C. esiste testimonianza concreta di sedi vescovili e di centri di culto cristiano sull’isola, quando i tre vescovi, Cirillo di Paphos, Gelasio di Salamina e Spiridione di Tremithus partecipano al Concilio Ecumenico di Nicea11. Diciotto anni dopo, al Concilio di Sardica del 343, Cipro è rappresentata da ben dodici vescovi12; al Concilio di Costantinopoli del 381 da quattro13. Il IV secolo è determinante per l’organizzazione istituzionale della chiesa cipriota, ma è anche il secolo durante il quale si abbattono su Cipro una serie di disastrosi terremoti: nel 332, nel 342, nel 365 e nel 369, a più riprese tutte le grandi città cipriote vengono devastate; tra queste la capitale Paphos e Salamina, che, ricostruita con il nome di Constantia in onore dell’imperatore Costante II, diventa la nuova capitale14. Dal IV secolo iniziano a comparire sull’isola le prime basiliche cristiane, tutte realizzate ex novo, sino alla metà del VII secolo, quando l’isola subisce la prima incursione araba ad opera dell’emiro di Siria Muawiya nel 64715. Fino all’età giustinianea Cipro fu sotto il potere di un governatore civile dipendente dal comes orientis con sede ad Antiochia. A seguito della riforma dell’organizzazione provinciale di Giustiniano del 535, il governatore divenne direttamente responsabile verso il governo centrale16. 9 Acta XI, 19-20. Cfr.: HILL 1949, I, pp. 247-248. YON 1998, p. 3. 11 HACKETT 1901, pp. 323-324. 12 MANSI III, col. 69. 13 MANSI III, col. 570. I vescovi erano: Giulio di Paphos, Teopompo di Tremithus, Tychon di Tamassos e Mnemonio di Kition. La cristianizzazione del distretto minerario di Cipro nei pressi di Tamassos può spiegarsi con un evento storico: la deportazione sotto Diocleziano di minatori cristiani nelle miniere di rame dell’isola. Cfr.: BASLEZ 1998, p. 14. 14 HILL 1949, I, pp. 244-245; CHRYSOS 1993, pp. 7-8. La scelta di trasferire la capitale da Paphos a Salamina va ricercata, oltre che in motivazioni politico-strategiche, anche nella vicinanza della città di Paphos al più grande santuario pagano dell’isola, quello di Afrodite a Palaepaphos. 15 HACKETT 1901, p. 52 ss. S. Curcic ritiene che la causa principale della distruzione delle basiliche paleocristiane di Cipro non fu l’invasione araba, bensì i terremoti; cfr.: CURCIC 1999, pp. 73-74. 16 HILL 1949, I, pp. 357-360; ETMAN 2002, pp. 167-168. 10 2 Inizialmente la comunità cristiana cipriota è legata ad Antiochia, centro della nuova religione e la Chiesa di Cipro si trova sotto il controllo di quella antiochena17. Questa supremazia si conclude una prima volta nel 431 in occasione del terzo Concilio Ecumenico di Efeso, che riconosce l’autocefalia della Chiesa di Cipro; in seguito nel 488, quando, dopo la scoperta a Salamina delle reliquie di San Barnaba, l’imperatore Zenone conferma in maniera definitiva l’autocefalia della Chiesa di Cipro18. In questa sede, ripercorrendo l’itinerario di Paolo di Tarso sulla via costiera meridionale dell’isola (Fig. 1), che dal porto di Salamina l’avrebbe condotto al porto di Paphos19, ci occupiamo delle basiliche di Salamina, cinque chilometri a nord dell’attuale Famagosta, di Amathus, presso Limassol (Lemesos), di Kourion e, infine, di Paphos, non tralasciando di inserire alcune brevi note sulla basilica paleocristiana di Tremithus, l’attuale Tremithûsia, dove è probabile che l’Apostolo abbia soggiornato assieme a Barnaba e Giovanni Marco20, fermo restando che non esistono ad oggi evidenze archeologiche che attestino la presenza di edifici per il culto cristiano anteriori al IV secolo. SALAMINA Acta, 11, 26: ‘Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani’. Secondo M.F Baslez (1998, p. 11) gli ebrei ciprioti di Gerusalemme schierati nella fazione di Stefano alla morte di costui fanno ritorno sull’isola; da qui una parte si trasferiscono ad Antiochia portandovi il Vangelo: la Chiesa di Cipro sarebbe, pertanto, chiesa madre di quella antiochiena; ma questo sembra eccessivo. 18 Collocata nella diocesi d’Oriente e della prefettura di Antiochia, nel 395 Cipro dipende da questa per la sua organizzazione ecclesiastica. Il Concilio di Nicea del 325 aveva riconosciuto ad Antiochia, come a Roma e ad Alessandria, un rango particolare tra le sedi episcopali e il Concilio di Calcedonia del 451 aveva attribuito ai loro vescovi il titolo di patriarchi, ma il clero cipriota mal sopportava la subordinazione ad Antiochia. Nel 488 l’imperatore Zenone conferma l’indipendenza della Chiesa di Cipro da quella di Antiochia. La scoperta del Vangelo di San Matteo nel V secolo ad opera di Anthemio di Salamina avrebbe contribuito a favorire l’autocefalia della Chiesa di Cipro. In proposito: HILL 1949, I, pp. 273 ss.; DOWNEY 1958, pp. 224-228. 19 UGGERI 2009b, pp. 219-225. 20 PATITUCCI - UGGERI 2009, pp. 173-176. 17 3 La basilica di Sant’Epifanio La basilica di Sant’Epifanio è ubicata a nord del grande tempio di Zeus, il principale santuario della città eretto nel II secolo a.C.21. Costruita alla fine del IV secolo, per trentacinque anni essa fu la sede del vescovo Epifanio. Proveniente dalla Palestina, questi fece realizzare l’enorme edificio, dove venne sepolto dietro licenza dell’imperatore Arcadio nel 403 quando la basilica non era ancora ultimata. Nonostante i costi considerevoli dei lavori, le offerte ricevute dai fedeli per diverse guarigioni miracolose compiute dal vescovo permisero la costruzione dell’immenso complesso22. Uno studio preliminare del monumento si deve a Jeffery e risale al 1928; in seguito, nel 1935, Soteriou pubblicò per primo la planimetria della basilica e a partire dagli anni Cinquanta Dikigoropoulos proseguì le indagini23. Lungo m 58 e largo m 42, l’edificio doveva avere in origine sette navate (Fig. 2); quelle più esterne erano poco più che stretti passaggi, oltre i quali si trovavano i catechumena24. Il nartece era preceduto ad ovest da un grande atrio e terminava a nord e a sud con un’absidiola25. La navata centrale era divisa dalle laterali da quattordici colonne sormontate da capitelli corinzi. Lungo il corridoio settentrionale è stata trovata traccia di una scala, il che conferma come le navate laterali fossero sormontate da matronei, come la maggior parte delle basiliche costantinopolitane26. L’abside maggiore e il presbiterio erano sopraelevati rispetto al piano di calpestio e posti in posizione eminente all’interno della basilica, mentre le due absidiole delle navate laterali erano inscritte nel muro orientale e non sporgenti come l’abside maggiore. Ad est della basilica è posto il battistero: un ambiente quadrangolare con abside semicircolare sul lato meridionale e al centro la vasca cruciforme riscaldata da ipocausto. 21 Sugli scavi condotti a Salamina cfr.: Salamine de Chypre, Paris. S. Epiphanii Vita, PG XLI, col. 76; Polybe de Rhinocolure, Vie de Saint Epiphane, in Salamine de Chypre, X, pp. 23-24. 23 DIKIGOROPOULOS 1954, p. 33; ID. 1956, pp. 29-31; ID. 1957, p. 49; ID. 1958, p. 32, ID. 1961/2, p. 45. 24 MEGAW 1974, pp. 60-61. 25 Questo tipo di nartece a due absidi, applicato più tardi anche alla vicina basilica della Campanopetra, si ritrova in numerosi edifici: a Santa Costanza a Roma, presso la cattedrale di Korykos e alla basilica di Tiberiade in Palestina; cfr.: D ELVOYE 1976, pp. 12-13. 26 KRAUTHEIMER 1965, p. 40, fig. 17, p. 318, n. 27. 