1 Introduzione alla Farmacocinetica metodi non-compartimentali, funzioni multiesponenziali e parametri farmacocinetici Renato Urso e Giorgio Giorgi Dipartimento di Farmacologia “Giorgio Segre” Università di Siena, Gennaio 2002 2 1 – Introduzione La farmacocinetica si propone di studiare l’assorbimento, la distribuzione, le biotrasformazioni e l’eliminazione dei farmaci nell’uomo e nell’animale. Assorbimento e distribuzione indicano rispettivamente il passaggio delle molecole di farmaco dal sito di somministrazione al sangue e il passaggio delle molecole di farmaco dal sangue ai tessuti. Per eliminazione si intende sia l’insieme delle biotrasformazioni del farmaco in vivo, sia il passaggio delle molecole dal sangue all’esterno del corpo attraverso le urine, la bile e le feci o altre vie. La figura che segue mostra alcune rappresentazioni grafiche di questi processi. Assorbimento, distribuzione e eliminazione dei farmaci. (A) Rappresentazione grafica del circolo di sangue: il sangue arterioso pompato dal cuore irrora i tessuti dai quali esce il sangue venoso che ritorna al cuore e ai polmoni. Tutti gli organi escluso il polmone sono in parallelo perché il flusso di sangue si ripartisce tra loro irrorandoli contemporaneamente, mentre il polmone è in serie con gli altri organi perché tutto il sangue dopo essere passato per i tessuti passa al polmone. Le frecce che escono da alcuni organi verso l’esterno indicano l’eliminazione del farmaco. Il fegato, per esempio, può produrre metaboliti che a loro volta entrano nel circolo. Si noti che il cuore è indicato per la sua funzione meccanica, mentre come tessuto è anch’esso in parallelo con gli altri organi. (B) Rappresentazione a blocchi dei processi di assorbimento, distribuzione e eliminazione dei farmaci. A B polmoni farmaco nel sito di assorbimento cuore altri tessuti sangue farmaco nel sangue sangue venoso arterioso farmaco nei tessuti reni fegato intestino farmaco escreto metaboliti Misurando le quantità o le concentrazioni di farmaco nel sangue, nelle urine o in altri distretti dell’organismo a vari tempi dopo la somministrazione, si possono ottenere informazioni sui passaggi delle molecole di farmaco nei vari tessuti e sull’eliminazione del farmaco stesso. Nella figura seguente è riportato un esempio di come si possono presentare i risultati di un ipotetico esperimento di farmacocinetica. Si noti che la scala delle ordinate non è omogenea, infatti farmaco nelle urine e nel sito diassorbimento sono quantità, mentre le altre curve rappresentano concentrazioni. 3 Risultato di un ipotetico esperimento 60 farmaco nel sito di assorbimento 50 40 metabolita nel sangue 30 farmaco nelle urine 20 farmaco nel sangue 10 0 0 1 2 3 4 ore 5 6 7 8 9 10 Di seguito vengono riassunti brevemente alcuni dei vantaggi che derivano dagli studi di farmacocinetica. a) Gli studi compiuti nell’animale da laboratorio danno indicazioni utili per la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci, infatti molecole meno potenti in vitro possono risultare più efficaci in vivo a causa delle loro favorevoli caratteristiche cinetiche (maggiore assorbimento, migliore distribuzione nell’organismo……). b) La farmacocinetica serve come supporto agli studi di tossicologia preclinica condotti nell’animale (tossicocinetica) perché i livelli di farmaco in circolo sono spesso più predittivi della dose nell’estrapolare i dati di tossicità all’uomo. La tossicocinetica serve anche per: - verificare che gli animali trattati abbiano livelli misurabili di farmaco in circolo e che questi siano dipendenti dalla dose somministrata, - stimare l’area sotto la curva delle concentrazioni plasmatiche e la concentrazione massima, parametri che possono essere considerati come indicativi della esposizione al farmaco dell’organismo, - evidenziare differenze farmacocinetiche tra i diversi gruppi di trattamento, tra i giorni di trattamento e altri fattori, - valutare la variabilità tra animali e identificare i casi con livelli di farmaco anormali. c) Le informazioni ottenute sulla cinetica e sugli effetti (farmacodinamica) del farmaco nell’uomo forniscono un valido razionale per utilizzare al meglio il farmaco stesso in terapia (scelta della migliore via di somministrazione e del regime posologico, individualizzazione della dose). Importante è anche il fatto che la relazione tra livelli ed effetti del farmaco è in genere indipendente dalla formulazione, quindi, per esempio, se diverse formulazioni orali producono livelli di farmaco sovrapponibili, allora queste possono essere considerate interscambiabili (bioequivalenza, farmaci generici). 