Epatite C: sintomi e trattamento
L’epatite C è una patologia provocata da un virus (VHC) che attacca a livello del fegato. La trasmissione
del VHC avviene per via ematica e per utilizzo di materiale contaminato, per questo motivo i
tossicodipendenti sono più esposti a rischio epatite C.
1. Definizione
2. Cause
3. Sintomi
4. Diagnosi
5. Complicazioni
6. Trattamento
7. Prevenzione
Definizione
L’epatite C è una malattia infettiva del fegato che si trasmette per via ematica, sessuale o perinatale. Tale
infezione è caratterizzata dall’infezione del fegato che può evolvere in apatite cronica, cirrosi o cancro.
Questa può essere di breve durata o cronica. Nel 30% dei casi può verificarsi una guarigione spontanea.
Cause
La trasmissione del virus avviene per via ematica, tramite trasfusione di sangue fino al 1991 (al giorno
d’oggi il rischio è praticamente inesistente), per via intravenosa nel cado di consumo di droga (come
l’eroina) o per inazione. Più raramente avviane per trasmissione madre-figlio al momento del parto o
attraverso l’utilizzo di materiale mal-sterilizzato al momento di un tatuaggio o un piercing.
Sintomi
Il paziente può non presentare alcun sintomo al momento della contaminazione. L’infezione può comunque
manifestarsi attraverso una fase iniziale di stanchezza, febbre, dolori articolari e muscolari diffusi, mal di
testa e cattiva digestione (dolori addominali, nausea). A questa segue la fase itterica, in cui l’incarnato
diventa giallo, si presentano pruriti, urine scure e feci chiare. Altre forme meno tipiche possono
presentarsi. Dopo l’infezione, in media tre persone su dieci guariscono e sette su dieci sviluppano
un’infezione cronica. Quest’ultima può essere priva di sintomi, ma individuato grazie a segni clinici quali
cirrosi o carcinoma epatocellulare.
Diagnosi
La diagnosi si effettua tramite esame sierologico, che permette la messa in evidenza di presenza di
anticorpi anti-VHC, e l’impiego del Test Elisa per individuare la presenza di anticorpi anti-VHC, prodotti
conto il virus, e reperibili in meno di un mese nel 95 % dei casi. Uno screening del VHC dev’essere
effettuato tre mese dopo l’ultimo prelievo. Un test positivo significa che la persona è stata a contatto con il
VHC, ma non permette risapere se il virus è stato eliminato o no dall’organismo. In caso di risultato positivo
o indeterminato, è indispensabile effettuare un dosaggio de la carica virale plasmatica del VHC che indichi
se l’RNA del VHC è rilevato o meno, e se dunque il virus è ancora presente nell’organismo. È da tener
presente che ogni qual volta viene identificata un’infezione da VHC bisogna indagare sulla possibile
presenza dell’HIV, virus dell’AIDS.
Complicazioni
Nell’80 % dei casi, in assenza di trattamento, l’epatite C evolve verso la cronicità. Con il tempo l’epatite
cronica provoca, nel 20 % dei casi una cirrosi, che può aggravarsi e diventare cancro del fegato (dall’1 al 4
% dei casi).
Trattamento
In caso dell’identificazione di epatite virale C acuta, l’utilizzo di un trattamento antivirale permette, di norma,
l’evoluzione della malattia verso la cronicità. Tale trattamento prevede l’interferone alfa tre volte a
settimana per diversi mesi. In caso di epatite C cronica, il trattamento riposa su una vaccinazione iniziale
contro l’epatite B, l’arresto di consumo di alcol e tabacco. In funzione di numerosi fattori presi in conto dallo
specialista, l’associazione di interferone ali e di un antivirale, la rivabirina è il trattamento di referenza.
Prevenzione
Per proteggersi dall’epatite C è importante utilizzare siringhe sterili sia a livello medico sia in altri ambienti,
riducendo così il rischio di trasmissione. La trasfusione di sangue è effettuata in condizioni sanitarie sicure
per evitare il propagarsi di simili infezioni.
FOTO:© Sherry Yates Young/123RF
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