22 4 L’intero complesso religioso era decorato con mosaici policromi a motivi geometrici, dei quali restano lacerti; in base al raffronto con quelli coevi della basilica di San Sphiridion a Tremithus, sono stati datati al IV secolo27. Nell’abside nord della basilica e nel corridoio del battistero, ad esempio, i motivi decorativi di carattere geometrico sono inseriti entro riquadri di tre differenti dimensioni e l’uso delle tessere colorate appare estremamente ridotto (Fig. 3). Tra i materiali architettonici rinvenuti negli scavi, sono state recuperate circa due dozzine di frammenti di elementi decorativi, il più antico dei quali, datato alla fine del IV secolo, è un frammento di pilastro con uccello entro girale d’acanto realizzato secondo la tecnica a champlevé28 (Fig. 4). Nel VI secolo la basilica di Sant’Epifanio viene ricostruita: il colonnato delle navate laterali è interamente rimosso e le navate da sette sono ridotte a cinque; il muro occidentale dell’edificio viene rifatto ed è realizzato il synthronon all’interno dell’abside (Fig. 5). Quest’ultimo era dotato di un particolare dispositivo che sembra essere peculiare di Cipro: stretti passaggi in successione tagliati nel muro dell’abside che attraversano il lato orientale della basilica per tutta la sua lunghezza mettendo in collegamento l’abside centrale con quelle laterali. Questi passaggi potrebbero essere il retaggio di un corridoio anulare alle spalle del synthronon29. La basilica fu distrutta durante le incursioni arabe del 648/9 e sostituita più tardi da un piccolo edificio posto ad est, tra l’abside meridionale e il battistero. La basilica dell’apostolo Barnaba La basilica dell’apostolo Barnaba a Salamina, per la quale non disponiamo di dati di scavo, fu costruita sul finire del V secolo su iniziativa del vescovo Anthemios e con il contributo dell’imperatore Zenone all’indomani della scoperta della tomba del santo, che sanciva definitivamente l’autocefalia della chiesa cipriota30. I resti dell’edificio, a tre navate con due absidi sporgenti sul lato orientale, giacciono al di sotto dell’attuale monastero di San Barnaba (Fig. 27 MICHAELIDES 1988, pp. 88-89, p. 116 e p. 124. BOYD 1999, p. 63, fig. 5. 29 MEGAW 1974, pp. 62-64. 30 Salamine de Chypre, X, pp. 18-20; ROUX 1998, p. 235. 28 5 6). La tomba fu deposta nell’abside della navata meridionale in un arcosolio chiuso da un coperchio forato al centro31. Alessandro di Cipro descrive la basilica come ‘una chiesa immensa, straordinaria per la varietà della sua decorazione’ e aggiunge che attorno all’atrio con quattro portici e vasca centrale erano disposti diversi ambienti per accogliere i pellegrini in visita alla tomba dell’apostolo32. La basilica della Campanopetra La basilica della Campanopetra è il primo monumento di Salamina scavato nella sua quasi totalità dalla missione francese dell’Istituto Courby dell’Università di Lione creato nel 1964 da Jean Pouilloux. L’esplorazione, iniziata nel 1965, fu interrotta dalla guerra del 1974. George Roux ha, in seguito, ripreso lo scavo pubblicandolo interamente nel 199833. Costruita su una grande terrazza lunga m 160, delimitata a nord e a sud da due depressioni oggi completamente riempite dai detriti alluvionali, l’edificio si trova all’interno della città antica. La sua posizione sul promontorio dominante il porto permette un’ampia visuale che spazia senza incontrare ostacoli sino al capo di Sant’Andrea. La costruzione della Campanopetra risale alla seconda metà del V secolo d.C., periodo in cui l’isola di Cipro godette di un periodo di grande prosperità. Il complesso, orientato come tutte le basiliche in direzione est-ovest, era costituito da cinque parti distinte (Fig. 7): una corte d’ingresso ad ovest, un atrio, la chiesa, un secondo atrio ad est e quello che è stato identificato come il battistero sul lato settentrionale della basilica. Ad eccezione di quest’ultimo, tutto l’insieme era composto da due grossi rettangoli, l’uno più piccolo, orientale, destinato al culto si aggancia al maggiore, occidentale, destinato ai servizi; nel mezzo, posto quasi a congiungere le due parti, era il nartece. Per la maggior parte della costruzione venne utilizzata pietra locale. Il marmo del Proconneso venne riservato esclusivamente al rivestimento dei muri della chiesa, del baldacchino dell’atrio est e del cosiddetto battistero, realizzato da un’equipe specializzata di marmorai presumibilmente di provenienza costantinopolitana. 31 PAPAGEORGHIOU 1965, pp. 37-38. Laudatio S. Barnabei Apost., IV, 44-46. 33 ROUX 1998. 32 6 La corte ovest A pianta quadrangolare, di m 37,80 x 36, la corte ovest era porticata sui tre lati nord, est e sud. Il muro nord è rasato a livello delle fondazioni sull’intera lunghezza, ma alla sua estremità orientale, a m 3,16 dal muro dell’atrio, resta in parte la soglia di una porta rivestita di gesso, come lo sono tutte le soglie della basilica. Dell’alzato originale il muro ovest della corte conserva in situ qualche blocco all’estremità meridionale, mentre ad ovest della corte resta l’impianto di un edificio monumentale. Tra il muro est di questo edificio e il muro ovest della corte corre un passaggio alle cui estremità nord e sud si trovano due tetrapili costituiti in origine da due pilastri addossati al muro est dell’edificio esterno alla basilica e due pilastri addossati al muro ovest della corte della basilica, dei quali non resta l’alzato. Dei colonnati che circondavano la corte su tre lati non restano che le fondazioni delle colonne: due basi ioniche ancora in situ nel portico sud, i primi filari di due pilastri angolari che congiungevano il portico est con i due portici nord e sud; le colonne e gli alzati sono interamente scomparsi, fatta eccezione per una colonna rinvenuta crollata e ora rialzata. I portici nord e sud, larghi m 4,55, contavano ciascuno nove colonne probabilmente di ordine corinzio, mentre il portico est ne aveva sei. Secondo gli scavatori, se le basi erano in marmo, il fusto delle colonne poteva essere in calcare; è verosimile che esse siano state asportate intatte con i capitelli e reimpiegate in qualche altro edificio, forse a Salamina stessa, come materiale di spolio al momento della fortificazione della città seguita all’invasione persiana34. L’atrio ovest L’atrio ovest forma un quadrilatero delimitato ad est dal nartece della chiesa e sugli altri tre lati da trentatre camere; al centro dell’atrio era la tholos monoptera della phiale. Sul lato ovest dell’atrio si trovano nove camere rettangolari, più grandi di quelle poste sui lati nord e sud. Lungo il muro ovest della sala quattro, dove si trova l’ingresso principale, si conservano in situ due blocchi addossati, mentre sul muro est è ancora in situ la soglia della seconda porta, della quale resta lo stipite nord alto m 2,93 in calcare giallo, chiamato Campanopetra, l’eponimo della basilica. Queste camere sono state 34 ROUX 1998, pp. 30-32. 7 interpretate come ambienti per accogliere i pellegrini, che trovavano ricovero per la notte sulle panchine di legno addossate al muro. La sala sei, contrariamente alle sale quattro e tre, conserva il suo pavimento in gesso cipriota, che reca i segni di diversi interventi di restauro. Questa sala subì un ampliamento con una parte dell’attigua sala sette, probabilmente per l’accresciuto numero di pellegrini. Tale ampliamento risalirebbe alla metà del VI secolo, quando l’alto funzionario di Giustiniano, Giovanni, il cui nome si legge su un frammento marmoreo del pavimento della chiesa, dirige i restauri di diversi monumenti della città, tra i quali anche quelli della Camponopetra35. Le due sale angolari (uno e otto), pressoché simmetriche, non avevano comunicazione diretta con il quadriportico dell’atrio: la uno doveva essere un annesso spazioso della sala due, la otto un annesso della sala sette. Entrambi gli ambienti erano attraversati da canali: quello della sala otto, largo m 0,97 e profondo m 1, correva lungo il muro nord ed è stato messo in relazione con le abluzioni che dovevano svolgersi nella sala otto. La sala uno, invece, nel corso della prima metà del VII secolo subisce un’importante trasformazione: la porta aperta sul lato nord viene murata e rimpiazzata da una nuova porta aperta all’estremità settentrionale del lato est della sala; il livello del pavimento viene soprelevato