1 - Il disegno sperimentale Per pianificare un esperimento di farmacocinetica occorre definire: via di somministrazione, dose e regime posologico, tessuti da campionare, tempi dei prelievi, metodo analitico, criteri di scelta e numerosità dei soggetti. E’ importante ricordare anche che il disegno sperimentale dipende 4 strettamente dalle finalità dello studio, di conseguenza occorre sempre tenere presente lo scopo che il ricercatore si propone di raggiungere nel valutare un protocollo. 2 - Descrizione dei dati di farmacocinetica La mole di dati acquisiti durante uno studio clinico di farmacocinetica è spesso ingente. Per esempio, in un tipico studio di bioequivalenza nell’uomo si hanno generalmente non meno di 12 campioni di plasma per soggetto in almeno 18 soggetti trattati con due formulazioni diverse dello stesso farmaco. Il risultato è che l’esperimento produce non meno di 12 x 18 x 2 = 432 coppie di dati (tempo, concentrazione plasmatica). Il numero dei dati aumenta se sono stati campionati anche altri distretti (urine, feci), oppure se si sono misurati i livelli di qualche metabolita. Diventa necessario allora poter riassumere tutta questa mole di dati al fine di valutare e comunicare i risultati della sperimentazione nel modo più semplice possibile. In molti protocolli i tempi dei prelievi sono scelti in modo da essere uguali per tutti i soggetti, quindi è buona pratica, prima di elaborare i dati, mettere sempre in grafico non solo i livelli relativi ad ogni singolo soggetto, ma anche i valori medi e le deviazioni standard (d.s.). Successivamente è opportuno calcolare dei parametri che descrivano le caratteristiche più importanti di ciascuna curva e poi stimare la media e la deviazione standard di questi parametri nella popolazione. A tale scopo si definiscono i seguenti parametri: - tempo di picco ( Tmax) concentrazione di picco (Cmax) semivita della fase di scomparsa terminale (t1/2 ) area sotto la curva (AUC). Quando il protocollo prevede campionamenti anche nelle urine, a questi parametri occorre aggiungere le quantità di farmaco escreto o le percentuali della dose escreta nelle urine. (Si noti che le concentrazioni di farmaco nelle urine sono raramente di interesse in farmacocinetica anche se questa è la grandezza che viene misurata direttamente; le quantità, invece, consentono di fare dei bilanci di massa e per poterle calcolare dalle concentrazioni è necessario registrare anche i volumi delle urine escrete durante l’esperimento ). Di seguito è riportata una breve descrizione di questi parametri. 3 - Tmax e Cmax Il tempo di picco (Tmax) e la concentrazione di picco (Cmax) si ottengo direttamente dalla serie dei dati relativi ai singoli soggetti. Nella figura seguente è riportato un esempio. Stima di Cmax (concentrazione di picco) e Tmax (tempo di picco) dai dati sperimentali. Nell’esempio Cmax equivale a 35 ng/ml e Tmax a 4 ore. Cmax 40 35 ng/ml 30 25 20 15 10 5 0 0 2 4 Tmax 6 8 10 ore 5 Quando il farmaco è stato somministrato per via endovenosa questi due parametri sono strettamente dipendenti dal protocollo sperimentale, infatti le concentrazioni sono sempre decrescenti dopo somministrazione di un bolo ev, mentre il tempo di picco, in genere, corrisponde al tempo di infusione se il farmaco viene infuso a velocità costante. 