RICERCHE•FRUTTICOLTURA È importante conoscere la fisiologia della pianta POTATURA del MELO: possibili evoluzioni Un esperto francese ha tenuto all’Istituto Agrario di S. Michele un corso teorico-pratico su un nuovo metodo di potatura del melo che può migliorare la qualità delle mele. I tecnici del servizio di assistenza si ripromettono di verificare la sua applicabilità nei frutteti del Trentino. G. Vittone Piemonte Asprofrut (Cuneo) N ei giorni 2-3-4 dicembre 2002 il Centro di Assistenza Tecnica dell’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige ha organizzato un Seminario sulla potatura del melo, condotto da Jean Marie Lespinasse, noto ricercatore francese dell’INRA (Istituto Nazionale di Ricerche Agronomiche). A questo importante appuntamento hanno partecipato, oltre ai tecnici dell’Istituto (Centro Assistenza Tecnica e Centro Sperimentale), anche alcuni colleghi del Beratungsring, della Stazione Sperimentale di Laimburg, dell’Istituto Agricolo Regionale di Aosta, dell’Università di Torino, dell’Asprofrut e di altre O.P. del Cuneese. T. Pantezzi Centro Assistenza Tecnica - Istituto Agrario di S. Michele all’Adige (Trento) Dopo la prima giornata dedicata all’illustrazione teorica della fisiologia delle diverse tipologie di piante che corrispondono alle varietà di melo coltivate nelle nostre realtà e alla presentazione dei primi risultati delle iniziali esperienze condotte in Trentino, Piemonte e Val d’Aosta, si è passati nelle due giornate successive alla illustrazione pratica, in campagna, delle basi della potatura lunga. L’interesse dei partecipanti si è soprattutto focalizzato sui principi del nuovo metodo di potatura definito “Taille Longue avec Extinction”, ovvero potatura lunga del melo con diradamento delle lamburde. Jean Marie Lespinasse mentre illustra ai partecipanti l’esecuzione della potatura. TERRA TRENTINA M. Diemoz Institute Agricole Régional della Valle d’Aosta 21 RICERCHE•FRUTTICOLTURA una gemma scadente fa fatica anche a portarne uno; buona distribuzione delle branche: bisogna evitare ombreggiamenti e concorrenza tra i rami per la luce; equilibrata carica di frutti: ogni pianta deve portare una carica di frutti proporzionata alle sue effettive capacità produttive. La realizzazione di questi princìpi di base incontra sicuramente l’approvazione di ogni tecnico e frutticoltore, tuttavia la novità è rappresentata dalle particolari soluzioni tecniche proposte da Jean Marie Lespinasse per raggiungere con pieno successo questi stessi obiettivi. illuminazione del frutto: viene proposto di creare un “camino centrale”, lungo l’asse della pianta allevata a spindel, completamente privo di vegetazione per sfruttare al meglio la luce e permetterne la penetrazione anche nelle zone più interne della pianta. Questa via di penetrazione della luce è realizzata sopprimendo su ogni branca le ramificazioni laterali e le gemme dei primi 15-30 cm dal punto di inserzione sul tronco; la larghezza del camino centrale varia a seconda della vigoria e del sesto di impianto, ed aumenta proporzionalmente a questi due aspetti. qualità delle gemme a frutto: è importante conservare i brindilli coronati, su cui si realizza la maggior parte della produzione; questi vengono selezionati manualmente, conservando solo quelli con le gemme migliori e non troppo lunghi, in modo che non si originino fioriture laterali deboli su legno di un anno, in quanto, soprattutto in collina, questi possono allegare dando però origine a frutti di qualità scarsa. Nel caso in cui ci siano fioriture laterali, è possibile selezionarle per poter avere un eventuale • • TERRA TRENTINA Spiegazioni durante l’aggiornamento sulla potatura. 