di una trentina di centimetri con un riporto di terra e pietre mescolate a frammenti di anfore, nel quale sono state rinvenute una quindicina di monete di bronzo, tra le quali quattro di Eraclio (610-641). In questa fase furono costruite lungo il muro sud della sala delle casse in pietra larghe da m 0,45 a m 0,50, profonde m 0,45 e lunghe da m 1,40 a m 1,60. E’ stato ipotizzato che agli inizi del VII secolo la sala uno fosse adibita a cimitero. Il fatto che non siano stati trovati resti umani in queste casse si spiegherebbe con le incursioni arabe del 649-653 che impedirono di portare a termine la costruzione del cimitero. Tuttavia su questa ipotesi permangono perplessità36. Ciascuno dei lati nord e sud dell’atrio è circondato da dodici sale, di cui la diciannove e la ventidue inglobano le absidi del nartece e la venti e ventuno le scale che conducevano ai matronei. L’infilata delle dieci sale del lato nord si presenta come una lunga galleria di m 32,30 internamente divisa in dieci cellule, ognuna con una porta aperta sull’atrio. Il peristilio dell’atrio, di ordine corinzio, era sormontato da gallerie al piano superiore; si contano sei colonne sui lati est e ovest e sette sui lati nord e sud comprese tra le semicolonne addossate ai quattro pilastri angolari. 35 36 ROUX 1998, p. 41. ROUX 1998, p. 43. 8 Sullo stilobate del portico sono ancora in situ le basi dei quattro pilastri angolari in calcare locale e le basi in marmo di sei colonne. La phiale Al centro dell’atrio ovest si elevava la tholos monoptera a pianta ottagonale della phiale con le otto colonne corinzie, che circondavano una base in marmo anch’essa ottagonale. Resta in situ la fondazione della struttura costituita da grossi blocchi allettati con malta: due ottagoni concentrici di blocchi di arenaria locale, il primo più esterno supporto delle colonne del peristilio, il secondo più interno supporto delle pareti della vasca. Il fondo della vasca era originariamente rivestito da uno strato di malta idraulica stesa direttamente sul blocco di fondazione: al centro di essa un foro è collegato tramite un sottile taglio rettilineo ad un secondo foro più grande aperto sul lato esterno della fondazione ovest. Le basi ed i capitelli corinzi delle colonne del peristilio della phiale erano in marmo Proconneso, i fusti in breccia rossa e gialla37. La chiesa La chiesa, di m 51,60 x 28,20, è a tre navate, fiancheggiata a nord e a sud da due catechumena comunicanti con le navate e termina ad est con tre absidi semicircolari che aggettano nell’atrio est. La navata centrale è separata dalle laterali da due file di undici colonne corinzie in marmo comprese tra due semicolonne addossate al muro. Collegate tra loro da archi di calcare rivestiti di lastre di marmo alternativamente bianche e nere, le colonne sostenevano i matronei ugualmente provvisti di un colonnato corinzio. Ciascuna colonna trovava il suo corrispettivo in un finto pilastro addossato ai muri nord e sud della chiesa decorato da capitelli corinzi in marmo che riproducevano i capitelli delle colonne. Dalla descrizione di Eusebio della basilica costantiniana del Santo Sepolcro di Gerusalemme sappiamo che le colonne erano doppiate in forma di pilastri lungo i muri della chiesa, per cui questa caratteristica della Campanopetra potrebbe essere indice dell’ispirazione dell’architetto al modello gerosolimitano38. Lungo m 32,40 il nartece terminava con un’abside sui lati corti nord e sud. Il muro ovest si conserva dall’estremità settentrionale per circa una decina di metri. 37 38 ROUX 1998, pp. 53-57. KRAUTHEIMER 1965, pp. 58-68. 9 Cinque erano le porte di accesso alla chiesa, due aperte sui catechumena e tre sulle navate. Restano in situ due delle tre soglie delle tre navate. Alle tre porte del lato ovest della chiesa si aggiungevano altre tre porte, una lungo il muro sud e due sul muro nord, che avevano la funzione di collegare i catechumena con la chiesa. L’abside centrale ha un synthronon a 4 gradini delimitato da un muro (Fig. 8). Tra questo muro e il muro esterno dell’abside corre un corridoio largo cm 90 e coperto da una volta a botte. Sono stati rinvenuti lacerti del rivestimento in marmi policromi del synthronon e al centro la lastra in marmo bianco dove trovava posto il seggio vescovile. Al tempo dei restauri effettuati per volontà di Giustiniano e Teodora il pavimento delle absidi laterali venne rivestito in opus sectile a vivace policromia (Fig. 9); furono, inoltre, posti dei cancelli che a m 3,50 dalle absidi chiudevano i catechumena. All’estremità ovest del corridoio nord della chiesa sono stati rinvenuti 9 frammenti di un disco di marmo inscritto: l’iscrizione posta in due cerchi concentrici reca il nome del dignitario che diresse il restauro della basilica, Giovanni, tra il 542 e il 543. L’atrio est L’atrio orientale della Campanopetra era costituito da un quadrilatero delimitato ad ovest dalle absidi della chiesa e sugli altri tre lati da portici. Nel mezzo del lato orientale, in posizione avanzata rispetto alla facciata del portico, fu eretto un baldacchino monumentale, forse per accogliere delle reliquie39. Accessibile da entrambi i catechumena e poi, in seguito alla realizzazione di un’abside in quello sud, soltanto da quello settentrionale, l’atrio est conserva alcune delle colonne in marmo del peristilio con le basi e i capitelli. Il baldacchino era chiuso a est da un muro costruito sullo stilobate del portico, mentre sugli altri tre lati (nord, ovest e sud) tre colonne sormontate da capitelli corinzi sorreggevano un doppio arco; delle colonne restano in situ le due basi ottagonali nord e sud. Le due arcate nord-est e sud-est erano sbarrate da balaustre inserite tra le colonne. Sul muro di fondo resta la fondazione di una struttura che verosimilmente doveva forse accogliere il sarcofago con le reliquie40. 39 ROUX 1998, p. 185. Le analogie dell’atrio est della Campanopetra con l’atrio ovest della basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme hanno orientato gli archeologi verso l’ipotesi che nel sarcofago deposto all’interno del baldacchino fossero contenute preziose reliquie (frammenti della Vera Croce?), simbolo dell’autocefalia della chiesa cipriota sancita dall’imperatore Zenone 40 10 Il presunto battistero Sul lato settentrionale della basilica, adiacente l’atrio est, si trova quello che verosimilmente doveva essere il battistero che, con i suoi annessi, forma un complesso unitario lungo m 24,70 e largo m 6,80. La tecnica muraria è la stessa di quella utilizzata per costruire il muro del corridoio settentrionale della basilica e pertanto ad essa coevo. All’interno della sala con abside sul lato orientale, manca la vasca battesimale cruciforme, tipica delle basiliche cipriote, il che ha fatto supporre che essa fosse mobile41. L’intera sala era rivestita con lastre di marmo del Proconneso, di cui restano alcuni frammenti, mentre il pavimento era in opus sectile. Ma l’elemento decorativo più straordinario è costituito dalle sei nicchie, larghe m 1,05 e profonde m 0,45, rivestite internamente da lastre di calcare giallo e disposte lungo i muri nord, sud e lungo il muro ovest ai lati della porta; anche l’abside orientale era dotata di tre piccole nicchie decorative. TREMITHUS La basilica di San Spiridione Alla metà degli anni Sessanta del secolo scorso, al di sotto dell’attuale chiesa di San Spiridione a Tremithus (Tremithûsia) fu rinvenuto il pavimento in mosaico di una basilica paleocristiana (Fig. 10). L’edificio era a tre navate e abside semicircolare più due corridoi con funzione di catechumena; dell’esistenza del nartece non si ha certezza perché la basilica è stata inserita nella successiva chiesa bizantina42. Nella navata centrale il mosaico riporta un’iscrizione con il nome di Spiridione (Sphyridon), santo patrono di Tremithus, che rappresentò la città nel 488; cfr.: A. FROLOW, Le reliquie de la Vraie Croix, 1961. L’importanza e l’altissimo valore simbolico di queste preziose reliquie giustificherebbero lo sfarzo e la monumentalità del complesso basilicale di Salamina. In proposito cfr.: ROUX 1998, p. 245. 