4 - Semivita: t1/2 (Funzione monoesponenziale) Le semivita (t1/2 ) è un parametro che viene utizzato per descrivere la pendenza delle curve di concentrazione nella loro fase di scomparsa terminale e il suo significato è legato ad una proprietà matematica della funzione monoesponenziale, come è mostrato nella figura seguente. Grafico delle concentrazioni plasmatiche di farmaco interpolate da una funzione monoesponenziale. La funzione monoesponenziale ha la proprietà di dimezzare sempre il suo valore dopo un intervallo fisso di tempo. La semivita in questo esempio è 2 ore e nel grafico si vede che la monoesponenziale che interpola i punti sperimentali (linea continua) dimezza il suo valore ogni 2 ore. conc 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 0 2 4 6 8 10 tempo (ore) Si osservi che la curva dimezza sempre il suo valore indipendentemente dal tempo da cui si parte, in altre parole lo stesso risultato si potrebbe ottenere partendo dal valore della curva al tempo 1 ora. Se si mettono in grafico i logaritmi delle concentrazioni riportate nella stessa figura, oppure se si usa la scala semilogaritmica, si ottiene una retta (vedi figura sotto). I grafici in scala semilogaritmica sono molto utilizzati per rappresentare i dati di farmacocinetica essenzialmente per due motivi. Primo, perché consentono di ampliare la scala delle concentrazioni in modo da poter osservare chiaramente l’andamento dei dati in tutto l’intervallo nel quale sono compresi, anche quando questo spazia su diversi ordini di grandezza. Secondo perché aiutano nella scelta del modello più adatto a descrivere i dati sperimentali. 6 Funzione monoesponenziale in scala semilogatimica. Grafico dei logaritmi delle concentrazioni plasmatiche di farmaco (A) e delle concentrazioni di farmaco in scala semilogaritmica (B) in funzione del tempo. Nei grafici è riportata la funzione monoesponenziale che interpola i dati. Si vede che la funzione monoesponenziale assume un andamento lineare e che i due grafici sono sovrapponibili. La scala semilogaritmica è utile perchè riporta sull’asse direttamente i valori delle concentrazioni evitando la conversione dai logaritmi. log(conc) A 5.00 4.50 4.00 3.50 3.00 2.50 2.00 1.50 1.00 0.50 0.00 0 2 4 6 8 10 6 8 10 tempo B conc 100 10 1 0 2 4 tempo Tracciando con un righello la retta che interpola meglio i punti sperimentali è possibile ottenere direttamente la stima della semivita (basta rilevare sul grafico a quale tempo la retta dimezza il suo valore iniziale). Per avere una stima più rigorosa di questo parametro si può ricorrere alla tecnica della regressione lineare. 5 - Semivita: t1/2 (Funzioni multiesponenziali) Non sempre la cinetica dei farmaci segue un andamento come illustrato nella figura precedente (cinetica monoesponenziale), tuttavia è stato osservato che dopo un certo tempo dalla somministrazione, le concentrazioni dei farmaci nel plasma e nei tessuti tendono quasi sempre in prima approssimazione a decrescere con un andamento lineare in scala semilogaritmica. Questo significa dire che la fase di scomparsa terminale tende quasi sempre ad avere un andamento 7 monoesponenziale per cui ha senso definire la semivita per caratterizzare la pendenza della curva in questa fase. Nella figura che segue sono riportati due esempi di curve multiesponenziali. Esempi di curve biesponenziali. A: concentrazioni plasmatiche di farmaco dopo somministrazione endovenosa, B: concentrazioni plasmatiche di farmaco dopo somministrazione orale (le linee continue rappresentano delle funzioni biesponenziali). In entrambi i casi si vede che dopo un certo tempo le concentrazioni di farmaco assumono un andamento lineare in scala semilogaritmica e, quindi, sono approssimate da una funzione monoesponenziale. A 1000 100 ng/ml valori osservati valori calcolati 10 1 0 6 12 18 24 h B ng/ml 100 10 valori osservati valori calcolati 1 0 6 12 18 24 h La stima della semivita in questi casi è in parte soggettiva, infatti è lo sperimentatore a decidere quali sono i punti terminali che hanno un andamento lineare in scala semilog e sui quali tracciare la retta interpolatrice. La scelta di includere o togliere un punto può influenzare molto il calcolo quando si hanno pochi dati o quando l’errore sperimentale è elevato. Riportando la stima del parametro, quindi, è buona pratica segnalare anche su quali punti sperimentali è stato effettuato il 8 calcolo. Per quanto riguarda il disegno sperimentale, è opportuno prevedere campioni in numero sufficiente nella fase terminale della curva e che siano distribuiti su un intervallo di tempo che comprenda più semivite. Per esempio, se la semivita di un farmaco è superiore alle 24 ore, è improbabile che avendo punti fino a 12-24 ore si possa stimare questo parametro con sufficiente accuratezza. 