Il fegato e la sfida del trapianto Ecco come vincerla Mazza/erro e i criteri di Milano Enrico Fovanna MILANO PRIMARIO del reparto di chirurgia gastrointestinale dell'Istituto Nazionale Tumori, il professor Vincenzo Mazzaferro guida un team molto speciale, che si concentra sul paziente e non solo sulle possibili operazioni. «In questo reparto di chirurgia oncologica vie- kk ASSISTENZA A TUTTO TONDO Chi viene operato di cancro all'apparato digerente da noi trova un supporto che va oltre la chirurgia Lo seguiamo prima e dopo ne ricoverato chi ha un tumore dell'apparato digerente, trovando supporto non solo per le operazioni chirurgiche, ma anche per le problematiche mediche associate. La sua caratteristica è di non avere quindi solo una notevole attività chirurgica, ma di gestire tutto quello che viene prima e dopo». Un esempio? «Il paziente a cui si rimuove un tumore dello stomaco o del pancreas, può avere problemi nell'alimentazione e nella tolleranza ai farmaci. Noi cerchiamo di farci carico anche della qualità generale della vita per il malato, che non dipende solo dall'operazione». E nel caso del trapianto di fejjato? «E una delle nostre peculiarità. Una persona che ha subito questo intervento ha necessità di essere seguita con molta attenzione per tutta la vita. Nel nostro staff abbia- mo tre specialisti in gastroenterologia dedicati proprio a seguire i malati nella fase post-operatoria. Grazie a questo, la gente è molto più tranquilla, perché non salta da un Ospedale all'altro, ma trova un unico riferimento per la gestione dei suoi problemi. Si chiama lavoro multidisciplinare». Come viene attaccato il fegato? «L'oncologia del fegato è divisa in due grandi categorie. La prima è quella dei tumori che nascono e si sviluppano nel fegato. La seconda è quella dei tumori metastatici, ovvero che nascono da un'altra parte, ma arrivano al fegato con le metastasi. Insieme al polmone, il fegato è l'organo più raggiungibile dalle metastasi, perché è grande, molto irrorato dal sangue e perché in pratica il fegato lavora come un filtro in cui le cellule circolanti disperse da altri tumori possono più facilmente essere catturate». Quali le differenze? «Il primo gruppo di tumori (i carcinomi del fegato) si sviluppa in pazienti che avevano già patologie epatiche, come l'epatite cronica, la cirrosi, le forme infiammatorie e quelle autoimmuni... In questo tipo di malattie croniche, dopo anni di malattia, una delle cellule infettate o coinvolte nelle reazioni infiammatorie si altera in modo definitivo e diventa tumore». E come si cura? «Questi tumori molto aggressivi vengono curati con varie tecniche: la distruzione della neoplasia con il calore, tramite aghi che vengono guidati nel tumore (la cosiddetta "termoablazione"), o con operazioni chirurgiche che li rimuovono (la cosiddetta "resezio- kk TRE STRADE PER LA VITA Le strade alternative: distruggere la neoplasia con il calore, tramite aghi infilati dentro il nucleo o la rimozione delle cellule ne"). Infine, con il trapianto, con cui in un'unica operazione si guarisce il tumore e la causa che lo ha provocato». Con quali criteri si sceglie una o l'altra operazione? «Dipende dallo stadio in cui il tumore si presenta e da fattori generali, ma è davvero molto importante poter scegliere un Centro, come il nostro, dove c'è la possibilità di scegliere tra una e l'altra tecnica». È facile trovare il donatore compatibile per un trapianto? «Il criterio di compatibilità che viene seguito per i trapianti d'organo è quello del gruppo sanguigno, come per le trasfusioni. Ci sono gruppi sanguigni più e meno favoriti. Per esempio il gruppo 0 è un donatore universale, può donare gli organi, quindi il fegato, a tutti ma ricevere solo dal gruppo 0». E i tumori metastatici? «Nella maggior parte dei casi le metastasi epatiche arrivano dal tumore del colon, che è uno dei più grandi killer oncologici, la terza causa di morte per tumore nel mondo. Non sono pazienti in genere curati con i trapianti ma nel nostro Centro che è uno tra i più attivi d'Italia sulla terapia delle metastasi epatiche dal colon i risultati sono eccellenti grazie a un lavoro multi-disciplinare che coinvolge molti specialisti: i colleghi dell'oncologia medica, della radiologia interventistica, della medicina nucelare, del laboratorio, della psicologia. Dal punto di vista chirurgico i risultati sono eccellenti soprattutto per l'esperien- S Domanda ' del p*ncreas? Anche questo tumore è subdolo, a meno che si manifesti vicino alla zona di scarico della bile, in questo caso il paziente diventa itterico, dimagrisce, manifesta astenia e disturbi digestivi e a volte diabete improvviso, spesso dolore & risposta 1) Con quali sintomi si manifesta il tumore al fegato? E un tumore subdolo, i sintomi non sono clamorosi. Quando accade, lo stato è spesso avanzato. Il paziente aumenta di peso, diventa giallo, si gonfia l'addome 41 Il tumore al colon è spesso letale? Abbiamo fatto grandi passi avanti. Oggi si può curare la maggioranza dei casi, specie se scoperti presto, grazie alle campagne di screening che sono sempre più diffuse. E anche quelli metastatici al fegato guariscono in oltre U casi su 10 2) Quanto conta la sorveglianza ecografica? Molto. In particolare peri pazienti a rischio, chi insomma ha malattie croniche come le epatiti o l'alcolismo Quali le regole di prevenzione? 3) E nel caso za che ci viene dal trapianto e dall'approccio sui nuovi farmaci e meccanismi molecolari dei tumori che abbiamo sperimentato a partire dai tumori primitivi». enrìco.jìroannadi ilgurnio. net in aumento esponenziale le malattie del fegato da metabolismo, ovvero da alterato apporto nutrizionale e abitudini di vita sbagliate: troppe calorie, alcol, poco movimento, troppa carne e poche fibre o vegetali 6) Quanto pesa il fattore ereditario? Nel tumore al colon la diffusione su base genetica è riconosciuta in molti casi, tipicamente anche per molte alterazioni benigne denominate polipi, anche possibili a livello dello stomaco e del duodeno. In Istituto Tumori esiste un registro dei tumori ereditari dell'apparato digerente che segue un enorme numero di famiglie a rischio. Per il fegato i fattori legati all'ereditarietà dei tumori sono molto meno importanti L'alimentazione, anzitutto. Sono •T • f :s, '"V • • , r ) • • t IL TEAM Da sinistra: Andrea Pulvirenti, Maria Flores, Alessandro Germini, Vincenzo Mazzaferro, Raffaele Romito, Sherrie Bhoori, Jorgelina Coppa, Christian Cotsoglou, Marco Bongini, Carlo Sposito, Glenda Grossi, Marco Nencioni, Raffaella Reati, Davide Citterio, Carlo Battiston. in basso: il professor Vincenzo Mazzaferro ''._.',--,,. t BSS3S3T