41 Anche il battistero della basilica A di Filippi era privo della vasca battesimale fissa. Cfr.: LEMERLE, Philippes, pp. 336-344. 42 BCH 91, 1967, p. 365; PAPAGEORGHIOU 1970, pp. 15-20; MEGAW 1974, p. 61; MEGAW 1976a, p. 12; HADJICHRISTOPHI 1998, pp. 30-31. 11 al Concilio di Nicea nel 325 e che morì nel 343, e dell’autore del mosaico, un certo Karterios43. La rappresentazione di una croce nel mosaico della navata centrale, al di sopra dell’iscrizione, offre un terminus ante quem, dal momento che l’uso di porre la croce sui pavimenti fu abbandonato con l’Editto del 427 (Fig. 11)44. Si conserva anche parzialmente il mosaico del pavimento della navata meridionale con motivi geometrici molti semplici: quadrati in successione, posti alternativamente in asse ortogonale e in diagonale, motivo molto diffuso in età romana45. AMATHUS La basilica dell’acropoli Dal 1975 la missione archeologica dell’École Française d’Athènes lavora ad Amathus, antica città cipriota posta km 10 ad est di Limassol (Lemesos)46. Le prime indagini archeologiche, condotte da Palma di Cesnola sul finire del XIX secolo, riguardarono la zona della necropoli della città47. Situata nel punto più elevato dell’acropoli di Amathus la basilica paleocristiana, di m 25,5 x 25,5, venne costruita a m 87 s.l.m. nell’angolo settentrionale della grande terrazza di m 60 x 46, che ospitava il grande tempio di Afrodite (Fig. 12)48. L’edificio era preceduto ad ovest da un atrio, del quale sopravvivono i portici nord e ovest; una grande cisterna quadrangolare (m 6 x 5,70 x 7,70) è posta al centro dell’atrio in asse con la basilica. Nell’angolo sud-orientale della terrazza erano due grandi vasi in pietra di età classica, di cui uno ancora in situ, la cui funzione in epoca paleocristiana è tuttora ignota. L’atrio, rivestito da lastre di calcare, era dotato sul lato nord di un portico largo m 3,70, di cui restano le fondazioni di due pilastri. A m 25 dalla facciata della basilica il portico nord s’interrompe per far posto ad un muro d’angolo. Le fondazioni di un altro pilastro a ovest sono quanto 43 VAN DER VEN 1953. MICHAELIDES 1988, p. 88. 45 MICHAELIDES 1988, p. 114. 46 Guide d’Amathonte, a c. di P. Aupert, Ecole Française d’Athènes, Sites et Monuments XV, 1996. 47 AUPERT - HELLMANN 1984. 48 AUPERT 1976, p. 909 ss. 44 12 rimane del portico occidentale dell’atrio, mentre le strutture dell’angolo sudoccidentale sono andate distrutte. La basilica, a tre navate precedute da un nartece e da un esonartece, era chiusa a est da absidi poligonali aggettanti dal perimetro. L’ingresso al complesso, largo m 3, si trova sul lato meridionale e in origine doveva essere preceduto da una scalinata o una rampa, della quale si conservano le sostruzioni; esso si apre a circa metà del muro sud, mentre un secondo accesso si trovava all’estremità meridionale dell’esonartece; è probabile che un ulteriore ingresso fosse ad ovest in asse con la basilica e la cisterna ubicata nell’atrio49. La chiesa aveva due ingressi: uno a metà del lato meridionale, al quale si accedeva tramite una rampa di tre gradini, l’altro ad ovest, monumentale, al centro della facciata occidentale dell’esonartece. Quest’ultimo, costituito da un grosso ambiente rettangolare pavimentato di lastre di gesso e calcare, era separato dalla corte dell’atrio mediante due gradini, i quali, dal lato ovest, proseguivano lungo il lato sud della basilica; sul lato orientale dell’esonartece, a cui erano addossati dei banchi in pietra, ben conservati a nord, si aprivano tre ingressi, dei quali si conserva la soglia della porta nord a doppio battente. Il nartece, di m 12 x 4,80, era dotato di banchi lateralmente alle numerose porte, tre sul lato ovest aperte sull’esonartece, tre sul lato est aperte sulle navate della basilica, una sul lato nord che immetteva negli annessi settentrionali e un’altra sul lato sud aperta sull’annesso meridionale. Il pavimento era composto da grandi lastre di gesso ben conservate nella metà settentrionale, disposte alternativamente nel senso della larghezza e dell’altezza. Nell’angolo sud-orientale del nartece una cisterna con imbocco circolare, direttamente scavata nella roccia, veniva alimentata da un canale di raccolta dell’acqua piovana, che provenendo da ovest lambiva l’entrata meridionale del lato occidentale dell’esonartece50. La navata centrale della basilica, di m 12,80 x 6,60, era delimitata a nord e a sud da due stilobati soprelevati di cm 30, sui quali poggiavano otto colonne di marmo del Proconneso, quattro per ciascun lato, a loro volta impiantate su basi di marmo nero. Essendo gli intercolumni variabili tra m 2,35 e m 2,50 gli archeologi hanno ipotizzato che ogni colonnato sostenesse cinque arcate poggianti alle estremità su due pilastri; soltanto la metà inferiore di una colonna e una base di marmo nero sono sopravvissuti alla distruzione. Addossato allo stilobate del colonnato nord, nell’angolo nordorientale della navata centrale, rimane una struttura in pietra di cm 70 x 80, 49 50 PROCOPIOU 1994, p. 687. BCH 110, 1986, pp. 898-899. 13 alta cm 15 e rivestita di marmo, che non trova confronti nelle altre basiliche dell’isola e che presumibilmente era la base dell’ambone51. Il pavimento della navata, in opus sectile, è costituito da sedici pannelli, di cui quindici conservati, disposti su tre fasce di differente larghezza separate tra loro da lastre di calcare e marmo che inquadrano ogni pannello52. Le tessere dell’opus sectile sono di marmo bianco, grigio e nero, calcare giallo, frammenti di terracotta e le associazioni sono tra le più varie: esagoni con losanghe, esagoni a due o tre lati concavi associati a triangoli e semicerchi, esagoni a due lati concavi con losanghe e motivi a mandorla, e ancora quadrati e triangoli, ottagoni e quadrati, ottagoni a quattro lati concavi con dischi e quadrati (Fig. 13)53. Nella zona est della navata centrale, tra il quarto intercolumnio e l’abside, trovava posto il bema, di m 4,20 x 6,70 inclusa la recinzione, soprelevato di cm 30 rispetto al resto della navata occupandone circa un terzo della lunghezza54. I plinti del cancello sono andati persi, rimane solo qualche frammento delle lastre marmoree. La zona del bema era messa in comunicazione con le navate laterali mediante due porte aperte rispettivamente sui lati nord e sud della recinzione. Il pavimento, molto rovinato, era ricoperto originariamente da grandi lastre di marmo del Proconneso. Un’esile colonnina, alta m 1,80, rinvenuta nei pressi del bema ha fatto supporre che l’altare, segnalato da una lastra di breccia circondata da una fascia rossa, fosse sormontato da un ciborio. Le navate laterali della basilica sono identiche, m 12,80 x 2,70, ma la navata nord aveva un banco lungo il muro settentrionale, mentre quella meridionale ne era sprovvista; quest’ultima, inoltre, era pavimentata in opus sectile, parzialmente conservato nella parte orientale. Ognuna delle navate laterali termina con un’abside poligonale sporgente sul lato est, soprelevata di cm 10 rispetto al resto della navata e pavimentata in opus sectile di marmo con ottagoni e quadrati neri. Al centro delle due absidi era posta BCH 115, 1991, p. 765. Raffronti possono essere fatti con l’ottagono di Philippi: E. KOURKOUTIDOU NIKOLAIDOU, XXXI Corso di Cultura sull’Arte Ravennate e Bizantina, Ravenna 1984, figg. 19-20. 52 Simili i rivestimenti in opus sectile della basilica di Aghios Philon, di quella extra muros di Kourion, di quella di Soloi, della basilica A di Amathus e della Campanopetra di Salamina. 