6 - Area sotto la curva: AUC L’area sotto la curva (AUC) è un parametro che viene utilizzato in diversi modi a seconda del contesto nel quale i dati sperimentali vengono discussi. In generale questo parametro caratterizza l’esposizione al farmaco di particolari tessuti o di tutto l’organismo se riferito al sangue. Sotto certe ipotesi poi, l’AUC riferita al plasma o al sangue è un parametro che dipende in modo proporzionale dalla quantità di farmaco che entra in circolo e dalla capacità che ha il sistema di eliminare il farmaco (clearance), quindi, a seconda dei casi, può dare indicazioni sulla quantità assorbita o sui processi fisiologici che caratterizzano l’eliminazione del farmaco. Applicando la regola dei trapezi si può ottenere una stima sufficientemente accurata della AUC partendo dalle osservazioni sperimentali. Questo metodo è illustrato nella seguente figura. L’area del trapezio A è: ( Cn-1 + Cn ) x ( tn - tn-1 ) / 2. La parte di area estrapolata ad infinito ( B ) si calcola dalla semivita (vedi testo): Clast / ( 0.693 / t1/2 ). Le dimensioni sono sempre date da tempo x concentrazione e nell’esempio riportato si avrà: AUC = ng x h x ml-1 . ng/ml 40 35 Cn Cn-1 30 Clast 25 20 A 15 B 10 5 0 0 tn-1 tn 4 ore 8 12 Dopo singola somministrazione di farmaco è buona pratica calcolare l’AUC dal tempo 0 (somministrazione) ad infinito, mentre dopo dosi ripetute, entro l’intervallo di dose. Nel primo caso l’estrapolazione dall’ultima concentrazione misurabile ad infinito viene fatta assumendo che la fase di scomparsa terminale sia monoesponenziale e per il calcolo si utilizza la stima della semivita del farmaco. Nel secondo caso non sono necessarie estrapolazioni purchè il protocollo preveda campionamenti sia all’inizio dell’intervallo di dose (subito prima della somministrazione) che alla fine. 7 – Interpolazione dei dati e modelli Il calcolo dei parametri detti non-compartimentali costituisce il primo passo nell’analisi dei dati di farmacocinetica. Una descrizione più accurata dell’esperimento si può ottenere interpolando le concentrazioni di farmaco con delle funzioni matematiche. Queste funzioni possono avere due scopi: primo rappresentare tutti i dati in forma concisa, secondo verificare se le ipotesi incorporate 9 nelle funzioni stesse siano confermate dalle osservazioni sperimentali. Nel primo caso si può parlare di simulazione dei dati, nel secondo di modello (A. Rescigno, La farmacocinetica: evoluzione di un concentto, Atti del Convegno di Farmacocinetica, Siena, 1990) Le funzioni generalmente utilizzate in farmacocinetica sono le funzioni multiesponenziali e i modelli di riferimento sono i modelli compartimentali le cui soluzioni sono date proprio da funzioni multiesponenziali. Di seguito si prenderanno in considerazione alcune proprietà delle funzioni multiesponenziali e si mostrerà come queste funzioni permettano non solo di interpolare i dati sperimentali, ma anche di stimare diversi parametri farmacocinetici. 8 - Funzione monoesponenziale Una funzione del tipo: c (t ) = C0 ⋅ e − λ ⋅ t -8.1- dove c(t) è la concentrazione di farmaco al tempo t e Co e λ sono i parametri da stimare, è una funzione monoesponenziale del tempo t. Questa funzione è stata usata per interpolare le concentrazioni di vari farmaci dopo somministrazione endovenosa, cioè stimando soggetto per soggetto i parametri Co e λ in modo da adattare la curva alle concentrazioni misurate. Co rappresenta la concentrazione al tempo 0, mentre λ è il parametro che caratterizza la semivita della monoesponenziale, infatti la semivita vale: t1/2 = 0.693 / λ. -8.2- Integrando la 8.1 tra 0 e infinito, si ottiene: AUC = Co λ -8.3- e quindi anche l’AUC può essere facilmente calcolata dai parametri Co e λ. Partendo da una serie di concentrazioni sperimentali relative ad un soggetto, i parametri Co e λ possono essere utilizzati per rappresentare la cinetica del farmaco in quel soggetto. Il vantaggio è evidente: in due numeri si può riassumere gran parte delle informazioni contenute in tutta la serie di dati raccolti che in genere sono più di 10-12 coppie di numeri. Se la cinetica è stata studiata in più soggetti, i valori medi di Co e λ nella popolazione, unitamente alle loro deviazioni standard, riassumono in modo estremamente sintetico l’informazione contenuta in una mole ancora più considerevole di dati. La stima di Co e λ può essere effettuata utilizzando la tecnica della regressione lineare in scala semilogaritmica o procedure iterative a calcolatore (vedi esempi). 