22 Si sono anche visitate alcune delle prime esperienze dimostrative di applicazione dei concetti dell’extinction messe in pratica su parcelle dimostrative localizzate in diverse zone del frutticole del Trentino. Il confronto tra la potatura tradizionale a spindel e il metodo di potatura lunga con extinction proposto da Lespinasse è stato eseguito sia sui tradizionali impianti di Golden, sia sulle varietà di più recente introduzione quali Gala e Fuji, in modo da verificare la risposta delle piante negli ambienti frutticoli trentini. È infatti indispensabile valutare il comportamento delle piante con questo tipo di allevamento, in quanto gli impianti frutticoli trentini crescono in un ambiente pedoclimatico peculiare, e generalmente vengono realizzati con materiale d’impianto ben ramificato e sesti più stretti rispetto a quanto accade nelle zone frutticole francesi in cui questo metodo si è affermato. Il tipo di potatura ideato da Lespinasse viene oggi applicato largamente soprattutto nel Bacino Frutticolo del Sud-Ovest della Francia, ed anche in molte grandi aziende del Sud Ame- rica, in particolare delle aree frutticole cilene. Dalle prime osservazioni effettuate in alcune zone frutticole trentine, le piante gestite secondo questo sistema hanno raggiunto nel corso di due sole stagioni un buon equilibrio vegeto-produttivo, attraverso l’induzione a frutto di tutte le parti terminali della pianta; ciò è reso possibile lasciando le branche intere, senza minimamente raccorciarle, ed operando la selezione manuale dei punti fruttiferi, assecondando così il più possibile la naturale tendenza fisiologica della pianta. Risulta interessante mettere in evidenza che alcuni dei punti fondamentali di questo metodo, basati appunto sulla fisiologia della pianta, sono già largamente acquisiti dalla tecnica di potatura oggi adottata dalla generalità delle aziende, e che quindi si confermano validi indipendentemente dal tipo di potatura e dalla forma di allevamento applicata. illuminazione del frutto: una buona illuminazione aumenta il colore, il tenore in zucchero, il calibro; qualità delle gemme a frutto: una buona gemma può portare anche due buoni frutti, ma • • • • frutto di discreta qualità e favorire la formazione di un brindillo coronato l’anno successivo. buona distribuzione delle branche: Lespinasse consiglia di eliminare le branche troppo vigorose, in particolare quelle del primo palco basale, per favorire una ramificazione laterale omogenea, e quelle orientate lungo il filare, perché anche questa deve essere considerata una via di penetrazione della luce; inoltre, lasciando le branche intere, si devono eliminare anche i palchi troppo bassi che con il peso della frutta arrivano a terra. Questa operazione va fatta quando anche la parte superiore dell’albero ha raggiunto un certo equilibrio vegetoproduttivo, in modo che la pianta non scappi in cima. Solo in alcuni casi e per certe varietà le branche vanno piegate con l’aiuto di legature, in particolare quando si desidera che si rivestano in una sola annata. equilibrata carica di frutti: nei primi anni di applicazione di questo metodo di potatura, su ogni branca si effettua un rapido calcolo della carica ottimale, aiutandosi con un regolo chiamato “equilifruit”, e si tolgono tutte le gemme in sovrannumero, eliminando prioritariamente quelle posizionate sotto il ramo e quelle più deboli, agendo con entrambe le mani senza forbici per velocizzare questa operazione, che rappresenta la vera e propria “extinction”. Questa tecnica richiede un forte impegno di manodopera (quantificabile in circa 150 ore/ ettaro) al primo e secondo anno di “trasformazione” della pianta, ma negli anni successivi è richiesto solo un intervento di “manutenzione”, con pochissime ore/ettaro, come peraltro sembra confermato dalle parcelle in prova. Al momento i tecnici del • Centro per l’Assistenza Tecnica, affiancati dai colleghi ricercatori dell’Istituto Agrario, e con la collaborazione dell’Istituto Agricolo Regionale della Valle d’Aosta e di Piemonte Asprofrut, pur ribadendo la validità dei principi generali, si riservano, naturalmente anche con la collaborazione degli agricoltori, di valutare la effettiva validità di questo metodo in situazioni reali in campagna, confrontando su piccole superfici una potatura di tipo tradizionale con questo nuovo sistema, per verificare la risposta delle pian- te negli ambienti frutticoli trentini e del cuneese. Va comunque riconosciuto che questa potatura ed allevamento dell’albero presenta dei presupposti di aderenza al naturale comportamento fisiologico della pianta, e quindi può avvicinarsi all’obiettivo di uno stabile equilibrio tra vigoria e produttività, fondamentale per facilitare la costante e buona produzione sia in termini quantitativi che qualitativi. Alcuni richiami sull’impostazione della pianta e la potatura di allevamento. TERRA TRENTINA • Uso del regolo per misurare la carica di gemme da lasciare. 23