53 In proposito: GUIDOBALDI F. - GUIGLIA GUIDOBALDI A., Pavimenti marmorei di Roma dal IV al IX secolo, in Studi di Antichità Cristiana, XXXVI, Roma 1983. 54 Il bema simile a questo si ritrova nelle basiliche di Aghia Trias a Yialousa, di Kourion, nella Chrysopolitissa di Paphos, in quelle di Salamina e nella piccola basilica di Sirmata, mentre nella basilica di Aghios Georghios a Peghia il bema include la parte orientale delle navate laterali. 51 14 una struttura rivestita di lastre di marmo, verosimilmente il sostegno di una tavola per offerte. Poligonale esternamente e semicircolare all’interno l’abside della navata centrale, larga m 4,80, si conserva solo a livello delle fondazioni55. Essa era dotata di un synthronon di quattro gradini rivestito in marmo e provvisto al centro del trono vescovile posto in posizione eminente al vertice dell’emiciclo, il cui pavimento era in opus sectile con quadrati e ottagoni in marmo azzurro e nero; le numerose tessere in pasta vitrea ritrovate confermano la presenza di un mosaico nel catino absidale. Alle spalle del synthronon correva un corridoio anulare, dispositivo che si ritrova in molte altre basiliche cipriote (Fig. 14)56. L’edificio era affiancato da diversi ambienti e annessi, maggiormente disposti lungo il lato settentrionale57. A sud della navata meridionale si apriva una sala rettangolare, di m 12,70 x 3,70, sul cui lato sud si trovava l’ingresso con la scalinata di accesso alla basilica; tale ambiente era fiancheggiato a ovest e ad est da altre due sale di differenti dimensioni, di cui quella ovest, a pianta quadrangolare, in prosecuzione del nartece, era aperta su di esso. Specularmente a questi ambienti, ma sul lato nord della basilica, trovavano posto altri tre annessi, uno, quello occidentale, aperto sul nartece e su un’altra stanza a nord e dotato di banchi lungo i muri est e ovest, gli altri due, a pianta rettangolare, comunicanti tra loro. L’aula occidentale, di m 6,20 x 3,40, era circondata da banchi interrotti, sul lato sud, da una porta aperta sulla navata settentrionale, sul lato est da una seconda apertura che immetteva nell’ambiente orientale e sul lato nord da una terza porta che, mediante tre gradini, conduceva ad una stanza a pianta irregolare posta sul lato settentrionale della basilica. È stato notato che alcuni dei banchi degli annessi appena descritti erano provvisti all’estremità di un piano inclinato a simulare una sorta di cuscino58. L’ambiente orientale, di m 5,90 x 3,40, lungo il lato settentrionale della basilica era, invece, sprovvisto di banchi, ma dotato di un’abside sul lato est, davanti alla quale era un podio soprelevato di cm 23 e profondo m 1,40; il pavimento di questo ambiente era in opus sectile, interamente in Il tipo dell’abside poligonale esternamente e semicircolare all’interno si ritrova in varie basiliche cipriote, sia urbane che rurali, quali ad esempio la basilica vescovile di Amathus, la Chrysopolitissa di Paphos, quella di Aghios Georghios a Peghia, la cattedrale di Kourion e la piccola basilica di Polis. 56 Ad esempio nella basilica di Soloi e nella basilica extra muros di Kourion. 57 La presenza di diversi annessi che fiancheggiano la basilica è una caratteristica tipicamente cipriota; si pensi alle grandi basiliche di Salamina e di Kourion, ma anche alle più piccole di Soloi, Peghia e Yialoussa. 58 BCH 110, 1986, pp. 891-892. Tale dispositivo si ritrova anche nelle basiliche di Kourion e di Soloi. 55 15 marmo, composto da pannelli di ottagoni e quadrati separati tra loro da sette lastre marmoree di reimpiego scolpite secondo la tecnica dello champlevé59. Oltre un centinaio di lastre decorate con questa tecnica sono state rinvenute nella basilica dell’acropoli, riutilizzate a faccia in giù nei pavimenti. Databili alla prima metà del V secolo d.C., queste lastre di marmo provengono dal vicino tempo di Afrodite60. Al centro dell’abside resta l’impronta di una struttura circolare di circa m 1 di diametro, attorno alla quale fu posto un pavimento realizzato con pezzi di reimpiego. La funzione di questo ambiente con podio soprelevato e abside con struttura circolare nel mezzo non è stata chiarita; sembra poco verosimile che si trattasse del battistero data l’esiguità dello spazio disponibile e la mancanza di confronti con altre basiliche; è certo, comunque, che fosse un ambiente cultuale con tavola per le offerte posta nell’abside61. La grande aula irregolare, di m 12,30/13 x 3,2/3,50, posta alle spalle della navata settentrionale, era cinta internamente da banchi, larghi cm 50, interrotti sul lato sud da una porta che immetteva nella sala che precedeva l’aula absidata. Questo ambiente, pavimentato con lastre di gesso e provvisto di un canale per lo scolo dell’acqua, è stato identificato con il refettorio. È verosimile che il muro occidentale di quest’aula non fosse ortogonale agli altri per la vicinanza al dromos di una tomba di età classica. Dal piccolo ambiente quadrangolare posto a nord del nartece una scala di quattro gradini, addossata al muro nord, conduceva alla galleria sopra il nartece stesso, che doveva essere coperta in legno 62; prima del collasso del solaio, questa stanza era usata come magazzino a giudicare dai numerosi cippi funerari romani ammassati al centro. Sul lato nord di questa sala se ne apriva un’altra, priva di banchi, dove è stato rinvenuto parte del canale che attraversava anche il refettorio adiacente63. Quanto allo stato di conservazione dei muri, tanto quelli della basilica, quanto quelli di tutto il complesso religioso posto sulla terrazza dell’acropoli, per la maggior parte, essi sono stati rasati sino a livello delle fondazioni, particolarmente nella metà meridionale, mentre il settore meglio conservato è quello che occupa il punto più elevato del colle, quello che ospita la basilica. I pochi resti rinvenuti non consentono, tuttavia, di ricostruire gli alzati dell’edificio. È stato comunque accertato che nel 59 BCH 110, 1986, pp. 894-895. BOYD 1999, pp. 56-57. 61 PRALONG 1994, pp. 430-432. 62 BCH 113, 1989, p. 862. 63 BCH 111, 1987, p. 749; BCH 113, 1989, p. 862. 60 16 realizzare il complesso religioso i costruttori utilizzarono materiali di spoglio del tempio di Afrodite; sono stati individuati, infatti, i blocchi di riutilizzo nelle fondazioni dello stilobate della navata centrale e in quelle dell’atrio64. I pavimenti presentano cinque tipologie di rivestimento: pietre poligonali di calcare, piccoli blocchi di arenaria negli annessi, gesso cipriota nella navata nord, nel nartece, nell’esonartece e nel portico settentrionale, lastre di marmo del Proconneso nel bema e opus sectile nelle navate centrale e meridionale e nelle absidi del lato orientale della basilica65. Insieme ai numerosi frammenti marmorei scolpiti a champlevé, sono stati rinvenuti diversi elementi architettonici: una semicolonna in marmo del Proconneso, una base in marmo nero trovata in situ presso lo stilobate nord, tre frammenti di colonnette e una colonnina di ciborio, un capitello in marmo e due piccoli capitelli in calcare del tipo teodosiano con foglie d’acanto finemente dentellate. Nella navata settentrionale sono stati recuperati anche frammenti di intonaco bianco con tracce di colore. Restano, inoltre, frammenti della decorazione murale in marmo che rivestiva il synthronon. Tra i pezzi marmorei lavorati a champlevé è degna di nota una lastra rinvenuta in fondo alla cisterna, ricostruita da oltre venti frammenti, ubicata in origine lateralmente alla porta della navata centrale della basilica. Si tratta di una lastra rettangolare, della quale si conserva un quarto (m 2,30 x 0,90 x 0,05), originariamente decorata da un motivo a losanga con cerchio centrale, campiture floreali entro motivo a onda corrente (Fig. 15)66. Essa trova confronti con alcuni materiali simili della basilica di Kourion, il che ha suggerito una provenienza e una cronologia comune circoscrivibile nella prima metà del V secolo d.C.67. I reperti ceramici rinvenuti, che non oltrepassano l’VIII secolo d.C., testimoniano del graduale, ma definitivo abbandono del complesso religioso iniziato nel secolo precedente. La basilica portuale 64 PRALONG 1994, pp. 411-455. BCH 115, 1991, pp. 759-766. 