10 9 - Funzione biesponenziale Non sempre l’intero profilo cinetico di un farmaco può essere ben descritto da una funzione monoesponenziale, ma spesso una buona interpolazione dei dati sperimentali si può ottenere ricorrendo a funzioni che sono somme di esponenziali. Una funzione del tipo: c (t ) = A1 ⋅ e − λ 1⋅ t + A2 ⋅ e −λ 2⋅ t -9.1- è chiamata biesponenziale. In molti testi o articoli di farmacocinetica si preferisce riscrivere la precedente equazione come: c (t ) = A ⋅ e −α ⋅t + B ⋅ e − β ⋅t -9.2- con la convenzione che α > β. Analogamente alla funzione monoesponenziale, c(t) e t sono rispettivamente la variabile dipendente e la variabile indipendente, mentre A, B, α e β (o A1 , A2 , λ1 , λ2 ) sono i parametri da stimare. Quando α è molto maggiore di β, il termine esponenziale in α nella 9.2 diventa sempre più trascurabile al crescere del tempo e c(t) è sempre meglio approssimata dalla curva monoesponenziale c (t ) = B ⋅ e − β ⋅ t . Allora si può affermare che, con buona approssimazione, anche una curva biesponenziale di questo tipo per tempi abbastanza lunghi dimezza sempre il suo valore ad intervalli fissi di tempo e che quindi ha una semivita determinata dal minore degli esponenti ( β ). La 9.2 può essere usata per interpolare le concentrazioni plasmatiche di farmaco sia dopo somministrazione endovenosa (curva sempre decrescente) che dopo somministrazione orale. Si può notare infatti che al tempo 0 il valore della funzione vale A+B e quando A = -B il valore di Co (concentrazione al tempo 0) è pari a 0. Allora, quando il parametro A, che è il coefficiente dell’esponenziale più rapido, è negativo, la curva risulta inizialmente crescente per poi raggiungere un valore di picco e tendere infine a 0 seguendo il termine esponenziale più lento β. Quando invece sia A che B sono positivi si ha una curva sempre decrescente. In entrambi i casi, se α è molto maggiore di β, per tempi abbastanza lunghi la 9.2 è ben approssimata da una monoesponenziale e la semivita può essere calcolata dal parametro β usando la 8.2 . L’area sotto la curva si ottiene integrando la 9.2 tra 0 ed infinito e si ottiene: AUC = A B + α β oppure, se A= -B: 1 1 AUC = B ⋅ − β α Come per la monoesponenziale, i parametri A, α, B e β possono essere stimati dai dati sperimentali utilizzando procedure iterative a calcolatore oppure con il metodo detto dei residui (o “peeling” ) che utilizza la tecnica della regressione lineare in scala semilogaritmica (vedi esempi). 11 10 - Funzioni multiesponenziali Raramente la cinetica plasmatica di un farmaco somministrato per via endovenosa necessita di un numero di termini esponenziali maggiore di due per essere descritta. Diverso è il caso di una somministrazione extravascolare, infatti se il profilo plasmatico dopo somministrazione per via endovenosa segue un cinetica biesponenziale, allora è probabile che dopo somministrazione extravascolare occorrano almeno tre termini esponenziali per descrivere bene la cinetica plasmatica. In sintesi si può generalizzare quanto detto sopra dicendo che la cinetica dei farmaci può essere ben descritta da funzioni multiesponenziali, cioè da funzioni che si costruiscono sommando n termini esponenziali: c (t ) = ∑ Ai ⋅ e −λ i ⋅t i I valori di Co e AUC possono sempre essere calcolati dai parametri della curva come: Co = ∑ Ai i e AUC = ∑ i Ai λi dove Co vale 0 se la somministrazione è extravascolare. Per quanto riguarda la semivita, anche a queste funzioni si applica quanto detto per la biesponenziale: per tempi abbastanza lunghi il termine esponenziale più lento tende ad essere predominante e quindi la semivita della fase terminale può essere calcolata con la 8.2 utilizzando il minore dei λi . Come per le funzioni precedenti, infine, i parametri Ai e λi possono essere stimati dai dati sperimentali utilizzando o il metodo dei residui, che però risulta molto laborioso quando i termini esponenziali sono molti, o procedure iterative a calcolatore. 