66 BCH 118, 1994, pp. 485-490. 67 PRALONG 1994, p. 449. 65 17 Scavata agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso dal Dipartimento delle Antichità di Cipro, la basilica portuale di Amathus è ubicata a ridosso del porto della città antica68. Si tratta di un edificio a tre navate, di m 25 x 15, con nartece ad ovest e tre absidi sul lato orientale, semicircolari internamente e poligonali all’esterno (Fig. 16). La navata centrale era separata da quelle laterali da due file di sette colonne in marmo proconnesio, sormontate da capitelli corinzi e poggianti su basi di calcare, alte cm 80, sei delle quali ancora in situ. Il nartece ad ovest era preceduto da un atrio a quattro portici, due dei quali, quello orientale e quello settentrionale, scavati parzialmente. Lateralmente alle navate trovavano posto due corridoi con probabile funzione di catechumena, di cui quello meridionale provvisto di abside sul lato orientale. Buona parte delle strutture meridionali della basilica sono state erose dal mare. Il rivestimento pavimentale del nartece e delle navate era in opus sectile; nei catechumena era, invece, in blocchi di pietra locale. Durante gli scavi sono state rinvenute alcune lastre del parapetto del bema e le colonnette di sostegno, l’altare, alcuni chiodi e grappe di bronzo e alcune monete pure in bronzo. Una moneta della prima metà del V secolo d.C., rinvenuta nelle fondazioni del pavimento del bema, ha fornito un terminus post quem per la costruzione della basilica. La distruzione dell’edificio, causata da un incendio seguito alle incursioni arabe, è stata datata da alcune monete di Costanzo II (655-656)69. Lo scavo ha accertato, inoltre, la rioccupazione del sito intorno al 670 d.C., durante il regno di Costantino IV, quando i materiali di spoglio del presbiterio furono trasportati nei catechumena, trasformati in magazzini, e fu chiuso il passaggio tra questi e la navata settentrionale, mentre il nartece venne adibito a magazzino. Sono stati recuperati un gran numero di elementi architettonici, ortostati in marmo, frammenti ceramici e vitrei, lacerti di mosaici, sia murali che pavimentali; varie monete70. Alcuni sondaggi effettuati nel 1997 hanno messo in luce gli annessi nord della basilica e quattro ambienti posti lungo il portico settentrionale del peristilio dell’atrio. I dati di scavo hanno confermato, inoltre, una riutilizzazione di questi ambienti alla fine del VII secolo d.C.; tra i pezzi marmorei rinvenuti, un coperchio di reliquiario a forma di sarcofago proveniente dall’altare, depositato in uno degli annessi nord dopo la distruzione della basilica71. 68 BCH BCH 70 BCH 71 BCH 69 118, 119, 120, 122, 1994, 1995, 1996, 1998, p. 688. pp. 834-835. p. 1069. p. 672. 18 KOURION La basilica episcopale Affacciata sulla baia di Episkopi, la città di Kourion sorgeva in posizione dominante sulla falesia che guarda il mare. La grande basilica episcopale era a tre navate di m 35.90 x 23 (Fig. 17)72. Ad ovest, l’atrio quadrangolare aveva al centro una vasca esagonale con sei nicchie alle pareti come nella basilica di Soloi73. All’estremità occidentale della basilica era il nartece che, correndo per tutta la larghezza dell’edificio (m 35), si apriva sulle tre navate e sui catechumena. Le due navate laterali erano divise dalla centrale da due file di 12 colonne, una delle quali, in granito grigio egiziano, è stata rinvenuta crollata e rialzata74. La navata centrale della basilica era chiusa ad est da una grande abside, semicircolare all’interno e pentagonale esternamente75, fiancheggiata da due sale rettangolari sporgenti verso est, i pastophoria, aperti su due piccoli ambienti pavimentati (Fig. 18); tra i due pastophoria, alle spalle dell’abside, era un’aula rettangolare chiusa da un muro rettilineo, confrontabile con coeve strutture di alcune chiese siriane e vicinorientali76. Originariamente il pavimento dell’abside era ad un livello più basso di quello del presbiterio e dell’ambone soprelevati, che occupavano quattro campate nel settore orientale della navata centrale77. A nord della basilica si trovavano il diakonikon e alcuni ambienti relativi ad un complesso, cui si doveva accedere dal nartece e che va riconosciuto come il palazzo del vescovo. Sul lato settentrionale della basilica era ubicato il battistero, che costituisce un’eccezione tra tutti i battisteri ciprioti: era, infatti, inserito in un complesso a pianta basilicale con tre navate, un nartece, un atrio a quattro portici con una fontana al centro (Fig. 19). La vasca battesimale 72 MEGAW 1976b, pp. 345-371; ID. 1979, pp. 358-365; ID. 1993, pp. 60-62; ID. 2007. BCH 101, 1977, pp. 775-776. 74 Gli intercolumni non sono uguali, per cui Megaw ha ipotizzato che al di sopra delle colonne non vi fossero archi, bensì architravi lignei. Cfr.: A.H.S. MEGAW, Archaeology in Cyprus, in Archaeological Reports suppl. of Journal of Hellenic Studies, 75, p. 34. 75 Come la Chrysopolitissa di Paphos. 76 La basilica di Side e quella di Antalya, la chiesa di Santa Tecla a Meriamlik e la chiesa ‘fuori le mura’ di Korykos. In proposito cfr.: D ELVOYE 1976, p. 14; PAPAGEORGHIOU 1985, p. 308. 77 Come nella basilica A di Aghios Georghios a Peghia e quella di Aghia Trias a Yialousa. 73 19 cruciforme, posta nella parte meridionale del battistero, era stata ricavata in un piccolo recesso semicircolare. Del pavimento della basilica sopravvivono solo alcuni lacerti di mosaici del V secolo: come negli intercolumni del colonnato nord, dove sono raffigurati vasi tra uccelli affrontati, o come quelli rinvenuti al margine orientale della navata settentrionale, caratterizzati da cerchi che intersecano altri cerchi e con fasce annodate lungo il bordo (Fig. 20)78. La perdita considerevole di buona parte delle strutture murarie della basilica è stata in parte compensata dal ritrovamento di 500 frammenti marmorei decorati secondo la tecnica dello champlevé, datati al secondo quarto del V secolo79. Oltre un fregio orizzontale caratterizzato da vari disegni, inclusa una fascia di cerchi e foglie d’acanto a girali 80, sono stati recuperati numerosi frammenti relativi ad un’elaborata scena di animali e uccelli fra tralci di vite di 4 metri di larghezza, la maggior parte dei quali provenienti dal limite occidentale della navata settentrionale (Fig. 21)81. Buona parte dei frammenti marmorei a champlevé della basilica furono reimpiegati nel pavimento della cappella di Sarayia nel vicino villaggio di Episkopi. Se della decorazione musiva originale della basilica non restano che pochi lacerti, rimane invece gran parte della pavimentazione in opus sectile del VI secolo, particolarmente nella navata settentrionale82. La basilica extra muros Scavando il sito del santuario di Demetra e Kore, a est dello stadio dell’antica città di Kourion, il Dipartimento delle Antichità di Cipro, sotto la direzione di A. Christodoulou, rinvenne nel 1971 i resti di una basilica paleocristiana83. Si tratta di un edificio, di m 16,34 x 10,80, a tre navate con tre absidi sporgenti sul lato orientale, di cui quella maggiore provvista di synthronon. La basilica era dotata di nartece e di atrio sul lato ovest, quest’ultimo con portici sui quattro lati, dei quali restano in situ alcune basi di colonne; aveva due ingressi, uno a nord, l’altro a sud ed era pavimentato 78 MEGAW 1974, pp. 58-88, fig. 1. BOYD 1999, pp. 49-70. 80 MEGAW 1974, pp. 58-88, fig. 2. 81 MEGAW 1974, pp. 58-88, fig. E. 82 MICHAELIDES 1993, p. 72, fig. 10. 83 BCH 96, 1972, p. 1083. 79 20 interamente da lastre di calcare; al centro dell’atrio era una cisterna rettangolare per la raccolta dell’acqua piovana (Fig. 22)84. Il pavimento della navata centrale era coperto da lastre di marmo, mentre quello delle navate laterali era in calcare; anche la parte inferiore dei muri delle navate era rivestita da lastre marmoree. Le navate laterali erano affiancate da due catechumena, di cui quello settentrionale separava la basilica da un’altra costruzione provvista di abside, probabilmente il battistero, il cui pavimento era rivestito con lastre di marmo ancora in situ sul lato sud e sul lato ovest, mentre quello del nartece è andato perso, ad eccezione di qualche blocco di marmo, che è tuttora in opera sui lati sud e ovest85. Durante gli scavi furono ritrovati lacerti dei mosaici che ornavano il catino dell’abside centrale e di quella meridionale. All’interno della navata centrale, insieme a numerosi frammenti di elementi architettonici, furono rinvenute colonne tortili monolitiche in granito, colonne di marmo, un capitello corinzio, frammenti delle lastre del cancello del bema in calcare, reperti ceramici e alcune monete. La maggior parte dei materiali lapidei provengono dal vicino stadio e da altri edifici della città classica di Kourion, come le due lastre con ninfa, Amymmon e Poseidon, riutilizzate rovesciate nel pavimento della basilica86. PAPHOS Il primo vescovo attestato dalle fonti a Paphos, capitale dell’isola sino alla metà del IV secolo, è Cirillo, che prese parte al Concilio di Nicea del 32587. Stando alla testimonianza di San Girolamo, intorno al 330, giunse nella città cipriota Sant’Ilarione; nativo della Palestina, questi morì a Paphos dove aveva vissuto da asceta e dove ebbe grande fama88. In seguito, il sisma che colpì l’isola alla fine del IV secolo distrusse la città incluso il santuario di Afrodite a Palaepaphos segnando il definitivo declino del culto pagano (Fig. 23). 84 BCH 98, 1974, BCH 97, 1973, 86 BCH 99, 1975, 87 HACKETT 1901, 88 Hieronymi Vita 85 p. 894. pp. 687-688. pp. 843-844. pp. 323-324. Hilarionis, in Vite dei Santi, a cura di Ch. Mohrmann, Vicenza 1983. 21 La basilica della Chrysopolitissa Conosciamo malamente l’articolazione della basilica della Chrysopolitissa edificata alla fine del IV secolo nella parte orientale della città di Kato Paphos89. La basilica, i cui alzati sono quasi completamente crollati e che originariamente doveva avere sette navate come la basilica di Sant’Epifanio di Salamina, presenta dimensioni eccezionali (m 53-48 x m 37-37) e pianta irregolare di forma trapezoidale (Fig. 24)90. Preceduto ad ovest da un atrio quadrangolare e dal nartece, che proseguiva oltre il muro sud della basilica, l’edificio terminava ad est con tre absidi poligonali, di cui quella centrale di dimensioni maggiori. Elemento eccezionale, che differenzia la Chrysopolitissa da quasi tutte le altre basiliche cipriote, è la presenza nella navata centrale di un’altra abside, posta 12 metri ad ovest dell’abside esterna (Fig. 25). Questa seconda abside, parzialmente cancellata dall’edificio dell’attuale Aghia Kyriakì, è presente anche nella piccola basilica di Toumballos a Kato Paphos, oltre che nella basilica di San Giovanni ad Efeso e nella basilica di Emmaus in Palestina91. Il settore orientale della navata centrale, quello tra le due absidi, è separato dalle navate laterali da quattro colonne di granito, due per ciascun lato, alte m 7,15 e dal diametro di m 0,95 (Fig. 26); le basi su cui posano le colonne, così come anche i capitelli, sono in marmo. Si tratta di elementi architettonici provenienti da edifici romani della città e reimpiegati nella basilica92. Il resto della navata centrale, ad ovest dell’abside interna, è separato dalle navate laterali da colonne di dimensioni inferiori alle quattro colonne di granito. In base a questa differenza, è stato ipotizzato che la 89 ARDA 1973, 29; 1974, 30-31; 1975, 34 ss; 1976, 46 ss; 1977, 40-41; 1978, 42-43; 1979, 39; 1980, 40; 1981, 38-39; 1982, 40; 1983, 45-46; 1984, 48; 1985, 46-47; 1986, 48-49; BCH 96, 1972, 1081-1082; 97, 1973, 679-680; 98, 1974, 895; 99, 1975, 844; 100, 1976, 899-900; 101, 1977, 776 ss; 102, 1978, 936; 103, 1979, 722; 104, 1980, 801; 105, 1981, 1007; 106, 1982, 737; 107, 1983, 945; 108, 1984, 859-860; 109, 1985, 957 ss; 110, 1986, 862; Arch. 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In base ai mosaici rinvenuti è possibile riconoscere due fasi della basilica, una di IV, l’altra di VI secolo. L’edificio conserva quel che resta dei primi mosaici cristiani con soggetti figurativi esistenti a Cipro e risalenti al IV secolo. Il mosaico della navata centrale reca tre grandi pannelli: nel primo pannello è visibile la figura di un cervo che beve ad una fonte, al di sotto del quale resta, mutila, un’iscrizione con il primo verso del Salmo 42: ‘Come il cervo desidera bere l’acqua della fonte, così la mia anima desidera te, mio Dio’94. Nel secondo pannello si vedono grappoli d’uva e la testa di un ariete. Un’iscrizione informa che il mosaico fu realizzato per volontà di un certo Esichio ed è accompagnato dal primo verso del capitolo XV del Vangelo di Giovanni: ‘Io sono la vera vita’95. Esiste, inoltre, un terzo pannello decorato con un grande cratere e l’iscrizione: ‘La Sapienza tiene pronto il suo vino’, dal IX capitolo del Libro dei Proverbi (Fig. 27)96. Durante gli scavi sono stati recuperati cinque frammenti di bassorilievi decorati a champlevé databili al IV secolo97. Nel corso di rifacimenti condotti nel VI secolo, al tempo del vescovo Sergio, ricordato su uno dei mosaici della basilica, le navate furono ridotte a cinque e l’abside interna della Chrysopolitissa venne rasata al suolo e sostituita da un’altra costituita da undici colonne poste a semicerchio 5 metri ad est dell’abside interna distrutta. Nello stesso periodo il pavimento della navata centrale ad est dell’abside eliminata fu soprelevato di 50 centimetri e rivestito con un nuovo mosaico. Non sono stati rintracciati finora elementi che spieghino la funzione delle due absidi della navata centrale98. 93 PAPAGEORGHIOU 1985, p. 307. Tra gli esempi più emblematici di una diversa copertura si ricordano la basilica di Trevi e l’ottagono della basilica di Betlemme. In proposito: KRAUTHEIMER 1965, pp. 60-62, fig. 23 (Trevi), p.38, fig. 15 (Betlemme). 94 Sicut cervus desiderat ad fontis aquam, ita anima mea ad te, Deus. 95 Ego sum vitis vera. Cfr.: MICHAELIDES 1988, p. 93. 96 La sapienza tiene pronto il suo vino. Cfr.: MICHAELIDES 2001, pp. 200-201. 97 Non tutti i frammenti sono stati pubblicati. Cfr.: BOYD 1999, p. 53, figg. 17, 18, 26, 28. Si tratterebbe degli unici frammenti ciprioti a champlevé risalenti al IV secolo, oltre quello di Sant’Epifanio a Salamina con acanto e uccello. 98 PAPAGEORGHIOU 1985, p. 307. 23 Agli inizi del VI secolo risale la decorazione musiva dell’atrio, che vede l’alternanza di elementi tratti dal mondo animale, quali il pesce e il vitello, con complessi intrecci di motivi geometrici. Nella ricostruzione del VI secolo, parte dei mosaici della navata centrale vennero coperti da un pavimento in opus sectile99, mentre quelli delle navate laterali furono parzialmente coperti con il più semplice tessellato100. La basilica della Limeniotissa a Kato Paphos Dedicata alla Vergine ed eretta accanto al porto di Kato Paphos, la basilica della Limeniotissa fu costruita tra la fine del IV e l’inizio del V secolo d.C. e distrutta durante l’attacco di Abu’l Awar del 653 d.C. (Fig. 28). In una prima fase l’edificio era a tre corte navate, di cui le laterali molto strette, con un’abside semicircolare sul lato orientale; in una seconda fase vennero realizzati l’atrio, l’esonartece e il nartece ad ovest e le navate furono allungate ed allargate, mentre l’abside era poligonale all’esterno; le navate laterali, inoltre, furono affiancate dai catechumena101. Le colonne delle navate erano sormontate da capitelli corinzi. Del pavimento in mosaici policromi con disegni geometrici non si conservano che pochi lacerti. Una serie di iscrizioni in lingua araba conferma che l’edificio divenne sede della guarnigione araba dopo la metà del VII secolo102. 