11 – Introduzione alla clearance e al volume di distribuzione Abbiamo visto nei paragrafi precedenti come sia possibile con o senza l’aiuto delle funzioni multiesponenziali calcolare dei parametri che permettano di descrivere sinteticamente i risultati di un esperimento di farmacocinetica. Si è detto anche che il profilo cinetico di un farmaco dipende da diversi processi biologici che avvengono nell’organismo e che modulano l’assorbimento, l’eliminazione e la distribuzione dei farmaci. Sarebbe molto conveniente allora poter correlare in qualche modo le concentrazioni osservate e quindi i parametri cinetici con questi processi. I modelli matematici possono aiutare allo scopo ed è per questo che sono stati estensivamente utilizzati in farmacocinetica. In questo paragrafo cercheremo di introdurremo i due parametri cinetici forse più importanti, il volume di distribuzione e la clearance, evitando di ricorrere per quanto possibile ai modelli matematici. L’importanza di questi parametri nasce dal fatto che nelle sperimentazioni cliniche le variabili che si hanno più frequentemente a disposizione sono solo le dosi di farmaco somministrato e le concentrazioni di farmaco nel plasma o nel sangue del paziente in studio. Da queste due grandezze sarebbe utile al clinico poter calcolare anche la quantità di farmaco eliminato o presente nel corpo non solo all’inizio, ma anche a tutti i tempi dopo la somministrazione. I due parametri che servirebbero allo scopo potrebbero essere definiti nel modo seguente: 12 CL = (Quantità di farmaco eliminato per unità di tempo) / (Concentrazione plasmatica) V = (Quantità di farmaco presente nel corpo ad ogni tempo) / (Concentrazione plasmatica) - 11.1 - 11.2 - Sotto certe ipotesi e approssimazioni, e quindi in relazione a particolari modelli farmacocinetici, si può mostrare che questi due parametri non dipendono dal tempo e che possono essere stimati dalle seguenti formule: D AUC - 11.3 - D λ ⋅ AUC - 11.4 - CL = V= dove D è l’effettiva dose di farmaco che entra nel circolo sistemico (se la somministrazione è per via endovenosa D è la dose somministrata). E’ invalso l’uso di considerare V come un parametro che misura la distribuzione del farmaco in tutto il corpo, mentre CL come misura dell’efficienza con cui il farmaco viene eliminato definitivamente. Per giustificare questo, notiamo che la 11.4, calcolata per una funzione monoesponenziale, equivale a: V = D D = λ ⋅ AUC C0 - 11.5 - Se pensiamo che al tempo 0 la quantità di farmaco in tutto il corpo è proprio la dose, allora diventa evidente che Vd rappresenta il volume ideale dove la dose di farmaco si dovrebbe diluire in modo istantaneo a concentrazione uniforme affinchè si abbia al tempo 0 una concentrazione pari a Co. Se V è costante, allora la 11.5 equivale alla 11.2 e conviene riscrivere la monoesponenziale nel modo seguente: c (t ) = C0 ⋅ e− λ ⋅ t = D − λ ⋅t ⋅e V V, come λ, è uno di quei parametri detti invarianti, cioè che non dipendono dalla dose o dal tempo e che quindi sono caratteristici del farmaco in studio e del soggetto. Si osservi che ora la curva monoesponenziale ha un significato ben più esteso rispetto a prima. Se prima la curva serviva solo per interpolare dei dati sperimentali, ora la monoesponenziale contiene informazioni precise sulla cinetica del farmaco, per esempio dice che le concentrazioni sono proporzionali alla dose e che dose non influenza la semivita. In altre parole stiamo costruendo un modello, e il volume di distribuzione, che è un parametro del modello, permette di prevedere la concentrazione iniziale di farmaco nel plasma quando si somministra una certa dose D in bolo endovenoso. Si può mostrare che, con buona approssimazione, la 11.4 non perde significato anche se la curva di concentrazione è descritta da una funzione multiesponenziale (al posto di λ occorre mettere il minore dei λi ), però in questi casi la 11.5 non è più valida. Per questo motivo in farmacocinetica si opera una distinzione tra le due formule: 13 Vc = D C0 e Varea = D λl ⋅ AUC (λl = minore dei λ) La prima si usa per definire e calcolare quello che viene comunemente chiamato volume del compartimento centrale o volume iniziale di distribuzione (in simboli Vc), la seconda per calcolare un nuovo termine di volume chiamato volume di area o, per una curva biesponenziale, volume di beta (Varea o Vβ ). Questi due parametri coincidono per una curva monoesponenziale, mentre per curve multiesponenziali Varea è sempre maggiore di Vc e viene considerato come misura della distribuzione del farmaco nei tessuti rispetto al plasma: più è alto, più farmaco è presente nei tessuti e viceversa. La costruzione del modello prosegue con l’introduzione della clearance. Infatti possiamo riscrivere la 11.1 in termini matematici: - da(t) / dt = CL . c(t) - 11.6 - dove a(t) è la quantità di farmaco in tutto il corpo, c(t) è la concentrazione plasmatica e da(t) / dt è la derivata di a(t) rispetto al tempo t. La relazione tra la 11.6 e la 11.1 si trova osservando che il termine da(t) / dt indica la variazione di farmaco in tutto il corpo e quindi è pari alla velocità di eliminazione del farmaco cambiata di segno. Integrando la 11.6 tra 0 e infinito con l’ipotesi che CL sia costante si ha: Quantità di farmaco eliminata ( = Dose che è entrata in circolo ) = CL x AUC che è equivalente alla 11.3. Anche CL è un parametro invariante e come tale caratterizza il farmaco e il soggetto. La clearance viene comunemente usata come indice dell’efficienza con cui il farmaco viene eliminato dal corpo: più CL è elevata maggiore è l’efficienza di eliminazione e viceversa. In farmacocinetica sono stati proposti modelli che collegano il volume di distribuzione al legame reversibile dei farmaci alle proteine plasmatiche e la clearance ai flussi di sangue e alla capacità intrinseca di alcuni organi di eliminare le molecole di farmaco (rene, fegato). Molte osservazioni sperimentali supportano la validità di questi modelli. Si noti, ancora, che dalle 11.3 e 11.4 risulta che: Varea . λl = CL E quindi, ricordando che λl è legato alla semivita, si ha: t1 / 2 V = area 0.693 CL Questa equazione esprime una proprietà interessante dei nostri modelli di riferimento, e cioè che la semivita, contrariamente a quanto potrebbe apparire intuitivamente, non è una buona misura della efficienza dei processi di eliminazione perchè dipende non solo da CL, ma anche dal volume di distribuzione. In altre parole, variazioni di semivita si possono avere per effetto di variazioni nella distribuzione del farmaco e non solo per cambiamenti di CL. 14 12 – Biodisponibilità L’utilità dei modelli e, in particolare, di aver introdotto la clearance, può essere immediatamente apprezzata dal fatto che CL permette di calcolare sempre la quota della dose di farmaco che entra nel circolo sistemico. Unitamente alla velocità di assorbimento, questa grandezza è comunemente chiamata biodisponibilità. Per esempio, quando un farmaco viene somministrato oralmente, non è detto che tutta la dose entri nel circolo sistemico perché parte delle molecole di farmaco possono transitare per tutto lo stomaco e l’intestino senza essere assorbite, oppure perché durante il transito vengono direttamente trasformate e quindi passano nel sangue già sotto forma di metaboliti o, ancora, perché parte della dose viene persa per effetto di primo passaggio attraverso il fegato. Data la complessità dell’assorbimento, è evidente che risulta difficile poter immaginare un esperimento che ci permetta di misurare direttamente la quota della dose che arriva intatta nel circolo sistemico, tuttavia i modelli e in particolare la definizione di clearance ci consente di calcolare la biodisponibilità di un farmaco molto semplicemente. A questo scopo basta somministrare il farmaco allo stesso soggetto in due occasioni: una volta per via endovenosa (per poter stimare CL) e una volta per via orale e misurare i livelli di farmaco nel plasma. Importante è che le somministrazioni siano distanziate da un intervallo di tempo sufficiente affinchè tutta la dose precedente sia completamente eliminata dal corpo altrimenti si avrebbero delle sovrapposizioni nei livelli in circolo. Avendo i profili plasmatici è possibile calcolare l’area sotto la curva (AUCos e AUCev per la somministrazione orale e endovenosa rispettivamente) e, sapendo dalla definizione di CL che CL x AUC è sempre uguale alla quantità di farmaco che entra nel circolo