99 MICHAELIDES 1993, p. 74, fig. 36. Per i confronti: GUIDOBALDI F. - GUIGLIA GUIDOBALDI G., Pavimenti Marmorei di Roma dal IV al IX secolo, Roma 1983, pp. 262348. 100 PAPAGEORGHIOU 1985, p. 307; MICHAELIDES 2001, p. 201. 101 Arch. Rep. 1961-2, p. 45; 1968-9, pp. 53-54; ARDA 1959, p. 18; 1967, p. 18 ; 1968, pp. 17-18; 1969, p.10 ; 1971, p. 12 ; 1972, p. 14 ; AJA 72, 1968, p. 376; 74, 1970, p. 75; BCH 84, 1960, p. 292; 92, 1968, pp. 351-352; 93, 1969, p. 564; BZ 54, 1961, p. 471; 61, 1968, p. 443; 63, 1970, p. 432; D ELVOYE 1976, p. 9 ; MICHAELIDES 1988, p. 89; PAPAGEORGHIOU 1985, fig. 7; PELEKANIDES S. - ATZAKA P.I., Corpus Mosaicorum Christianorum Vetustiorum Pavimentorum Graecorum. I. Graecia Insularis, Athenés 1974, pp. 145-146, tav. 131. 102 MICHAELIDES 2001, p. 202. 24 CONCLUSIONI Da questa breve disamina emergono alcuni elementi caratteristici dell’architettura di età paleocristiana a Cipro. Analizzando la disposizione topografica di questi edifici è emersa una forte concentrazione nei grandi centri sulle coste dell’isola, dove le città continuarono fiorenti in età paleocristiana, mentre minore è il numero delle basiliche costruite nelle aree interne dell’isola, sempre di dimensioni minori. Due delle grandi basiliche cipriote dovevano essere originariamente a sette navate. Si tratta dei più antichi edifici di culto cristiani dell’isola, risalenti al IV secolo: la basilica di Sant’Epifanio a Salamina e quella della Chrysopolitissa a Paphos. Esse rappresentano esempi tra i più imponenti dell’architettura paleocristiana realizzati secondo il modello costantiniano di San Pietro a Roma103; gli altri edifici sono tutti a tre navate. Non è stato finora rinvenuto nessun edificio a pianta centrale. La maggior parte delle basiliche studiate era dotata ad ovest di un atrio a quattro portici che precedeva il nartece. Peculiare è la presenza di una struttura circolare porticata contenente una vasca per acqua, collocata, in genere, al centro dell’atrio. In tre casi il nartece era preceduto da un esonartece, nelle due basiliche di Amathus e nella Limeniotissa di Paphos. Tanto nella basilica della Campanopetra quanto in quella di Sant’Epifanio a Salamina le estremità nord e sud del nartece erano chiuse da una piccola abside. L’elemento architettonico che mostra maggiore varietà è il capocroce ad est, sia per la diversità della forma delle absidi, che per la loro varietà. Se, infatti, le chiese rurali avevano una sola abside, generalmente semicircolare, la maggior parte delle basiliche erano dotate di tre absidi, generalmente semicircolari, ma non di rado poligonali all’esterno come a Costantinopoli. Un altro elemento che sembra essere peculiare delle basiliche del nord di Cipro, e che qui è presente nella basilica di Sant’Epifanio a Salamina, è costituito da uno stretto passaggio che taglia gli emicicli delle absidi e che metteva in collegamento l’abside centrale con quelle laterali. Altro elemento caratteristico è costituito dalla presenza di due stretti e lunghi corridoi sui lati nord e sud della chiesa, i catechumena, che fanno assumere alla planimetria dell’edificio una forma a cinque o sette navate, come, ad esempio, abbiamo visto a Sant’Epifanio e alla Campanopetra di Salamina e nella basilica vescovile di Kourion. 103 KRAUTHEIMER 1965. 25 Alcune delle basiliche cipriote conservano l’impianto del battistero. Si tratta di una struttura dall’articolazione complessa con aula, spesso absidata e dotata di vasca battesimale cruciforme, e altri ambienti più piccoli. Tutto il complesso si trova solitamente al di fuori della basilica: ad est nella basilica di Sant’Epifanio, a nord nel caso della basilica vescovile di Kourion, eccezionalmente ad ovest; nella basilica dell’acropoli di Amathus il battistero affianca, invece, la navata settentrionale ed è parallelo ad essa. Nella maggior parte delle basiliche cipriote esaminate è presente il bema, che è collocato nel settore orientale della navata centrale, come nella basilica vescovile di Kourion, nella Chrysopolitissa di Paphos, in quelle di Salamina e nella basilica dell’acropoli di Amathus; esso pone tali edifici tra le manifestazioni più magniloquenti dell’architettura di età paleocristiana. Eccezionale è la presenza di un grande atrio che si estende ad est dell’abside della basilica della Campanopetra di Salamina, atrio che si conclude con una fastosa architettura cui si accede da una grande scalinata che doveva avere un ruolo particolare, peraltro incerto, nell’ambito del culto. Abbiamo, inoltre, potuto constatare, nella maggior parte delle basiliche studiate, il reimpiego di materiali di età classica: nella basilica della Campanopetra a Salamina i frammenti dei fusti delle colonne della phiale dell’atrio, in breccia rossa e gialla, provengono da edifici della città classica; le lastre marmoree, decorate a champlevé e datate alla prima metà del V secolo d.C., rinvenute nei pavimenti della basilica dell’acropoli di Amathus, sono state prelevate dal tempio di Afrodite, sul quale la basilica si imposta, e così pure i blocchi lapidei reimpiegati nelle fondazioni dello stilobate della navata centrale e in quelle dell’atrio; a Kourion, nella basilica extra muros, molti dei materiali architettonici provengono dallo stadio e da altri edifici della città classica; le quattro colonne di granito della navata centrale della basilica della Chrysopolitissa di Paphos, nonché quelle delle navate laterali, sono di reimpiego. Frammenti di lastre decorate a champlevé, datate tra la fine del IV e la prima metà del V secolo d.C., provengono non solo dalla basilica dell’acropoli di Amathus, ma anche da Sant’Epifanio di Salamina, dalla basilica episcopale di Kourion e dalla Chrysopolitissa di Paphos. In conclusione, possiamo affermare che, pur in assenza di rinvenimenti archeologici coevi agli anni in cui Paolo fu a Cipro a predicare la parola di Cristo, la presenza dei grandiosi complessi religiosi di Sant’Epifanio e della Campanopetra a Salamina, della basilica dell’acropoli di Amathus, della basilica vescovile di Kourion, della Chrysopolitissa a Paphos, attesti l’importanza assunta a Cipro dal Cristianesimo sin dal IV secolo, nonché l’influenza esercitata sugli architetti e sulle maestranze locali dall’arte 26 costantinopolitana ed efesina e i continui contatti commerciali con la Propontide per l’approvvigionamento del prezioso marmo del Proconneso. Gli altri edifici esaminati in questa sede, la basilica dedicata all’Apostolo e compagno di viaggio, Barnaba, a Salamina, la basilica di San Spiridione a Tremithus, per le quali peraltro disponiamo di pochi elementi di discussione essendo state inglobate nei successivi edifici di culto, la basilica portuale di Amathus, quella extra muros di Kourion e la basilica della Vergine del porto a Paphos si inseriscono in quel vasto e articolato disegno di cristianizzazione avviato da Paolo e Barnaba che, tra la fine del IV secolo e la prima metà del VII secolo, vide erigere su tutta l’isola decine di basiliche e martyria. 27 Abbreviazioni AJA = American Journal of Archaeology. Arch.Rep. = Archaeological Reports. ARDA = Annual Report of the Department of Antiquities of Cyprus. BCH = Bulletin de Correspondance Hellènique. DOP = Dumbarton Oaks Papers. RAC = Rivista di Archeologia Cristiana. RDAC = Report of the Department of Antiquities of Cyprus. Bibliografia AUPERT 1976 = P. 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