sistemico, si può calcolare la biodisponibilità (F) come: F= CL ⋅ AUCos AUCos = CL ⋅ AUCev AUCev -12.1- Si osservi che non è necessario che nei due esperimenti venga somministrata la stessa dose di farmaco, infatti se le dosi sono diverse, essendo l’AUC proporzionale alla dose quando CL è costante, basta dividere le due AUC nella 12.1 per la dose prima di calcolare il rapporto 12.1. Il rapporto tra le AUC relativo a due somministrazioni orali è la grandezza che occorre stimare con sufficiente accuratezza negli studi di bioequivalenza per poter confrontare formulazioni diverse dello stesso farmaco. Se il rapporto è 1, allora il fatto che CL sia costante permette di dire che la quota di farmaco assorbito non cambia e, quindi, che le due formulazioni sono equivalenti da questo punto di vista. 13 – Conclusioni Abbiamo visto che la farmacocinetica, misurando i livelli dei farmaci in circolo o nei tessuti, si propone di studiare l’assorbimento, la distribuzione e l’eliminazione dei farmaci stessi. Componenti essenziali della farmacocinetica sono i modelli matematici perché solo attraverso i modelli è possibile definire dei parametri che siano in grado di mettere in relazione le concentrazioni misurate con questi fattori, e questi fattori con i processi biologici dai quali sono influenzati. I parametri, a loro volta, possono essere stimati dalle concentrazioni misurate e quindi possono essere utilizzati sia per descrivere che per interpretare la cinetica dei farmaci. L’area sotto la curva, per esempio, può essere calcolata per avere un’idea della esposizione al farmaco di tutto l’organismo, ma può essere calcolata anche perché l’area permette di stimare la clearance, parametro che, secondo i nostri modelli, descrive l’eliminazione del farmaco. A sua volta la clearance dipende dalla funzionalità degli organi preposti all’eliminazione, per esempio il rene o 15 il fegato, quindi possibili inefficienze nel funzionamento di questi organi possono avere conseguenze sulla clearance e quindi sull’area sotto la curva e sui livelli. E’ evidente allora la posizione centrale che i modelli occupano in farmacocinetica, e di conseguenza appare chiaro anche il perché lo studio di questa materia sia essenzialmente lo studio dei modelli e delle loro applicazioni. Nella fase di costruzione di un modello farmacocinetico le funzioni multiesponenziali, i modelli lineari e compartimentali e i modelli con bilancio di massa o modelli di clearance costituiscono diversi passaggi attraverso i quali da una semplice descrizione delle concentrazioni di farmaco nel tempo si passa ad una loro ni terpretazione fondata sulle conoscenze che si hanno del sistema fisico in esame. Non sempre tale procedura arriva a buon fine, infatti, riprendendo le parole di G. Segre, "…è naturalmente condizione importante il poter disporre di criteri per formulare modelli adeguati e per valutarne la bontà. Anche a questo riguardo i calcolatori possono svolgere un ruolo rilevante, pur dovendo tenere presente che la formulazione di un modello dipende da una serie di conoscenze relative al problema in esame, da una scelta di approssimazioni e di semplificazioni che devono essere provate e giustificate, ma che sono anche di ordine estetico, e alla possibilità di procedere a una identificazione del significato biologico dei parametri e delle variabili introdotte. .............. i compartimenti devono essere per lo più intesi come entità operative, utili a descrivere e ad analizzare il sistema in esame. Similmente le costanti di trasferimento non rappresentano per lo più un singolo processo fisiologico, ma piuttosto un insieme di processi che si comportano in modo da non essere distinguibili. I calcolatori sono utili nel valutare l'unicità e la consistenza di un modello: l'unicità é giudicata dalle stime degli errori di cui sono affetti i parametri calcolati, essendo non unico un parametro affetto da grande incertezza; la consistenza é giudicata dalla bontà del fitting dei dati sperimentali rispetto a quelli generati dal modello. A seconda dei risultati di queste fasi della formulazione del modello, quest'ultimo può essere cambiato e migliorato; si ha così un'interazione complessa tra sperimentatore e calcolatore" .